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Autori manuale Casadei - Santagata non presenti nelle

dispense
FRANCESCO GUICCIARDINI

nasce a Firenze nel 1483 da una famiglia


strettamente legata ai Medici. Compie studi di legge a Firenze, a Padova e a Pisa, dove
consegue
la
laurea
in
diritto
civile.
Francesco Guicciardini ebbe alti e bassi. Fu ambasciatore della Repubblica fiorentina
presso Ferdinando il Cattolico, fu diplomatico al servizio della curia papale e governatore
di provincie dello Stato pontificio, fu anche processato e sub la confisca dei beni e fu
costretto a ritirarsi a vita privata. Con lui si attua la figura dell'intellettuale tecnico, cio
dell'intellettuale che mette a disposizione del potere le sue competenze specifiche e
offre la sua preparazione tecnica purch ne tragga vantaggi. Le sue competenze furono
di ordine politico e le mise a servizio della Repubblica fiorentina, dei Medici e dei papi.
Il suo pensiero si fonda inizialmente su presupposti analoghi a quelli del Machiavelli,
numerose sono le differenze:
MACCHIAVELLI
GUICCIARDINI
Considerato
moralmente
Pi inclinato verso il bene ma la
malvagio
e
naturalmente
Uomo
sua fragilit lo porta a lasciarsi
portato a soddisfare interessi
deviare da esso
egoistici e materiali
Fiducia nella capacit delluomo
Virt vs
La fortuna determina lesito degli
di dominare la fortuna con la
fortuna
eventi
propria virt
Gli eventi umani seguono delle
La realt frammentata e
logiche precise e conoscibile:
irrazionale: in essa si colgono le
La realt studiandoli
si
possono
leggi e modelli assoluti che
e la storia formulare leggi applicabili ad
permettono
di
controllare
e
ogni
situazione
(storia
=
comprendere gli eventi
maestra di vita)
La storia deve essere un punto
Mondo
La storia romana non conserva
di riferimento e un modello da
classico
alcun valore esemplare
imitare nel presente
Ideale
Repubblica
Forme di governo democratiche
politico
Dai Ricordi emerge come Guicciardini respinga qualsiasi visione utopica della realt.
Egli sostiene che non si faccia storia con immagini ideali o sognanti di una societ libera
e felice, non disconoscendo la nobilt di tali ideali, ma affermando la loro inattuabilit
pratica. Nell'opera tratta vari argomenti, tra cui la religione, che "guasta il mondo"
poich effemina gli animi e li distoglie dal mondo reale.
La Storia d'Italia nasce dalla necessit di Guicciardini di verificare tramite l'esperienza
della realt storica le riflessioni condotte nei suoi Ricordi, in cui tra gli altri argomenti
tratta dell'impossibilit di cogliere nella storia leggi e modelli assoluti che permettano di
prevedere l'andamento degli eventi, ponendosi in contrasto con il pensiero umanista e
con il Machiavelli.

LEON BATTISTA ALBERTI

appassionato di letteratura ma anche di


matematica, scrittore e grande architetto, pedagogista e teorico dell'arte, uomo di studi
ma anche atleta, sintetizz nella sua opera i caratteri tipici dell'Umanesimo: la
curiosit per il vasto spettacolo del mondo; l'amore per gli antichi, in modo particolare
per i Romani; la passione per le arti come suprema manifestazione della creativit
umana e come ricerca dell'armonia; l'ideale dell'uomo virtuoso, che cerca di forgiare il
proprio destino. I Quattro libri della famiglia sono un'opera in volgare. I primi tre libri
furono scritti a Roma tra il 1433 e il 1434, mentre il quarto fu concluso
a Firenze nel 1440.

L'opera, in forma dialogica, presenta gli Alberti, ritratti attraverso dialoghi in volgare tra i
diversi membri della famiglia a proposito dei loro problemi politici (si ricordi che la
famiglia fu esiliata da Firenze). Da qui l'Alberti procede con una trattazione pi in
generale a proposito del ruolo, dell'organizzazione e della conduzione di un nucleo
familiare (sul matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, gestione del patrimonio,
rapporti sociali, etc) all'interno della societ. Tale nucleo risulta il pi essenziale e
importante, in quanto unica sicurezza in un mondo senza certezze assolute.
Uno dei concetti chiave il continuo esercizio della virt, unico elemento in grado di
contrastare l'imprevedibile azione della fortuna. Solo la virt pu vincere la fortuna.

LUIGI PULCI

nasce nel 1432 a Firenze. Dopo una giovinezza irrequieta angustiata


dalle ristrettezze economiche (i Pulci erano una nobile famiglia decaduta), fu introdotto
presso la famiglia Medici nel 1461, dove entr presto nelle grazie del giovane Lorenzo,
con il quale condivise lo spirito giocoso che contraddistinse le sue prime opere poetiche
(parodia dellamor cortese).
Il Morgante il capolavoro del Pulci e uno dei poemi pi singolari della letteratura
italiana, dato il tono giocoso e le avventure mirabolanti di alcuni personaggi. un
poema epico-cavalleresco in ottave, suddiviso in cantari, che recupera la materia del
ciclo carolingio1. Il titolo deriva dal nome del suo personaggio pi popolare, un gigante
che Orlando converte alla fede cristiana e le cui avventure costituiscono gran parte della
trama. Usc nel 1478 in 23 cantri e nel 1483, nell'edizione definitiva, in 28 cantari. Gli
ultimi cinque canti dell'edizione del 1483 hanno uno stile molto diverso dalla prima parte
del poema e narrano la morte di Orlando a Roncisvalle.
Angelo Ambrogini - detto il POLIZIANO - nacque nel 1454 a Montepulciano, a sud
di Siena. Nel 1464 suo padre, dottore in legge e mercante legato ai Medici, fu
assassinato. Per questo si trasfer a Firenze presso un cugino; grazie alla protezione dei
Medici e alla frequentazione dei pi illustri maestri presenti in citt venne a contatto con
la cultura classica. Entrato in stretti rapporti con Lorenzo de' Medici, dal 1473 pot
frequentarne la casa e servirsi della ricca biblioteca medicea.
Poliziano fu il maggiore esponente dell'umanesimo volgare, fu il poeta del mito, della
visione, della natura, della giovinezza serena, dolorosamente insidiata dalla morte.
Stanze per la giostra di Giuliano de' Medici, furono scritte fra il 1475 ed il 1478, per
celebrare la giostra del 28 gennaio 1475 in cui trionf Giuliano De' Medici, fratello di
Lorenzo. L'opera rest incompiuta quando, nel 1478, Giuliano fu ucciso nella congiura
antimedicea dei Pazzi. Il Poliziano si proponeva di celebrare un torneo cavalleresco, ma
realizz solo le prime due parti ed il poemetto risulta un componimento d'argomento
amoroso ed idillico. Nei primi due libri, gli unici che furono realizzati, il poeta parla di
argomenti che gli erano pi consoni: l'amore, la bellezza, le scene idilliche. Egli
rappresenta la bellezza e l'amore in descrizioni mitologiche mediate dalla sua profonda
cultura umanistica. Idillio, amore e mitologia sono i tre elementi fondamentali delle
Stanze.
Matteo Maria Boiardo nato a Scandiano nel 1440 e morto nel 1994. La formazione
dello scrittore emiliano avvenne sotto una duplice influenza: quella del clima
culturale ferrarese, dominato dalla lezione umanistica di Guarino, e quella dellambiente
familiare, in cui si trovano figure come il nonno Feltrino, amico e corrispondente di
Guarino, e lo zio Tito Vespasiano Strozzi, poeta latino. Di questo periodo sono i Carmina
de laudibus Estensis e i Pastoralia, di argomento mitologico e storico con forti
ispirazioni virgiliane. Ma lopera latina del Boiardo alquanto inferiore sia da un
punto di vista linguistico e stilistico, sia di ispirazione, alla sua produzione
volgare; nelle raccolte latine la vena spontanea e genuina attenuata dalla volont di
fare erudizione e di esibire la propria abilit tecnica. Nel volgare invece raggiunge la
maturit, arrivando alla sua pi autentica verit e fissando grammaticalmente la propria
1 Il ciclo carolingio fa parte, come il ciclo bretone, di quella letteratura dei cicli, di
carattere epico-cavalleresco, che si svilupp immediatamente dopo l'anno Mille e che
celebrava la solenne figura di Carlo Magno

koin regionale; esempi ne sono le sue opere pi famose, LOrlando


innamorato e Amorum libri. La prima di queste la principale opera del Boiardo,
rimasta incompiuta, e con la quale lautore si lega alla tradizione del romanzo epicocavalleresco, celebrando la casa degli Este; sul poema si sentono i riflessi della cultura
umanista e del suo credere in valori nuovi: la forza motrice di ogni impresa lamore, e
lideale cortese rimodellato sui valori dellUmanesimo.
Fra le altre opere in volgare grande importanza ha il Canzoniere o Amorum libri tres;
nel comporlo il poeta si rif, oltre che a Ovidio, alla lezione petrarchesca: ne riprende non
solo i motivi e landamento stilistico, ma ne ricava lesempio di romanzo spirituale.

IACOBO SANNAZARO

(1455/56-1530) la figura pi rappresentativa


dell'umanesimo a Napoli. Il suo lavoro fu rilevante non solo per quanto riguarda la
letteratura in volgare, ma anche la letteratura in latino. Segu Federico III d'Aragona
nell'esilio francese (1501). Morto il re, torn a Napoli. Prima del suo ritorno a Napoli,
l'attivit di Sannazaro fu prevalentemente in volgare: i giochi scenici, Farse, e le Rime
sono momenti di alta espressivit. Dal suo ritorno a Napoli, la sua produzione si esprime
in maggior misura in latino. Il suo latino comunque vibrante e poco accademico. Il
capolavoro di Sannazaro comunque l'Arcadia (1501), libro misto di prose e versi e
vero e proprio capostipite del "romanzo pastorale". La trama del romanzo prende
spunto da una vicenda autobiografica: mascherato sotto i panni di Sincero, l'autore
immagina un viaggio nel mondo di Arcadia per sfuggire alle pene di una triste vicenda
amorosa e gustare le gioie della vita semplice e schietta dei pastori; il cammino si
conclude con la scoperta della morte dell'amata. La nostalgia per un'impossibile et
dell'oro il tema dominante, tradotto in un'inedita prosa lirica, dalla trama delicatissima
e quasi evanescente, con ritmo musicale, ricca di riferimenti colti e aulici.
Il napoletano GIAMBATTISTA MARINO (1569-1625) lo scrittore pi
significativo del nostro Seicento e rappresent un modello imitato dagli scrittori
dell'epoca in tutta Europa. Avviato agli studi giuridici, si dedic quasi subito alla poesia
come poeta cortigiano presso il duca Ascanio Pignatelli e poi (1592) presso il principe
Matteo di Capua. Nel 1600 entr al servizio del cardinale Pietro Aldobrandini a Roma.
Marino il poeta che reinventa e rinnova con un'esuberanza cromatica e figurativa
mai vista nella nostra letteratura. Sembra aver superato senza ritorno il classicismo a
favore di una curiosit infinita e sensuale, originalmente barocca.
Il libro di maggior successo fu comunque l'Adone. Con i suoi 40.000 versi il pi lungo
poema della letteratura italiana. La vicenda che ne costituisce l'esile trama ha al centro
l'innamoramento di Venere per il bellissimo giovane Adone. Marte, preso dalla gelosia,
costringe il giovinetto a una serie di peripezie e alla fine ne provoca la morte a opera di
un cinghiale.

CARLO GOLDONI, inizialmente impegnato come avvocato, si dedica al teatro in


un secondo tempo, iniziando a collaborare prima con la compagnia di Medebac e poi con
il teatro San Luca a Venezia, citt che abbandoner solo negli ultimi anni della sua vita,
trasferendosi a Parigi. La sua carriera da commediografo vanta, oltre a 200 opere teatrali
scritte nei dialetti e in italiano, la responsabilit di una gran riforma del teatro. Infatti,
dalla commedia dellarte, caratterizzata da improvvisazione e da maschere, passa
progressivamente a una commedia basata su testi interamente scritti e su personaggi
che cominciano a sviluppare una loro individualit, allinterno di un ambiente sempre pi
verosimile. Questa riforma si realizza pienamente solo con le sedici commedie scritte
nel 1750, soprattutto nel La locandiera. Nelle ultime commedie i valori positivi, prima
propri dei borghesi, sono incarnati dal mondo plebeo e dalla collettivit, dando origine a
quella che sar chiamata commedia corale.

Le "Memorie" di Carlo Goldoni vedono la luce in francese a Parigi, a met agosto 1787,
presso l'editore Duchesne, in tre tomi corrispondenti alle tre parti dell'opera: l'autore ha,
a quella data, ottant'anni e mezzo.

VITTORIO ALFIERI

(1749-1803) nasce ad Asti da famiglia nobile. Considerato il


maggiore poeta tragico del Settecento, la sua formazione riportata nell'autobiografia
"Vita", cominciata intorno al 1790.
L'odio ai tiranni e l'amore delle libert repubblicane sono il suo tema dominante.
Ne ragion sistematicamente in due trattati: Della tirannide (1777), e Del principe e
delle lettere (cominciato nel '78, ma scritto per la maggior parte nell'85-86). Nel primo
giudica il dispotismo immorale anche quando illuminato; nel secondo dimostra come
non sia affatto vero che esso giovi alle lettere.
La Vita (la prima parte fu scritta nel '90 e giunge fino a quell'anno; la seconda del
1803, l'anno stesso della morte), sostanzialmente e coraggiosamente veritiera, un
capolavoro di violenza appassionata e intima bont, di furori e di malinconia, ch'era nel
suo temperamento. Rime cominci a scriverne subito dopo la conversione letteraria;
prende il Petrarca a continuo modello soprattutto per essere il Canzoniere il pi illustre
esempio d'una passione viva, ma letterariamente dominata. Molte sono le rime di
argomento non amoroso; volutamente aspri e duri, ma con punte acutissime, gli
epigrammi.

GIUSEPPE PARINI

nacque a Bosisio in Brianza, nel 1729. A 25 anni fu ordinato


sacerdote. Divenuto precettore dei figli dei duchi Serbelloni di Milano, dopo otto anni fu
licenziato perch aveva osato prendere le difese di una ragazza schiaffeggiata dalla
duchessa di Napoleone in Italia, fu nominato membro della Municipalit.
Ma egli, coscienza fiera e onesta, ben presto disapprov i soprusi e le angherie dei
conquistatori; fu perci dimesso dall'ufficio. E cos, vecchio e malato, dovette riprendere
l'insegnamento. Mor povero, a Milano, nell'estate del 1799.
Il Parini, grande e dignitoso poeta, a buon diritto pu essere considerato il restauratore
della nostra poesia che, dalle forme artificiose e gonfie dei secentisti, era scivolata
nelle sdolcinatezze dei poeti del primo Settecento. Egli ridiede contenuto all'arte
letteraria e mir a rinnovare i costumi, desideroso di una societ pi umana e pi giusta,
impegnato a lottare, attraverso le sue opere, contro i privilegi e la mentalit
antiquata di certi ambienti. In nome dei pi sani principi illuministi, aspir alla
fraternit e all'uguaglianza fra gli uomini e biasim soprattutto il mondo
aristocratico e ricco-borghese.
Dialogo sopra la nobilt (1757): opera in prosa, assai significativa per le teorie in essa
esposte e riprese poi nell'opera principale Il Giorno.
Odi (1758-1795): sono 19. In alcune il poeta canta la bellezza femminile (il dono, Il
pericolo, Il messaggio); in altre si prefigge un intento morale e civile, cio lotta contro i
pregiudizi e gli errori del suo tempo (La caduta, la vita rustica, La salubrit dell'aria, La
educazione, Il bisogno).
Il Giorno (la pubblicazione completa del 1801, postuma): un poema satirico in cui il
poeta, fine osservatore della societ in cui vive, mette in ridicolo la vita frivola e vuota
dell'aristocrazia lombarda ed esalta quella operosa e sana della gente dei campi e delle
officine. Si divide in quattro parti: Il Mattino, Il Mezzogiorno (1763), Il Vespro e La Notte
(queste due ultime, incompiute, furono pubblicate nel 1801).
Alessandro Manzoni
Giacomo Leopardi

FRANCESCO DE SANCTIS, Critico letterario, filosofo e uomo politico italiano


(Morra Irpina 1817 - Napoli 1883). Massimo esponente italiano della critica romantica,

formul le sue originali teorie partendo dal concetto hegeliano dell'identit di forma e
contenuto. La Storia della letteratura italiana (1870-71), capolavoro della storiografia
letteraria, si pone anche come storia della coscienza nazionale e salva nella visione
d'insieme l'autonomia delle singole opere.

GIOSU CARDUCCI.

La Versilia prima e la Maremma poi sono i luoghi


dellinfanzia di Giosue Carducci, nato a Valdicastelo nel 1835, al seguito del padre,
medico condotto. La figura paterna orienta anche leducazione e le scelte politiche del
giovane: gli studi classici, la passione liberale e patriottica, laccesso anticlericalismo.
Mor settantaduenne, nella sua amata Bologna, nel 1907.
La poetica carducciana segnata da una scelta di fondo a favore del Classicismo e
contro il Romanticismo. In Congedo, l'ultima poesia di Rima nuove, egli si raffigur
come il grande artiere (artigiano, in senso nobile) che tempra al fuoco del suo crogiolo,
ossia della sua arte, il passato e l'avvenire, le glorie civili e le memorie personali. Per s il
poeta chiede la gloria di lanciare uno strale d'oro contro il sole, per carpirgli un po' di
luce. Il compito dell'arte, dunque, duplice:
- Far rivivere la grande tradizione poetica del passato, spronando la nazione ai valori e
agli ideali collettivi;
- Ritagliarsi un angolo di gloria personale (lo strale d'oro); anche questa idea della
fama poetica, che d luce al tempo che passa, profondamente classica.
Nella tradizione poetica italiana la misura metrica dei versi determinata dal numero
delle sillabe contenute in ciascun verso. Invece nelle letterature classiche, greca e latina,
la metrica si fonda su un altro principio: sull'alternarsi di sillabe brevi e di sillabe lunghe
(il tempo di pronuncia di una sillaba lunga era pari, all'incirca, al doppio del tempo di
pronuncia di una sillaba breve). Il ritmo dei metri classici aveva dunque una natura
melodica, che accostava la pronuncia della poesia al canto.
Giovanni Verga
Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di origini nobiliari e di tradizioni liberali. Segu
gli studi nella sua citt, dove si iscrisse alla facolt di Legge, ma non li termin, tutto
preso dalle vicende storico-politiche (dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia), e da una
precoce attivit letteraria che lo port, nel 1861, alla pubblicazione del suo primo romanzo
di intonazione storico-romantica I carbonari della montagna. Nel 1865, insofferente della
vita di provincia, si trasfer a Firenze (in quel momento capitale del nuovo Regno D'Italia)
e, poco dopo, a Milano dove si inser nei pi brillanti e dinamici ambienti letterari. Dal
1893 il Verga torn, per periodi sempre pi lunghi, nella sua casa di Catania e l si spense
nel 1922.
Nell'attivit letteraria del Verga si possono distinguere due periodi:
- il primo, cio quello degli esordi, risente del filone del romanzo storico e della
narrativa romantica e passionale, di ambiente aristocratico e ricco-borghese (I
carbonari della montagna, Eros, Eva, Tigre reale, Storia di una capinera, Una peccatrice);
- il secondo, che ha inizio nel 1874 con la novella Nedda, ha caratteristiche assolutamente
nuove, orientato com' alla scoperta e alla descrizione del vero. Non pi costruzioni
della fantasia, ma la realt diventa molla di ispirazione per lo scrittore che
osserva fatti e personaggi con occhio obiettivo, quasi scientifico, senza lasciarsi
coinvolgere a esprimere giudizi personali (VERISMO). Protagonisti delle nuove opere
verghiane sono gli umili, studiati e descritti con linguaggio scarno ed espressivo nella
triste lotta del vivere quotidiano. Il Verga infatti, convinto che la vita umana sia
dominata dal fato, alla quale gli uomini, a qualunque ceto sociale appartengano, non
possono opporsi perch risulteranno sempre dei Vinti (ideale dellostrica: se si cerca di
cambiare le proprie condizioni, tutto prender una cattiva piega).
I Malavoglia (1881): il primo romanzo di una serie intitolata I Vinti, rimasta
incompiuta, in cui lo scrittore manifesta la sua visione amara della vita.
Novelle rusticane (1884): un'altra raccolta di novelle in cui ritroviamo la descrizione
attenta e sensibile della gente e degli ambienti siciliani.
Mastro Don Gesualdo (1889): il secondo romanzo del ciclo I Vinti, che doveva
comporsi di cinque romanzi, ma l'autore si limit ai primi due pensando di avere gi

dimostrato in essi la tesi che si era proposto: l'uomo, qualunque sia la sua posizione nella
vita, un vinto della vita stessa e deve sottomettersi al destino.
Federico De Roberto, nato a Napoli nel 1861, si trasfer nel 1870 con la madre vedova a
Catania, citt che non abbandon pi, a eccezione di un decennio (1888-97) di
permanenza a Firenze e Milano. In questultima citt strinse amicizia con Capuana e
soprattutto con Verga, grazie al quale, a Milano, entr nel novero dei collaboratore del
Corriere della Sera. I suoi esordi di narratore avvennero allinsegna del Verismo, alla cui
poetica continu a fare riferimento nel corso della sua lunga attivit di scrittore.
De Roberto approfond inoltre la filosofia del Positivismo in numerosi saggi, sia di
argomento letterario sia dedicati, con taglio prevalentemente scientifico, alle
problematiche dellamore.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale De Roberto fu un acceso interventista (come
mostrano gli articoli in Al rombo del cannone, 1919), salvo poi pentirsi della scelta e
rivedere le proprie tesi nel racconto La paura, del 1921, in cui forn una rappresentazione
tragicamente realistica della vita in trincea. De Roberto mor a Catania nel 1927.
I Vicer il romanzo pi celebre di Federico De Roberto, ambientato sullo sfondo delle
vicende del risorgimento meridionale, qui narrate attraverso la storia di una
nobile famiglia catanese, quella degli Uzeda di Francalanza, discendente da
antichi Vicer spagnoli della Sicilia ai tempi di Carlo V.

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