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AVANTI E INDIETRO

ovvero
la congiura dei sagrestani

Gabriele Prinelli

AVANTI E INDIETRO
ovvero
la congiura dei sagrestani

Loquendo Tracce

Prima edizione giugno 2011


Diritti letterari
2011 Gabriele Prinelli
Tutti i diritti riservati
2011 Loquendo Editrice

Loquendo Editrice

Informagrafica srl, Piazza Silvabella 30, 27036 Mortara


ISBN 978-88-96859-04-9

www.loquendoeditrice.it

Impaginazione: Grecale
Progetto grafico e copertina: Tina Alves

A Kisito.
Con lui la Storia al sicuro.

Istruzioni per luso


E tutta colpa di quindici righe inviatemi per posta
elettronica. Si parlava di un organo positivo in comune
tra due chiese, in un paese in cui si cerca ancora oggi
un tesoro...
La conseguenza stata inevitabile.
P.S. La distribuzione dei nomi casuale. Ho attinto
da uno studio statistico sui cognomi pi comuni di Lomello.

I personaggi
Quelli di Santa Maria
Cuniberto Piovera - sagrestano
Griselda - sua figlia

Don Albenzio - canonico

Luigi Crivelli - feudatario

Eulogio Bovolenta - marito di Ancilla


Dionigi e Melchiorre - guardie
Goffredo - cameriere di Luigi

Quelli di San Michele


Arduino Cardana - sagrestano
Laerte - suo figlio

Don Barnaba - canonico

Carlo Antonio Crivelli - feudatario

Ancilla Ghirelli - moglie di Eulogio


Antonio - guardia

Palmira - cameriera di Carlo Antonio

I neutrali
Plinio ed Eloisa - anziani tutori dei Crivelli

A.D. 1649
Sono Antonio di San Michele
e tutto va a gonfie vele.
Qui Aimone
ogni cosa procede secondo lintenzione.
Parla Ivo
non c in giro nessuno che sia vivo.
Risponde Bonaventura:
non si muove creatura.
Alla filastrocca che giungeva dalla parte destra della
strada rispose la poesia proveniente dal lato sinistro.
Da Santa Maria dice Dionigi:
in paese sono tutti bigi.
Conferma Eriberto:
qui sembra un deserto.
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Melchiorre
nulla vede dalla torre.
Infin Ezio:
dalla mia parte un gran silenzio.
Ultimo fu un tale che url da una via laterale:
Sono Toni
e ci avete rotto i coglioni.
Un flebile applauso si lev dalle case circostanti.
E che colpa ne abbiamo?
Con questa maledetta nebbia nulla vediamo
e il confine sorvegliare dobbiamo
rispose alla voce misteriosa un piccato Antonio.
Non fosse cos fitta, faremmo segnali con le lanterne. Cos, per, non so nemmeno da che parte sto guardando url Eriberto, irritato dallanonima canzonatura.
Siamo a posto, allora! Figuratevi com ben difesa
la frontiera... Smettetela di prendere umido e di rompere i maroni a noi poveracci che cerchiamo di dormire.
Tornatevene a casa!.
Il termine della breve arringa fu sottolineato dal tonfo
di una porta sbattuta con forza.
Agli otto guardiani della notte - quattro per ogni partito avverso - prudevano le mani.
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Magari avessero potuto avere tra le grinfie quel sovversivo che, celato dalla bruma, da giorni e giorni completava a quel modo i loro richiami: lo avrebbero certamente castigato a dovere.
Il furbacchione, nascosto dietro una voce falsettata
e un nome fittizio, profittava della visibilit scarsa per
compiere le sue scorrerie vocali, mentre loro, a stento,
sapevano dove si trovavano in quel momento.
Solo Melchiorre, in cima al torrione, aveva la consapevolezza di dove fosse esattamente, ma non era decisamente il pi sveglio della compagnia. Lavevano
posto, infatti, di guardia lass proprio perch, gi pi di
una volta, si era smarrito durante la ronda, varcando il
confine e rimanendo prigioniero della parte nemica per
alcune settimane.
Al suo signore, riportarlo in servizio, erano costati
non poca fatica e molti denari.
***
Dopo un autunno fin troppo mite erano arrivati giorni di pioggia torrenziale. Il diluvio aveva abbassato la
temperatura, impaludato per bene le campagne attorno
a Lomello e ingrossato lAgogna che si era distesa allagando prati e boschi prossimi alle sue rive.
Per fortuna il borgo sorgeva su unaltura, altrimenti
gli abitanti si sarebbero ritrovati con i piedi ammollati.
Quando finalmente le nubi si alzarono, a scendere,
al posto dellacqua, fu una fitta foschia. Essa appann
lorizzonte rendendo il mondo visibile assai pi piccolo
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e fu presto sostituita da una spessa coltre di nebbia che


cancell ogni cosa.
Dal fossato del castello non si scorgeva nulla della
chiesa di San Rocco posta l innanzi; dal lato della piazza appartenente a Santa Maria non si vedeva la fila di
case site pochi passi pi in l nel territorio di San Michele; da queste ultime non si distinguevano le imponenti mura del maniero di fronte.
Succedeva pure che, dal basso, non si avvistasse la
cima della torre e, da questa, non si riconoscesse nessuno, se non a malapena delle pallide e anonime sagome.
Era impossibile dare un nome a chi passasse allombra dei merli, a meno che non parlasse ad alta voce o
fosse lAgostino Stort. Questi era talmente sciancato
che, pur non vedendolo, si sarebbe riconosciuto dal rumore del passo scoordinato e precario.
Gli alberi, carichi dumido, gocciolavano come se
stesse piovendo. Il viandante per strada, dopo poco
tempo, aveva i capelli e i vestiti fradici, come se fosse
stato sorpreso da uno scroscio improvviso. Sulle vie, si
affondava nella melma con tutta la caviglia e si scivolava alquanto. Pi di una volta, si era rischiato lincidente
quando qualche intrepido, per non dire spericolato o
disgraziato cavaliere, lanciato con la sua cavalcatura a
velocit sostenuta, aveva scartato, per un pelo, il malcapitato di turno, non visto lungo i sentieri che si dipartivano dal villaggio.
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Procedendo cos, si diceva in borgo, si sarebbero dimenticati i visi delle persone amiche ed era diventato
uso riconoscersi solo dalle ombre e dalle relative forme.
Era normale intravedersi solamente a pochi passi di
distanza e chiedersi: Tu, chi sei?. E, dallaltra parte,
sentirsi rispondere: Chi sei tu, piuttosto?. Ognuno
timoroso di avere di fronte un abitante della parte avversa e con il terrore di aver attraversato, involontariamente, il confine.
Quando ci accadeva, addio giornata.
Linterrogatorio proseguiva per ore e ore alla ricerca
di presunte spie: ci si ripeteva anche quando il fermato
era gi stato ospite, pi volte, della cella destinata agli
invasori ed era assai noto agli inquisitori.
Solo sul far della sera si veniva riaccompagnati al limite della propria porzione di paese e rispediti, malamente, ai propri affetti.
Persino i suoni e i rumori avevano cambiato tono.
Tutto giungeva alle orecchie ovattato, leggero, sussurrato come accade durante le fitte nevicate.
Le voci non parevano pi quelle consuete e le campane delle chiese, che di solito spaccavano i timpani e
non soltanto quelli, non riuscivano a spingere il loro
richiamo fino alla campagna circostante.
Cos capitava, a chi lavorava fuori dal borgo, non
avendo a disposizione una meridiana e non potendo
nemmeno ascoltare lAve Maria, di trovarsi a passare
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dalla grigia aria del giorno a quella tetra del tardo crepuscolo senza averne avuto sentore.
Orientarsi con il buio e con la nebbia non era cosa
semplice.
Ci si affidava allora alle proprie bestie che la via di
casa, o meglio della mangiatoia, la ritrovavano sempre.
Si saltava sullasino o sul biroccio e si lasciavano
andare le redini. Sempre sperando che lanimale, se
comprato di seconda mano, non ritornasse dal vecchio
padrone.
Tutto ci avveniva di giorno. Figuriamoci la notte.
***
Le filastrocche proseguirono fino a quando lorizzonte non cominci a tingersi di uno stanco colore lattiginoso.
Fu allora che due drappelli di tre uomini - uno per fazione - marciando compatti fino allestremo della piazza appartenente alla propria contrada, presero posto e a
turno annunciarono a gran voce:
E giunta lalba:
lora del cambio della guardia.
Il sole si avvicina,
tocca a noi della mattina.
Come risposta, da entrambe le parti, si ebbero dei sonori starnuti dai raffreddati guardiani.
16

Ammazza che fantasia,


non si pu cambiare poesia?
Non che, col chiarore,
possiam mutare rimatore?
e si ud ancora il tonfo della porta sbattuta.
Sghignazzi, per niente sommessi, si levarono dalle
abitazioni da cui erano partiti gli applausi notturni.

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18

II

Prender quel volgare verseggiatore


che ci prende in giro a tutte le ore
e, detto ci con uno sbadiglio capace di bloccargli la
mandibola da quanto era ampio, Dionigi salut i suoi
compagni di guardia e si diresse al castello per riferire
al suo signore quanto accaduto.
Certo che ha proprio la fissa per le rime disse Eriberto, allontanandosi con gli altri compari.
E che ci vuoi fare... Non gli andato ancora gi
di aver perso il torneo degli stornellatori, a Breme, la
scorsa estate osserv Ezio.
Cos si tiene in allenamento durante i turni parl
Melchiorre.
Per lo meno, ci risparmi di dover rimare tutta notte
facendoci prendere in giro da quel Toni ribatt colui
che aveva intrapreso il discorso.
Gi risposero in coro i suoi interlocutori, giunti finalmente a casa.
Buonanotte, a stanotte e, sbadigliando in coro, si
salutarono con un gesto della mano.
19

Dionigi era nel frattempo giunto al maniero. Salita la


scala ed entrato nella sala dove il suo signore stava seduto come fosse assiso in trono, rifer le traversie notturne.
Sul confine tutto tranquillo,
non si corso alcun periglio.
Solo quel Toni che tutte le sere ci d dei coglioni,
per la mia eloquenza, mi perdoni,
continua a deridere i nostri segnali vocali
visto che per la nebbia non possiamo usare i fanali.
Si nasconde sullaltra sponda
e io vorrei proporre che la ronda,
cresciuta di numero per la notte,
tentasse una sortita per riempirlo di botte....
Fermo, fermo! Non ho mica capito cosa vuoi fare...
intervenne Luigi Crivelli, dominus incontrastato del
quartiere di Santa Maria.
Se Lei, Vossignoria, mi consente,
io col mio tenente,
tenterei di varcare la frontiera
e cercare la casa rea....
Nonostante le rime, avevo inteso bene.
Ma non potremmo, per una volta,
parlare in una lingua meno colta?
Ecco. Mannaggia a te.
Una rima scappata pure a me.
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La correggo subito, signor conte.


Son due le assonanze
che riecheggiano nelle stanze.
Sparisci. Penser alla tua proposta e stasera ti dir
concluse il nobile, divertito dal soldato.
Scena pi o meno analoga avveniva nella villa di Carlo Antonio Crivelli, fratello di Luigi e padrone assoluto
del quartiere di San Michele.
Unica variante - anche Antonio, il capo delle sue
guardie, era un rimatore concorrente al concorso bremese - fu:
Tenteranno unirruzione
per cercare quel marpione
che stornella a meraviglia
e in giro di continuo li piglia.
Proporrei di vigilare
e cos salvare
quel poeta
che le notti ci allieta.
Compiacendosi per la scioltezza di parola del suo
campione, il conte conged il suo sottoposto con il
proposito di meditare circa la sua idea. Se ne andasse,
intanto, a dormire.
***
Al termine della celebrazione del mattino don Al21

benzio, canonico della chiesa di Santa Maria, mand a


chiamare il Piovera, il sagrestano. La donna incaricata
dal curato di cercarlo lo trov nello sgabuzzino degli
attrezzi. Frugava, nel buio pi assoluto, alla ricerca di
qualcosa che non scorgeva. La stanza era infatti priva
di finestre e la luce, assai scarsa per via della nebbia, a
fatica entrava dalla porta.
Cosa c? rispose, sgarbatamente, alla povera matrona foriera dellambasciata.
Don Albenzio chiede di te, subito!.
Senza ringraziare - la gentilezza, quando fu distribuita nel mondo, lo vide assente - chiuse con cura luscio,
assicurandosi che la megera, cos laveva subito ribattezzata, si allontanasse senza curiosare. Invocando infine
un santo diverso a ogni passo, si diresse verso la chiesa.
Ecco, lo sapevo io! Non c disse ad alta voce il sagrista. Per farmi perdere tempo quelluomo specializzato.
Lo rinvenne infine, nel giardino della casa canonica
mentre fissava, dal basso verso lalto, il castagno.
Chi va l? chiese don Albenzio, stringendo gli occhi
e tentando di capire chi si muoveva in quella fitta caligine.
Cuniberto rispose bruscamente il Piovera.
Stavo guardando se, sullalbero, ci fossero ancora
delle castagne da far arrostire, ma, con questa cappa, non
si vede nulla. Marciranno se....
Mi ha fatto cercare? tagli corto il sagrestano, ben
22

sapendo che, se si dava corda al prete, quello era capace


di raccontargli la storia del frutto dal Paradiso Terrestre
fino a quel giorno.
***
La divisione aveva causato un deciso svantaggio agli
abitanti di Santa Maria. Non potevano infatti pi scegliere dove udire la messa. O si decideva di emigrare
verso i paesi vicini, soluzione non molto pratica viste
le distanze, oppure si doveva sopportare don Albenzio:
un vero disastro di eloquenza, noioso e lungo come
la fame nel predicare. Nei giorni di festa il celebrante
vedeva la chiesa svuotarsi un poco alla volta, ma solo
quando si accorgeva che il fuggi fuggi diventava generale, terminava il sermone e si avviava a concludere la
funzione.
I maligni di San Michele sostenevano che molte delle vecchie di Santa Maria erano, in realt, delle belle
ventenni precocemente incanutite ascoltando il loro
sacerdote. La fama del canonico era tanto grama che,
quando si incontrava, dopo parecchio tempo, un amico
particolarmente invecchiato, si diceva l stai dal don
Albenzio.
***
Ti ho mandato a chiamare perch stamane stato
qui il Signore.
A me pare di averlo visto al suo posto.
Ah! Dove?.
Sulla croce sghignazz il sagrestano.
23

Finirai allinferno Cuniberto. Lo sai gi. Ti ho detto


tante volte che....
Fiutando il pericolo di avere unomelia personalizzata sulla teologia degli inferi, il Piovera lo interruppe
immediatamente: Cosa voleva il conte Luigi?.
Domenica avr ospiti degli illustrissimi milanesi e
vorrebbe alla messa il suono dellorgano.
Eh no! Mi tocca buttar via tutta la giornata. Chiedi
il permesso a questo, spiega a quello....
Sei un lamentoso. Il conte mi ha gi dato la carta per
autorizzarti a varcare il confine e quindi... Su vai, e non
metterci molto. Vorrei, nel pomeriggio, lustrare un paio
di calici da mostrare agli invitati. Sai quali? Quelli che
furono donati dal Vescovo... come si chiamava... Dai!
Era quel Vescovo di Savona originario di qui... Ma s?
Ti ricordi senzaltro....
Mentre don Albenzio pontificava sui tesori della chiesa, Cuniberto scivol via in silenzio e, in men che non
si dica, si dilegu nella nebbia. Meglio le noiose trafile
burocratiche per andare di l, piuttosto che ascoltare il
reverendo di qua.
Uno dei pochi vantaggi del suo mestiere era quello
di poter sparire durante la messa, riapparendo soltanto
alla raccolta delle offerte e allIte missa est, al contrario
di tutti gli altri che, occupando panche e sedie, con il
passare del tempo le sentivano sempre pi scomode.
Cuniberto si present alle guardie.
Dopo aver verificato lautorizzazione del conte e in24

terrogatolo sul perch del passaggio dallaltra parte, lo


lasciarono proseguire fino alle sentinelle di San Michele poste tre passi pi in l.
Nonostante avessero gi sentito tutto - il sagrestano
aveva parlato ad alta voce proprio nella speranza di essere udito ed evitare una seconda raffica di domande gli posero le stesse questioni e lo fecero accomodare su
una panca presso San Rocco: Cuniberto si mise cos in
paziente attesa della licenza di Carlo Antonio per potersi recare dal collega sagrestano della fazione avversa.

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26

III

Eccolo il Piovera. Qual buon vento? chiese don


Barnaba, quando finalmente riconobbe nella bruma colui che lo aveva salutato. Qui per la solita storia? Che
cosa si sono inventati questa volta?.
Degli illustrissimi milanesi....
Ma... Sar vero o la consueta mania del don Albenzio di fare le cose in grande? Comunque, io, non voglio
sapere niente. Limposizione del vescovado di dover, per
forza, dividere con voi il nostro organetto, non lho mai
capita e mai la capir. Per cui, mettiti daccordo con
Arduino. Per, per il Cristo Re lo rivoglio indietro.
Il prete torn a occuparsi del suo giardino. Stava infatti sarchiando la terra attorno ad alcune rose. A giudicare
dal secchio fumante l a lato, che aggiungeva nebbia a
nebbia, e dal deciso odore di stalla, stava concimando il
suo amato roseto.
Vedendo Cuniberto immobile, chiese: Emb?.
Dove lo trovo il Cardana? Con sta cappa, potrei girare ore e ore senza vederlo passare a tre passi da me.
Dove vuoi che sia il tuo socio, se non a santificare la
giornata?.
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Solito posto?.
Solito posto e, preso il rastrello in mano, cominci ad appianare il terreno.
Santificare la giornata, per Arduino, non significava
essere in chiesa a cantare le lodi o lora terza, il vespro o la compieta: voleva dire stare allosteria con
una bella ciotola di rosso innanzi e un mazzo di carte
tra le mani; e gi rosari e litanie quando la partita si
metteva male.
La locanda frequentata dal Cardana era quella denominata Il Sole pallido. Alle origini, in realt, era
chiamata Il Sole per via di un bellaffresco nella lunetta sopra la porta dingresso. Poi, un po perch da
l si usciva sempre con la vista annebbiata dal vino,
un po perch il trascorrere del tempo aveva sciupato i
colori della graziosa pittura, lastro raggiante dellinsegna si era spento ed era diventato scolorito. Da l
lepiteto che si era aggiunto al nome autentico.
In paese, bene o male, ci si conosceva tutti, nonostante la divisione in due regni. Del resto si era cresciuti insieme. Per cui la faccia di Cuniberto fu subito
riconosciuta non appena entr nella fmr del locale.
Il camino, infatti, tirava male e un denso fumo gravava nella stanza. Larrivo di un forestiero era sempre
oggetto di curiosit, ma, quando in sala entrava uno
dellabitato avverso, era un vero e proprio evento.
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Una gomitata avvert Arduino dellarrivo del suo


collega.
*** santi tutti.
Pregate per noi fu lunanime risposta dei giocatori,
quando il sagrestano di San Michele gett le carte sul
tavolo per andare incontro a Cuniberto.
***
Siamo intesi?.
Daccordo. Appena ho lautorizzazione del conte, ti
faccio sapere. Intanto, fai come al solito.
***
I due, come si diceva, erano in eterna rivalit: gareggiavano nel rendere le liturgie pi maestose e pi
belle del proprio collega; facevano inoltre campagna di
proselitismo, luno nella parrocchia dellaltro, per accaparrarsi i fedeli e aumentare gli introiti delle offerte
potendo cos acquistare paramenti e arredi sempre pi
sfarzosi.
I loro rapporti, gi tesi, vennero incrinati definitivamente per colpa di un organo.
Il 15 di ottobre di qualche anno prima, in memoria
della fine della grande pestilenza del 1630, dovevano
tenersi funzioni in entrambe le chiese.
Si preannunciava una festa particolarmente munifica:
vista lannata grama appena trascorsa, gli agricoltori
avrebbero fatto generose elargizioni per ingraziarsi la
Madonna, sperando in abbondanti raccolti futuri.
I preti comunicarono in anticipo come avrebbero uti29

lizzato gli oboli: ambedue avevano deciso di comprare


un organo per rendere pi sontuose le festivit.
Uno strano incidente, per, un principio dincendio
alla chiesa di Santa Maria, imped la celebrazione del
sacro uffizio, costringendo il popolo a riversarsi in San
Michele: qui vi fu una grande raccolta di denaro grazie
alla quale divenne possibile acquistare un organo con
cantoria. Don Barnaba, incredulo nella bont della Provvidenza, fece subito fare il progetto a uno dei pi noti
costruttori dorgano del pavese.
Voci di popolo, giunte ben presto alle orecchie del
Piovera, dicevano che lincendio non fosse partito da un
cero, bens da una mano interessata a far convergere tutti
i fittabili in una sola chiesa.
Malignit raccolta dal sagrestano e spifferata al suo
prete che, a sua volta, la rifer al Vescovo che, cercando
di sopire i mugugni crescenti a Lomello, convoc i sacerdoti in Curia.
Per farla breve, Sua Eccellenza decret: con i fondi
raccolti - era evidente che i fedeli di Santa Maria si erano
recati a San Michele - venisse, s, comprato uno strumento, ma questo non fosse posto in cantoria, bens lo
si costruisse positivo in maniera da poterlo spostare da
una chiesa allaltra secondo le esigenze, previo accordo
tra i canonici.
Codicillo ultimo, a quella pace forzata, fu limpedimento ai due sagrestani - sospettati l'uno dellincendio,
laltro dei pettegolezzi e che ambivano a diventare orga30

nisti delle loro chiese - di suonare lorgano stesso durante le celebrazioni. Ci comportava pertanto che si chiamassero di volta in volta musicisti dai paesi limitrofi.
***
Senza un cenno di cortesia, i due si lasciarono. Arduino, invocando un paio di santi minori, torn a sedersi al
tavolo e Cuniberto, voltate le spalle a San Michele, fece
ritorno al proprio quartiere.
La risposta sarebbe arrivata in serata e sicuramente
non tramite il collega. Piuttosto che sobbarcarsi personalmente la trafila del varco del confine, Arduino avrebbe incaricato uno dei nove figli di recarsi a Santa Maria
per confermare lo spostamento dello strumento. Il messaggio sarebbe stato vocale, perch far penetrare un biglietto scritto tra le sentinelle avrebbe creato problemi
insormontabili.
Riconquistata la sua parte di piazza, lora del desinare
era gi passata. Rimaneva tuttavia da avvertire lorganista di Mede.
Lindecisione di Cuniberto, in quel momento, era duplice: egli infatti avrebbe potuto pulire gli arredi sacri
subendo il relativo sproloquio di don Albenzio, oppure
andare in cerca dellorganista Cesare Zucca, detto, con
poca fantasia, sca per via della testa sproporzionata rispetto al resto del corpo.
In questultimo caso, il fegato gli rodeva per via di quel
capestro decreto di cui era vittima.
31

Cera, per, speranza che accadesse...


Un tintinnio di monete nella tasca gli ricord di non
aver ancora consegnato a don Albenzio le offerte raccolte in mattinata.
La soluzione al dilemma fu presto trovata.
Vide Melchiorre, appena svegliatosi, vagare svogliatamente nella nebbia e lo chiam a s.
Vieni con me.
Dove?.
Seguimi, e non ti pentirai.
I due uscirono dal paese e sinfilarono nella prima
osteria, che si trovava presso una cascina diroccata.
Poco dopo, si vide Melchiorre svoltare verso Mede.
Di Cuniberto, invece, si perse ogni traccia.
La pensata era stata di quelle giuste: lui sarebbe rimasto al caldo a bere vino fin quando lamico non fosse
tornato dalla missione. Non avrebbe cos dovuto andare
a Mede, ma nemmeno sopportare quel noioso del suo
prete.

32

IV

Chi si vede....
Cuniberto scorse nellangolo pi buio della sala Eulogio,
uno dei cantori di Santa Maria. Il Bovolenta, questo il suo
cognome, non era un frequentatore delle bettole del paese,
tanto meno quelle fuori dal borgo.
Ci risiamo? chiese il sagrestano.
Luomo alz un sopracciglio.
Unaltra volta?.
Allarg le braccia.
Tremenda, come al solito?.
Il gesto della mano mulinante nellaria fece capire un
Peggio! Peggio!.
Dai, vieni qua. Offro io. Almeno stiamo in compagnia.
***
Il Bovolenta in questione era sposato da un ventennio
con Ancilla Ghirelli, una donna che, a dispetto del nome
angelico, foriero di dolci pensieri, era un vulcano eruttante
cattiveria a fiumi.
Non era sempre stata cos, sia beninteso.
Da giovane era graziosa, gentile, amorevole. Con let,
poi, era andata inacidendosi.
33

Gli amici maritati da tempo avevano spiegato a Eulogio che era cosa normale in tutti i matrimoni, quindi
egli non si era preoccupato pi di tanto.
Cresciuto allombra del campanile di Santa Maria,
laveva conosciuta in un giorno di festa nel quartiere di
San Michele ai bei tempi del paese unito.
Lamore era sbocciato immediatamente nonostante la
tenera et.
I genitori di lei non avevano accolto benevolmente
quella simpatia della ragazza, essendo ella lunica erede della loro fortuna. Erano, infatti, unantica famiglia
di possidenti: tra campagne, bestie e risparmi, lAncilla
era decisamente un buon partito e i suoi speravano di
piazzarla a uno dei Crivelli signori del borgo. Il giovane
Carlo Antonio le lanciava certe occhiate...
Prim rob: qul l l d Snt Mria mariti e
buoi dei paesi tuoi l disiv sempr to nonu. Sicond:
m tl gurd ben? l par un sntntoni brt. Ters:
l un povr fi e ti t un siur fu il commento lapidario della madre.
Quando una cosa vien detta dai genitori, si sa per
che i figli fanno bene il contrario, salvo dire dopo qualche anno: Ah! Se ti avessi ascoltato, cara mamma.
I due continuarono a frequentare la propria chiesa
e i propri amici, senza mai mescolare le compagnie.
Cresciuti come due margherite solitarie in un campo di
viole, decisero di sposarsi.
Fu per necessario aspettare fino al tempo in cui lAn34

cilla rimase orfana, perch sua madre si oppose fino al


suo ultimo respiro; solo in punto di morte, vedendo la
figlia determinata a rimanere zitella piuttosto che ad accasarsi con un altro, si lasci scappare un: Fa mic d
v, m ven no insim d l tomb romp i bal.
E, detto ci, spir.
Quellultima frase fu interpretata, dalla fanciulla e
dagli altri presenti al trapasso della buonanima, come
un estremo assenso e, dopo un lungo periodo di lutto,
finalmente i due convolarono a nozze.
Il matrimonio avvenne nella chiesa di San Rocco e a
celebrare il rito fu un sacerdote forestiero imparentato
con la bella ragazza.
Presero una dimora di confine: in tal maniera, nessuno dei due si sarebbe sentito emigrato.
Unica concessione fu lingresso sito dal lato di San
Michele.
Lamore debordava dalla casa e i novelli sposi parevano eterni fidanzatini.
Eulogio, che gi da ragazzo cantava nel coro di Santa Maria, continu il suo servizio e lAncilla, per non
essere da meno, entr nel sodalizio canoro della sua
chiesa.
Primo duro colpo alla loro unione fu la questione
dellorgano. I coristi di don Barnaba gi si vantavano
di avere cantoria e strumento, mentre quei poveretti
di don Albenzio rosicavano dinvidia.
35

Tra le due corali correva, gi da tempo, una forte rivalit: a ogni uscita pubblica si cimentavano in pezzi assai
complessi e al di sopra delle loro capacit.
I risultati erano grandi stonature e molto buon umore
tra i fedeli presenti alle loro esibizioni.
Quando arriv la disposizione vescovile, quelli di
don Albenzio non persero occasione per schernire coloro che, a loro volta, si erano pavoneggiati.
In casa fu tempesta. Ancilla accus il marito e i suoi
compagni di essere in combutta con Cuniberto e di aver
messo in giro maldicenze; si chiuse, dopo lennesima
discussione, in un silenzio minaccioso e, una sera, rientrando dalle prove, Eulogio scopr che in casa sua si
erano raddoppiate le camere da letto e che a lui sarebbe
toccata la seconda.
La divisione del paese tra i fedeli di Luigi e di Carlo
Antonio scaten la tragedia.
Eulogio si schier decisamente dalla parte del primo
e Ancilla, per tutta risposta, divenne partigiana del secondo.
Carlo Antonio, ricordando i begli occhioni della
donna e non avendola dimenticata, laccolse a braccia
aperte nello stuolo degli intimi, facendo cos infuriare
il marito.
Il Bovolenta, per non sporcarsi le scarpe con la polvere del suolo dellaltra parte, decise addirittura di far
aprire nella loro abitazione una seconda porta che desse
direttamente sul territorio di Santa Maria. Breccia nel
36

muro che ricevette gli anatemi della moglie che si rifiut, a quel punto, di avvicinarsi alla stanza del marito
per il timore di contaminarsi con del terriccio proveniente dalla fazione avversa.
I due vissero esiliati nella loro casa, ma mai avrebbero
minimamente pensato alla possibilit di dividersi: non
era lo scandalo a impedire la loro separazione, quanto
una questione di principio. Volevano infatti dimostrare
di essere entrambi dalla parte della ragione.
***
Ben conoscendo la storia, il Piovera azzard un:
Cosa pu essere successo di cos grave? non riuscendo a immaginare quale altra disgrazia potesse essere accaduta.
Ieri sera son tornato a casa dopo le prove... Cerco
la chiave che tengo in tasca... Dai, non farmici pensare....
Eh no, caro mio. Non vorrai mica piantarmi sul pi
bello. Bevi un sorso e racconta.
Ma non c niente da raccontare: apro la porta, faccio un passo e pum... picchio una nasata che ancora
adesso mi fa male.
Non ho capito. Contro cosa hai sbattuto il naso?.
Contro il muro.
Quale muro?.
Il muro che quella *** di Ancilla ha fatto costruire
dietro la porta.
Incredulo, Cuniberto non riusc nemmeno a ridere.
37

Cos ho dormito da don Albenzio.


E ora?.
Sto aspettando che si svegli Dionigi per buttare gi
il muro e rientrare in casa.
Ma non era di turno stanotte?.
S.
Quindi? Non potevate abbatterlo ieri sera?.
No! Perch ha detto che avremmo disturbato.
Lui, con le sue poesie notturne, non rompe lanima
a nessuno?.
Ho provato a dirglielo, ma....
Ma?.
E arte la sua. Cos mi ha detto.

38

Sul far della sera, quando anche quei deboli contorni visibili durante il giorno sbiadirono avvolti dalla
nebbia notturna, in paese risuonarono colpi di martello e di piccone.
Dionigi ed Eulogio erano intenti ad abbattere il
muro. Luno demoliva, laltro riempiva una carretta
con le macerie.
Due giorni con il camino spento. Sperando che
non mi abbia fatto chiudere anche quello bofonchi
il Bovolenta, entrando nella sua dimora e rabbrividendo di freddo. Sudato comera e con unumidit che
sembrava pi intensa in casa che fuori, rischiava di
buscarsi un accidente e gi sentiva un certo prurito al
naso.
Per fortuna, alla luce delle torce, la sala pareva in
ordine e il camino libero da ostacoli.
Quattro frasche belle secche, un colpo con la torcia,
due tronchetti di legno: una fiamma sfrigolante prese
vigore.
Ti offro da bere. Aspetta, vado a prendere un rosso
dalla credenza....
39

Dopo pochi attimi, Eulogio torn sconsolato: Pure


i viveri mi ha tagliato... Non c pi niente.
Mentre i due sacramentavano contro lAncilla, pochi passi pi in l, ma perfettamente mimetizzato nella
bruma pi fitta, un ragazzone di ventanni stava litigando con le sentinelle di Santa Maria.
Tu non me la racconti giusta.
Te lho gi ripetuto non so quante volte.
Cosa?.
Cuniberto non forse andato da mio padre, oggi?.
Certo.
Ecco, io devo portare la risposta alla sua richiesta.
E dov, ragazzo, questa risposta?.
Sulla mia lingua.
Tiriamola fuori questa lingua.
E perch dovrei?.
Cos posso leggere il responso e vedere se non mi
stai prendendo in giro.
Ma... Non siete mai contenti? Se il messaggio
scritto, non va bene perch scritto. Se a voce, non va
bene lo stesso....
Lo scritto lo posso leggere, la tua mente no. Chiss
poi quali pensieri ti circolano in quella testa... Per di
pi, ultimamente, mi pare che tu stia passando un po
troppo spesso da queste parti. Ti teniamo docchio.
Il dibattito prosegu fino a quando non si fece buio:
poi, vedendo lostinazione del ragazzo, stufi del passatempo e avvicinandosi lora del cambio della guardia,
le sentinelle lo fecero passare.
40

Il canto di un fringuello echeggi nellaria. Per tutta


risposta, il tubare di una colomba attravers la nebbia.
Persino gli uccelli hanno smarrito il senso del tempo con
sto clima infame.
E gi passato da un pezzo il tramonto e non se ne sono
nemmeno accorti.
Continuano a cantare imperterriti. Secondo me, non riescono pi nemmeno a trovare i loro nidi....
I due conversatori, presi dal loro discorso e intenti a cercare la via di casa in quella cappa bagnata, non si accorsero
di quanto accadeva poco dietro le loro spalle.
Al canto del primo passerotto una sagoma nera, con un
ciuffo biondo sfuggito al cappuccio, usc dal cantone in cui
era rifugiata.
Avevo perso ogni speranza.
Quegli ottusi dei tuoi guardiani. Ho paura che sospettino
qualcosa. Mi han detto che mi sorvegliano... Ma se becco
uno che mi spia, gli faccio vedere io... Sono capace di....
Abbassa la voce e quelli non sono miei. Quante volte ti
ho gi detto cosa penso di tutta questa situazione? Forse
meglio... .
Non litighiamo, dai. Dobbiamo rimanere uniti....
A casa di Cuniberto, intanto:
Griselda dov?.
Dalla Piera a prendere le misure per un vestito... Hai risolto la questione con quello di l?.
S, passato il suo figlio pi grande... Come si chiama?.
41

Chi? Laerte?.
Proprio lui. Mi ha detto Non ci sono problemi, lo spostamento lo faremo venerd.
Griselda era la figlia maggiore del Piovera e la prima di
cinque sorelle.
Per alcuni anni, lui e Arduino avevano gareggiato anche
sul numero della prole. Alla nascita di un figlio delluno
rispondeva nel giro di poche settimane la nascita di una figlia dellaltro. Arrivati sul cinque a cinque - manco a farlo
apposta, tutti maschi per San Michele e tutte femmine per
Santa Maria -, la moglie di Cuniberto decise che era tempo
o di smettere di procreare o di praticare la castit assoluta.
Ehm... fu la risposta del sagrestano alla moglie quando
lei gli present la risoluzione; ma non volle aggiungere altro, timoroso di quali danni sarebbero potuti derivare da una
vibrante protesta.
Il Cardana, non sapendo di questo sciopero familiare, super il Piovera con il sesto pargolo - una femmina finalmente - e poi decise di mettere al sicuro il risultato con altri tre
figlioli, calcolando che a quota nove, per via dellet ormai
avanzata della Maria del Cuniberto, era ormai irraggiungibile.
Almeno in questo campo il trionfo era stato totale.
Dicevamo di Griselda. La fanciulla primeggiava per bellezza e intelligenza nel suo quartiere ed era ovviamente
molto corteggiata. Lei, per, non aveva mai dato peso ai
suoi pretendenti e, a uno a uno, li aveva respinti con buone
maniere, ma in modo categorico.
42

Cominci ad avere una certa et Gris le diceva sua


madre Il figlio dello speziale ti guarda con certi occhi... Facci un pensiero.
La ragazza si limitava a un alzar di spalle: Mandatelo da me e gli dir cosa penso di lui.
La madre, quindi, rincarava: Possibile che tu non
abbia mai trovato uno che ti vada bene? Guarda che,
avanti cos, tuo padre ti piazzer con uno scelto da lui
e mi pare labbia gi individuato. Sta bene! Ma bello
proprio non ....
Se cos sar, scapper di casa o mi butter nellAgogna rispondeva con lardore tipico dei giovani, comunque, se trover qualcuno di mio gradimento, ve lo
dir.
Il proposito, per, era rimasto tale.
Quando quel qualcuno lo trov, lamore nato era inconfessabile. Ora che nel torrente non voleva pi buttarsi, il pericolo era che, se la notizia fosse diventata di
dominio pubblico, nellacqua lavrebbe scaraventata il
padre.
Devo andare, tardi. Meno domande mi fanno, meglio per tutti.
Anchio, mi sono gi fermato troppo. Addio.
Non dire cos. Diciamoci arrivederci.
Cos sia.
Lombra si divise in due sagome scure e ognuna prese
una strada diversa.
Tu! Da che parti arrivi? chiese Dionigi a Laerte.
43

Non ti han detto nulla quelli di prima?.


Pu darsi, ma io voglio sentire con le mie orecchie.
E tardi, devo rientrare a casa....
Noi, di tempo, ne abbiamo. C da aspettare il sorgere del sole, se mai sorger.
Siediti e dicci un po....
Il povero ragazzo dovette sopportare il lungo interrogatorio e, solo quando la madre lo venne a cercare, le
sentinelle di Santa Maria lo lasciarono passare.
Non avessero avuto altro da fare, erano capaci di tenerlo con loro fino allalba. Ma...

44

VI

Capo, s spento anche il secondo cero.


Bene soldati. Prepariamoci.
Per misurare lo scorrere della notte, le sentinelle di
Santa Maria avevano pensato e creato un orologio fatto
di moccoli.
Dal tramonto allalba dovevano consumarsi cinque
candeloni: il fatto che si fosse spento il secondo e acceso il terzo indicava lentrata nel cuore della notte stessa.
Orario confermato dal silenzio tombale sceso in paese.
Per capire lora, comunque, sarebbe bastato ascoltare
il sonoro russare dellAdalgisa.
Una vera sega da bosco.
La donna viveva in casa da sola perch vedova. Ironia
della sorte, il marito era morto nel sonno, nonostante
tutti pensassero, viste le profonde occhiaie, che il povero Adolfo soffrisse dinsonnia a causa della moglie.
Insomma, in quel frastuono assordante se nera andato in silenzio.
In passato, avevano anche tentato con una clessidra,
orologio sicuramente pi economico e pratico di quello
45

in uso, ma la fitta nebbia e la necessit di battere il confine avanti e indietro impedivano loro di tener docchio
e di raggiungere e girare per tempo il marchingegno.
Con i ceri, invece, si accendevano gli stoppini a inizio
servizio e anche da lontano, si fa per dire, si poteva
vedere pi o meno che ore fossero.
Ci siamo?
Tra poco andiamo.
Tre di guardia, come dusanza,
Ezio e Melchiorre con me pronti alla danza
decret Dionigi.
E mezzanotte e tutto va beneeeeeeee.
Anche di quiiiiiii.
Non c anima vivaaaaaaaaa gridarono quelli rimasti di guardia.
Quelli di San Michele risposero con:
Non passa nessunooooooo.
Tutto tranquilloooooooo.
Non succede nullaaaaaaa.
Quando i richiami si spensero, dopo aver attraversato
le vie silenti del borgo e svegliato quei poveracci con il
sonno leggero, arriv la protesta di Toni:
Oh! Che poca fantasia,
avete finito la poesia?
Dionigi non rima pi.
Forse finalmente fa etci?.
46

E la filastrocca fu seguita dal solito sbattito della porta.


Avete sentito?
La voce seguiamo,
al simpaticone ci appropinquiamo.
Soprattutto non facciamoci beccare
da Antonio o da un suo compare.
Quando lo troviamo, diamogliele di santa ragione,
e sia questa la soluzione,
ma, taciturni, mi raccomando,
quando lo stiamo catturando
sussurr Dionigi ai suoi compagni di spedizione.
Pratici del confine, avevano individuato la posizione
esatta delle sentinelle avversarie e, silenziosi come gatti, varcarono la frontiera.
Non c stata risposta. Quindi, come pensavo, preparano una sortita. Dobbiamo intercettarli e ributtarli di
l, dopo averli calcati per bene. Cogliamoli di sorpresa.
Andiamo! fu lesortazione data alla truppa di San Michele. Anche loro si diressero quindi verso la casa da
dove pareva provenire la voce offensiva.
I tre di Santa Maria a un certo punto non riuscirono
pi a capire dove fossero. Nessuno di loro, dalla divisione del paese, era pi entrato nel quartiere avverso
e i lavori fatti ad alcune costruzioni avevano mutato
47

laspetto del borgo, eliminando gli antichi punti di riferimento e disorientando il manipolo.
Questa la casa della vedova Farina.
Ma no! Non vedi? Siamo vicino a SantAgata!.
Non capite nulla... Quella l linsegna del Gallo
nero.
Per fortuna, nellaria riecheggi flebile - dovevano
essersi ben addentrati nel quartiere nemico - il richiamo
dei guardiani e, ultimo, quello offensivo del ricercato:
Stanotte non c proprio Dionigi,
sar a casa a fare i suffumigi? e la solita porta chiudersi violentemente.
Di l. E i tre, ritrovato laccordo sulla strada da
fare, si diressero verso il luogo da cui proveniva la
voce. Stavolta lavrebbero preso.
Stessa intenzione avevano avuto Antonio e i suoi. Gli
pareva, oltretutto, di aver sentito lo scalpiccio degli invasori.
E questa la casa, sono sicuro.
Niente pi offese in futuro.
Tu di qui
e tu di l.
Prendiamolo
e bastoniamolo.
In nome di Luigi Crivelli, fermi tutti. Chi va l?.
Scemo! Non gridare!.
Chi osa darmi dello scemo?.
48

Sssssssst... Imbecille! Ci vuoi far scoprire?.


Imbecille, a me? Ora ti faccio vedere io. Accorrete
uomini: invasori, traditori, cospiratori.
Ma va sulla forca... Sono....
Ancora prima di poter proferire il proprio nome, Dionigi, Ezio e Melchiorre furono raggiunti da una gragnolata di colpi ben assestati sulle loro schiene: non
rest loro che arrendersi e farsi arrestare.
Quando la situazione si calm e, soprattutto, si ebbe
un lume a disposizione, fu finalmente tempo per le
spiegazioni.
Sei un idiota, Artemio.
Capo, che ne sapevo io che eravate voi? Pensavo....
Tu non dovresti pensare mai. Ohi, ohi lo rimprover Dionigi, massaggiandosi le terga e sperando di non
avere segni visibili sul volto.
Se la voce si forse sparsa, sarebbero diventati lo zimbello di tutto il paese: non serano accorti di essere ormai prossimi al confine e di essere rientrati clandestinamente nel proprio territorio.
E non facciamone parola con il signor conte. Avete
capito, branco dincapaci?.
La cosa che pi gli rugava lanima era la grassa risata udita alle sue spalle, mentre veniva preso a randellate dai suoi. Il dubbio era se a sghignazzare fosse
stato quel maledetto Toni, oppure Antonio con la sua
combriccola. Unica consolazione fu la certezza di aver
individuato la casa dello stornellatore malefico: il gior49

no dopo sarebbe andato a prenderlo alla luce del sole,


visto che lingresso era nel territorio di sua competenza
e non dallaltra parte, come pensava.
Un insospettabile.
O meglio, avrebbe dovuto sospettare di lui da subito.
Quella casa era un sicuro covo di rivoluzionari.
Si meravigli di non averci pensato prima.
Era la sola, del resto, a essere tagliata esattamente a
met dal confine e accessibile a tutti.
Riportato lordine, ripresero anche gli avvisi dai posti
di blocco.
Dionigi tornato,
entro domani sera si sar vendicato.
Chi ci prova stanotte,
le prender a frotte.
Rider bene
chi infligger le pene.
Toni parve non rispondere e Dionigi, soddisfatto, immaginandolo in preda al terrore, si lasci sfuggire un:
Ora taci, maledetto rimatore?
Conta che, tra poco, verran le tue ore.
Istigato, il poeta nottambulo non resistette e replic:
In paese c un illuso
50

che stanotte ha fatto lintruso.


Ma il risultato son state tante botte
e domani conter le ossa rotte.
Mentre i due verseggiatori si davano battaglia, la notte andava movimentandosi anche in altri luoghi. Alle
grida di Artemio su presunti invasori, Cuniberto si alz
dal letto e usc di casa. Alla domanda della moglie:
Dove te ne vai, a questora di notte? rispose con un
laconico: Ho sentito le guardie gridare. Vado a dare un
occhio se in chiesa tutto a posto e, passato di sotto,
usc munito di pala, rastrello e piccone.
Anzich dirigersi verso lingresso, da cui era solito
entrare, si incammin verso il lato settentrionale. Quella notte agitata poteva essere loccasione per togliersi
un dubbio che, da qualche giorno, gli arrovellava il cervello. Con quella confusione in giro e i guardiani distratti, qualche rumore in pi sarebbe passato inascoltato o, per lo meno, avrebbe attirato meno attenzione. E
lui voleva essere solo nel fare quello che si apprestava
a compiere.

51

52

VII

Il sospetto gli era sorto qualche giorno prima, quando don Albenzio gli aveva ordinato di estirpare il fico
cresciuto a ridosso del muro della chiesa rivolto a occidente.
Era, forse, nato spontaneamente da un frutto trasportato e lasciato cadere in quel punto da un colombo maldestro. Lavevano guardato, dapprima, con curiosit,
poi, crescendo, ne avevano gustato il raccolto: ora per
che le radici minacciavano dintaccare la parete e il pavimento della chiesa, andava tolto.
Adesso? aveva chiesto Cuniberto, guardando fuori
dalla finestra e ascoltando lo scrosciare della pioggia.
Subito, in questo momento, no! Ma prima di Natale
deve sparire. Se gli lasciamo fare unaltra primavera,
quello capace di....
Vado a chiederlo al... cerc di tagliare corto il sagrestano, ben sapendo che quella pianta era gi citata
nella Bibbia e che, quindi, rischiava lennesimo pontificale.
Per carit, siamo senza soldi! Siamo nella stagione fredda e i contadini lavorano meno; le paghe sono
53

quello che sono, e anche le offerte. Quindi, fai tu! Negli


ultimi giorni, ma questo lo sai, nella questua abbiamo
raccolto....
Il sagrestano, smesso di ascoltare don Albenzio alla
parola offerte, stava pensando al significato della locuzione essere senza soldi.
Voleva dire che il prete - abbiamo gi detto come
avesse la mania degli arredi sacri - aveva acquistato o
si era impegnato a comprare una nuova veste finemente ricamata, oppure un calice laboriosamente cesellato,
ovvero una patena di finissimo oro.
Non indovin proprio in pieno, ma, una settimana
dopo, arriv in canonica un candeliere tanto impreziosito da lasciare a bocca aperta persino il nobile Crivelli.
La lumiera fu assurta a portatrice di ceri per occasioni speciali, con candele che costavano una fortuna.
Fu posta allaltare di Giuda Taddeo, protettore delle
cause perse e disperate.
Cappella, dove ardevano gi decine di lumi.
Del resto, chi non aveva in quella porzione di paese
una causa senza speranza da raccomandare a Dio?
Don Albenzio, per gli affari, aveva un certo intuito.
Il giorno che il Piovera si decise a estirpare il fico,
si arm di tutto punto per affrontare limpresa ed era
anche piuttosto arrabbiato. Odiava la nebbia, lumido,
la pioggia che, da parecchio tempo, il cielo scaricava
sulla terra in grande quantit e ci influiva, non poco,
sul suo umore. Confidava nellarrivo del sole, ma anco54

ra non sapeva che, da l a breve, sarebbe arrivata quella


caligine spaventosa di cui ora stiamo raccontando la
storia.
Quel pomeriggio non pioveva, ma una cappa di nubi
basse avvolgeva Lomello.
Cominci a scavare intorno al tronco e, sorprendentemente, pareva che la pianta avesse radici poco profonde a dispetto delle dimensioni.
Gi dopo pochi minuti, il fico dondolava ampiamente.
Recise con la pala le radici che sinfilavano sotto il
muro, si attacc ai rami e lalbero cedette docilmente.
Nel tirare un colpo pi potente degli altri, ud il filo
della vanga picchiare contro un sasso, e, per togliersi la
curiosit, scav ancora un poco.
Sotto il fico vi era una lastra di pietra rettangolare,
simile ai coperchi delle tombe antiche, ed era a causa di
ci che lalbero non aveva radicato a fondo.
In principio, fu tentato di parlarne al don Albenzio,
poi, riflettendo circa la taccagneria del reverendo, ci
ripens.
Qualcosa in pi, tuttavia, voleva saperla e, quindi, con
il prete doveva parlarci, senza per farlo insospettire.
Rimaneva il problema del come.
Avrebbe dovuto far finta di niente e piazzare una domanda qua e una l.
Intanto, ricopr per bene il buco con del fieno.
Bravo, Cuniberto. Bel lavoro. Ti sei finalmente deci55

so a spostare anche il fieno. Gi sei settimane fa....


Tanto che cero... Cos domenica, se qualche signore
venisse a cavallo, pu lasciarlo qua....
Ottima idea, il mio caro Piovera.
Che tempo infame.
Gi.
Chiss se il tempo, intendo quello antico, era cos o
era pi bello.
Non saprei cosa dirti.
Beh, le cose non devono essere cambiate molto, se
sono tutti morti....
In che senso?.
Se il clima fosse stato migliore, magari avrebbero vissuto pi a lungo e non sarebbe stato necessario fare i cimiteri. Qui a volte si trova qualche tomba....
Il giro non era stato proprio logico e lineare, ma il sagrestano era riuscito a portare il sacerdote sullargomento
che gli stava tanto a cuore.
Quante ne saranno state scoperte qui in paese?.
Non lo so, ma mi pare che, ogni tanto, scavando qua
e l, qualcosa salti fuori. Ricordo, nel '42, ai piedi della
torre....
Cosa si trov?.
Ossa e qualche prezioso.
Prezioso?.
Monete, frammenti di vasellame, orecchini, un paio di
spade. Ma, il vero tesoro, quello della leggenda dei Longobardi, non mai stato rinvenuto. La conosci la storia,
no? Quella della regina Teodolinda che nellanno 590 o
56

forse il 92... Non rammento e non importa. Stavo dicendo: la regina....


Ah! Meglio che vada a casa. Sono tutto sudato e non
ho voglia di buscarmi un raffreddore e, detto ci, salut
il prete, recuper gli attrezzi e si diresse verso la sua abitazione.
Il discorso era meglio tagliarlo in quel punto, prima che
a don Albenzio potesse sopravvenire qualche sospetto.
Quelluomo, quando cera in giro delloro o della moneta, era meglio di un segugio di Diana.
Mentre il canonico celebrava la vespertina, nel momento in cui cominciava a calare la bruma, Cuniberto piazz sulla sua lastra di granito un altro abbondante strato
di fieno, nel tentativo di nasconderla meglio. Nei giorni
successivi - ma quando? - avrebbe provato a darle unocchiata.
Non ci sar niente, ma stai a vedere....
Cos, mentre Artemio, Dionigi e Toni se le davano a
suon di rima dopo averle prese a suon di bastone, il Piovera si decise a sollevare, se vi fosse riuscito, quella tavola.
Munito di una lanterna cieca, scost la paglia e, pi silenziosamente che poteva, cominci il lavoro.
Fu proprio fortunato perch la lastra di granito non era
di quelle lunghe e pesanti, ma piuttosto un quadrotto di
sei spanne per lato.
Non copriva una tomba, bens un cunicolo che, per
mezzo di una gradinata ripida, scendeva sotto la chiesa.
57

Lasci fuori pala e piccone - nel caso non fosse riuscito a risalire, qualcuno, notando gli attrezzi, avrebbe
potuto cercarlo il giorno appresso - e, con il cuore in
gola, appoggi il piede sul primo gradino.
La scala risult essere scivolosissima, per cui la prudenza dovette essere raddoppiata.
In men che non si dica, spar dalla faccia della terra e
fu inghiottito dallo stretto passaggio segreto.

58

VIII

Dionigi si svegli, come al solito, a met del pomeriggio.


Si vest in fretta e, quando usc di casa, not che nulla
era cambiato.
Il consueto spesso velo nebbioso impediva di vedere
qualche passo pi in l della punta del proprio naso. Con
laggravante, per, di un freddo sempre pi pungente.
Le ragnatele sugli alberi, quelle pendenti dai balconi,
quelle incastonate tra i rami delle rose e delle siepi, erano
puntellate di minuscole gocce a guisa di piccole perle
e, cos elegantemente rivestite, mostravano la loro complessa tessitura; lattento osservatore poteva apprezzarne
il fine ordito, frutto di un paziente e operoso lavoro.
I ciuffi derba del giardino, invece, piegati sotto il greve peso dellumidit, parevano rassegnati a non rivedere
mai pi il sole.
Un vento leggiadro muoveva la bruma e, facendola avvolgere su se stessa come fumo uscito dal camino, spostava i densi banchi da un luogo allaltro.
Qua e l, nei siti a tramontana, si aveva la sensazione
che prendesse corpo un lieve strato di brina.
59

Pi che in terra pareva di stare in cielo tra le nuvole.


Dionigi, giunto al castello, volle con s Artemio ed
Eriberto.
Andiamo ad arrestare quel mariuolo e, con passo
marziale, si diressero entrambi verso la casa incriminata.
Pervenuti nei pressi dellabitazione del presunto malfattore, si fermarono per un attimo a contemplarla.
Nonostante il freddo aspro e quel clima infausto, il balcone era un pout-pourri di piante in fiore di uno splendido rosso: finalmente uno sprazzo di colore in quel mondo bianco e grigio da giorni e giorni.
I muri non erano scrostati e malmessi come quelli delle altre case del villaggio; erano anzi ben curati, come lo
erano gli infissi, cosa unica in quel di Lomello, muniti di
tende ricamate.
A lasciare di stucco era anche l'eccellente profumo di
soffritto che si diffondeva dal camino, insieme a un leggerissimo filo di fumo azzurrognolo.
Capo, sei sicuro? Toni sta in questa meraviglia?
chiese un dubbioso Artemio.
Non forse qui che, ieri sera, ci hai randellato per
bene? gli rispose con tono polemico Dionigi, ponendogli a sua volta un quesito.
Eh s! E proprio qui disse con un filo di voce il soldato, sentendosi ancora in colpa per quanto accaduto.
Per, sembrano due vecchietti cos pacifici... sinser nel discorso Eriberto, anche lui basito.
Sono le acque chete a demolire i ponti. E, poi, non
60

detto che sia stato lui. Potrebbe essere stato un suo


nipote o un ospite della casa. A loro insaputa, magari...
ma basta indugiare. Muoviamoci.
La dimora in questione era quella dei Volpi-Pastorini
ed era anche la sola in paese divisa esattamente a met
dalla linea di confine.
Eloisa e Plinio, rispettivamente la Volpi e il Pastorini,
erano una coppia di simpatici vecchierelli che vivevano
tra la Lomello di Luigi e quella di Carlo Antonio.
La loro abitazione era chirurgicamente tagliata a met
tra le due fazioni, a differenza della casa dei BovolentaGhirelli che era tutta nel territorio di San Michele e con
una sola porta verso Santa Maria.
I Bovolenta, insomma, erano separati in famiglia, i
Volpi-Pastorini nella casa stessa.
I due vegliardi erano rimasti al servizio, per tutta la
vita, del conte Amedeo Crivelli. Si erano quindi occupati dei due nobili rampolli dai loro primi vagiti fino a
quando essi erano subentrati al padre nella gestione del
contado.
I due ragazzi ne avevano combinate di tutti i colori
ai loro tutori, tuttavia questi li avevano sempre difesi
proprio come se fossero figli loro.
Cos quando si trovarono a ripartirsi il feudo, non
ebbero cuore di mettersi a discutere anche per i VolpiPastorini.
61

Su di loro si accordarono dividendo a met la loro


propriet, senza costringere i due a scegliere da che
parte stare.
Eloisa e Plinio cucinavano e mangiavano in territorio di Carlo Antonio, soggiornavano in una stanza con
doppia cittadinanza e dormivano infine sotto la protezione di Luigi.
Andando i coniugi damore e daccordo e non essendo partigiani militanti quali i Bovolenta-Ghirelli, le
sentinelle credevano che i due non avrebbero mai tramato contro i fratelli. Nonostante quindi la peculiarit
della loro abitazione, che si sarebbe prestata altrimenti
a loschi traffici, giravano alla larga da quella casa.
Almeno, cos era stato fino a quella notte, quando
Dionigi si convinse che Toni vivesse proprio sotto quel
tetto.
Uscite con le buone o entriamo noi con le cattive
intim Dionigi, dimenticandosi per una volta le rime.
Nessuna risposta.
Ehi! Voi della casa chiam, a gran voce, il capo
della spedizione di Santa Maria.
Eloisa si affacci al balcone. Lanziana donna era
ormai debole di vista e, certamente non aiutata dalla
fitta nebbia, guard di sotto cercando di capire chi mai
urlasse.
Dallaltra parte della strada, nel frattempo, attirato
dal tono imperante di Dionigi, si avvicin un drappello
della fazione avversa, capitanato da Antonio.
62

Che c?.
E in casa Plinio?.
Sta riposando in camera.
C qualcun altro, oltre a lei?.
No! Siamo soli.
Ottimo! sussurr Dionigi ai suoi Salite, stando dalla parte destra della scala. Ricordate sempre: la sinistra
loro indicando con la testa i nemici.
Pigliatelo e scendete sempre tenendo la nostra mano.
Rivolgendosi, poi, a Eloisa: Saliamo un attimo.
Anche noi esclam Antonio.
Entrate pure rispose la donna, non immaginando
quanto stava per avvenire.
Nel buio dellandrone i due manipoli salirono spalla a
spalla, calcagno a calcagno e, nelloscurit, furono quindi scambiati colpi proibiti.
Per fortuna o sfortuna che fosse, Plinio dormiva nel
territorio di Santa Maria: cos quelli di San Michele,
dinanzi a unesterrefatta Eloisa, non poterono far altro
che guardare Dionigi e i suoi portare via il povero uomo,
sempre rasentando il muro di destra.
Si fosse addormentato sul pagliericcio, non gli sarebbe
accaduto niente.
Rimasta sola, sedette sbalordita con le mani appoggiate al tavolo, come se fosse assorta in preghiera; poi,
illuminata da unidea, prese la palandrana, la mise sulle
spalle e, con piglio deciso, discese le scale e si diresse al
palazzo di Luigi.
63

Me ne hanno fatte tante quei due monelli. Ma ora


mi sente....
Cosa? chiese Carlo Antonio al suo capo delle guardie, convinto di non aver capito bene. Ma vera sta
storia? disse, guardandosi attorno e vedendo i suoi
sottoposti ciondolare la testa in segno di assenso.
Non possibile. Va ben tutto, ma quello deve essere
impazzito. Si prepari la portantina. Anzi no! Ci vuole
troppo tempo. Seguitemi.
Vedere uscire Carlo Antonio senza portantina e privo
di corteo - proprio lui amante della mollezza e tanto
sofisticato nellabito che spesso inciampava nei suoi
stessi panni - era un evento.
Vederlo poi diretto verso il confine, senza indugio e
con passo bellicoso, era qualcosa di irreale.
Allo spargersi della notizia, i clienti del "Sole Pallido" si riversarono in strada, in molti uscirono dalle
loro abitazioni e Arduino, allarmato dallavvenimento,
si aggrapp alla campana.

64

IX

Nonostante il clima rigido, Cuniberto sudava abbondantemente: un po per paura, ed erano sudori freddi,
un po per il caldo allinterno del cunicolo, ed erano
sudori bollenti.
La lucerna illuminava le pareti di mattoni rossi, spoglie e macchiate di umido.
Lodore di muffa era insopportabile.
Un leggero venticello - proveniente dallapertura della botola - gli accarezzava la faccia e mescolava, al forte tanfo, correnti daria respirabile.
Alzata la luce verso il soffitto, non molto alto, gli parve di individuare la sua posizione rispetto alla superficie: si trovava sotto il pavimento della sua chiesa.
Dopo una cinquantina di passi, trov il cunicolo sbarrato da una porta di legno.
Pareva massiccia ed era fasciata con spranghe di metallo borchiato.
Indeciso sul da farsi e giusto per misurarne la resistenza, prov dapprima a tirare, poi a spingere con forza.
65

Dopo un lievissimo scricchiolio il legno si spezz, o


meglio, si sbriciol.
Esso era marcio e cedette sotto la prima spinta.
Dalla fessura usciva aria ancora pi calda, se possibile, di quella gi presente nel sotterraneo.
Che conducesse allinferno, quella strada?
Si trov allingresso di un piccolo cubicolo: al centro
vi era un avello in granito, coperto da una lastra del
medesimo materiale.
Era una tomba grande: dovevano esservi inumate almeno due persone, se non tre. Forse, unintera famiglia.
Dovevano essere personaggi importanti per essere finiti sotto la chiesa.
Ripensando, tuttavia, a quello che abitualmente vedeva spazzando il pavimento, non ricordava alcuna lapide
indicante una sepoltura allinterno di Santa Maria.
Probabilmente, riflett il sagrestano, doveva essere
un sepolcro antecedente alla costruzione e dimenticato
da tempo.
Avr trovato una di quelle tombe del don Albenzio? rimugin ad alta voce il Piovera, pi per darsi
coraggio che per necessit di ragionamento.
Cerc, muovendo la lucerna sopra, sotto, a dritta e
a manca, qualche iscrizione nella pietra per capire chi
potessero essere quegli illustri.
Del resto, gente di umili natali non aveva certamente
una sepoltura di quella foggia.
A furia di frequentare la chiesa, Cuniberto un poco
66

di latino lo masticava e lo sapeva anche leggere, seppur


con difficolt.
Riusciva a decifrare persino le date.
Don Albenzio era rimasto stupito quando lui gli aveva chiesto di insegnargli a decifrare quelle strane lettere capitali, incise negli altari: non vedendoci nulla di
sconveniente, laveva quindi accontentato.
Apro o non apro?.
Ho diritto di disturbarli, dopo tanto tempo?.
E se ci fosse un tesoro, come dice don Albenzio?
Cuniberto, vuoi lasciare un tesoro per uno stupido scrupolo?.
Gi proprio a te, Piovera, doveva capitare una cosa
simile?.
Perch no? Hai ascoltato un mucchio di storie del
genere... A esempio, quel tale sparito da Mede dopo
aver trovato....
Ma su, sveglia. Esci di qui fin che sei in tempo. Mica
che, oltretutto, ci sia una maledizione su questo luogo.
Apri Cuniberto, apri.
Vai via, Piovera, vai via.
Laudace Cuniberto trionf sul timoroso Piovera:
appoggiata la lanterna sul pavimento, tent con tutte
le sue forze di spostare la tavola di granito posta sulla
tomba.
Nulla da fare.
Te lho detto Cuniberto. Non da fare.
67

Vedrai, Piovera, se non ci riesco e, mentre ancora


parlava tra s e s, torn in superficie a recuperare il
piccone.
Sporta la testa dal cunicolo, si arrest ad ascoltare
quanto stava succedendo in paese.
La situazione pareva essersi calmata e, nellaria immobile, non si udiva pi nulla. Doveva affrettarsi prima
che sua moglie si preoccupasse per la sua assenza.
Tornato innanzi allavello, us la punta del piccone
stesso per fare leva e la pietra scivol docile per mezzo
braccio.
Cuniberto afferr immediatamente la lanterna e sbirci allinterno.
Per poco, il lume non gli cadde a terra.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Dopo lunghi momenti pieni di tormento - dire? Non
dire? Far finta di nulla? Fuggire? - decise di ricoprire
il tutto e di tornarsene a letto. Di dormire, sapeva gi,
non sarebbe stata notte, ma almeno lapparenza andava
salvata.
Che faccia stravolta.
Non ho chiuso occhio stanotte.
Mangiato pesante?.
Ma no! Colpa di quei cancheri che continuavano a
urlare.
Pare anche a me di averli sentiti. Cambiando discorso, per stasera tutto pronto?.
Stasera?.
68

E venerd!.
Quindi? Non siamo in Quaresima....
Lorgano, Cuniberto, lorgano.
E vero... disse il sagrestano, picchiandosi una pacca sulla fronte. E il giorno del trasporto... La nottata
insonne... Sto tempo infame mi mette addosso un malumore, certi pensieri... Ma lei lo sa....
Oh! Come siamo loquaci oggi, il mio Piovera disse
il prete, notando luomo pi propenso del solito alle
chiacchiere. Starei volentieri a fare due parole, ma
devo scappare a Tromello. Sar di ritorno per sera:
confido di vedere lo strumento al suo posto e pronto
per luso.
Sar fatto rispose Cuniberto.
Tir in cuor suo un sospiro di sollievo, vedendo don
Albenzio andare via. Quello era capace dintortarlo e
lui, parlando troppo, di tradire il suo segreto.
Una sorta di febbre si era impossessata di lui con il
trascorrere delle ore.
Doveva tornare gi nel cunicolo e il pi rapidamente
possibile. Voleva accertarsi di non avere avuto un miraggio. E se si fosse sbagliato? Magari, in quella stanza, erano contenute erbe che causavano visioni... Aveva
sentito certe storie sugli antichi e sulle loro abilit con
le droghe...
Durante il giorno non avrebbe potuto scendere, in
quanto lavrebbero scorto troppo facilmente.
Doveva aspettare le tenebre, ma quella sera arrivava
69

lorgano, per di pi accompagnato dalla nefasta presenza di Arduino.


Di notte, non sarebbe riuscito a uscire senza un motivo pi che valido.
Sua moglie si sarebbe insospettita e confidare in un
altro incidente di confine avrebbe significato lasciare
la cosa troppo al caso. Sarebbero potuti passare giorni
prima di trovare unaltra occasione...
Cominci a passeggiare nervosamente avanti e indietro per la navata centrale della chiesa, quando ud
provenire dallesterno delle grida.
Si chiami il conte Luigi.
Presto, presto, la portantina.
No! Esce a piedi.
Eccolo, subito la scorta, il corteo.
Uscito a curiosare quanto accadeva sulla piazza,
Cuniberto dovette avvicinarsi parecchio alla linea di
confine per capire cosa stesse succedendo.
La nebbia faceva passare soltanto le voci e da quelle, spezzate e una sovrapposta allaltra, non si capiva
nulla.
Non appena giunse a una decina di passi dal limes,
not immediatamente lo schieramento imponente disposto dallaltra parte.
Carlo Antonio era dinanzi alle sue sentinelle e, appena dietro di queste, vi era una folla di ficcanaso.
Batteva nervosamente il piede sinistro a terra, in70

sofferente del fatto di dover attendere il fratello che


ancora non si faceva vedere.
Messi cos, quelli di San Michele parevano un esercito maltrainsem pronto allassalto.
Dalla parte di Santa Maria il disordine era invece totale. In attesa dellarrivo del conte e senza ordini precisi, la truppa era allo sbando.
Non appena Luigi apparve nella bruma, le truppe andarono compattandosi e al sagrestano fu tolta la visuale.
Non potendo far altro, si mise in ascolto.

71

72

Luigi e Carlo Antonio si trovarono luno di fronte


allaltro. Dovettero avvicinarsi a pi riprese perch la
nebbia impediva loro di vedersi. In quella caligine non
avevano ben chiaro a chi si stessero rivolgendo: al loro
interlocutore, a uno dei sottoposti o, peggio ancora, al
muro?
Quando ebbero la certezza di essere innanzi a chi di
dovere, cominciarono la discussione.
Voi, dovete essere impazzito attacc il signore di
San Michele.
Chi siete Voi, per darmi del matto? rispose laltro.
I due fratelli, in guerra ormai da tempo tra loro, si
davano del: quello, qull, despota, ladro, degenere, diseredato, debosciato e chi pi ne ha pi
ne metta.
Le poche volte che erano stati costretti a parlarsi in
pubblico, dopo la separazione, avevano stabilito di darsi del Voi come due perfetti sconosciuti.
Per comunicare, solitamente usavano degli intermediari, ma questa volta il casus belli era davvero grave.
73

Sono Carlo Antonio Crivelli, figlio di Amedeo feudatario e signore incontrastato di questa terra replic
il primo.
La risposta sconcert per un attimo il secondo che
avrebbe voluto dire altrettanto.
La cosa gli sembr alquanto stupida, ma lui, come
rango e discendenza, non era certamente e naturalmente da meno.
E io sono Luigi, nipote di quel grande signore Luigi,
padre del vostro e aggiunse sottovoce mio Amedeo, illustrissimo di Lomello. Ora, fatte le presentazioni, ditemi quale grave motivo vi sia per scomodare un
gentiluomo in una giornata cos infelice. I boccoli della
parrucca si appesantiscono e la cipria raggruma con cotesta bruma.
Sar presto detto: pretendo la libert immediata di
Plinio.
Bravo, Carlo Antonio si sent dire da una esile voce
proveniente, per, dalla parte di Luigi.
Era, infatti, Eloisa.
Non avendo trovato il suo antico protetto al castello,
aveva raggiunto la folla seguendo nella foschia le prime
battute che volavano nellaria.
Chi osa dare ragione a quel.... Lunica parola che
gli veniva in mente in quel momento era vile.
Se lavesse per pronunciata, sarebbe nata una grande rissa.
Si salv allultimo con: ... quel mio interlocutore.
74

Come chi sono? Figlio ingrato. Sono Eloisa disse


la donna, comparendo nella nebbia.
Segu un attimo di imbarazzato silenzio.
Non capendo pi nulla, Luigi chiese sottovoce a una
delle sue sentinelle, l accanto: Si pu sapere di cosa
stiamo parlando? Che centrano i miei anziani tutori?.
Prima che questi potesse replicare, Carlo Antonio
riattacc: Orbene, cosa mi rispondete, Voi di quella
parte?.
Plinio stato arrestato sussurr la guardia interrogata.
Da chi? chiese Luigi, perplesso e con il viso decisamente contrariato. I Volpi-Pastorini erano considerati
due personaggi sacri e inviolabili a Lomello, lultimo
baluardo di unit in quel borgo diviso, lunico trait
dunion tra i due fratelli.
Da noi.
Noi, chi?.
Dionigi e i nostri.
E perch?.
Plinio Toni.
Toni, chi?.
Lo stornellatore che ci prende in giro.
Eh? Ah!.
Finalmente Luigi ebbe unilluminazione e cap. Grid: Dionigi fatti avanti.
Finalmente una parola. Pensavo di essere diventa75

to sordo o che Voi Vi foste ammutolito esclam Carlo


Antonio, cercando dintuire cosa stesse facendo il suo
rivale.
Eccomi.
Cosa hai da dire a proposito di Plinio?.
Abbiamo finalmente arrestato
colui che di rime offensive ci ha appestato.
Ma non possibile. Lui, sarebbe il colpevole?.
Non c alcun dubbio mio Signore
che sia lui lo stornellatore.
La voce abbiam seguito questa notte
e ci siamo presi un fracco di botte,
ma, col tenente,
del rio delle rime abbiam trovato la sorgente.
Quindi? Il povero Plinio dov? chiese un Luigi
sempre pi adirato per la figuraccia che stava facendo su
quel confine nebbioso e ancor pi irritato per quei versi
fuori luogo.
Luomo colpevole al sicuro,
dietro uno spesso muro.
Possiamo smetterla di parlare in tal modo? Quindi
in galera?.
76

Ci vorrei, signore, provare,


ma mi vien naturale cos parlare.
E nelle prigioni
a pagar lo scotto delle sue canzoni.
Sappiate Voi di l, stornellatori grid Carlo Antonio,
facendosi sentire da tutti gli astanti e non senza un filo
malcelato dironia che fino a quando Plinio non sar
messo in libert, sar sospesa ogni collaborazione tra
Noi e la Vostra parte, trasbordo dellorgano compreso.
Bravo! si sent strillare.
Lurlo proveniva dalla parte di Luigi. Chi fu ad alzare
cos il tono rimase un mistero perch, coperto dalla nebbia, il marrano non manc di camuffare la voce.
Grazie rispose un compiaciuto Carlo Antonio aggiungendo infine e ora, Eloisa, abbandona quel terreno
sacrilego e vieni ospite nella mia casa in attesa che quei
mariuoli facciano giudizio.
La donna non si fece pregare e attravers il confine.
Giunta dallaltra parte, il nobile e la sua truppa voltarono le spalle a quelli di Santa Maria e rientrarono nel
loro quartiere.
Che figura! continuava a ripetere Luigi, tornando a
palazzo, e in quel mentre tirando per un orecchio Dionigi.
Vossignoria continua a tirare,
ma a me duole il padiglione auricolare....
77

Non me ne importa. Ora faremo uno scambio.


Il capo delle guardie non disse pi nulla. Ogni volta
che tentava di parlare, il suo padrone stringeva ancor di
pi la presa.
Quanto tempo pensavi di tenere imprigionato il povero Plinio?.
Due, tre giorni di condanna esemplare.
Per poter insegnare
che, nel Vostro regno,
i furbi pagano pegno.
Cos sia.
Dionigi guard basito il Crivelli e pens:
Ma come? Brontola una stagione
e, poi, mi d ragione?.
Non aveva ancora terminato di formulare il suo ragionamento, che Luigi sentenzi: Plinio sia restituito
alla sua casa e Dionigi prenda il suo posto in cella per
tre giorni. Ezio, recati immediatamente dal stamegna di
l e avvertilo del provvedimento. Cerchiamo almeno di
salvare la faccia. Intanto, liberate il vecchio e mandatemelo. Vedr di scusarmi.
Ma, signore....
Taci! A meno che tu non voglia raddoppiare il tuo
soggiorno al piano di sotto nelle segrete. E sia chiaro...
78

Non voglio pi che qualcuno si avvicini alla casa del


Pastorini. Capito? Adesso fate sparire dalla mia vista
questinfame. Ritieniti fortunato del fatto che, per ora,
ho deciso di non degradarti.
Unico di Santa Maria soddisfatto della situazione fu
Cuniberto.
Senza lincombente arrivo dellorgano, poteva dedicarsi a ci che gli riempiva i pensieri.
Doveva solo attendere il calare della sera e sperare
che il nebbione proseguisse imperterrito ad avvolgere
il borgo.

79

80

XI

Al Piovera quel pomeriggio pareva infinito. Nonostante tutto ci che era successo e malgrado le poche
ore di luce del giorno - era infatti pieno autunno - a lui
il tempo sembrava non passare mai. Oppure, se trascorreva, lo faceva in modo alquanto lento, come se la sua
clessidra, se mai ne avesse avuta una, facesse cadere un
singolo granello di sabbia alla volta.
Decise di tenersi impegnato e, per non dare nellocchio, prepar la chiesa proprio come se fosse imminente larrivo dellorgano, fingendo dignorare quanto
era accaduto. A tal proposito, sperava che il prete non
rientrasse troppo tardi dal suo viaggio a Tromello. Voleva scendere di sotto allorario di cena, e non dopo:
sarebbero occorse troppe spiegazioni in casa. Le sue
figliole non erano infatti propriamente riservate e tutto
ci che udivano tra le mura domestiche lo raccontavano
a destra e a sinistra.
Sistemata la chiesa, bisognava ora pensare a una scusa per saltare la cena. Fu presto trovata, non essendo
ancora rientrato il sacerdote al vespro: lui doveva atten81

derlo per raccontargli le ultime novit e, soprattutto, il


mancato arrivo dello strumento.
Trov don Albenzio in casa canonica, proprio mentre
ritornava dopo aver annunciato alla moglie il salto del
desco serale. Si sarebbe arrangiato pi tardi: ella avrebbe dovuto soltanto lasciargli del pane e del formaggio
sul tavolo della cucina.
Mb? Lorgano?.
Nulla.
Eh?.
Carlo Antonio ha detto di no.
Ah!.
Silenzio.
Mi spieghi, o vogliamo andare avanti a ripassare le
vocali?.
Cuniberto aveva fretta e voleva tagliar corto quella
discussione. Cos facendo, per, rischiava di far inalberare il canonico.
Dionigi, il capo....
So chi .
Ecco, ha fatto arrestare Plinio che....
Avanti.
Pensava fosse quel Toni che di notte....
So tutto! Stringi.
Insomma, don Albenzio, prima si lamenta perch
non parlo, ora perch racconto troppo... Si decida per
una buona volta!.
Va bene, va bene, Cuniberto, ma tu sii giusto nel ri82

ferirmi le cose. Voglio sapere le novit, non quello che


gi conosco. Tu hai la mania di perderti nel riportarmi
quello che accade. Ricordo che, ai primi tempi, quando
ero qui da poco, per narrarmi la storia di questa chiesa
ci hai messo giorni e giorni....
Stavo dicendo lo interruppe il Piovera, temendo
che il tempo, dal non passare per niente, trascorresse
ora troppo velocemente, che Carlo Antonio, fin quando non sar liberato Plinio, non mander di qui lo strumento.
Adesso ho capito. E il Nostro Crivelli, che dice?.
Questo non lo so.
Andr a sentire. Del resto, lorgano serviva per i
suoi illustrissimi... Chiss cosa penser il signore milanese che ascolta solitamente la messa in Duomo. L, mi
hanno detto, c un grande organo. Ho sentito dire che,
quando suona il tutti, tremano persino le vetrate. Verr
nella nostra chiesa e sentir cantare il pessimo gregoriano dei nostri fedeli che il latino lo sanno come....
Posso andare? Buona sera don Albenzio. Senza
aspettare il congedo, che avrebbe potuto tardare assai,
il Piovera sgattaiol fuori dalla porta.
Anzich dirigersi verso casa, si nascose nella penombra crescente e attese di intravedere - scorgere nitidamente era impossibile - la sagoma del prete avanzare
verso il castello. Quel clima nebbioso, che lo celava,
cominciava a piacergli.
83

Mentre don Albenzio saliva le scale verso lappartamento del nobile Crivelli, Ezio attraversava il ponte levatoio con il messaggio di Carlo Antonio. Lambasciatore
aveva avuto via libera da entrambi gli schieramenti, per
cui la missione si era svolta senza intoppi e abbastanza
velocemente.
... Come faremo con lorgano? Gli illustrissimi potrebbero averne a male....
Ecco, don Albenzio, il nostro nunzio. Sentiamo le
novit.
Non me ne voglia, signor conte, ma riferisco quanto
mi stato detto. Posso?.
Ambasciator non porta pena.
Ecco... Dunque....
Ezio andava cercando di ricordare le esatte parole: Mi
felicito per il ravvedimento, accetto le scuse nei Miei
confronti e anche quelle rivolte a Plinio ed Eloisa. Concedo il trasferimento dellorgano.
Quali scuse? Ezio, hai forse detto a quello l che mi
scusavo?.
No! signor conte.
Sar stata una sua invenzione per farsi bello con quella sua specie di corte. Comunque sia, abbiamo il nostro
organo. Il tempo stringe. Non ti han detto quando?.
Arduino si recher subito da Cuniberto, qualora Lei
faccia pervenire lordine di lasciarlo passare senza fare
troppe beghe al confine.
84

Cos sia. Questa sera, assente Dionigi, sarai il comandante della pattuglia notturna. Gestisci come meglio credi la faccenda, purch sia cosa rapida. Entro
domani a mezzogiorno, voglio vedere quel benedetto
organo in chiesa. Don Albenzio... Tutto bene ci che
finisce bene. Detto ci, fu avvertito che la cena stava
per essere servita.
Reverendo, vuole farmi compagnia?.
Volentieri, signor conte rispose il prete, sentendo
lo stomaco vuoto ruggire.
Quando la volont cera, le informazioni volavano
da una parte allaltra del paese ancor pi celermente di
quando Lomello era unito e in pace. Cos, mentre al castello veniva servita una prima portata a base di cacciagione, per di pi cucinata secondo unantica tradizione
longobarda, il sagrestano di San Michele attraversava la
nebbia sacramentando: infatti, quando sarebbe tornato
a casa, la minestra sarebbe infatti stata fredda, sempre
che ne fosse avanzata.
Chi ? chiese Griselda, vedendo nellombra della
sera solo due sagome sbiadite.
Arduino e Laerte.
Scendo subito.
Mio padre non c. Ha detto che si sarebbe fermato
in chiesa ad aspettare don Albenzio.
Andr a cercarlo. Tu, Laerte, aspettami pure qui e
85

riferiscile il messaggio che ti ha affidato tua sorella,


circa quel ricamo che vuol fare per lImmacolata....
Terminando di dire ci, spar lestamente nella bruma
diretto verso la chiesa.
Dove si sar cacciato? mormorava tra i denti il
Cardana, infreddolito e bagnato, non scorgendo il suo
collega in chiesa.
Stava per uscire dal portone, quando gli parve di
sentire un rumore provenire dal basso: da sotto il pavimento, per la precisione. Cerc di orientarsi. Pi lui
si spostava verso la navata di destra, pi il ticchettio si
accresceva e si trasformava in colpi decisi.
Che sia il Diavolo della leggenda? Io non ci credevo....
Un cigolio sinistro rimbomb nel sacro edificio.
Oddio, ma questo il gridare delle anime dellinferno.
Un brivido gli percorse la schiena. Dubbioso sul da
farsi, decise di andarsene. I colpi andavano aumentando dintensit e lui cominciava a temere seriamente che
il pavimento potesse aprirsi sotto i suoi piedi, inghiottendolo nelle viscere della terra dove vi erano le fornaci
eterne.
Scapp di corsa, svolt langolo alla sua sinistra e,
fatti pochi passi, la terra gli manc davvero sotto un
piede: quello destro.

86

XII

Prima di capire se Arduino fosse o meno caduto nella


voragine infernale, ci dilunghiamo un attimo per spiegarti meglio, o caro lettore, perch il Cardana fosse cos
preoccupato dai rumori che aveva sentito provenire dal
sottosuolo. E riferiamo questa deliziosa storiella come
labbiamo trovata in uno sdrucito libretto nella biblioteca di Lomello.
Anno 590
Al suono del corno i villani levarono gli occhi al cielo.
Una nuvola candida andava gonfiandosi velocemente
verso lalto. Come in una colonna di denso fumo bianco, le volute di vapore si spandevano, piegandosi su se
stesse e moltiplicandosi.
Al lugubre allarme, partito da una delle alte torri, rispose, in eco, un altrettanto cupo segnale proveniente
dalla vedetta oltre il torrente Agogna.
Al risuonare degli strumenti un rimbombo lontano riemp laria immobile.
87

Era stato, fino a quel momento, un autunno generoso,


prosieguo di unestate altrettanto felice. Le messi nei
campi erano state abbondanti e in quel mese di novembre
le foglie sattardavano sugli alberi. La stagione clemente
permetteva ancora di raccogliere legna e paglia per linverno imminente e di far pascolare le bestie nei boschi e
nei prati.
Gli armigeri al servizio della regina e del suo promesso sposo godevano di una giornata di riposo prima delle
grandi nozze nelloppidum di Laumellum. Essi avevano
approfittato del bel tempo per svagarsi nelle boscaglie
limitrofe alla rocca: chi pescando nel torrente, chi cacciando nella selva, chi ancora, i pi focosi, improvvisando duelli con i compagni darme. Tutti per vigilavano,
tenendo accanto a s armature e scramasax.
Il sole, varcato lo zenit, prosegu la sua discesa veloce
in quel pomeriggio breve, prossimo al volgere dellanno.
Sembrava un giorno come tanti altri, quando quel suono
squarci il silenzio.
Le vacche e i maiali, liberi al pascolo, si arrestarono,
spaventati da tanto strepito.
I corni continuavano a suonare e il brontolio delle nubi
andava crescendo come il rullo di un tamburo annunciante lavvicinarsi di un esercito ostile.
Il nemico, per, questa volta non veniva da terra, bens
dal cielo.
88

Cavalli, cavalieri e fanti, dirigendosi verso la fortezza, attraversarono speditamente lalbereto, facendo frusciare le foglie del sottobosco e liberando il passaggio,
a colpi di spatha, l dove i rami bassi impedivano loro
di muoversi agilmente.
I contadini, radunati gli animali, si diressero anchessi alla volta del borgo, rallentati dai pesanti carichi.
Le bestie selvatiche, atterrite dal gran movimento e
dal forte suono, fuggirono nel fitto della foresta, mentre
gli uccelli abbandonarono i rami pi alti spiccando un
volo disordinato.
Un colpo di vento improvviso pieg le cime degli alberi e strapp loro con forza le bronzee foglie. La stessa
folata daria, infilandosi tra i tronchi e le frasche, surclass il suono dei corni.
Tra le mura di Laumellum la tempesta cominci a
ululare passando nelle anguste vie. Per le strade si sollevavano suppellettili di ogni sorta; la paglia, avelta dai
tetti delle case, turbinava in mulinelli.
Le tende dellaccampamento non ressero allirruenza
delle folate e, a una a una, si piegarono sotto lo sferzare delle raffiche; ormai sfilacciate, ondeggiavano nella
bufera come vele strappate dagli alberi maestri di una
nave in balia delle onde.
Il cielo divent buio ben prima dellora stabilita dal
normale corso della natura.
Fulmini cadevano dalle alte nubi verso terra. Altri
89

sbucavano dai nembi e ai nembi ritornavano, crepando


il manto nero con cicatrici di luce che si rimarginavano
in un baleno.
Un rumore, simile a quello di un timpano suonato
freneticamente, and avvicinandosi e in pochi attimi la
grandine cadde ovunque.
I tuoni potenti scuotevano la terra e gli animi.
Unici rifugi sicuri erano la rocca con le sue torri
massicce e la grande chiesa in pietra. Chi era riuscito a
trovare ricovero in esse pregava per coloro che un riparo non lavevano rimediato e invocava la protezione di
Dio sui malcapitati alla merc del fortunale.
Una luce abbagliante penetr nella chiesa, illuminando le facce terrorizzate di coloro che erano stipati nella
navata.
Quattro colpi secchi, preceduti dal crepitio del fulmine vicinissimo, fecero tremare le mura.
Si levarono grida di orrore.
Le persone ivi celate uscirono nella bufera correndo
alla rinfusa, scontrandosi tra loro, calpestando chi era
stramazzato a terra.
Il soffitto cominci a rovinare, mentre le fiamme,
nonostante il nubifragio, andavano prendendo vigore
come alimentate da una forza arcana.
Scintille e tizzoni ardenti cadevano nel sacro edificio
insieme ai chicchi di grandine e alla pioggia battente.
Al cedere delle travi, frane di pietra precipitavano su90

gli sventurati che ancora non erano riusciti a fuggire.


Il rumore fragoroso del crollo si mescol al mugghio
della tempesta.
Dimprovviso, poi, tutto tacque e lorizzonte and
schiarendosi.
Agilulfo, promesso sposo di Teodolinda, con i suoi
uomini pi fedeli, usc sotto lultima pioggia per prestare soccorso ai feriti. Giunto allingresso di quella
che era stata la chiesa, vide, nei pressi dellaltare, un
uomo vestito di nero con una lunga e incolta barba e
con fluenti capelli corvini che, sogghignando, oltraggiava il nome di Dio. Aveva gli occhi scuri fiammeggianti dodio e un riso maligno che, aprendosi, mostrava denti candidi e increspava ulteriormente il viso gi
rugoso.
Lessere blasfemo, non appena scorse i guerrieri farsi
spazio tra le macerie, si present con voce malefica.
Sono il Diavolo.
I militi si arrestarono spaventati.
Allordine del duca, tuttavia, tentarono di sfoderare
le armi per attaccare il diabolico nemico, ma, con un
gesto della mano, Satana blocc le spade nei foderi.
Agilulfo si fece avanti e coraggiosamente chiese: E
opera tua questa. Perch?.
Tu, ariano, non sposerai mai Teodolinda la cattolica....
91

La pia regina, nel frattempo, avvertita di quanto era accaduto, si era raccolta in preghiera e invocava il soccorso
di Dio. Inginocchiata nella sua cappella, la si sent sospirare e ringraziare il Signore come se questi le avesse
parlato: Sia fatta la tua volont.
Mentre il Diavolo demoliva anche laltare, bestemmiando di fronte agli impotenti armati longobardi, una
luce abbagliante discese dal cielo.
Agilulfo e i suoi fedeli guerrieri dovettero coprirsi gli
occhi per non essere accecati e, quando poterono riaprirli, Satana era sparito.
Dobbiamo rimandare le nozze disse il duca, rientrato nella rocca, a Teodolinda.
No! rispose decisa la regina.
Ma la chiesa....
Il Signore provveder prima dellalba.
Incredulo, luomo si ritir nelle sue stanze stupito dalle
parole della sua promessa sposa.
Alla tempesta segu un tramonto radioso, un vero trionfo di luce. Le nubi nere si allontanavano verso oriente,
mentre un arcobaleno dai vividi colori disegnava un arco
perfetto, separando il cielo sereno dal temporale.
Mentre, in chiesa, si cercavano di rimuovere le macerie per estrarre coloro che giacevano feriti sotto di esse,
dal bosco uscivano contadini malridotti e animali colpiti
dalla grossa grandine.
92

Quando il sole tocc la cima di un monte lontano,


comparve, a una delle porte del borgo, un uomo vestito
di pelle di lupo, con il capo ricoperto dalla testa dello
stesso.
Picchiando rumorosamente il bastone sul selciato, attir lattenzione dei presenti e cominci a gridare: Se
non volete morire, chiudetevi in casa e non uscite fin
quando non vedrete il primo raggio di sole. Detto questo, si allontan verso una densa coltre di nebbia che
avanzava dalla campagna.
Spaventati dagli eventi del giorno e dalla diceria della
comparsa del Diavolo, gli abitanti del borgo non vollero sfidare ulteriormente i poteri soprannaturali che si
erano abbattuti sul loro oppidum e, non appena lultima
ombra fece tuttuno con la notte in arrivo, si serrarono
nelle loro case come era stato loro intimato.
Con le tenebre si ud la terra sussultare e il frastuono di una frana. Nel contempo, cal il gelo che, in
quellautunno, non si era ancora manifestato.
Una fitta bruma, la pi spessa mai vista da quelle parti nonostante si fosse usi a quel tipo di clima, ricopr
ogni cosa.
In un profondo silenzio si cominci a udire lo smuovere di pietre e voci di uomini che disputavano in strani
dialetti.
Martelli iniziarono a picchiare, tonfi risuonavano
93

nellaria e il rumore regolare delle pulegge rompeva la


quiete notturna.
Il Diavolo, per ordine di Dio, aveva intrapreso la ricostruzione della chiesa e avrebbe dovuto terminarla prima
del sopraggiungere delle prime luci dellalba.
Satana, per poter riuscire nella prova, convoc a s tutti
i grandi architetti presenti allinferno.
Ed ecco comparire Imothep costruttore di piramidi,
Dedalo autore del labirinto di Creta, Iktinos che eresse
il Partenone e, poi, ancora Mandrocle e i progettisti della
torre di Babele.
Ognuno di essi, esprimendosi nel proprio idioma, si
occup di una porzione del nuovo edificio. Frotte di dannati uscirono dalla terra squarciatasi per innalzare colonne e muri.
Nella chiesa sventrata, il Diavolo in nero e un uomo
completamente vestito di bianco, con capelli e barba
candida, si fronteggiavano a distanza: Satana, sotto locchio vigile di Dio, sferzava i reprobi costretti a erigere la
nuova chiesa; soltanto per una volta, gli eterni castigati
alla pena di Sisifo videro un muro, da loro innalzato, non
crollare.
Gli abitanti, impauriti dal misterioso strepito e dalle
tante lingue mai udite prima, rimasero chiusi nelle loro
case; alla rocca la regina radun in preghiera gli ospiti.
Spieg loro con vera fede che, allalba dellindomani, si
sarebbero recati tutti in chiesa per la celebrazione del suo
matrimonio.
94

Agilulfo scuoteva la testa, non credendo a quanto la


sua promessa sposa andava dicendo e, incuriosito da
quanto sentiva provenire dallesterno, bramava soltanto
di uscire per vedere ci che accadeva oltre la fitta nebbia.
Quando tent di aprire il portone, per, questo risult
essere bloccato. Dopo numerosi tentativi egli infine rinunci e si mise in attesa del giorno.
Allavvicinarsi del sorgere del sole, lopera non era ancora terminata. Dio ordin alle forze del male di ritirarsi
allinferno: Lascia lopera incompiuta, perch si sappia
che le cose belle e buone il Diavolo non le sa fare.
Non appena anche lultimo dannato ridiscese agli inferi, il terreno, con un tremore, si richiuse proprio dove era
stato scavato il nuovo fonte battesimale.
Al canto del gallo, le porte della rocca e delle abitazioni si aprirono e tutti poterono uscire.
Agilulfo si precipit fuori con una masnada di cavalieri e alla luce dellalba - la nebbia si era nel frattempo
dissolta - vide la chiesa ricostruita.
I muri non erano paralleli, le arcate irregolari, le colonne di forme differenti e cos anche i capitelli. Gli architetti, difatti, esprimendosi nelle loro antiche lingue e
seguendo le proprie diverse conoscenze, avevano guidato disordinatamente i dannati: il risultato fu la metafora
dellimperfezione umana nellarmonia assoluta di un
tempio santo e nella grazia di Dio.
Teodolinda, prima ancora che qualcuno lavvertis95

se del miracolo, usc dalle sue stanze abbigliata per le


nozze e, raggiunto il suo promesso, che ancora non si
capacitava del prodigio, si avvi allaltare e lo spos tra
il tripudio della folla.

96

XIII

Ci sei riuscito, mio caro?.


Pensavo fosse impossibile con quanto successo e
invece....
Lasciati abbracciare, dammi un bacio.
Fai attenzione, potrebbero vederci....
Con questa nebbia? Non credo proprio.
Poi, non c in giro nessuno. Hanno tutti qualcosa
da raccontare questa sera, per cui se ne staranno rintanati in casa.
Nei prossimi giorni dovrebbe essere pi semplice
incontrarsi. Ho avuto incarico di dare conforto a Plinio
ed Eloisa.
Anchio.
Baster mettersi daccordo sullora....
****
Arduino, sentendosi sprofondare, fu colto da terrore. La paura fu tale da impedirgli di urlare, ma, mentre
rotolava malamente gi dalle scale, emise mugolii di
dolore.
I lamenti, sempre pi forti, rimbombando contro le
pareti, presero vigore e cupezza. Sfociarono, nellantro
97

in cui stava operando Cuniberto, amplificati e assai simili a ululati.


Il sagrestano di Santa Maria, alludire quel rumore
improvviso, pietrificato dalla paura, rimase con il piccone sollevato.
Ecco, lo sapevo. Ho profanato un luogo sacro e ora
sono venuti a punirmi.
Senza pensarci, da sopra la testa, port il piccone
allaltezza del petto, impugnandolo come fosse unarma.
Ora, che faccio? Mi troveranno mai, se mi uccidono qui? Sarebbe ancora peggio se mi rinchiudessero in
questo luogo e mi facessero morire di fame e di sete.
E... Se urlassi? Qualcuno mi sentirebbe? Ma eccoli, arrivano. Per quanto pot, rese ancora pi cieca la lanterna che aveva con s.
Arduino, dolorante e sciancato a causa del ruzzolone, trovandosi nel buio pi completo e avendo perso
lorientamento, anzich ritornare in superficie, si diresse dalla parte opposta, l dove i suoi occhi, abituatisi
alloscurit totale, intravidero una fievole luce.
Non mi pare di essere sprofondato cos tanto... Eppure... Che caldo! Sar morto? Sar questo linferno?
Mi aspettavo fiamme e anime dannate, ma qui non vi
un filo dilluminazione e, quindi, niente fuoco. L mi
par dintravedere qualcosa... Ma che fine avr fatto la
mia lucerna? Che sia questa la strada che conduce agli
inferi? Non si ode nessuno. Non vi nemmeno un por98

tinaio. Non mi pare una buona organizzazione per un


posto che mi han detto essere sempre tanto affollato.
Beh, almeno qui non c la nebbia. Almeno credo,
cos buio....
In preda a pensieri sempre pi confusi per la caduta e
lo spavento, il Cardana andava avvicinandosi alla sala
con lavello.
I due sagrestani si ritrovarono faccia a faccia. Dapprima non si riconobbero, poi per i lineamenti parvero
a entrambi familiari. Quando il Piovera appur trattarsi del suo collega, si augur che questi non avesse gi
adocchiato quanto stava nel sarcofago. Tent perci
di gonfiarsi il pi possibile per ostruire la vista al suo
sgradito ospite.
Tu? chiese Cuniberto.
Anche a te toccata? rispose Arduino.
Che ci fai qui?.
Beh, sai, nella mia vita non sono stato proprio un
santo....
Questo lo si sapeva... Come hai fatto a trovarmi?.
Ti cercavo per dirti che domattina ti avremmo portato lorgano, ma tu in chiesa non ceri. Poi, ho sentito
Satana lavorare sotto il pavimento e sono scappato. Lui
deve avermi visto... Ed eccomi qui.
Ma stai bene? Hai bevuto troppo allosteria?.
Meglio di prima... Oggi non ho bevuto nemmeno un
goccio intanto il Cardana si massaggiava la schiena,
Certo che sto posto lo facevo ben diverso.
99

Conoscevi gi questo luogo?.


Tu, no? Credo che a Lomello lo sappiano anche gli
infanti. Don Barnaba ne parla in tutte le prediche. Immagino faccia cos anche don Albenzio.
Sei una bestia Cuniberto. Se tu, invece di bighellonare durante le cerimonie, ogni tanto avessi ascoltato
quello che diceva il tuo prete, lo avresti saputo prima
anche tu.
Mentre pensava ci, il Piovera disse: Ma... Se tutti
lo conoscono, perch non mai venuto qui nessuno?.
Tutti mirano allaltro.
Laltro? Vuoi dire che c un posto migliore di questo?.
O Cuniberto, ma dove vivi? O meglio, dove hai vissuto?.
Vissuto? Son mica morto.
Quali poteri hai per essere qui, allora?.
Qui dove?.
Allinferno!.
Sei scemo?.
Va bene che siamo a casa del Diavolo e che ora mi
toccher pure sopportarti per leternit, ma ti pare il
caso di offendermi anche nella nostra nuova vita? Chiss i nostri cari come se la passeranno senza di noi....
Sarebbero senzaltro contenti. Ma non ancora
giunta la tua ora. Vieni con me che ti faccio risorgere.
Seguimi.
Dici davvero?.
100

Arduino si mise a seguire il suo Virgilio, quando, improvvisamente, gli parve di capire.
Se questi non sono gli inferi, dove sono finito?.
Ecco luscita. Tornatene a casa e sparisci.
...E tu, cosa facevi l sotto?.
Cose che non ti riguardano.
Se la metti cos, chieder a don Albenzio o a Luigi
Crivelli. Ecco la mia lucerna! disse Arduino, sbucando con la testa in superficie. Era caduta qui. Ci rivediamo presto. Vado a cercare il tuo prete.
Fece per andarsene, ma una mano lo trattenne per un
braccio.
***
E ora di rientrare.
A presto, amore mio.
Il presto sar domani allimbrunire dai Pastorini.
Ci sar. Dammi ancora un bacio.
Arrivederci....
***
Stavo morendo di freddo. Si pu sapere doveri finito? Ma come sei conciato? Ti ha picchiato il Piovera?
domand Laerte, vedendo suo padre pieno di lividi e
con i vestiti sbrindellati qua e l.
Nulla, nulla... Sono inciampato per colpa di questa
maledetta nebbia. E tutto a posto. Andiamo! Domani
sar una giornata molto, molto, molto lunga. Lunghissima, direi.
101

102

XIV

Cos tutto sto baccano? Arduino, cosa stai facendo allorgano?.


Salve, don Barnaba. Dobbiamo trasportarlo di l.
Questo lo so. Ma hai intenzione di portarlo dallaltra parte ridotto a un rottame? Ricordati che poi torna:
non lo cediamo mica definitivamente. Fosse quello il
caso, potrei anche capire la tua rabbia, ma la settimana
prossima ne abbiamo bisogno noi.
Tranquillo, reverendo. Sto irrobustendo la cassa con
un nuovo vestito di legno per renderlo pi resistente
alle botte. E piovuto, vi unumidit pazzesca... Insomma, gli stiamo mettendo su un cappottino invernale
nuovo, nuovo.
Se lo dici tu... A me pare che, prendendo a martellate uno strumento cos delicato, gli si possa causare
soltanto un danno.
Ma no! Guardi. Dentro lo abbiamo imballato ben
bene di stracci. Non perder una nota. Anzi, suoner
sempre... meglio no, perch impossibile.
Sar... Sentiremo la domenica di Cristo Re se hai
ragione.
103

Mentre il prete si allontanava scuotendo la testa,


certo di dover provvedere poi a guasti irreparabili, il
sagrestano e suo figlio Laerte proseguivano il lavoro,
picchiando gli ultimi chiodi e applicando le ultime assi.
Direi che ci sta una bella bevuta al "Sole pallido" e
poi me ne vado da quel....
Io non vengo?.
Fino al confine, poi non servi.
Ma....
Poche storie. Basta Cuniberto a farmi andare in bestia. Ti ci vuoi mettere anche tu? Che fai adesso? Non
vieni a bere un bicchiere? Fai come vuoi.
Laerte fece capire, con un eloquente gesto, che voleva essere lasciato in pace. Lui, a portare lorgano, cera
sempre andato e non capiva come mai questa volta le
cose fossero cambiate. Torn sui suoi passi: Ma, Griselda oggi avrebbe dovuto darmi la risposta per....
Ci penso io. Chiedo e poi riferir a tua sorella. Tu,
se non sai cosa fare, lucida i candelabri che stanno in
sagrestia sopra larmadio.
***
Cuniberto, che fai?.
Sposto il confessionale, don Albenzio.
Perch mai?.
Per far posto allorgano.
Questa poi. Sono anni che lo collochiamo in quel
luogo e vi sempre stato comodamente. Anzi, ricordo
che lultimo organista venuto... Quel tale... Mannaggia
104

la mia memoria... Non quello di Mede... A proposito,


viene domani vero? Ma s, dai, quello di Sannazzaro....
Che barba fu il pensiero del Piovera.
Per tagliar corto, lo ragguagli: Il Cardana, ieri sera,
mi ha annunciato che hanno ingrandito la cassa dello
strumento per meglio proteggerlo dai rigori dellinverno. Lorgano invecchia: in tal modo, a loro giudizio, potr durare pi a lungo e necessiter di minor manutenzione. Per evitare di diventare matti poi, faccio spazio
ora.
Saggia decisione. Del resto, lorganaro, quello di Pavia venuto lo scorso anno, mi aveva detto: Reverendo,
ora di cambiarlo. Comincia ad avere i suoi annetti e mi
pare che non lo trattiate troppo bene con tutto sto avanti
e indietro. Mi aveva fatto vedere infatti tutta una serie
di ammaccature....
Cuniberto, a un certo punto, tralasci di ascoltarlo.
Anzi, per coprirne la voce, quella mattina ancor pi irritante del solito, si mise a strisciare con tutte le sue forze
il confessionale, le panche e le seggiole nel modo pi
rumoroso possibile. Magari, cos facendo, il canonico si
sarebbe rassegnato a tacere: invece, dopo lunghi stridori
da far accapponare la pelle, quando il silenzio torn tra
le navate, don Albenzio stava ancora parlando. Era preso dal racconto della lauta cena offertagli dal Crivelli.
A proposito. Appena siamo pronti, corri ad avvertire
il signor conte e, detto ci, finalmente si allontan verso la sagrestia.
Evviva si lasci sfuggire il Piovera, proprio mentre
105

dalla porta laterale entrava la sua figliola pi piccola,


Berenice, annunciandogli di aver avvistato il carro con
lorgano in arrivo.
Trasportare lorgano era, solitamente, un lavoro semplice. Le opere di rivestimento pensate da Arduino, tuttavia, ne avevano raddoppiato la dimensione e il peso.
Sparito dalla circolazione Laerte, il Cardana dovette
assumere quattro suoi compagni di bevuta per issare il
mostro - cos era stato ribattezzato lo strumento - su di
un carro gi pronto dinanzi a San Michele.
Il povero animale, destinato a trainare il tutto, al primo strattone entr in sciopero.
Nemmeno luso delle maniere forti lo convinse a
muovere una sola zampa.
Accoppiato a unaltra bestia, le cose non cambiarono.
I due ciuchini si guardarono uno sguardo e fu subito
grande intesa.
Ci vollero due buoi e neanche di taglia piccola. Finalmente sul fare del mezzogiorno - o meglio, in molti
credettero che fosse quellora per il brontolio generale
dei loro stomaci, in quanto la nebbia non permetteva
di capire ove fosse il sole - il carretto si mosse con un
lento cigolio.
Lavete ingrandito per bene disse Cuniberto al suo
collega, quando lo raggiunse sul confine.
Vestito nuovo, assai capiente, ma, forse, non abbastanza rispose laltro.
106

Dubiti che possa contenere tutto il freddo di


questanno?.
Ho visto molto gelo. Mi sa che torner pi di una
volta il ghiaccio.
Questioni al confine?.
Nessuna. I fratelli, per una volta, hanno pensato
bene di risparmiarci un poco di fatica.
Allimbottitura, poi, ci penso io concluse Cuniberto, facendo strada al piccolo corteo.
Devo chiederti anche una piccola cortesia.

107

108

XV

Cesare Zucca - lorganista, ti ricordi lettore? - part con loscurit. Voleva giungere in paese sul fare del
mattino per poter provare lorgano con tranquillit e
concordare con don Albenzio il programma da eseguire, considerando anche il fatto che, riguardo allo strumento di Lomello e alle disavventure capitate ai musicisti chiamati a suonarlo, ne aveva sentite di tutti i
colori: degli ultimi cinque incaricati di tale compito,
nessuno era giunto a destinazione. Per fortuna non erano accadute disgrazie irreparabili, ma nessuno si era
presentato allappuntamento per una serie di imprevedibili eventi.
Non fosse stato per la lauta paga, aumentata ogni
volta nella speranza che lo strumentista giungesse per
tempo, non avrebbe mai accettato, ma il gruzzoletto
promesso avrebbe ingolosito chiunque.
Non fosse stato capace di suonare, avrebbe imparato
per loccasione.
Nella sua parrocchia, la paga di don Albenzio, lui la
guadagnava in tre mesi.
109

Il sca, cos era soprannominato Cesare, era il trionfo


dellimperfezione fisica: piccolo, vagamente gobbo, cavallo basso, due braccia esageratamente lunghe e un crapone notevolissimo.
Il tutto aggravato da una timidezza assai rara.
I maligni sostenevano che la lieve curvatura della sua
schiena dipendesse proprio dalleccessivo peso della testa.
Le sue dita, tuttavia, erano magiche: sui tasti bianchi e
neri dellorgano volavano e producevano arabeschi sonori
che incantavano il pubblico.
Con un aspetto del genere, non era certo ambito dalla
popolazione femminile che tanto accorreva ad ascoltarlo,
quanto fuggiva alle sue profferte amorose.
Eppure, se avesse toccato una donna come sfiorava e
faceva cantare la tastiera...
Quando il sole fece capolino dietro la bruma, nel senso
che lumido nero si trasform in un grigio bagnato, Zucca
si trov a transitare innanzi alla stessa locanda nella quale
si era rifugiato Cuniberto, qualche giorno prima, in compagnia di Melchiorre.
La sagoma apparsa alla giovane nella nebbia era inconfondibile: impossibile ce ne fossero due cos. Nel dubbio,
lo chiam per nome.
Cesareeeee.
Nulla.
Cesarinoooooo.
Niente.
110

Che sia anche sordo? Ma le avrebbe proprio tutte.


Ella scese di corsa le scale, attravers la sala e, avvolta in uno scialle, usc sulla strada. Il freddo pungente
la fece rabbrividire. A pochi passi da lui, disse: Sei tu
Cesare, lorganista?.
Mamma mia, quanto sei brutto.
Ehm... S, sono io....
Che belluomo....
Ah! che coraggio.
Dove?.
Qui innanzi a me.
Pensa alla paga, Bertina, pensa alla paga.
Dice davvero?.
Certo bel maschione. Vieni con me.
Che Dio me la mandi buona!
La donnaccola non era certamente una di quelle che
si guardano due volte: trucco pesante, vestito leggero,
profumo dozzinale e una certa malizia nello sguardo
fecero intendere...
I tempi di magra - in realt, cos era stato fin dalla sua
giovinezza - e la sua proverbiale incapacit ad attaccar
bottone con il genere femminile lo convinsero immediatamente. Lorizzonte, poi, si era schiarito da poco.
Cera quindi tempo...
Sono povero io... Non ho....
Tu cos mi offendi....
Ma....
Tu mi piaci....
111

Dovr andarmi a confessare perch cos grosse non le


ho mai raccontate.
Di Cesare Zucca si persero le tracce: nella bruma e
innanzi allingresso della locanda "I Tri Bas".
A Lomello non arriv mai.
Don Albenzio, che facciamo? Quellostrega dello
Zucca non si vede ancora e i signori stanno per arrivare.
Che vuoi che ti dica, Cuniberto?.
Non saprei... Non suona nessuno?.
Pensaci tu!.
Suonarlo, io? Nonostante limpedimento del Vescovo?.
C, forse, Sua Eccellenza oggi? In ogni caso, fatti
dare una mano, gira lo strumento e rimani nascosto. Cos
nessuno avr da lamentarsi qualora....
Il prete non aveva ancora finito la frase che il Piovera
era partito lancia in resta.
Apparentemente contrariato, in realt non vedeva lora
di mettere le mani sopra lo strumento.
Era loccasione attesa da tempo... E benedetto limprevisto avuto dallorganista.
Quasi quasi era meglio lo scalcagnatissimo coro gregoriano dei miei fedeli fu il pensiero di don Albenzio,
mentre il sagrestano accompagnava la processione dingresso.
Non si capiva la melodia, ancor meno larmonia, per,
nel suo insieme, dava senso di potenza.
112

La sensazione, insomma, era che lidea musicale del


Piovera fosse chi l c vus pus l vac l l su e
applicava ci anche allorgano.
Le note rimbalzavano casualmente dalle canne alle
volte della chiesa, ritornavano mescolate facendo eco
con il pavimento e infine, impastandosi con altre, andavano a cozzare contro i muri pi lontani.
Il tutto certamente non aiutato dallenorme cappotto di legno realizzato da Arduino e da suo figlio che
storpiava i registri pi gravi e rendeva aspri quelli pi
acuti.
Per far terminare il pi rapidamente possibile quello
strazio, i canonici compirono lattraversata della navata a passo solerte e il Crocifisso allinizio del corteo, anzich vessillo trionfale, pareva una barchetta
traballante nel mezzo del mare in tempesta.
Cos fu anche per lOffertorio e Communio. Prima
di dare lIte missa est, il sacerdote invit immediatamente la nobilt a recarsi presso la casa canonica per
un saluto e un brindisi doccasione.
Il poter suonare lo strumento aveva creato un tale
orgasmo al Piovera che non si accorse nemmeno di
essere rimasto in chiesa da solo: smise di torturare il
povero organo solo quando Griselda venne a chiamarlo per il pranzo.
Lui, non vedendo nulla in quanto nascosto, era convinto che fossero ancora tutti in chiesa ad ascoltarlo
in religioso silenzio.
113

I magnati in realt si erano gi spostati al castello


e qualcuno, addirittura, era gi montato in carrozza e
ripartito.
Non metti in ordine? gli chiese il prete, vedendolo
finalmente uscire dalla chiesa.
C tempo. Sul far della sera.
Non potr darti una mano a quellora. Oggi cade
lanniversario della scomparsa di quella buonanima
del....
Ci penso io. Ora mi scusi, ma si fredda la minestra
e, tenendosi la curiosit su chi fosse morto in quel giorno di qualche anno prima, segu la figliola.
Il pomeriggio festivo trascorse tranquillo. Cuniberto sonnecchi accanto al camino nonostante il vociare
delle figlie e di alcune comari venute a far visita alla
moglie.
Quando la luce cominci a calare, si svegli e usc.
Vado a mettere in ordine la chiesa e a preparare lorgano per la restituzione.
Subito? Non rimane da noi, come al solito?.
Il Cardana stato categorico. Reso entro luned.
Far un po tardi.

114

XVI

Maria Santissima.
Ges bambino.
Ma, s ingrassato ancora?.
Che gli avete fatto? Una gettata di piombo fuso?.
C dentro il cadavere dellorganista scomparso?.
Gli incaricati al trasbordo dellorgano sacramentavano a pi non posso contro lo strumento diventato pesantissimo.
Se, allandata, si erano dovuti sostituire i ciuchini con
due buoi, ora le due manze preposte al traino parevano addirittura impennate, talmente greve era il peso sul
carretto e sulle loro imbragature.
Don Albenzio, ma cosa successo a sto coso?.
Niente di niente, che io sappia e, con sguardo indagatore, scrut Cuniberto intento a dirigere le operazioni
di carico.
Basta lamentarsi intervenne il sagrestano, laltra
volta eravate zeppi di vino e tutto vi sembrava pi facile. E anche le bestie che avete agganciato qua sotto
115

sono molto pi gracili delle altre. Andate a prenderne


una terza.
A me paiono uguali disse uno degli sventurati aiutanti.
Tu dovevi essere pi ubriaco degli altri e vedevi
doppio. Non sono nemmeno la met.
Sar....
Il carro si mise in movimento. Per loro fortuna, da
Santa Maria, la strada declinava lievemente scendendo
al castello.
Arrivati sulla linea del confine, si chiese alle guardie
di fare largo in modo da poter godere della spinta ricevuta dalla discesa.
Si fossero fermati per un controllo, sarebbe stato alquanto difficoltoso ripartire.
Le sentinelle non ebbero nulla da ridire, avendo ricevuto ordini precisi di non ostacolare il passaggio dello
strumento.
Unico di Santa Maria a varcare il limes fu Cuniberto, mentre il resto dei lavoranti cambi con il transito
dallaltra parte.
La tipologia delle imprecazioni, in compenso,
non mut quando quelli di San Michele misurarono
anchessi lo spessore dellenorme cassa.
Tutta colpa dellumidit che bagna il legno. Cos diventa decisamente pi pesante spieg Arduino.
116

Deve aver fatto un bagno nellAgogna sto aggeggio


risposero in coro i manovali.
Scaricarlo fu ancora pi faticoso che issarlo. Non appena
il traino fu sgravato dallo strumento, le sue assi tirarono un
sospiro di sollievo. Le manze, affaticatissime, fu necessario
rifocillarle sul posto prima di riportarle alla stalla di appartenenza: erano diventate talmente deboli da tremar loro persino le zampe.
Rimasti soli, Cuniberto interrog Arduino.
Voglio vedere dove pensi....
Prima guardo io se....
Non ti fidi?.
Mi fido alla stessa maniera in cui tu ti fidi di me. Non
mi hai appena chiesto di sapere... Don Barnaba, stavamo
giusto controllando che tutto fosse in ordine... cambi argomento il Cardana, vedendo entrare in chiesa il sacerdote.
Fammi sentire se suona ancora bene.
Non ora si affrett a dire Cuniberto.
Perch mai?.
Ehm... Perch va lasciato assestare dopo tanti movimenti aggiunse Arduino.
Gi! Gi! Proprio vero. Lo disse anche a me lorganaro
di Pavia... concluse rapidamente il Piovera.
Mah, quando potr ascoltare cosa ci aspetta domenica
mattina? Non vorrei avere sorprese.
Domani. Senza alcun problema... rispose Arduino.
Posso assicurarle che tutto in ordine aggiunse Cuniberto.
117

Quei due stanno cominciando ad andare daccordo


pensava don Barnaba, allontanandosi verso luscita. Di
solito, invecchiando, si diventa pi astiosi. Invece...
Il Cardana accompagn il collega in un angolo remoto della casa canonica dove gli indic unaiuola priva
derba e ricoperta di ghiaia.
Cosa dovrei vedere?.
Quello.
Ma non c nulla....
Fidati. E come sotto la tua pianta di fico. Certamente, non cos grande....
E sicuro?.
Sicurissimo, come se fosse il mio pagliericcio....
Poi?.
Quando tutto sar finito....
Questa cosa di trasportare tutto di qua non mi piace
per nulla. Se tu....
Don Albenzio ti scoprirebbe in un Amen, il mio sacerdote, invece, lo fai su come un salame. Hai visto
anche prima. Comunque, per farti dormire tranquillo,
facciamo come mi hai detto tu. Lo hai portato?.
Certo che s. Son mica scemo.
Passiamo in sagrestia. Lo firmer.
Cosa state combinando, voi due?.
Don Barnaba, gi di ritorno? disse Arduino, vedendo nuovamente il canonico sulla porta.
Ho fatto firmare al suo sottoposto una dichiarazio118

ne secondo la quale tutto fosse in ordine al momento


della riconsegna. Non vorrei che poi volesse rinfacciarmi qualche danno fatto durante lirrobustimento della
cassa. E un furbacchione, questo marrano e s'infil il
foglio tutto accartocciato nella tasca dei pantaloni.
Hai letto bene quello che cera scritto? Non farti
mica fregare.
Certamente: ho controllato anche i minimi particolari. E tutto a posto.
A proposito. Lorganista?.
Giusto! Sono in parola con quello di Zinasco. Arriver poco dopo la prima messa del giorno.
Signori, vi saluto disse Cuniberto.
Siamo intesi? chiese il Cardana.
Come sei noioso... rispose il Piovera, allontanandosi.
Ero quasi preoccupato....
Per cosa, reverendo?.
Mi sembrava quasi che andaste daccordo prima. Invece, vedo che tutto normale....
Mi prende in giro, don Barnaba?.
Era cos per dire. Siamo suscettibili?.
Non so cosa voglia dire. Ma non scherzi su queste
cose.
Quando fu chiaro che a Lomello pi nessuno era
sveglio, una fioca luce dondol nella bruma nera della
notte.
119

Lievi passi si muovevano sulla ghiaia del giardino


e un fievole tintinnio accompagnava lincedere della
sbiadita sagoma.
Si ud anche un leggero tonfo.
La singolare sinfonia si prolung per la durata di un
rosario recitato senza fretta alcuna, poi tutto torn silenzioso come doveva essere.
Soddisfatto della riuscita della missione, la misteriosa figura torn a casa, sicura di non essere stata vista
da nessuno.

120

XVII

Linnamorato guarda il cielo e le chiare stelle. Sospira


alla luna e vede il volto della persona amata riflesso
nella volta celeste.
Lora notturna quel frangente in cui il cuore si strugge e la passione furiosa si intenerisce in un placido e
caldo languore.
Si pensa a ci che trascorso, alle dolci carezze e ai
delicati baci.
Si cantano i componimenti dei poeti e ci si riconosce
in essi, adattandoli, di volta in volta, al soggetto delle
nostre amorose attenzioni.
Cos oggi, come allora, stiamo affacciati a una finestra recitando distici, terzine e stanze di uomini antichi
che hanno saputo, assai meglio di noi, rivelare i sentimenti.
Capita ogni tanto - ma succede solo con gli innamorati persi, disperati, ovvero quelli che si consumano di
vero amore - di sentirli sussurrare, come virtuosi santi
elevanti preghiere al cielo, versi di tal sorta:
121

Simile a un Dio mi sembra ***


che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
pi parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote1.
Altri ancora immaginano il loro futuro: in alcuni casi imminente, in altri impossibile; coppie damanti alla luce del
sole, altre nascoste illecitamente nellombra.
Si chiedono tutti quanti: giusto vivere un amore autentico, anche proibito, senza coronarlo con una giusta unione?
Di solito son le donne che cantano:
Sposo beato, le nozze dei tuoi sogni
sono compiute. tua
la fanciulla che ami.
O sposa, tu sei
tutta grazia: i tuoi occhi
son dolci, il bel viso
1

122

Saffo, Simile a un dio

tutto amore...
O sposo,
felice sposo,
noi fanciulle canteremo
questa notte,
il tuo amore e la tua sposa
profumata di viola,
canteremo questa notte... 2
In particolare pi un amore contrastato, pi si soffre: e
pi lanimo si tormenta, pi sgorgano parole dincoramento
verso linnamorato pi timoroso; e di amanti afflitti il paese
ne zeppo. In tanti vorrebbero uscire allo scoperto, ma il
giudizio della gente e dei propri cari potrebbe essere impietoso.
Dobbiamo *** mia vivere, amare,
le proteste dei vecchi tanto austeri
tutte, dobbiamo valutarle nulla.
Per noi quando la breve luce cade,
resta uneterna notte da dormire.
Baciami mille volte e ancora cento
poi nuovamente mille e ancora cento
e poi confonderemo le migliaia
tutte insieme per non saperle mai,
perch nessun maligno porti male
sapendo quanti sono i nostri baci3.
2
3

Saffo, Nozze
Catullo, Mille baci e cento ancora

123

E qui ci siamo limitati ad accennar ai versi eruditi


degli antichi, e di queste poesie forse si saran nutriti i
rampolli e le vergini delle nobili famiglie.
Chi aveva meno istruzione ed come dire... pi
immanente, ripiegher su Eloisa, compagna di Abelardo, donna colta, ma con idee molto chiare in materia: Quei piaceri ai quali entrambi ci dedicammo
totalmente quando eravamo amanti, furono tanto dolci
per me che non posso dispiacermene, n essi possono
svanire dalla mia memoria, nemmeno un poco. []
Queste visioni non mi risparmiano nemmeno quando dormo. Persino durante la solennit della Messa,
quando la preghiera deve essere pi pura, le immagini oscene di quelle volutt si impossessano della mia
infelicissima anima al punto che penso pi ai piaceri
sensuali che alla preghiera4.
I nostri personaggi, per, tutto ci molto probabilmente non lo conoscevano nemmeno e si limitavano
a cantare, come rimatori dosteria, uno stornello pi
simile a questo:
Vorrei tanto sprofondare la mia faccia
nelle tue t... nei tuoi seni.
Coprire i tuoi monti con mille colpi di lin... mille
baci.
Leccar... sfiorar con le mie labbra la tua pelle.
Odorar i tuoi pel... capelli profumati.
Metterti in mano e farti toccare il mio... c...uore.
4

124

Eloisa, Lettera IV 130-131

Tutto quello che abbiamo scritto qui sopra, per, non


vale per lamante di cui parliamo ora: non scorgeva la
luna, n poteva rimirar le stelle per colpa della nebbia
sempre fitta.
Non conosceva le grandi poesie damore di Saffo, Catullo ed Eloisa - non aveva abbastanza istruzione - n
tantomeno bazzicava osterie, non gli parevano luoghi da
frequentare.
Stava alla finestra solo perch non aveva sonno. Un
pensiero damore, tuttavia, gli era anche passato per la
testa: dopotutto si erano appena incontrati nel nuovo luogo dove vivevano, clandestinamente, di amorosi sensi.
Un lieve lume, lontana macchia di luce alquanto sbiadita, attir la sua attenzione.
Passava giusto sotto la finestra.
Cosera quella cosa che si muoveva in giardino, a
quellora di notte e con un simile tempo?
Un ladro? Col lume? Impossibile.
Don Barnaba? Non usciva mai di notte, nemmeno ci
fosse un moribondo che necessitava del viatico.
Arduino? Soffriva di reumatismi e la sera era talmente ubriaco che gli sarebbe stato difficile mettere il naso
fuori di casa.
Un viandante disperso? Fin l non poteva arrivare, a
meno che non scavalcasse il muro di cinta.
Lo spirito di qualche Longobardo? Probabile. Da quelle parti, infatti, erano state ritrovate molte tombe e anche
piccoli tesoretti. Quel tintinnio poi...
125

Apr silenziosamente la finestra stessa. Ud ci che


abbiamo or ora descritto, ma non pot scorgere chi o
cosa fosse. Pi o meno, per, aveva capito dove si dirigeva quel chiarore soffuso e la voglia di scoprire cosa
stesse succedendo fu pi forte di ogni paura.

126

XVIII

Coshai stasera?.
Nulla.
Non stai bene? Guarda che cerchi attorno agli occhi e
quella cera... pessima.
Non posso darti torto.
Ti tremano persino le mani.
Infatti.
Si pu sapere coshai?.
Se tu la smettessi di farmi domande, ti racconterei.
Ma non ora. Arrivano.
I due amanti, come concordato il giorno prima, si incontrarono sotto la casa dei Volpi-Pastorini.
Avevano atteso la sera per vedersi, quando il sole, si fa
per dire, aveva gi salutato il giorno, e la luna, ci fosse
mai stata, annunciava la notte.
Erano stati incaricati dai conti Luigi e Carlo Antonio
di recare conforto alla coppia dei loro anziani tutori dopo
lesecrabile episodio dellarresto, portando a essi anche
un contributo culinario proveniente dalle nobili cucine.
Ovviamente, un feudatario allinsaputa dellaltro: cos
127

Eloisa e Plinio si ritrovarono, allimprovviso, con una tavola


tanto lautamente imbandita che era loro impossibile consumare tutto.
Le guardie di confine si tenevano a debita distanza dalla
casa in questione e si limitavano soltanto a osservare delle
sagome sbiadite muoversi avanti e indietro innanzi al portone dingresso. Fare la fine di Dionigi non garbava a nessuno.
I due ragazzi parvero decisamente impacciati: rovesciarono un paio di bicchieri, fortunatamente vuoti, per poco non
cadde loro un vassoio carico di selvaggina, inciamparono in
una sedia. Erano stranamente taciturni e bisognava ripeter
loro le cose un paio di volte prima che rispondessero.
Miei cari giovani, dovete essere molto stanchi oggi. Tornate dalle vostre famiglie e riposatevi disse loro, amorevolmente, Eloisa.
Essi, che non vedevano lora di potersi parlare, accamparono alcune scuse - tutta colpa dellumidit e della giornata
difficile - e, scambiandosi occhiate sospettose, proseguirono nelle loro faccende.
I vecchi coniugi, per non sprecare nulla del dono dei
loro figliocci, avevano fatto chiamare gli amici delluna e
dellaltra parte.
Fatta preparare la tavola proprio nel mezzo del salone, in
modo tale che ognuno degli invitati potesse rimanere nel
proprio territorio di appartenenza, condivisero insieme tutto
quel ben di Dio.
Allontanatosi anche lultimo ospite, gli amanti si ritro128

varono nel buio della scala e, dopo un fugace abbraccio e


un freddo bacio, cominciarono a discutere.
Tu mi tradisci?.
Smettila. Non scherzare. Piuttosto, a me pare che tu....
Sei cos glaciale.
Tu non mi sembri pi caldo di me!.
Confessa!.
Smettila e fammi parlare.
I due si spiegarono.
Teodolinda?.
Chi altro poteva essere, visto quel che ho trovato? Una
montagna doro. Non ci credi? Ecco, guarda e mostr,
alla fioca luce della lampada, una pietra incastonata in un
pendaglio doro massiccio finemente cesellato.
E questo niente rispetto a quello che vi l dentro.
E senza dubbio il tesoro della regina. Quello di cui ci raccontavano da piccini i nostri padri....
E loccasione della nostra vita. Siamo ricchi. Possiamo fuggire, sposarci, amarci alla luce del sole, liberandoci
anche di quei due... vecchi scontrosi. Altrimenti non ci lasceranno mai vivere insieme. Anzi, se sapessero... E meglio tornare a casa e subito. Meglio non destare sospetti.
Aspetta! Io non posso tenere tutta quella fortuna da
me. La scoprirebbero subito....
Fammi pensare... Facciamo cos. Ogni sera....
***
Ma, non si mangia mai in questa casa?.
129

Stiamo aspettando Griselda.


Dov, ancora, quella benedetta figliola? Non che qui
gatta ci cova e ci sta facendo fessi tutti e due? Io non voglio impegnarmi... Io non voglio fidanzarmi... Il matrimonio non per me disse Cuniberto, tentando dimitare la
voce della figlia pi grande e invece cha lamichetto....
Ma va! Aveva una commissione da fare per conto del
Crivelli. Doveva portare....
S! S! Intanto qui non si cena.
Sei un lamentoso. Cosa dovremmo dire noi? Negli ultimi tempi hai saltato ben pi di un pasto!.
***
Il mattino seguente in paese i conti non tornarono a nessuno.
Per la verit, gi dalla notte non erano tornati a molti.
Non si erano, infatti, udite le grida delle guardie notturne e il silenzio era parso irreale.
Finalmente si ripos.
Solo allalba si sent una quartina in rima:
Come mi sento ristorato,
ma, forse, anche voi lavrete notato.
Con Dionigi in galera,
finalmente una dormita vera.
I primi a svegliarsi e a uscire si arrestarono sulla soglia
stupiti.
Si stropicciarono gli occhi e si accorsero che... I contorni delle case erano netti, si scorgevano i vicini salutare
con la mano e le fronde degli alberi sempreverdi accanto
130

alla chiesa; volendo esagerare, dir che si vedevano i camini baciati dal sole.
Tutto, in compenso, era avvolto da un dito buono di brina.
La nebbia, sollevandosi, era condensata in una coltre
bianca appiccicatasi ovunque: il sole, a breve, lavrebbe
fusa, dando a tutto il paesaggio il solito aspetto brullo-umido autunnale.
Paradossalmente, fu proprio Dionigi il primo a essere colpito dalla lieta novella.
Il Crivelli di Santa Maria, infatti, impietositosi, lo aveva
fatto rinchiudere in una cella pi confortevole in cima alla
torre, nel punto pi alto di Lomello, e non pi nelle umide
segrete.
Attraverso la finestrella, sotto la merlatura, lastro diurno
lanci il suo primo dardo dopo tanti giorni.
Quando ud il sonetto offensivo, si avvent contro le sbarre e tent di guardare di sotto, nella speranza di individuare,
da quella posizione, l'abitazione di quel maledetto Toni.
Non vi riusc.
Il pertugio era troppo in alto.
Alquanto contrariato e meditando vendetta, si sdrai sul
pagliericcio godendosi quelle lame abbaglianti penetranti
nella celletta.
Eppure la filastrocca pareva arrivare proprio dalla casa di
Plinio.
Poteva essersi sbagliato ancora?
Osserv il quadrilatero di luce, attraversato dallombra della croce dellinferriata, mutare forma, posizione;
131

quando per cominci a lambire il suo giaciglio e le sue


gambe - gi pregustava una riflessione intiepidita dal sole
- sbiad impietosamente: inizi dapprima a funzionare a
sprazzi - si accendeva e spegneva come una candela dispettosa, poi, svan del tutto.
Torn ad arrampicarsi alla finestrella e not un velo
grigio di nubi a pecorelle, intento a ricoprire lazzurro
del cielo.
Dionigi proprio sfortunato,
dal sole del mattino sperava di essere baciato.
Ma una nube disgraziata
gli rovina la giornata.
Sar ancora una notte serena
senza il capo guardiano sulla scena.
Il galeotto si attacc alle sbarre e tent di infilarvi la
testa, allungando il collo il pi possibile.
Non riusc a vedere nulla.
Toni, stavolta, si era per tradito. Aveva dimostrato di
conoscere bene il palazzo e le sue stanze.
I dubbi si erano tramutati in certezze e Dionigi si era
convinto di aver capito.

132

XIX

Cominci a soffiare leggero.


Rinforz.
Nel pomeriggio divenne impetuoso.
Prima freddo, poi fresco, infine tiepido e assai gradevole.
Il vento, indeciso da quale parte tirare in quel mattino, stabil, nel primo pomeriggio, che sarebbe stato favonio e, quando cominci a spirare gagliardo, assieme
alle ultime foglie rimaste attaccate ai rami, port via
con s anche le nuvole che avevano rovinato la mattinata a Dionigi.
Il vento che scende dalle Alpi, scaldando e asciugando la pianura, ha alcuni pregi e almeno un grosso
difetto. I vantaggi sono risaputi da tutti, mentre le conseguenze sono il segreto dei vecchi.
Cos, le donne si affrettavano a recarsi allAgogna
per lavare biancheria e vestiti: sapevano infatti che, con
quellaria, tutto sarebbe asciugato rapidamente; i bambini osservavano le pozzanghere restringersi rapidamente e la terra seccare a vista docchio; altri, ed erano
133

soprattutto gli anziani, andavano trasportando ceste di


legna dai porticati allinterno delle case.
Agostino sic d f? si sentiva dire, laura no. Gh
riv l primver.
LAgostino in questione, che di lustri ne aveva almeno quindici, si limitava ad alzare le spalle e a borbottare: Ti fa l cical, mi fon la furmi ricordando a s
stesso e a chi lo ascoltava una celebre favola.
Dopo giorni di umido e nebbia, durante i quali gli
animi si erano non poco rattristati, il sole splendeva alto
nel cielo e lazzurro faceva da padrone nella volta celeste.
I vestiti, tolti dai focolari e portati in giardino, svolazzavano e cantavano nellaria appesi a fili. I fanciulli
correvano spensieratamente per le strade e una certa
mollezza si era diffusa anche tra i guardiani di confine
che, seduti su panchine improvvisate, si asciugavano le
ossa.
Persino le montagne, Appennini verso sud e Alpi
verso nord, sorridevano a Lomello e ai suoi abitanti.
Il Rosa, come se fosse stato sospinto dal favonio, sembrava addirittura essersi avvicinato al paese, tanto era
imponente.
Il solo a non compiacersi di quello spettacolo era
Dionigi, beffato dal quel corpo nuvoloso mattutino che
gli aveva sottratto i bei raggi solari, giusto il tempo in
134

cui avrebbe potuto goderseli nella cella. Sfortuna ribadita da quel dispettoso di Toni che non manc di gridare al vento:
Povero Dionigi
perseguitato dai nuvoloni grigi.
Della tua sventura per consolarci,
ci metteremo al sole a crogiolarci.
Non ti rimane altro da fare
che metterti ad ascoltare
il canto degli uccellini
e il frusciare delle cime dei pini.
Non ud la solita porta chiudersi: il rumore, forse, fu
portato via dalle folate, oppure il serramento era rimasto aperto per accogliere quellinatteso tepore.
Per la verit, a essere di pessimo umore non era solamente il capo delle guardie di Santa Maria. Si videro in
giro, infatti, diversi musi lunghi, nonostante la meravigliosa giornata.
Cuniberto, non posso farti vedere il nascondiglio
oggi. Con la visibilit che c, ci scoprirebbero fin dalla
Val Imagna.
Non so dove sia sto posto, ma mi fido sempre meno
di te.
Se vuoi, andiamo pure. Per, se ci beccano....
Lascia stare.
135

Allora, vi siete accordati?.


Tutto a posto, don Barnaba.
Piuttosto, speriamo torni la nebbia... Altrimenti ci salta il
prossimo giro... sussurr il Piovera, visibilmente imbronciato, al Cardana, congedandosi e dirigendosi, assai nervoso,
verso il limes.
Che grugno, il mio caro sagrestano gli fece presente il
guardiano di turno, vedendo Cuniberto presentarsi per il passaggio di confine.
Sorridi! E una giornata troppo bella per lavorare. Passa
pure continu a crogiolarsi, voltando il volto verso il sole
come fosse un girasole.
***
Laerte, esci un po di casa. Cosa fai sempre nella tua stanza? grid la madre ai piedi della scala.
Odio i giorni cos. Questo ventaccio non lo posso sopportare. Mi scompiglia i capelli e anche sto sole fuori stagione...
mi irrita.
Arduino, digli tu qualcosa....
Figlio mio, scendi subito e vieni con me! Per aggiunse,
rivolgendosi verso la moglie non ha tutti i torti. Avanti cos,
va a finire che ci ammaliamo tutti. Era meglio proseguisse la
nebbia....
***
... tho detto di no! Oggi non ne ho proprio voglia....
Io delle tue voglie, mia cara, non so proprio cosa farci.
Cos ! Questo il tuo compito e non si discute. Dovevi proprio rovinarmi questa bella mattinata, con una scenata del
136

genere? Proprio da te, poi, non me la sarei aspettata, Griselda!.


Uff! Tutta colpa di questo tempo. Non si capisce cosa
vuol fare. Oggi fa freddo, domani fa caldo... Quasi quasi
preferivo la nebbia dei giorni scorsi. Almeno, se una di
pessimo umore, le nasconde la faccia.
***
Sii prudente stasera. Stiamo lontani. Possono vederci.
Hai portato qualcosa daltro?.
Come facevo, secondo te? Volevi mi vedessero tutti?
Addio segreto, addio tesoro.
Addio baci e addio abbracci, se rimangono questo
cielo terso e queste serate limpide. Guarda che luna
splendente. Maledetta... Speriamo torni presto quella
meravigliosa nebbia dei d passati....
Come abbiamo potuto dedurre dal dialogo tra gli
amanti nascosti nella penombra della solita scala, la bella giornata era, purtroppo o per fortuna, terminata.
Si era conclusa con un tramonto mirabile: la splendida sfera rossa, inclinandosi dietro boschi, tetti di case e
casolari e scomparendo alle spalle di un monte lontano
di cui tutti ignoravano il nome, tinse il cielo di un caldo
rosa pastello, sfumato con maestria.
Mentre il sole calava a ponente, una rilucente luna
dargento selevava a occidente.
137

Proiettava i suoi raggi azzurrini sulla terra, creando


ombre come fosse giorno.
Verso nord il cielo era terso.
Oltre a scorgere mille e mille stelle, si potevano vedere ancora i profili delle montagne perennemente innevate.
Da sud, invece, avanzava, in modo nitido, un fronte
nuvoloso che scavalcava le cime degli Appennini.
Cessato il vento, laria si fece rapidamente fredda.
I vigilanti, a met della notte, battevano i denti per il
gelo e picchiavano i piedi per scaldarsi. La stessa luna,
dapprima, si circonfuse di un alone con i colori dellarcobaleno, poi, scomparve dietro le nuvole.
Qund l lun l fa l curon, mgi l fioc chl l
volt bon, dicevano i vecchi.
Il gallo cant, mentre dal cielo cominciava a cadere
qualcosa.

138

XX

Nevic fino alla domenica di Cristo Re.


Il paesaggio mut radicalmente aspetto, vestendosi
di bianco e cancellando tutte le forme sotto la spessa
coltre candida. Il panorama divenne piatto con bordi
tondeggianti.
Rimanevano fuori da quel biancore generale solo le
linee sottili e nere degli alberi allorizzonte, il rosso
dei mattoni delle case e delle bacche della rosa canina,
qualche traccia di verde dei sempreverdi.
La vita di ogni giorno era sospesa in attesa del ritorno del sole o della nebbia: ferme le attivit nei campi,
interrotti i lavori nei boschi, impossibile mettersi in
viaggio.
Inutile dire che lorganista di Zinasco non part nemmeno: quindi, a torturare le orecchie degli abitanti di
San Michele, durante la solenne celebrazione domenicale, fu Arduino.
Ci fosse stata la possibilit di ascoltare contemporaneamente entrambi i sagrestani suonare lorgano, ci saremmo convinti anche noi che tra i due non passava alcuna differenza: pessimo luno, ancora peggiore laltro.
139

La prima neve dellanno piace a tutti. Non ha ancora


stancato e la si pu paragonare a un amico che non si
vede da parecchio. Lo si saluta con curiosit, si passa
volentieri del tempo insieme a lui, gli si raccontano le
ultime novit, lo si invita allosteria e a fermarsi a casa
nostra, prima, per la cena, poi, magari, anche a restare
per la notte.
Quando, per, dopo tre giorni, non si decide a levare
le tende, diventa come il pesce: puzza e comincia a dare
sui nervi.
Cos fu anche questa volta.
I lomellesi, delluna e dellaltra parte, accolsero la nevicata come un compaesano lontano dal borgo da tanti
anni: con piacere i grandi, e con entusiasmo i piccoli.
Decisero, cos, di trascorrere il pomeriggio allaperto, sfidando il rigore del gelo - mitigato lievemente da
un pallidissimo sole, peraltro subito smorzato, nei luoghi non riparati, da uno sferzante venticello orientale passeggiando, chiacchierando e curando i bambini che
giocavano.
Insomma, ci che accadeva in paese poteva ricordare uno di quei meravigliosi quadri dipinti dai Bruegel
qualche decennio prima.
Uomini uscivano dal bosco in compagnia della muta
da caccia.
Essi affondavano nella coltre bianca fin sotto il ginocchio, mentre le loro bestie erano costrette a saltare
140

in continuazione perch le zampe non erano abbastanza


lunghe per far fronte alla neve accumulata.
Non portavano con s selvaggina come nella bella stagione, ma rami spezzati, raccolti in fascine, che, una volta asciugati, sarebbero venuti buoni per il camino.
Le donne sincontravano tenendo ceste di vimini, ricoperte di teli bianchi, tra le mani. I canestri celavano torte
salate e dolci, preparate per la festa, oppure frutta secca.
Le matrone si scambiavano chiacchiere e ricette di cibarie con lintenzione di proporle ai loro cari nei giorni
seguenti, per variare la dieta settimanale.
Agostino previdente - lui sapeva che, dopo il favonio,
sarebbe arrivata la neve - stava accanto al focolare.
Come tanti altri vecchi, quella coltre bianca non lo entusiasmava.
Gli ricordava lasprezza dei tanti inverni passati e la
fame patita nelle stagioni pi rigide.
Osservava gli stessi giovani, che, qualche giorno prima, lo avevano preso in giro, spalare per liberare la catasta di legna da cui estrarre ceppi per i loro camini. Scuotendo la testa pensava e bofonchiava: d vdi, a f la
cical? Lgn verd e bgn: Poc fiam e tnt fm
e, tornando a immergersi nei suoi ricordi, con un paiolo
versava nella tazza il vinello speziato che bolliva in un
calderone accanto al fuoco.
Il freddo intenso di quelle giornate aveva fatto diacciare anche un piccolo laghetto alimentato dallultima
piena dellAgogna.
141

Riparato dagli alberi, veniva utilizzato solitamente come ghiacciaia: prima di spezzarne la superficie
portando via le lastre di ghiaccio per raffreddare le
cantine nella stagione calda, quel luogo era per usato
dai ragazzi per pattinare.
Prima si provava lo spessore della crosta e, se poi
reggeva al peso dei pi robusti, ci si destreggiava
in piroette - i pi esperti - o dolorosi capitomboli, i
principianti. Altri ancora si lanciavano, dalle alte rive
della valletta dellAgogna, con slittini improvvisati,
costruiti dai loro padri o fratelli pi grandi con quattro assi di legno inchiodate tra loro.
Una slitta ben pi imponente la stavano preparando
i due sagrestani.
Lesperienza dellanno precedente diceva che riportare a Santa Maria lorgano rinnovato, servendosi
di un carro a ruote, sarebbe stato impossibile con la
neve.
A maggior ragione ora.
Bisognava attrezzarsi: per cui si mise mano allo slittone, realizzato linverno passato, per ripararlo e rinforzarlo, adattandolo al nuovo peso dello strumento.
I due si ritrovarono presso la chiesa di Cuniberto
dove era conservata la troica.
Tutta sta fatica per niente disse uno, guardando
sconsolato lo stato del cielo.
Con tutto sto bianco in giro, si vedrebbe unombra uscire da Mede fece notare laltro.
142

Il lavoro procedeva, di conseguenza, oltre che di


malavoglia, anche molto a rilento.
Nel primo pomeriggio parve di udire un maggior entusiasmo nei colpi di martello.
Non si cap se per merito dellabbondante libagione
consumata in canonica insieme a don Albenzio, oppure
se per quel filo di foschia comparso allorizzonte.
Colpi che andarono aumentando a met pomeriggio
quando, dalla neve a terra, cominciarono a levarsi fili
sottili di fumo azzurrino.
Attivit di restauro che divenne frenetica quando, sul
far del tramonto, unauretta gelida e umida spinse in
paese un banco di nebbia, assai simile a quello di una
settimana prima.
Cuniberto sorprese ancora una volta tutti. Dopo la
minestra serale, anzich scaldarsi innanzi al camino,
per poi infilarsi nel talamo notturno come faceva di solito, indoss tabarro e cappello.
Dove vai?.
A dare due ultime martellate alla slitta. Domani passa di l per il carico.
Ma... Tutto il lavoro fatto oggi?.
Non stato abbastanza. Il Cardana parla e parla, ma
poi, quando c da lavorare, un vero lavativo. Fa il sotutto-io, ma poi al lato pratico... e, senza aggiungere
altro, chiuse la porta.
Griselda cuciva una toppa sul vestito strappato dalla
143

sorella pi piccola durante la giornata, alla fioca luce di


una lucerna e delle fiamme incerte del camino.
Di solito, era sempre pronta a lamentarsi di quel lavoro noioso e non adatto a lei.
Quella sera, invece, non disse nulla e sua madre la
ud, addirittura, canticchiare.

144

XXI

Il gelo, la neve e soprattutto la nebbia, tornata allo


splendore dei giorni precedenti, riportarono molti musi
lunghi in paese, mentre sui volti di Cuniberto, Arduino,
Laerte, Griselda, di una serie di amanti nascosti e di
Dionigi, tornato finalmente libero e al suo posto di capo
delle guardie notturne, stamparono un largo sorriso.
Sono ormai tre giorni buoni
che non sento Toni.
Il poveruomo si forse spaventato,
si sente ormai braccato?
Intanto qui son le tre,
Ezio come va da te?.
C da dire che lo stornellatore di Santa Maria aveva
ripreso servizio in ottima forma. La reclusione gli aveva permesso di perfezionare, con molto allenamento, la
sua virt rimatoria.
Non avendo infatti nulla da fare, aveva creato un nuovo repertorio di versi gi pronti alluso.
Alla provocazione di Dionigi non si ud alcuna rispo145

sta, se non lo sbattere di una porta proveniente sempre


dalla solita direzione: la casa a cui nessuno si poteva avvicinare.
Ehi, capo! Gli hai messo proprio paura a quello l.
Non si fa pi sentire grid Melchiorre, facendo intendere che non aveva nulla da dire a proposito di eventuali
invasori.
Gliela faremo pagare cara, appena esce di casa aggiunse urlando Ezio, anche lui sottintendendo che tutto,
sul confine, era tranquillo.
I candeloni, misuratori del trascorrere della notte,
giunsero giusto a met, quando lattenzione di Dionigi
fu attratta da un sussurro, si fa per dire, di Melchiorre:
Capo, vieni qua.
Che c?.
Vieni.
Dove?.
Qui.
Il qui del suo aiutante poteva significare ovunque. Non
si vedeva nulla: il comandante, quindi, invit il sottoposto a fischiettare fino a quando non lo avesse raggiunto.
Guarda gli disse Melchiorre, indicando uno sprazzo
bianco su di uno sfondo scuro.
Alla porta di Eulogio era stato appeso un foglio di carta vergato, in inchiostro nero e in bella grafia, con la seguente scritta:
146

Non sono scappato,


sono solo ammalato.
Mentre te ne stavi in galera,
io uscivo alla sera.
Tu eri intento a pensare,
io sulla neve intento a scivolare.
Ma non temere ho solo la voce bassa,
torner presto la tua tassa.
Al momento ti devi accontentare
e il solo sbattere della porta ascoltare.
Toni.
Dionigi stacc il biglietto e lo port con s presso
le candele. Lo osserv attentamente, nella speranza di
capire chi potesse esserne lautore.
Quella mano non gli diceva nulla, ma la scrittura era
elegante e pulita. Il foglio lindo e senza macchia. Non
era nemmeno sbavato dallumidit e, quindi, era stato
affisso da poco. La sapeva lunga il farabutto.
Quel Toni doveva essere, per forza, uno istruito e,
quindi, Lui. Ma come poteva dimostrare di aver ragione, senza incorrere per in altre sanzioni?
Con la nebbia, gli incontri clandestini a casa dei
Volpi-Pastorini avevano perso il tono romantico: pochi baci, ma un traffico intenso di oggetti preziosi e
tanti progetti. Per fortuna, il gelo permetteva di indossare vestiti pesanti e cappe. Fosse stata estate, uscire
e rientrare nelle loro stanze senza essere beccati con
147

tutta quella roba addosso, sarebbe stato pressoch impossibile.


Ma... Non termina mai questo pozzo di tesori?.
Ieri sera riapparsa Teodolinda nel giardino. Ne ho
visto il lume. Andava ancora verso la sua tomba. Pi io
prelevo, pi lei deposita.
Dovremmo ringraziare Dio per questo munifico
dono. Penser poi come. Intanto direi che tra due settimane....
Non pot, per, terminare la frase.
Un bacio dapprovazione al progetto gli blocc le parole.
Lorgano, intanto, era tornato a San Michele scivolando sui pattini dellenorme slitta, dopo aver torturato per
bene i fedeli di don Albenzio. Inutile dire che lorganista fu ancora una volta Cuniberto.
Continuando a persistere il manto nevoso, infatti, non
fu possibile chiamare nessun altro e, se anche uno fosse
stato tanto ardimentoso da sobbarcarsi il viaggio, non
avrebbe avuto miglior fortuna dei suoi predecessori: le
sue dita non avrebbero mai toccato la tastiera del positivo.
Il sagrestano non si risparmi suonando: infreddolito, per scaldarsi, si agit pi del solito, schiacci tutto
ci che aveva a portata di mano irritando cos le orecchie dei presenti, a loro volta pieni di freddo e perci
pi irascibili del normale.
148

Durante le operazioni per il ritorno dello strumento


alla base si rischi la tragedia.
Il pesante carico, sulla lieve pendenza ghiacciata del
castello, acquist velocit e in molti dovettero lanciarsi nella neve per evitare di essere investiti dal bolide.
Quando ormai ci si aspettava di sentire - vedere era utopia - lo schianto dello strumento contro i muri di San
Rocco, la slitta, appoggiandosi a un montone di ghiaccio innanzi alla chiesa, prese da sola la giusta direzione
e scivol verso San Michele, arrestando la sua corsa a
poche decine di passi dalla destinazione.
Cuniberto e Arduino - gi certi, in caso dincidente,
di dover dare non poche spiegazioni - promisero in cuor
loro di fare una generosa donazione quando tutto fosse
finito.
Lillecito trasbordo era quasi giunto al termine. Occorreva un solo viaggio ancora e questo fu programmato per la terza domenica di Avvento, dovendo le
due chiese, nel periodo prenatalizio, alternarsi nelluso
dello strumento stesso. Era necessario, per, siglare un
patto che li unisse per sempre e li mettesse al riparo
luno dallaltro.
Mi pare la soluzione migliore si dissero entrambi.
Dopotutto aggiunse Arduino, mi sembra che gi
si parlino.
Con la scusa della sorella, viene spesso a casa mia.
E la mia figliola, spesso e volentieri, in giro quando....
149

E deciso. Appena passa il Natale, li sposiamo.


Quando glielo diciamo? Subito?.
Poco prima dellultimo trasporto.
E, per suggellare laccordo, i due si strinsero la mano
davanti al Santissimo. La promessa divenne, cos, solenne.
***
A Lomello nulla intaccava la noia tipica dei mesi invernali. La seconda domenica dAvvento, tuttavia, si
apr con un annuncio del tutto inaspettato. Un incaricato del Vescovo sarebbe giunto in paese. Sua Eccellenza,
sollecitato da alcuni cittadini del borgo di entrambe le
parti, aveva inviato un messo con un compito particolare. Rappacificare e riunire il paese.

150

XXII

Bisognava esserci per vedere lo stato in cui il povero


messo vescovile arriv a Lomello.
Il viaggio doveva essere stato tremendo in mezzo alla
neve e alla fittissima nebbia.
Nelle campagne il ghiaccio era infatti diventato una
crosta durissima. Persino la bruma, pi volte al giorno,
assumeva la forma di tanti piccoli aghi e si depositava
ovunque.
Quando ci accadeva, il cielo schiariva per un attimo,
tornando poi immediatamente come prima.
Solo sulle strade, in pochi punti per la verit, il manto
bianco aveva tentato la fusione, magari per un timido
raggio di sole, salvo poi rigelare subito dopo quando il
cielo si ricopriva di grigio.
La carrozza era avanzata a fatica fin dal palazzo vescovile, percorrendo, in cinque giorni, le sette leghe
che separavano la citt dal borgo. Pi volte, il povero
inviato aveva dovuto collaborare, con il conducente e i
due uomini al suo servizio, per liberare il mezzo scivolato in pozzanghere profonde o nella neve ancora intonsa al bordo della strada.
151

Sopraggiunse in paese sul fare del mezzogiorno e non


trov nessuno ad accoglierlo. Lo si attendeva, infatti,
gi il luned, poi lo si aspett il marted, cos anche il
mercoled, ormai poco convinti sperarono nel gioved...
Stufi infine di prendere umido e freddo, preti e signori,
con relativi codazzi, si dissero che quando sarebbe arrivato... sarebbe arrivato.
La carrozza, giunta finalmente presso le rive dellAgogna, si arrest. Il torrente doveva essere necessariamente attraversato in zattera, ma dietro il pagamento di un
oneroso pedaggio. Dazio che sarebbe finito nelle tasche
dei conti Crivelli...
Il messo era talmente sfinito dal viaggio che non ebbe
nemmeno la forza di protestare. Pag. Avrebbe recuperato lingiusta tassa - con gli interessi per loffesa - al
momento opportuno.
Toccato il suolo lomellese, si guard attorno: nulla.
Tutto nascosto dietro quella bianca cortina.
Attese per lunghi attimi che qualcuno venisse a riceverlo, ma, vedendo che nessuno si avvicinava, decise
di scendere.
Il mezzo stesso era completamente macchiato di fango, i cavalli provati e segnati dalla fatica.
Gli stendardi irriconoscibili.
Lui stesso non pareva un religioso.
La sua tonaca, infatti, era stata inutilizzabile fin dal
primo giorno e, l dove aveva soggiornato, si era fatto
prestare abiti civili.
152

Si present cos vestito come un boscaiolo che, per


di pi, sembrava ruzzolato malamente in una roggia
dallacqua putrida.
Non era insomma n un bel vedere, n un bell'odorare.
Perplesso, fece suonare i campanelli, quelli che di solito accompagnano le cavalcature nobili: durante il tragitto, per timore di essere assalito e non volendo dare
nellocchio, li aveva fatti togliere.
In tal maniera, nessuno si era accorto dellavvicinarsi
della carrozza.
Al primo tintinnio si trov circondato, in un amen, da
sei uomini armati di lancia.
Chi va l? dissero tutti in coro.
Filiberto Ildefonso Gabriele Andrea monsignor Bella, inviato speciale di Sua Eccellenza il Vescovo di Pavia rispose, tronfio, lalto prelato.
Segu un profondo inchino da parte delle truppe.
L'aspettavamo. Venga con noi dissero, a una voce,
i due capitani.
E ognuno si diresse verso il proprio territorio.
Ehm... si schiar la voce chi dovrei seguire?.
Noi! risposero le guardie.
Solo il Signore era trino. Ahim, io non sono in grado neppure di sdoppiarmi... ironizz il messo.
Lho visto prima io disse quello di Santa Maria.
No! Io! quello di San Michele.
153

I due si guardarono in cagnesco.


Suvvia, signori interruppe subito la discussione il
Bella. Non litighiamo per il sottoscritto. Fossi una bella
dama... ancora, ancora... disse, cercando di sdrammatizzare il momento.
Ci dica lei, Monsignore. Chi, per primo, lha accolta?.
La domanda mise in crisi il mediatore. In politica, cosa
che sapeva benissimo, il segreto dare ragione a tutti e a
nessuno.
... Direi... Insieme! rispose con un certo imbarazzo e
sorridendo di circostanza.
Tiriamolo a sorte disse il fedele di Carlo Antonio.
E gi... Se perdo cos, i miei mi bastonano. Quindi,
doppia sfortuna. Non ci penso proprio ribatt quello di
Luigi.
Vi prego. Guardate la mia condizione. Sono sporco,
bagnato, stanco e affamato. Avrei bisogno di un posto caldo....
Io insisto. La ruota sinistra della carrozza dalla mia
parte.
Innegabile, per il predellino posteriore dalla mia.
Monsignore, da che parte sceso?.
Da questo lato.
Ecco vedi? Deve venire da me.
Gi, ma senza bagaglio. Perch sta da questa parte.
Se vuoi, puoi tenerti la mezza carrozza e un cavallo,
perch il resto lo porto con me....
E cos via.
154

Il povero Bella rimase immobile, nella stessa posizione, fino a quando le due fazioni non stabilirono di parcheggiarlo momentaneamente in San Rocco, in attesa
del sopraggiungere dei signori e dei canonici.
In realt, i quattro notabili avevano gi deliberato
dove ospitarlo e glielo avrebbero comunicato al suo
arrivo, dimostrandogli che sapevano andare daccordo.
Linformazione, per, non era stata data ai subalterni.
Lo trovarono, infreddolito e tremante, chiuso in un
confessionale, nella speranza che, raccolto su se stesso, in un ambiente cos piccolo, riuscisse a mantenere
almeno un poco del suo calore. Non gli avevano procurato nemmeno una copertina, tanto erano impegnati a
contendersi la sua residenza.
I suoi servitori ebbero anche sorte peggiore. Non essendo di nessun valore e prestigio, li avevano dimenticati allaperto nella terra di nessuno.
Monsignore carissimo... cos finalmente il raffreddato messo vescovile fu accolto da clero e nobilt locale con tutti gli onori. Dopo i convenevoli di rito, lo
accompagnarono nella casa dove avrebbe trovato ospitalit: quella di Eulogio e Ancilla. Del resto, per non far
torto a nessuno, lo dovevano per forza alloggiare o dai
Volpi-Pastorini oppure dai Bovolenta-Ghirelli.
Disturbare Plinio ed Eloisa, dopo quanto accaduto,
non pareva il caso: per far posto al mediatore si decise
cos di sfrattare i due coniugi in eterna lotta fra loro.
155

Essi sarebbero stati accolti luno nel palazzo di Luigi,


laltra in quello di Carlo Antonio.
La casa - come si disse pi sopra - possedeva due
uscite, una per parte, ed era abbastanza lussuosa perch
vi dimorasse il personaggio atteso: egli avrebbe cenato
dalla parte di Santa Maria e dormito in quella di San
Michele.
Per loccasione, il Crivelli di San Michele cedette al
fratello, provvisoriamente e con atto notarile, la porzione di territorio contenente la camera da letto.
Lavrebbe reintegrata nel suo "feudo" non appena tutto fosse tornato alla normalit, ovvero dopo la partenza
del mediatore.
Parve a tutti e quattro, insomma, una buona soluzione.
Scusi, Monsignore chiese Melchiorre Ma si chiama davvero Filiberto Ildefonso Gabriele Andrea?.
Per tutta risposta, ebbe uno scappellotto da parte di
Dionigi, nel frattempo aggiuntosi alla compagnia.
Lo scusi, Eccellenza, un sempliciotto... e, rivolto
al suo soldato, disse E ora sparisci.
Quando usc, lo chiam da parte e lo rimprover per
la domanda inopportuna.
Ma... Ti sembrava il caso?.
Eh s! Capo....
Sentiamo. Perch?.
Ma ti pare il nome da dare a un prete?.
156

Che c di male in Filiberto Ildefonso Gabriele Andrea?.


Tutto. Metti un po insieme le iniziali dei nomi e
mettile dopo il suo cognome....

157

158

XXIII

Sul fatto che monsignor Bella fosse in grado di pacificare gli animi e, soprattutto, di riunire il paese, inculcando nelle teste dei due nobili un briciolo di granum
salis, erano tutti piuttosto scettici.
Se speranza ci fosse stata, questa non traspariva certo
dai commenti degli abitanti.
Si attendevano, tuttavia, le prediche dei due canonici,
la domenica mattina, per capire se linviato vescovile
fosse riuscito nellardua impresa di cavare un ragno
dalle teste bacate dei loro padroni.
Nobili che non persero tempo nel tentativo di rendersi pi simpatici agli occhi del messo vescovile.
Casa Crivelli lato Carlo Antonio.
Il conte di San Michele convoc tutto il suo stato
maggiore. Non disponeva di grandi menti, tuttavia nel
salone delle feste si ritrovarono una decina di persone
tra cui, elementi di spicco, Arduino e la temibile Ancilla Ghirelli. Il prete non fu invitato, essendo pi opportuno che non sapesse nulla di quellincontro. Qualora ci
159

fosse stato da fuffignare, era meglio non coinvolgerlo:


primo, si sarebbe certamente opposto; secondo, conoscendo la sua anima candida e ingenua, prima o poi,
avrebbe raccontato tutto a Sua Eccellenza.
...io sono di questo parere: non pu certamente dare
ragione a quelli di l. No, no e no! Starei quindi tranquilla ad aspettare gli eventi concluse larringa la terribile moglie di Eulogio.
Qualcosa bisogna fare invece. Proprio perch quelli
l sanno di essere nel torto, tenteranno sicuramente un
tiro mancino per accaparrarsene i favori. Questi mediatori diplomatici sono bravissimi a rivoltare la frittata e
il messo ci metter un Pater a ribaltare i fatti e a farci
passare per i cattivi di turno fu il giudizio di Aimone.
Dobbiamo, ovviamente, agire di nascosto e, soprattutto, allinsaputa degli altri. Analizziamo la situazione: noi, quale lato della casa abbiamo a disposizione?
La sala da pranzo. Giusto? Abbiamo un ingresso, dal
nostro lato, invisibile a Dionigi e a tutta la compagnia.
Giusto? Il prelato mi pare piuttosto patito. Giusto?
Ecco la mia idea... disse Bonaventura.
Arduino, tu cosa pensi? chiese Carlo Antonio al
sagrestano.
Uh? Sono daccordo rispose il Cardana, come risvegliandosi da profondi pensieri.

160

Casa Crivelli lato Luigi.


Un simile convivio si tenne nella sala nobiliare del
signore di Santa Maria.
Anche lui riun i suoi fedelissimi per discutere della
situazione venutasi a creare.
I personaggi pi illustri, qui, erano Cuniberto, che
non spiccic una parola, e il Bovolenta, invece, assai
infiammato dallimmaginare sua moglie intenta a tramare chiss quali piani dallaltra parte.
... noi, ovviamente, possiamo attendere gli eventi
stava dicendo il Crivelli essendo, senza la minima
traccia di dubbio, nella ragione....
Gi! intervenne Eulogio, violando decisamente il
cerimoniale. Era difatti costume che il conte avesse la
facolt di parlare senza essere interrotto.
Ma, di l, chi lo sa cosa e quali disegni stanno escogitando per conquistarsi monsignor Bella. Noi non possiamo stare con le mani in mano e picchi pure un
pugno sul tavolo.
Pensiamoci bene. Con cosa potremmo persuaderlo?
Oro?.
Qui, innalzando un sopracciglio, Cuniberto ebbe un
fremito di vita - lunico durante la riunione - ma non
disse nulla.
Banale. Ci vuole qualcosa di pi originale, di pi
devastante. Lo spirito del messo forte....
161

Se i signori mi consentono,
mentre le loro menti riflettono,
mi permetto di suggerire
unidea che un ardire.
Melchiorre non ha del tutto torto
quando dice che il nome ha porto
alla questione
una soluzione.
Gli sguardi meravigliati degli astanti fissarono Dionigi, rimatore in questa occasione assai oscuro. Quando rivel la sua trovata, nella sala entr la certezza del
trionfo.
I due sagrestani sincontrarono il sabato per le operazioni di trasbordo dello strumento.
Qui, si rischia grosso.
Lo temo anchio.
Per....
Per, cosa?.
Una cosa buona c: alla frontiera hanno avuto ordine di allentare i controlli per dare una parvenza....
Rimandiamo?.
Assolutamente no! Ora o mai pi!.
Quindi, luned?.
Prega perch la nebbia non si alzi.
E marted....
Marted facciamo il resto. Conviene anticipare.
162

Monsignor Bella dorm tutta la mattinata di sabato


per riprendersi dalle fatiche del lungo viaggio e diede
appuntamento ai nobili signori nel tardo pomeriggio,
per un primo incontro in luogo neutrale: allinterno della chiesa di San Rocco.
La riunione fu assai breve: le giornate di dicembre
terminano assai presto e la chiesa non era attrezzata per
lilluminazione notturna.
Rientrando a casa, il naso del pacificatore fu solleticato da un buon profumo di cibo.
Ah! Potessi trovare qualcosa di buono in tavola...
Che fame in questi giorni... pensava, mentre saliva le
scale.
Non ebbe modo di completare la riflessione che si
trov catapultato in una stanza molto illuminata.
Nella sala da pranzo, numerose candele ardevano in
ogni dove e le fiamme si riverberavano sulle cupole argentee che rivestivano una lunghissima serie di pietanze.
La cameriera del conte Crivelli, in divisa da cerimonia, era pronta a servirlo insieme ad altri due uomini.
Prima un numero infinito di antipasti, poi un fumante
e saporitissimo orzotto, arrosti di manzo, bistecche di
maiale, vino della Lomellina e del Monferrato e, per
finire, una crostata grondante marmellata.
Il prelato cen senza tregua, un boccone via laltro,
senza aver quasi il tempo di respirare.
163

Non faceva in tempo a vuotare il piatto e il bicchiere


che, subito, uno dei servitori procedeva a riempirglielo
con qualcosa di ancora pi buono.
A nulla valsero le sue proteste. Non poteva nemmeno
lasciare avanzi: era infatti contro i suoi principi.
Il tutto fu aggravato da una certa premura dimostrata
dalla cameriera.
Alzatosi da tavola, con il ventre pronto a esplodere,
monsignor Bella sprofond in una comoda poltrona e si
appisol con il fiato decisamente corto. La sala nel frattempo andava liberandosi rapidamente dal personale di
servizio e dalle stoviglie.
Fece un sonno breve e agitato da strani sogni come
capita a chi mangia pesante e si corica subito dopo:
animali mai visti, un paio di angeli, il regno dei pomi
doro, unisola dedita ai piaceri dei sensi e una donna
decisamente poco vestita.
Per fortuna, era stato solo di un sogno.
Eppure, quella figura di fanciulla...

164

XXIV

Si alz in uno stato di dormiveglia. Nemmeno lui


avrebbe saputo dire se fosse sveglio, oppure se stesse
ancora sognando. Sta di fatto che, quando entr in camera da letto - e, quindi, nel territorio di Santa Maria e chiuse dietro di s la porta, isolandosi dallaltro regno,
gli parve di scorgere, sotto le coperte, una certa forma.
In principio, pens trattarsi del frate, quellaggeggio
di legno simile a uno slittino utile a contenere il braciere
per scaldare il giaciglio, poi, avanzando e stringendo gli
occhi - monsignor Bella era anche piuttosto miope - il
marchingegno gli sembr decisamente troppo grosso.
Per di pi si spostava.
Il movimento era senza dubbio unallucinazione, conseguenza del troppo vino bevuto.
Girava, dopotutto, anche la camera.
Non dando peso alla visione, convinto di essere ancora sdraiato in salotto in quella fase sognante del primo
sonno, si abbandon agli eventi.
Si tolse la tonaca prestatagli da don Barnaba - la sua,
finalmente lavata, non riusciva ad asciugare a causa della nebbia - osserv il suo viso stanco nella specchiera
165

deforme sopra un canterano a lato del letto, si sedette


sul materasso, scost la pesante coperta di lana e sinfil infine sotto il lenzuolo dopo aver soffiato sulla candela e spento cos anche lultima luce.
Rimaneva solo un fievole chiarore proveniente da sotto la porta che conduceva alla scala rivolta verso luscita di Santa Maria, probabilmente una lanterna lasciata
accesa dagli uomini di Luigi.
Che bel calduccio. Hanno scaldato proprio la mia
parte e, girandosi sul fianco sinistro, sospir di piacere.
Il suo respiro profondo ebbe un eco.
Il suo naso odor un fresco sapore di menta.
Eppure, non ne aveva mangiata.
Una mano calda gli si pos sulla gamba.
Mmmmm... mugugn Che strano sogno... Ha
pure un lato immanente.
Ti piace questo lato carnale del tuo fantasticare?.
Mmmmm... Sento pure parlare. Deve essere colpa di
quelle cipolline in agrodolce....
Vieni qui vicino a me... intanto la mano tentatrice
sal.
Monsignor Bella cominci a essere assalito da un
dubbio. Qualcosa di soffice gli solleticava il naso.
Apr un occhio.
Poi, laltro.
Quando si rese conto di cosa stava succedendo, si alz
di scatto.
166

O meglio, tent.
Non fece in tempo.
Domenica mattina ci fu una messa unitaria in Santa Maria. Fu un evento e, per molti, fu anche loccasione per finalmente rincontrarsi.
Figli di amici che si sapevano nati, ma non erano mai stati visti; coppie di sposi, di cui si era appreso il fidanzamento,
ma si ignorava se si fossero maritati. Ci si trov, insomma,
tutti molto invecchiati.
Persino la geografia era cambiata e il quartiere mutato:
case abbattute e ricostruite, nuove abitazioni, traslochi, alberi cresciuti a dismisura...
La speranza comune era che linviato si trattenesse almeno per una settimana: si poteva confidare di replicare la
domenica successiva a San Michele e cos vedere come era
cambiata laltra parte.
La nebbia esterna fu ricreata allinterno della chiesa. Per
solennizzare il momento, don Albenzio non lesin lincenso.
Dai turiboli uscivano volute di fumo intenso che rimembravano, dentro, lo stesso paesaggio di fuori. Cantare era
impossibile, veniva subito da tossire. Per fortuna, almeno
lorgano suonava magistralmente.
Per non correre il solito rischio, di comune accordo, si era
deciso di prelevare lorganista di Garlasco con la carrozza.
Lo strumento, finalmente, riempiva le volte con musiche
decorose.
167

Si dovette attendere il dissolversi della fmr prima


di vedere il viso contrito di monsignor Bella. Era davvero assorto nella celebrazione.
Doveva essere un santuomo per sobbarcarsi impegni
cos sfiancanti: almeno, cos pensavano i fedeli, osservando preoccupati il suo volto pallido.
Il messo vescovile tenne lomelia.
La parola risult leggermente impastata: colpa
delleccessivo parlare durante la mediazione? Il fraseggio lievemente confusionario: troppi pensieri per
la testa in cerca della soluzione giusta? Lubicazione
geografica del paese sbagliata, visto che denomin il
fiume l accanto Eufrate: forse, riteneva Lomello una
novella Babilonia? Chiam la madre di Ges Erminia,
ma ormai predicava da venti minuti e in pochi ancora
lo ascoltavano.
Linvocazione dellErminia, per, non sfugg a Luigi
Crivelli che lanci uno sguardo compiaciuto a Dionigi,
ritto sullaltare con lo stendardo della nobile famiglia.
Subito dopo il pranzo offerto congiuntamente dai due
conti a San Michele - bisognava riequilibrare politicamente la messa della mattina - ripresero le trattative.
Monsignor Bella, che si era nutrito di solo un brodino
caldo, dando sfoggio delle sue virt non cedendo alle
lusinghe della tavola imbandita, parve essersi ripreso
dalla funzione mattutina.
Si cerc un punto dincontro tra le due fazioni, ma il
fatto che il mediatore continuasse a confondere i nomi
168

dei due signori, attribuendo alluno le colpe dellaltro,


non aiut la trattativa.
La tua tattica non ha funzionato disse Carlo Antonio allAncilla.
Fa il difficile, ma hai visto oggi a pranzo? Il brodino
vuol dire una sola cosa... sorrise la donna.
Sentiamo....
Ha mangiato poco perch ne vuole ancora stasera.
LErminia lha nominata, ma non mi pare abbia preso la nostra parte fu la riflessione di Luigi.
Vuoi che la donna ti abbia mentito? Che lui non
labbia nemmeno sfiorata con un dito?.
Direi di no! Signore.
Stamattina nelle prime ore
sono andato a controllare
e ho potuto constatare
che la ragazza non ha mentito
e il Bella era assai contrito.
Erminia poi sapeva
che, se fingeva,
laspettava la galera.
Mannaggia, non mi uscita lultima rima.
Comunque, nel dubbio che lErminia non sia stata
allaltezza, mandagli lAdalgisa. Quella spolperebbe
chiunque.
169

Monsignor Bella, rientrando a casa, aveva una sola


idea. Infilarsi nel letto, digiuno, e farsi la dormita negatagli la notte prima.
Trov, invece, di nuovo la tavola imbandita con il
piatto e il bicchiere traboccanti. Per il solito principio
- laveva malauguratamente confidato la sera prima dovette sedersi e mangiare.
La cena fu ancora pi abbondante e condita e la cameriera ancora pi frettolosa della volta precedente.
Rimasto solo, passeggi lungamente avanti e indietro
per la stanza nel tentativo di digerire almeno in parte il
banchetto, lanciando certi rutti che, se lavessero sentito e detto in giro, avrebbe perso qualsiasi credibilit.
Quando gli parve di sentirsi pi leggero, entr prudentemente in camera.
Allung la mano con il candeliere verso il letto e lo
vide vuoto.
Chiuse la porta.
Tir un sospiro di sollievo.
Subito, per, si sent brancare alle spalle e gettare sul
giaciglio.
Erminia era stata troppo dolce e a lui piacevano le
maniere forti?
Fu il momento dellAdalgisa.

170

XXV

Gioved lultimo giorno della trattativa. Dovranno trovare necessariamente un accordo. Si vocifera, altrimenti, di
unimminente scomunica e della perdita dei diritti di possesso del feudo. Quindi, avremo tutta la giornata libera per...
Lascia questo in dono a don Barnaba. Appoggialo sullaltare senza farti vedere. Io far lo stesso nella chiesa di Santa
Maria. Dopo cena fuggiamo. La situazione ormai insostenibile. Tutto pronto. Le ruote sono state unte a dovere, il
silenzio comprato e il tesoro di Teodolinda al sicuro.
Come facciamo con tutta la roba?.
Possiamo arrangiarci alla grande. Ora, abbiamo immense risorse....
I due si scambiarono un bacio appassionato.
Dov quel buono a nulla di Laerte? Quando ho bisogno di lui, non c mai. Ah, eccoti! Si pu sapere doveri?
Domattina mi serve una mano per il trasporto, e marted ti
far finalmente felice. Ti marito con la figlia di quello l. Mi
costa, sappilo, ma un sacrificio indispensabile per il bene
del paese. Cos mi ha detto e convinto il nostro signore.
Il ragazzo sorrise.
171

Non si sarebbe mai atteso una notizia del genere.


Lui era convinto che, per accasarsi con la sua amata,
occorresse fuggire. E, cos, stava brigando.
Ancora in giro Griselda? Possibile? Cosa diranno
i vicini, vedendola cos libera? Fa quello che vuole...
Mai una volta che ci sia, quando le devo parlare.
Sta rientrando ora. Era dal....
Mandamela di qua.
Cuniberto fece alla figlia, pi o meno, lo stesso discorso che il collega aveva fatto a Laerte. La fanciulla, per tutta risposta, si sedette e pianse di felicit: in
cuor suo, pens a tutti i sotterfugi escogitati e ancora
da portare a termine, ma ora, probabilmente, non pi
necessari.
Piovera e Cardana le avevano pensate tutte. Marted,
avrebbero annunciato il matrimonio dei loro due figli
pi grandi durante le trattative, dando cos segno della
buona volont di riconciliazione e conquistandosi anche la gratitudine dei loro rispettivi signori.
Monsignor Bella poteva essere favorevolmente impressionato da quella novit e addolcire la sua posizione. Mettendo poi di mezzo i canonici per la celebrazione dello sposalizio, si poteva eliminare il pericolo della
scomunica e guadagnare ancora tempo.
Per realizzare ci che avevano architettato, era necessario conquistare la fiducia di tutti, clero e nobilt
compresi.
172

Lunico rammarico era non poter vedere le facce dei


loro superiori, quando avrebbero scoperto che...
Lungo la frontiera, intanto, si era creata una certa rilassatezza nei costumi. I pi furbi avevano addirittura
escogitato un sistema per andare avanti e indietro senza
problemi: si appostavano nascosti nella nebbia e, quando sentivano le sentinelle salutare il mediatore vescovile, saltavano fuori e passavano indisturbati il limes, tra
la rabbia dei guardiani impotenti.
Questi, tuttavia, prendevano nota dei buontemponi
e, quando tutto fosse tornato alla normalit, avrebbero
provveduto a pareggiare i conti.
Persino nei controlli notturni, almeno a parole, erano
cambiate le intenzioni.
Curiamo i vostri sonni
perch possiate fare dei bei sogni.
Teniam lontano i ladri forestieri,
se arrivan, li facciamo prigionieri.
Intanto, qui da me
non dan traccia di s
declam Dionigi.
Son qui con lamico di Santa Maria,
ombra nemica pare non ci sia.
Voi potete fare i sogni doro
perch noi pensiamo a loro.
173

E pronta la galera
e una gogna vera.
fece eco Antonio.
Sempre per dare lidea di un paese poco diviso, se non
addirittura unito, pattugliavano ora due a due: uno da una
parte e un altro dallaltra. Dionigi e Antonio, i due rimatori
avversari, nonch capi delle loro delegazioni, erano stati
messi nella stessa squadra proprio per dare lesempio.
Il messo vescovile voglio ringraziare,
ora siamo in due a stornellare.
Uno solo troppo poco rompeva,
un raddoppio di rime ci voleva.
Ora che c anche Antonio,
mi par di aver le palle in un frantoio.
Rispondeva Toni, guarito dallafonia e tornato in splendida forma:
A tal punto i due ora si amano
che con sei versi per ciascuno rimano.
Per non far torto a Monsignore
speriamo non verseggino tutte le ore.
Il comandante di San Michele, che di solito rideva delle
risposte del malandrino, sentitosi per la prima volta tirato
in ballo, ci rimase assai male.
Tu hai idea di chi sia sto demente? chiese luomo di
Luigi.
174

No! Per, un gran fetente rispose il suo compare.


Dove abiter?.
Dalla tua parte sar.
Impossibile. E uno dei tuoi.
Lo pensavo anchio, ma poi....
Ho un paio di sospetti!.
E allora, cosa aspetti?.
Vorrei evitare ancora la galera....
Lo becchiamo, domani sera?.
A chi incontrava monsignor Bella per strada veniva
difficile capire se il suo pallore dipendesse dalla fitta
nebbia, oppure se fosse cos di costituzione. Certo che
arrivare a Lomello non gli aveva certo fatto bene: era
verdognolo al mattino durante le lodi, bianco come un
cencio sul fare del mezzogiorno, dallincarnato quasi
roseo dopo il brodino ristoratore.
Egli vagava distratto per le vie del paese - sicuramente preoccupato per il da farsi, pensavano tutti,
tranne i bene informati - quando rischi di finire investito dallo slittone con lorgano.
Ci mancava solo di stirare il prete ed eravamo a
posto per la vita.
Comincio a pensare che, in qualche modo, uno o
due santi, da lass, ci proteggano si dicevano i complici, commentando il pericolo appena sfiorato.
Ha una pessima cera il Monsignore. Tu, svuota tutto stasera. Mica che quello schiatta, ci tocca riportare
175

il tutto da me per un funerale solenne e mi torna indietro lo strumento con dentro....


Possibile che sto aggeggio pesi sempre di pi?.
E perch la domenica bevete troppo e il luned siete
fiacchi disse Arduino.
Umidit aggiunse Cuniberto. La nostra chiesa
molto pi umida della vostra e cos....
Come nella giornata precedente, ma ancor pi confusamente, il Bella, conducendo i colloqui, si dimostr
neutrale.
I due signori, interpretando il suo essere equo con
una nascente partigianeria nei confronti dellaltro, decisero allora di usare le maniere forti.
Non gli basta il cibo. Gli daremo le donne pens
uno.
Non gli bastan le donne. Gli daremo il cibo pens
laltro.
Fu cos che monsignor Bella pass la peggior - o miglior - notte della sua vita.

176

XXVI

La mattina seguente, prima di riprendere le trattative,


fu il gran giorno di Griselda e Laerte.
Come concordato tra i padri sagrestani, i nobili e i
canonici, si sarebbe annunciato il loro fidanzamento e
la conseguente data delle nozze, da celebrarsi in primavera.
I due ragazzi erano raggianti.
Finalmente vedevano coronato il loro sogno damore.
Dopo tanti sotterfugi, potevano manifestare i loro
sentimenti alla luce del sole.
Nella chiesa di San Rocco si diedero appuntamento
le famiglie dei futuri sposi e le corti dei Crivelli: fuori,
vi erano invece uninfinit di curiosi, ognuno con i piedi saldamente appoggiati dalla propria parte.
La finta unit pareva cosa assai effimera e nessuno si
arrischiava a calcare con la punta delle dita il territorio
avverso.
Monsignor Bella era in ritardo.
Lo si attese per un discreto lasso di tempo, poi, visto
che non arrivava, si decise di procedere ugualmente.
177

In fondo, la presenza del mediatore non era fondamentale.


Lo si sarebbe ragguagliato a fidanzamento compiuto e il risultato sarebbe stato comunque quello sperato:
come vede, il Vescovo si sbagliato. Andiamo talmente daccordo che quelli di qui si sposano tranquillamente con quelli di l.
Il popolo, invece, sapeva che la realt era ben differente.
Ecco cos spiegato il motivo dellaccalcarsi della
folla: una promessa di matrimonio tra figli di famiglie
appartenenti alle due parti non si vedeva da tanto, tanto
tempo.
Introdusse Antonio Crivelli.
Per solennizzare il momento e far la figura, i due
nobili si erano accordati: luno doveva chiedere la
mano, laltro acconsentire alla richiesta.
Nella mia autorit di signore assoluto di San Michele, a nome della mia gente e in particolare della famiglia Cardana, in rappresentanza del padre Arduino,
chiedo per suo figlio Laerte la mano di Griselda, figlia
di Cuniberto Piovera di Santa Maria.
Mai! si sent gridare nella chiesa.
Tra gli astanti scese il gelo, mentre fuori si lev un
mormorio di sorpresa.
Dopo un attimo di generale imbarazzo, si cerc di
individuare chi avesse urlato con cos tanta energia.
Era stata Griselda.
178

Come sarebbe a dire? chiese ancora sbalordito Luigi Crivelli.


Voi due, non vi parlate da lungo tempo?.
Parliamo da lungo tempo. Par-li-a-mo e... basta.
Alquanto indignati, i due giovani, dopo essersi scambiati unintensa occhiata, fendettero la folla e uscirono,
seguiti dai fratelli, ciascuno diretto verso la propria abitazione.
Per fortuna, monsignor Bella era assente: avrebbero
fatto tutti una figuraccia.
Interrogati, i genitori non seppero cosa rispondere. In
paese era nota la simpatia reciproca dei due ragazzi:
non perdevano occasione di stare insieme e, magari, di
nascondersi dietro langolo per parlarsi fitto fitto.
Si limitarono, quindi, a unincredula e impacciata alzata di spalle.
Si decise di far buon viso a cattivo gioco e aspettare
il mediatore vescovile, sperando non giungesse alle sue
orecchie parola di quanto era appena accaduto.
Il silenzio in sagrestia era intenso.
Lo si poteva fin toccare.
Simile a quei muri di nebbia, tagliabili con il coltello.
Le delegazioni dei due Crivelli erano schierate attorno al tavolo, ma di monsignor Bella non vi era ancora
traccia.
179

Era in netto ritardo.


Sar ancora in camera sua a pregare fu lunanime
sentenza delle guardie mandate a cercarlo.
Per la verit, Dionigi e Antonio non lavevano visto.
Trovata la porta chiusa con il chiavistello, pensarono
che tutto si svolgesse come nelle giornate precedenti:
il prelato era concentrato nellora di orazioni mattutine, prolungatasi alquanto essendosi levato dal letto pi
tardi del dovuto.
Del resto, sia Luigi che Carlo Antonio potevano immaginarne il perch, entrambi convinti di esserne stati
la causa.
In assenza del mediatore, nessuno dei due osava fiatare n, tantomeno, prendere la parola per primo: il
risultato fu un silenzio tombale, messo ancora pi in
evidenza dal ronzio di una singola mosca sopravvissuta
alla stagione.
Fuori nella nebbia fitta, ancora peggiore di quella dei
giorni precedenti, non si udiva nemmeno il cip-cip del
pi piccolo uccellino.
Tutto era congelato nella galaverna, mentre allinterno di San Rocco il braciere buttava fuori vampate
dintenso calore.
Non ci fu preavviso: lurlo giunse inaspettato e scosse i nervi di pi duno dei presenti appisolati.
Hanno rapito lAdalgisa!.
LAdalgisa?.
180

Chi stato?.
Lavete riconosciuto?.
Gi preso?.
Fu chiaro, non appena nella sala torn la calma, che il
rapimento della fanciulla non era cosa certa: era piuttosto una supposizione.
Uscita infatti la sera prima - e noi sappiamo perch non era rientrata a casa.
Lamata madre era sicura che la sua figliola, tanto brava - qui si alz pi di un sopracciglio - non si sarebbe mai
allontanata di sua spontanea volont e senza avvertire.
La donna chiedeva laiuto dei due signori.
Le abilit dellAdalgisa erano ben conosciute presso
entrambi i palazzi nobiliari, perci, nel dubbio, i conti si accordarono immediatamente per una sospensione
dellassise, tanto non era mai cominciata, dando ordine
di battere le vie del paese e la campagna circostante alla
ricerca della scomparsa.
Si avvertisse, intanto, Monsignore dellinterruzione
delle trattative.
Annuncio urlato attraverso la porta della stanza del
prelato, ancora ermeticamente chiusa.
Un piccolo tonfo, proveniente dallinterno della camera, fu interpretato come un va bene.
Al tocco, uno degli uomini impegnati nella ricerca,
spintosi pi lontano da Lomello, torn con un messaggio rassicurante: la ragazza era stata vista in compagnia
di un cacciatore sulla strada per Mede.
181

Insomma, una scappatella che le sarebbe stata perdonata rapidamente alla prima occasione.
I conti, rientrati a casa per rifocillarsi, si ritrovarono poi, nuovamente, nella sagrestia di San Rocco per
ascoltare, finalmente, le proposte di monsignor Bella.
Questultimo era stato avvertito dellinizio della
sessione pomeridiana, con la solita comunicazione attraverso luscio, essendo ancora occupato nella recita
dellora media.
Lassenso avvenne attraverso linterpretazione di una
serie di mugugni, frutto, senzaltro, delle orazioni.
Possibile sia nuovamente in ritardo?.
Si sar concesso un sonnellino?.
Pi di una testa ciondolava assonnata e, quando si
esaurirono anche i pensieri con cui si tentava di passare
il tempo, Carlo Antonio Crivelli prese la parola: Suvvia, lo si mandi a chiamare.
Signori, non risponde?.
Come?.
Noi bussiamo,
ma nulla sentiamo.
O dorme profondamente,
oppure, Monsignore, assente.
Che gli sia accaduto qualcosa?.
Si sfondi la porta.
182

Deciso il da farsi, le due delegazioni si spostarono


presso la casa dei Bovolenta.
La porta cedette alla quarta spallata.
Monsignor Bella non cera, ma la stanza non era vuota.
Parla, Melchiorre!.
Che cosa volete che vi dica?.
Non ti sarai mica legato come un salame e imbavagliato da solo?.
Certamente no!.
Quindi?.
Per farla breve, il guardiano di Luigi raccont come,
sul fare del mattino, mentre era appostato presso luscio
dellabitazione di Monsignore, fosse stato aggredito con
un colpo di randello.
Almeno cos pensava, giudicando con la mano destra
il bernoccolo cresciutogli in testa, frutto di una probabile
percossa da corpo contundente piuttosto che di un tradimento di sua moglie.
Di ci che era avvenuto in seguito non ricordava nulla, se non di aver sentito confusamente - era rintronato Dionigi parlare con monsignor Bella, ormai assente, e di
avere tentato pi e pi volte di segnalare la sua presenza,
con versi e colpi, ma senza successo.
Luigi Crivelli ebbe unilluminazione. Non circa la
situazione creatasi - quella laveva, ahim, chiara - ma
183

sul come uscire da quello stato di imbarazzo.


Tir fuori lattore che era in lui e, con tono drammatico, disse: Hanno rapito monsignor Bella. Allarmi!
Presto!.
Mentre i suoi, obbedienti allordine, si mettevano in
movimento, Carlo Antonio aveva fatto uno pi uno.
Grid: Ma, quale rapimento dEgitto! Questa una
truffa bella e buona. Chiudete tutta la frontiera. Voglio
un uomo ogni dieci passi. Interrompete ogni relazione
con quelli di l e contate fino a cento. Poi, chiunque di
loro abbia anche un solo pelo dalla nostra parte sbattetelo nella cella pi umida e fredda, e dimenticatevi
della sua esistenza.

184

XXVII

Tu dove pensi di andare?.


Da Arduino.
Ah, ah, ah!.
Si pu sapere che c da ridere? Devo parlargli per
lorgano.
Per tutta risposta, Cuniberto ricevette una seconda
sonora risata.
Sparisci. Lordine chiaro. Di qui non deve passare
nemmeno un granello di polvere. Pena: larresto, anche
di quello.
Il sagrestano, furente, sincammin lungo il confine.
Carlo Antonio era stato di parola: aveva fatto collocare una sentinella ogni dieci passi e, con le stesse modalit, aveva replicato anche Luigi.
Il Piovera, avuto il permesso dai suoi di tentare lattraversamento, vagava nella terra di nessuno, una fascia
di dieci passi compresa tra le guardie di uno e quelle
dellaltro.
Calcol quella che gli sembr una giusta distanza e
ci riprov.
185

Stesso risultato.
Lui, di l, doveva assolutamente andare.
Arduino possedeva il suo tesoro, e oltretutto in un
luogo a lui ignoto.
Avrebbe potuto fuggire indisturbato da un momento allaltro, lasciandolo con nemmeno una mosca in
mano.
***
Di monsignor Bella si persero le tracce, cos come
dellAdalgisa.
Del prelato, fu ritrovata soltanto la tonaca appesa
nellarmadio.
DellAdalgisa, proprio nulla.
La donna, contrariamente a quanto aveva affermato
la madre, era tornata a casa. Aveva raccolto tutti i suoi
averi e, senza farsi vedere, era sparita.
Il popolo - ignorante s! Ma non privo di raziocinio arriv, anche se un po pi tardi, alla stessa deduzione
del nobile Carlo Antonio.
I due erano fuggiti insieme.
Don Barnaba e don Albenzio stavano sulla graticola
come san Lorenzo: chi doveva dar lannunzio dello
scandalo al Vescovo? Quali conseguenze avrebbero
subito? Potevano in qualche modo giustificare la loro
mancata vigilanza?
Avevano bisogno di consultarsi, parlarsi, trovare
una via duscita comune, che salvasse almeno i ca186

voli dando per perdute ormai le capre: la frontiera era


chiusa anche per loro.
Nebbia.
In cielo, come in terra.
Per strada, come nelle menti.
Pi si pensava alla situazione in cui tutti si erano cacciati, pi ognuno arrivava alla conclusione dellaltro:
nessuna via di fuga, a meno che non succedesse qualcosa di inimmaginabile.
Ci sarebbe voluto un miracolo.
E, forse, non sarebbe bastato nemmeno quello.
Miracolo grid don Barnaba.
Un prodigio url don Albenzio.
Le due esclamazioni, compiute simultaneamente,
uno allinsaputa dellaltro, ognuno nella propria chiesa,
furono il risultato di quanto i due preti videro sui loro
altari: un calice in oro tempestato di pietre preziose il
primo, una patena dargento minutamente cesellata il
secondo.
Dopo un attimo di sorpresa, i due canonici arrivarono
alla medesima risoluzione.
Finalmente una bella notizia, una buona novella per
risollevare il morale delle loro pecorelle quanto mai
smarrite in quei giorni tediosi dinverno. Un segno del
cielo che dimostrava che Dio preferiva la loro collegiata rispetto allaltra.
Corsero allinterno della torre campanaria e si attaccarono entrambi alle corde.
187

Al primo tocco di Santa Maria rispose il campanone


di San Michele.
Il suono di tutte quelle campane invase il paese e la
campagna circostante. Non erano rintocchi a martello:
quindi, nessun pericolo. Era anzi un risuonare festoso,
fuori luogo per il periodo difficile che si stava vivendo.
I capifamiglia uscirono di corsa e si diressero basiti
verso le rispettive chiese.
Le donne con i bambini, in principio, tentarono di
aspettare il rientro dei mariti per conoscere le cause di
tanto strepito, ma poi, non resistendo alla curiosit, si
misero in strada anche loro.
Imbarazzo regnava sul confine: andare o restare? Era
pi importante presidiare il nebbione, oppure correre
a vedere se era stato dato lallarme e occorreva aiuto?
Decisero i capitani: sei guardie rimanessero sul confine
e gli altri andassero a verificare cosa stava accadendo.
Dubbi sul da farsi sorsero anche nei palazzi nobiliari:
attendere le notizie o recarsi sul posto? Il prolungarsi
dello scampanio vinse sulletichetta e i due fratelli si
diressero lestamente verso le proprie chiese.
I pi curiosi erano per Arduino e Cuniberto. Da
quando facevano i sagrestani, non era mai capitato loro
di sentir suonare le campane senza che ne avessero le
corde tra le mani.
Doveva essere successo qualcosa di importante e, facendosi largo tra la folla assiepata innanzi alle rispettive chiese, entrarono trafelati in sagrestia.
188

XXVIII

Don Barnaba si mostr ai fedeli l accorsi vestito con il


paramento pi sontuoso posseduto dalla chiesa.
La casula, color vermiglio, era intessuta a guisa di croce
con fili dorati.
Il canonico avanzava solenne dalla sagrestia, portando,
tra le mani innalzate verso il cielo, il prezioso e inaspettato
miracolo trovato sullaltare.
Don Albenzio, abbigliato con una veste bianca, su cui
era ricamata limmagine della Madonna in gradazioni
dazzurro e dargento, fendeva la folla, ammaliata dal gioiello che portava allaltezza del cuore.
A Santa Maria la massa rumoreggiante dei devoti, al vedere la pregiata patena, tacque immediatamente.
Essa risplendeva di luce propria, tanto era lucida e bella.
E perfino il prete pareva circonfuso dalla magnificenza
del dono.
A San Michele la turba proruppe in un fragoroso applauso, frutto dello stupore per la visione della raffinata
regalia.
189

Cuniberto rimase di sasso.


Quella patena la conosceva benissimo.
Laveva gi veduta, toccata, segnata nel suo elenco e infine consegnata.
O era accaduto un miracolo, oppure era in corso qualche
sotterfugio.
Vuoi che...
Arduino si arrest perplesso.
Quel calice, da dove saltava fuori?
Lui aveva ben presente da dove arrivava.
Come era giunto nelle mani di don Barnaba?
Mentre in chiesa si cantavano salmi di ringraziamento,
i due sagrestani partirono, lancia in resta, il primo in cerca dellaltro, il secondo in perlustrazione del luogo in cui
aveva celato il tesoro.
Sgattaiolare nel territorio avverso non fu difficile per il
Piovera.
La nebbia sempre pi fitta e gli scarsi uomini rimasti
sul confine gli permisero di attraversare il limes, pressoch
indisturbato.
Mentre si chiedeva dove e come potesse trovare quel
canchero del collega nella turba radunata in San Michele ne sentiva a distanza il canto corale - riconobbe unombra
svoltare langolo ed entrare nel giardino della canonica.
Il passo e la sagoma erano inconfondibili.
Ah! Traditore! Stavi raccogliendo le ultime cose, prima di fuggire?.
190

Chi ? Sei tu, Cuniberto? Che ci fai di qui? Come sei


passato?.
Il Piovera, furibondo, si spieg come meglio pot e accus il collega di essere il deus ex machina dellimbroglio di cui era vittima.
Non so nulla, te lo assicuro. Hai idea di cosa stia accadendo?.
Lo sguardo basito e alquanto preoccupato di Arduino
convinsero Cuniberto della sua buona fede.
Lo chiedo io a te. Don Albenzio di l che mostra
una preziosa patena che io avevo affidato a te! Esigo di
sapere come sia finita nelle sue mani. Non pu che essere opera tua.
Dici davvero? Qui don Barnaba stava portando in
processione un calice che io avevo nascosto rispose il
Cardana, sempre pi titubante.
Il discorso scivol per un attimo sulla bella impresa
dei due rampolli di casa.
Belle bestie, i nostri due figli.
Gi! Ma, tu ci hai capito qualcosa?.
Per niente. Ero convintissimo... Ed erano pure felici.
Confermo. Non avevo mai visto Laerte cos emozionato... Ah! Stasera, me la paga cara. Una figura cos....
Anche Griselda non la passer liscia. Ci vorranno
anni prima che ci si dimentichi....
Il pensiero, ben presto, torn per al tesoro.
I due, intanto, cominciarono ad avere i sudori freddi.
Se uno pi uno faceva due, qualcuno aveva scoperto tutto.
191

Allarmati, si diressero verso il nascondiglio segreto


che, poi, tanto segreto non era pi.
Smossero il coperchio.
Guardarono dentro.
Vuoto.
Dopo un lungo e angoscioso silenzio, il Cardana ritrov la parola: E meglio per te rientrare. Se ti scoprono
di qua... In galera non mi saresti daiuto. Intanto, io vedo
di capire cosa accaduto.
Scesa la sera, nelle case dei due sagrestani, inizi a
serpeggiare una preoccupazione che divenne certezza,
quando la nera notte rivest la nebbia.
Griselda e Laerte non erano rincasati.
Cuniberto e Arduino non li avevano cercati durante il
giorno: erano stati troppo presi dal chiarire la vicenda
della patena e del calice. Ai figli avrebbero pensato dopo.
I due, tuttavia, non vi avevano fatto ritorno.
Vado ad avvertire il conte disse il Piovera alla moglie. Speriamo che non sia successo nulla di grave e che
abbia solo paura di tornare, conoscendo la punizione che
laspetta.
Mentre le guardie di Santa Maria venivano messe in
allarme, analoghe istruzioni erano date a San Michele.
Dionigi e Antonio, consultatisi a vicenda, stabilirono di
riferire ai loro signori della duplice sparizione.
Al lume delle candele, guardie, genitori e preti si ritrovarono ancora in San Rocco.
192

Fatemi capire... disse Luigi Crivelli, sempre pi


confuso, Noi vogliamo fidanzare i due ragazzi. Loro
si oppongono e fuggono... insieme? Va bene la modernit, ma questo mi pare davvero troppo.
Giornata disastrosa riflett, ad alta voce, Carlo Antonio. La scomparsa di monsignor Bella, il patatrac
del fidanzamento e ora di nuovo la scomparsa dei due
ragazzi. Eppure, con il doppio miracolo sembrava....
Un'illuminazione improvvisa balen, nel medesimo
istante, nelle menti dei sagrestani: patena pi calice, Laerte pi Griselda, pi fuga...
I due sapevano del tesoro! Lavevano fatto sparire, si
erano inventati la pantomima del mai e infine erano
partiti insieme, per godersi tutta quella ricchezza senza
dividerla con alcuno.
Cuniberto e Arduino montarono su tutte le furie.
Avrebbero voluto sputare fuori tutto il veleno che avevano in corpo. Gi, ma come? Avrebbero dovuto dare un
mucchio di spiegazioni e, mentre i figlioli cominciavano
a gustare la loro nuova vita da signori, loro due, invece,
sarebbero finiti in carcere per un bel po di tempo.

193

194

XXIX

Le pattuglie di entrambe le parti perlustrarono la


campagna e le rive dellAgogna per tutta la notte.
I due ragazzi non si erano gettati nel fiume, perch
allo slargo di Ciccio - cos erano chiamati gli anonimi
cadaveri che il torrente puntualmente restituiva in quel
punto di palude cos denominata - non avevano trovato
nessun corpo.
Sono scappati.
Vorrei sapere il motivo. Li maritavamo pure.
Forse, sono contrari al matrimonio.
Oppure, nessuno dei due, sposandosi, voleva cambiare fazione.
Secondo me, lei era incinta e lo avremmo presto
scoperto....
Taci, vecchia disse Cuniberto, ancor pi adirato
per quel sospetto. La mia Griselda non fa quelle robe
l.
Ne sei convinto? replic lanziana donna, scoprendo un sorriso sdentato.
Signori dissero, a versi alternati, Dionigi e Antonio:
195

nel nostro camminare


e i campi perlustrare
di acqua ci siamo imbevuti
e, tuttavia, imbattuti
in un piccolo tesoro.
Ecco queste monete doro
abbiamo ritrovato
lungo un sentiero poco frequentato.
Si tratta di una piccola fortuna
e, certo, non sar caduta dalla luna.
I sagrestani allungarono il collo.
I ragazzi erano decisamente fuggiti con il loro bottino.
Quei figli ingrati non sapevano nemmeno tenere da
conto quel prezioso tesoro.
Di questo passo, anche se li avessero ritrovati, non
sarebbe rimasto nulla per loro: i doni ai preti, le monete
smarrite; insomma, si sarebbero arricchiti anche i cinghiali, ma loro proprio no.
Se li avessero avuti sottomano...
Arduino e Cuniberto, tuttavia, pi passava il tempo,
pi sentivano i loro sentimenti mutare. Lira per quanto
avevano subito andava scemando, sostituita invece da
una forte preoccupazione. Le loro mogli, in perpetuo
pianto, continuavano a supplicare incessantemente i
loro signori affinch intensificassero le ricerche, smuovendo cos i loro cuori induriti dalla rabbia.
196

Da coloro che effettuarono le perlustrazioni nessuna


novit.
Quando ormai tutti furono rientrati in San Rocco rimandando il tutto al giorno dopo - con la nebbia era
inutile insistere: non si vedeva nulla con il chiaro, figuriamoci col buio - ad angoscia si aggiunse angoscia.
Non si trovavano pi nemmeno i secondogeniti dei
sagrestani: Paolo ed Eurosia non erano nei loro letti.
Sorvoliamo sulla nottata insonne trascorsa dalle famiglie, private di ben quattro figli. Cos come soprassediamo dal raccontare la stessa malamente vissuta anche
dal resto del paese, per cui tale situazione rappresent
una grandissima disgrazia. Ci limitiamo qui a dare poche righe di cronaca.
I preti organizzarono una veglia di preghiera, per
raccomandare a Dio quelle povere anime disperse nella notte; i conti vollero personalmente guidare un manipolo di coraggiosi nelle tenebre nebbiose, urlando i
nomi dei fanciulli e mettendosi in attento ascolto per
cogliere ogni possibile risposta.
Allalba, finalmente, quando tutto sembrava ormai
perduto, ecco comparire sulla porta di San Rocco prima uno, poi laltro dei ragazzi scomparsi.
Bagnati, stanchi e spaventati si tenevano mano nella
mano a due a due.
Mentre le madri, incredule nel vederli sani e salvi,
197

andavano incontro ai figli per abbracciarli, gli altri capirono il motivo del mai del giorno innanzi e della
susseguente fuga: entrando nella chiesetta, infatti, Laerte risult essere legato a Eurosia e Griselda a Paolo.
Dunque, voi due vi parlavate per conto dei vostri
fratelli? chiese Luigi Crivelli.
Solo noi potevamo vederci per via dellorgano.
Quindi, quando ci incontravamo, ci scambiavamo messaggi e lettere per i nostri amati. Pensavamo di essere in
procinto di fidanzarci con i nostri rispettivi amori, ma,
quando invece abbiamo capito che volevate dividerci,
siamo scappati. Sarebbe stato impossibile sposare i fratelli dei nostri sogni damore.
Chiarita la faccenda, i padri convocarono in sagrestia
i figli maggiori.
Se volete accasarvi secondo i vostri desideri, tirate
fuori il tesoro.
Tesoro?.
Non fate i furbi. Abbiamo scoperto tutto.
I ragazzi si guardarono perplessi.
Esiste un tesoro? Qui a Lomello? chiesero a una
voce, come se si fossero accordati.
Spiegateci un po....
La richiesta spiazz i due sagrestani. Imbarazzati, entrambi farfugliarono qualche parola. Svelare o tacere?
Mentre ancora riflettevano sul da farsi, udirono movimento nella navata.
198

Cosaltro era successo?


Come? Non vi hanno portato la cena ieri sera?.
No! E siamo qui a ringraziarvi per aver smesso di
metterci allingrasso. Noi siamo vecchi disse Plinio,
Non abbiamo bisogno di....
Andate subito a chiamare Palmira disse Carlo Antonio.
Qui da me, immediatamente, Goffredo fece eco
Luigi.
Della cameriera delluno e del maggiordomo dellaltro, non fu trovata alcuna traccia.
Non rimasto nessun bagaglio
se non questo bavaglio.
Solo sul letto
abbiamo trovato questo biglietto.
Il foglio, vergato con una grafia popolana fatta di lettere a punta, tipiche di chi ha poca abilit con lo stilo,
diceva: Lasciateci andare. Non ci cercate. Lo spirito di
Teodolinda ci ha fatto la grazia. Addio.
Che vorr dire tutto ci? chiese il Crivelli di Santa
Maria.
Qualche idea? rincar la dose quello di San Michele.
Tutti si guardarono, con aria curiosa, per vedere se
qualcuno sapesse spiegare quelle misteriose parole.
199

Arduino e Cuniberto si fecero piccini piccini. Avessero potuto rendersi invisibili o sparire, lo avrebbero
fatto pi che volentieri. Per fortuna, in quel momento si
trovavano in un angolo buio della chiesa: cos si guardarono bene dalluscire da quel cono dombra dal quale
erano celati prima che anche lultimo dei convitati se
ne fosse andato.
Cos ci hanno fregati....
Tu e il tuo posto sicuro....
Non sapevo che lei avesse una finestra che guardava
sul giardino. Nella nebbia deve avermi visto, scambiandomi per lombra di Teodolinda.
Si vede che sculetti bene di notte....
Di Palmira e Goffredo, come di monsignor Bella e
dellAdalgisa, non si seppe pi nulla.
Il tesoro rimase sepolto nelle menti dei due sagrestani e le loro lingue rimasero pi sigillate di quanto lo
fossero state le tombe di Santa Maria e di San Michele.
I quattro fuggiaschi si sposarono con il consenso dei
padri, dietro la promessa di non fare pi parola circa la
beffa subita.
Una coppia si sistem sotto la protezione della Madonna, laltra sotto quella dellArcangelo.
Per il resto, la vita in paese non mut.
Il Vescovo rinunzi alla pacificazione, non poteva
permettersi altre defezioni tra i suoi prelati; il borgo
200

rimase avvolto nella nebbia, alternata alla neve, fino a


met marzo; lorgano, tornato alle sue dimensioni normali, continu ad andare avanti e indietro. Dionigi e
Antonio proseguirono nella caccia di Toni. Prima o poi,
erano sicuri, lo avrebbero colto sul fatto.
E allora...

201

202

Grazie
A Gemma per lidea e la paziente revisione.
A Ma per le solite correzioni.
A Giuseppe Pastorini per la versione lomellese del
mio dialetto milanese.
Grazie ai miei neuroni in costante movimento.
Con le loro collisioni nascono le idee qui sopra scritte.
Speriamo non si fermino mai.

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Il nostro impegno per lambiente


ci impone lutilizzo di risorse rinnovabili
e con il minor impatto ambientale possibile.
Questo libro stato stampato su
carte Munken che rispettano
i protocolli FSC - Forest Stewardship Council.
I toner Konica Minolta
usati sono di ultima generazione,
con una composizione a base di mais
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Sono stati testati dalla TV
come biodegradabili al 98%
con certificato n. 60036980
del 21.12.2010

www.loquendoeditrice.it

Finito di stampare nel giugno 2011


con tecnologie digitali Konica Minolta Printing Solutions
da Informagrafica s.r.l., Piazza Silvabella 30, Mortara

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