sacrifici, miracoli, sacramenti e inferno. Certo, una metafora solo una metafora. Ma la sua insistenza, la sua diffusione, la sua perti- nenza rispetto alle pratiche dei nostri contempo- ranei sono tali da risultare inquietanti. Allo stes- so tempo, per, regna una certa confusione: chi ha sostituito Dio? il denaro, il mercato o la cre- scita? oppure ci sono vari di? Le sue vittime, i suoi olocausti, i suoi martiri sono gli imprendi- tori in difficolt, i percettori di una rendita nei periodi di inflazione, i salariati (sempre), o i lau- reati disoccupati? Per parlare di una religione delleconomia sarebbe necessario aver identificato prima la natura o la specificit delle entit (essenziali o fenomeniche) in questione. Se si accetta la defi- nizione laica e molto ampia di religione fornita da mile Durkheim, come insieme delle cre- denze condivise che mantengono unita una data collettivit, non c dubbio che leconomia, nel mondo contemporaneo, vi rientri perfettamente, o addirittura che si sia sostituita alle credenze o religioni anteriori, venendo a costituire una nuova cattolicit (da catholics =universale). Tale sostituzione si spiega, da una parte, con le- sistenza di un culto, pressoch universale e metastorico, del valore incarnato (oro, argento, oggetti preziosi) e dallaltra con lavvento, allemergere della modernit, di una nuova fede nel progresso e nei suoi corollari (la tecnica, la scienza, la crescita economica). Larticolazione di questi due fenomeni permette di parlare di una vera e propria religione delleconomia. La santificazione del Vitello dOro [Il denaro] lAlfa e lOmega, il Solo e lUni- co []. Il culto della ricchezza tuttaltro che una novit. Si tratta al contrario di un fenomeno ancestrale che emerge in forme arcaiche in epo- che precedenti linvenzione della moneta conia- ta, come culto dei beni paleomonetari. Questa adorazione, che risale alla notte dei tempi, stata in seguito stigmatizzata come pratica anta- gonista della religione. Tuttavia, estendendosi allinsieme della vita profana, tale idolatria non solo si liberata dellantica maledizione, ma stata oggetto di un processo di santifica- zione. Antireligione e religione intrattengono strani rapporti di complicit, che facilitano lo slittamento dalluna allaltra. Il denaro, pur essendo maledetto, possiede alcuni attributi propri della religione. Il culto di Mammone ha un carattere satanico e, di conse- guenza, mantiene un legame con il sacro. Prima dellinvasione della metafora religiosa nelleco- nomia, c stata uninvasione della metafora economica nella religione, e in particolare nelle religioni della caduta e del riscatto. Per redime- re i peccati, bisognava pagare. I libri sacri delle Avremmo bisogno di un Dio ingiusto, interessato solo allinteroperabilit dei sistemi e che, completamente soddisfatto del risultato, benedicesse i militanti dellingiustizia. Alain Joxe C he si consideri la religione come un fenomeno metastorico e universale, dotato di un nocciolo duro (essenza- sostanza), rintracciabile in tutte le culture (visione realista), o che la si ritenga invece un fenomeno storico proprio della cultura occiden- tale (religione cristiana) o di un ristretto gruppo di culture (religioni monoteistiche), parlare del- leconomia come di una religione non solo blasfemo, ma anche improprio. Hannah Arendt ha criticato duramente i tentativi di equi- parare i totalitarismi a religioni profane. Le sue argomentazioni si applicano altres al totalitari- smo economico, chiamato anche fondamenta- lismo del mercato o integralismo ultraliberista. Non si pu per fare a meno di constatare lonnipresenza della metafora religiosa nel di- scorso economico. Basta leggere i giornali o i libri di economia o, meglio ancora, il pamphlet scritto nel 2005 da Michel Piquemal, alias Kosi Libran, Le prophte du libralisme, dove leco- nomia si appropria di tutti gli attributi del feno- meno religioso, con tanto di chiese (le banche), cattedrali, comprese quelle nel deserto (le imprese), profeti, santi, sacerdoti (gli agenti di F r a n c o
M u l a s , P a e s a g g i ,
1 9 9 1 ,
o l i o
s u
t a v o l a ,
c m
1 5 0 x 1 2 5
Leconomia come religione Serge Latouche int99.qxp 09/03/2009 10.36 Pagina 21 22 Economia-Pianeta Lettera internazionale varie religioni (il Levitico, in particolare) sono pieni di tariffe e di prezzi, relativi a commerci religiosi di ogni tipo. Tutta la sfera religiosa e giuridico-sociale antica retta da rapporti di scambio ben definiti. La regola spesso quella della giustizia correttiva di Radamante: Subire ci che si fatto agli altri unequa punizione (Esodo, citato da Aristotele, Etica a Nicomaco, V, 8, 27). lannuncio della biblica legge del taglione: Vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido (Esodo, 21, 25 e Deuterono- mio, 19, 21). Laspetto economico sembra ossessionare gli estensori di tutti i codici pri- mitivi, che elaborano un complesso sistema di tariffe graduate a seconda dello status sociale del peccatore. Cos, negli scambi con Dio, chi gode di una condizione elevata dovr pagare un prezzo pi alto degli altri. Il peccato del grande sacerdote potr essere lavato solo dal sacrificio di un toro, quello di un capo da un montone, quello di un benestante da una capra o da un agnello, mentre per il povero basteranno due colombe o due piccioni (Levitico, 41). Il taglio- ne si misura in questo caso sulla base della quantit di sangue versato o del volume di fumo sacrificale che sale in cielo a stuzzicare le nari- ci di Yahv. Sia negli scambi con le divinit (codici religiosi) che in quelli con la citt (codi- ci giuridici), ritroviamo lo stesso sistema di prezzi. Col tempo, le tariffe tendono a mone- tizzarsi. Cos, il Wergeld germanico si presenta come un perfetto sistema gerarchico di pene, che sono graduate in funzione dello status delle parti in causa e sono espresse in denaro. Questi prezzi del sangue (pretium doloris) precedono nella storia lintroduzione dei contanti e dello scambio mercantile. I credi e le credenze, da una parte, e il credito, le credenziali, dallaltra, sembrano essere strettamente collegati tra loro. la traccia di unantica affinit tra il prezioso e il sacro/sovrannaturale. In tutte le societ primitive in cui hanno luogo fenomeni paleomonetari, i beni prezio- si, gli oggetti cerimoniali collane (sulava) o braccialetti (mwali) nella kula, lingotti di rame blasonato nel potlatch, wampum degli indiani delle Grandi pianure eccetera sono ricercati da tutti in quanto simboli incontestati di vita e di potere, e possederli non considerato affatto riprovevole. Chi non ricorda le belle pagine in cui Malinowski, in Argonauti del Pacifico occi- dentale, racconta di come nelle Trobriand la contemplazione degli oggetti della kula veniva considerata lultima consolazione dei moribon- di? Oppure si potrebbero citare gli achuar della selva amazzonica, una trib di tagliatori di teste noti anche come jivaros, tra i quali il desiderio di possedere il maggior numero di teste sapien- temente rimpicciolite paragonabile alla pas- sione dei bianchi per loro. Per accumulare potere e controllarne la circolazione, i loro scia- mani si servono anche di particolari cristalli di quarzo in cui si pensa che si trovino imprigio- nati gli spiriti servitori, un metodo che per- mette di risparmiare qualche omicidio. Ebbene, gli achuar hanno subito identificato nei ban- chieri gli equivalenti spagnoli dei loro sciama- ni! Solo che i loro banchieri, che hanno come i nostri il compito di distribuire crediti, lungi dallessere maledetti, sono onorati e rispettati come benefattori dellumanit. La moneta arcaica, concupita quanto e forse pi della nostra, non appare bollata da alcun marchio dinfamia. del resto vero che il suo potere, per quanto considerevole, non di tipo mercantile. Le paleomonete hanno scarsa influenza sulla produzione, lo scambio e il consumo. Non pos- sono essere oggetto di unaccumulazione illimi- tata n servire allo sfruttamento massiccio della forza lavoro. Di questo antico concubinato tra il denaro e il sacro rimane forse una traccia nella formula impressa sul dollaro: In God we trust. Da dove ha avuto origine dunque la maledi- zione della ricchezza? Tutti conoscono la risposta data dallimpera- tore Vespasiano a suo figlio Tito, che lo rimpro- verava di aver tassato un prodotto impuro e nau- seabondo come lurina umana, utilizzata a Roma nelle lavanderie: Il denaro non puzza! (Pecunia non olet). Il tanfo di ammoniaca, in effetti, non si comunicava ai bei denari sonanti e tintinnati raccolti dal fisco romano, cos come il sangue degli schiavi non imbrattava gli scudi lucenti ammassati dai negrieri di Bordeaux o di Nantes, o il sudore degli operai inchiodati alle catene di montaggio delle fabbriche delocaliz- zate nel Sud-Est asiatico non unge le banconote accumulate sui conti dei dirigenti della Nike o dellAdidas. Grazie alla meravigliosa alchimia operata dallequivalente generale, la sofferen- za e lingiustizia necessarie a produrlo non offu- scavano minimamente labbagliante splendore delloro delle Americhe, e tanto meno quello Non si pu fare a meno di constatare lonnipresenza della metafora religiosa nel discorso economico. Leconomia si appropria di tutti gli attributi del fenomeno religioso, con tanto di chiese (le banche), cattedrali, comprese quelle nel deserto (le imprese), profeti, santi, sacerdoti (gli agenti di cambio), fedeli (gli azionisti), martiri, altari, sacrifici, miracoli, sacramenti e inferno. Certo, una metafora solo una metafora ma ci nondimeno inquietante. Chi ha sostituito Dio? il denaro, il mercato o la crescita? oppure ci sono vari di? int99.qxp 09/03/2009 10.36 Pagina 22 Lettera internazionale Leconomia come religione 23 della moneta elettronica. Nonostante tutto, per, come per le mani di lady Macbeth, neppure tutti i profumi dellArabia potranno cancellare lodo- re di sangue che emana dal cash. La maledizione si estende dapprima allusura e poi al commercio e allattivit economica in generale con Aristotele, ripreso in seguito da san Tommaso e, in forme molto pi attenuate, dalla tradizione cattolica, fino quasi ai nostri giorni. Come noto, pur vivendo in unepoca in cui lattivit economica si svolgeva ancora in forme embrionali, lo Stagirita condann sotto il nome di crematistica ci che per noi costituisce les- senza stessa delleconomia, ossia la ricerca del profitto grazie e attraverso gli scambi commer- ciali. Il rapporto di scambio naturale M-D-M (merce-denaro-merce), che consiste nel vendere il surplus per acquistare ci di cui si ha bisogno, si corrompe nel rapporto mercantile D-M-D: acquistare la merce al prezzo pi basso per rivenderla a quello pi alto, allo scopo di gua- dagnare denaro con il commercio. Tale rove- sciamento del rapporto di scambio appariva ad Aristotele particolarmente esecrabile, in quanto non solo innaturale, ma anche antisociale. Fare soldi per mezzo dei soldi, direttamente tramite lusura o indirettamente con il commercio di fatto inconciliabile con la ricerca del bene comune. Chi si dedica al commercio per arric- chirsi ineluttabilmente portato ad abbandona- re la ricerca del bene comune, che dovrebbe essere la cura principale del cittadino, e soprat- tutto spinto a ingannare fornitori e clienti sul valore dei beni, ad approfittare, quando ne ha loccasione, delle loro debolezze e dei loro biso- gni, andando cos contro la philia, quellamici- zia politica che deve regnare tra i cittadini di una stessa citt e che ne costituisce il cemento politico. Un mondo di vincenti (e di perdenti) incompatibile con la cittadinanza, cos come la concepivano gli antichi, e ancor meno con li- sonomia (luguaglianza) e, naturalmente, con la giustizia. Per la teologia cattolica, si tratta di un pecca- to bello e buono. Alle societ moderne si pone- va quindi il problema di conciliare rapporti mer- cantili e giustizia sociale. Lidolatria del mercato La santificazione delleconomia presuppone, come abbiamo visto, lannullamento dellantica maledizione che pesa sul denaro. Ma per farlo occorre mettere in atto una rivoluzione molto pi ampia, perch la religione legata alletica, alla morale e alla giustizia, anche se non si esau- risce in esse. La maledizione stata neutralizzata, come noto, attraverso la laicizzazione dei valori del protestantesimo e lo sviluppo dellutilitarismo. Seconda la ben nota analisi condotta da Max Weber ne Letica protestante (1905), il decollo delleconomia occidentale sarebbe il risultato del generalizzarsi delletica del lavoro e dello spirito imprenditoriale, fatto di scrupolosa one- st, operosit, rettitudine, puntualit, rinuncia ai piaceri dei sensi e senso del risparmio. Laccu- mulazione materiale illimitata diventa cos la testimonianza sensibile dellaccumulazione dei meriti e la prova incontestabile della benedizio- ne divina. Come osserva Ernst Troeltsch, il teo- logo protestante amico di Weber, la dottrina della predestinazione divenuta in Lutero, Cal- vino e Zwingli, in modo altrettanto urgente e irrinunciabile, la dottrina centrale del protestan- tesimo, per risolvere il problema della certezza della salvezza. [] Il predestinato concepisce se stesso come un padrone del mondo, chiamato a intervenire nel mondo per trasformarlo, con il sostegno della potenza divina, ad maiorem Dei gloriam. [] Decidendo di applicare al campo della produzione capitalistica, che aveva fino ad allora tollerato, il suo spirito zelante e metodico, il calvinismo contribu in misura determinante allemergere della mentalit capitalistica, che valorizza il lavoro per il lavoro. Si apriva cos la strada alla santificazione dellutilitarismo vol- gare, sostenuta da una fede incrollabile nellar- monia naturale degli interessi. Il destino dellutilitarismo , da questo punto di vista, particolarmente significativo. Se lo si prende seriamente, si ha a che fare con una vera e propria etica del sacrificio, terribil- mente esigente. Il principio della massima feli- cit per il massimo numero di persone implica che gli interessi della collettivit prevalgano su quelli dellindividuo e che, se necessario, il minor numero debba essere sacrificato alla maggioranza. Tuttavia, nella sua versione vol- garizzata e pi diffusa, lutilitarismo diventa una sorta di morale dellinteresse, in cui cia- scuno lunico giudice dei propri piaceri e non deve farsi alcuno scrupolo nel massimizzarli. Legoismo diventa cos il principio stesso della vita sociale, il pensiero che giustifica laffer- mazione di una legge della giungla, di una totale mancanza di regole, che rappresenta le- satto contrario della vita morale tradizional- mente intesa. Smith e tutta la scienza econo- mica successiva si sentiranno cos autorizzati a garantire che, seguendo il proprio interesse, tutto andr nel migliore dei modi nel migliore dei mondi possibili. Per comprendere come si sia arrivati a una posizione cos stupefacente, a sostenere cio lextramoralit delleconomia (e allo stesso tempo, paradossalmente, alla sua beatificazio- ne), occorre fare un passo indietro e risalire al momento in cui vengono gettate le basi delli- stituzione del sapere economico come scienza. Con Smith si prodotto, nel quadro del gianse- nismo e del pietismo agostiniano, un rovescia- mento del rapporto tra morale e teoria economi- ca, paragonabile a quello intervenuto uno o due secoli prima tra protestantesimo e capitalismo. 1 La giustizia negli scambi e nei commerci viene allo stesso tempo affermata e svuotata di ogni contenuto. Di conseguenza, lefficienza del reale razionale e giusta. Gli economisti hanno impa- rato bene la lezione. Leconomia, in quanto scienza del valore, pu disfarsi di qualunque preoccupazione di carattere etico. Dal momen- to che ogni valore ha un prezzo e solo ci che pu essere scambiato merita considerazione, gli unici valori reali sono quelli che possono essere quotati in Borsa. A tutto ci si aggiunga unapologia dellordine naturale delle cose cos sfrontata da mettere in imbarazzo qualun- que teologo. Ma la vita economica impone a tutti una lunga serie di sacrifici. Ogni cittadino perma- nentemente posto di fronte a obblighi e limita- zioni di ogni tipo. Lefficienza una divinit esigente che reclama tutte le energie disponibi- li, dagli operai ma anche dai padroni. Il credito delle banche, delle imprese e dei commercianti, ma anche quello degli stati, si fonda sulla fidu- cia. Anche se non possono essere inseriti tra le clausole contrattuali, la fedelt, il dovere, la probit sono indispensabili al buon funziona- mento delleconomia. In questo modo, il culto maledetto del denaro pu trasformarsi nella nuova religione ufficiale del profitto. Quando il culto del denaro assume un carat- tere ufficiale, la sua natura divina non pu che trasmettersi allinsieme delleconomia. Anche il mercato divinizzato, cos come la crescita e lo sviluppo. La colonizzazione dellimmaginario da parte delleconomia si manifesta anche nel fatto che leconomia considerata una funzione fondamentale, che assicura lumanit delluo- mo. Per llite planetaria, la fede nellideologia liberale, come osserva Luttwak, costituisce una vera e propria religione. La scomparsa del mondo comune che, secondo Hannah Arendt, caratterizzerebbe la crisi della modernit, incontestabile, ma non bisogna generalizzare. Questo disincanto del mondo era gi stato ana- lizzato da Max Weber. Se vero che c stata una perdita dei riferimenti etici e dellantica moralit, altrettanto vero che la banalit del male si fonda sulla condivisione dellimmon- do Come ha osservato Zygmunt Bauman, anche nella societ globalizzata esiste un mondo comune: il pensiero unico. Achille Rossi lo ha efficacemente descritto come mito, inteso come ci in cui crediamo senza esserne coscienti e che definisce i limiti della nostra realt. Tuttavia, il tentativo di fusione tra Ges Cri- sto e Mammone, tra di veri e falsi, spinto allestremo da certe stte neopentecostali, pone diversi problemi. La religione delleco- nomia lascia profondamente insoddisfatti. La legge della giungla, la guerra economica gene- ralizzata, anche se ribattezzate ordine natura- le e malgrado tutte le dimostrazioni dei gran- di sacerdoti delleconomia, non convincono del tutto, lasciando un grande vuoto che si tenta di colmare con laggiunta di un supple- mento danima (religioso, etico, umanitario) di stampo tradizionale. Ecco allora sorgere il capitalismo compassionevole, letica di impre- sa, le innumerevoli forme di moralizzazione delleconomia, dalleconomia di comunione a quella solidale. Ma visto che nessuno pu ser- vire due padroni, tutti questi tentativi sono destinati al fallimento. Il culto del progresso non impone la recita di litanie dirette a ingraziarsi la divinit, ma una serie di pratiche familiari indispensabili (accendere la luce, prendere lautomobile, telefonare) e la richiesta di ulteriori innovazioni per risolvere i problemi e i guasti prodotti dalla dinamica stessa del progresso. La fede stata sostituita dai riti. Si aperta cos la via alla banalizzazione del male, ossia alla strumentalizzazione degli uomini e della natura senza turbamenti di coscienza da parte dei responsabili e con il tacito consenso delle vittime. int99.qxp 09/03/2009 10.36 Pagina 23 24 Economia-Pianeta Lettera internazionale Il culto della crescita-sviluppo La societ moderna che avrebbe dovuto auto- istituirsi senza ricorrere a un garante metasocia- le, rompendo cos con leteronomia tradiziona- le, e che avrebbe dovuto sfociare in una vera democrazia autonoma formata di uomini liberi formula i divieti pi severi e li proietta in una natura delle cose inverosimile: la mano invi- sibile del mercato e la legge del progresso. Evi- dentemente, tale paradosso in qualche modo inerente alla natura stessa dellIlluminismo, che si proponeva di demistificare gli idoli. E in effetti, gli illuministi sono riusciti a distruggere la tradizione, i vecchi pregiudizi e i vecchi di, ma solo per sostituirli con nuove divinit anco- ra pi potenti e tiranniche: la Ragione, il Pro- gresso, la Scienza, la Tecnica, lo Sviluppo eco- nomico. I nuovi idoli sono oggetto di una devo- zione, di una sacralizzazione e di un culto senza precedenti. Le vittime offerte in sacrificio a que- sti falsi di sono innumerevoli. Quando si ha un martello nella testa dice- va Mark Twain si ha la tendenza a vedere tutti i problemi sotto forma di chiodo. Non si pu negare che i moderni abbiamo un martello nella testa, cio leconomia, e che di conseguenza vedano tutti i problemi come problemi econo- mici. Tale dominio-colonizzazione dellimma- ginario molto forte e non solo quasi impos- sibile liberarsene, ma anche molto difficile misurarne lestensione. Si tratta tuttavia di un fenomeno recente e limitato nello spazio, che in pratica si manifesta quasi esclusivamente in Occidente, a partire dal XVIII secolo. Un brano di Fustel de Coulanges, un precursore della sociologia delle religioni e di Marcel Mauss, tratto dal suo libro La citt antica, ci offre un interessante spunto di riflessione: In tempo di pace e in tempo di guerra, la religione interveni- va in tutti gli atti. Era presente ovunque, avvi- luppava completamente gli uomini. Lanima, il corpo, la vita privata, la vita pubblica, i ban- chetti, le feste, le assemblee, i tribunali, le guer- re, tutto era soggetto allimperio della religione della citt. Essa regolava tutte le azioni di un uomo, disponeva di tutti gli istanti della sua vita, stabiliva tutte le sue abitudini. Governava gli esseri umani con unautorit cos assoluta da non lasciare nulla al di fuori di s. sufficien- te sostituire religione con economia e mettere i verbi al presente per avere una perfetta descri- zione della situazione attuale. Per i suoi adepti, non solo leconomia una realt essenziale e leconomicizzazione del mondo un processo ineluttabile e irreversibile, ma si tratta anche, tutto sommato, di fenomeni positivi e auspicabili. Per il fedele del culto della modernit, leco- nomia, il progresso, la crescita e lo sviluppo, cos come il calcolo, il mercato, la razionalit e perfino il capitalismo (vedi Alain Minc, ma anche Fernand Braudel) hanno una base natura- le. Per i colonizzatori e gli esperti dello svilup- po, leconomia, la moneta, il mercato, il calcolo razionale esistono dappertutto, quanto meno allo stato di embrioni. sufficiente farli giunge- re a maturit, che anche il primo significato della parola sviluppare. Si avr cos la prova della loro presenza anche nei paesi del Sud del mondo, fino a quando non rimarr pi traccia delle differenze. Quando il mondo intero avr integrato leconomia nella sua pratica quotidia- na, lesistenza di un altro universo sopravvivr solo come una figura superata e priva di qual- siasi legittimit. Se leconomia il bene, la crescita economi- ca ancora meglio e con lo sviluppo si raggiun- ge quasi lapoteosi Con il culto della cresci- ta-sviluppo, la colonizzazione dellimmaginario giunge a compimento. In altre parole, passando da unattivit moralmente sana al suo amplia- mento e al suo accrescimento continuo, si sca- vano nuovi gradini della scala del bene. Nella visione modernista, lo sviluppo economico non pu essere toccato dal male, per leccellente ragione che lo sviluppo rappresenta nellimma- ginario lincarnazione stessa del bene. Parlare di uno sviluppo buono pleonastico, in quan- to la parola sviluppo significa, per definizione, crescita positiva e a sua volta la crescita un bene, contro cui le forze del male non possono prevalere. Sebbene qualche spirito cavilloso, pervertito dai residui delle dottrine scolastiche sul giusto prezzo o sulla proibizione del prestito a interes- se, si ostini a sostenere che leconomia non pu essere considerata come unattivit intrinseca- mente morale, essa rappresenta nondimeno la condizione della vita morale, perch permette agli individui di affrancarsi da una vita subuma- na. Perfino la Chiesa cattolica, rimasta cos a lungo restia ad abbandonare le sue riserve sulla moralit degli affari, retaggio della sua tradizio- ne tomistica, ha finito per cedere quasi comple- tamente le armi. Lo sviluppo, si afferma nella populorum progressio, il nuovo nome della pace. Leconomia di mercato non pi condan- nabile per principio. Lo sviluppo, come promessa di benessere per tutti, incorpora in s lidea di giustizia sociale e permette un rinnovamento morale dellecono- mia. Di conseguenza, esso stato un formidabi- le strumento ideologico di legittimazione delle societ moderne, agendo in questo senso anche nei nuovi stati formatisi con il processo di deco- lonizzazione (in particolare in Africa). Ci che fa della crescita economica un bene indiscutibile per il metro della nostra morale di fondo, quella sorta di pandemonio di valori ere- ditati dallOccidente nel corso della sua lunga sto- ria, il fatto di essere il risultato di un comporta- mento a sua volta giudicato morale. Il concetto utilitaristico di giustizia proprio di questa morale dominante definisce come giusto, in primo luogo, tutto ci che serve ad aumentare il PIL. Lideologia dello sviluppo, screditata dai ripetuti fallimenti di progetti ed esperienze di sviluppo troppo spesso puramente velleitari, stata sostituita dalla globalizzazione, che assi- cura il trionfo delleconomia e addirittura lav- vento del suo potere assoluto, allinterno di un pianeta integralmente mercificato. A essa spet- ta il compito di realizzare il bene comune, ren- dendo la morale autonoma un semplice cime- lio o limitandola a una funzione di freno degli interessi egoistici. Lefficienza, se intesa cor- rettamente, la migliore garanzia del bene e della giustizia. La metafisica del progresso Nel processo di instaurazione della modernit, il progresso ha la funzione di una poderosa mac- china da guerra, utilizzata da una frazione della societ contro il potere della frazione dominan- te, unarma che si dimostra particolarmente effi- cace contro la religione, di cui prende il posto. Lidea di progresso si rivela cos la pi prodi- giosa costruzione simbolica escogitata dal genio umano per giustificare la sofferenza che una parte dellumanit infligge allaltra. Il culto del progresso lalchimia che per- mette di passare dalla religione delluscita dalla religione, secondo la definizione del cri- stianesimo proposta da Michel Gauchet, alla religione delleconomia. Il progresso in effet- ti lanticamera della scienza e della tecnica e il battistrada dello sviluppo. In verit, il progresso implicato in tutto ci che costituisce la moder- nit e nel mondo moderno nulla immune al progresso. Si tratta di un soggetto/oggetto imprescindibile. Il progresso la vostra chime- ra scriveva Arthur Schopenauer il sogno del XIX secolo, cos come la resurrezione dei morti era il sogno del X secolo . Ogni et ha il suo sogno. Il progresso anche una divinit o un idolo, oggetto di una religione con i suoi dogmi, le sue dottrine, i suoi culti, i suoi sacri- fici e le sue vittime, i suoi apostoli e i suoi inni, con tutti gli elementi insomma che costituisco- no il campo della religione e del sacro. Secondo Pierre Leroux, Francesco Bacone fu lapostolo idealista della perfettibilit in rap- porto al mondo esterno e il vero teologo della scienza della natura. Per una certa teologia protestante, il progresso rappresenta addirittura la prosecuzione terrena della Redenzione. Rifiutarsi di aderire alla credenza del migliora- mento possibile e reale delle cose del mondo diventata una forma di empiet e di incredulit. Il progresso un articolo di fede. Per citare le celebri parole di Pasteur, lumanit si sarebbe recata nei templi dellavvenire e del benesse- re, cio nei laboratori scientifici, per apprende- re a leggere nelle opere della natura, opere di progresso e di armonia universale. Come ha esaurientemente dimostrato Ellul, il bluff tec- nologico ha permesso di associare anche la tecnica nella stessa apoteosi. Il progresso, come lesistenza di Dio, si pu dimostrare in vari modi: lo si constata nello spettacolo del mondo, lo si pu dedurre dal suo stesso concetto e anche la sua esistenza sensi- bile deriva dalla sua essenza. Quindi la sua esi- stenza dimostra che esso esiste come essenza e la sua essenza la prova inconfutabile della sua esistenza. Inoltre necessario, e non un semplice accidente. Si tratta insomma della prova ontologica dellesistenza di Dio di san- La costruzione di una societ laica della decrescita non potr fare a meno di un nuovo incantamento del mondo. Molti tendono gi a questa o a quella forma di spiritualit. Ma spetter ai poeti, agli artisti e agli esteti di tutte le razze, in breve, a tutti gli specialisti dellinutile, del gratuito, del sogno, delle parti sacrificate di noi stessi, portare a termine questo incarico, senza sentire il bisogno di ricorrere n ai teologi n agli ayatollah. int99.qxp 09/03/2009 10.36 Pagina 24 Lettera internazionale Leconomia come religione 25 tAnselmo. Infine, il progresso buono perch utile e, in un certo senso, utile perch buono! Lancoraggio definitivo del progresso nel- limmaginario occidentale e poi universale si avr tuttavia solo con il trionfo dellevoluzioni- smo. Il vero cambiamento di mentalit avverr solo con lemergere delle idee evoluzionistiche, di cui lo sviluppo un semplice avatar. Una societ che crede fermamente che luomo sia lanello finale di una lunga catena di esseri, che parte dal brodo primordiale per arrivare a orga- nizzazioni sempre pi complesse, trasforma la stessa natura biologica in un solido pilastro della fede nel progresso. In fin dei conti, nel mondo contemporaneo c una verit del progresso: lo sviluppo, vale a dire la crescita del PIL pro capite. La verit del progresso risiede nellinvenzione e nella trasfor- mazione continua delle tecniche, che rappresen- tano il fattore privilegiato di quella crescita delle forze produttive chiamata sviluppo. Leco- nomia rinvia alla crescita e allo sviluppo, che a loro volta non sono che il progresso dellecono- mia, dato che lespansione fa parte del suo prin- cipio. Dei tre pilastri della modernit progres- so, tecnica, economia il progresso occupa la posizione centrale, in quanto lunico in grado di innescare limmaginario che far da base agli altri due. Leconomia uninvenzione storica, che si manifesta nella rappresentazione, nei modi di vedere e di sentire prima ancora di esse- re agita nella circolazione delle merci. Allin- carnazione del progresso nella quotidianit del- leconomia corrisponde la sua identificazione simbolica alla tecnica. Anche il concetto di svi- luppo tributario della visione progressista del mondo. Se il progresso alla base delleconomia, le- conomia a sua volta necessaria per convalida- re il progresso. Senza un sistema di prezzi, sarebbe impossibile stabilire un parametro come il PIL pro capite e, senza aumento del PIL, che cosa potrebbe convincere la gente che le sorti dellumanit stanno migliorando? Tutti gli altri progressi sono astratti e se la vita quotidiana non diventasse pi comoda, nessuna perfezione dello spirito sarebbe sufficiente a incantare i nostri simili. Il progresso anche unetica che informa la- zione e spinge a realizzare nuove invenzioni e a trasformare la realt. Di conseguenza, la fede nel progresso si autorealizza. Se si convinti che laccumulazione delle conoscenze, il perfe- zionamento della tecnica, lo sviluppo delle forze produttive, laccrescimento del dominio della natura siano in s un bene, si agisce in modo che le conoscenze possano trasmettersi e accumularsi, che i loro effetti possano essere messi a confronto e migliorati. Si scelgono scale di riferimento in cui laccrescimento indefinito diventa possibile e pertinente. Tutto ci presup- pone necessariamente il convincimento che la marcia in avanti sia un miglioramento, che si tratti comunque di una buona cosa. Come noto, per assistere alla messa in scena di queste societ dellabbondanza, biso- gner attendere la seconda met del XX secolo, quando il progresso diventa uno spettacolo incontestabile. Questo ancoraggio del pro- gresso alla concretezza delleconomia, che assorbe la totalit dello spazio sociale, un fenomeno fondamentale, bench recente. La riduzione della vita alla quantit di PIL elimina la vecchia opposizione tra progresso materiale e progresso morale. Sentirsi bene ed essere benestanti coincidono: il bello, il buono e il bene si fondono nellutile. La massima crescita del PIL diventa un obiettivo morale, anzi lo- biettivo morale. Ora, dal momento che incon- testabile che unampia percentuale della popo- lazione ha beneficiato di un aumento costante del PIL, il progresso diventato un fenomeno non pi sradicabile. Per un ateismo delleconomia Il culto del progresso non impone la recita di lita- nie dirette a ingraziarsi la divinit, ma una serie di pratiche familiari indispensabili (accendere la luce, prendere lautomobile, telefonare) e la richiesta di ulteriori innovazione per risolvere i problemi e i guasti prodotti dalla dinamica stessa del progresso. La fede stata sostituita dai riti. Si aperta cos la via alla banalizzazione del male, ossia alla strumentalizzazione degli uomi- ni e della natura senza turbamenti di coscienza da parte dei responsabili e con il tacito consen- so delle vittime. Ci di cui avremmo realmente bisogno ha scritto Derk Rasmussen sarebbe un movimen- to per lateismo economico, unonda lunga di incredulit. Questo esattamente ci che si propone il movimento della decrescita. Il pro- getto di costruzione di societ conviviali auto- nome ed econome, nel Nord e nel Sud del mondo, imporrebbe, rigorosamente parlando, pi una a-crescita cos come si parla di a- teismo che una de-crescita. Del resto, si tratta per lappunto di abbandonare una fede e una religione, quella delleconomia. Per raggiunge- re questo obiettivo necessaria unopera di decolonizzazione dellimmaginario, che pu essere condotta in due direzioni principali e complementari: la decostruzione delluniversa- lismo economico e la demistificazione dello svi- luppo e della crescita. Il relativo incantamento del mondo, pro- dotto dalla scienza, dal progresso e dallo svilup- po, ormai rotto da un pezzo. Tuttavia, la fede nel progresso e nelleconomia non pi un fatto di coscienza, ma una droga da cui siamo tutti dipendenti e a cui ci impossibile rinunciare volontariamente. Il progressismo e leconomi- smo sono incorporati nei nostri consumi quoti- diani, li respiriamo con laria inquinata delle nostre citt, li beviamo con lacqua contaminata dai pesticidi, li mangiamo con i cibi-spazzatu- ra, ce ne rivestiamo con i vestiti fabbricati nelle galere del Sud-Est asiatico e, infine, ci traspor- tano in giro nelle nostre bagnarole climatizza- te Solo levidenza pratica del loro fallimen- to potr forse aprire gli occhi dei suoi adepti affascinati: ma, trattandosi di un evento pi che probabile, ci resta ancora qualche speranza. Dovremmo insomma augurarci un ritorno degli di? La costruzione di una societ laica della decrescita non potr fare a meno di un nuovo incantamento del mondo. Molti tendo- no gi a questa o a quella forma di spiritualit. Ma spetter ai poeti, agli artisti e agli esteti di tutte le razze, in breve, a tutti gli specialisti del- linutile, del gratuito, del sogno, delle parti sacrificate di noi stessi, portare a termine questo incarico, senza sentire il bisogno di ricorrere n ai teologi n agli ayatollah. Traduzione di Stefano Salpietro 1 Le analisi di Max Weber, spesso deformate fino alla caricatura, dimostravano in realt che laffermazio- ne del capitalismo non era il risultato della diffusione del protestantesimo. Lutero, in particolare, si era oppo- sto con forza alleconomia di mercato, al denaro e allinteresse. Anche nelle versioni calvinista e puritana, il protestantesimo mira alla costruzione di una Gerusa- lemme terrestre, non di un consorzio industriale Lo spirito del capitalismo il prodotto di una degenerazio- ne seguita alla secolarizzazione delletica puritana. Labbandono degli ideali religiosi porta a una laicizza- zione e a una profanazione dei valori della rinuncia alle gioie terrene e dellinquietudine per la salvezza, a favo- re della tendenza al risparmio come base per gli inve- stimenti e del lavoro produttivo. Il rovesciamento del pessimismo agostiniano nellottimismo delloptimum economico produce un effetto analogo nella teoria. SERGE LATOUCHE Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhie- ri, 2008 (con Barnab Enzo) Sortilegi. Racconti africani, Bollati Boringhieri, 2008 La scommessa della decrescita, Feltrinelli, 2007 Come sopravvivere allo sviluppo, Bollati Boringhieri, 2005 Linvenzione delleconomia. Lartificio culturale della naturalit del mercato, Arianna Editrice, 2005 Altri mondi altre menti altrimenti, Rubbettino, 2004 Decolonizzare limmaginario. Il pensiero creativo con- tro leconomia dellassurdo, EMI, 2004 Giustizia senza limiti. La sfida delletica in una econo- mia globalizzata, Bollati Boringhieri, 2003 La fine del sogno occidentale. Saggio sullamericanizza- zione del mondo, Eleuthera, 2002 Il pensiero creativo contro leconomia dellassurdo, EMI, 2002 Laltra Africa. Tra dono e mercato, Bollati Boringhieri, 2000 Il mondo ridotto a mercato, Edizioni Lavoro, 2000 La sfida di Minerva. Razionalit occidentale e ragione mediterranea, Bollati Boringhieri, 2000 La megamacchina. Ragione tecnoscientifica ragione economica e mito del progresso, Bollati Boringhieri, 1995 Il pianeta dei naufraghi, Bollati Boringhieri, 1993 Loccidentalizzazione del mondo, Bollati Boringhieri, 1992 int99.qxp 09/03/2009 10.36 Pagina 25