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OTAR IOSSELIANIContro il mondo della Retorica Assoluta C

"Per me il cinema parlare agli altri, ma per farlo debbo essere ben sicuro di quello che dico e di come lo dico. A costo, ogni volta, di aspettare dieci anni". "A me gli attori professionisti fanno l'effetto delle marionette. Lei tira i fili e si muovono, lascia i fili e cadono inerti sul palcoscenico. Solo i non professionisti, invece, possono aiutarci a fare dei film veri, senza mistificazioni. Sono loro e basta, senza bisogno che fingano, che si atteggino. Oltre tutto, a differenza degli attori di mestiere carichi di tic e supercondizionati, sono aperti a qualsiasi suggerimento, e duttili come cera, senza cadere mai nei clich. Provi a dire ad un contadino georgiano di sorridere di fronte ad una macchina da presa. Lui sorrider come sorride nella vita, senza costruire teorie su quel sorriso. Provi a dirlo ad un attore. Obbedir, ma pensando a come sorrideva nel film che ha interpretato fino a quel momento: imitandoli ed imitandosi. Come i pappagalli e le scimmie". Sono le durissime parole di Otar Iosseliani contro una certa e comune cinematografia moderna. Nato nel 1934 in Georgia nella ex Urss, un crocevia tra le culture dell'est e dell'ovest, ma soprattutto una terra ricca di storia e tradizione che, dopo la caduta dell'impero sovietico, tornata all'indipendenza. Autore, anche per questo, di un cinema verit, polemizza sul significato di documentario:"Non penso che l'opera documentaria nel cinema esista veramente. Ogni ripresa, ogni pezzo di pellicola, tagliata e incollata, significa gi una scelta, un punto di vista. Nessun regista pu liberarsi delle tendenze proprie alla sua natura, che sono il risultato di tutta la sua cultura, di tutta la sua vita", e ancora: "Nella realt le cose hanno un senso, sullo schermo un'altro: o la gente finta o tutto quanto si presenta non altro che una imitazione. Quindi non credo al documentario". Grande talento, espressione di una cinematografia unica, diplomato non solo in regia alla scuola di cinema di Mosca, ma anche in composizione, pianoforte e direzione d'orchestra e, come se non bastasse, matematico e poeta. Poliedrico come pochi, prende spunto dai personaggi della vita quotidiana e mai dai classici della letteratura o della cultura; storie semplici, in cui l'unico argomento la gente, che raccontano "soltanto" di buone e cattive azioni e filmano il comportamento umano allo stato naturale. quindi, di cinema strutturato su facili

concetti, personaggi mai complicati e senza nessun eroe. Ma lo scopo, l'unico messaggio di fondo, il desiderio di raccontare le colpe di quella politica che ha sempre devastato il presente promettendo un futuro migliore. Tecnicamente, seppur i movimenti della macchina sono, volutamente, per nulla complicati niente per lasciato al caso e tutto ben architettato; inoltre cura maniacalmente il sonoro e le musiche, non scrive mai sceneggiature ma solito usare soltanto lo storyboard (la sceneggiatura disegnata nei minimi particolari, in pratica il fumetto del film); monta inoltre le pellicole soltanto con centocinquanta giunti contro una media di seicento dei suoi colleghi. Ha dichiarato:"S'impara a conoscere la tecnica del cinema in tre mesi. Poi ci vogliono le idee" e, a riprova di ci, tra un film e l'altro lascia passare almeno cinque anni. Nonostante la tristezza che traspare, si concede un umorismo stralunato e perfino delle gag a ulteriore prova della consueta leggerezza con cui affronta la tematica a lui cara, in cui il dolore e la sopraffazione sono le costanti nella storia dell'uomo tentato da sempre dall'invidia, dal tradimento e dalla prevaricazione. In definitiva, quello di Iosseliani, uno stupendo e raffinatissimo cinema d'autore, cos leggero da sembrare la commedia della vita... come in un documentario! Il primo lavoro "Aprile", censurato dall'allora Urss, proibito e condannato al rogo, uscito in Georgia dopo oltre 15 anni. Il regista per la delusione abbandon per diversi anni il mondo del cinema lavorando come operaio in fonderia, addetto ai forni di fusione, e imbarcandosi come marinaio."Sarebbe meglio non impegnarsi politicamente, mai, e conservare la nostra libert di pensiero". Da sottolineare il sonoro ricco di rumori, mai a caso ma miscelati sapientemente con le musiche in un mosaico ricco ed affascinante. la storia d'amore di due giovani in una casa nuova e vuota; con la comparsa dei mobili, a cui per forza di cose ci si assoggetta, questa felicit regredisce irrimediabilmente. Il primo lungometraggio vero ("Aprile" dura soltanto cinquanta minuti) "La caduta delle foglie", opera fortemente provocatoria contro lo stato sovietico, un'analisi accurata della fabbrica e dei problemi sociali ad essa connessi. La critica, in estasi, lo rivela al mondo e il film esce anche a Parigi. Nel 1973 la volta di "C'era una volta un merlo canterino":"Ritengo di aver fatto un film nell'insieme semplice e serio, un film sulla morale sociale pi che un film

moralista"; di nuovo la societ, fortemente legata alle regole, messa in ridicolo da Iosseliani per mezzo di personaggi divertenti ed avvincenti: "Il mio film prima di tutto la descrizione della vita simpatica di un uomo simpatico". L'argomento la citt ed i suoi intellettuali vista attraverso le allegre vicissitudini di un giovane e scapestrato musicista. Il seguente "Pastorale" rimasto congelato per parecchi anni (ormai Iosseliani abbonato alla censura comunista) fino alla partecipazione nel 1981 al Festival di Berlino (Premio della Critica). un tranquillo e apparentemente spensierato confronto, tra l'uomo di citt e quello di campagna; nella storia alcuni cittadini musicisti vengono ospitati da contadini. L'artista georgiano, stufo di non poter lavorare in patria si trasferisce nell'82 a Parigi, ma non si dichiarer mai esule, segno di un amore profondo per la sua terra. Prima pellicola occidentale "I favoriti della Luna", Gran Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia, affresco stupefacente della societ contemporanea ma anche sul potere del denaro; una complessa commedia attraverso una miriade di storie che s'incontrano e s'intrecciano. "Un incendio visto da lontano", di nuovo Gran Premio Speciale della Giuria a Venezia, stato girato interamente in Africa con attori indigeni e tratta della scomparsa dei costumi e tradizioni di una trib felice e "spensierata" e della distruzione della natura all'arrivo della civilt. Il seguente "Caccia alle farfalle" ruota tutto sull'avidit e sul cinismo degli umani. Commedia malinconica, sempre ironica e con una poetica incantevole. Iosseliani ormai propone una cinematografia personalissima distinguibile nettamente da tutte le altre. Il settimo lungometraggio "Briganti, briganti", ancora Gran Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia: "Per la sua ricerca brillante, ironica e amara sull'impiego distorto dell'utopia"; racconta tre storie ambientate in epoche diverse nel medioevo, durante lo stanilismo ed oggi, ed interpretate dallo stesso attore. Commedia leggera e tragica, dal pochissimo dialogo, ormai marchio di fabbrica di Iosseliani, divertente per ribadire continuamente che dolore e sopraffazione sono le costanti della societ di tutti i tempi. "La felicit non si trova, ma la speranza di trovarla nutre l'umanit". Otar Iosseliani. Filmografia:"Aprile",1962;"La caduta delle foglie", 1967;"C'era una volta un merlo canterino", 1973;"Pastorale", 1976;"I favoriti della Luna", 1984;"Un

incendio visto da lontano", 1989;"Caccia alle farfalle", 1992;"Seule, Georgie", video, 1994;"Briganti, briganti", 1996. v

Iosselliani, Otar - Contro il mondo della retorica assoluta - P. 1/2

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