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Aver fiducia?

no grazie, sono troppo intelligente e anche un po' snob

C' un curioso vezzo italiano che abitualmente premia come un po' pi intelligenti, informati, acuti e grandi pensatori quelli che alla speranza non cedono, quelli che la sanno pi lunga e non sono cos sciocchi da illudersi, capiscioni d'alto rango che irridono e deridono quei poveri cristi che, invece, qualche speranziella vorrebbero coltivarla. Sono rimasti bambini, sembra impossibile ma credono ancora alle favole, aspettano Babbo Natale, il Principe Azzurro e perfino la rinascita di questo paese attraverso delle riforme. Dai, basta ragionarci, ma come si pu aver fiducia in questi ragazzi che dicono di essere il nostro Governo, fanno tenerezza alle mamme, no? Gli metteresti a posto la cravatta prima che escano di casa, per poi mettono le mani su cose grandi, addirittura la Costituzione, forse sono un po' illusi, un poco superficiali, tanto buoni e cari, per carit, ma santa pazienza! come si fa a non capire? Ecco, e con un'alzata di spalle e uno sbuffo di sufficienza, ecco eliminato qualunque sussulto di speranza, una prima idea di fiducia: possono coltivarli solo quelli che non sanno perch non vogliono sapere, che non capiscono, colpevolmente ingenui. Ma come sar che informarsi, leggere, capire non possa e non debba prevedere che esiti drammatici, tragedie intessute di menzogne costruite ad arte, artifici e raggiri che ti attendono dietro l'angolo, come sar che estratte dalla mitica rete (che amo e cui sono profondamente grata) valgono come notizie autentiche e degne di valore solamente quelle che virano al negativo? Verrebbe da pensare, (ma sar abbastanza rispettoso, poi?) che queste Cassandre de noantri siano intrise irrimediabilmente da una cupa volutt penitenziale. Invidiose del successo di pubblico e di critica del grande Savonarola, si aggirano con occhi infocati spargendo lo sconforto adeguato a farci pentire tutti dei nostri sciocchi pensieri di speranza e a farci mettere in coda nella scura processione che svolazza di mantelli e veli neri. Lo so, gi me li sento che mi soffiano sul collo, ma non hai letto? guarda qui, ma tu ci credi che ancora si possa? ma come fai a non fare due pi due? Beh, rischier le fiamme dell'inferno ma mi arrogo il diritto di guardare, invece, con interesse, curiosit e perfino speranza a questo popolo italiano che sempre stato capace di ricominciare da capo, che sa fare un uso incredibile e irraggiungibile delle 1

risorse (soprattutto quando sono scarse), che in cucina rende gli avanzi ingredienti saporiti per piatti tutti da inventare. Credo da tempo che si stia finalmente crepando una spessa crosta di ignoranza indifferente che ci ha lasciato tutti un poco a sciaguattare pigramente, che sembrava non richiedere una nostra presenza, abbiamo vissuto un bel po' di anni con il reostato vitale fisso sul minimo. S che abbiamo finito per convincerci tutti che non servivamo poi a molto, qualcuno ci avrebbe pensato, la nostra autostima si affievolita fino a divenire quasi un ricordo, il criticatissimo consumismo stato in fondo uno dei modi che ci siamo inventati per garantirci il diritto a esistere: se ho il suv, la casa al lago, un giro di gente importante, mi considereranno, non si accorgeranno che sono solo un sans papier civile, non mi terranno al di fuori dei giochi. Senza indulgere nella nostalgia dei nostri grandi, senza dover sostituire la sciarpa di Che Guevara con le immagini di Michelangelo, Dante, Leopardi, in questo mondo globale non possiamo che riprendere come filo conduttore la nostra identit culturale, il nostro modo di pensare: per poter scambiare con il mondo intero occorre essere ben saldi nella propria identit in un felice e fertile "glocalismo" che vede ciascuno ben radicato nel suo locale per poter guardare e interloquire con il globale. Perch l'identit la rete di relazioni in cui siamo immersi e viviamo. Perch oltre al pessimismo e alla dimensione penitenziale, ci appartiene anche un sano senso della misura, naturale in un popolo cresciuto nell'arte. Quel tanto di sprezzatura che usava nel Rinascimento, usiamola anche verso le grida che evocano tragedie senza fine e non solo verso chi artigianalmente si sta costruendo un pensiero di vita. E poi i pensieri malsani fanno venire le rughe pi brutte.

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