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D omenica

La
DOMENICA 29 APRILE 2007

il fatto

Eliseo, la casa del presidente-re


ANAIS GINORI e BERNARDO VALLI

la memoria

di

Repubblica

Attentato a Togliatti, le carte segrete


ALDO AGOSTI e ALBERTO CUSTODERO

Guevara, la guerriglia e i figli, le poesie e le lettere damore A quarantanni dalla morte


Aleida March lo racconta in un libro

CHE
del
OMERO CIAI
leiducha! Dallultima tappa ufficiale, ti mando un fedele abbraccio maritale. Pensavo di esserti fedele anche con il pensiero prima di vedere le ragazze more di qui. Impossibile resistergli un bacio. Che. Allegro, beffardo e anche innamorato, Ernesto Guevara scrisse questo bigliettino, finora inedito, alla moglie Aleida March dal Marocco nel corso del suo primo viaggio dopo la vittoria della rivoluzione cubana. Siamo nellestate del 1959. Guevara ha sposato Aleida il 2 giugno. Dieci giorni dopo parte e torner a LAvana solo alla fine di settembre. Tre mesi e mezzo da ambasciatore della nuova Cuba senza luna di miele. Quando ha saputo del viaggio, la povera Aleida, che ha appena perso un figlio per un aborto spontaneo, ha lottato per partire con lui ma il Comandante stato irremovibile. Sarebbe questo tuo disse alla novella sposa un privilegio inaccettabile. Cosa penserebbero di me gli altri membri della delegazione che non possono portare con s le mogli?. Perfino Fidel Castro intervenne ben due volte presso il Che in favore di Aleida. Ma non ci fu nulla da fare. Era il primo dei numerosi abbandoni che soffrir Aleida nei sette anni (1959-66) in cui divider la sua vita con quella del Che, gli regaler quattro figli (Aleidita, 60; Camilo, 62; Celia, 63; e Ernesto, 65), e diverr per sempre la vedova ufficiale che ne difender la memoria e occulter ci che di quel ricordo al regime non serve. (segue nelle pagine successive)
con un articolo di CARLOS FRANQUI

La vedova

ALEIDA MARCH

limmagine

uccede a volte che le parole siano mute, che smarriscano il loro significato. Che non si sappia o non si possa spiegare lesatta portata degli avvenimenti che stiamo vivendo. Fu questa la sensazione che provai nel momento del distacco (la partenza del Che per il Congo, ndr), il primo di tanti che avrei vissuto, sempre, come definitivi. Ogni volta ignoravo che ne sarebbero seguiti altri simili e che avrebbero sempre risvegliato in me quellistinto di protezione nei suoi confronti che andava al di l di ogni razionalit. Nonostante sapessi fin troppo bene che tutto era gi scritto. Per questo mi costava tanto farmene una ragione. Per questo mi era cos difficile accettarlo. Ora, cercando di rievocare quei fatti fatti che mero ripromessa di non raccontare provo le stesse emozioni e gli stessi timori di allora, quando con tutte le mie forze mi aggrappavo a qualcosa che non sarebbe mai pi stato uguale a prima. [...] Dal tono delle sue lettere, che conservo come il mio tesoro pi caro, capivo che non ero soltanto io a essere segnata da quella prova. Anche per lui la separazione era dura da sopportare, insostenibile, tanto pi che io potevo contare almeno sulla compagnia e il conforto dei figli, immagine concreta del nostro amore. Le lettere. A distanza di anni, rileggendo per lennesima volta le lettere che mi scrisse dalle regioni pi sperdute del Congo, posso misurare lenormit del suo sacrificio, del suo scegliere di vivere senza di noi. (segue nelle pagine successive)

Lo stilista-sultano che cre la moda


NATALIA ASPESI

cultura

Le Corbusier e lutopia di cemento


ENRICO REGAZZONI e AMBRA SOMASCHINI

la lettura

Giallo su giallo, un killer al Tour


GIANNI MURA

le tendenze

Le piante e i fiori del grande caldo


PAOLO PEJRONE e ROSSELLA SLEITER

Repubblica Nazionale

ILLUSTRZIONE ROMAN CIESLEWICZ

34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 29 APRILE 2007

la copertina
Testimonianze

La donna che spos Guevara nel 1959 e gli rest a fianco fino al 1967, anno

della morte, ha scritto un libro intitolato Evocacin, dove agli struggenti ricordi privati fanno da contrappunto i silenzi sulla rottura politica con Castro e sulla disperata avventura boliviana Ne anticipiamo alcuni brani

Mio marito il Che la verit di Aleida


OMERO CIAI
(segue dalla copertina)
uevara e Aleida March si conobbero sulla sierra dellEscambray verso la met del 1958. Lui era gi uno dei comandanti che guidava una colonna della guerriglia mentre lei, una maestrina bionda e rotondetta, era fuggita in montagna dopo aver preso parte ad alcuni scioperi e azioni di boicottaggio che lavevano segnalata come sovversivaallapoliziadeldittatoreBatista. Galeotti furono un foulard di seta nero che Aleida regal al Che affinch reggesse un braccio che sera fratturato cadendo dal tetto di una caserma e una parola, Caterpillar, che lei non sapeva scrivere. Fu un colpo di fulmine ma fra il primo incontro e il primo bacio ci furono la lunga marcia su Santa Clara,labattagliadecisivaelingressoallAvana: i mesi cruciali della rivoluzione. E soltanto dopo lultimo atto, la resa della Cabaa, lestrema fortezza dei batistiani nella capitale, il Che e Aleida cominceranno a vivere come due fidanzati. Ma, fatta la rivoluzione, Guevara aveva un grosso problema personale: chiudere il legame con Hilda Gadea, la peruviana che aveva conosciuto in Guatemala e sposato in Messico, e dalla quale aveva avuto una figlia, Hildita, prima di unirsi, nel 1956, alla spedizione di Fidel Castro a Cuba. Hilda raggiunse lAvana vittoriosa lultima settimana di gennaio del 59. Scrive Aleida: Alberto Castellanos (un attendente di Guevara) and a prenderla allaeroporto. I genitori del Che la stavano aspettando. Al ritorno, nessuno ci present. E cos, quando me la trovai davanti la squadrai da capo a piedi. Fu allora che tutte le mie preoccupazioni si sciolsero come neve al sole. In un baleno mi convinsi che la persona che mi stava davanti non poteva assolutamente essere la mia rivale: dovevo solo aspettare che il Che decidesse. Come contraddirla: sul volto di Hilda cerano stampati i tratti rudi e rocciosi degli indios peruviani, era piccolina e poco affascinante, mentre lei, Aleida, era una bianca, europea, femminile e sensuale. Sul piano dellavvenenza fisica non cera partita. Sar per questo e per la sua leggendaria gelosia che Aleida star tremendamente antipatica a tutti i biografi di Guevara. La maggioranza le dedica appena qualche paragrafo. Ha scritto Jorge Castaeda: Ernesto sinnamor di lei; lintensit del suo affetto dur anni. Ma misteriosa risulta la distanza che abbastanza presto si interpose fra loro due. Qualcuno lattribuisce alla rivoluzione; altri alla tendenza di Aleida ad essere quel genere di donna il cui aspetto fi-

sico si rovina rapidamente; altri ancora ad una possessivit femminile che sopravviver alla morte del marito e si estender ai suoi figli, ai suoi archivi, alla sua memoria. Anni pi tardi, Pepe Aguilar, un amico dinfanzia del Che che aveva conservato con lui un legame molto intimo fino alla fine, coglier bene il mistero di Aleida: Era molto difficile averci a che fare e, per di pi, era terribilmente gelosa di tutti coloro che erano stati vicini al Che prima di lei. Nonostante la sua nota bellezza, particolare che lo ha reso, molto al di l della sua vita, il mito pi sfruttato e durevole del Novecento, Ernesto Guevara non fu mai un donnaiolo. I suoi amori si possono contare sulle dita di una mano. Laristocratica Chichita nelladolescenza argentina, Hilda, Aleida e, forse, Tania Bunke, la guerrigliera dorigine tedesca che lo affiancher in Bolivia. Ma la sua relazione con le donne fu sempre quella di colui che seduce e abbandona perch ha un compito pi alto, trascendente lamore, da compiere. E neppure Aleida sfugge al destino. Dopo il matrimonio vennero gli anni dellimpegno e della lotta politica. Guevara si batte per lindustrializzazione di Cuba, diventa ministro dellIndustria e poi presidente della Banca centrale (i famosi pesos firmati semplicemente Che), riceve la cittadinanza onoraria. Nel giro di trenta mesi perde la sua sfida. Mentre Fidel Castro abbraccia lOrso sovietico e vende Cuba come zuccherificio del Patto di Varsavia, Guevara scrive che lUrss un paese capitalista e imperialista come lAmerica di Lindon Johnson e della Cia. Cos lascia ogni incarico e torna alla guerra, alla guerriglia. Va prima in Congo,poiinTanzania.DalCongoscrivead Aleida: Non mi ricattare. Non puoi raggiungermi n adesso n fra tre mesi. Fra un anno forse sar diverso e allora vedremo. La cosa va soppesata nei minimi dettagli. Se vieni, limportante che tu non sia la signora ma la combattente, e per questo devi prepararti per bene, almeno devi studia-

Quando ci siamo sposati sapevi chi ero Amami ma capiscimi: il mio destino segnato,
niente mi fermer fino alla morte

re il francese [] Quando ci siamo sposati sapevi chi ero. Amami, ma capiscimi: il mio destino segnato, niente mi fermer fino alla morte. Lultimo incontro con Aleida allestero non tra due amanti ma tra un guerrigliero in cerca dautore e una funzionaria del regime, quasi un agente dei servizi. Lo scenario Praga. Fidel Castro invia Aleida per convincere Guevara a tornare a Cuba. Guevara si rifiuta. Vuole andarsene per la sua strada, vuole preparare una guerriglia nella sua Argentina. In fretta i cubani gli organizzano la spedizione in Bolivia: lunico paese dove c un partito comunista che accetta (in realt fingono) lidea della lotta armata. Lui ci casca e loro sbagliano la zona pi propizia per la guerriglia e si dimenticano di attivare una rete di collegamento. Ancora per un po Fidel Castro fa il doppio gioco: sostiene Guevara ma rassicura i sovietici che non lo vogliono n nel gruppo dirigente cubano n in giro per lAmerica Latina a combinare guai che possono incrinare la divisione del mondo della Guerra fredda. Poi labbandona. Nelle memorie, a volte dolci, spesso struggenti di Aleida, gli ultimi due anni del Che praticamente non ci sono. Da vedova ufficiale, lunica signora Guevara nella nomenclatura, difende la versione ortodossa. Le ultime volte che sincontrano litigano, racconter la scorta. Per Tania, che lui incontra troppo spesso, e perch Guevara, durante un breve soggiorno a Cuba, ha avuto unaltra donna e un altro figlio. Ma neanche questo Aleida ammette oggi: il mito del guerrigliero eroico non va sporcato. Lo stesso avverr per i diari, per i quaderni di Praga, per gli appunti, per quelle otto casse sigillate di documenti originali del grafomane Guevara che Castro consegner a Carlos Franqui e questo porter ad Aleida. Ossessionata dal cubanizzare il Che per ordine di Fidel (lunico uomo di fronte al quale perdevo la facolt di parola) nasconder tutto per trentanni vigilando sulla memoria del marito nella forma prescelta dal regime. Marito che aveva trascorso gli ultimi sei mesi della sua vita senza un contatto n con lei n con i cubani, mentre il suo piccolo esercito boliviano veniva decimato e accerchiato. Cos, se in Congo lavevano salvato scambiando la sua vita e quella degli altri cubani con il via libera agli anticastristi che volevano emigrare negli Stati Uniti, in Bolivia LAvana gira la testa dallaltra parte e attende che il destino si compia. L8 ottobre 1967 Barrientos decide che deve morire, la mattina del 9 lincosciente Mario Teran lo fucila. Il Che muore ed per il bene di tutti: russi, cubani e americani.

CAMUFFATO
A sinistra, Aleida e il Che, camuffato da Ramon, in Tanzania nel 1966 A destra, insieme a Remedios Sopra, in auto il 2 giugno 1959, giorno delle nozze

ALEIDITA, LA PRIMA FIGLIA


Nella foto grande a centro pagina, Ernesto Che Guevara e Aleida March allingresso della citt di Santa Clara allinizio della primavera 1959 Qui sopra, nellintimit della loro casa con la figlia primogenita Aleidita nel 1961

Repubblica Nazionale

FOTO GENKO FILMS GMBH BALTABICK TV FILM RIGHTS LLC

DOMENICA 29 APRILE 2007


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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

IL LIBRO Si intitola Evocacin. La mia vita a fianco del Che (Bompiani, 215 pagine, 16,50 euro, in uscita il 2 maggio) il libro di Aleida March, la donna che spos Ernesto Che Guevara nel 1959 e gli rest accanto fino al 1967, anno della morte del Comandante. un lungo racconto dallinfanzia al golpe di Batista fino allincontro con il Che nella Sierra Escambray e la sua nuova vita tra famiglia, figli e limpegno rivoluzionario del marito. Sabato 12 maggio alle 18,30 alla Fiera del libro di Torino, il volume sar presentato dalla figlia del Che Aleidita Guevara. I testi a firma Aleida March e le foto pubblicate in queste pagine sono tratte dal libro Bompiani

O FOTO GENK

Dovette travestirsi per lultimo addio


ALEIDA MARCH (segue dalla copertina)

a soprattutto la gigantesca portata del suo consacrarsi anima e corpo alla lotta per conquistare un mondo pi giusto. Come emerge con impareggiabile chiarezza dalle parole e dal tono del suo primo messaggio: Mia unica al mondo: (Lho preso in prestito dal vecchio Hickmet) Che miracolo hai fatto con questa povera, vecchia carcassa che non cerca abbracci reali ma si strugge pensando ai tuoi baci, sognando le concavit in cui laccoglievi, il tuo odore, le tue carezze rudi, contadine? Questa unaltra Sierra Maestra, ma senza il piacere daverla concepita n fino a oggi almeno di sentirla mia. Tutto scorre al rallentatore come se la guerra fosse cosa di dopodomani. Per adesso, la tua paura che mi facciano fuori altrettanto infondata delle gelosie di un tempo. Le mie giornate le passo tra le lezioni di francese cui dedico alcune ore di swahili e di medicina. Fra qualche giorno comincer un lavoro pi serio, di addestramento. Una specie di Minas del Fro, per intenderci, quella della guerra, non quella che abbiamo visitato insieme. Dai un bacio speciale a ogni bambino (Hildita compresa). Fatti fare una foto con tutti loro e mandamela. Non grande, e poi unaltra piccolina. Studia il francese, non da infermiera e voglimi bene. Un lungo bacio, di quelli da reincontro. Ti ama, Tatu La morte della madre. Durante la sua permanenza in Congo, seppe della morte della madre. Affid la sua angoscia a una lettera nella quale si augurava che non avesse troppo sofferto e che non avesse avuto tempo per pensare a me. Fu in memoria della madre che scrisse uno dei suoi racconti pi commoventi, La piedra. Evocandola, scrisse della sua necessit fisica che appaia mia madre; che io appoggi la testa sul suo grembo magro e lei mi dica il mio vecchio, con una tenerezza rude e piena. Che possa sentire fra i capelli la sua mano ossuta accarezzarmi a scatti, come un pupazzo caricato a molla, come se la tenerezza traboccasse dagli occhi e dalla voce [...]. Non necessario chiederle perdono; lei ha gi capito; e tu lo sai per certo quando la senti mormorare il mio vecchio.... Questo era luomo che, al di sotto della scorza dapparente durezza, io coFOTO GENKO FILMS GMBH BALTABICK TV FILM RIGHTS LLC

noscevo nelle pi intime fibre. [...] La partenza per la Bolivia. Laddestramento stava per finire. Questa volta vivevo in modo meno apprensivo la sua partenza, forse perch avevo avuto la possibilit di partecipare ai preparativi, o magari perch pensavo che avremmo potuto rivederci presto: speravo che la separazione non durasse pi di cinque anni. Anche se non riuscivo mai a prevedere quanto tempo sarebbe passato tra un incontro e laltro, credevo fermamente che, nel giro di cinque anni, lavrei potuto raggiungere. [...] Qualche giorno prima della partenza, lo trasportarono in un luogo sicuro, a LAvana. Trasformato di nuovo nel vecchio Ramn, chiese di vedere i bambini. Se si present cos camuffato, era per il timore che i pi grandicelli lo riconoscessero e potessero parlarne a qualcuno, con tutte le conseguenze del caso. Quando arrivarono, lo presentai come un uruguaiano molto amico del pap che voleva conoscerli. [...] Tanto per il Che quanto per me fu un momento difficilissimo. Si pu ben immaginare il suo strazio: avere i figli l, cos vicini, e non potersi rivelare, non poterli trattare come desiderava fu una delle prove pi dure della sua vita. Per i ragazzi, quello fu un giorno di festa; erano scatenati, giocarono tutto il tempo per ingraziarsi lamico di pap, perch vedesse quello che sapevano fare. [...] Aleidita, correndo a perdifiato, batt la testa. Il Che si precipit a prestarle unattenzione cos premurosa che lei mi si fece incontro per sussurrarmi allorecchio: Mamma, questuomo innamorato di me. Anche il Che aveva sentito. Non ci dicemmo nulla, ma entrambi sbiancammo dallemozione. Da quella casa raggiunse laeroporto: sarebbe volato prima in Europa per poi riprendere il viaggio, verso la meta finale. Prima di partire, mi scrisse una poesia. A quanto mi dissero avrebbe voluto scriverla su un fazzoletto bianco che tuttavia non trov. [...] Lultimo frammento recita:

Ci sono giorni in cui la malinconia avanza incontenibile: Natale e Capodanno soprattutto. Non sai
quanto mi mancano le tue lacrime di rito

Addio, mia unica, / non ti faccia tremare la fame dei lupi / n il freddo steppario dellassenza: / ti porto nel petto dalla parte del cuore / e ce ne andremo insieme, finch la strada si dissolva. Mi chiedevo se stava per cominciare una nuova fase della nostra vita, ma non potevo fare altro che aspettare. Piansi tutte le mie lacrime prima di tornare a casa. [...] Lincertezza, di nuovo. Le notizie dalla Bolivia arrivavano sempre attraverso terzi. Ricevetti una sola lettera. Me laveva portata il peruviano Juan Pablo Chang, il Cinese, reduce dalla visita al campo di ancahuas prima del suo inserimento definitivo nelle file della guerriglia. Mia unica, approfitto del viaggio di un amico per mandarti queste righe. Avrei potuto spedirtele; ma mi sembrata pi intima la via paraufficiale. Ti potrei dire che mi manchi tanto da perdere il sonno, ma so che non mi crederesti, quindi mi astengo. Ci sono giorni nei quali la melanconia avanza incontenibile e mi pervade. A Natale, a Capodanno, soprattutto. Non sai quanto mi mancano le tue lacrime di rito, sotto un cielo di stelle nuove che mi facevano pensare al poco che ho approfittato della vita sul piano personale. [...] Nulla di interessante della mia di qui. Il lavoro mi piace ma mi assorbe troppo e a volte mi stanca. Appena posso, studio e sogno; gioco a scacchi, contro avversari non proprio di prima categoria. Cammino parecchio. Sto dimagrendo, un po per la nostalgia, un po per il lavoro. Dai un bacio ai pezzettini di carne, e a tutti gli altri. Per te un bacio carico di sospiri e di altre angosce dal tuo povero e spelacchiato Marito La morte. Di nuovo ottobre, e con esso la tragedia. Lo seppi da Fidel in persona, che alla conferma della notizia mi mand a chiamare. Io ero sullEscambray, per una ricerca storico-sociale. Celia venne a Santa Clara e dallaeroporto mi mand a prendere per accompagnarmi nel ritorno a LAvana. L mi aspettava Fidel, che mi port a casa sua dove rimasi da sola per una settimana. Quindi mi spostai per qualche tempo in unaltra abitazione accompagnata dai miei figli. Fidel veniva a trovarci quasi ogni giorno. [...] Il 18 ottobre si tenne la solenne cerimonia funebre in Plaza de la Revolucin. Fidel fu lunico a parlare. Mi chiese di essere presente, ma gli risposi che sentivo di non avere la forza necessaria per affrontare levento. Preferivo restare a casa, davanti alla televisione, in compagnia dei miei figli pi piccoli, anche se neppure i pi grandicelli potevano rendersi pienamente conto dellaccaduto. Traduzione di Daniela Carpani 2007 Rcs Libri Spa

Il mito e leredit tradita


N
CARLOS FRANQUI stanza dalla casa di Celia Snchez e Fidel Castro. Da l pasel 1964, durante il suo secondo viaggio a Mosca, Fidel savano tutti, e il commento era che il comandante Piero, Castro si accord con Nikita Krusciov per trasformacapo delle operazioni di intelligence, Bolivia inclusa, diceva re Cuba nello zuccherificio socialista. Il potere ecoche stavano preparando un piano per salvare il Che, in due nomico esercitato da Guevara fin dalla fine del 1959, comfasi. La prima era linvio di contingenti di guerriglieri che preso il suo potente ministero dellIndustria, svaniva. La sua avrebbero aperto diversi fronti per alleggerire la situazione risposta Guevara la diede al seminario di Algeri, nel febbraio del Che; la seconda era unazione di rastrellamento per trodel1965, quando dichiar: I paesi socialisti sono, in una cervare il Che e portarlo in salvo. Passarono mesi senza che sucta misura, complici dello sfruttamento imperialista. Fu la cedesse niente. Fidel Castro diede la notizia della morte di rottura con Castro e con i sovietici. In quei mesi, di passaggio Guevara basandosi sulle tracce di una cicatrice e con la foa Parigi, Guevara mi aveva detto: Franqui, con Fidel n matocopia delle pagine del diario del Che, consegnato dalla Cia trimonio n divorzio. a unagenzia di stampa. Dato che conoscevo, dai tempi di Al suo arrivo allAvana, nellaprile di quello stesso anno, Radio Rebelde, sulla Sierra Maestra, la calligrafia e lo stile dei scoppi il conflitto fra lui e Fidel, e la soluzione fu spedirlo a bollettini del Che, Fidel mi mand a cercare perch dessi il fare la rivoluzione in Africa. Di cubani a dargli manforte gliemio parere, che fu affermativo. ne inviarono pochi e, alla fine del 1965, sconfitto e a un passo Guevara mor in Bolivia solo e abbandonato. La sua decidalla morte, prima di fuggire, il Che scrisse: Mai come oggi sione di lasciare il potere e di andare a morire lottando conho avvertito fino a che punto era solitario il mio cammino. tro il nemico, quella foto di lui morto che sembra il Cristo del Dopo la lettura della sua lettera di commiato al congresso del Mantegna e la carenza di miti lo trasformarono, al di l dei Partito comunista, che Guevara aveva dato ordine di leggere suoi errori e dei suoi fallimenti, nel mito della rivoluzione. Ansolo dopo la sua morte, il Che si rifugi a Praga, rifiutandosi ni dopo che il Che si era trasformato in un mito universale, Fidi tornare a Cuba, fino a quando non lo and a cercare il codel Castro ordin di recuperare i suoi resti e di trasformarmandante Valds per convincerlo allavventura boliviana. lo nellicona del suo apartheid turistico. I morti non possono Qualche mese dopo, con una manciata di uomini, Gueparlare, ma la Cuba di oggi, alleata con i peggiori capitalisti, vara diede il via alla sua tragica esperienza boliviana. Alla fiche nega ai cubani le spiagge, gli alberghi, i ristoranti e le cline di maggio del 1957, scrisse nel suo diario: Con lAvana niche del dollaro, la negazione della vita e del pensiero di Ernon c comunicazione. Lassenza di comunicazione pernesto Che Guevara. dur fino alla sua morte, nellottobre del 1967. In quellepoTraduzione di Fabio Galimberti ca lavoravo allUfficio affari storici, situato a un isolato di di-

CONTROFIGURA
Sopra, il Che travestito da vecchio Ramon, la controfigura usata per far visita in sicurezza a Aleida e ai figli A destra, i figli del Che con la madre e i nonni nel 1968

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il fatto
Simboli del potere

Fatto costruire da un conte e abitato dallamante di Luigi XV, lEliseo fu adottato come dimora dei capi di Stato elettivi dalla Seconda Repubblica, a met Ottocento
Ora che i francesi stanno per sceglierne il nuovo inquilino,

ne ricordiamo la storia fino alle attuali istituzioni, le pi monarchiche che una democrazia ricordi

Il palazzo del presidente-re


BERNARDO VALLI

PARIGI

a Quinta Repubblica, della quale i francesi eleggeranno domenica 6 maggio il sesto presidente (o la prima donna presidente), compir lanno prossimo mezzo secolo. La sua data di nascita il 28 settembre 1958, se ci si riferisce al giorno in cui fu approvata, con un referendum, la nuova Costituzione. Ma meglio andare indietro di qualche settimana. Il primo giugno, una domenica, poco dopo le 21, nellemiciclo di Palazzo Borbone, il presidente dellultima Assemblea nazionale della Quarta Repubblica annunci infatti con tono solenne che, avendo ottenuto la fiducia (con 329 voti contro 224), il generale Charles de Gaulle assumeva le funzioni di Presidente del Consiglio. Di fatto quella sera che la Francia inaugur unaltra Repubblica. La quinta dalla fine dellancien rgime, durante la Rivoluzione francese. Ma bene retrocedere ancora di qualche giorno. Il 19 maggio, allhtel dOrsay, sulla sponda sinistra della Senna, dove adesso c il Museo dOrsay (ricavato da quellalbergo e dallomonima stazione ferroviaria) sempre il generale de Gaulle, che da tre anni non teneva conferenze stampa, spieg ai giornalisti, e quindi al Paese e alla societ politica in preda al panico, le condizioni e le formalit per un suo ritorno al potere. Un ritorno gi garantito. Si trattava di precisare soltanto le procedure. Un particolare tuttaltro che trascurabile, vista latmosfera da colpo di Stato. Quel 19 maggio del 58 ero seduto sul parquet del grande salone dellhtel dOrsay in cui il generale parlava nel tardo pomeriggio. Dalla finestra spalancata vedevo gli almeno mille poliziotti schierati sul Lungosenna. Un elicottero, sul quale si diceva fosse Jules Moch, il ministro degli Interni, sfarfallava su di noi facendo un gran chiasso. Vicino a me, come me accosciato sul pavimento per mancanza di sedie, cera Georges Arnaud, autore del Salario della Paura, un romanzo di grande successo nei primi anni Cinquanta. Il regista Clouzot ne aveva tratto un film, interpretato da Yves Montand. Arnaud era per i ribelli algerini. E come me voleva raggiungere al pi presto lAlgeria. L, ad Algeri, si svolgevano gli avvenimenti che stavano uccidendo la Quarta Repubblica e riportando al potere de Gaulle. Il generale era appena arrivato da Colombey-les-deux-Eglises, villaggio dellAlta Marna, a duecentocinquanta chilometri dalla capitale, dove si era ritirato dopo aver lasciato il governo nel 1946, disgustato dai partiti che gli rendevano la vita impossibile. L aveva aspettato, con apparente flemma e reale impazienza, che la Francia, della quale aveva rappresentato la dignit nei bui anni delloccupazione tedesca, avesse ancora bisogno di lui. A creare le condizioni per un suo ritorno era la guerra dAlgeria. Quello che Georges Arnaud, mio vicino allhtel dOrsay, chiamava il putsch dei generali fascisti stava infatti riportando al potere il quasi settantenne ex capo della Francia Libera. Sei giorni prima della conferenza stampa dellhtel dOrsay, il 13 maggio, lArme sconfitta in Indocina, a Dien Bien Fu, umiliata nella spedizione di Suez contro lEgitto di Nasser e impegnata da quattro anni in Algeria, era insorta contro il governo di Parigi, dal quale non si sentiva abbastanza ap-

poggiata. E aveva chiesto il ritorno di de Gaulle. Altrimenti avrebbe mandato i suoi par sui Campi Elisi. Quei poliziotti schierati da Jules Moch sul Lungosenna erano, secondo Arnaud, una pagliacciata. Cosa potevano fare contro un eventuale sbarco dei militari sediziosi dAlgeria? Non ho mai pi incontrato lautore del Salario della paura. Come altri intellettuali francesi, quando lAlgeria divent indipendente scelse di viverci, ma ne fu cacciato appena il regime divent pi intran-

sigente. Pi burocratico. Nella mia memoria Georges Arnaud legato a quel giorno di maggio, in cui vidi per la prima volta in carne ed ossa Charles de Gaulle. Il romanziere era laltra Francia. I francesi erano divisi. Lacerati da quel conflitto, di chiaro stampo coloniale, ma visto da molti come una minaccia allintegrit nazionale, lAlgeria essendo considerata una delle tante province metropolitane, in cui vivevano un milione di francesi (insieme a dieci milioni di algerini).

Nata in seguito al putsch militare di Algeri, la Quinta Repubblica fu considerata a lungo dallopposizione di sinistra Un colpo di Statopermanente. Questo era il titolo di un libro di Franois Mitterrand, il quale ventitr anni dopo, nel 1981, diventato primo presidente socialista di quella detestata Repubblica, si adegu volentieri alle sue istituzioni, usandole da monarca repubblicano per ben quattordici anni. La Costituzione scritta dallavversario de Gaulle gli andava a pennello.

ABDICAZIONE
Sconfitto a Waterloo (1815), Napoleone firm latto di abdicazione allEliseo

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SALLE PAULIN (piano nobile)


Sala da pranzo degli appartamenti presidenziali, porta limpronta del gusto del presidente Pompidou, primo successore di de Gaulle, che non intervenne su nessun altro ambiente del palazzo
FOTO AFP

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9 2

Danielle Mitterrand ricorda


ANAIS GINORI

ILL US TR AZ IO NE DI M IR CO TA NG HE RL IN I

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PARIGI

i annoiavo molto. Come, signora Mitterrand? S, allepoca mi annoiavo molto. Vede, la moglie del presidente poco pi che un ninnolo, un gingillo. Dentro allEliseo si muove come unombra. Sorride beffarda, sul volto traspare ancora la luce delleterna ribelle. una gatta selvatica, diceva Franois Mitterrand. Franois e Danielle, cinquantanni di vita e di lotta comune, un lungo cammino attraverso la storia fino a varcare quel cancello, 55 rue du Faubourg-Saint-Honor. LEliseo. Le Chteau, nellimmaginario dei fran-

cesi, anche se questa dimora non ha nulla del castello ma sembra piuttosto la classica casa borghese dellottavo arrondissement, come sosteneva il generale de Gaulle. Qui lo Spirito non soffia osserv, dopo aver tentato invano di spostare la presidenza della Repubblica in un luogo a suo dire pi appropriato, un forte militare a Vincennes. Anche la coppia Mitterrand non am mai veramente il palazzo costruito dal conte dEvreux nel 1718 e scelto da madame de Pompadour per sfuggire alla corte di Versailles. Lo consideravo un luogo di lavoro, confessa Danielle che rimase a vivere nei suoi appartamenti in rue de Bivre, sulla rive gauche. Le cene con gli amici e i parenti avvenivano sempre altrove, in una delle tante case di Mitterrand. Eppure pochi luoghi come lEliseo emanano il fascino del potere. Qui, nel Salon dArgent, Napoleone firm la sua seconda abdicazione, subito

Repubblica Nazionale

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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

Le Repubbliche
PRIMA (1792-1799)
Dal regicidio a Napoleone, segnata dal Terrore di Robespierre (foto)

TERZA (1870-1940)
La pi lunga, tormentata dagli scandali e marchiata dallaffare Dreyfus (nella foto)

SECONDA (1848-1851)
Nasce da una rivoluzione e muore con il colpo di Stato di Luigi Bonaparte (foto)

QUARTA (1946-1958)
Soccombe allinstabilit (nella foto, Ren Coty, secondo dei suoi due presidenti)

QUINTA (1958 A OGGI)


Fondata dal generale de Gaulle (foto), basata su un marcato presidenzialismo

LA GUIDA

DONORE 1 CORTILE Qui il presidente


accoglie e saluta gli ospiti di Stato

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SALON 2 PETIT Parte dei vecchi


appartamenti presidenziali

11 SALON DOR (piano nobile)


Adottato come ufficio presidenziale da de Gaulle in poi, cio da tutti i capi di Stato della Quinta Repubblica tranne Valry Giscard dEstaing, che gli prefer il primo salone dangolo 12

Ex sala da ballo, vi si riunisce tutti i mercoled il Consiglio dei ministri

CLEOPATRA 3 SALONE Gi toilette della


Pompadour e ufficio di Napoleone III

FOTO AFP

DEGLI 4 SALONE AIUTANTI DI CAMPO


Ospita pranzi e cene ufficiali

FOTO SYGMA/CORBIS

dopo la sconfitta di Waterloo. E qui Luigi Bonaparte prepar il colpo di Stato, mentre organizzava una festa dopo laltra, suscitando cos lamara ironia di Victor Hugo: Fa ballare la Repubblica prima di farla saltare per aria. Il governo sinsedia e si dimette allEliseo, il Consiglio dei ministri si tiene ogni mercoled allEliseo, le leggi vengono promulgate allEliseo. I vertici internazionali, le riunioni diplomatiche avvengono allEliseo. Il famoso computer Giove che controlla larma atomica si trova allEliseo. Monsieur le prsident!. Danielle Mitterrand non dimenticher mai quel momento. Quando il 21 maggio 1981 le guardie repubblicane scandirono lingresso del nuovo presidente nel Salon des Ftes. in questo grande salone al primo piano che il 16 maggio si insedier il vincitore del voto di domenica prossima, Nicolas Sarkozy o Sgolne Royal. Subito dopo, scelsi di non andare con Franois a fare la parata sui Campi Elisi, continua la signora Mitterrand sul filo dei ricordi. Io e mia sorella Christine eravamo curiose di visitare gli appartamenti presidenziali. Dissi ai ciambellani: Non c bisogno che ci accompagnate, ce la caveremo da sole. Mi guardarono come una pazza. Escluso, madame. cos che dovetti abituarmi ai passi felpati, alle frasi sussurrate. Refrattaria alla moda, fino ad allora aveva indossato sempre pantaloni e borse a tracolla. Quel giorno, con massimo sforzo, trov un vestitino patriottico blu, bianco e rosso. Nel protocollo presidenziale la premire dame de France pu tuttal pi aspirare ad occuparsi dei men dei pranzi di Stato, della tosatura dei prati, dello smistamento della corrispondenza. E comunque molta dellordinaria amministrazione rimane in mano ai militari, quasi seicento dei mille dipendenti. Danielle Mitterrand riusc a ottenere una ristrutturazione completa degli appartamenti presidenziali, cos come un fazzo-

letto di terra nel grande parco, destinato a Ypsilon e Baltico, i due labrador neri. Larchitetto Philippe Starck si occup della sua camera, Jean-Michel Wilmotte di quella del presidente. Il primo a modernizzare lEliseo era stato Pompidou, introducendo le poltrone e le librerie anni Settanta. Giscard dEstaing aveva recuperato lo stile Napoleone III ma aveva fatto unaltra innovazione: aprire lEliseo al popolo. Il 14 luglio 1977 quasi ottomila persone si misero in fila per entrare nei saloni dorati e nel grande parco. Da allora una tradizione che si ripete per la festa nazionale. Mitterrand cambi il Salon des Ftes, aprendo su entrambi i lati nuove finestre e innalzando un piccolo palco per lorchestra durante i ricevimenti. Decise anche di risistemare lo studio presidenziale nel Salon Dor, scelto da de Gaulle per la splendida prospettiva sui giardini. Con Mitterrand il primo piano dellEliseo divenne un labirinto di intrighi e segreti, ogni stanza una cellula di collaboratori in concorrenza tra di loro, che comunicavano con il capo dello Stato soltanto attraverso bigliettini. Franois lavorava fino a tardi, poi tornava a dormire a casa. La mattina lautista andava a prendere il presidente per riportarlo allEliseo. Era il suo modo di non essere completamente prigioniero, aggiunge la moglie, che Mitterrand chiamava solo Danou. Figlia di partigiani, giovane militante socialista, non era destinata a rimanere nei canoni presidenziali, diversa da Yvonne de Gaulle, Claude Pompidou e Anne-Aymone Giscard, capaci di conversare amabilmente di stagioni e botanica durante i pranzi di Stato. Non si pu semplicemente dire: Sei la moglie del presidente, non devi fare questo o quello, spiega. Rimanevo una militante che voleva esprimersi sulle cose che le stavano a cuore. Con la sua fondazione per i diritti umani France-Liberts ha scompaginato le regole. Ha fatto infuriare la Cina invitando il Dalai Lama, poi re Hassan II del Marocco (che la defin moglie morganatica) sostenendo pubblicamente la causa dei saharawi; ha viaggiato nel Sudafrica dellapartheid e nel Kurdistan rischiando di

morire in un attentato. Ogni NAPOLEONE III Usato per ricevimenti volta che lei si muoveva allee incontri bilaterali stero, qualcuno al quai dOrsay doveva correre ai ripari. Danou, mi pugnali alle spalDINVERNO 6 GIARDINO le?, scherzava Mitterrand. Le Qui si fanno perdonava tutto, come lei ha le foto di gruppo sempre fatto con lui. dei nuovi governi Quanti sprechi, quanti riti superflui, ricorda ancora adesso pensando ai quattorDELLE FESTE 7 SALONE Usato per le conferenze dici anni passati allEliseo. stampa presidenziali Lorologiaio che una volta a e numerose cerimonie settimana ricarica i trecento e passa orologi a pendolo (il pi conosciuto, a doppia faccia8 ORATORIO ta, nel Salon Murat, segna il Una scala segreta tempo di parola nelle riunioconduce al comando ni di governo per il presidente atomico sotterraneo e il primo ministro). Le cene con duecento convitati, settemila coperti dargento, le 9 APPARTAMENTI Situati al piano tovaglie di broccato doro, la nobile, pi volte cantina con gli champagne rimaneggiati millesimati. Il lusso non le mai piaciuto: Per me lEliseo non era una vetrina ma la possibilit di cambiare il mondo. La stampa francese mal tollerava le sue espressioni politiche scomposte e le sue amicizie cos poco rassicuranti, da Fidel Castro al sub-comandante Marcos. Da dodici anni, con Bernadette Chirac, allEliseo tornata la normalit. La moglie dellattuale presidente si calata nei panni della padrona di casa, scrupolosa nel selezionare la carta da lettere, il fornitore ufficiale di foie gras, la composizione dei bouquet. Nel 1967 chiesero alla signora Giscard: Cosa pu desiderare di pi adesso che prima donna di Francia?. Non esserlo pi, rispose lei, tuttavia rassegnata alla sua condizione. Oggi i ciambellani devono prepararsi alleventualit di una cerimonia dinsediamento con una Madame la prsidente e un Premier Monsieur de France. Se invece vincer la destra, Ccilia Sarkozy ha gi fatto sapere di non sentirsi adatta alla vita dellEliseo. Sono politicamente scorretta, ha commentato una volta, aggiungendo che forse nessuna donna della sua generazione sarebbe pi adatta a quel ruolo di soprammobile.

5 SALONE

Repubblica Nazionale

FOTO AFP

13 SALON MURAT (piano terra)

Al momento del crollo della Quarta Repubblica la Francia non era in preda a una delle sue puntuali collere sociali o economiche. Il Paese era in piena espansione; il livello di vita migliorava con regolarit da cinque o sei anni; aumentava anche la natalit, segno vitale in una societ afflitta da una demografia cronicamente anemica. Il pieno impiego era garantito. Gli effimeri governi succedutisi dal dopoguerra, bench deboli e incoerenti, avevano portato il Paese sulla strada della prosperit. La malattia era politica. Le istituzioni erano paralizzate (in quei giorni di maggio, da quattro settimane si tentava invano di mettere fine alla quarta crisi di governo in due anni); lintegrit territoriale era messa in pericolo dallinsurrezione algerina; e nella gerarchia internazionale la Francia aveva subito una serie di severe umiliazioni. Lultima era arrivata con il brusco arresto della spedizione franco-inglese di Suez, imposto dallormai superpotenza americana. La maggioranza dei francesi sperava in un cambiamento e quando i militari dAlgeria insorsero spunt il nome di de Gaulle. Fu pronunciato dai generali, ma molti se laspettavano, contavano su di lui. Con accenti brutali ma realistici, in una cronaca del 1959, lo storico Franois Furet, tuttaltro che indulgente con de Gaulle, scrive che, per ironia della storia, con la Quinta Repubblica si mette in movimento un auspicato riformismo borghese. E questo accade in seguito a un colpo di Stato reazionario canalizzato da un monarca liberale. Questultimo, il generale de Gaulle, avvia subito un rapido processo di decolonizzazione, smonta limpero africano e in quattro anni, dopo avere dimostrato ai militari che non possono vincere la guerra, accetta lindipendenza dellAlgeria. De Gaulle non ha mai amato Napoleone Bonaparte. Ne ha denunciato spesso il cinismo e la dismisura. E nella primavera del 1958, quando lArme di Algeri insorge contro il governo di Parigi, non segue lesempio delluomo di Brumaio, come viene chiamato Bonaparte per il colpo di Stato contro il Direttorio del 9 novembre (brumaio) del 1799. Erano in parecchi a pensare che de Gaulle non avrebbe resistito alla stessa tentazione. Furono delusi, smentiti, rassicurati. Ritornato al governo, de Gaulle regola tuttavia i conti con la Repubblica parlamentare dominata dai partiti. E d al Paese una Costituzione basata, almeno in parte, sui principi elencati in un suo celebre discorso pronunciato a Bayeux dodici anni prima. La nuova Costituzione stabilisce un audace spostamento di poteri dal legislativo allesecutivo. Il ruolo del Parlamento viene ridimensionato e il presidente, con la sua elezione al suffragio universale diretto (introdotta dalla riforma del 1962), acquista una supremazia che ne fa, come si soliti dire, un monarca repubblicano. Quando dispone anche di una maggioranza in Parlamento, egli esercita unautorit pi estesa di quella del presidente americano. Il sistema ha tuttavia retto a tante prove: alla successione del fondatore nel 1969; allalternanza di sinistra nel 1981; alle tre coabitazioni del presidente con una maggioranza parlamentare ostile, e quindi a una forte limitazione dei suoi poteri, ad accezione della politica estera che resta una sua prerogativa. Sgolne Royal promette una Sesta Repubblica, con maggiori poteri al Parlamento. Nicolas Sarkozy appare meno disponibile ai cambiamenti. Che in realt non molti francesi sembrano auspicare.

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la memoria
Storia dItalia

Il 14 luglio 1948, in un periodo di estrema tensione politica, lo studente siciliano Antonio Pallante spar da breve distanza quattro colpi di rivoltella contro il segretario del Partito comunista, che rimase ferito ma si salv
Abbiamo ritrovato negli archivi lincartamento del processo che ne segu e documenti rimasti sepolti per sessantanni

nche se in una cella del Regina Coeli, caro Paolo, io sono sempre quellAntonio buono, affettuoso, e ponderato!. Era il 23 agosto del 1948 quando Antonio Pallante, da una cella disolamento del carcere romano, scrisse queste parole dirette al suo amico dinfanzia Paolo Marrone. Poco pi dun mese prima, il 14 luglio, in piazza Montecitorio, quel ragazzo di Randazzo, provincia di Catania, che si definiva buono e ponderato, allepoca appena venticinquenne, aveva sparato a bruciapelo quattro colpi di rivoltella contro Palmiro Togliatti, ferendolo gravemente. E scatenando al Nord un moto insurrezionale che cost la vita a decine di persone. Quasi sessantanni dopo, il fascicolo giudiziario di Pallante Antonio di Carmine e di Meloro Maddalena, nato a Bagnoli Irpino il 3 agosto del 1923 diventato pubblico, custodito nellArchivio di Stato, sezione di Galla Placidia. Bisogna slegare sei o sette cordicelle per aprire il faldone quasi imbozzolito che contiene un migliaio di fogli ingialliti. Le pagine pi toccanti che spuntano da quel fascicolo dimenticato sono le lettere inedite che Pallante scrisse a Regina Coeli e che la censura sequestr. Da quei manoscritti emerge il ritratto di un giovane fortemente condizionato da una ideologia intrisa di fascismo, che arriv a Roma con un solo libro, Mein Kampf di Hitler. Pallante, iscritto a Catania a Giurisprudenza, per anni aveva finto di dare esami e ingannato il padre, agente forestale, che per mantenerlo agli studi aveva venduto un terreno di famiglia per duecentomila lire. Ai primi di luglio del 1948 salut genitori, parenti e amici, raccolse da loro tremilacinquecento lire e disse che sarebbe andato a Catania per la tesi di laurea. A Catania ci pass solo per acquistare pistola e munizioni, e invece part per Roma. Il fascicolo giudiziario inizia con la testimonianza di Iotti Romilde fu Egidio nata a Reggio Emilia, deputato al parlamento, interrogata dal procuratore di Roma due ore dopo la sparatoria. Stando a questa testimonianza di Nilde Iotti, che vide Togliatti abbattersi al suolo, mentre quel giovane pallido in viso si abbassava sul ferito e gli sparava a bruciapelo al fianco sinistro, e che fu la prima a gridare ai carabinieri arrestatelo, arrestatelo, diventa difficile immaginare che il Migliore, in quel drammatico frangente, possa aver pronunciato la fatidica frase che gli viene attribuita: Non perdete la calma. Dopo quello della Iotti, c linterrogatorio dello stesso Togliatti del 22 novembre, quando, ormai guarito, pone fine alla tesi del complotto agitata a lungo dallUnit e da esponenti del Pci. Non sono in grado di fornire alcun elemento in merito a responsabilit di altre persone dichiara, lapidario, ai giudici non essendomi curato di fare indagini, n mi stato riferito da altri alcun elemento al riguardo. Cos il forestale Carmine Pallante descriveva il figlio. Ha un carattere mite e ubbidiente, per un po nervoso, si adirava quando era contrariato anche nelle pi piccole cose. Ha una certa ripugnanza per le armi. Durante il passato regime era appartenuto alla Giovent italiana littoria. Fu la madre a ricordare la sua vocazione religiosa: Dopo le elementari dichiar Maddalena Miloro frequent per quattro anni il seminario di Cassano Ionio perch aveva manifestato lintenzione di farsi prete. Dal seminario alla politica: Pallante, ambizioso quanto confuso, pass dai liberali allUomo qualunque, e manifest lintenzione sia di scrivere per lUnit, che di iscriversi allMsi. Ecco come descrisse se stesso alla polizia che lo aveva appena arrestato. Nel 44 mi sono iscritto al Partito liberale, diventandone dirigente della sezione di Randazzo. Lo lasciai perch a mio giudizio troppo conservatore. Nel mio paese sono conosciuto come un fascista perch il mio noto anticomunismo viene a torto giudicato fascismo. Ed ecco come spieg il movente del suo gesto. Ho sempre pensato che in Togliatti si debba ravvisare lelemento pi pericoloso alla vita politica italiana

Attentato a Togliatti le lettere segrete A


ALBERTO CUSTODERO
ROMA

Io sono sempre quellAntonio buono, affettuoso e ponderato, scriveva dalla cella

il mancato assassino a un amico cui la censura non inoltr la missiva I verbali della vittima e di Nilde Iotti
che con la sua attivit di agente di potenza straniera impedisce il risorgere della Patria. Lo ritengo colpevole quale mandante delle stragi di fascisti (rettifico lespressione che avete usata), di italiani al Nord. Ho sempre pensato che fosse salutare per lItalia la sua soppressione, ma solo tre o quattro mesi or sono ho concepito per la prima volta lidea di compiere io stesso lattentato. E a questa decisione sono stato indotto dai pi recenti avvenimenti politici, in particolare la partecipazione di Togliatti al convegno comunista internazionale. Una volta a Roma, Pallante sped a Togliatti un biglietto con la richiesta di un appuntamento: I motivi e lurgenza della richiesta dincontrarla mi riservo di specificarli di persona. In un verbale del 18 agosto, il giovane di Randazzo racconta al procuratore aggiunto, Giuseppe Aromatisi, il suo incontro con il Migliore, quando gli spar a bruciapelo. Mi stavo dirigendo verso il portone di via della Missione per chiedere da dove fosse uscito lonorevole Togliatti, quando lo vidi venirmi incontro attraverso la porta a vetri. Avanzai per colpirlo di fronte, ma non feci in tempo ad estrarre la pistola e ad abbassare il grilletto. Ebbi limpressione che il mio gesto fosse stato notato dallo stesso Togliatti, e per un momento rimasi perplesso e come intontito. In questo tempo mi pass innanzi e mi super e io, superato il momentaneo smarrimento, lo seguii, estrassi larma e gli sparai. Pochi giorni dopo lattentato, in isolamento a Regina Coeli dove era rimbalzata leco dellinsurrezione, il giovane di Randazzo teneva un fitto epistolario con amici e parenti. Nelle missive, sequestrate, indirizzate agli amici Paolo Marrone e Luigi Vagliasindi e allo zio Domenico Pallante, il mancato omicida faceva parlare la sua coscienza. E dava sfogo ai rimorsi, che non erano certo per aver sparato a Togliatti che non cita mai per nome ma per aver deluso il genitore: Il contegno di mio padre scrive allamico Luigi il 26 agosto spiegabile e io lo giustifico. Ma una combinazione di fatti mi hanno dato molto da pensare sul suo ultra rigido comportamento. In giudizio lo avr contro. Non una parola di pentimento. La sofferenza di Pallante unaltra: Il dolore che pi mi tormenta, credimi confida allamico Paolo di credermi dimenticato e ripudiato dai miei parenti e amici, che pur un giorno io apprezzai e amai. Tenta, poi, di giustificarsi in qualche modo. Credo che la mia azione, venuta cos a sorpresa e senza un mio cenno, avr messo dalla parte avversa quanti mi furono amici. Ma se c qualcuno con la testa sulle spalle, caro Paolo, dovrebbe comprendere e trarne le migliori conseguenze!. Nei ricordi cerca conforto alla solitudine: La sera, nei momenti di malinconia, e nella profonda solitudine in cui mi trovo, sento e risento le note del pianoforte. Ma poi mi f coraggio e vengo a quello che del mio destino e della mia fede. E tutto si accomoda. Il tormento, in quei momenti, pare essere solo ci che pensano di lui i suoi genitori. Caro Paolo, desidererei avere da te informazioni sui miei. Io per ora non scrivo loro. Saranno furenti. Ma Iddio ha voluto cos. Allaffettuosissimo Luigi accenna al suo futuro giudiziario: Come avrai potuto leggere dai giornali, a mezzo autunno avremo il processo. Io mi ci preparo con serenit e coscienza. Dovr affrontare calunnie, accuse, invettive, nonch una sentenza che gi prevedo un po dura. Il suo fu considerato dai giudici un delitto politico, e ci gli procur sollievo: Mi consola il fatto di non figurare come un reo qualsiasi, ma come responsabile di una mia esclusiva iniziativa a difesa e coronamento di quello che sempre stato il mio ideale. Pallante commenta anche linsurrezione che ha infiammato il Nord: Ho appreso con vero dolore scrive a Luigi e credimi, dei delittuosi fatti di sangue scatenatisi nel settentrione. Pi di tutto mi rattrista il sacrificio di sangue cui sono andati incontro numerosi agenti delle forze dellordine. A questi silenziosi martiri, dalle alte sfere soprannaturali, sar dato conoscere che le mie intenzioni erano delle pi pure e che quindi saranno fieri di essersi sacrificati per la difesa dei figli migliori dItalia, quindi per la loro Patria!. A quanto scaturito dal mio gesto, caro Luigi, non c niente da commentare. Ma c solo da capire, ripeto capire, da parte nostra, del Governo, e da quanti ancora oggi si sentono veri italiani. Ma nella lettera del 30 agosto, indirizzata allo zio Domenico, che Pallante si confessa, dolendosi per il dolore causato alla famiglia, ma rivendicando di aver agito quasi in forza di una volont superiore. Mio caro zio, cosa dire a spiegazione di un gesto che ha scombussolato ogni aspettativa? Tante cose avrei da dire, molto avrei da sostenere, niente da far attribuire a colpa quello che gi da tempo avevo deciso di fare. La mia situazione doggi gi lavevo dinanzi agli occhi allorch venni ad abbracciare te e i miei amati parenti lultima volta. per questo che non potei trattenermi dal piangere dirottamente. Posso quindi affermare, a conclusione assoluta di ogni spiegazione, che il mio destino aveva fortemente incamminato ogni mio atto, anche di quelli che oggi sono venuti alla luce per dare dispiacere a mio padre, nel senso che oggi mi hanno portato in una cella. Mio padre, e logicamente, mi ha allontanato dalla sua famiglia, insensatamente mi si dichiarato avversario. Spero che mi vorrai sempre bene e che comprenderai come il nostro nome non sia stato macchiato da alcun delitto, ma che si imposto nella tradizione di quanti la Patria hanno sempre amato e servito. Pallante fu condannato, il 3 ottobre del 1953, a dieci anni e otto mesi di reclusione, lavor come suo padre alla Forestale, e oggi un tranquillo pensionato a Catania.

IL VERBALE
Sopra, Palmiro Togliatti in ospedale A destra, larma usata da Pallante In basso, il luogo dellattentato presidiato da un agente e lultima pagina del verbale della deposizione di Togliatti

Repubblica Nazionale

FOTO OLYMPIA

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La rivoluzione che non ci fu


ALDO AGOSTI
ra il febbraio e il luglio del 1948 la giovane democrazia italiana sottoposta a tensioni durissime, che in pi di un momento sono a un passo dal metterla in discussione. Esclusi socialisti e comunisti nel giugno 1947 dal terzo governo De Gasperi, lAssemblea costituente ancora riuscita, superando divisioni politiche sempre pi profonde, a dare al paese la sua nuova Costituzione. Ma la carta fondamentale della Repubblica appare pi la testimonianza estrema di un momento irripetibile, maturato nel clima di unit del dopoguerra e presto svanito, che il fondamento riconosciuto di una nuova convivenza civile. La Guerra fredda diventata ormai una realt. Il risultato delle elezioni del primo Parlamento repubblicano italiano, convocate per il 18 aprile, rappresenta una posta altissima per le due superpotenze, che si dimostrano tuttaltro che disposte ad accettarlo a scatola chiusa: George Kennan, autorevole consigliere del segretario di Stato americano, prospetta lipotesi di mettere fuori legge il Partito comunista e condurre unenergica azione contro di esso prima delle elezioni per provocarlo alla guerra civile, e fornire cos il pretesto alla rioccupazione militare del Paese. Togliatti informa lambasciatore sovietico Kostylev che il Pci pronto a reagire ad uneventualit del genere con uninsurrezione armata nel Nord del paese. Strutture paramilitari clandestine sono apprestate non solo dai comunisti, ma, come ora ampiamente documentato, anche dai cattolici, in vista di uno show down ritenuto inevitabile nel caso che gli avversari non accettino un responso sfavorevole delle urne. Il clima avvelenato da una situazione sociale esplosiva. La politica di risanamento economico e finanziario inaugurata da Einaudi e proseguita da Pella ha aumentato i livelli di una disoccupazione gi estesissima. La Confindustria attribuisce il dilagare degli scioperi a un piano preciso del Pci e invita le imprese associate a non concedere nulla sul fronte della contrattazione. La campagna elettorale si apre cos in un clima di contrapposizione esasperata, in cui la situazione dellordine pubblico sembra sul punto di sfuggire di mano. La Chiesa e i comitati civici si mobilitano nella lotta contro lAnticristo. Gli emigrati americani scrivono alle loro famiglie in Italia che in caso di vittoria del Fronte gli aiuti del Piano Marshall cesseranno, e sar la fame. I partiti del Fronte popolare, apparentemente sicuri della vittoria, plaudono al colpo di forza con cui i comunisti, in Cecoslovacchia, si sono sbarazzati degli alleati di governo, e evocano minacciosi scenari di resa dei conti finale. I toni della propaganda si fanno via via pi accesi, rappresentando due Italie irriducibilmente nemiche. La vittoria della Democrazia cristiana, netta oltre ogni previsione, non smorza la tensione. Nelle settimane successive al voto lattenzione del Parlamento polarizzata dalla ratifica dellaccordo con gli Stati Uniti sul Piano Marshall. Nella discussione alla Camera, il 10 luglio, Togliatti denuncia in quellaccordo una subordinazione alla politica dei gruppi dirigenti imperialisti degli Stati Uniti e ammonisce che se il Paese dovesse essere trascinato in una guerra, noi conosciamo qual il nostro dovere. Alla guerra imperialista si risponde oggi con la rivolta, con la insurrezione per la difesa della pace, della indipendenza, dellavvenire del proprio Paese!. Tre giorni dopo un editoriale del quotidiano socialdemocratico, siglato dal suo direttore Carlo Andreoni, bollando la jattanza con la quale il russo Togliatti parla di rivolta, esprime la certezza che il governo della Repubblica e la maggioranza degli italiani avranno il coraggio, lenergia, la decisione sufficiente per inchiodare al muro del loro tradimento Togliatti e i suoi complici. E per inchiodarveli non metaforicamente. Questa prosa virulenta pu essere giudicata emblematica del clima in cui matura il gesto di Pallante il 14 luglio. Sia la Direzione del Pci sia la Cgil sono colte di sorpresa dallimponenza di una risposta di massa, disarticolata e in gran parte spontanea, in cui confluiscono la frustrazione per la sconfitta elettorale del 18 aprile, lo sdegno per lattentato alla vita di un dirigente amatissimo dai militanti, la diffusa attesa per una spallata decisiva che in tanti si aspettano. Non mai stato provato che dietro questo movimento tumultuoso ci fossero una trama organizzativa e una leadership politico-militare del Pci, come sosterr pi tardi il ministro Scelba. probabile piuttosto che scattino quei meccanismi di difesa che il partito ha predisposto per lipotesi di una provocazione e di un colpo di Stato, e che in qualche caso questi meccanismi sfuggano di mano, soprattutto per lintervento degli ex-partigiani, a chi li aveva ideati. Per tre giorni, paralizzata dallo sciopero generale, lItalia sembra sullorlo della rivoluzione. Restano sul terreno almeno quindici morti, equamente divisi fra agenti delle forze dellordine e dimostranti, mentre vengono operati migliaia di arresti. Eppure in quel momento decisivo ciascuna delle parti che si fronteggiano compie un passo indietro sullorlo del baratro: i comunisti frenano, evitano che il moto si trasformi in insurrezione, e presto lasciano cadere anche la richiesta di dimissioni del governo. Questo a sua volta non cede alla tentazione di mettere al bando il Pci. La guerra di movimento dei caldi mesi di febbraioluglio si trasforma lentamente in guerra di posizione. Le appartenenze separate, bench abbiano messo radici profonde e destinate a durare, non cancellano del tutto il senso di una cittadinanza comune e il rispetto di una serie di regole sia pure a malincuore condivise. La democrazia, malgrado tutto, tiene.

FOTO GIANCOLOMBO/CONTRASTO

EDIZIONE STRAORDINARIA
Nella foto grande, ledizione straordinaria dellUnit del 14 luglio 1948 Qui sopra, una lettera di Antonio Pallante dal carcere di Regina Coeli Sotto, un suo ritratto del tempo

www.edizionidedalo.it

Roland Lehoucq

La luce vista da vicino


Cos la luce? Perch riscalda? Da quanti colori composta? Un astrofisico in pensione risponde alle mille domande dei tre nipotini, appassionati di raggi laser e impazienti di capire meglio quello che vedono ogni giorno.

non come credi


Si comincia cos. Col mentire a se stessi e credere perdutamente alle proprie fantasie. Poi si finisce per ingannare gli altri e il mondo intero.
Distribuito da Messaggerie Libri

Laura Minestroni

Edizioni Dedalo

Roland Lehoucq

IN LIBRERIA

Il Sole la nostra stella


Cos il Sole? Perch brilla? Come fa a scaldarci, se cos lontano? Un simpatico astronomo risponde alle domande di quattro piccoli amici, guidandoli con pazienza e senso dellumorismo in un viaggio alla scoperta della stella a noi pi vicina.

Lupetti

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Narrativa

FOTO OLYCOM

- PUBLIFOTO

Repubblica Nazionale

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limmagine
Svolte della moda

Allalba del Ventesimo secolo, negli anni febbrili che precedono la Grande guerra, un couturier francese sconvolge la buona societ disegnando abiti sotto i quali si poteva percepire il corpo!
Ora, alla sua opera e alla sua straordinaria vita, il Metropolitan di New York dedica una mostra

NATALIA ASPESI

E lo stilista-sultano cre la donna libera


a notte dell11 giugno 1911 Paul Poiret offr a trecento ospiti la pi fiabesca delle sue tante stupefacenti feste. Laveva intitolata La milleduesima notte, in omaggio pi alla sua moda arabeggiante che alla passione orientalista precipitata su Parigi con larrivo degli audaci Ballets Russes. Il giardino, simile a quello di Versailles, e il palazzo appartenuto a Luigi XVI, dove il couturier aveva aperto la sua sartoria, erano illuminati dalle torce rette da servitori di colore a torso nudo, ragazze seminude spargevano incenso, pappagalli multicolori, uccelli del paradiso, pavoni si nascondevano spaventati tra gli alberi da cui pendevano frutti luminosi, un immenso buffet percorreva una specie di grotta di Al Baba, caraffe di bevande multicolori emanavano luce, dal buio arrivava musica esotica, tra gli ospiti in costume persiano si muovevano saltimbanchi, fattucchiere, cartomanti, mimi, finti mendicanti e finti venditori di schiavi. Su un trono doro sedeva Paul Poiret abbigliato da sultano, con un fiabesco turbante di raso bianco incrostato di gemme su cui svettava una aigrette di fili di cristallo: arrivati tutti gli ospiti, Poiret che a trentadue anni era gi chiamato le magnifique, apr una grande gabbia dorata dove lo attendeva la languida, incantevole favorita: la sua modella ideale, la ventenne moglie Denise, bella e sottile, che in quella notte di meraviglia, con quei pantaloni gonfi di chiffon ocra stretti alle caviglie, la corta crinolina a paralume di lam dorato, leggera come la corolla rovesciata di un papavero, il turbante doro con una gigantesca aigrette fermata da un gioiello di turchesi, era limmagine della nuova femminilit libera e sensuale che inaugurava il Ventesimo secolo. Era il tempo dellaudacia, anche per le donne, anche per la moda, dellultimo fulgore di piacere e mistero prima della tragedia della guerra: era anche il tempo in cui stava nascendo il movimento femminista che chiedeva di uscire dalla secolare sudditanza e pretendeva prima di tutto il diritto al voto. Sin dagli inizi Poiret aveva sconvolto la buona societ cancellando sei secoli (se si esclude il periodo del Direttorio e dellImpero napoleonico) di abbigliamento femminile costrittivo, di vite strette e di gonne a cono, di strati e strati di tessuto a celare ogni naturalezza, ancora in auge in quel primo decennio del secolo. La sua fu una rivoluzione epocale, quasi oltraggiosa, del modo di vestire, una vera metamorfo-

STANCHEZZA
Lassitude, un modello di tunica di Paul Poiret disegnato da Georges Lepape nel 1912

si del corpo che, liberandolo dal rigido corsetto e dalleccesso di stoffa, scegliendo come punto di forza dellabito le spalle e non la vita, restituiva alle donne il diritto alla forma naturale, le preparava allindipendenza, alla fuga dalla domesticit claustrofobica, al mondo del lavoro e delle carriere, agli sport, ma anche al tango che nessuna donna deformata in una assurda clessidra, contro cui gi si scagliava la scienza medica, avrebbe mai potuto affrontare. Le ricche signore parigine, come la contessa di Greffulhe, modello per la proustiana duchessa di Guermantes, si entusiasmarono subito per questa semplicit davanguardia che in qualche modo si adeguava allo slancio dei nuovi movimenti artistici, per le linee diritte, alla greca, gli scolli a barchetta, la vita alta, i colori vivaci, per la scoperta di una mai provata libert di movimenti. Ma le signore stavano chiuse nei loro salotti, nelle loro carrozze e automobili, e Poiret invece pensava che la moda esiste solo

quando scende in strada, quando di tutti. Cos un sabato pomeriggio and alle corse di Longchamp con tre mannequin vestite con lo stesso abito di linea greca, dagli spacchi laterali che mostravano, massima impudicizia, le caviglie, per di pi avvolte nella novit delle calze colorate. Fu uno dei tanti scandali che accompagnarono il travolgente successo internazionale del couturier. Le Figaro scrisse: Senza ombra di dubbio quegli abiti sono il peggio delle recenti follie. E Lillustration: Che orrore! Sotto quei vestiti si poteva percepire il corpo!. In Inghilterra, dove Margo Asquith, moglie del primo ministro liberale, aveva invitato Poiret a mostrare i suoi modelli, ci fu una vera crisi politica e la stampa conservatrice attacc Downing Street, per loccasione soprannominata Gowning Street (da gown, abito). Le magnifique accumulava fama, denaro, svenimenti di signore, oltraggi di gentiluomini, e, imperturbabile, seguiva la sua strada di appassionato innovatore. Nel 1910 lanci una gonna cos stretta alle caviglie che le signore erano costrette a saltellare: e questa volta intervenne addirittura papa Pio X ordinando ai parroci di non dare lassoluzione alle signore cos bizzarramente abbigliate. Ma fu con La milleduesima notte del giugno 1911 che inaugur le pi scandalose delle sue innovazioni, la jupe culotte e la jupe entreve (la gonna pantalone e la gonna ripresa alle caviglie), e addirittura un modello di veri pantaloni ampi, vagamente maschili, che anticipavano i pigiama degli anni Trenta. Jean Worth, da cui aveva lavorato a ventanni, figlio di Charles Frederick, il creatore delle imponenti crinoline dellImperatrice Eugenia, comment la novit: volgare, malvagia, brutta! Il mondo impazzito: nessuno parla pi di arte, letteratura o politica, ma solo di quellorribile indumento!. Nei mesi seguenti Poiret vendette jupe culotte per dodici milioni di franchi. Nessun couturier di quel periodo, ancora legati alla morigeratezza del corsetto, n il grande Jacques Doucet, n Madame Paquin n le sorelle Callot, avevano mai raggiunto un tale trionfo. Nel suo diario il poco pi che ventenne Jean Cocteau scrisse: Le duchesse sono pronte a farsi vestire, svestire, mettere in costume da Paul Poiret. Sognano solo di diventare la sua favorita, le fodere di seta e pelliccia dei cuscini, i paralumi e i tappeti dellharem del sultano alla moda. Paul Poiret a trentanni era un uomo robusto con barba e baffi scuri, neri occhi sporgenti, un aspetto dignitoso e imponente da vecchio gentiluomo in marsina e tuba. Veniva da una famiglia di negozianti di tessuti, il suo primo impiego laveva avuto

da Jacques Doucet, il sarto dellalta societ fine secolo e grandioso collezionista, da Watteau a Matisse, da Chardin a Picasso, da cui aveva acquistato il celebre Les Demoiselles dAvignon. Poiret amava le donne e le voleva libere; la moda e la voleva democratica, per tutti; larte e fu uno scopritore di talenti. George Lepape era sconosciuto quando il cotourier lo scelse per disegnare lalbum di una sua collezione. Era sconosciuto Romain de Tiroff, che a diciannove anni fece alcuni schizzi degli abiti presentati da Poiret a Mosca e San Pietroburgo e due anni dopo, a Parigi, divenne il suo assistente disegnatore col nome di Ert. Nessuno sapeva chi fosse il pittore americano Edward Steichen e lui lo scelse per fotografare la sua collezione, trasformandolo in una celebrit. Anche Man Ray fu introdotto alla fotografia di moda ed sua quella famosa della giovane miliardaria Peggy Guggenheim in un abito ricamato con strascico di un Poiret gi in declino. Amico di artisti, collezion pi di un centinaio di opere, da Brancusi a Matisse, da Modigliani a Picabia, da Picasso a Van Dongen, Utrillo, Rouault, Vlaminck, Dunoyer de Segonzac e Raoul Dufy che per lui disegnava tessuti, inviti, pannelli. Era davvero un personaggio vulcanico, eclettico, costantemente creativo: scriveva articoli, libri tuttora preziosi per chi si occupa di moda (En habillant lEpoque, Revenez-y, Art et finance), ed essendo un gran gourmet anche un famoso ricettario, 107 ricette o curiosit culinarie. Fu attore accanto a Colette ne La vagabonde, disegn costumi per le Folies-Bergre e il Casino de Paris, per un Nabuchodonosor e per un Afrodite. Con i suoi dipendenti, con cui era protettivo e generoso, la regola doro, che vale anche per gli stilisti di oggi, era: Voglio essere ubbidito anche quando ho torto. Dalle clienti pretendeva cieca sottomissione e non accettava nessuna osservazione. Offeso con la baronessa Henri de Rothschild, che aveva criticato un suo abito, le imped di entrare a una sua sfilata. Non sono abituata ad essere messa alla porta dai miei fornitori, disse loltraggiata dama. Non mi considero un suo fornitore e fino a quando non se ne andr non ci sar nessuna sfilata. Il giorno dopo si present il Barone stesso in compagnia della sua giovane amica che sino a quel momento non aveva osato farsi vedere da Poiret per paura di incontrare la Baronessa. Per quel che riguarda le critiche, Poiret ha fatto scuola: ad essere cacciate dalle sfilate oggi sono le giornaliste che non si prostrano ai piedi dei Narcisi pi potenti. Tutto ci che oggi fa naturalmente parte del mondo della moda fu in qualche modo anticipato

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LA MOSTRA Il Metropolitan Museums Costume Institute di New York celebra Paul Poiret allestendo una mostra dal titolo Poiret: King of Fashion. Saranno esposti vestiti, disegni e bozzetti (parte di questo materiale non mai stato esposto prima) e attraverso video installazioni la mostra approfondir la tecnica di Poiret e la sua modernit. La mostra sar inaugurata il 7 maggio e aprir al pubblico dal 9 maggio al 5 agosto

DIVE E ANCELLE
Nella foto a sinistra, due abiti di Poiret del 1911 Qui accanto un abito da sera in velluto blu del 1923 Nella foto in basso, Paul e Denise Poiret in costume alla festa della Milleduesima notte del giugno 1911 Sotto, un dipinto di Georges Lepape ispirato a Denise durante la festa

ALBUM DI FAMIGLIA
In alto, Madame Poiret con la figlia Martine nel 1912. In basso, la famiglia Poiret: da sinistra Perrine, Madame Poiret, Colin, Paul e Martine

SILHOUETTE
In alto due modelli di Paul Poiret del 1911 disegnati da Georges Lepape A sinistra, abito da giardino del 1926 A destra, un abito di seta con maniche crespe e ornamenti di organza ai polsi e alle spalle (1922) disegnato da Andr Marty

da lui: e non solo nelle linee rivoluzionarie e nei colori alla Matisse, da sempre scopiazzati anche nelle ultime collezioni; non solo nei turbanti che attualmente fasciano la testa delle fashion victims; e negli allora scandalosi stivali maschili al ginocchio, a tacco piatto e in colori squillanti che indoss anche lattrice-danzatrice fatale Ida Rubinstein in un suo viaggio in Abissinia, conquistando gli atterriti dignitari locali. Fu il primo couturier a lanciare il suo profumo, e per questo apr un laboratorio e una societ che chiam Rosine, dal nome della prima dei suoi cinque figli, nata nel 1906. Fu il primo a progettare una collezione di moda maschile, a inventare la boutique, a studiare il sistema del prt--porter e delle

royalties, a partire alla conquista degli Stati Uniti, a chiedere agli artisti di lavorare per lui. Chiam Martine, come la sua secondogenita nata nel 1911 (vennero poi Colin nel 12, Perrine nel 16, Gaspard nel 18), la scuola di arti decorative ispirata allaustriaca Wiener Werkstatte, aperta a ragazzine particolarmente dotate, di famiglia operaia, che lui stipendiava. Fu uniniziativa cos geniale che sei mesi dopo Poiret pot aprire in Faubourg Saint Honor un negozio per vendere i loro lavori ultramoderni, tappezzerie, tappeti, tessuti darredamento, mobili, lampade, vasi; le Martine, come venivano chiamate le allieve della scuola, furono ingaggiate per decorare appartamenti, ristoranti, alberghi. Con quegli arredi Poiret decor un castello di Isadora Duncan; Sacha Guitry fu il primo ad ordinare la vasca da bagno interrata di mosaico

Nellagosto del 1914,

part per il fronte con una divisa su misura

fatta di tessuto pregiato, a bordo della sua Torpedo guidata dallautista


TRA I GUANCIALI
Un vestito realizzato dal couturier Paul Poiret e disegnato da George Lepape nel 1911

doro inventata, come il bar nel salotto, dal couturier. Al culmine del suo successo, venerato in tutto il mondo, Poiret, a trentacinque anni, chiuse di colpo tutto, laboratori e casa di mode. Il 3 agosto 1914 la Germania aveva dichiarato guerra alla Francia, e lui, spinto da appassionato patriottismo, raggiunse subito il reparto di fanteria cui era stato assegnato, vestito con una divisa di tessuto pregiato e fatta su misura, a bordo della sua Renault Torpedo guidata dallautista. Evitando le baracche militari, si sistem con il pittore Andr Derain in un alberghetto che arred subito con mobili Impero e tende Martine. Assegnato come aiuto sarto al 119 reggimento fanteria, impar ad attaccare bottoni alle divise, accorgendosi dello spreco di tessuto e tempo con cui erano confezionate. Instancabile e desideroso di essere utile alla Patria, molest ogni responsabile dellesercito arrivando sino a Alexandre Millerand, ministro della guerra e futuro presidente francese, senza risultato. Dopo quattro anni e mezzo di impegno militare, a guerra finita, Poiret fu finalmente congedato. La sua primogenita Rosine, a dieci anni, era morta di otite, il neonato Gaspard di spagnola. Con un piccolo capitale, bisognava, a quarantanni, ricominciare da capo, grandiosamente. Ma il mondo era cambiato, erano cambiate le donne che con gli uomini al fronte avevano scoperto lindipendenza, anche la moda doveva cambiare, semplificarsi, diventare razionale, meno costosa, a disposizione di tutti, adatta per quella nuova figura di donna che non era pi la signora ma la ragazza, splendente di giovinezza, impaziente di muoversi liberamente negli abiti dalle gonne accorciate: la flapper, la bachelor girl. Lui, che era stato il primo a rivoluzionare labbigliamento femminile e capiva benissimo i nuovi bisogni delle donne, non cap che il cambiamento non era temporaneo ma irreversibile: il suo bisogno di unicit, di preziosit, gli suggerivano abiti rinascimentali e medioevali, addirittura da infanta secentesca; non gli mancava n lispirazione n la sapienza della bellezza, ma ormai le sue idee non corrispondevano pi ai desideri delle donne. Il precipizio fu veloce, le riviste di moda cominciarono a

ignorarlo, le clienti sparivano. Ma la sua fama resisteva e, in pieno sfacelo, Natasha Rambova, in viaggio a Parigi col marito Rodolfo Valentino, gli ordin un intero guardaroba. Anche Josephine Baker, la massima star degli anni Venti, si vestiva solo da lui. N le drammatiche difficolt impedivano a Poiret di mantenere il suo orgoglio: Mistinguett, che una volta laveva irritato, gli chiese un costume rosa carne per un suo spettacolo al Casino de Paris. Lei arricci il naso: Ma questo per lei rosa?. E lui: Certo mia cara, rosa spento, cos appropriato per lei. La situazione finanziaria peggiorava, fu costretto a chiedere aiuto alle banche, che spietate si impossessarono anche del suo nome. Continuava ad avere iniziative brillanti, eleganti, raffinate, che per fallivano. Dovette vendere anche la sua collezione di quadri, finiti nei grandi musei americani e francesi, fino a quando i nuovi padroni gli tolsero il telefono, gli sbarrarono lingresso nei suoi uffici e nel 1929, lanno del crollo di Wall Street, chiusero definitivamente la Maison. Con ogni franco che guadagnava in vari modi Paul Poiret pagava i suoi debiti, and anche a presentarsi alle liste di collocamento, che non prevedevano lavoro per un couturier, mestiere sconosciuto. Un giorno incontr Coco Chanel vestita di nero e lui, che odiava sia quel colore che la nuova giovane diva della moda, le chiese ironico: per chi porta il lutto signora? Per lei signore, fu la risposta crudele. Ma Paul Poiret che era stato ricco, potente, temuto, venerato, non pieg mai la testa neppure nelle avversit, non smise mai di credere in se stesso, di sognare, di progettare: neppure quando la moglie lo lasci, neppure ad ogni sfratto dalle camere ammobiliate, neppure quando gli amici rimasti fecero una colletta per permettergli di mangiare. Colpito dal morbo di Parkinson, debilitato per le privazioni della miseria ma anche della Seconda guerra mondiale, Paul Poiret mor in ospedale la sera di venerd 28 aprile 1944: aveva sessantacinque anni, Parigi era occupata dai nazisti, il primo maggio era una giornata di sole e il suo funerale fu seguito da trecento persone. Non se ne accorse quasi nessuno, neppure i giornalisti, tranne Lucien Franois: ...un uomo non pu, come Poiret ha fatto, dedicare la sua vita a esaltare il prestigio del lusso in una citt che vive di lusso e ne ricava tesori; un uomo non pu, come Poiret, essere stato colui cui tanti artisti, sarti, industriali tessili, profumieri, devono indirettamente parte della loro fortuna; un uomo non pu esser Poiret e morire in tale desolata miseria.

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Uno zibaldone di poesie, immagini, oli, litografie che il grande architetto intitol Le Pome de langle droit. Lo considerava la sintesi del suo pensiero artistico, lultimo approdo della sua concezione dello spazio. Ora, 52 anni dopo, viene pubblicato anche in Italia

LeCorbusier
Luomo che guarda e le utopie di cemento
ENRICO REGAZZONI

I taccuini di

hi si ricorda di Le Corbusier? Travolte dallimpietosa stagione della bellezza, figure che hanno segnato con forza il nostro modo di pensare e di vivere rischiano oggi di essere difficilmente ricostruibili. Sono entrate nella storia, si dice: ma la storia recente, e cio quellordinamento del tempo passato che pensavamo imperdibile, si anche trasformata in una zona franca della rimozione collettiva. E non semplice restituire nitidezza al profilo del personaggio che forse pi di ogni altro influenz larchitettura del Novecento, forzandone i limiti e saturandola di genialit e contraddizioni. Intanto, quanti furono i Le Corbusier? Anagraficamente, uno solo: e cio quel Charles-Edouard Janneret-Gris (lo pseudonimo di Le Corbusier lo adott per la prima volta sulla rivista Esprit Nouveau, da lui fondata nel 1919 con il pittore Amde Ozenfant e il poeta Paul Derme), nato in Svizzera, a La Chaux-de-Fonds il 6 ottobre 1887. Culturalmente, molti di pi: il razionalista severo e lumanista innamorato della classicit mediterranea, il teorico del cemento armato e il disegnatore di leggerissimi mobili, lautodidatta in lotta contro le accademie e larchitetto disposto a collaborare con qualsiasi potente, lintellettuale che vagheggiava complessi abitativi ai limiti di una logica concentrazionaria e il poeta capace di progettare una chiesa che solo grazie al suo peso non spiccava il volo. E poi il tirchio, il lirico, il generoso, il cinico, il genio... Tutto e il suo contrario, apparentemente. Ma sempre in tensione verso il confine delleccellenza, e sempre allinsegna di un culto smisurato di se stesso. Cos, se uno ne avesse voglia (ma chi, fra quanti non lo conoscono gi, potrebbe oggi sentirsi spinto a fare i conti con lui, senza timore di apparire obsoleto o snob?), dovrebbe cercare di di-

stricarsi nella spaventosa mole di materiali che Le Corbusier, per bulimia dazione ma anche per fiera volont di testimonianza di s, ci ha consegnato: cento edifici, centosettanta progetti non costruiti, sessantacinque progetti di urbanistica, quattrocento pitture a olio, sette affreschi, duecento litografie, quaranta tappezzerie, cinquanta sculture, venti mobili, cinquanta libri, seimila disegni autografi, trentaduemila disegni dello studio darchitettura. Terrorizzante, daccordo. Ma si potrebbe almeno tentare, per scoprire quanto della sua eredit sia ancora vivo. La meta, come si dice, vale il viaggio. Poi ci sono le occasioni, come questa edizione de Le Pome de langle droit (Il poema dellangolo retto), dove Corbu (come lo chiamavano gli amici) elegge la forma artistica a ultimo approdo dellorganizzazione spaziale. O come, arretrando nel tempo, le manifestazioni che si tennero ventanni fa (sembrano secoli, quanto a clima culturale) in occasione del centenario della nascita. Proprio in quella circostanza, allinizio del 1987, apparve un numero speciale della rivista Casabella (allepoca diretta da Vittorio Gregotti) curato da Pierre-Alain Croset e interamente dedicato a Le Corbusier. Meglio: il numero della rivista prendeva in esame lincredibile capacit di osservazione del reale che per il progettista era la prima chiave di lavoro. Guardare / osservare / vedere / immaginare / inventare / creare, questa la progressione che teorizzava lui stesso negli ultimi anni. E ancora: Sono un asino ma che ha locchio. Si tratta dellocchio di un asino che ha capacit di sensazioni. Sono un asino con listinto della proporzione. Sono e rimango un visivo impenitente. Pi che unattitudine: un dono, il suo sguardo. La possibilit di cogliere il centro al primo colpo docchio. Ma anche una tecnica, dapprima sorretta dalla pratica costante del disegno (la macchina fotografica era per lui strumento di pigrizia), poi, con larrivo

Sono un asino - diceva di s ma che ha locchio


Sono un asino con listinto della proporzione

Sono e rimango un visivo impenitente

della Cupido 80 (una camera assai evoluta per lepoca), perfezionata con splendide fotografie. Infine liberata dallaereo (Corbu fu tra i primi civili a farne un uso sistematico): Dallaereo ho assistito a spettacoli che si potrebbe definire cosmici. Che invito alla meditazione, che richiamo alle verit fondamentali della nostra terra!. Cos, partendo dagli occhi, riusc a cogliere il senso di tutti i progetti che si trov ad affrontare, a formulare le domande corrette e dunque a dotarsi di un bagaglio culturale essenziale che gli consent un uso trasversale del proprio sapere. Pur avendo cominciato come orafo cesellatore (La Chaux-de Fonds era citt dorologi e il suo primo maestro fu il pittore Charles LEplattenier), la

qualit estetica (di un oggetto, di un edificio, di unintera citt) non divent mai lobiettivo primario della sua ricerca, ma piuttosto un esito naturale della necessit. Impossibile, qui, riassumere in poche righe le esperienze che segnarono il suo percorso creativo. Ricorderemo il suo apprendistato presso Peter Behrens, a Berlino (fra il 1910 e il 1911), e il voyage dOrient (sempre nel 1911), due fatti che certo pesarono nella sua radicale devozione alla classicit. Come pure fu decisiva, nel suo inseguimento di uno standard edilizio innovativo, limpressione che gli fecero le rovine della Prima guerra mondiale in Francia. Di tutto questo (e della sua esperienza pittorica, allinsegna del purismo) formul una sintesi magistrale in Vers une architecture, il libro che nel 1923 gli valse la definitiva consacrazione nellolimpo della modernit. Altro fu la battaglia per costruire davvero. Tutti segnati da una forte esemplarit, gli edifici da lui firmati furono certo inferiori, per numero e dimensioni, a quelli che la sua carica di utopia gli avrebbe suggerito. Dalle ville ai grands travaux, fino alla cappella di Notre-Dame-du-Haut e a Chandigarh (la nuova capitale indiana), Le Corbusier insegu tanto il sogno collettivo di un nuovo modo di abitare quanto quello, solitario, di unarte che varcava la soglia dellindicibilit e diventava cosa. Pens smisuratamente in grande, riprogettando citt senza esserne richiesto e bussando, spesso inutilmente, a porte non consigliabili quali quelle di Ptain, Stalin e Mussolini (nulla di suo edificato in Italia). Disinvolto Robespierre dellarchitettura, cerc di imporre la felicit delluguaglianza, disegnando spazi che indirizzavano i comportamenti delle persone, anzich assecondarli. Poich fu geniale, i suoi sbagli ebbero comunque un senso. Ma quelli dei suoi entusiasti nipotini, molto meno. Ricordo un personale pellegrinaggio giornalistico di anni fa allUnit dhabitation di Marsiglia, ledificio-

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TIRATURA LIMITATA
Nel montaggio grafico, unimmagine di Le Corbusier e cinque pagine tratte da Le Pome de langle droit. Il libro fu pubblicato nel 1955 dalle Editions Verve in tiratura limitata Ora esce anche in Italia per Electa, che ha riprodotto fedelmente ledizione originale

Quellangolo retto tra la mente e il cuore


citt da lui progettato come un transatlantico (e costruito fra il 1947 e il 1952). Un gigante di cemento lungo 165 metri e alto 56, pensato per ospitare 1.600 persone in 337 appartamenti di 23 tipi (ma la superficie standard di 98 metri quadrati), ma anche dotato di servizi interni quali albergo, bar e supermercato. Unarchitettura grandiosa, inquietante, che articola i cinque punti fondamentali da lui teorizzati (pianta libera, facciata libera, pilotis di sostegno, finestra in lunghezza e tettoterrazza) e che, nel bene e nel male, lascia il suo segno in chi la abita. Cerano, allepoca, violente zuffe condominiali per decidere sulle enormi spese di ristrutturazione (il cemento a vista si ammalora rapidamente), e alcuni spazi pensati per la vita in comune (cineclub, atelier di fotografia, club di ping-pong) erano stati chiusi. Dalla palestra sul tettoterrazza, divenuta scuola di karate, provenivano le angoscianti urla dei lottatori. Ma molti inquilini (soprattutto architetti ed ex ragazzi del 68 che non avevano abdicato alle utopie comunitarie) erano comunque felici di esser l, sostenendo che allinterno dellUnit vigeva una solidariet non riscontrabile in alcun quartiere cittadino. Sempre in quel viaggio, mi capit di pernottare nel convento di Sainte-Marie de la Tourette, a Eveux-sur-lArbresle, non molto distante da Lione. Era uno degli ultimi lavori di Le Corbusier (edificato fra il 1957 e il 1960), ma an-

RENZO PIANO, LE CORBUSIER E LA MAGICA LUCE ROSSA


Lo schizzo e gli appunti qui sotto sono il primo studio dellarchitetto Renzo Piano per il convento delle Clarisse che sta progettando e che dovr sorgere accanto alla cappella di Ronchamp, opera di Le Corbusier. Accanto al disegno Piano ha scritto: Le Corbusier a Ronchamp Le Corbusier la luce la fa entrare da nord. la luce magica che si colora di rosso

che qui le impronte dei casseri erano imbruttite da cavillature e crepe. E anche qui era evidente la passione dellarchitetto per le idee e la sua noncuranza per le cosiddette finiture. Spezzate in due le funzioni del chiostro (che serve a pregare e a muoversi), i padri domenicani pregavano sui tetti-terrazza e si spostavano nei lunghi camminamenti interni. Le celle, unottantina, riprendevano le dimensioni del Modulor (un sistema di proporzioni a misura duomo che larchitetto aveva ricavato dalla sezione aurea e dalla serie di Fibonacci): 226 centimetri in altezza, cio un uomo con le braccia alzate, e 186 in larghezza, un uomo con le braccia aperte. Qualche lamentela dei religiosi, perch quello strambo progettista, che amava il contrasto dei materiali, aveva murato i vetri delle finestre fisse direttamente nel cemento. Quando si rompevano, come ai vetri accade, era un bel guaio. Da ultimo visitai il Cabanon di Cap Martin, la baracca in legno (un quadrato di 366 centimetri di lato) che costru per s davanti al mare, sul terreno di amici, e dal quale usc per quel suo ultimo bagno (mor nuotando, per crisi cardiaca, il 27 agosto 1965). Un tavolo, uno sgabello, un letto, un lavandino. Unautopunizione? Al contrario: lidea di quanto basta. Oggi, che larchitettura un effetto e lo stupore la sua musa, nulla sembra bastare. Del resto, lessenziale richiede una dimensione. Il superfluo, no.

AMBRA SOMASCHINI

anoscritti, ghirigori, litografie, oli, disegni, collage. Nel 1955 Le Corbusier pubblica Le pome de langle droit, poema in formato extralarge, 32 per 42 centimetri, mischia scrittura e composizione, parole e immagini, fonde bozzetti e papiers colls insieme alla sua ispirazione poetica. Un libro elegante, raffinato, in edizione limitata, 250 copie soltanto, un lavoro lungo otto anni e 155 pagine, un discorso plastico-letterario, una nuova sintesi delle arti, unaffascinante percezione del reale presentata dalle Editions Verve promosse da Triade, ovvero dalleffervescente artista e critico parigino Stratis Elefteriades che sulla sua rivista ospitava Lger, Matisse, Picasso. Il pome esce per la prima volta in Italia il 29 maggio (Electa, 185 pagine, 145 illustrazioni, 95 euro) con una lunga introduzione di Juan Calatrava: Le Corbusier attribuiva a questo poema un posto fondamentale nel suo iter e lo considerava unopera di sintesi di ricapitolazione del suo pensiero e delle sue idee intorno alla creazione artistica e architettonica. Un libro sensoriale diviso in sette sezioni: Milieu-Ambiente, Esprit-Mente, Chair-Carne, Fusion-Fusione, Caractres-Caratteri, Offre-Offerta, Outil-Attrezzo. Un sottocapitolo dedicato a La main ouverte-La mano aperta: La vita che si gusta attraverso il plasmare delle mani, la vita che nella palpazione. In una frase c il grande amore per Yvonne Gallis, la moglie morta: Lei in alto e non lo sa [...] lei la rettitudine, il bimbo dal cuore limpido che sta al mio fianco, i suoi gesti semplici e quotidiani sono il sigillo della sua grandezza. In unaltra la descrizione dellambiente che ci circonda: Luniverso dei nostri occhi riposa su di un piano bordato di orizzonte / La faccia girata verso il cielo / Consideriamo lo spazio inconcepibile fino a qui non colto. C un autoritratto: Sono un costruttore di case e palazzi, vivo in mezzo agli uomini in pieno nella loro matassa ingarbugliata. Fare unarchitettura fare una creatura. Ma cos langle droit definito dallo stesso Le Corbusier categorico angolo retto del carattere, della mente, del cuore? immagine di ordine e chiarezza, la figura pi prossima alla linea retta spiega Francesco Dal Co, ordinario di storia dellarchitettura allo Iuav di Venezia, che ha curato ledizione italiana il segnale e il segno di una differenza e di un confine, dei punti infiniti dove le cose, toccandosi, si separano predisponendosi a venire ricomposte. Questo poema aggiunge il tentativo di mostrare come la mano lavora. Le Corbusier esemplifica il passaggio spiegando come la sua mano operi nellavvalersi della parola, lo scrivere e della forma, il dipingere.

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la lettura
Cronisti noir

Esce per Feltrinelli il primo romanzo di Gianni Mura, un thrilling

che si dipana lungo il percorso di un Tour de France insanguinato Ne anticipiamo il capitolo iniziale, dove una ragazza assassinata bussa alla porta della stanza dalbergo del narratore e lo precipita - da unavventura fatta di racconti epico-sportivi e di ottime cene in un incubo che solo un bizzarro commissario sapr dissolvere

GIANNI MURA

hi, Barba, ti andrebbe una bella scopata?. Sono appena uscito dalla stazione, due quotidiani italiani in mano. Il mio albergo proprio di fronte. Ha parlato una ragazzina minuta ma con grandi tette. Capelli neri a caschetto, camicia a maniche lunghe, minigonna, sandali. Forse ho capito male. Forse no. Forse una tossica. Non ho capito bene. Allora ripeto: ti andrebbe una bella scopata, nel tuo albergo?. Tutte le volte che mi abbordano ho sempre il timore di essere scortese. Mi sembra un po presto. Mica vero, la tarda mattinata lideale per i pensionati. Non sono ancora un pensionato. E che ci fai a Nantes?. Sono qui per il Tour. Benissimo. Viva il Tour. Offerta speciale: un pompino imperiale pi una coppa di Champagne, cinquanta euro. Champagne a carico tuo. Cosa c, non sono abbastanza carina? O sei finocchio?. No, anzi, ma ho da lavorare. Mi crolla il mito dellitaliano sempre arrapato. Sveglia, la ragazzina. Il rosa della Gazzetta lha notato. Sono poco italiano e poco arrapato. La seconda una mezza bugia. Lei bella anche simpatica, nella sua sfrontatezza. Carletto andato a Challans per sintonizzare la radio di bordo su Radio Tour e torna a met pomeriggio. Il pezzo il solito pezzo di vigilia. Metto la mano nella tasca destra, dove tengo le banconote sotto i cinquanta. Ne prendo una a caso. da venti. Gliela allungo. Dai, vai a farti un panino, lora giusta anche per quello. Lo considero un anticipo. Fa sparire i soldi nella tasca della camicia. Arrivederci. Non torno in albergo, quella capace di venir-

NANTES, 1 luglio

mi dietro. Vado in un baretto lungo la Loira, unomelette e un bicchiere di Muscadet, pessimo il caff. Mi sa che aveva ragione la ragazza, un pompino e una coppa di Champagne era meglio. Amen. Pensiamo al pezzo. Torno in albergo. * * * Challans. Tanto per dire che tipo Bill Sheldon. Oggi alle 18.48 parte alla ricerca della settima vittoria al Tour (il record, e con sei tutte di fila, gi suo) con un 7 giallo stilizzato sulla forcella. La ruota dietro, lenticolare, stata decorata da un celebre writer di New York, Benny Salvatore. I motivi ornamentali, dorati su fondo nero, hanno un che di funebre, ma passi. Sul telaio si leggono due numeri, un 2 e un 10. Cos si chiama la linea di abbigliamento della Roll studiata per Sheldon. Spiegazione. Il 2 ottobre (del 96) gli era stato diagnosticato il cancro ed da questa data, ci tiene a ricordarlo, che Sheldon comincia la sua seconda vita. Questo sar comunque il suo ultimo Tour, lha detto e ripetuto. E ha gi designato il suo erede, Mirko Valli. In passato gli aveva fatto la corte perch entrasse nella sua squadra, e Valli aveva detto no grazie perch ci teneva a fare la sua corsa, senza vincoli. Anche adesso Sheldon lo corteggia. Gli tiene in caldo il posto non pi da gregario ma da capitano. I due grandi avversari del Tour sono questi. [...] Si parte dalla Vandea, come nel 99, primo Tour vinto da Sheldon. Uno a cui nessuno pensava, in chiave maglia gialla, la sua era gi una bella storia, quella di un ragazzo che sconfigge il cancro e che poi batte tutti gli avversari, infilando sei vittorie consecutive. Le ultime due pi faticate, ma ugualmente succose. Sheldon motivatissimo: So di poter arri-

Ehi, Barba, ti andrebbe una bella scopata? a caschetto, minigonna Forse ho capito male Forse una tossica

Ha parlato una ragazzina minuta, capelli neri

vare a sette Tour, pi di un sogno. E ne trova una per gli avversari: lultima occasione che loro hanno per battermi. Loro chi?, questo il punto. Gli spagnoli annunciano Royo in buone condizioni, meno teso dellanno scorso. Herrera, bel cavallino, verr buono per le tappe. I francesi sono al minimo storico per numero di partecipanti e qualit. Lultima vittoria, col grande Hinault, del 1985. Vernier, che almeno sul podio era salito, ha smesso. Altro in giro non si vede, e questo ci riporta a Mirko Valli. Ho scambiato con lui qualche parola appartata tra una conferenza stampa e i massaggi. C qualcosa di nobile nel profilo delicato di questo ragazzo, e anche il suo modo di inquadrare la corsa poco comune, nel ciclismo: Io so che vincer il Tour. Se non questo, il prossimo. Ho ventisette anni, almeno altri sei li correr. Mi sono innamorato del Tour da ragazzino, ma non so spiegare perch. come per una donna o una musica, una sensazione fortissima che ti prende. Col Tour nata la passione per Indurain. Mi sembrava un saggio, non un freddo. Penso che noi siamo prima di tutto atleti, ma anche dispensatori di emozioni. Quando ero un morto che pedalava, sullo Stelvio, tanta gente mi ha incoraggiato e io ho capito, nel momento di maggior sofferenza, che ero entrato nel cuore di tanti, anche se avevo vinto poco. E per essere sincero, lo so che non vincer mai molto. Potrei vincere una corsa in linea solo se avesse larrivo in salita, e di corse cos in Italia c solo il giro dellEmilia. In volata non sono forte, e non cos facile levarsi tutti di ruota. A cronometro sono migliorato. Nel prologo non ha importanza se perdo 20 o 50 secondi. Non corro dal Giro e potrei avere qualche problema sul ritmo. Gi, il prologo. Non i soliti 6-8 km, ma 19. Una co-

sa seria, un impegno vero e legato al vento, che sulloceano mutevole e, molto spesso, forte. Ieri ci stato regalato tutto il ventaglio, dalla pioggia al sole, unica costante il vento. Noir-moutier unisola piatta, famosa per le patate, le mimose e una frase del pittore Renoir che giudicava le sue acque ben pi suggestive di quelle del Mediterraneo. Ciclisticamente famosa per il Gois, una stradina che si apre nel mare, percorribile solo con la bassa marea. [...] Alcuni si ostinano a chiamare il Tour la Grande Boucle, ma questanno il profilo quello di due rotaie sbilenche e quasi parallele, prima da ovest a est sino allo sconfinamento in Germania , poi da est a ovest dalle Alpi ai Pirenei , infine rapida (e con un paio di tappe-trappola) risalita fino a Parigi. [...] * * * Rileggo e detto. Ai dimafoni c Roberta, le faccio lo spelling di tutti i ciclisti stranieri. Piero in corta. Piero un impallinato di ciclismo, secondo me conosce anche i dilettanti uzbeki. Guardo lora, tra un po dovrebbe tornare Carletto da Challans, il paese delle anitre, la grande riserva della Tour dArgent. Vado sotto la doccia. Mi asciugo, mi stendo nudo sul letto. Ho spento laria condizionata per paura del colpo della strega cos dal 98, il Tour di Pantani lho seguito piegato in due, con Carletto che mi aiutava a infilare i jeans, che mi allacciava le scarpe. Una sigaretta, un sorso di Vittel, un superermetico di Domenica quiz da terminare. Dopo un po bussano. Devessere Carletto. Mi allaccio intorno ai fianchi un telo da bagno dovrei dimagrire, ma non si viene al Tour per dimagrire e apro la porta. Non c nessuno. No, qualcuno c. La ragazza della stazione, l a terra sulla moquette verde, sembra ancora pi minuta. Ha la camicia strappata, dei brutti segni sul collo, un foglietto giallo un post-it attaccato alla mano destra. Mi chino per vedere se sta male o una finta e in pochi secondi accadono molte cose. Uno: il telo mi scivola dai fianchi e resto pi o meno nudo. Due: mi sembra che la ragazza non respiri. Tre: un grido fortissimo di donna mi buca le orecchie. Poi il corridoio si riempie di cameriere, facchini, turisti, un tipo vestito di scuro e imponente (devessere della sicurezza interna)

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IL LIBRO Gianni Mura, cronista sportivo di Repubblica, si inventa un Tour de France bagnato di sangue. Il protagonista fa il mestiere di Mura: segue il Tour, quando pu mangia e beve bene, ricrea per i lettori il clima delle tappe, telefona ogni tanto alla saggia moglie, descrive la quotidianit bizzarra di una delle manifestazioni sportive pi epiche. Ma fin dallinizio le cose si mettono male: una giovane prostituta che ha tentato di adescarlo viene trovata senza vita davanti alla porta della camera dalbergo del cronista. Che naturalmente viene subito sospettato, portato in galera e interrogato a sangue. Il brano che anticipiamo il primo capitolo. Il libro si intitola Giallo su giallo (Feltrinelli, 232 pagine, 14 euro) e uscir il 3 maggio. Limmagine tratta dal film di animazione Appuntamento a Belleville di Sylvain Chomet del 2003

Il killer della bici accanto giallo su giallo al Tour

che correndo precede larrivo di due poliziotti. Gridano a tutti di andar via, a me dicono dentro con aria poco amichevole. Mi sono ridrappeggiato nel telo, mi siedo sul letto e vedo un uomo anziano chinarsi sulla ragazza. Poi la porta si chiude. Non prima che una voce dallaccento del Midi urli porco, assassino, lasciatelo in mano a noi che gli tagliamo luccello e glielo ficchiamo in bocca. Poi silenzio. Ho il cuore in gola e la certezza di essere in un brutto guaio. Uno dei poliziotti (Agente Le Guilloux, ho alcune domande per lei) mi ordina di spostarmi dal letto, potrei cancellare delle prove. Prove di che?. Come di che? La troviamo nudo sulla porta della sua stanza, una ragazza a terra, con le vesti scomposte, e si mette a fare il furbo?. La ragazza pu chiarire tutto. La ragazza non chiarir pi nulla. A quanto sembra morta strangolata. Sar la sua autopsia a chiarire qualcosa, semmai. Risparmiamo tempo: lha violentata?. No, n lei n altre. Controlleremo. La conosceva?. Mai vista in vita mia. E com finita proprio davanti alla sua porta?. Non lo so, ero a letto, stavo facendo un gioco enigmistico, vede il pennarello ancora aperto? Hanno bussato, credevo fosse lautista, mi sono coperto come capitava e sono andato ad aprire. Perch dovrei crederle?. Perch la verit. La sua verit. Ne vuole sentire altre?. Preferirei di no, ma si apre la porta ed entra un tipo magro, con gli occhialini doro. Mi guarda come fossi una merda secca. Le Guilloux, continuo io. Tu e Vernet andate da tutti quelli che stanno al piano, magari qualcuno ha sentito qualcosa. Ci vediamo dopo. D unocchiata in giro, si sofferma sullOlivetti 32. So che lei giornalista e che a Nantes per il Tour. S, come base, le prossime tappe sono qui intorno e a Nantes ci sono pi posti letto. Come mai usa ancora questo ferrovecchio?. Ci sono affezionato, mi piace scrivere cos e non

sul computer. Le piace anche strangolare puttane?. Ha una voce fredda, ha qualcosa del serpente. Devo stare attento. Non sapevo che battesse. Proprio qui davanti. Dominique Roux, diciannove anni ma ne dimostrava meno, eroinomane e ninfomane, specializzata in ammucchiate a tre e a quattro. Pur di fare quattrini abbordava tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, bianchi e neri. Sicuro di non averla mai vista?. E quando? Siamo arrivati stamattina da Tours. Le giuro, ispettore, mai vista in vita mia. Ispettore Gibert. Io non so se lei sia stato il primo a vedere Dominique morta o lultimo a vederla viva, o se ha coperto tutte due i ruoli. Lindagine appena partita. Lei un testimone importante, quindi non pu lasciare la citt e tanto meno la Francia. Se lo ricordi. Veramente domani pomeriggio dovrei essere a Noir-moutier per il prologo del Tour. Per domani pomeriggio dovremmo avere qualche elemento in pi. Devo mostrarmi collaborativo. Gli scrivo il numero del mio cellulare lui ricambia con un biglietto da visita e gli dico il programma. Per cena ho prenotato allAtlantide, quai ErnestRenaud, alle otto e mezzo. Andiamo l, pare che si mangi bene, e poi rientriamo in albergo. Magari la chiamo domani verso mezzogiorno per la faccenda del prologo. Torna a guardarmi come fossi una merda secca. Non me ne importa nulla di come mangia. Ho per le mani un caso di omicidio e il principale indiziato davanti a me. Se mi ha raccontato anche solo una virgola non corrispondente a verit rimpianger di

Bussano, apro la porta Non c nessuno. No, qualcuno c. La ragazza


della stazione, l a terra sulla moquette, sembra

pi minuta. Ha un post-it attaccato alla mano destra

essere nato, glielo garantisco. Non ho nulla da temere, ribatto cercando di tener ferma la voce. E intanto penso: mi avr visto qualcuno mentre parlavo con la ragazza? Un dialogo di un minuto scarso, senza mai alzare i toni. Gioco il jolly: Pu chiedere informazioni sul mio conto a Blanchard, il gran capo del Tour. Pensi che da professionista ha vinto solo una corsa, il Grand Prix dAix-en-Provence, e io cero. Il primo Tour lho seguito nel 67. Non mi interessa la storia della sua vita, ma solo le ultime ore. Controlleremo, ci informeremo. Arrivederci. E via rigido, senza una stretta di mano. Forse giusto, sono un sospettato. E cammino in bilico: ho raccontato una balla, sono innocente ma rischio di passare per colpevole. Fumo una Ms dopo laltra. Meno male che arriva Carletto. S giam tuscss, dice. Il facchino portoghese, aggiunge. Un casn de la madna, chiosa. Carletto Morelli, milanese di piazzale Corvetto, autista alla Gazzetta dello Sport, prima a trasportare giornali (tempo massimo cinque ore e dieci da Milano piazza Cavour a Roma via Marsala, anche con la nebbia e la neve), poi inviato alle corse ciclistiche, andato in pensione nel 91. Lho ingaggiato al volo. Non seguirei il Tour se non ci fosse e lui non lo seguirebbe senza di me. Andiamo daccordo su molte cose, ed fondamentale: quasi un mese di vita in comune, a volte dividendo anche la camera dalbergo, non si reggerebbe se laltro non fosse in sintonia. Gli racconto tutta la storia. Se salta fuori che vi eravate parlati, un casino, commenta. Era un casino anche se dicevo che ci eravamo

parlati. Volevo vedere come te le cavavi tu, toc toc e c una morta sulluscio. E chi ha bussato?. E che cazzo ne so io? Lei no, se era morta. Thann fa su un pacch, me par. Poi cambia discorso. Non avevi prenotato nel miglior ristorante di Nantes? Siamo quasi in ritardo e mangerei un bue. Prendiamo un taxi, sembra che a Nantes ci siano solo lavori in corso. LAtlantide al quarto piano dun palazzo ultramoderno. Jean-Yves Guho fa una cucina fresca, con accostamenti insoliti (granseola e mango, astice e fagioli) e i dolci sono strepitosi. Ancora Muscadet, ma di quello buono, e per chiudere un Vieux Calvados di Heurtevent. Parliamo della corsa, di altre vecchie corse, il Calva lo assaggia anche lui (quando guida, solo acqua minerale qui non scherzano , e del vino e dei distillati sente solo il profumo, che gi qualcosa). A mia moglie ho gi telefonato, sullaltopiano di Pin con sua sorella, si alzano presto per andare a funghi. Al giornale ho gi fatto la telefonata di controllo, pezzo arrivato, tutto a posto. C solo da sperare di prender sonno presto, forse avrei dovuto berne due, di Calva, adesso chiamiamo un taxi e via. Sul marciapiede c lispettore Gibert con due poliziotti diversi da quelli del pomeriggio. La dichiaro in arresto. Venga con noi. Vedo che Carletto sta per partire come un bufalo e lo blocco. Avvisa qualcuno a Roma, Aligi o Peppe o Fabrizio. Meglio se trovi Stella. Dillo anche a Blanchard. Non preoccuparti, non ho fatto niente di male. Tranne che un omicidio, ridacchia Gibert. Manette, sedile dietro e via, senza lampeggiante. Posso prendere in albergo due cose di cui ho bisogno?, chiedo. Ma certo, dice un poliziotto. E mi tira un fortissimo pugno alla bocca dello stomaco. Di questo hai bisogno, bastardo. Mi vomito addosso una buona cena. Un vero porco, sento dire. Il dolore acutissimo, mi sforzo di non urlare, la situazione precipita e mi sa che siamo solo allinizio. 2007 Giangiacomo Feltrinelli Editore

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Dopo un difficile inizio di carriera la giovane soprano russa, relativamente poco ascoltata e poco nota in Italia, ormai considerata un astro assoluto della lirica e attira platee appassionate ovunque si esibisca. Tra i suoi fan c anche
un celebre scrittore sudafricano, che in esclusiva per le nostre pagine racconta come diventato un netrebkiano

Netrebko
Vi racconto la voce che ha incantato il mondo
ANDR BRINK

Anna

LE ALTRE

o appena intrapreso un pellegrinaggio di diecimila chilometri il terzo in tre anni sulle orme del soprano russo Anna Netrebko. Ogni viaggio ha rappresentato una pietra miliare sulla via dellamore che mia moglie ed io percorriamo insieme da quando ci incontrammo per la prima volta a Salisburgo, alla fine del 2004. Fu subito dopo averla incontrata che sentii cantare la Netrebko per la prima volta in Sempre libera: uno dei suoi primi cd divenuto ormai quasi leggendario. La mia prima passione musicale erano state le composizioni strumentali. Soprattutto Mozart. Con gli anni, alcuni straordinari interpreti attraverso delle vecchie registrazioni di Caruso, Gigli e Bjrling, Tebaldi e Galli-Curci, poi della Sutherland e, inevitabilmente, della Callas mi hanno fatto apprezzare anche lopera. Ma stato ascoltando Anna Netrebko in una piccola citt nel cuore del Sudafrica che ho colto le potenzialit dellopera in quanto esperienza totale, in un modo che non avevo mai immaginato. Inviai immediatamente un sms per raccontare della mia scoperta alla donna che amavo. Di l a cinque minuti lei mi rispose con un sunto della carriera di Anna Netrebko compreso il fatto che lartista aveva definitivamente sfondato sulla scena mondiale nel 2002 al Festival di Salisburgo, nei panni di Donna Anna, nel Don Giovanni. Nacque cos lidea del primo dei miei pellegrinaggi, nellagosto del 2005. Naturalmente ottenere dei biglietti era stato impossibile, pur con sei mesi di anticipo. Ci mettemmo ugualmente in viaggio alla volta di Salisburgo nella convinzione che una volta sul posto sarebbe accaduto qualche miracolo. Non fu cos. Pare che al mercato nero i biglietti per la Traviata con la Netrebko e Rolando Villazn fossero venduti per cinquemila euro. Quella sera dunque mia moglie, suo fratello Krystian ed io ci recammo al ristorante Zirkelwirt, al centro di Salisburgo, consapevoli del fatto che Anna

ANGELA GHEORGHIU
Soprano drammatico, romena di nascita (Adjud 1965), debutt al Covent Garden di Londra nel ruolo di Mim nella Bohme di Giacomo Puccini. Suo marito il tenore Roberto Alagna

RENE FLEMING
Nata nel 1959 in Pennsylvania, la sua fama si afferm definitamente nel ruolo della Contessa nelle Nozze di Figaro di Mozart Oggi apprezzata soprattutto come interprete di Richard Strauss

NATALIE DESSAY
Francese, nata a Lione nel 1965, soprano di coloritura dalla voce estesissima. Celebre la sua Regina della notte nel Flauto magico di Mozart. Problemi alle corde vocali lhanno tenuta lontana dalle scene per lungo tempo

SUSANNA
Anna Netrebko ritratta durante le prove nel ruolo di Susanna nelle Nozze di Figaro di Mozart lanno scorso a Salisburgo

BARBARA FRITTOLI
nata e ha compiuto gli studi musicali a Milano, dove pu contare alla Scala su un pubblico entusiasta Applaudita in tutto il mondo, interprete mozartiana ma soprattutto del repertorio italiano da Rossini a Verdi e Puccini

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LAUTORE Andr Brink (ritratto con Anna Netrebko nella foto qui accanto, scattata dalla moglie Karina lanno scorso a Salisburgo) uno scrittore sudafricano di cui molti libri sono tradotti in Italia Tra i suoi titoli ricordiamo: Unarida stagione bianca, edito da Sperling; La polvere dei sogni e Desiderio, Feltrinelli; La prima vita di Adamastor, Instar Libri. Leditore Le Vespe ha anche pubblicato Ieri vicino. Scritti sul Sudafrica e La Valle del Diavolo. Da Unarida stagione bianca stato tratto nel 1989 un fortunato film con Donald Sutherland, Susan Sarandon e Marlon Brando

MANON
Anna Netrebko nei panni di una moderna Manon Si tratta delledizione dellomonima opera di Jules Massenet andata in scena lo scorso marzo alla Staatsoper di Vienna. Con la soprano, il tenore Roberto Alagna interpreta Des Grieux

AL BALLO
Anna Netrebko ancora sul palcoscenico dellOpera di Vienna, uno dei teatri dove pi spesso chiamata ad esibirsi, insieme alla Festspielhaus di Salisburgo Qui la vediamo impegnata nella tradizionale serata del grande ballo dellOpera, lo scorso 15 febbraio

RECITAL
La Netrebko con il tenore messicano Rolando Villazn durante un recital tenuto lanno scorso allauditorium Ciaikovskij di Mosca. Nel Paese natale la Netrebko stata oggetto di polemiche dopo che ha chiesto (e ottenuto) la cittadinanza austriaca

stesse cantando a meno di cento metri da noi, pur restando irraggiungibile come se fosse su un altro pianeta. Dopo cena, sotto una pioggia sferzante, ci trasferimmo al Caf Tomaselli, ancora profondamente sconsolati ma almeno consapevoli di esserci avvicinati. Lungo la strada ci imbattemmo in una delle numerose strutture a forma di cono che quellestate erano disseminate per tutta Salisburgo. Era di un giallo sfacciato. Una volta raggiuntala, Krystian si ferm premendovi contro lorecchio e rimase senza fiato dalla sorpresa: Da questo coso escono suoni!. Mi avvicinai, e la mia incredulit presto si trasform in meraviglia. Dio mio!, dissi. la Traviata! Anna!. Proprio cos. In diretta dalla Festspielhalle. Arrivammo al Tomaselli zuppi sino al midollo, ma sentivo che la mia missione era stata portata a compimento: avevo sentito Anna Netrebko. Dal vivo anche se a distanza. Un anno dopo, era lagosto del 2006, grazie allintervento di una persona influente e addentro al Festival riuscimmo ad ottenere i biglietti per Le Nozze di Figaro (pare che quella volta al mercato nero avessero raggiunto i diecimila euro). Proprio come la sua Donna Anna aveva ridefinito tre anni prima il Don Giovanni, e come la sua Violetta della Traviata aveva infuso nella musica di Verdi le profonde complessit e lumanit del testo di Dumas, la Susanna di Netrebko rivelava delle profondit che pochi altri soprano avevano espresso prima di lei. Questa Susanna non era una soubrette, ma presentava ombre e sfumature di sofferenza umana e femminile di cui forse solo Mozart era stato consapevole. (Pochi giorni dopo, quando si present lopportunit di discutere brevemente di questo con Anna Netrebko, lei ammise con un accenno di sorriso: Quando iniziai a lavorare a Susanna sapevo solo che dovevo fare qualcosa di nuovo. E io, per un attimo, ho pensato a Baudelaire: Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, quimporte? / Au fond de lInconnu pour trouver du nouveau!. E siamo al terzo pellegrinaggio. Questa volta ad animarmi era un proposito

amplificato: non volevamo pi ascoltare solo Anna, ma Anna-e-Rolando. Da diversi anni ormai questi due artisti sono al centro del mondo operistico. Di coppie famose lopera ne ha viste: Gigli e Galli-Curci, Tebaldi e Di Stefano. O ancora Di Stefano con la Callas. E in tempi pi recenti Alagna e Gheorghiu. Ma pur senza perdere di vista questi tenori e soprani, Anna Netrebko e Rolando Villazn hanno acquistato un rilievo stellare che sembra mettere in ombra tutti gli altri. Come la stessa Anna ha detto recentemente, con unalzata di spalle: Un tempo gli artisti appartenevano alla Chiesa, mentre oggi appartengono ai media e al denaro. Questo li mette di fronte ad una scelta cruciale: sottostare allo sfruttamento dei media e del denaro o servirsene, cogliendo lopportunit per affermare la propria libert interiore. Sempre libera, appunto. Inizialmente Anna e Rolando si sono fatti apprezzare per le loro capacit individuali. Lei, dagli esordi piuttosto difficili al teatro Mariinskij di San Pietroburgo (dove, come tutti ormai sanno, da studentessa di musica lavava i pavimenti per poter assistere alle prove dei cantanti) sino allaffermazione nel Don Giovanni; lui esordendo al Conservatorio nazionale di musica del Messico e facendosi strada tra i giovani artisti della Pittsburg Opera, prima di attrarre su di s lattenzione del mondo nel 1999 nelle vesti di Des Grieux in Manon, a Genova. Ma quando hanno iniziato a cantare insieme stato come se uno tsunami musicale avesse investito il mondo. Sembrano darsi lun laltro la possibilit di crescere di essere con maggior pienezza; entrambi contribuiscono, separatamente, ad un insieme incomparabilmente pi grande dei loro esseri individuali. Non solo aggiungono qualcosa alla musica, ma la incarnano, rivoltandola su se stessa, facendola espandere e poi riversarsi sul pubblico. questo il segreto della loro Bohme e persino pi trionfalmente della loro Traviata e del loro Elisir damore. La giovane scrittrice sudafricana Susan Mann, nella sua recente opera Quarter Tones, fa maliziosamente bol-

lare lopera in questi termini da uno dei suoi personaggi: Lultima cosa di cui ho bisogno un italiano nevrotico che mi urli come se gli avessero appena fatto una multa. Lopera sembra infatti spesso considerata anche dagli amanti della musica un genere troppo superficiale, troppo melodrammatico per essere preso seriamente. Viene alla mente il famoso dottor Johnson, che defin il romanzo un piccolo racconto, per lo pi damore. Da allora abbiamo conosciuto Dostoevskij e Tolstoj, Sigrid Undset, Kafka e Mrquez... E mi pare che, da quando Netrebko e Villazn hanno iniziato a

Un tempo gli artisti appartenevano alla Chiesa, dice Anna con unalzata di spalle, oggi
appartengono ai media e al denaro
reimmaginare il significato stesso del concetto di opera, questo non sar pi lo stesso. Nel mentre, giovani come sono (entrambi hanno sui trentacinque anni), Netrebko e Villazn possono sfruttare appieno gli eccessi del mondo dei divi, mantenendo al tempo stesso grazie in parte ad un sano senso dellumorismo unautentica umilt. Di fatto, uninnocenza assolutamente disarmante. Netrebko viene salutata in Germania come die letzte Primadonna (lultima primadonna, ndt) eppure non si fa problemi di girare per le strade di Salisburgo su una bicicletta malconcia, i capelli neri raccolti in un cappellino con visiera. E Villazn sar pure largamente acclamato come forse il pi grande tenore dei nostri tempi, ma a chi gli chiede come sia la vita sullOlimpo

risponde che sua moglie gli ricorda di non essere dopotutto che un aquilone nel cielo e che lei a tenerlo saldamente legato a terra. La dice lunga anche la gioia con cui racconta la parabola dello specchio magico, che risucchia al suo interno chiunque specchiandosi dica una bugia. Un soprano fissa lo specchio e proclama: Io penso che il mondo non abbia mai visto una Gilda come me; con un suono di risucchio, lo specchio la fa sparire. Arriva un baritono, che si vanta: Io penso di essere il miglior Rigoletto mai apparso sulla scena; e sparisce. Si avvicina poi un tenore, si mette in posa e inizia: Io penso...; immediatamente lo specchio lo risucchia per sempre. Questo certamente non potr mai accadere ad Anna e Rolando: una delle prime cose che colpisce lascoltatore o lo spettatore quanto ciascun ruolo, ciascuna battuta, ogni alterazione, legato, pausa o rubato siano stati pensati. Sono stati gi descritti come la coppia ideale, o i gemelli divini. necessario farsi largo tra il fitto fogliame delle metafore e degli aggettivi inventati dai media quando vogliono montare un caso. Questi due cantanti, provenienti da angoli opposti della Terra, sembrano offrire un cocktail intenso, inebriante e assolutamente irresistibile a base di vodka e tequila. Ed affascinante vedere con quale abbandono Villazn riesce ad identificarsi con la melanconia e la collera pi tetre e la quasi insopportabile tenerezza della musica russa, o la convinzione e lesuberanza con cui Netrebko fa propria la furia espaola di una zarzuela. vero che entrambi danno il loro meglio nel contesto di unopera, dove possono vestire un ruolo che nel corso di uninterpretazione si sviluppa, si espande e cresce. questo il motivo per cui parlavo di una esperienza totale dellopera: in unaria specifica possibile che Rene Fleming, Cecilia Bartoli, Angela Gheorghiu o Mirella Freni offrano uninterpretazione migliore di Netrebko. Ma se si guarda leffetto complessivo, fatto di apparenza, capacit recitative e canore, questi due artisti sono semplicemente unici. (Ad ogni

buon conto, come ha insistito una volta la stessa Anna in unintervista, nella musica non si tratta di scegliere dei campioni: quel che occorre piuttosto il senso di gratitudine e ammirazione con cui si sa apprezzare un miracolo). per questo che non ho resistito alla tentazione di andare a Parigi per vedere e sentire quei due in concerto al Thtre des Champs-lyses. Non si trattava di unopera, quindi nessuno dei due poteva dare e sviluppare lesperienza totale che avevano offerto con Verdi, Mozart, Puccini o Donizetti. Ma pur nei limiti delle piccole, levigate perle che hanno cantato da soli o insieme, in una miscela eclettica ma in definitiva magica, fatta di Ciaikovskij e Verdi, Gounod e Rachmaninov, Morrena-Torroba, Ponchielli, Catalani e Massenet, hanno incantato il pubblico parigino (non elegante come quello del Festival di Salisburgo o della Wiener Oper, ma decisamente esigente e dai gusti sicuri). C stato qualche intoppo: In Je veux vivre, da Romo et Juliette, la voce di Netrebko preoccupantemente venuta meno in un do di petto. E durante uno dei bis il Brindisi della Traviata si addirittura dimenticata le parole. Ma lei e Rolando ne hanno fatto un trionfo: la cantante si prima piegata in due crollando dal ridere; lui poi lha aiutata a rialzarsi, mettendosi a ballare con lei. Alla fine tutto il pubblico era in piedi ad incoraggiarli e applaudirli. Cos la serata si trasformata in una rappresentazione. Il pubblico, che allinizio osservava Anna (la quale era alla sua prima apparizione parigina) con atteggiamento critico, analizzando le interpretazioni con intelletto dacciaio, stato man mano blandito e conquistato sino a farsi travolgere dallestasi e dallesultanza, per finire in piedi, in un applauso scrosciante che si protratto per molti minuti, con alcuni dei francesi che addirittura urlavano Spasiba!. Siamo venuti, abbiamo visto, siamo stati conquistati. Sono pronto per il prossimo pellegrinaggio. Traduzione di Marzia Porta

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i sapori
Trasgressioni
Macinatura fine o grossolana, di maiale o carni miste, morbido o ben stagionato,
il gioiello pi celebre della nostra norcineria viene festeggiato da oggi a Cagli
Ciascolo
Il salame da spalmare, tipico marchigiano, si prepara con carni da pancetta, costate e spalla, sminuzzate e impastate con lardo, sale, pepe, aglio, finocchio, buccia di arancia. Va gustato nel giro di qualche settimana con pane casereccio

itinerari
Il vulcanico Ivan Albertelli gestisce con la moglie Barbara una bella locanda a Fontanelle, campagna parmense, dove la cucina tradizionale impreziosita dalle chicche delle cantine di casa: salumi, vini e grandi Champagne

con Distinti Salumi e a met maggio a Felino nella due giorni di Salame & Champagne
La buccia
I diversi spessori delle varie sezioni dellintestino del suino crespone, cresponetto, filzetta, gentile identificano alcune tipologie di salame. Ma il budello naturale importante per tutte le variet di carni utilizzate: mucca, pecora, capra, oca (salami kosher), perfino trota. Essendo una membrana porosa, bisogna evitare la vicinanza con odori forti, che rovinerebbero la fragranza dellimpasto. Meglio rimuovere il budello prima di tagliare le fette, per evitare che la muffa presente sulla su perficie contamini il gusto del salame

Varzi
Nato nellOltrep pavese, di origine longobarda, marchio dop, viene preparato con ritagli di coscia, spalla, lonza, coppa, filetto, guanciale e pancetta. Dopo laromatizzazione e linsaccatura, viene stufato e asciugato

Cacciatora
Prodotti a partire da carni magre di suini del Centro-nord, i salamini italiani alla cacciatora dop vengono addizionati in maniera simile ai Brianza In pi, possibile aggiungere latte magro in polvere o caseinati

Salame
ei un salame, ti dicono. Guai a offendersi: chi usa il pi trasgressivo e goloso dei salumi come un insulto non sa godersi i piaceri della tavola. Perch addentare pane e salame un inno alla gioia del palato, ovunque noi siamo: picnic, pausa lavorativa, merenda, intermezzo, colazione rustica, premio dopo una vigorosa camminata o consolazione a met di uninterminabile giornata sui libri. Con tutte le variabili connesse, a cominciare dal pane: michetta fragrante o due robuste fette di pane cafone, la lunga baguette o lo sfizioso bocconcino con peperoncino e cipolla, la croccante pasta dura mantovana o il pane toscano senza sale. Ma soprattutto lui, il principe dei panini: macinatura fine o grossolana, pepe in grani o aglio a svenire, magro e muscoloso o languido e grassoccio, morbido come si conviene appena svezzato dalla lavorazione o indurito da una stagionatura severa, di puro maiale o frutto di meticciato carnivoro. E poi il taglio, su cui si rischiano litigi epocali: con o senza budello, fetta spessa o sottile, sottilissima, in diagonale o tonda come una moneta. E ancora, il bicchiere a cot: dallimmancabile Cola dei ragazzini a una birra fresca e spumosa, su su fino allempireo alcolico: un bianco secco e aromatico, un rosso allegro e corposo, o lammiccante compagnia delle bollicine. Non a caso, il secondo fine settimana di maggio, a Felino, terrasanta del salame, opportunamente gemellata con Cumires, si celebra Salame & Champagne, due giorni di passione eno-gastronomica con produttori emiliani e vignerons francesi in passerella insieme. Il tutto con i ristoranti-testimonial di unaltra storica rassegna, Salame mon amour Cantinetta, Porta di Felino, Trattoria Leoni, Pane e Salame pronti a offrire il men degustazione completo di flute a 35 euro, pausa pranzo coi fiocchi tra il mercato del mattino e la visita al Museo del salame, alloggiato nel castello medievale che domina il borgo. Visitare il museo, dove si racconta il percorso del miglior salame artigianale, aiuta a capire che c salame e salame. E che le protezioni europee Dop e Igp non bastano a garantirci. Lelenco degli additivi permessi in alcuni disciplinari a cominciare da caseinati, polifosfati, nitriti e nitrati di sodio e potassio lascia inquieti cos come gli starter microbici, che accelerano artificiosamente la stagionatura. Certo, alcune sostanze aiutano a sterilizzare le carni, uccidendo i batteri tossici. In altri casi, migliorano colore, sapore, aspetto. In compenso, la presenza di nitriti che possono formare nitrosammine cancerogene vietata nellacqua potabile, mentre i nitrati meLICIA GRANELLO no velenosi rischiano di trasformarsi in nitriti se non tamponati dallacido ascorbico (vitamina C). In quanto ai polifosfati, trattengono lacqua nei tessuti e alterano il rapporto calcio-fosforo, intervenendo negativamente sulla calcificazione ossea. Per fortuna, esistono produzioni che prosperano alla larga dalla chimica: carni di prima scelta, manipolazione e salagione accurate, budelli naturali, stagionatura in cantine controllate. Nei giorni scorsi Massimo Spigaroli, allevatore-culto di Polesine Parmense, ha fondato il Consorzio del suino nero, razza pregiata importata a fine Settecento dai Borbone, da cui si ricavano culatelli e salami meravigliosi. Visitare la sua Antica Corte Pallavicina significa imparare molto su come si allevano maiali felici e sui sapori straordinari dei salumi di qualit. Altro itinerario didattico quello di Cagli (Pesaro Urbino) dove da oggi a marted si svolge Distinti Salumi, sequenza di laboratori, assaggi, racconti, men intorno agli insaccati dautore. I dannati del colesterolo si regalino solo fette sottilissime.

Casaln
Lalternativa al salame mantovano pi conosciuto una piccola produzione protetta da Slow Food. Ingredienti: spalle, lonze, filetti e rifilatura di prosciutto Aggiunte consentite: aglio, sale, pepe, spezie. Si insacca nel budello naturale

Brianza
Secondo il disciplinare dop, le spalle di suini allevati tra Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, fresche o congelate, sono lavorate con triti di pancette e gole. Tra gli additivi consentiti: vino, zucchero, aglio, lattosio

Primattore di picnic e merende

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Felino (Pr)
Il borgo medievale nel cuore della food-valley famoso per il suo castello, sede di un originale Museo del salame, ultimo nato nel circuito dei musei del cibo. In zona, infatti, si trovano quelli dedicati a parmigiano reggiano e prosciutto di Parma

Fabriano (An)
Appoggiata nellultima propaggine della Marca dAncona a ridosso dellUmbria, un felice mix di economia agricola e industriale (carta). Grande tradizione di insaccati, in primis salame lardellato, ciascolo e coppa di testa

S. Angelo di Brolo (Me)


Alta sul mare, gi nota per lallevamento dei bachi da seta, la zona (il nome viene dal latino medievale Brolum, campo) ha avviato uneccellente attivit di salumificazione Il microclima aiuta la stagionatura degli insaccati Igp, lavorati a punta di coltello

Ungherese
Inventato in Italia, approdato in Ungheria due secoli fa. Il taglio della carne finissimo, la consistenza magra, laromatizzazione con pepe e paprika esaltata da una leggera affumicatura. Il Milano, ha speziatura diversa

DOVE DORMIRE
LA CORTE DI SAN MICHELINO Via Venturini 24, San Michele Gatti Tel. 0521-831238 Camera doppia da 65 euro colazione inclusa

DOVE DORMIRE
AGRITURISMO GOCCE DI CAMARZANO Frazione Moscano Tel. 336-649028 Camera doppia da 70 euro colazione esclusa

DOVE DORMIRE
ANTICO CASALE DI LISYCON Contrada Nunziata Tel. 0941-533288 Camera doppia da 80 euro colazione inclusa

DOVE MANGIARE
LA PORTA DI FELINO Via Casale 28 B Tel. 0521-836839 Chiuso domenica, men da 22 euro

DOVE MANGIARE
MARCHESE DEL GRILLO Via Rocchetta Bassa 73 Tel. 0732-625690 Chiuso dom. sera e lun., men da 40 euro

DOVE MANGIARE
DA ANGELO Strada 139 per Ucria Sinagra Tel. 0941-594433 Chiuso luned, men da 22 euro

DOVE COMPRARE
ANTICHE CANTINE LUPPI Via San Vitale 30, San Vitale Baganza Tel. 0521-330711

DOVE COMPRARE
SALUMERIA BARBAROSSA Frazione San Michele 89 Tel. 0732-676921

DOVE COMPRARE
SALUMIFICIO SALVATORE CAPUTO Contrada S. Maria Lo Piano Tel. 094-1560121

Strolghino
Pregiato e particolare, sfrutta i ritagli della lavorazione del culatello La carne, magra e dolce, viene insaccata in budelli sottili, lunghi, stretti e forgiata a ferro di cavallo. Va gustato tenero e non stagionato

Finocchiona

Ciascolo, la nutella suina scoperta dalle legioni romane


CORRADO BARBERIS

Per il salame medievale toscano, rifilature di prosciutto, guanciale e grasso del maiale macinati e conciati con sale, pepe, semi di finocchio, aglio, vino Matura una settimana al caldo La stagionatura dura oltre cinque mesi

420 60 7

le calorie contenute in media in un etto di salame

le tipologie di salame censite in Italia

i salami protetti dallUnione Europea (dop e igp)

nconsapevole nutella suina, da spalmare sul pane come una marmellata, spetta probabilmente al ciascolo il rango di pi antico salame italiano. Esso preesisteva, infatti, a quella battaglia di Sentino che consent ai Romani di affacciarsi sulla Padania. Correva il 295 avanti Cristo. La costa settentrionale delle Marche era allora abitata da una trib gallica, i Senoni, che producevano il loro tradizionale pt de campagne tuttora presente, bench sempre meno, nelle salumerie francesi: carne lardo e fegato mescolati assieme in varie proporzioni. Vittoriosi, i Romani espulsero gli sconfitti dallagro che ancor oggi prende il nome di Senigallia, e li respinsero verso le montagne. L i superstiti di Sentino continuarono a fabbricare il loro pt, insacchettandolo. Era nato il ciascolo, da cibuscolo, forse, propiziatore di gagliarde merende. Al secondo posto o addirittura in lizza per il primo troviamo le luganeghe. E anche qui centrano i Romani: i quali, spingendosi sempre pi a sud, giunsero a contatto con i lucani, che avevano unarte tutta loro di insaccare il maiale. Da essi dice Varrone i soldati la appresero, ma lecito pensare che ancora pi godessero di imporre ai vinti cospicui annui tributi di quegli elaborati. Sicch linsaccato per antonomasia fin per chiamarsi lucanica. E ancor oggi il nome se non proprio limpasto vive dalle parti di Cannobio (Novara) in un salamino da bollire dove la carne di manzo prevale sulla suina. Vive nelle luganeghe trentine, spesso ma non sempre di puro maiale, e nelle venete. A Treviso il podest si preoccupava di garantirne lautentica provenienza suina gi con editti del secolo Quattordicesimo. Il fatto che le lucaniche si siano oggi spostate cos a nord (in Basilicata il nome scomparso, rimangono fortunatamente le soppressate) lascia pensare che le legioni romane abbiano avuto uninfluenza non secondaria nella diffusione del prodotto. Un salto di un migliaio di anni e ci troviamo ai piedi del Circeo, a Monte San Biagio. Al centro di un forte insediamento saraceno, sbaragliato dopo le vittorie delle armate cristiane al Garigliano nel 916 della nostra epoca. Qui la salsiccia, promossa a salame per loccasione, si fa tuttora col coriandolo: spezia del mondo arabo per eccellenza. Ai cultori di sociologia religiosa decidere se i saraceni, mangiando quella salsiccia, tenevano in non cale i dettami antisuini di Maometto e se la salsiccia era di carni lecite, bovine e ovine. Certo che quei granelli di coriandolo confitti nelle carni sembrano rappresentare ancora oggi, dopo tanti secoli, la concrezione non si sa bene se del seme stupratore o delle lacrime delle vergini cristiane trascinate verso gli harem del Medio Oriente. Quasi a vergognarsi di un passato cos sofferto, gli attuali produttori soffocano il delicato sentore del coriandolo sotto unorgia di peperoncino. E ancora i saraceni centrano, sia pure non da protagonisti, nella gara per la quarta posizione. Nel 1060 inizia ad opera dei Normanni la riconquista cristiana della Sicilia. Per ripopolare le contrade spopolate dalle stragi, il conte Ruggero chiede alla sua terza moglie, Adelasia del Monferrato, di mandargli un po dei suoi vassalli e servi. Questi arrivano e si portano dietro le loro usanze alimentari. Cos a SantAngelo di Brolo (Messina) si pu gustare un salame di stretta osservanza padana: lo stesso che si dirama a sud fino a Chiaramonte Gulfi che, dallalto dei suoi ottocento metri, sfida il proprio parallelo a sud di Tunisi. E che emozione quando, nelle sagre paesane messinesi, capita di incontrare un produttore di salame il cui cognome finisce in audi, proprio come quello del nostro vecchio presidente Einaudi, langarolo. Fette di salame, pagine di storia. Lautore presidente dellIstituto nazionale di sociologia rurale

Sopressa
Dop vicentina che si ottiene insaccando in grossi budelli bovini un macinato di spalla, prosciutto, capocollo, lardo e una miscela di aromi. Per darle forma compatta, si massaggia in acqua calda Quella allaglio ha un cordino colorato

Felino
Si impastano carni fresche di prosciutto, coppa, spalla e sottospalla di maiali emiliani pesanti, tritate, aromatizzate con sale, pepe, pochissimo aglio pestato e vino bianco. Si insacca in budello naturale. Stagionatura di almeno due mesi

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Nuovi vivai

le tendenze
Il clima che cambia costringe il regno vegetale ad adattarsi Erica e ortensie diventano specie esotiche, i prati allinglese si seccano e trionfano cisti e papaveri bianchi. Una lotta per la sopravvivenza che pu diventare moda, come dir
la Tre giorni per il giardino al Castello di Masino

PAEONIA ICE STORM


Bianca, fiore semplice, gambo legnoso, resiste al freddo, fiorisce tra aprile e maggio. Vuole la mezzombra, terriccio leggero, ottimo drenaggio, acqua con moderazione

i del grande caldo


Ditelo con una rosa, senzacqua
ROSSELLA SLEITER
e passate dal Castello di Masino noterete che c uno strano movimento e una certa tensione nellaria. Due cose insolite in questangolo di Piemonte fuori dal grande turismo. Camioncini che scaricano banconi, tende, vasi, alberi e piante; gente che misura a passi il campone sotto il Castello, sposta balle di fieno, costruisce chioschi e traccia sentieri nellerba. Stanno preparando la scena dello spettacolo che incomincer venerd 4 maggio: la Tre giorni per il giardino, mostra mercato inventata dallarchitetto Paolo Pejrone sedici anni fa, un po per attirare visitatori nellallora nuova propriet del Fondo per lambiente italiano, un po per riprendere quello che gli inglesi chiamerebbero la gloria del giardino, cio il gusto per piante scelte per la bellezza e per la speciale resistenza a crescere e prosperare in condizioni di prigionia dorata come in un vaso o in unaiuola. In sedici anni Masino ha fatto scuola, perch in questo mondo di giardinieri, in questi centodieci stand di vivaisti italiani e stranieri che mettono in mostra le loro collezioni e le novit di giardinaggio, che si capisce dove va il gusto, quale pianta va di moda, quale colore fa tendenza. Anni fa, in una delle prime edizioni, ci si rese conto che il bosso, lento, longevo, sempreverde, era ancora un protagonista sulla scena del giardino, anche se non come accadeva al tempo del suo massimo splendore nel giardino allitaliana. Da Masino part la tendenza ad avere il bosso tagliato a sfera nei vasi di cotto toscano. Ed ancora bosso nel 2007, tagliato a onda, a piramide, a spirale, per guidare lo sguardo verso la vista migliore, per separare una zona del terrazzo o del giardino, da unaltra. Prendiamo il glicine. Una delle piante di cui conosciamo il profumo, la forma a grappolo, il colore lilla, la forza nel crescere. Pochissimi, fino allanno scorso, avrebbero sospettato che ne esistano pi variet (da cercarsi sotto il nome latino di wisteria). Quella che marca la nuova stagione ha un nome,

Fiori
Centodieci stand di espositori italiani e stranieri per scoprire
le ultime novit

ROSA GALLICA
Facile, resiste al freddo, al sole, alla mezzombra e alla siccit Non arrampica. Trova da sola il proprio habitat, assecondatela con dello stallatico in autunno

SALVIA
Le specie ad arbusto sono le pi belle, non vogliono acqua, cercano il sole, si accontentano di qualsiasi terreno, fioriscono in piena estate. Vogliono per spazio e vasi grandi

macrobotrys, e alcune caratteristiche speciali. rifiorente, produce un grappolo tanto lungo da toccare il suolo da una pergola, ha un profumo meno intenso. Prendiamo le peonie. Da quando abbiamo capito che inutile cercare la pianta fiorita tutto lanno, accettando la legge di natura, immaginarci in giardino o in terrazzo a maggio, in mezzo alle peonie in fiore un nuovo, piccolo piacere della vita. A Masino per la prima volta si possono trovare le peonie che linglese Peter Smithers, giardiniere aristocratico prima ancora che diplomatico al servizio di Sua Maest, aveva ibridato per s per i suoi amici e che Rivire, lo specialista di Francia, ha acquistato questanno. E sempre parlando di inglesi, loro preferiscono un geranio che assomiglia a un bocciolo di rosa, il Rosebud. Non lo coltivate ancora? Eppure lultima moda. Insieme agli agapanthus dal fiore blu, agli ibischi sempre pi avanzati nella fioritura (settembre e ottobre), ai cisti, alle passiflore, che meno terra hanno pi fiori fanno, al corbezzolo, pianta mediterranea e risorgimentale per eccellenza (verdi le foglie, bianco il fiore, rosso il frutto). Per non dire delle salvie, non da cucina, ma da fiore, che se le annaffi le offendi. Gi, il problema dellacqua. Certe rose non la vogliono, tra queste, la rosa gallica, come le vecchie rose francesi di Monsieur Guillot, un marchio che una garanzia. Tutti i ceanothus, o lill della California, preferiscono il terreno poco bagnato e, in cambio, danno una magnifica fioritura blu. Il giardiniere che non spreca acqua ha capito la tendenza del momento. Il giardiniere che salva e coltiva i semi naturali, come quelli raccolti dallassociazione Kokopelli che a Masino porta circa quattrocento variet di pomodori da riscoprire, fa tendenza. Un giardino come oasi naturale, con poche piante orticole ben tenute: questo lultimo grido dal Castello di Masino. Tre giorni per il giardino: 4-5-6 maggio, orario 10-18. Ingresso a pagamento. Castello di Masino, Caravino, Torino, tel.0125-778100. e-mail: faimasino@fondoambiente. it

BOSSO
Odia il vento e il terreno compatto, vuole terriccio leggero, posizione a mezzombra e acqua, moderata, durante il grande caldo Potature prima dellinverno

CISTUS
Cespuglio di macchia, sempreverde, fiorisce destate non vuole n concime, n acqua. Per le variet pi belle qualche accortezza: terreno leggero, molto sole

AGAPANTHUS
Facile, si moltiplica e rifiorisce per sempre. Le foglie non ingialliscono, ma non sopporta la neve. Sboccia tra luglio e agosto aiutato dallannaffio

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La siccit promessa delle estati future ci spinge a rinunciare alle piante aliene. Largo dunque ad allori, fichi, bossi, melograni, mimose, agrifogli e a tutti gli altri esemplari che stanno bene in pieno sole
Ecco i consigli di un grande architetto del verde

Oleandro, rosmarino, corbezzolo Guida al giardino asciutto ma felice


PAOLO PEJRONE

allarme c: il caldo e la siccit sono forti, continui e incalzanti. Linverno, qui in Piemonte, stato caldo allinverosimile e la pioggia (e quindi la neve) non praticamente caduta. Una strana e torva minaccia aleggia sulle nostre regioni: i campi sono allasciutto, il grano stenta a crescere. Lacqua sta diventando sempre pi rara e i giardini, si sa, sono delle vere spugne. I giardini, come sono stati finora concepiti, voluti e proposti, confidano nellacqua come base forte, vitale ed essenziale. Conseguenza e derivazione del successo dei campi da golf (e della loro proliferazione) e tramutati nellimmaginario collettivo in ideali, smeraldini maxi giardini, i prati sono diventati nel corso dellultimo secolo i pi importanti pezzi di resistenza, i piatti forti di una cucina internazionale giardiniera. Soffici e vellutosi si propongono come larghe e assolate pause di una, spesso intensa, sinfonia di vegetazione. Richiesti, coltivati, concimati, tosati ed esibiti, hanno, ahim, bisogno di tanta, tantissima acqua durante lestate. Per loro e per la loro felicit necessario ricreare unatmosfera scozzese, fatta di docce frequentissime e neanche brevissime. Senza dimenticare che il caldo, il grandissimo caldo che le nostre regioni sono riuscite a scatenare e sviluppare in questi ultimi anni, sottopone a mille attacchi e aggressioni le verdi e luminose speranze delle superfici a prato. La degenerazione a questo punto vicina: da un lato gli attacchi fungini rendono questi affascinanti immigrati di un Nord piovoso e fresco un elemento delicato, esotico ed alieno. Dallaltro, troppo caldo e siccit diventano vere avversit: e il giardiniere si deve trasformare in un piccolo (e triste) chimico. Questo nel migliore dei casi: perch spesso da chimico deve trasformarsi in un poco scrupoloso avvelenatore. Il caldo, se diventa per un periodo prolungato, forte e insistente, pu tramutare un prato allinglese in un laboratorio chimico (e velenoso). E per questanno si prevede, secondo la meteorologia, una quarta, interminabile e violenta estate. Sar necessario a questo punto, per il bravo e coscienzioso giardiniere, prendere o cercare di adottare provvedimenti saggi e tempestivi: innanzitutto perch non ridurre, nei giardini stessi, le superfici a prato? O, pi radicalmente, perch non abbandonare il faticoso e laborioso sogno di un prato allinglese per un prato allitaliana? Al posto della rigida (e un po spocchiosa) uniformit, perch non trasformare il giardino in una pi semplice, mescolata e variopinta assemblea vegetale? Sar pi elegante una giacca di velluto o una di tweed? Con una superficie fatta di macchie rustiche e di presenze saltuarie (e salutari) si pu ricondurre il prato ad esser prato? Il prato allitaliana pu, durante lestate, diventare anche un po giallo, forse un po rado. Con un po di pazienza e dopo un po di anni, tende a autoselezionarsi, dando vita a sistemi vegetali molto pi sani per noi, per i nostri vicini, per

gli uccelli, per i ricci, i rospi, le salamandre, le lucertole, gli insetti, per tutta quella parafernalia animale che un giardino pu sostenere e far convivere. E per i cani? E per noi? Il contatto con prodotti selettivi e con i concimanti chimici non auspicabile e felice. Proprio no. E il resto del giardino? Rododendri, azalee, kalmie, eriche e ortensie sono diventate in pochi anni piante esotiche pure loro, dipendenti in modo eccessivo dallacqua e dalla umidit ambientale. Ora soffrono scontente: vorrebbero tanto esser spostate in latitudini e altitudini differenti. A loro non sufficiente dare acqua, anche se continua, frequente e non troppo calcarea. Durante i giorni, ormai lunghi e implacabili dellestate, pretendono umidit ambientali ormai sempre pi rare. Felice vittima di anglofila passione per rododendri e ortensie, ho dovuto, per pace e tranquillit, ridurne la presenza allessenziale, al minimo. Un giardino bello e piacevole se felice, e se laspetto delle piante coltivate normale: un giardino non un ospedale, n un carcere dove tenere forzate e infelici piante aliene non adatte. Il capriccio per il capriccio, anche in giardino, odiosissimo. Ben vengano quindi nei giardini le rose, che del caldo e della siccit sono soltanto felici, ben vengano gli azzurri, leggeri e impareggiabili ceanoti, che dalle sabbie della California stanno invadendo, forti pure delle loro sempreverdi, lucide ed elegantissime foglioline, le nostre future sassaie! E con loro i meravigliosi papaveri bianchi e gialli: la Romneya coulteri che nel secco prospera e si moltiplica. Ben vengano quindi oleandri, e pure rosmarini, corbezzoli, filliree, melograni, fichi, mimose, lecci, sughere, cotini, agrifogli, bossi ed allori Questo breve e condensato elenco non soltanto un suggerito e vocale scioglilingua, pu essere linizio, suggerito e consigliato, per un giardino nuovo adatto al sole, al caldo e allasciutto. Intelligenti e pronti sono i coraggiosi che prevedono, cambiano e adattano e si adattano. E i cisti? Da esotici (trentacinque anni fa, quando ne piantai alcuni, per provare) ora sono diventati i pi facili, semplici e bellissimi compagni delle mie assolate e scoscese prode. Sempreverdi, robustissimi, amanti delle pi infelici ed estreme situazioni di secco e di caldo, sembrano nati per il posto. Leggeri, sottili (ed elegantissimi) i fiori si aprono presto al mattino per accompagnare il giorno fino a sera. Felici di sole, di caldo e di strapazzi, sono diventati i migliori amici del giardino asciutto. Alan Fradd un cisto bianco puro, il fiore perfetto grande ed aperto mostra felicissimo le sue piccole macchie marroni, quasi bordeaux. Robustissimo, sta crescendo ed espandendosi sempre di pi alle falde di un sassoso (e assolato) angolo del giardino. Da pochissimi mesi, vistone il successo e la felicit (in questi ultimi tre anni), ne ho piantati altri tre, che sono anche loro vicini vicini. E appagati. Nel giardino felice, osservazione, curiosit e coraggio potrebbero esser coniugate con passione, pazienza e sensibilit.

ROSA GUILLOT ORSOLA SPINOLA


Ibrido fortunato del francese Guillot, non supera gli ottanta centimetri, resiste alle malattie, profumata Vuole sole, poca acqua, stallatico in autunno e un vaso tutto suo

HIBISCUS
Quello ad alberello non vuole acqua, cerca il sole, cresce ovunque e fiorisce destate. Quello a cespuglio pi esigente: sole, terriccio leggero, acqua e concime. Ma pi bello

WISTERIA MACROBOTRYS
Cerca da sola il nutrimento in qualsiasi suolo e con qualunque esposizione Si pu potare due volte lanno, ma difficile salire alla sua altezza con le forbici

GERANIO ROSEBUD
Vuole luce, sole e protezione dal vento e dal gelo. Fiorisce da maggio ad agosto, va coltivato in vaso con terriccio leggero e buon drenaggio

PASSIFLORA
Meno terra, pi fiori durante lestate Pi terra, pi foglie per la pergola Teme il freddo, non la siccit Pi una variet bella, pi ha bisogno di clima mite

CORBEZZOLO
Sempreverde, altezza da albero, fiorisce da settembre in poi, fruttifica destate, da agosto a settembre Vuole sole, in natura cresce con la sola pioggia

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lincontro
Anti-divi

Riccardo Cocciante

Ha creato Bella senzanima e Margherita. Poi ha trovato una seconda giovinezza reinventando lopera: Notre Dame stata un successo planetario, Giulietta e Romeo pare avviata a ripeterne i trionfi Adesso ha due nuovi progetti: il primo di lavoro, scrivere unopera buffa; il secondo di vita, ritirarsi nel segreto dei suoi affetti, sparire del tutto, non essere pi un fatto fisico, esserci solo attraverso la musica
musicisti: Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Riccardo Cocciante. Un battesimo. Nessuno era uguale allaltro, ma tutti e tre, nello stesso momento storico, rivendicavano una canzone fatta di ribellione, poesia, libert. De Gregori bellissimo principe, gi colto e distante; Venditti pi sanguigno, infagottato nelleskimo, con la sua anima popolare gi in evidenza; Cocciante accuratamente nascosto da una massa di riccioli scuri, ma con una rabbia da scuotere i muri. Avevo bisogno di esprimermi, avevo bisogno di cantare. Non ho mai parlato molto, neanche da bambino. La musica era lunico modo che avevo per farmi capire. Eravamo quattro figli e io ero il secondo, Mai stata facile la vita per il secondo figlio. La sua timidezza era evidente, cos come un rapporto non proprio sereno con il suo corpo. Sembra unaltra persona, oggi. Forse proprio perch, dopo tanto successo, pu concedersi il lusso di scomparire? A cambiarmi stata la grande scoperta di una novit in me. Io sono un cantante. Un cantautore, se vogliamo. Ho fatto Bella senzanima, poi Margherita, poi Cervo a primavera e tutte le altre. Cominciare facile; difficile continuare, soprattutto restando per anni allo stesso livello. Puoi avere un colpo di fortuna al momento giusto, puoi avere la faccia giusta. Hai il look, ma le mode passano. E ti dici: che faccio adesso? Io ho avuto la fortuna di non avere un look, n la faccia giusta. Aznavour aveva forse la faccia giusta? E la Piaf? Ce laveva la Piaf? La mia ambizione non mai stata quella di apparire in pubblico. Per volevo esprimermi. Sei introverso, ma hai comunque bisogno di dire qualcosa. arrivato il successo, ma detestavo essere considerato una star. Tanto che a un certo punto ho avuto bisogno di tornare a vivere normalmente. Il divismo uccide. Io non sono caduto nella trappola. Me ne sono andato dallItalia. Sono francese a met mia madre era francese e mia moglie francese. Ho scelto Parigi. E l, senza pi problemi di popolarit; l, quasi alla fine di una carriera almeno cos mi sentivo ho scoperto che potevo fare altro, e che questo altro mi piaceva moltissimo. Il resto noto: Cocciante ha aperto uno dei suoi cassetti perenni zeppi di melodie (Ne ho ancora a centinaia, chiss dove finiranno) ed uscita Notre Dame de Paris. Ho riscoperto una espressione popolare come lopera e le ho dato una vita nuova. Questo mi ha permesso di unire le mie due anime: quella classica, fatta di pura melodia, e laltra, quella che graffia, moderna, sempre rivolta al futuro. Il successo di Notre Dame ha dimostrato che avevo ragione: si pu fare unopera con il linguaggio di oggi, ma non destabilizzante per un pubblico popolare. Senza scenografie, ma con eleganza. Il turno di registrazione finito. La session avrebbe dovuto concludersi alle sette, invece la mezzanotte passata. Si entra in sala e non si sa mai quando si esce, normale. Per questo il bar degli Air Studios aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Continuiamo a parlare al bar dice infatti Cocciante. Anche la loquacit cosa nuova. Sembra esausto, ma ha ancora troppe cose da dire e, soprattutto, ha come unurgenza di dirle. Gli argomenti si accavallano, uno insegue laltro. Cera stato il concerto al Colosseo, il 16 settembre del 2005, per soli trecento invitati (e grandi schermi fuori): quel concerto il debutto del suo impegno decennale con lAssociazione italiana per la ricerca sul cancro (alla quale andr un euro su ogni biglietto venduto per la nuova opera, fino al 2015). Al Colosseo aveva cantato Giulietta e Romeo da solo, voce e pianoforte. Poi erano arrivate le audizioni per trovare i cantanti. Quando abbiamo fatto quelle per Notre Dame era stato un disastro. Non si trovava nessuno. Per Giulietta e Romeo abbiamo avuto migliaia di provini. La cosa pi strana? Erano tutti cantanti giovanissimi, anche di quattordici anni. La pi straordinaria? I loro curricula. In molti era scritto: dopo aver visto Notre Dame ho deciso di cantare. Ma, in fondo, i suoi aspiranti cantanti sono quelli che oggi non comprano pi i dischi, che pretendono di scaricarli gratis dalla rete e che quindi la danneggiano. un periodo di passaggio. Chi ha la mia et legato al formato. A noi piace avere in mano loggetto disco. I ragazzi se ne fregano. Anche nella musica vedo una transizione. I grandi vecchi spesso mi deludono e nella rabbia dei giovani non trovo verit. Hanno troppo benessere e, se non ce lhanno, il vero scopo quello di raggiungerlo. Noi ci battevamo per ottenere altre cose. Del suo progetto di eclissi totale ha gi calcolato tempi, modi e luoghi? Decidere di comporre opere popolari e di non interpretarle implica una sparizione. Gi mi sto eclissando, quindi. Dove? Senzaltro a Dublino. Quando sono l mi concentro bene, passo intere giornate a immaginare. In fondo larte questo per me: ho sempre lidea che gli uomini abbiano dei sogni, e che li vorrebbero vedere realizzati. Gli unici che riescano a dare forma ai sogni sono gli artisti. E quando un sogno, un pensiero, unidea, si materializzano, che bella cosa. Quando, con due sole linee, un pittore ti fa capire un concetto, quando con poche note un compositore ti tocca il cuore, questo lartista. tutto e niente. Levoluzione del mondo passa attraverso larte. un motore spirituale enorme. Penso a Mozart e Rossini, spesso lievi eppure cos potenti. Dopo tanti drammi in musica, dopo Notre Dame e Giulietta e Romeo, mi piacerebbe fare qualcosa di pi allegro. Unopera buffa, per esempio. Anzi, lo decido in questo momento: credo proprio che la far.

LAURA PUTTI

LONDRA

iccardo Cocciante ci viene incontro allingresso degli Air Studios. In mezzo alle volte gotiche della chiesa sconsacrata di Hampstead nuova residenza degli studi di registrazione di George Martin, famoso produttore dei Beatles la sua figura ancora pi minuta. Il tempo delle cattedrali, viene da pensare: Notre Dame de Paris, era il 98, e in quasi dieci anni ne ha fatti di viaggi. Lopera ha viaggiato. Io mica tanto, dice Cocciante. Dei tanti luoghi lontanissimi che lhanno accolta ho visto soltanto la Cina. Neanche in Corea del Sud lho accompagnata. E dire che l lhanno voluta per ben due volte, e la seconda, in contemporanea alle rappresentazioni di Seul, hanno organizzato schermi per la ripresa via satellite nei teatri delle altre citt. Come si dice, un successo planetario. Credo di s, ma non me ne curo pi di tanto. La sola urgenza che ho di esprimermi, quindi di comporre. Sempre. Per il momento sta registrando. Adesso in uno studio normale (legno chiaro e tappezzerie, macchine sofisticatissime) per le basi; tra qualche settimana si sposter nella sala grande per registrare lorchestra. La visitiamo, la sala grande. la chiesa vera e propria, con tanto di organo. La musica rimbalza sulle volte, sfiora le grandi vetrate, scende in picchiata verso i leggii gi pronti. Sembra quasi di vederla, di poterla afferrare in volo. Una straordinaria acustica naturale. Giulietta e Romeo se la meritano, dice Cocciante. Ai tragici amanti veronesi dedicata la sua nuova opera, sempre su libretto di Pasquale Panella, autore del Battisti dopo-Mogol e traduttoreautore della versione italiana di Notre

Repubblica Nazionale

FOTO GRAZIA NERI

Dame. Giulietta e Romeo debutter il primo giugno allArena di Verona e per i primi quattro giorni annunciati (fino al 4 giugno) i biglietti erano gi esauriti alla fine di gennaio. una grande dimostrazione di fiducia da parte del pubblico. E anche una bella responsabilit, dice Cocciante. Ma neanche questo fatto pratico sembra turbarlo. seduto accanto a Rick Wentworth, direttore e orchestratore di Giulietta e Romeo (e di Ca ira, lopera dellex Pink Floyd Roger Waters sulla rivoluzione francese). Ha davanti le partiture e anche il libretto. Lo scorriamo. Amore, amore, amore: la parola magica una costante nei testi di Panella. fatto apposta. Stiamo parlando di Giulietta e Romeo. E comunque Panella non un poeta, un meraviglioso scrittore per la musica e con la musica va ascoltato. Ricordo un gioco che facevo da ragazzino: prima di Sanremo i giornali pubblicavano i testi delle canzoni che avrebbero partecipato al festival. Li leggevo e cercavo di capire come sarebbero state le musiche. Impossibile. Quelle parole senza musica erano orribili. Da adolescente amava Sanremo? Accidenti se mi piaceva. Sono arrivato in Italia, da Saigon, quando avevo dieci anni. In casa si ascoltava lopera. Il mio primo incontro con la musica leggera stato il festival. A Saigon oggi Ho Chi Minh City Cocciante non pi tornato. Quando avrei voluto non si poteva, cera la guerra. Adesso ho qualcosa che mi blocca. Forse la paura di vedere la citt troppo diversa da come la ricordo. Due film mi hanno fatto tornare la nostalgia: Indocina, ma soprattutto Lamante, la storia di Marguerite Duras. Da quel film uscivano gli odori, i sapori, usciva la luce che ha illuminato la mia infanzia. Di Saigon, dopo cinquantanni, ho un ricordo ancora chiarissimo: dalla Cattedrale, percorrendo la rue Catinat, saprei perfettamente come tornare a casa. Tornare a casa, oggi, vuole dire tornare a Dublino. L vive da anni con sua moglie (e manager) Cathy e con David, il loro figlio sedicenne. LIrlanda mi piace moltissimo. in realt un paese del sud: il calore della gente, lenergia delle sue musiche popolari. C in Irlanda un rispetto per tutta la musica, dal rock al folk, senza snobismi. Da Dublino non vorrei mai spostarmi. Questa la prima volta dopo anni che la lascio per cos tanto tempo. Ma nei miei progetti c quello di sparire del tutto, di non essere pi un fatto fisico, di esserci soltanto attraverso la musica. Lo sguardo azzurro, quasi trasparente, si fatto sottile, appuntito, penetrante. Anche se, in trentacinque anni di carriera, Cocciante ci ha abituati allevanescenza, il concetto merita comunque una spiegazione. E mentre parla ci viene in mente la sua prima apparizione in pubblico come cantautore. Inverno 1973, Roma, Teatro dei Satiri. Sul palco Carlo Massarini presenta tre giovani

Ho sempre avuto bisogno di cantare per esprimermi Non ho mai parlato molto, neanche quando ero bambino Eravamo quattro figli e io ero il secondo:
mai stata facile la vita per il secondo figlio

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