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papi 5-8

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Indice
Voci
Papa Innocenzo I

Papa Zosimo

Papa Bonifacio I

Papa Celestino I

12

Papa Sisto III

16

Papa Leone I

18

Papa Ilario

25

Papa Simplicio

29

Papa Felice III

33

Papa Gelasio I

36

Papa Anastasio II

40

Papa Simmaco

43

Papa Ormisda

48

Papa Giovanni I

52

Papa Felice IV

55

Papa Bonifacio II

58

Papa Giovanni II

61

Papa Agapito I

63

Papa Silverio

66

Papa Vigilio

70

Papa Pelagio I

73

Papa Giovanni III

75

Papa Benedetto I

77

Papa Pelagio II

78

Papa Gregorio I

81

Papa Sabiniano

89

Papa Bonifacio III

90

Papa Bonifacio IV

92

Papa Adeodato I

93

Papa Bonifacio V

95

Papa Onorio I

97

Papa Severino

101

Papa Giovanni IV

102

Papa Teodoro I

104

Papa Martino I

105

Papa Eugenio I

107

Papa Vitaliano

109

Papa Adeodato II

111

Papa Dono

112

Papa Agatone

114

Papa Leone II

116

Papa Benedetto II

117

Papa Giovanni V

119

Papa Conone

120

Papa Sergio I

121

Papa Giovanni VI

123

Papa Giovanni VII

124

Papa Sisinnio

126

Papa Costantino

127

Papa Gregorio II

128

Papa Gregorio III

130

Papa Zaccaria

132

Papa Stefano (eletto)

134

Papa Stefano II

138

Papa Paolo I

140

Papa Stefano III

142

Papa Adriano I

145

Papa Leone III

147

Note
Fonti e autori delle voci

150

Fonti, licenze e autori delle immagini

153

Licenze della voce


Licenza

155

Papa Innocenzo I

Papa Innocenzo I
Papa Innocenzo I

40 papa della Chiesa cattolica


Elezione
Fine pontificato
Predecessore
Successore

22 dicembre 401
12 marzo 417
papa Anastasio I
papa Zosimo

Nascita

Albano Laziale, ?

Morte

Roma, 12 marzo 417

Sepoltura

Catacomba di Ponziano

Innocenzo I (Albano Laziale, ... Roma, 12 marzo 417) fu il 40 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che
lo venera come santo. Fu papa dal 22 dicembre 401 alla sua morte.
Govern la chiesa in un periodo particolarmente difficile per Roma, che sub l'assedio e il saccheggio da parte di
Alarico I re dei Visigoti (24 agosto 410).

Biografia
Prima dell'elevazione alla cattedra di Pietro, molto poco si sa sulla sua vita. Secondo il Liber Pontificalis era
originario di Albano Laziale e suo padre si chiamava Innocenzo, mentre secondo il contemporaneo Girolamo, suo
padre fu papa Anastasio I, quindi sarebbe della nobile famiglia De Massimi (sarebbe nato prima che il padre fosse
consacrato). Crebbe fra il clero al servizio della Chiesa. Dopo la morte di Anastasio (dicembre 401) fu
unanimemente scelto quale vescovo di Roma dal clero e dal popolo.

Dottrina e opere
Non sappiamo molto sulle sue attivit ecclesiastiche a Roma.
Recuper diverse chiese di Roma dai Novazianisti (Socrate Scolastico, Historia Ecclesiastica, VII, II), e fece bandire
dalla citt il fotiniano Marco. Un drastico editto che l'imperatore Onorio promulg da Roma (22 febbraio 407) contro
i Manichei, i Montanisti, ed i Priscillianisti (Codex Theodosianus, XVI, 5, 40), fu molto probabilmente concordato
con lui.
Grazie alla munificenza di Vestina, una ricca matrona romana, Innocenzo fu in grado di far costruire e riccamente
abbellire una chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio (il vecchio Titulus Vestinae) che tuttora esiste, dedicata a
San Vitale.
Riguardo alla disciplina ecclesiastica, Innocenzo afferm con forza il principio in base al quale tutte le Chiese
devono uniformarsi alla dottrina ed alle tradizioni della Chiesa di Roma[1]. I suoi interventi dottrinali riguardarono in
particolare la liturgia ed i sacramenti, e non perse, inoltre, alcuna opportunit per mantenere ed estendere l'autorit
della sede romana quale ultima istanza presso la quale appianare tutte le dispute. Fin dall'inizio del suo pontificato,

Papa Innocenzo I
infatti, Innocenzo si comport come capo dell'intera Chiesa, sia occidentale che orientale.

Le lettere
La sua sollecitudine verso tutte le Chiese testimoniata dalle numerose epistole inviate ai vari vescovi. Trentasei di
queste formano il primo nucleo delle collezioni canoniche, o lettere encicliche, che sono parte integrante del
magistero ordinario dei pontefici.
Nella lettera con la quale lo informava della sua elezione alla sede di Roma, conferm all'arcivescovo Anisio di
Tessalonica i privilegi che gli erano stati concessi gi dai papi precedenti. Quando infatti l'Illiria Orientale fu inclusa
nell'Impero romano d'Oriente (379), papa Damaso I aveva mantenuto gli antichi privilegi del papato su quelle terre,
ed il suo successore Siricio aveva concesso all'arcivescovo di Tessalonica il diritto di consacrare i vescovi di quel
Paese. Queste prerogative furono dunque confermate da Innocenzo (Ep. I) che, in una lettera successiva (Ep. XIII, 17
giugno 412), affid l'amministrazione suprema delle diocesi dell'Illiria Orientale all'arcivescovo Rufo di Tessalonica,
quale rappresentante della Chiesa di Roma. Da quest'ultima lettera deriva l'istituzione del vicariato papale di Illiria,
con gli arcivescovi di Tessalonica considerati vicari dei papi.
Il 15 febbraio 404, Innocenzo invi un'importante comunicazione a Vittrizio, vescovo di Rouen (Ep. II), che aveva
posto alla sua attenzione una serie di questioni disciplinari. I punti controversi riguardavano la consacrazione dei
vescovi, l'ammissione nelle file del clero e le ordinazioni, le dispute tra chierici, i casi in cui le questioni importanti
(causae majores) sarebbero dovute passare dal tribunale episcopale alla Diocesi di Roma, il celibato, il ricevimento
dei Novazianisti o dei Donatisti convertiti nella Chiesa, i monaci e le monache. In generale, il papa indic la
disciplina della Chiesa romana quale norma da seguire per tutti gli altri vescovi di tutte le diocesi. Invi quindi una
comunicazione simile anche ai vescovi spagnoli (Ep. III), fra i quali erano sorte delle difficolt, specialmente
riguardo ai vescovi Priscillianisti. Innocenzo regol questa questione e, nello stesso tempo, risolse altri problemi di
disciplina ecclesiastica.
Lettere di contenuto simile, di argomento disciplinare, o contenenti decisioni su casi importanti, furono inviate ad
Esuperio vescovo di Tolosa (Ep. VI), ai vescovi di Macedonia (Ep. XVII), a Decenzio, vescovo di Gubbio (Ep.
XXV) ed a Felice, vescovo di Nocera (Ep. XXXVIII). Lettere pi brevi vennero inviate anche a molti altri vescovi,
fra cui una a Massimo e Severo, vescovi britannici, nella quale prescrisse che quei presbiteri che, gi ordinati,
avevano generato bambini, avrebbero dovuto essere allontanati dal sacro ufficio (Ep. XXXIX).

La presa e il sacco di Roma


L'assedio e la presa di Roma da parte dei Visigoti di Alarico (408-410) avvenne durante il suo pontificato. Si tratt di
un tragico avvenimento che derivava le sue profonde motivazioni dalla debolezza dell'impero, difeso ormai solo da
saltuari e non coordinati interventi personali da parte di generali pi o meno valorosi e retto da imperatori come
Onorio che, dal suo rifugio ravennate, non si mostr mai all'altezza della situazione ma anzi scaric pavidamente la
responsabilit della salvezza dello Stato sui senatori di Roma, che non potevano che offrire il pagamento di un inutile
tributo[2]. Quando, durante il primo assedio, il capo dei barbari aveva dichiarato che si sarebbe ritirato solamente a
condizione che i romani gli avessero accordato una pace favorevole, un gruppo di senatori si rec da Onorio a
Ravenna per tentare, se possibile, di negoziare la pace tra lui e i Visigoti. Anche papa Innocenzo si un a questa
ambasceria. Ma tutti i suoi tentativi di favorire la pace furono vani. I barbari ripresero allora l'assedio, e il 24 agosto
del 410 penetrarono in Roma. Secondo Zosimo, i danni prodotti dalla peste e dalla carestia furono cos tremendi, e
l'aiuto divino sembrava cos distante, che venne concesso il tacito assenso papale ad eseguire la tradizionale
processione di senatori al Campidoglio proposta dal pagano Gabinio Barbaro Pompeiano.
Il papa e gli altri ambasciatori, comunque, non furono in grado di rientrare in citt, che fu presa e saccheggiata.
Tuttavia la caduta di Roma, narrata sia da sant'Agostino di Ippona che da san Girolamo, non segn il declino
dell'autorit pontificia, che anzi ne usc pi che onorevolmente. Sembra infatti verosimile che Alarico (ariano e
dunque cristiano, anche se eretico) possa aver preso qualche accordo con il papa, se vero che, come riferisce il

Papa Innocenzo I
Gregorovius sulla base di notizie d'epoca, Alarico aveva dato ai suoi guerrieri piena libert di saccheggio,
ordinando tuttavia di risparmiare la vita degli abitanti e di rispettare le chiese e in particolare le basiliche dei due
apostoli usate dai cristiani come luogo di rifugio.[3].

La difesa di Giovanni Crisostomo


Anche i cristiani orientali richiesero un'azione energica da parte del papa. Giovanni Crisostomo, vescovo di
Costantinopoli, che era perseguitato dall'Imperatrice Elia Eudossia e dal patriarca di Alessandria Teofilo, si mise
sotto la protezione di Innocenzo, che era gi stato informato da Teofilo della deposizione di Giovanni, seguita al
cosiddetto Sinodo della Quercia (ad quercum), radunatosi nel 403 nei pressi di Calcedonia, in Anatolia. Ma il papa
non riconobbe le conclusioni del sinodo, richiam Teofilo ad un nuovo sinodo a Roma, confort Giovanni, e scrisse
una lettera al clero e al popolo di Costantinopoli nella quale stigmatizzava severamente la loro condotta nei confronti
del vescovo. Ma in realt n il popolo n il clero erano avversi a Giovanni, che infatti fu richiamato a furor di popolo
e nuovamente esiliato in Armenia su pressione dell'imperatrice[4]. Innocenzo manifest l'intenzione di convocare a
Tessalonica un sinodo generale, di fronte al quale la questione sarebbe stata dibattuta e decisa, e ne inform Onorio,
Imperatore d'Occidente, che scrisse ripetutamente a suo fratello, l'Imperatore d'Oriente Arcadio, pregandolo di
convocare i vescovi orientali al sinodo di Tessalonica, di fronte al quale sarebbe comparso Teofilo per rendere
ragione delle sue posizioni. Ma Teofilo godeva del favore di Arcadio, ed i latori delle lettere furono mal ricevuti; il
sinodo dunque non ebbe mai luogo, nonostante gli sforzi del papa e dell'imperatore d'Occidente. Innocenzo rimase
comunque in contatto epistolare con Giovanni; quando quest'ultimo, dal suo luogo d'esilio, lo ringrazi per la sua
sollecitudine, il papa rispose con un'altra lettera confortante, che il vescovo esiliato ricevette solamente poco prima
della sua morte, avvenuta nel (407) (Epp. XI, XII). Innocenzo non riconobbe mai Arsazio di Tarso ed Attico, che
erano stati elevati alla Sede di Costantinopoli al posto di Giovanni, illegalmente deposto.
Dopo la morte di Giovanni, Innocenzo volle che il nome del patriarca deceduto fosse riabilitato, ma ci non avvenne
fino alla morte di Teofilo (412), sebbene molti altri vescovi orientali avessero riconosciuto il torto fatto a Giovanni
Crisostomo.

Gli origenisti e il Pelagianesimo


L'autorit papale fu invocata da varie parti anche nelle controversie origeniste e pelagiane.
San Girolamo e le monache di Betlemme furono attaccati nei loro monasteri dai seguaci di Pelagio: un diacono fu
ucciso, ed una parte degli edifici fu data alle fiamme. Giovanni, vescovo di Gerusalemme, che era in violento
disaccordo con Girolamo a causa della controversia origenista, non faceva nulla per prevenire questi oltraggi.
Tramite Aurelio, vescovo di Cartagine, Innocenzo invi a San Girolamo una lettera di condoglianze nella quale lo
informava che avrebbe utilizzato l'influenza della sede di Roma per reprimere tali crimini, e che se Girolamo gli
avesse fornito i nomi dei colpevoli, avrebbe proceduto ulteriormente nella questione. Il papa allo stesso tempo
scrisse una seria lettera di esortazione al vescovo di Gerusalemme in cui lo tacciava di negligenza nei suoi doveri
pastorali. Innocenzo fu dunque costretto a prendere partito nella controversia pelagiana. Su proposta di Paolo Orosio,
il sinodo di Gerusalemme port la questione dell'ortodossia di Pelagio di fronte alla sede romana. Infatti, il sinodo
dei vescovi orientali tenutosi a Diospolis nel dicembre 415, che era stato ingannato da Pelagio riguardo ai suoi
insegnamenti reali e lo aveva quindi assolto, si propose ad Innocenzo in favore dell'eretico. Sulla base del rapporto di
Orosio riguardo a quanto era accaduto a Diospolis, i vescovi africani riuniti nel 416 in un nuovo sinodo a Cartagine,
confermarono la condanna che era stata gi pronunciata nel 411 contro Celestio, che condivideva le idee di Pelagio.
Altrettanto fecero i vescovi di Numidia al sinodo di Mileve. Entrambi i sinodi riportarono dunque le loro decisioni al
papa e gli chiesero di confermarle. Poco dopo questi avvenimenti, cinque vescovi africani, fra cui sant'Agostino
d'Ippona, scrissero ad Innocenzo una lettera personale sulle loro posizioni riguardo alla questione pelagiana.
Innocenzo nella sua risposta lod i vescovi africani perch, consapevoli dell'autorit della Sede Apostolica, avevano
fatto appello alla Cattedra di Pietro; rifiut quindi gli insegnamenti di Pelagio e ratific le decisioni prese dai sinodi

Papa Innocenzo I
africani (Epp. XXVII-XXXIII). rigettando le risultanze della riunione di Diospolis. Pelagio allora invi una
professione di fede ad Innocenzo, che, tuttavia, fu consegnata solamente al suo successore.
Innocenzo mor a Roma il 12 marzo del 417. Secondo il Liber Pontificalis fu sepolto nella Catacomba di Ponziano
sulla via Portuense, insieme al "padre" e predecessore Anastasio I.

Culto
La sua memoria ricorre il 28 luglio.
Le reliquie di Innocenzo potrebbero essere state traslate nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, come
risulta dal Diario Romano, edizione 1926.
Dal Martirologio Romano:
28 luglio - A Roma nel cimitero di Ponziano, deposizione di santInnocenzo I, papa, che difese san Giovanni Crisostomo,
consol Girolamo e approv Agostino.

Note
[1] Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 2005. ISBN 88-384-1060-7. p. 42
[2] C. Rendina, cit., pag. 100.
[3] Come riportato in C. Rendina, cit., pag. 100.
[4] C. Rendina, cit., pag. 99.

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VIII. New York, Robert Appleton Company, 1910. Nihil obstat, 1 ottobre 1910.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Epistolae Pontificum Romanorum, edizione COUSTANT, I Paris, 1721;
Jaff, Regesta Romanorum Pontificorum, I (seconda edizione), 44-49;
Liber Pontificalis, edizione Duchesne, I, 220-224;
(DE) Langen, Geschichte der rmischen Kirche, I, 665-741;
(DE) Grisar, Geschichte Roms und der Ppste im Mittelalter, I, 59 seguenti, 284 Seguenti;
(DE) Wittig, Studien zur Geschichte des Papstes Innocenz I. und der Papstwahlen des V. Jahrh. in Tbinger
Theol. Quartalschrift, 1902, 388-439;
(DE) Gebhardt, Die Bedeutung Innocenz I. fr die Entwicklung der ppstlichen Gewalt, Leipzig, 1901;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma,
1998.
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983

Altri progetti

Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri


file su Papa Innocenzo I (http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Innocentius_I?uselang=it)

Collegamenti esterni
Biografia di papa Innocenzo I (http://www.treccani.it/enciclopedia/innocenzo-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Innocenzo I Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/64800) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

Papa Innocenzo I

Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina (http://www.documentacatholicaomnia.eu/


01_01_0401-0417-_Innocentius_I,_Sanctus.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Anastasio I

401 - 417

Zosimo

Controllo di autorit VIAF: 39372195 (http://viaf.org/viaf/39372195)


Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Papa Zosimo
Papa Zosimo

41 papa della Chiesa cattolica


Elezione

18 marzo 417

Fine pontificato 26 dicembre 418


Predecessore

papa Innocenzo I

Successore

papa Bonifacio I

Nascita

Mesoraca

Morte

26 dicembre 418

Sepoltura

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Zosimo (Mesoraca, ... Roma, 26 dicembre 418) fu il 41 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo
venera come santo. Fu papa dal 18 marzo 417 alla sua morte.

Papa Zosimo

Biografia
Se si eccettuano le brevi annotazioni riportate nel Liber Pontificalis, non si sa nulla della sua storia prima
dell'elezione. Secondo tali note, egli era della Magna Grecia e suo padre si chiamava Abramo. Da questa
affermazione alcuni studiosi arrivarono a sostenere che la sua famiglia era di origini ebraiche, ma di ci non esiste
alcuna certezza.
Zosimo prese una posizione decisa nella disputa che si protraeva in Gallia sulla giurisdizione della sede di Arles su
quella di Vienne, prendendo una energica decisione in favore della prima, ma senza riuscire ad appianare la
controversia. Il suo temperamento irritabile caratterizz tutte le controversie a cui prese parte, in Gallia, Africa ed
Italia, compresa Roma, dove alla sua morte il clero era molto diviso.

Elezione e disputa di Gallia


La sua consacrazione come vescovo di Roma ebbe luogo il 18 marzo 417. La celebrazione fu officiata da Patroclo,
vescovo di Arles che era stato elevato a quella sede in luogo del vescovo Ero, forzatamente ed ingiustamente rimosso
dal generale imperiale Costantino. Patroclo si guadagn immediatamente la fiducia del nuovo papa, cosicch, gi il
22 marzo, ricevette una lettera papale che gli conferiva i privilegi di metropolita su tutti i vescovi delle province
galliche (Viennensis e Narbonensis I e II). Inoltre fu creato vicario pontificio per l'intera Gallia e quindi referente del
clero ivi residente: a nessun ecclesiastico gallico era permesso viaggiare fino a Roma senza avere al seguito un
certificato di identit rilasciato da Patroclo.
Nell'anno 400, Arles aveva sostituito Treviri come residenza ufficiale del governatore della Diocesi civile di Gallia,
il Prefectus Praetorio Galliarum. Patroclo, che godeva dell'appoggio del generale Costantino, si avvalse di questa
opportunit per procurarsi la posizione di supremazia summenzionata, convincendo Zosimo della bont delle sue
idee. I vescovi di Vienne, Narbonne e Marsiglia consideravano per questa elevazione della sede di Arles un sopruso
nei loro confronti, pertanto con le loro obiezioni provocarono varie risposte di Zosimo. Comunque, la disputa non fu
risolta fino al pontificato di papa Leone I.

Confronto con il Pelagianesimo


Non molto dopo l'elezione di Zosimo, il promotore del Pelagianesimo, Celestio, che era stato condannato dal suo
predecessore, dopo essere stato espulso da Costantinopoli, venne a Roma a giustificarsi di fronte al nuovo papa.
Nell'estate del 417, Zosimo tenne un sinodo del clero romano nella Basilica di San Clemente al Laterano, di fronte al
quale comparve Celestio. Qui gli furono poste di fronte le proposizioni stilate dal diacono Paolino da Milano, in base
alle quali Celestio era stato condannato a Cartagine nel 411. Celestio accett queste proposizioni, ed allo stesso
tempo dichiar di accettare la dottrina esposta nelle lettere di Papa Innocenzo I facendo una confessione di fede che
fu approvata. Il papa fu convinto dalla condotta accortamente calcolata di Celestio, e si disse sicuro che l'eretico
avesse abbandonato la falsa dottrina condannata da Innocenzo e che, perci, considerava l'azione dei vescovi africani
contro di lui troppo frettolosa. Immediatamente scrisse in questo senso ai vescovi della provincia africana, e fece
appello a coloro che avevano qualsiasi argomento da portare contro Celestio di comparire a Roma entro due mesi.
Poco dopo questi avvenimenti Zosimo ricevette anche da Pelagio stesso una confessione di fede astutamente
articolata, insieme ad un suo nuovo trattato sul libero arbitrio. Il papa tenne un nuovo sinodo del clero romano di
fronte al quale furono letti entrambi gli scritti. Le espressioni abilmente scelte da Pelagio nascosero i contenuti
eretici; il sinodo stabil che il contenuto degli scritti era ortodosso, e Zosimo scrisse nuovamente ai vescovi africani
difendendo Pelagio e biasimando i suoi accusatori, fra cui i vescovi gallici Ero e Lazzaro. L'arcivescovo Aurelio di
Cartagine convoc rapidamente un nuovo sinodo. Da questo concilio fu prodotto un documento, poi spedito a
Zosimo, in cui erano contenute le prove che il papa era stato ingannato dagli eretici. Nella sua risposta Zosimo
dichiar che non aveva preso decisioni definitive, e desiderava non decidere niente senza prima consultare i vescovi
africani. In seguito, dopo la nuova lettera sinodale del concilio africano del 1 maggio 418 e dopo i passi intrapresi
dall'imperatore Onorio contro i Pelagiani, Zosimo riconobbe il vero carattere degli eretici. Solo allora pubblic il suo

Papa Zosimo
Tractoria in cui finalmente condannava il Pelagianesimo ed i suoi fondatori.

Diritto di appello alla Sede Romana


Poco dopo questi avvenimenti Zosimo fu coinvolto in una disputa con i vescovi africani riguardo al diritto di appello
alla sede romana da parte di religiosi che erano stati condannati dai loro ordinari. Il presbitero Apiario di Sicca,
scomunicato dal suo vescovo a causa dei suoi crimini, fece appello direttamente al papa, senza utilizzare il normale
canale dei ricorsi in appello, che in Africa era precisamente descritto. Il papa accett l'appello ed invi i suoi legati
ad investigare sulla questione. Zosimo, poi, commise l'errore di basare la sua azione su un canone che reputava
provenire dal Primo Concilio di Nicea, ma che in realt era un canone del Concilio di Sardica. Nei manoscritti
romani, infatti, i canoni di Sardica seguivano immediatamente quelli di Nicea, senza un titolo indipendente, mentre i
manoscritti africani contenevano solamente i canoni genuini di Nicea, cosicch il canone a cui faceva riferimento
Zosimo non era contenuto nelle copie africane dei canoni niceni. A causa di questo appello deriv un serio
disaccordo che continu anche dopo la morte di Zosimo.

Altri provvedimenti
Oltre agli scritti del papa gi menzionati, esistono altre lettere ai vescovi della Provincia Bizacena d'Africa riguardo
ad un vescovo deposto ed ai vescovi di Gallia e Spagna sul Priscillianesimo e sull'ordinazione nei diversi gradi del
clero. Il Liber Pontificalis attribuiva a Zosimo una delibera sull'uso del manipolo da parte dei diaconi e sulla
consacrazione dei ceri pasquali nelle parrocchie di campagna. Gli attribuiva anche una delibera che vietava ai
religiosi di recarsi nelle taverne.

Morte e culto
Mor il 26 dicembre 418 e fu sepolto nella basilica di San Lorenzo fuori le mura.
La sua memoria ricorre il 26 dicembre.
Dal Martirologio Romano:
26 dicembre - A Roma sulla via Tiburtina presso San Lorenzo, deposizione di san Zosimo, papa.

Bibliografia

De Rossi, Bollettino di archeologia cristiana, 1881, p. 91 e segg.;


(FR) Louis Duchesne, Histoire ancienne de l'glise, pp. 111-228 e note;
(DE) Adolf von Harnack, Sitzungsberichte der Berliner Akademie, 1904, p. 1050;
(EN) Catholic Encyclopedia, Volume XV. New York, Robert Appleton Company, 1912. Nihil obstat, 1 ottobre
1912. Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma,
1998;
Liber Pontificalis, edizione DUCHESNE, I, 225;
Jaffe, Regesta Rom. Pont., seconda edizione, I, 49 sqq.;
(FR) Duchesne, Fastes episcopaux de l'ancienne Gaule, I Paris, 1891, 93 sqq.;
(DE) Grisar, Geschichte Roms und der Papste im Mittelalter, I, 285 sq., 288 sq.;
(DE) Rudolph von Langen, Geschichte der rmischen Kirche, I, Bonn, 1881, 742 sqq.;
(DE) Karl Joseph von Hefele, Konziliengeschichte, II, 114 sqq., 120 sqq.
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983

Papa Zosimo

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Zosimo [2]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Zosimo [3] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Zosimo Papa [4] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina [5]
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Innocenzo I

417 - 418

Bonifacio I

Portale Antica Roma

Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Note
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]

http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it


http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Zosimus?uselang=it
http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ zosimo_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 91633
http:/ / www. documentacatholicaomnia. eu/ 01_01_0417-0418-_Zosimus,_Sanctus. html

Papa Bonifacio I
Papa Bonifacio I

42 papa della Chiesa cattolica


Elezione

28 dicembre 418

Consacrazione 29 dicembre 418


Fine pontificato 4 settembre 422
Predecessore
Successore

papa Zosimo
papa Celestino I

Nascita

Roma, prima del 370

Morte

Roma, 4 settembre 422

Sepoltura

Catacombe di Santa Felicita

Papa Bonifacio I
Papa Bonifacio I (Roma, prima del 370 Roma, 4 settembre 422) fu il 42 vescovo di Roma e papa della Chiesa
cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 29 dicembre 418 alla sua morte.

Biografia
Non sono noti molti particolari relativi alla sua vita prima dell'elezione. Il Liber Pontificalis riportava che era un
romano, figlio del presbitero Giocondo. Sempre secondo quella fonte, sembra che sia stato ordinato da papa Damaso
I (366-384) e che abbia servito come ambasciatore di Papa Innocenzo I a Costantinopoli (intorno al 405).
Fu un contemporaneo di Agostino di Ippona, che gli dedic alcune delle sue opere.

L'elezione contestata
Alla morte di papa Zosimo, la Chiesa di Roma entr nel quinto dei suoi scismi, derivante dalle doppie elezioni papali
che cos tanto disturbarono la sua pace nei primi secoli. Immediatamente dopo le esequie di Zosimo, 27 dicembre
418, una fazione del clero romano, composta principalmente da diaconi, occup la Basilica laterana ed elesse papa
l'arcidiacono Eulalio[1]. L'alto clero tent di entrare nella basilica, ma fu violentemente respinto da una torma di
sostenitori della fazione di Eulalio. Il giorno successivo, quella parte di clero che non condivideva l'elezione di
Eulalio convenne nella chiesa di Santa Teodora ed elesse papa, anche se contro la sua volont, l'anziano Bonifacio,
titolare di San Lorenzo in Damaso[1].
Domenica 29 dicembre furono consacrati entrambi, Bonifacio nella basilica di San Marcello, sostenuto da nove
vescovi provinciali e da settanta prelati, ed Eulalio nella Basilica laterana alla presenza dei diaconi, di alcuni prelati e
del vescovo di Ostia[1], che fu fatto alzare dal suo letto di malattia per assistere all'ordinazione. Roma fu gettata nel
caos dallo scontro delle opposte fazioni. Il Prefetto Simmaco, ostile a Bonifacio, invi un rapporto all'imperatore
Onorio a Ravenna e si garant la conferma imperiale dell'elezione di Eulalio. Bonifacio fu espulso dalla citt, ma i
suoi sostenitori si rivolsero a loro volta all'imperatore, che ritenne opportuno convocare un sinodo dei vescovi italiani
a Ravenna per discutere e definire la situazione (febbraio-marzo 419)[2].
Incapace di dirimere la questione, il sinodo prese alcuni provvedimenti pratici in attesa della convocazione di un
concilio generale dei vescovi italiani, gallici ed africani che si sarebbe dovuto tenere in maggio: ordin che entrambi
lasciassero Roma e non vi tornassero finch non si fosse giunti ad una decisione, sotto sanzione di condanna.
Bonifacio fu inviato al cimitero di Santa Felicita sulla Via Salaria, ed Eulalio ad Anzio. Ma il 18 marzo Eulalio
ritorn audacemente in citt, radun i suoi sostenitori, riaccese il conflitto e, contravvenendo agli ordini del prefetto,
il successivo 29 marzo (sabato Santo), occup la basilica Laterana determinato a celebrarvi la Pasqua[3] al posto di
Achilleo, vescovo di Spoleto, che nel frattempo era stato incaricato di celebrare i riti pasquali nella sede vacante di
Roma.
Fu ordinato alle truppe imperiali di allontanare Eulalio e di rendere possibile ad Achilleo di officiare i servizi.
L'imperatore, profondamente indignato da questi avvenimenti rifiut di prendere in considerazione le richieste di
Eulalio e riconobbe quale legittimo papa Bonifacio (3 aprile 418), che, il 10 aprile, pot rientrare a Roma acclamato
dalla folla[3] ed essere consacrato.
Secondo i dati contraddittori riportati nel Liber Pontificalis, Eulalio fu ordinato vescovo di Nepi o di qualche altra
sede in Campania. Lo scisma era durato quindici settimane, anche se poco pi tardi, agli inizi del 420, una malattia
del papa incoraggi i partigiani di Eulalio a farsi nuovamente avanti.
All'atto del suo recupero Bonifacio chiese all'imperatore (1 luglio 420) di emettere un provvedimento contro il
possibile futuro risorgere dello scisma. Onorio decret una legge che prevedeva che, in caso di elezione contestata
tra due pretendenti, nessuno di loro sar vescovo, ma solo colui che sar designato da una nuova elezione, sulla base
di un consenso unanime[3][4].

Papa Bonifacio I

La politica di Bonifacio
Il regno di Bonifacio fu caratterizzato da grande zelo ed attivismo nel disciplinare e controllare l'organizzazione della
Chiesa. Cambi la politica, attuata dal suo predecessore, di dotare certi vescovi occidentali di poteri di vicariato
papali straordinari. Papa Zosimo, per esempio, aveva dato a Patroclo, vescovo di Arles, giurisdizione anche sulle
province di Vienna e Narbonne, e ne aveva fatto un intermediario tra queste province e la Santa Sede. Bonifacio
ridusse questo potere primaziale e ripristin i poteri metropolitani dei vescovi provinciali. Appoggi Ilario,
Arcivescovo di Narbonne, nella sua scelta di un vescovo per la sede vacante di Lodve, contro Patroclo che tent di
nominarne un altro (422).
Prese posizione affinch Massimo, vescovo di Valence, fosse giudicato per i suoi presunti crimini non da un primate
ecclesiastico ma da un sinodo dei vescovi di Gallia, e promise di sostenere la loro decisione (419). Nel 422 Bonifacio
accolse l'appello di Antonio di Fussula che, grazie agli sforzi di Sant'Agostino, era stato deposto da un sinodo
provinciale di Numidia, e decise che, qualora la sua innocenza fosse stata provata, avrebbe dovuto essere reinsediato.
Sostenne inoltre attivamente Sant'Agostino nella lotta al Pelagianismo, al punto che il vescovo d'Ippona gli dedic la
sua opera Contra duas Epistolas Pelagianorum Libri quatuor.
Ad oriente mantenne gelosamente la sua giurisdizione sulle province ecclesiastiche d'Illiria, sulle quali stava
tentando di mettere le mani il Patriarca di Costantinopoli. I vescovi di Tessalonica erano stati nominati vicari papali
di questo territorio, ed esercitavano la loro autorit su metropoliti e vescovi. Attraverso le sue lettere a Rufo
Bonifacio tutel da vicino gli interessi della chiesa Illirica ed insistette per la sua obbedienza a Roma. Nel 421,
l'insoddisfazione espressa da alcuni vescovi scontenti dal rifiuto del papa di ratificare l'elezione di Perigines a
vescovo di Corinto, a meno che il candidato non fosse stato riconosciuto da Rufo, serv come pretesto al giovane
imperatore Teodosio II per accordare il dominio ecclesiastico sull'Illiria al Patriarca di Costantinopoli (14 luglio
421).
Bonifacio present le sue rimostranze ad Onorio contro la violazione dei diritti della sua sede, e lo spinse a
convincere Teodosio a tornare sui propri passi revocando l'atto. Sebbene l'ordine di Teodosio non fu applicato,
rimase per nei codici Teodosiano (439) e Giustinianeo (534), provocando molti problemi ai papi successivi. Con
una lettera dell'11 marzo 422, Bonifacio viet la consacrazione in Illiria di qualsiasi vescovo che non fosse stato
riconosciuto da Rufo.
Bonifacio ribad anche la legislazione di papa Sotero, che proibiva alle donne di toccare i paramenti sacri o di
bruciare l'incenso, e rafforz le leggi che vietavano agli schiavi di divenire sacerdoti. Il papa conferm inoltre il
primato disciplinare della cattedra di Pietro (Roma) su tutte le altre chiese[5].
Bonifacio mor a Roma il 4 settembre 422, e fu sepolto nel cimitero di Massimo sulla via Salaria, vicino alla tomba
di Santa Felicita, in cui onore e gratitudine per l'aiuto ricevuto aveva eretto un oratorio sul cimitero che porta il suo
nome.

10

Papa Bonifacio I

11

Culto
La sua memoria liturgica ricorre il 4 settembre.
Dal Martirologio Romano:
4 settembre - A Roma nel cimitero di Massimo sulla via Salaria, deposizione di san Bonifacio I, papa, che risolse molte
controversie inerenti alla disciplina ecclesiastica.

Note
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]

Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 42


Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 42-43
Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 43
Come riportato in C. Rendina, I Papi. Storia e segreti, pag. 105.
Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 44

Bibliografia
en Catholic Encyclopedia, Volume II. New York, Robert Appleton Company, 1907. Nihil obstat, 1907. Remy
Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;

Liber Pontificalis, edizione Duchesne Paris, 1886, 1, pp. lxii, 227-229;


(DE) Jaffe, Regesta Romanorum Pontificum, Leipzig, 1885, 1, 51-54;
(FR) Louis-Sbastien Le Nain de Tillemont, Mmoires, Venezia, 1732, XII, pp. 385-407, pp. 666-670;
(DE) Karl Joseph von Hefele, Conciliengeschichte and translation, 120, 122;
(FR) Duchesne, Fastes Episcopaux de l'Ancienne Gaul, Parigi, 1894, I pp. 84-109;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma,
1998.
Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 2005.
ISBN 88-384-1060-7
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983.

Altri progetti

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Bonifacio I (http://www.treccani.it/enciclopedia/bonifacio-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Papa Bonifacio I (http://www.santiebeati.it/dettaglio/89042) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia latina (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0418-0422-_Bonifacius_I,_Sanctus.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Zosimo

418 - 422

Celestino I

Controllo di autorit VIAF: 61907689 14299732, 61907689 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 14299732,) LCCN:
nb2007022341 (http://id.loc.gov/authorities/names/nb2007022341)

Papa Bonifacio I

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Papa Celestino I
Papa Celestino I

43 papa della Chiesa cattolica


Elezione

10 settembre 422

Consacrazione 3 novembre 422 (?)


Fine pontificato 27 luglio 432
Predecessore

papa Bonifacio I

Successore

papa Sisto III

Nascita

Campania, ?

Morte

Roma, 27 luglio 432

Sepoltura

Catacombe di Priscilla

Celestino I (Campania, ... Roma, 27 luglio 432) fu il 43 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica dal 10
settembre (o 3 novembre) 422 alla sua morte. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Biografia
Nulla conosciuto della sua giovinezza, tranne che era romano e che il nome di suo padre era Prisco. Si dice che
abbia vissuto per un certo periodo a Milano con Sant'Ambrogio; comunque, la prima notizia conosciuta che lo
riguarda si trova in un documento di Papa Innocenzo I risalente al 416, dove viene individuato come Celestino il
Diacono. Nel 418, a dimostrazione del suo crescente prestigio, Sant'Agostino d'Ippona, suo caro amico, gli scrisse
una lettera (Epist. LXII) con un linguaggio molto reverente.

Il soglio pontificio
Celestino successe a Papa Bonifacio I il 10 settembre 422 (secondo Tillemont, sebbene i Bollandisti sostengano che
la data esatta sia il 3 novembre) e mor, presumibilmente, il 26 luglio 432, dopo aver regnato per nove anni, dieci
mesi, e sedici giorni. Nonostante i tempi turbolenti che correvano a Roma, fu eletto senza alcuna opposizione, come
si evince da una lettera di Sant'Agostino (Epist. CCLXI), scrittagli poco dopo la sua elevazione, nella quale il grande
dottore invocava il suo aiuto per ricomporre la sua disputa con Antonio, vescovo di Fessula in Africa.
Sembra che Celestino ed Agostino fossero legati da una forte amicizia e che, per tale motivo, dopo la morte di
quest'ultimo nel 430, Celestino scrisse una lunga lettera ai vescovi di Gallia sulla santit, la cultura e lo zelo del santo
nella quale vietava tutti gli attacchi alla sua memoria da parte dei Semipelagiani che, sotto la guida di Giovanni
Cassiano, stavano iniziando a guadagnare sempre pi influenza.

Papa Celestino I
Sebbene il suo destino si giocasse in tempi burrascosi, dato che i Manichei, i Donatisti, i Noviazianisti ed i Pelagiani
stavano turbando la pace della Chiesa e che le orde barbariche stavano iniziando le loro incursioni nel cuore
dell'impero, il carattere fermo ed al tempo stesso gentile di Celestino lo rese in grado di adempiere con successo a
tutti i doveri che comportava la sua posizione. Sostenne dappertutto i diritti della Chiesa e la dignit del suo ufficio.
In questo fu aiutato da Galla Placidia, che, in nome del suo giovane figlio, Valentiniano III, band da Roma i
Manichei e gli altri eretici che stavano compromettendo la pace. Celestino non solo scacci Celestio, compagno e
principale discepolo di Pelagio, dall'Italia, ma ispir l'ulteriore condanna della setta da parte del Concilio di Efeso.
Inoltre, grazie al suo aiuto, San Germano d'Auxerre e San Lupo di Troyes, che erano stati inviati dai vescovi gallici
in Britannia, terra natia di Pelagio, nel 429, riuscirono ad estirpare l'eresia dal suo suolo natio.

Difensore delle tradizioni


Fermo sostenitore dei canoni tradizionali, Celestino scrisse ai vescovi d'Illiria raccomandando loro di osservarli e di
rimanere fedeli al vescovo di Tessalonica, vicario papale, senza consultare il quale non avrebbero dovuto consacrare
alcun vescovo o indire alcun concilio. Scrisse anche ai vescovi di Vienne e Narbonne, ammonendoli di seguire gli
antichi canoni e, conformemente al volere del suo predecessore, di resistere alle pretese della sede di Arles. Inoltre, li
ammon di non rifiutare di impartire l'assoluzione anche a coloro che lo desideravano in punto di morte, di non
vestire come monaci e di prendere severi provvedimenti contro un certo Daniele, un monaco orientale causa di seri
disturbi nella Chiesa di Gallia.
Ai vescovi di Apulia e Calabria scrisse che il clero non doveva rimanere all'oscuro dei canoni, n i laici avrebbero
dovuto essere elevati all'episcopato al posto del clero per volont popolare, non importa quanto forte, (populus
docendus non sequendus). Inoltre minacci severe sanzioni contro i futuri trasgressori. Nel difendere il diritto della
Chiesa romana di ricevere e decidere su appelli da tutte le regioni, entr per un certo periodo in conflitto con la
Chiesa d'Africa (caso Apiarius). I vescovi africani, comunque, sebbene manifestassero un certo dissenso, non misero
mai in questione il primato della Santa Sede. Le loro azioni ed il loro linguaggio espressero sempre il suo pi pieno
riconoscimento; le loro lagnanze furono dirette piuttosto contro il saltuario uso indiscreto delle prerogative papali.

Nestorio
Gli ultimi anni del pontificato di Celestino furono impiegati nella lotta all'eresia di Nestorio. Divenuto vescovo di
Costantinopoli nel 428, all'inizio fu fonte di grande soddisfazione per il papa, come si evince da una lettera
indirizzatagli da Celestino stesso. Ma presto nacquero sospetti circa la sua ortodossia: ricevette in modo benevolo i
Pelagiani banditi da Roma dal papa e poco dopo giunsero a Roma echi dei suoi insegnamenti eretici riguardo alla
duplice personalit di Cristo e, in particolare, rispetto al ruolo della Madonna, che si rifiutava di riconoscere come
"Madre di Dio", ma solo come "Madre di Cristo". Celestino ordin a San Cirillo d'Alessandria di investigare e
presentare un rapporto. Cirillo, avendo appurato che Nestorio professava apertamente la sua eresia, invi un
resoconto particolareggiato al papa che, in un sinodo romano (agosto 430), avendo condannato solennemente gli
errori di Nestorio, ordin a Cirillo di procedere contro di lui in suo nome.
Quest'ultimo avrebbe dovuto essere scomunicato e deposto a meno che entro dieci giorni non avesse ritrattato
solennemente e per iscritto i suoi errori. In lettere scritte lo stesso giorno a Nestorio, al clero e al popolo di
Costantinopoli, a Giovanni di Antiochia, Giovenale di Gerusalemme, Rufo di Tessalonica e Flaviano di Filippi,
Celestino rese pubblica la sentenza emessa su Nestorio e l'incarico dato a Cirillo di eseguirla. Allo stesso tempo
riammise tutti coloro che erano stati scomunicati o erano stati deposti da Nestorio. Cirillo lanci la condanna papale
ed il suo anatema su Nestorio.
Ma Nestorio godeva delle simpatie dell'imperatore che, non convinto delle decisioni prese a Roma, indisse un
concilio generale da tenersi ad Efeso (7 giugno 431). Celestino invi quali legati i vescovi Arcadio e Proietto ed il
presbitero Filippo, che avrebbero dovuto appoggiare Cirillo pur non partecipando alla discussione, ma con il solo
compito di valutare le opposte opinioni, riservandosi il papa di emettere la decisione finale. Approfittando delle

13

Papa Celestino I
assenze, a vario titolo, di molti rappresentanti delle Chiese d'Oriente e d'Africa, nella seduta del 22 giugno Cirillo
chiuse in tutta fretta i lavori, confermando la condanna di Nestorio. L'imperatore accolse il reclamo di quest'ultimo e
convoc una nuova assemblea generale nei primi giorni di luglio, che per di nuovo conferm la sentenza gi emessa
in precedenza. Teodosio II non pot opporsi, ma chiese ed ottenne la deposizione anche di Cirillo, che per fu presto
riabilitato, mentre Nestorio si ritir in un convinto e mor poco dopo in Egitto.

San Patrizio
L'ultimo atto ufficiale di Celestino, l'invio di San Patrizio in Irlanda, forse super tutti gli altri per le conseguenze di
vasta portata che ebbe. Aveva gi inviato (431) san Palladio come vescovo agli "Scotti [irlandesi] che credevano in
Cristo". Ma Palladio presto abbandon l'Irlanda e mor l'anno seguente in Britannia. San Patrizio, a cui prima era
stato rifiutato dal papa, ricevette l'incarico a lungo desiderato solamente alcuni giorni prima della morte di Celestino,
che cos divenne partecipe della conversione degli irlandesi.

Affari interni
Negli affari locali della Chiesa romana, Celestino manifest grande zelo. Restaur ed abbell la chiesa di Santa Maria
in Trastevere, che aveva subito il saccheggio da parte dei Goti, la chiesa di Santa Sabina e fece abbellire le
Catacombe di Santa Priscilla con dipinti del Concilio di Efeso. Anastasio Bibliotecario gli attribu diverse parti della
liturgia, ma senza alcuna certezza sull'oggetto. Da mettere in dubbio anche l'asserzione del Liber Pontificalis,
secondo la quale Celestino aggiunse la Prefazio al canone della Messa.
I Capitula Coelestini, le dieci proposizioni sulla grazia che hanno giocato tale parte nella storia dell'Agostinianesimo,
non gli sono pi attribuiti. Per secoli furono creduti parte integrante alla sua lettera ai Vescovi di Gallia, ma
attualmente sono considerati essere opera di Prospero d'Aquitania.

Morte e sepoltura
La data precisa della sua morte incerta, anche se tradizionalmente si colloca il 27 luglio 432. Fu sepolto nelle
Catacombe di Priscilla, dalle quali fu traslato, nell'820, da Papa Pasquale I nella chiesa di Santa Prassede

Culto ed iconografia
La sua festa, nella Chiesa latina, ricorre il 27 luglio. Nella Chiesa greca, dove grandemente venerato per la
condanna di Nestorio, la sua festa ricorre l'8 aprile.
Dal Martirologio Romano (ed. 2001):
27 luglio - A Roma nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria, san Celestino I, papa, che, solerte nel difendere la Chiesa e
nel dilatarne i confini, per primo istitu lepiscopato in Inghilterra e in Irlanda e diede il suo sostegno al Concilio di Efeso
nel salutare la beata Maria come Madre di Dio in opposizione a Nestorio.

Nell'arte, San Celestino rappresentato come Papa assieme a una colomba, un drago e una fiamma.

14

Papa Celestino I

15

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume III. New York 1908, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 novembre 1908.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma,
1998;
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova, 1975, pag. 58.
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici [1]
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983

Collegamenti esterni
Biografia di papa Celestino I [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Celestino I [3] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Bonifacio I

422 - 432

Sisto III

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Note
[1]
[2]
[3]
[4]

http:/ / www. documentacatholicaomnia. eu/ 01_01_0422-0432-_Caelestinus_I,_Sanctus. html


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ celestino-i_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 48700
http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Coelestinus_I?uselang=it

Papa Sisto III

16

Papa Sisto III


Papa Sisto III

44 papa della Chiesa cattolica


Elezione

31 agosto 432

Fine pontificato 19 agosto 440


Predecessore
Successore

papa Celestino I
papa Leone I

Nascita

Roma

Morte

19 agosto 440

Sepoltura

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Sisto III, in latino Xystus (Roma, ... Roma, 19 agosto 440), fu il 44 vescovo di Roma e Papa della Chiesa
cattolica che lo venera come santo. Fu papa dal 31 luglio 432 alla sua morte.

Biografia
Prima della sua elezione, Sisto era un personaggio di spicco del clero romano e gi teneva una certa corrispondenza
con Sant'Agostino. Il suo regno fu caratterizzato dalle controversie nestoriane e pelagiane; probabilmente fu a causa
del suo carattere conciliante che fu falsamente accusato di propendere verso queste eresie[1]. Come papa approv gli
Atti del Concilio di Efeso[2], in cui il dibattito sulla natura umana e divina di Ges si trasform in una discussione sul
tema se Maria potesse essere chiamata "Madre di Ges" in quanto uomo, o "Madre di Cristo" in quanto uomo e Dio.
Il concilio attribu, infine, a Maria il titolo greco di Theotokos ("portatrice di Dio"). Una delle sue principali
preoccupazioni fu anche quella di riportare la pace tra Cirillo di Alessandria e Nestorio patriarca di Costantinopoli.
Nella controversia Pelagiana, inoltre, frustr il tentativo di Giuliano di Eclano[2] di essere riammesso in comunione
con la Chiesa cattolica. Difese anche i diritti del papa sull'Illiria sia contro i vescovi locali che contro gli ambiziosi
disegni di Proclo Patriarca di Costantinopoli[2]. Conferm, infine, la posizione dell'arcivescovo di Salonicco come
capo della Chiesa illirica[2].

Opere pubbliche
Il nome di Sisto viene spesso collegato ad una forte espansione dell'edilizia religiosa a Roma Santa Sabina sul
Colle Aventino venne inaugurata durante il suo pontificato. Sisto fece restaurare anche la Basilica di Santa Maria
Maggiore (gi Basilica Liberiana), rimasta tuttora danneggiata dall'epoca dei tumulti in occasione dell'elezione di
papa Damaso (366), la cui dedica a Maria, ribadita dall'iscrizione "Virgo Maria, tibi Xystus nova tecta dictavi",
sottolinea il dogma decretato dal concilio di Efeso; fece poi restaurare la Basilica di San Lorenzo fuori le mura.

Papa Sisto III

17

Inoltre arricch la basilica di San Pietro e quella Laterana con preziosi regali ottenuti dall'Imperatore Valentiniano III
bench tanta ricchezza venisse stigmatizzata da San Girolamo, che non vi riconosceva pi i segni di un autentico
spirito cristiano[3].

Opere letterarie
Fu autore di otto epistole, ma non compose mai le opere De divitiis, De malis doctoribus e De castitate a lui
attribuite. Inoltre, una falsificazione l'opera che tramanda come il console Basso lo accusasse di vari crimini.

Morte e sepoltura
Mor il 19 agosto del 440 e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo
fuori le mura.

Culto
Il suo nome compare per la prima volta nel Martirologio di Adone, del
IX secolo[2].
La sua festa ricorre il 19 agosto.
Dal Martirologio Romano:
19 agosto - A Roma sulla via Tiburtina presso San Lorenzo, deposizione

Chiesa di San Lorenzo Fuori le Mura, luogo di


seppellimento di Sisto III.

di san Sisto III, papa, che ricompose i dissensi tra il patriarcato di


Antiochia e quello di Alessandria e nella citt di Roma consegn al popolo di Dio la basilica di Santa Maria Maggiore sul
colle Esquilino.

Note
[1] Ma una lettera di Agostino potrebbe far supporre che in giovent Sisto possa veramente essere stato pelagiano (cfr. Rendina, I Papi. Storia e
segreti, p. 108).
[2] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 129
[3] C. Rendina, cit., p. 109.

Bibliografia
(EN) Pope St. Sixtus III in Catholic Encyclopedia (in inglese), Encyclopedia Press, 1917.
Duchesne (edizione), Liber Pontificalis, I (Paris, 1886), 126-27, 232-37;
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983.

Papa Sisto III

18

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Sisto III (http://www.treccani.it/enciclopedia/sisto-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Sisto III Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/47550) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0432-0440-_Sixtus_III,_Sanctus.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Celestino I

432 - 440

Leone I

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Papa Leone I
Papa Leone I

45 papa della Chiesa cattolica


Elezione

29 settembre 440

Fine pontificato 10 novembre 461


Predecessore

papa Sisto III

Successore

papa Ilario

Nascita

Volterra, ?

Morte

Roma, 10 novembre 461

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Leone I, detto anche Leone Magno (Toscana, ca. 390 Roma, 10 novembre 461), fu il 45 vescovo di Roma e Papa
della Chiesa cattolica. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Il suo pontificato va dal
29 settembre 440 alla sua morte.

Papa Leone I
Il pontificato di Leone, come quello di Gregorio I, fu il pi significativo e importante dell'antichit cristiana. In un
periodo in cui la Chiesa stava sperimentando grandi ostacoli al suo progresso in conseguenza della rapida
disintegrazione dell'Impero romano d'Occidente, mentre l'oriente era profondamente agitato da controversie
dogmatiche, questo papa guid il destino della Chiesa romana.

Biografia
Il diacono Leone
Secondo il Liber Pontificalis[1] Leone nacque in Toscana, forse a Volterra[2] in una data ignota; suo padre si
chiamava Quintianus. Le prime evidenze storiche certe su Leone lo individuano come diacono della Chiesa romana
sotto papa Celestino I (422-432) e poi papa Sisto III (432-440).
Durante questo periodo, comunque, era gi noto al di fuori di Roma e aveva delle relazioni con la Gallia, poich
Giovanni Cassiano nel 430 o nel 431 scrisse, dietro suo suggerimento, De Incarnatione Domini contra Nestorium[3],
usando come prefazione una lettera di dedica a Leone. Intorno a questo periodo Cirillo di Alessandria si appell a
Roma contro la posizione del patriarca Giovenale di Gerusalemme sulla giurisdizione patriarcale della Palestina. In
base a un'affermazione di Leone riportata in due scritti successivi[4] non per chiaro se le lettere di Cirillo fossero
inviate a lui quale diacono romano, o a papa Celestino.
Verso la fine del pontificato di Sisto III Leone fu inviato in Gallia dall'imperatore Valentiniano III per ricomporre
una disputa e far riconciliare Flavio Ezio, il comandante militare della provincia, e il prefetto del pretorio, Cecina
Decio Aginazio Albino: l'incarico una evidente prova della grande fiducia riposta nell'intelligente e capace diacono
dalla corte imperiale.
Alla morte di Sisto III (19 agosto 440), Leone si trovava ancora in Gallia, e fu acclamato all'unanimit dal popolo e
dal clero come suo successore. Fu consacrato appena rientrato a Roma, il 29 settembre. Avrebbe guidato la Chiesa
romana per i successivi 21 anni e in questo periodo ne avrebbe stabilito la centralit rispetto alle altre Chiese.

Zelo per l'ortodossia


L'intento principale di Leone era quello
di sostenere l'unit della Chiesa. Non
molto dopo la sua elevazione alla
cattedra di Pietro, si vide costretto a
combattere energicamente le eresie che
minacciavano seriamente l'ortodossia
della chiesa, persino di quella
occidentale. Settimo, vescovo di Altino,
inform Leone di quanto stava
accadendo ad Aquileia, dove presbiteri,
diaconi, e chierici che erano stati
seguaci di Pelagio venivano ammessi
alla comunione senza un'abiura esplicita
Dialogo tra Leone il Grande e Attila, Raffaello
della loro posizione. Il Papa critic
aspramente questa prassi ed ordin che venisse convocato un sinodo provinciale ad Aquileia. Di fronte a tale
consesso, tutti coloro che erano stati pelagiani avrebbero dovuto abiurare pubblicamente le loro vecchie credenze ed
avrebbero dovuto sottoscrivere una inequivocabile confessione di fede[5].
Leone intraprese una lotta ancora pi grande contro il Manicheismo. I manichei erano fuggiti dall'Africa invasa dai
Vandali, si erano stabiliti a Roma, e vi avevano fondato una comunit segreta. Il Papa ordin ai fedeli di denunciarli

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Papa Leone I
ai presbiteri e, nel 443, insieme ai senatori ed ai presbiteri stessi, istru di persona un'inchiesta, nel corso della quale
furono esaminati i capi di questa comunit. In molti dei suoi sermoni esort, con grande enfasi, i cristiani di Roma
affinch stessero in guardia contro questa che la Chiesa ortodossa considerava un'eresia, e li incaric ripetutamente
di dare informazioni sui seguaci, le loro abitazioni, i loro simpatizzanti, ed i loro appuntamenti[6].
In questo periodo, nella citt di Roma vennero convertiti ed ammessi alla confessione un certo numero di manichei;
coloro che si rifiutavano di abiurare, in ossequio agli editti imperiali, furono banditi. Il 30 gennaio 444, il Papa invi
una lettera a tutti i vescovi italiani, alla quale alleg i documenti dei procedimenti istruiti nei confronti dei manichei
romani. In questa lettera li esortava a rimanere vigili ed a denunciare qualsiasi manicheo[7]. Il 19 giugno 445,
l'imperatore Valentiniano III, probabilmente su insistenza del Papa, emise un editto in cui stabiliva sette punizioni
per i manichei[8]. Prospero d'Aquitania, nella sua Cronaca[9], afferma che, in conseguenza delle energiche misure
adottate da Leone, i manichei furono scacciati anche da tutte le province; persino i vescovi orientali seguirono
l'esempio del Papa. In Tarragonense, invece, ancora fioriva il Priscillianesimo, che per qualche tempo continu ad
attirare nuovi seguaci. Turibio, vescovo di Astorga, ne venne a conoscenza e, nel corso di numerosi viaggi raccolse
informazioni particolareggiate sulla condizione delle chiese e l'espansione del Priscillianesimo. Redasse una lista di
quelli che considerava errori di questa posizione, ne scrisse una confutazione e sped questi documenti a molti
vescovi africani. Ne invi anche una copia al Papa, che gli rispose con una lunga lettera[10] nella quale a sua volta
confutava gli errori dei priscillianisti. Leone, nel frattempo, ordin che si convocasse un concilio dei vescovi delle
province limitrofe per istituire un'inchiesta avente il fine di determinare se qualche vescovo fosse caduto nell'eresia.
Qualora se ne fossero trovati, essi avrebbero dovuto essere scomunicati senza esitazione. Il Papa indirizz una lettera
simile anche ai vescovi delle altre province spagnole, notificando loro che stava per essere convocato un sinodo
universale di tutti i principali pastori; se questo non fosse stato possibile, avrebbero dovuto essere convocati almeno i
vescovi di Galizia.

Il primato della sede di Roma


La disorganizzatissima condizione ecclesiastica di alcuni paesi, risultante soprattutto da fenomeni di migrazioni
nazionali, obblig relazioni pi strette tra quegli episcopati e Roma per una migliore promozione della vita
ecclesiastica. Leone, con questo obiettivo bene in vista decise di utilizzare il vicariato papale dei vescovi di Arles per
la provincia di Gallia per creare un centro di aggregazione dell'episcopato gallico in stretta comunione con Roma.
Patroclo di Arles (m. 426) aveva ricevuto da papa Zosimo il riconoscimento del primato sulla Chiesa di Gallia, e tale
primato venne poi fortemente rivendicato dal suo successore Ilario di Poitiers, che entr in conflitto con Leone. Ilario
si avvalse eccessivamente della sua autorit sulle altre province ecclesiastiche, ed afferm che tutti i vescovi
avrebbero dovuto essere consacrati da lui, invece che dal loro metropolita.
Quando, per esempio, fu resa pubblica la lamentela che Celidonio, vescovo di Besanon, era stato consacrato in
violazione del canone (si diceva che, come laico, avesse sposato una vedova e, come pubblico ufficiale, avesse dato
il suo assenso ad una sentenza di morte), Ilario lo depose, e consacr Importuno quale suo successore. Celidonio si
rec di persona a Roma e si appell al Papa. Contemporaneamente Ilario, come se la sede interessata fosse stata
vacante, consacr un altro vescovo per prendere il posto di un certo Projectus che era malato e che, a sua volta, si
appell al Papa contro le azioni del vescovo di Arles. Ilario fu chiamato a Roma per giustificarsi di fronte ad un
sinodo (circa 445); poich le lagnanze portate contro Celidonio non poterono essere provate, Leone lo reinsedi nella
sua sede. E anche Projectus ricevette nuovamente la sua diocesi. Ilario torn ad Arles prima che il sinodo finisse, ma
il papa lo priv della giurisdizione sulle altre province galliche e dei diritti metropolitani sulla provincia di Vienne,
lasciandogli solo la diocesi di Arles.
Leone comunic le decisioni del sinodo ai vescovi della Provincia di Vienne attraverso una lettera[11], inviando loro
contemporaneamente anche un editto di Valentiniano III datato 8 luglio 445 in cui venivano appoggiate le misure
prese del Papa nei confronti di Ilario, e veniva solennemente riconosciuto il primato del vescovo di Roma sull'intera
Chiesa[12]. L'editto riconosceva che il primato del vescovo di Roma era basato sui meriti di Pietro, la dignit della

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Papa Leone I
citt, e il Credo di Nicea (nella sua forma interpolata); ordinava, inoltre, che ogni opposizione alle sue decisioni, che
avrebbero avuto forza di legge, doveva essere trattata come tradimento e che chiunque si fosse rifiutato di rispondere
agli avvertimenti di Roma avrebbe dovuto essere ivi estradato da parte dei governatori provinciali. Al ritorno nella
sua diocesi, Ilario immediatamente cerc e probabilmente ottenne una riconciliazione col papa, visto che tra loro non
si verificarono ulteriori problemi ma anzi, dopo la morte del vescovo, avvenuta nel 449, Leone dichiar Ilario di
beatae memoriae. Nello stesso anno indirizz lettere cordialissime per l'elezione del nuovo metropolita[13] sia al
vescovo Ravennio, successore di Ilario nella sede di Arles, che agli altri vescovi della provincia. Quando per, poco
tempo dopo, Ravennio consacr un nuovo vescovo per succedere a quello di Vaison, l'arcivescovo di Vienne, che si
trovava a Roma, si oppose a questa consacrazione.
I vescovi della provincia di Arles, quindi, tutti insieme, scrissero una lettera al Papa, con la quale lo imploravano di
rendere a Ravennio i diritti di cui era stato privato il suo predecessore Ilario[14]. Nella sua risposta, datata 5 maggio
450[15], Leone accondiscese alla loro richiesta. L'arcivescovo di Vienne doveva avere quali suffraganee solamente le
diocesi di Valence, Tarantasia, Ginevra, e Grenoble; tutte le altre sedi insistenti nella provincia di Vienne divennero
soggette all'arcivescovo di Arles che torn nuovamente mediatore tra la Santa Sede e l'intero episcopato gallico. Il
vicariato di Arles esercit per molto tempo i privilegi che Leone gli aveva concesso.
Un altro vicariato papale era quello dei vescovi di Tessalonica, la cui giurisdizione si estendeva sull'Illiria.
Particolare dovere di questo vicariato era la protezione contro il crescente potere del Patriarca di Costantinopoli dei
privilegi della Santa Sede sul distretto dell'Illiria Orientale che apparteneva all'Impero Romano d'Oriente. Leone
concesse il vicariato ad Anastasio, vescovo di Tessalonica, come papa Siricio lo aveva precedentemente concesso al
vescovo Anisio. Il vicario doveva consacrare i metropoliti, convocare in sinodo i vescovi della Provincia dell'Illiria
Orientale e sorvegliarli nell'amministrazione del loro ufficio; ma le questioni pi importanti avrebbero dovuto essere
sottoposte a Roma (epp. V, VI, XIII). Tuttavia, Anastasio di Tessalonica us la sua autorit in una maniera tanto
arbitraria e dispotica da essere severamente rimproverato da Leone, che gli invi dettagliate direttive per l'esercizio
del suo ufficio (ep. XIV).

Leone e la disciplina
Nella concezione leonina dei doveri di pastore supremo, occupava una posizione preminente la conservazione della
stretta disciplina ecclesiastica. Ci era particolarmente importante in un periodo in cui le continue devastazioni dei
barbari portavano disordini in tutti gli aspetti della vita e le regole della moralit venivano seriamente violate. Leone
us la massima energia nel mantenimento di questa disciplina, insistette sull'esatta osservanza dei precetti
ecclesiastici e non esit a rimproverare, quando necessario, i vescovi. Lettere (ep. XVII) relative a questa ed altre
questioni vennero inviate ai vari vescovi dell'Impero d'Occidente: ai vescovi delle province italiane (epp. IV, XIX,
CLXVI e CLXVIII), ed a quelli di Sicilia che avevano tollerato alcune derive dalla Liturgia romana
nell'amministrazione del Battesimo (ep. XVI e XVII) ed ai quali comand di inviare dei delegati presso un sinodo
romano per verificare la corretta pratica. Un decreto disciplinare molto importante fu inviato anche al vescovo
Rustico di Narbonne (ep. CLXVII). A causa del dominio dei Vandali nel nord Africa latino, la posizione della
Chiesa in quei territori era divenuta del tutto sconosciuta. Leone vi invi il presbitero romano Potenzio per
informarsi sulla sua esatta condizione, ed inviare un rapporto a Roma. Alla sua ricezione, il papa invi all'episcopato
della provincia una lettera con istruzioni particolareggiate sulla soluzione di numerose questioni ecclesiastiche e
disciplinari (ep. XII).
Leone sped anche una lettera a Dioscoro di Alessandria (21 luglio 445), il successore di Cirillo al Patriarcato di
Alessandria, insistendo che la pratica ecclesiastica della sua sede doveva seguire quella di Roma, poich Marco, il
discepolo di Pietro e fondatore della Chiesa alessandrina, non poteva avere altra tradizione che quella del "principe
degli apostoli", ed esortandolo quindi alla severa osservanza dei canoni e della disciplina della Chiesa romana (ep.
IX).

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Papa Leone I
Ma fu soprattutto nelle sue prese di posizione sulla confusione Cristologica, che in seguito avrebbero agitato cos
profondamente la Cristianit Orientale, che Leone si rivel il saggio, colto, ed energico pastore della Chiesa. Dalla
sua prima lettera sul Monofisismo, scritta ad Eutiche (ep. XX, del 1 giugno 448), fino alla sua ultima lettera
indirizzata al nuovo Patriarca di Alessandria, Timoteo Salofaciolo (ep. CLXXI del 18 agosto 460), si rileva il modo
chiaro, positivo e sistematico in cui Leone, fortificato dal primato della Santa Sede, si avvent su questo difficile
ostacolo.
Dopo la scomunica da parte di Flaviano, Patriarca di Costantinopoli, a causa delle sue concezioni e delle sue
predicazioni Monofisite, il monaco Eutiche si appell al papa il quale, dopo avere investigato il nocciolo della
disputa, invi una lettera dogmatica a Flaviano (ep. XXVIII, "Tomus ad Flavianum"), esponendo concisamente e
confermando la dottrina dell'Incarnazione e dell'unione della natura Divina ed umana nella Persona unica di Cristo. Il
monofisismo, infatti, assumendo una dottrina praticamente inversa all'arianesimo, tendeva a sottolineare con tanta
forza la natura divina del Cristo, da giungere quasi a non riconoscere pi quella umana[16].
Nel 449 si tenne sulla questione il concilio che in seguito Leone defin come il "Latrocinio". L'imperatore d'Oriente
Teodosio II era infatti favorevole ad Eutiche, e nel tentativo di riabilitarlo convoc ad Efeso un nuovo concilio, nel
quale, tra le minacce e le ostilit dei vescovi influenzati dalla corte, fu impedito ai legati papali di riferire le posizioni
di Leone e leggere le sue lettere. Eutiche fu assolto. Flaviano ed altri prelati orientali furono costretti alla fuga e si
appellarono al papa il quale, rifiutandosi di avallare le decisioni del concilio di Efeso, scrisse all'Imperatore Teodosio
II ed all'imperatrice Pulcheria, esortandoli a convocare un nuovo concilio generale per restituire la pace alla Chiesa.
Teodosio, di contro, sanzion per legge le decisioni del concilio. Nel febbraio del 450 l'imperatore d'Occidente
Valentiniano III e sua madre Galla Placidia compirono un pellegrinaggio a Roma, e Leone approfitt dell'occasione
per supplicarli di intervenire presso Teodosio II al fine di convocare un nuovo concilio che, morto Teodosio nel
luglio di quell'anno, si tenne a Calcedonia nel 451, sotto il nuovo imperatore Marciano. Il concilio accett
solennemente l'epistola dogmatica che Leone aveva inviato a Flaviano (morto nel frattempo in esilio) e che non era
stata letta nell'occasione precedente, quale espressione della Fede cattolica sulla Persona di Cristo. Furono abrogate
le leggi che Valentiniano aveva promulgato sulle risultanze del concilio precedente, Eutiche fu esiliato e il papa
conferm le delibere del nuovo Concilio[17]. Leone, in seguito, invi a Ravennio (ep. LXVII), per comunicarlo anche
ai vescovi di Gallia, la sua lettera a Flaviano di Costantinopoli sull'Incarnazione. Ravennio, allora, convoc un
sinodo nel quale si riunirono 44 vescovi. Nella loro lettera sinodale del 451, questi ultimi affermarono di accettare la
lettera del papa quale simbolo di fede (ep. XXIX inter ep. Leonis). Nella sua risposta Leone parl ancora della
condanna di Nestorio (ep. CII).
Dopo aver eliminato il canone che elevava il Patriarcato di Costantinopoli alla pari della Sede di Roma, diminuendo i
privilegi degli antichi patriarchi Orientali, il 21 marzo 453 Leone pubblic una lettera circolare che confermava la
sua definizione dogmatica (ep. CXIV). Grazie alla mediazione di Giuliano, vescovo di Cos, che in quel tempo era
l'ambasciatore papale a Costantinopoli, il papa tent di proteggere ulteriormente gli interessi ecclesiastici ad Oriente.
Giuliano persuase il nuovo Imperatore di Costantinopoli, Leone I, a rimuovere l'eretico ed irregolare patriarca,
Timoteo Eluro dalla Sede di Alessandria. Al suo posto fu scelto un nuovo patriarca ortodosso, Timoteo Salofaciolo,
che ricevette le congratulazioni del papa nell'ultima lettera che Leone sped ad Oriente.

Gli affari italiani


Nella sua cura pastorale per la Chiesa Universale, il papa non trascur mai gli interessi nazionali della Chiesa di
Roma. Quando l'Italia settentrionale fu devastata da Attila, Leone incontr personalmente il re degli Unni a
Governolo[18] e ne scongiur una marcia su Roma. Nel 452, infatti, su richiesta dell'imperatore, Leone fece parte
dell'ambasceria, composta anche dal console Gennadio Avieno e dal prefetto Trigezio, che si rec in Italia
settentrionale ad incontrare Attila nel tentativo di dissuaderlo dal procedere nella sua avanzata contro Roma.
L'incontro avvenne nei pressi di Mantova, ed il papa, che rivest il ruolo di interlocutore principale del re unno,
ottenne la promessa di un ritiro dall'Italia e dell'avvio di negoziati di pace con l'imperatore. Secondo Prospero, Attila

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Papa Leone I
si ritir perch fu impressionato dalla figura di Leone, anche se Giordano fornisce altre motivazioni e gli storici
moderni ritengono sopravvalutato, per motivi agiografici, il ruolo svolto da Leone nella vicenda[19]. Non si pu
comunque escludere che il papa sia riuscito a convincere Attila con il pagamento di un forte tributo, mentre una
tradizione vuole che il superstizioso re barbaro fosse in parte trattenuto nell'impresa dal timore della morte che aveva
colto Alarico, re dei Visigoti, subito dopo il sacco di Roma[20][21]
Quando, nel 455, la citt fu invasa e per due settimane depredata dai Vandali di Genserico, l'intercessione di Leone
ottenne la promessa che le vite degli abitanti sarebbero state risparmiate, come anche le tre maggiori basiliche (anche
se poi furono compiute numerose violenze). Questi avvenimenti dimostrano che l'alta autorit morale goduta dal
papa si manifestava anche negli affari temporali. Leone fu sempre ben introdotto negli ambienti della corte imperiale
d'Occidente, tanto che, in occasione della visita a Roma (450) dell'Imperatore Valentiniano III, accompagnato da sua
moglie Licinia Eudossia e da sua madre Galla Placidia, la famiglia imperiale e tutto il suo seguito partecip ai
solenni servizi che vennero tenuti in occasione della festa della Cathedra Petri (22 febbraio).
Leone era anche molto solerte nel far costruire e restaurare chiese: fece costruire una basilica sulla tomba di papa
Cornelio sulla Via Appia; fece ricostruire il tetto della basilica di San Paolo fuori le mura, che era stato distrutto da
un fulmine, e fece iniziare altre opere di miglioramento nella basilica stessa. Inoltre, persuase l'imperatrice Galla
Placidia, come si evince dall'iscrizione, a far mettere in opera il grande mosaico dell'Arco di Trionfo che
sopravvissuto fino ai nostri giorni. Leone fece anche restaurare l'antica basilica di San Pietro in Vaticano, costruita
da Costantino I. Durante il suo pontificato la ricca e pia aristocratica romana Demetriade eresse sulla sua propriet,
al III miglio della via Latina, una basilica in onore di santo Stefano. Sempre allo stesso periodo, ma soprattutto per
volont dell'imperatrice Eudossia, venne eretta la basilica Eudossiana (ora basilica di San Pietro in Vincoli).
Leone non fu meno attivo nell'elevazione spirituale delle congregazioni romane, ed i suoi sermoni, dei quali sono
conservati ben 96, sono straordinari per la loro profondit, chiarezza di dizione ed elevatezza di stile. I primi cinque,
che furono declamati nei vari anniversari della sua consacrazione, manifestavano l'alta concezione della dignit del
suo ufficio, cos come la completa convinzione del primato del vescovo di Roma, dimostrata in maniera cos chiara e
decisiva dalla sua opera di pastore supremo. Delle sue lettere, che sono di grande importanza per la storia della
chiesa, se ne conservano 143, oltre ad altre 30 che gli furono inviate. Il cosiddetto "Sacramentarium Leonianum"
invece una raccolta di orazioni e prefazioni della messa, composto nella seconda met del VI secolo.

Morte e sepoltura
Leone mor il 10 novembre 461 e fu sepolto nel vestibolo di San Pietro sul Vaticano. Nel 688 papa Sergio I fece
traslare il corpo all'interno della basilica, e vi fece erigere sopra un altare. Attualmente i resti di Leone si trovano in
San Pietro, sotto l'altare della cappella della Madonna della Colonna, a lui dedicato, dove furono traslati nel 1715.

Culto
Nel 1754 papa Benedetto XIV lo innalz alla dignit di dottore della Chiesa (doctor ecclesiae). La Chiesa Cattolica
Romana, fino al 1971, celebrava la sua festa l'11 aprile. Da allora la memoria viene celebrata il 10 novembre. Le
Chiese Ortodosse orientali lo commemorano, invece, il 18 febbraio.
Dal Martirologio Romano:
10 novembre - Memoria di san Leone I, papa e dottore della Chiesa: nato in Toscana, fu dapprima a Roma solerte
diacono e poi, elevato alla cattedra di Pietro, merit a buon diritto lappellativo di Magno sia per aver nutrito il gregge a lui
affidato con la sua parola raffinata e saggia, sia per aver sostenuto strenuamente attraverso i suoi legati nel Concilio
Ecumenico di Calcedonia la retta dottrina sullincarnazione di Dio. Ripos nel Signore a Roma, dove in questo giorno fu
deposto presso san Pietro.

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Papa Leone I

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Note
[1] Ed. Theodor Mommsen, I, 101 sqq., ed. Louis Duchesne, I, 238 sqq.
[2] C. Rendina, I Papi. Storia e segreti, pag. 109.
[3] Jacques-Paul Migne, P.L., L, 9 sqq.
[4] Ep. cxvi, ed. Ballerini, I, 1212; II, 1528
[5] Epp. I e II
[6] Sermo IX, 4, XVI, 4; XXIV, 4; XXXIV, 4 sq.; XLII, 4 sq.; LXXVI, 6
[7] Ep. VII.
[8] Epist. Leonis, ed. Ballerini, I, 626; ep. VIII inter Leon. ep..
[9] Ad an. 447; Mon. Germ. hist. Auct. Antiquissimi, IX, I, 341 sqq.
[10] Ep. XV.
[11] Ep. X.
[12] Epist. Leonis, ed. Ballerini, I 642.
[13] Epp. XL, XLI.
[14] Ep. LXV inter ep. Leonis.
[15] Ep. LXVI.
[16] C. Rendina, cit., pag. 110.
[17] C. Rendina, cit., pagg 110 e sg.
[18] Attila e Leone I sulle rive del Mincio (http:/ / www. governolo. it/ Storia/ Attila e S. Leone I. htm)
[19] Gillett, Andrew, Envoys and Political Communication in the Late Antique West, 411-533, Cambridge University Press, 2003, ISBN
0-521-81349-2, pp. 114-115, 200.
[20] C. Rendina, cit., pag 112.
[21] E. Gibbon, Decadenza e caduta dell'impero romano, cap. XXXV.

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume IX. New York 1910, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 ottobre 1910.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York.
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983.

Altri progetti

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Leone I (http://www.treccani.it/enciclopedia/leone-i-papa-detto-magno-santo/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Leone I, detto Magno (http://www.santiebeati.it/dettaglio/25000) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0440-0461-_Leo_I,_Magnus,_Sanctus.html) e traduzioni in italiano, inglese, francese.
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Sisto III

440 - 461

Ilario

Controllo di autorit VIAF: 9875336 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 9875336) LCCN: n83033219 (http:/ / id. loc. gov/
authorities/names/n83033219)
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Papa Leone I

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Papa Ilario
Papa Ilario

46 papa della Chiesa cattolica


Elezione

17 novembre 461

Consacrazione 19 novembre 461


Fine pontificato 28 febbraio 468
Predecessore
Successore

papa Leone I
papa Simplicio

Nascita

Sardegna, ?

Morte

28 febbraio 468

Sepoltura

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Papa Ilario, o Ilaro (Sardegna, ... Roma, 28 febbraio 468), fu il 46 vescovo di Roma e Papa della Chiesa
cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 461 alla sua morte.

Biografia
Prima di diventare papa
Nel 449 Ilario fu inviato insieme a Giulio, vescovo di Puteoli, come legato di Leone I al Secondo concilio di Efeso
(Latrocinium Ephesinum). Qui si batt vigorosamente per i diritti della sede romana e si oppose alla condanna di
Flaviano di Costantinopoli. Per questo motivo fu oggetto della violenza di Dioscoro di Alessandria, e si salv a mala
pena. In una delle sue lettere all'imperatrice Pulcheria di Bisanzio, rinvenuta in una raccolta di lettere di Leone I
(Leonis I Epistolae, num. XLVI., in P.L., LIV, 837 sq.), Ilario si scusava per non averle consegnato la lettera del
papa dopo il sinodo, ma, a causa di Dioscoro, che tentava di impedirgli di andare a Roma o a Costantinopoli, aveva
avuto grandi difficolt nell'organizzare la sua fuga e per portare al pontefice le notizie del risultato del concilio.

La politica gallica e spagnola


Secondo il Liber Pontificalis, dopo la morte di papa Leone I, un arcidiacono chiamato Ilario, sardo di nascita, fu
scelto per la successione. Con ogni probabilit egli fu consacrato il 19 novembre 461.
Il suo pontificato fu marcato dalla stessa politica vigorosa del suo grande predecessore. Specialmente gli affari della
Chiesa in Gallia e Spagna richiesero la sua attenzione: a causa della disorganizzazione politica dei due paesi, per
salvaguardare la gerarchia, era importante fortificare il governo della Chiesa. Hermes, un ex arcidiacono di Narbonne

Papa Ilario
aveva acquisito illegalmente la diocesi di quella citt. Furono allora inviati a Roma due prelati gallici per sottoporre
al papa questa ed altre problematiche della Chiesa di Gallia. Il 19 novembre 462 fu quindi convocato un sinodo
romano che giudic queste problematiche. Ilario rese note le sue decisioni tramite un'enciclica inviata ai vescovi
provinciali di Vienne, Lione, Narbonne e delle Alpi Marittime: Hermes doveva rimanere vescovo titolare di
Narbonne, ma i suoi privilegi episcopali gli furono tolti. Il vescovo di Arles doveva convocare un sinodo all'anno a
cui avrebbero dovuto partecipare tutti i vescovi provinciali che ne fossero stati in grado, tuttavia, le questioni
importanti avrebbero dovuto essere sottoposte alla Santa Sede. Nessun vescovo avrebbe potuto lasciare la sua diocesi
senza un permesso scritto del metropolitano; in caso tale permesso fosse negato, questi avrebbe potuto sottoporre
l'appello al vescovo di Arles. Riguardo alle parrocchie (paroeciae) rivendicate da Leonzio di Arles come
appartenenti alla sua giurisdizione, i vescovi di Gallia avrebbero potuto decidere dopo un'apposita investigazione. Le
propriet della chiesa non potevano essere alienate finch un sinodo non avesse esaminato le cause della vendita.
Poco tempo dopo, papa Ilario si trov coinvolto in un'altra disputa diocesana. Nel 463, Mamerto di Vienne aveva
consacrato un vescovo per la diocesi di Die, anche se questa Chiesa, in virt di un decreto di Leone I, apparteneva
alla provincia metropolitana di Arles. Quando Ilario ne venne a conoscenza, incaric Leonzio di Arles di convocare
un grande sinodo dei vescovi di molte province per investigare la questione. Il sinodo si tenne e, in base al rapporto
sottopostogli dal vescovo Antonio, il 25 febbraio 464 produsse un editto (Epist., X., a Mamerto di Vienne) che
incaricava il vescovo Verano di ammonire Mamerto affinch nel futuro si fosse astenuto da ordinazioni irregolari,
altrimenti i suoi privilegi sarebbero stati sospesi. Di conseguenza, la consacrazione del vescovo di Die doveva essere
sanzionata da Leonzio di Arles. In questo modo i privilegi primaziali della sede di Arles furono ripristinati secondo
quanto stabilito da Leone I. Allo stesso tempo i vescovi furono avvisati di non travalicare i loro confini, e di
convocare un sinodo annuale presieduto dal vescovo di Arles. Anche i diritti metropolitani della sede di Embrun
sulle diocesi delle Alpi Marittime furono tutelati dagli abusi di un certo vescovo Ausanio, particolarmente legato alle
due Chiese di Nizza e Cimiez.
In Spagna, Silvano, vescovo di Calahorra, aveva, con le sue ordinazioni episcopali, violato le leggi della Chiesa. Sia
il metropolitano Ascanio che i vescovi della Provincia di Tarragona, si lamentarono di questi avvenimenti presso il
papa e ne chiesero il giudizio. Prima ancora che giungesse una risposta alla loro petizione, gli stessi vescovi fecero
ricorso alla Santa Sede per una questione completamente diversa. Prima della sua morte Nundinario, vescovo di
Barcellona, espresse il desiderio che fosse scelto come suo successore Ireneo, anche se egli stesso lo aveva fatto
vescovo di un'altra sede. La richiesta fu accordata, un Sinodo di Tarragona conferm la nomina di Ireneo, quindi i
vescovi chiesero l'approvazione del papa. Il sinodo romano del 19 novembre 465, il pi antico sinodo romano i cui
archivi originali siano giunti fino a noi e che fu tenuto nella basilica di Santa Maria Maggiore, decise sulla
problematica. Dopo un'allocuzione del papa e la lettura delle lettere dalla Spagna, il sinodo decise che le leggi della
Chiesa non dovevano essere derogate. Oltre a questo, Ilario invi due lettere (Epist., XIII-XVII) ai vescovi di
Tarragona, in cui dichiarava che nessuna consacrazione sarebbe stata valida senza la sanzione del metropolita
Ascanio. Inoltre, a nessun vescovo fu permesso il trasferimento da una diocesi all'altra, cos per Barcellona dovette
essere scelto un altro al posto di Ireneo. I vescovi consacrati da Silvano sarebbero stati riconosciuti se fossero stati
nominati in sedi vacanti, e parimenti avessero soddisfatto i requisiti della Chiesa. Il Liber Pontificalis ricorda
un'Enciclica che Ilario sped ad oriente, per confermare i Concili Ecumenici di Nicea, Efeso, e Calcedonia e la lettera
dogmatica di Leone I a Flaviano, ma le fonti note non forniscono ulteriori informazioni.

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Papa Ilario

Politica interna
A Roma, Ilario lavor con zelo per l'integrit della fede cattolica. Nel 466, l'imperatore Antemio aveva un favorito
chiamato Filoteo, che frequentava riunioni di una setta eretica. Durante una delle visite dell'imperatore a San Pietro,
il papa lo chiam di fronte a tutti per rendere conto della condotta del suo favorito, esortandolo a promettere che
avrebbe fatto tutto ci che era in suo potere per tenere sotto controllo l'eresia.
Ilario fece erigere a Roma molte chiese ed altri edifici. A lui si devono due oratori nel battistero del Laterano, uno in
onore di Giovanni Battista, l'altro di Giovanni apostolo. Dopo la sua fuga dal "Latrocinio di Efeso", Ilario si era
nascosto nella cripta di San Giovanni Apostolo, ed egli attribu la sua liberazione all'intercessione dell'Apostolo
stesso. Sulle antiche porte dell'oratorio pu essere ancora letta questa iscrizione:
A San Giovanni Evangelista, liberatore del vescovo Ilario, un Servitore di Cristo.

Fece erigere anche una cappella in onore della Santa Croce nel battistero, un convento, due bagni pubblici, e
biblioteche vicino alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura. Fece costruire anche un altro convento all'interno delle
mura urbane. Il Liber Pontificalis menziona molte offerte votive fatte da Ilario nelle varie chiese.
La magnificenza e munificenza adottata nella sua attivit edilizia produsse diversi giudizi negativi nei confronti di
Ilario. Non fu tanto l'edificazione o il restauro dei numerosi edifici sacri, o le opere ornamentali realizzate per
l'abbellimento e la decorazione di tanti luoghi di culto e propriet della Chiesa, a generare dubbi e critiche, quanto
piuttosto l'eccessiva ed inopportuna opulenza delle opere e degli arredi acquisiti o fatti realizzare. Eccessiva per la
profusione di ori e altri materiali preziosi dappertutto impiegati con l'abbondanza di un mecenate rinascimentale;
inopportuna perch, come osserva il Gregorovius, "mentre Roma precipitava nella miseria e moriva, le chiese si
coprivano di pietre preziose e le basiliche traboccavano di tesori favolosi, davanti agli occhi di un popolo che si era
dissanguato nel tentativo di armare un esercito e una flotta contro i Vandali.". Se infatti vero che in quel periodo
nella Chiesa di Roma affluiva una fonte inesauribile di ricchiezze, potendo oltretutto fare affidamento su una
rilevante quantit di beni immobili, altrettanto innegabile che un cos rilevante utilizzo di ricchezze in opere di pura
esteriorit del culto religioso sminuiva quel ruolo "pastorale" e "sociale" che ci si sarebbe potuto aspettare dalla
Chiesa, soprattutto nel momento di grave crisi politica ed economica in cui l'Impero si dibatteva.

Morte e sepoltura
Mor il 29 febbraio 468, dopo un pontificato di sei anni, tre mesi, e dieci giorni. Fu sepolto nella chiesa di San
Lorenzo fuori le mura.

Culto
La sua memoria ricorre il 28 febbraio, ma il 29 febbraio negli anni bisestili.
Dal Martirologio romano:
29 febbraio - A Roma sulla via Tiburtina, deposizione di santIlario, papa, che scrisse lettere sulla fede cattolica, con cui
conferm i Concili di Nicea, di Efeso e di Calcedonia, mettendo in luce il primato della sede Romana.

27

Papa Ilario

28

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VII. New York 1910, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 giugno 1910.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Epistolae Romanorum Pontificum, edizione Thiel, I (Braunsberg, 1868), 126-74;
Jaffe, Regesta Rom. Pont., I (seconda edizione, Leipzig, 1885), 75-77;
Liber Pontificalis, edizione Duchesne, I, 242 sqq.;
Karl Joseph von Hefele, Conciliengeschichte, seconda edizione, II;
Grisar, Geschichte Roms und der Papste im Mittelalter, I (Freiburg im Br., 1901);
Rudolph von Langen, Geschichte der rmischen Kirche, II (Bonn, 1885), 113 sqq.;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983

Collegamenti esterni
Biografia di papa Ilario [1] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Ilaro [2] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Ilario [3]


Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Leone I

19 novembre 461 - 29 febbraio 468

Simplicio

Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Note
[1] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ ilaro_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[2] http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 89046
[3] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Saint_Hilarius?uselang=it

Papa Simplicio

29

Papa Simplicio
Papa Simplicio

47 papa della Chiesa cattolica


Elezione

3 marzo 468

Fine pontificato 10 marzo 483


Predecessore
Successore

papa Ilario
papa Felice III

Nascita

Tivoli, ?

Morte

10 marzo 483

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Simplicio (Tivoli, V secolo Roma, 10 marzo 483) fu il 47 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo
venera come santo. Fu papa dal 3 marzo 468 alla sua morte[1].

Biografia
Elezione e avvenimenti socio-politici
Secondo il Liber Pontificalis (ed. Duchesne, I, 249), Simplicio era figlio di un cittadino di Tivoli chiamato Castino.
Dopo la morte di Papa Ilario, nel 468, fu eletto come suo successore in un'atmosfera molto tranquilla.
Il suo pontificato fu caratterizzato da alcuni avvenimenti che segnarono la storia di Roma.
Dopo l'assassinio di Valentiniano III nel 455, si assistette ad una rapida successione di imperatori insignificanti, i
quali non furono in grado di contrastare le continue minacce di guerre e rivoluzioni che subiva l'impero, e che in
alcuni casi si trovarono ad essere totalmente manovrati da personaggi di spicco, che imponevano la loro influenza
sulla politica dello Stato, e al favore dei quali dovevano la loro sorte. Uno di costoro, Ricimero, entr in aspro
conflitto con l'imperatore Antemio, di cui era generale e genero, e concluse un accordo con il senatore Anicio
Olibrio, genero a sua volta dell'imperatrice d'Oriente Licinia Eudossia, finalizzato all'incoronazione di quest'ultimo al
posto di Antemio. Dopo un assedio che aggrav la carestia e la conseguente peste che si era diffusa in citt, nel
luglio del 472 Roma sub l'invasione e il saccheggio da parte delle truppe di Ricimero. Antemio fu ucciso, ma
l'epidemia stronc in quello stesso anno sia lo stesso Ricimero che il nuovo imperatore Anicio Olibrio. Fu in questo
clima che poco dopo, nel 476, gli Eruli di Odoacre entrarono in Italia al seguito di altre trib germaniche. Non
avendo praticamente incontrato alcuna resistenza Odoacre, divenuto ormai padrone del paese, pose fine all'Impero
d'Occidente deponendo l'ultimo imperatore, Romolo Augusto, e assumendo il titolo di Re d'Italia, con l'assenso del
Senato ed il successivo riconoscimento dell'Imperatore d'Oriente Zenone. Anche se ariano, Odoacre si comport con
rispetto nei confronti della Chiesa cattolica. Mantenne, inoltre, anche gran parte della struttura amministrativa

Papa Simplicio
esistente, cosicch il cambiamento non produsse grandi differenze per Roma. Ne produsse per per la Chiesa, come
osserva il Gregorovius: "liberatosi dell'imperatore d'Occidente, il papato cominci la sua ascesa e la Chiesa di
Roma crebbe potentemente sulle rovine, sostituendosi all'impero."[2].

La controversia monofisita
Durante la controversia monofisita, che ancora imperversava nell'Impero Orientale, Simplicio difese vigorosamente
l'indipendenza della Chiesa contro il Cesaropapismo degli imperatori Bizantini e l'autorit della Chiesa romana nelle
questioni di fede. Il ventottesimo canone del Concilio di Calcedonia (451) aveva concesso alla sede di Costantinopoli
gli stessi privilegi goduti dal vescovo di Roma, anche se il primato spettava comunque a quest'ultimo. Poich i legati
papali, su ordine del Papa, avevano protestato contro questa elevazione del Patriarca Bizantino, Papa Leone I ne
aveva confermato solamente le delibere dogmatiche. Il Patriarca di Costantinopoli cerc comunque di conferire al
canone forza di legge e spinse l'imperatore Leone II ad ottenere la sua conferma da parte di Simplicio. Questi, al
contrario, respinse la richiesta dell'imperatore e, contrariamente a quanto richiesto, limit i privilegi dei principali
patriarcati Orientali.
La ribellione di Basilisco che, nel 476, costrinse all'esilio l'imperatore Zenone e si appropri del trono bizantino,
intensific la disputa monofisita, permettendo ai loro patriarchi deposti, Timoteo Eluro di Alessandria e Pietro Fullo
di Antiochia, di tornare alle loro sedi. Contemporaneamente promulg un editto religioso (Enkyklikon) scritto da
Eluro, che imponeva di accettare solamente i primi tre sinodi ecumenici e rifiutava sia il Concilio di Calcedonia che
la Lettera di Papa Leone I. Tutti i vescovi avrebbero dovuto sottoscrivere l'editto. Il Patriarca di Costantinopoli
Acacio (dal 471) stava quasi per proclamare l'editto, ma la ferma presa di posizione del popolo, influenzato dai
monaci che erano convintamente cattolici, spinse Acacio ad opporsi all'imperatore e a difendere la fede minacciata.
Gli abati ed i presbiteri di Costantinopoli si unirono a papa Simplicio, che fece ogni sforzo per difendere le
definizioni del Concilio di Calcedonia. In varie lettere indirizzate ad Acacio, agli abati, ai presbiteri ed all'imperatore
stesso, il papa esort a permanere nella comunione con Roma. Allo stesso modo, patrocin con l'imperatore la causa
del Patriarca di Alessandria, Timoteo Salofaciolo che, per il fatto di essere rimasto in comunione con Roma, era stato
sostituito da Eluro. Quando l'Imperatore Zenone, nel 477, scacci l'usurpatore Basilisco e si ristabil sul trono
imperiale, invi al papa una confessione di fede completamente aderente ai principi del Concilio di Calcedonia.
Simplicio si congratul con lui per il suo reinsediamento (9 ottobre 477) e lo esort ad attribuire la vittoria a Dio, che
aveva desiderato ci per restituire la libert alla Chiesa.
Zenone abrog gli editti di Basilisco, band Pietro Fullo da Antiochia e reinsedi Timoteo Salofaciolo ad
Alessandria. Non si occup di Eluro a causa dell'avanzata et di quest'ultimo che, infatti, mor poco dopo. I
monofisiti di Alessandria, tuttavia, richiesero come suo successore Pietro Mongo, il primo arcidiacono di Eluro.
Spinto dal papa e dai cattolici orientali, Zenone esili Pietro Mongo, che per riusc nascondersi ad Alessandria,
dove la paura del potere dei monofisiti scongiur l'uso della forza da parte dell'imperatore. In un momento di
debolezza, lo stesso Salofaciolo aveva permesso l'inserimento del nome del patriarca monofisita Dioscoro nel canone
della messa. Il 13 marzo 478 Simplicio scrisse ad Acacio di Costantinopoli affinch esortasse Salofaciolo a
cancellare il disonore che si era gettato addosso e quest'ultimo, per giustificarsi, invi lettere e legati a Roma. Dietro
richiesta di Acacio, che era ancora attivo contro i monofisiti, il papa condann per eresia Pietro Mongo, Pietro Fullo,
Paolo di Efeso e Giovanni di Apamea. Nomin inoltre il Patriarca di Costantinopoli suo rappresentante per questa
problematica. Quando, nel 479, i monofisiti di Antiochia si rivoltarono contro il patriarca Stefano II e lo uccisero,
Acacio consacr Stefano III e Kalendion come suo successore. Simplicio richiese vigorosamente all'imperatore di
punire gli assassini del patriarca, e riprover Acacio di eccedere le sue competenze nel compiere queste
consacrazioni, tuttavia gli accord la necessaria dispensa.
Dopo la morte di Salofaciolo, i monofisiti di Alessandria scelsero nuovamente quale patriarca Pietro Mongo, mentre
i calcedonesi scelsero Giovanni Talaia. Sia Acacio che l'imperatore si opposero a Talaia, e favorirono Mongo che,
quindi, si rec a Costantinopoli a perorare la sua causa. Qui, con Acacio, si accord su una formula di unione tra i

30

Papa Simplicio
cattolici ed i monofisiti, che fu approvata dall'Imperatore Zenone nel 482 (Henotikon). L'Henotikon fu la causa dello
scisma acaciano, che dur fino al 519, quando l'imperatore d'oriente Giustino I di Bisanzio decise di abrogarlo. Nel
frattempo, il papa ricevette sia gli ambasciatori inviati da Talaia per notificargli la sua elezione, sia una lettera
dell'imperatore, nella quale Talaia veniva accusato di spergiuro e corruzione ed in cui c'era la richiesta di
riconoscimento di Mongo. Simplicio differ il riconoscimento di Talaia e, contemporaneamente, protest
energicamente contro l'elevazione di Mongo al Patriarcato di Alessandria. Tuttavia, Acacio mantenne la sua alleanza
con Mongo e cerc di far accettare ai vescovi orientali la sua decisione. Per molto tempo Acacio non invi
informazioni di alcun genere al papa, che lo rimprover severamente. Quando finalmente Talaia giunse a Roma, nel
483, Simplicio era gi morto.

Zelo di Simplicio nelle vicende interne della Chiesa di Roma


Nonostante le difficili vicende della Chiesa durante i disordini causati dalle migrazioni delle popolazioni barbariche
in Europa, Simplicio esercit una zelante cura pastorale anche in occidente. Prese decisioni sulle questioni
ecclesiastiche, nomin vicario papale (una sorta di nunzio apostolico) in Spagna Zenone, vescovo di Siviglia, in
modo che le prerogative della sede papale potessero essere esercitate nel paese stesso a beneficio
dell'amministrazione ecclesiastica. Quando nel 482 Giovanni, vescovo di Ravenna, design Mutina come diocesi
suffraganea della sua sede metropolitana e, senza averne il privilegio, consacr Giorgio vescovo di quella diocesi,
Simplicio si oppose vigorosamente e difese i privilegi della sede papale.
Proseguendo in parte l'opera del suo predecessore. Simplicio eresse quattro nuove chiese a Roma. Sul Colle del Celio
fu eretta una grande chiesa a pianta circolare, circondata da due ambulacri e dedicata a Santo Stefano; la parte
centrale di questo edificio, tuttora esistente, nota come Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio. La Chiesa di
Roma ricevette in dono dal goto Flavio Valila la basilica civile di Giunio Basso vicino alla Basilica di Santa Maria
Maggiore; Simplicio la trasform in chiesa e la dedic a sant'Andrea (Sant'Andrea Catabarbara), facendovi
aggiungere un'abside adorna di mosaici[3]. Fece anche costruire un'altra chiesa dedicata al primo martire, santo
Stefano, dietro alla basilica di San Lorenzo in Agro Verano, che non esiste pi. Inoltre, fece costruire una quarta
chiesa, ancora esistente, in onore di santa Bibiana, iuxta palatium Licinianum, dove era la tomba della Santa.
Per assicurare il regolare svolgimento delle funzioni, dell'amministrazione del battesimo e della disciplina della
penitenza nelle grandi basiliche ad corpus fuori delle mura urbane (le chiese di San Pietro in Vaticano, di San Paolo
sulla Via Ostiense e di San Lorenzo sulla Via Tiburtina), Simplicio ordin che il clero di tre sezioni designate della
citt doveva, secondo un ordine predeterminato, farsi carico delle funzioni religiose che vi si svolgevano.

Vicende che seguirono alla morte del Papa


Alla sua morte, Simplicio fu sepolto nel portico di San Pietro in Vaticano; in seguito, le sue spoglie furono traslate
nel poliandro della basilica e, da allora, non se ne sa pi nulla. Il Liber Pontificalis indica come giorno della sua
sepoltura il 10 marzo.
Dopo la sua morte Odoacre tent di influenzare la nomina del nuovo papa; il prefetto della citt Basilio, sostenne
pertanto che Papa Simplicio aveva pregato il re di emanare l'ordine che nessuno avrebbe dovuto essere consacrato
vescovo di Roma senza la sua approvazione. Il clero romano si oppose a questo editto che limitava il loro diritto di
elezione e continu a osservare l'editto emanato dall'imperatore Flavio Onorio su richiesta di Papa Bonifacio I,
secondo il quale poteva essere riconosciuto vescovo di Roma solamente chi fosse stato eletto secondo la forma
canonica con l'approvazione Divina ed il consenso universale.

31

Papa Simplicio

32

Culto
La sua memoria liturgica cade il 10 marzo.
Dal Martirologio Romano (ed. 2004):
10 marzo - A Roma presso san Pietro, san Simplicio, papa, che, al tempo delle invasioni dellItalia e dellUrbe da parte
dei barbari, confort gli afflitti, incoraggi lunit della Chiesa e rinsald la fede.

Note
[1] Biographisch-Bibliographischen Kirchenlexikon (BBKL)
[2] Come riportato in C.Rendina, "I Papi. Storia e segreti", pag. 118.
[3] Giovanni Battista De Rossi, Bull. di archeol. Crist., 1871, 1-64

Bibliografia
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma;
(EN) Catholic Encyclopedia, Volume XIV New York 1912, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 luglio
1909. Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York.

Liber pontificalis, edizione Duchesne, I, 249-251;


Jaffe, Regesta Pont. Rom., seconda edizione, I, 77-80;
(DE) Thiel, Epist. Rom. Pontif., I (Brunswick, 1868), 174 sq.;
Evagrio lo Scolastico, Hist. eccl., III, 4 sq.;
(DE) Grisar, Geschichte Roms und der Ppste, I, 153 sq., 324 sq.;
(DE) Rudolph von Langen, Geschichte der rmischen Kirche, II (Bonn, 1885), 126 sqq.;
(DE) Wurm, Die Papstwahl (Colonia, 1902).
Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1983.

Altri progetti

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Simplicio (http://www.treccani.it/enciclopedia/simplicio_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Simplicio Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/43650) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Ilario

3 marzo 468 - 10 marzo 483

Felice III

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Papa Felice III

33

Papa Felice III


Papa Felice III

48 papa della Chiesa cattolica


Elezione

13 marzo 483

Fine pontificato 1 marzo 492


Predecessore

papa Simplicio

Successore

papa Gelasio I

Nascita

Roma, ?

Morte

1 marzo 492

Sepoltura

Basilica di San Paolo fuori le mura

Felice III, della gens Anicia[1] (Roma, ... Roma, 1 marzo 492), fu il 48 vescovo di Roma e papa della Chiesa
cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 13 marzo 483 alla sua morte.

Biografia
Felice nacque da una famiglia senatoriale romana, la gens Anicia; figlio di un ecclesiastico[2], sembra che prima di
accedere agli ordini sacri, sia stato sposato ed abbia avuto un figlio, Gordiano, padre a sua volta del futuro Papa
Agapito I e di Palatino, a sua volta padre di un secondo Gordiano e nonno di Papa Gregorio I.
In realt di Felice, titolare di Fasciolae, non si conosce nulla di certo fino a quando non successe a papa Simplicio
(483).

L'eresia monofisita
A quella data la Chiesa era ancora nel mezzo del suo lungo conflitto con l'eresia di Eutiche. L'anno precedente,
l'imperatore Zenone, dietro suggerimento di Acacio, Patriarca di Costantinopoli, aveva pubblicato un editto noto
come Henotikon o Atto di Unione, nel quale dichiarava che nessun simbolo di fede, diverso da quelli stabiliti a
Nicea, con le aggiunte del 381, poteva essere riconosciuto. L'editto venne interpretato come un obbligo di
riconciliazione tra cattolici ed eutichiani, ma provoc conflitti pi grandi che mai, e divise la Chiesa orientale in tre o
quattro fazioni. Nel momento in cui i cattolici rifiutarono l'editto, l'imperatore sostitu i patriarchi di Antiochia di
Siria e quello di Alessandria d'Egitto. Pietro Fullo, un noto monofisita, si insedi nella sede di Antiochia e Pietro
Mongo, occup quella di Alessandria. Nel suo primo sinodo, Felice scomunic Pietro Fullo, che fu condannato
anche da Acacio in un sinodo di Costantinopoli. Nel 484, Felice scomunic anche Pietro Mongo, un atto che fece
sorgere un scisma fra Oriente ed Occidente e che non fu ricomposto per i successivi 35 anni. Pietro Mongo, tuttavia,
si ingrazi l'imperatore ed Acacio sottoscrivendo l'Henoticon, e, con sommo dispiacere di molti dei vescovi, fu

Papa Felice III


riammesso in comunione da Acacio.
Felice, dopo aver convocato un nuovo sinodo, sped dei legati all'imperatore e ad Acacio per ingiungergli di espellere
Pietro Mongo da Alessandria e per costringere Acacio a presentarsi a Roma per spiegare la sua condotta. I legati
furono catturati e imprigionati; poi spinti da minacce e promesse, entrarono in comunione con gli eretici inserendo il
nome di Pietro Mongo nella lettura dei sacri dittici. Quando il loro tradimento fu reso noto a Roma da Simeone, uno
dei monaci Acaemeti, Felice convoc un sinodo di 77 vescovi nella Basilica Laterana, che scomunic Acacio ed i
legati pontifici. Sostenuto dall'imperatore, Acacio ignor la scomunica, rimosse il nome del papa dai sacri dittici e
rimase nella sua sede fino alla morte, che ebbe luogo nel 489. Il suo successore Fravita, invi dei messaggeri a Felice
con l'assicurazione che non sarebbe stato in comunione con Pietro Mongo, ma, avendo il papa compreso che questa
era una falsit, lo scisma continu. Pietro, essendo nel frattempo morto Etimo, il successore di Fravita, cerc di
rientrare in comunione con Roma ma il papa rifiut, dato che il nuovo vescovo non toglieva i nomi dei suoi due
predecessori dai sacri dittici. Lo scisma, noto come Scisma Acaciano termin solo nel 518, durante il regno di
Giustiniano I di Bisanzio.

L'eresia ariana
In Africa, i Vandali Genserico e suo figlio Unerico avevano perseguitato la Chiesa per pi di 50 anni ed avevano
costretto molti cattolici all'esilio. Quando la pace fu ristabilita, molti di quelli che per paura erano caduti nell'eresia
ed erano stati ribattezzati ariani, desiderarono ritornare alla Chiesa. Poich venivano respinti da coloro che erano
rimasti fedeli, fecero appello a Felice, che convoc un sinodo nel 487, e sped una lettera ai vescovi d'Africa in cui
esponeva le condizioni alle quali costoro avrebbero potuto essere riammessi in seno alla Chiesa.
Felice mor nel 492, dopo 8 anni, 11 mesi e 23 giorni di regno. Fu sepolto nella tomba di famiglia della basilica di
San Paolo fuori le mura.
Felice de Anici, che in vita non ebbe numerale, avrebbe dovuto portare il nome pontificale Felice II, in quanto Felice
II, ariano, fu antipapa contro Liberio; tuttavia, dato che l'antipapa Felice II fu confuso con l'omonimo San Felice
Martire, venerato dalla Chiesa cattolica come santo, per molti secoli nella numerazione era stato ugualmente
considerato.

Culto
La festa di Felice ricorre il 1 marzo.
Dal Martirologio Romano (ed. 2004):
1 marzo - A Roma presso San Paolo sulla via Ostiense, san Felice III, papa, che fu antenato del papa san Gregorio
Magno.

Note
[1] Da non confondersi con Felice Anicio Frangipane, vissuto a Roma nell'VIII secolo e cos soprannominato perch distribu del pane durante
una carestia.
[2] Josef Gelmi, I papi, Rizzoli, Milano, 1987

34

Papa Felice III

35

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VI. New York 1909, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 settembre 1909.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Felice III (http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Felice III (II) Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/89048) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0483-0492-_Felix_III,_Sanctus.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Simplicio

483 - 492

Gelasio I

Controllo di autorit VIAF: 77120901 (http://viaf.org/viaf/77120901)


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Papa Gelasio I

36

Papa Gelasio I
Papa Gelasio I

49 papa della Chiesa cattolica


Elezione

1 marzo 492

Consacrazione

492

Fine pontificato

21 novembre 496

Predecessore
Successore

papa Felice III


papa Anastasio II

Nascita

Nordafrica, ?

Morte

Roma, 21 novembre 496

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Gelasio I (Cabilia, 400 Roma, 21 novembre 496) fu il 49 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo
venera come santo. Il suo papato dur dal 1 marzo 492 alla sua morte.
tuttora l'ultimo papa africano.

Biografia
Gelasio, come egli stesso dichiarava in una lettera all'imperatore Anastasio I (Epistola XII, n. 1), era Romanus natus.
Tuttavia, il Liber Pontificalis riporta che era natione Afer, quindi, a volte, viene indicato come persona di colore. Per
afer, tuttavia, si intendeva un nativo della provincia d'Africa, pertanto, papa Gelasio, nativo della Cabilia (Algeria),
la cui popolazione indigena, i berberi, di pelle bianca, poteva anche non essere di colore.
Prima della sua elevazione al soglio di Pietro, Gelasio era stato spesso impiegato dal suo predecessore Felice III,
soprattutto nella stesura di documenti ecclesiastici, e la sua elezione, il 1 marzo 492, fu un gesto di continuit. Tale
questione ha portato alcuni studiosi a confondere gli scritti dei due pontefici.

La questione acaciana ed il primato della Santa Sede


Alla sua elezione al papato, Gelasio immediatamente mostr la forza del suo carattere e l'alta concezione che aveva
della sua posizione attraverso la fermezza con la quale tratt i seguaci di Acacio. Malgrado tutti gli sforzi
dell'ortodosso Patriarca di Costantinopoli Eufemio e le minacce dell'imperatore Anastasio, che provarono ad ottenere
il riconoscimento da parte della Sede Apostolica, Gelasio, sebbene pressato dalle difficolt domestiche, non volle
stipulare alcuna pace che potesse compromettere anche minimamente i privilegi e gli onori della sede petrina,
pretendendo l'eliminazione del nome di Acacio dai Sacri dittici. La separazione dall'imperatore e dal patriarca di
Costantinopoli, a questo punto, fu inevitabile, poich questi avevano abbracciato l'idea di un'unica natura divina
(Monofisita) di Cristo, che il partito papale vedeva come un'eresia.
Il libro di Gelasio De duabus in Christo naturis ("Della natura duale di Cristo") delineava il punto di vista
calcedonese. La costanza con la quale combatt le pretese, laiche ed ecclesiastiche, della nuova Roma; la risolutezza

Papa Gelasio I

37

con la quale rifiut di permettere che la preminenza civile o temporale di una citt ne determinasse il relativo grado
ecclesiastico; il coraggio con cui difese i privilegi della seconda e della terza sede, Alessandria d'Egitto ed Antiochia
di Siria, sono alcune delle caratteristiche pi notevoli di suo pontificato. Il pontificato di Gelasio, per, fu troppo
breve per ottenere la completa sottomissione e riconciliazione dell'ambiziosa chiesa di Bisanzio; lo scisma dur fino
al pontificato di Papa Ormisda (514-523).

La separazione dei poteri


A livello politico, la scomunica di Acacio da parte di Felice, aveva
attaccato le fondamenta del potere dell'Imperatore. Gelasio si
appoggi ad Ambrogio e ad Agostino per formulare, nel 494, un
fondamento politico per la Chiesa Cattolica d'Occidente basato su
una distinzione dei poteri derivata dal diritto romano. Gelasio
defin i poteri separati di Chiesa e Stato che, da allora, hanno
caratterizzato la cultura occidentale. Gelasio sosteneva con
fermezza che Roma doveva il suo primato ecclesiastico non ad un
Concilio ecumenico n a tutta l'importanza temporale che potesse
aver posseduto, ma alla Divina istituzione da parte di Cristo stesso,
che confer il primato sull'intera chiesa a Pietro ed ai suoi
successori (si vedano in particolar modo le sue lettere ai vescovi
orientali ed il decreto sui libri canonici ed apocrifi). Nei suoi
rapporti con l'imperatore si mise allo stesso livello dei grandi
pontefici medioevali; Gelasio faceva notare che esistevano figure
nella tradizione Biblica che erano sia Re che sacerdoti, come
Melchisedec, ma dall'epoca di Cristo
Due sono, Augusto Imperatore, quelle che reggono principalmente

Raffigurazione di papa Gelasio I nel portone della


basilica dei Santi Gervasio e Protasio di Rapallo.

questo mondo: la sacra autorit dei vescovi e la potest regale. Delle


quali tanto pi grave la responsabilit dei sacerdoti in quanto devono rendere conto a Dio di tutti gli uomini, re
compresi.
Se nellordine delle cose pubbliche i vescovi riconoscono la potest che ti stata data da Dio, e obbediscono alle tue
leggi senza voler andare contro le tue decisioni nelle cose del mondo; con quale affetto devi tu obbedire a coloro che sono
incaricati di dispensare i sacri misteri?

Basandosi sulla tradizione romana, il potere della chiesa era auctoritas, un potere legislativo, mentre l'autorit
dell'Imperatore era potestas, un potere esecutivo. Nel diritto romano, che era supremo, l'auctoritas era superiore alla
potestas. Il problema immediato di Gelasio era di tenere l'Imperatore al di fuori degli affari dottrinali, formulando un
contrappeso alla contrastante teorie Bizantina del potere, generalmente caratterizzata come Cesaropapismo. Lo
scisma prodotto da Felice e Gelasio si ricompose infine, ma non per sempre, e la teoria gelasiana dei poteri di
auctoritas e potestas rimase assopita fino a quando non fu risvegliata, in una forma radicalmente nuova, da Papa
Gregorio VII, che domand, non solo la separazione di Chiesa e Stato, ma la soggezione di tutti i Re e gli Imperatori
all'autorit papale.

Papa Gelasio I

Soppressione dei riti pagani ed eretici


I problemi con le altre Chiese, tuttavia, non furono le uniche occasioni per mettere alla prova l'energia e la forza di
Gelasio. Guardando pi vicino a casa, il pontefice riusc, dopo una lunga lotta, a sopprimere l'antica festa romana dei
Lupercalia, che egli considerava un rimasuglio superstizioso ed in qualche modo licenzioso di paganesimo. La
lettera di Gelasio al senatore Andromaco, copriva le questioni principali della controversia e, incidentalmente, offre
alcuni dettagli su questa festa, che combinava fertilit e purificazione, che altrimenti sarebbero andati perduti. I
Lupercalia di febbraio vennero sostituiti da una festa che celebrava la purificazione e la fertilit della Vergine Maria.
Strenuo sostenitore delle vecchie tradizioni, Gelasio tuttavia sapeva quando fare eccezioni o modifiche: Gelasio
stan i manichei che, presenti a Roma in gran numero, cercavano di sviare l'attenzione dalla loro propaganda
fingendo di essere Cattolici, decretando che l'eucaristia venisse ricevuta "nelle due forme", con il vino oltre che con
il pane. Poich i Manichei ritenevano il vino impuro ed essenzialmente peccaminoso, avrebbero rifiutato il calice e
sarebbero stati quindi individuati. Successivamente, con i Manichei soppressi, ritorn in voga il vecchio metodo di
ricevere la comunione solo in forma di pane.

Il Canone della Bibbia ed il Messale


Connessa a queste spinte verso l'ortodossia fu la definizione di quali libri dovessero essere considerati canonici. La
fissazione del Canone della Bibbia stata tradizionalmente attribuita a Gelasio, anche se, probabilmente fu opera di
Papa Damaso I. Gelasio pubblic in un sinodo romano (494), il suo celebrato catalogo delle autentiche scritture dei
Padri, assieme a una lista di lavori apocrifi e interpolati, e ad una lista di libri eretici proscritti (Epistola XLII). A
questo catalogo era naturale premettere il Canone delle Scritture come era stato determinato dai precedenti Pontefici,
cos, nel corso del tempo, il Canone stesso fu attribuito a Gelasio. Nel suo zelo per la bellezza e la maestosit del
servizio divino, Gelasio compose molti inni, prefazioni e collette ed stil un libro per la Messa. Il Messale che porta
comunemente dal suo nome, il Sacramentarium Gelasianum, fu, per, composto solo il secolo successivo. Quanto di
esso sia opera di Gelasio ancora una questione dibattuta.

Le usanze
A Gelasio si deve anche l'usanza delle ordinazioni nei giorni di magro (Epistola XV), cos come l'applicazione della
quadruplice divisione dei redditi ecclesiastici, sia redditi di propriet che donazioni volontarie dei fedeli: una parte
per i poveri, un'altra per il supporto delle chiese e l'arricchimento del servizio divino, una terza per il vescovo e la
quarta per il clero minore. Sebbene alcuni autori attribuiscano l'origine di questa divisione dei fondi monetari della
chiesa a Gelasio, tuttavia il pontefice parla di essa (Epistola XIV, n. 27) come dudum rationabiliter decretum, che
era stato in vigore per un certo periodo. In realt, gi Papa Simplicio (475, Epistola I, n. 2) impose la restituzione ai
poveri ed alla chiesa ad un vescovo che aveva contravvenuto a questo obbligo; conseguentemente deve essere
considerare almeno come un'abitudine della chiesa. Non contento di una semplice enunciazione di questo dovere
caritatevole, Gelasio lo inseriva frequentemente nei suoi scritti ai vescovi.

Morte
Alla fine di un regno breve ma dinamico, la sua morte (o la sua inumazione) avvenne il 21 novembre 496. Oltre che
per la sua intransigenza nei confronti di imperatori ed eretici, fu comunque noto per la benevolenza dimostrata nei
confronti dei bisognosi. Il pi bell'elogio dopo la sua morte fu quello di Dionigi il Piccolo:
Mor povero dopo aver arricchito i poveri.

Ebbe, inoltre, una profonda influenza sullo sviluppo della politica della chiesa, della liturgia e della disciplina
ecclesiastica. Tantissimi suoi decreti sono stati, infatti, incorporati nel Diritto Canonico.
Venne sepolto nel portico di San Pietro in Vaticano.

38

Papa Gelasio I

Le opere
Gelasio fu lo scrittore pi prolifico tra i primi Papi. Una grande quantit di corrispondenza di Gelasio
sopravvissuta, quarantadue lettere e frammenti di altre quarantanove, archiviate attentamente in Vaticano, che
spiegano incessantemente ai vescovi orientali il primato della sede di Roma. Una delle lettere di Gelasio I
ammonisce le tendenze cesaropapiste dell'imperatore Anastasio. Esistono inoltre sei trattati e il decreto sui libri
canonici e apocrifi tra questi:
De anathematis vinculo
Infine esiste un'opera erroneamente attribuita a lui ma che risalirebbe al VI secolo (da autore sconosciuto) anche se
alcune sue parti sono di papa Damaso (366-384):
Decretum Gelasianum

Culto
La festa di Gelasio ricorre il 21 novembre.
Dal Martirologio Romano (ed 2004):
21 novembre - A Roma presso san Pietro, san Gelasio I, papa, che, insigne per dottrina e santit, onde evitare che
lautorit imperiale nuocesse allunit della Chiesa, illustr con vera profondit di analisi le prerogative dei due poteri,
temporale e spirituale, sostenendo lesigenza di una mutua libert; spinto dalla sua grande carit e dai bisogni degli
indigenti, per soccorrere i poveri mor egli stesso poverissimo.

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VI. New York 1909, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 settembre 1909.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6
Claudio Rendina, I papi, Roma, Ed. Newton Compton, 1990

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Gelasio I [1]

Collegamenti esterni

Biografia di papa Gelasio I [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani


Scheda su San Gelasio I [3] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici [4]
Dizionario biografico Treccani [5]

39

Papa Gelasio I

40

Voci correlate

Quarta pauperum
Decretum Gelasianum
De anathematis vinculo
Collectio Dionysiana
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Felice III

492 - 496

Anastasio II

Controllo di autorit VIAF: 79147864 [6] LCCN: n82133707 [7]


Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Gelasius_I?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ gelasio-i_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 90444
[4]
[5]
[6]
[7]

http:/ / www. documentacatholicaomnia. eu/ 01_01_0492-0496-_Gelasius_I,_Sanctus. html


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ gelasio-i-papa-santo_(Dizionario-Biografico)/
http:/ / viaf. org/ viaf/ 79147864
http:/ / id. loc. gov/ authorities/ names/ n82133707

Papa Anastasio II
Papa Anastasio II

50 papa della Chiesa cattolica


Elezione

24 novembre 496

Fine pontificato 19 novembre 498


Predecessore

papa Gelasio I

Successore

papa Simmaco

Nascita

Roma, ?

Morte

19 novembre 498

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Papa Anastasio II

41

Anastasio II (Roma, ... 19 novembre 498) fu il 50 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. Fu papa dal 24
novembre 496 alla propria morte.

Biografia
Non si conoscono le origini della famiglia, probabilmente greca stabilitasi a Roma.
Anastasio II fu consacrato papa il 24 novembre del 496.
Visse all'epoca di Acacio di Costantinopoli, iniziatore dell'eresia monofisita. Cercando la via della riconciliazione,
piuttosto che quella della condanna, egli invi una delegazione a Costantinopoli (497) per avviare delle trattative. Il
papa insisteva sul voler togliere il nome di Acacio dai sacri dittici, ma pareva intenzionato a riconoscerne la validit
degli atti sacrali.
Il suo atteggiamento conciliativo sollev, nel clero di Roma, le critiche pi aspre, specie dopo la benevola
accoglienza del diacono Fotino di Tessalonica. Le buone disposizioni del papa sembrarono, a persone di troppo zelo,
troppo aperte alle correnti ereticali. Sul Liber Pontificalis viene riportata una sua scarna biografia che sottolinea il
suo aver voluto accordarsi con gli eretici senza il consiglio dei vescovi e degli altri religiosi della curia, restando
isolato.
Anastasio II provvide a decorare in argento la "confessio" sul sepolcro del martire Lorenzo nella basilica suburbana a
lui dedicata.
Mor il 19 novembre del 498. Secondo la tradizione la sua morte sarebbe stata simile a quella di Ario il quale, mentre
era intento alle sue funzioni corporali e fisiologiche, perse tutte le viscere che si sparsero sul terreno.
Fu sepolto nell'atrio dell'antica basilica vaticana.

Fama
Sebbene alcuni storici abbiano ritenuto spurio questo passo, fu in base a questa forte tradizione, ben conosciuta nel
Medioevo, che Dante colloc questo Papa all'Inferno tra gli epicurei, cio gli "atei". Sulla sua tomba infuocata il
poeta immagin di leggere questo epitaffio, ricordando anche l'eresia di Fotino di Sirmio (vissuto un secolo prima di
Anastasio II: nei versi citati, Fotin soggetto di trasse, mentre lo qual, cio appunto Anastasio, complemento
oggetto):
...Anastasio papa guardo,
lo qual trasse Fotin dalla via dritta
(Inf.XI, 8-9)

Il titolo di "santo" gli viene attribuito in alcune liste di Romani Pontefici e da qualche scrittore; a uno studio
approfondito si nota, tuttavia, che il suo nome non si trova in alcun Martirologio antico, n esiste alcuna traccia di
culto su di lui.

Papa Anastasio II

42

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume I. New York 1907, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 marzo 1907. Remy
Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, "Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI", Padova 1975, pag. 63.

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Anastasio II [1]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Anastasio II [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Anastasio II [3] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Gelasio I

496 - 498

Simmaco

Controllo di autorit VIAF: 232083335 [4]


Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Note
[1]
[2]
[3]
[4]

http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Anastasius_II?uselang=it


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ anastasio-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 78350
http:/ / viaf. org/ viaf/ 232083335

Papa Simmaco

43

Papa Simmaco
Papa Simmaco

51 papa della Chiesa cattolica


Elezione

22 novembre 498

Fine pontificato 19 luglio 514


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Anastasio II
papa Ormisda

Nascita

Sardegna, ?

Morte

19 luglio 514

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Simmaco (Sardegna, ... Roma, 19 luglio 514) fu il 51 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo
venera come santo. Il suo papato dur dal 22 novembre 498 alla sua morte. noto in particolare per lo scisma
causato dalla sua lotta contro Lorenzo, considerato antipapa.

Biografia
Secondo il Liber Pontificalis, Simmaco nacque in Sardegna, in data ignota, da un certo Fortunato. Con tutta
probabilit nacque in un piccolo centro in provincia di Oristano, Simaxis (che deriva dal nome Simaco) dove ancora
oggi si celebra in suo onore la festa patronale il 19 luglio. Fu battezzato a Roma (Thiel, Epist. pont. rom., I, 702),
dove divenne diacono sotto papa Anastasio II.

Papa e antipapa
Il 22 novembre 498, immediatamente dopo la morte del suo predecessore, presso la Basilica Laterana, Simmaco
venne eletto papa dalla maggioranza del clero. Tale elezione fu appoggiata anche da una parte dei senatori di Roma.
Per, pi tardi, nello stesso giorno, una fazione dissidente riunitasi presso la basilica di Santa Maria Maggiore elesse
l'arciprete Lorenzo. Questa elezione era appoggiata dal partito bizantino e dai rimanenti senatori. Secondo Teodoro
Lettore (P.G., LXXXVI, 193), la fazione laurenziana fu aiutata dal denaro elargito dal ricco senatore Festo, che
sperava di influenzare Lorenzo in modo da fargli firmare l'Henotikon, l'editto di fede dell'imperatore Zenone di
Bisanzio; al fianco di Simmaco si schier l'influente senatore Anicio Probo Fausto.
Nonostante la doppia elezione, entrambe le fazioni fecero appello al re goto Teodorico il Grande, che tuttavia non era
cattolico ma ariano, affinch i due candidati fossero convocati a Ravenna e si attenessero alla sua decisione.
Teodorico si pronunci in favore di Simmaco per il fatto che era stato scelto per primo e dalla maggioranza del clero.

Papa Simmaco
Lorenzo si sottomise alla decisione.
Durante un sinodo tenutosi a Roma il 1 marzo 499, del quale si sono conservati gli atti, Simmaco, che ormai era
universalmente riconosciuto quale capo della Chiesa, invest Lorenzo della diocesi di Nocera in Campania. Il sinodo
ordin, inoltre, che qualsiasi appartenente al clero romano che cercava di accaparrare voti per un successore al
papato durante la vita del papa, o che teneva consultazioni per quello scopo, avrebbe dovuto essere deposto. Stabil
anche che il Papa poteva scegliere il suo successore e clero, senato e popolo dovevano accettarlo, onde evitare dissidi
e divisioni come quelli occorsi alla sua elezione. Senato e popolo non accetteranno mai di essere privati della loro
prerogativa di scegliersi il Papa. Re Teodorico fu ringraziato per la sua decisione non di parte l'anno seguente, in
occasione della sua visita a Roma, quando fu acclamato e ricevuto con tutti gli onori sia dal papa che dal popolo.

Il Synodus Palmaris
Tuttavia, il partito bizantino, guidato dai due senatori Festo e Probino, rimase ostile a Simmaco e continuava a
coltivare la speranza di rovesciare il papa e guadagnare la sede di Roma a Lorenzo. L'occasione si present l'anno
seguente, il 501. Simmaco celebr la Pasqua il 25 marzo, secondo l'antica usanza romana, mentre i bizantini
osservarono la festivit il 22 aprile, secondo il nuovo conteggio. La fazione di Lorenzo si appell a Teodorico contro
Simmaco, aggiungendo altre accuse oltre a questa sulla celebrazione della Pasqua. Teodorico convoc Simmaco che
part per incontrarlo; a Rimini, per, venne a conoscenza delle accuse e, rifiutando di riconoscere il re quale suo
giudice, torn a Roma.
Il partito avversario, che ora lo accusava anche di sperperare le propriet della Chiesa, si rinforz ed occup il
Palazzo Laterano. Simmaco fu costretto a trasferirsi nei pressi della basilica di san Pietro in Vaticano, fuori dalle
mura cittadine. I suoi oppositori invitarono il re a convocare un sinodo per indagare sulle accuse e a nominare un
reggente per la sede di Roma. Simmaco acconsent alla convocazione del sinodo, ma protest contro l'invio di un
reggente. Teodorico, tuttavia, invi quale reggente Pietro, vescovo di Altinum, che avrebbe dovuto amministrare la
Chiesa di Roma al posto del papa incriminato. Pietro giunse a Roma e, contravvenendo agli ordini del re, prese
posizione in favore di Lorenzo. Per questo, poco tempo dopo, Teodorico lo rimosse. Non molto dopo la Pasqua, fra il
maggio ed il luglio 502, il sinodo si riun nella basilica Giuliana (Basilica di Santa Maria in Trastevere). Il papa
dichiar di fronte all'assemblea che si era presentato di sua spontanea volont e che era pronto a rispondere alle
accuse di fronte al sinodo, a condizione che il reggente fosse rimosso e lui fosse ristabilito come amministratore della
Chiesa. La maggior parte dei vescovi acconsent a queste richieste e fu inviata un'ambasciata al re per richiedere
l'esecuzione delle condizioni. Teodorico, tuttavia, rifiut e richiese, in primo luogo, un'indagine sulle accuse contro il
papa. Una seconda sessione del sinodo, quindi, si riun il 1 settembre 502, nella basilica Sessoriana (Basilica di
Santa Croce in Gerusalemme) e qui fu letto ad alta voce, dalla minoranza, l'atto d'accusa redatto dalla fazione
laurenziana. Simmaco volle recarsi al sinodo per difendersi, ma lungo la strada fu attaccato dai suoi avversari. Si
salv per miracolo e a stento riusc a tornare a San Pietro; parecchi presbiteri che erano con lui furono uccisi o feriti.
I Goti inviati da Teodorico gli promisero una scorta, ma il papa ormai si rifiutava di comparire di fronte al sinodo,
anche se fu invitato tre volte. Di conseguenza, i vescovi riuniti nella terza sessione, tenutasi intorno alla met di
settembre, dichiararono che non potevano giudicare il papa, perch era comparso solo due volte di fronte ai suoi
giudici e perch non c'erano precedenti che un occupante della sede di Roma fosse stato giudicato da altri vescovi.
Pertanto, invitarono il clero avversario a sottomettersi al papa ed il re a permettere ai vescovi di tornare alle loro
diocesi. Tutti questi passi furono per inutili: la maggior parte del clero e del popolo parteggiava per Simmaco,
sebbene la minoranza del clero e la maggioranza dei senatori parteggiasse per Lorenzo. Una quarta sessione,
denominata Synodus Palmaris, o dal luogo in cui si tenne (ad Palmata, Palma), o perch era la sessione pi
importante (palmaris), quindi, fu convocata per il 23 ottobre 502. In questa sessione si decise che, a causa dei motivi
precedentemente addotti, la decisione doveva essere lasciato al giudizio di Dio; Simaco doveva essere considerato
innocente di tutti i crimini di cui era stato accusato e quindi pienamente investito del suo ufficio episcopale; l'intera
propriet della Chiesa doveva essere trasferita a lui; chiunque fosse tornato alla sua obbedienza non sarebbe stato

44

Papa Simmaco
punito, ma chiunque avesse intrapreso le funzioni ecclesiastiche a Roma senza il permesso papale doveva essere
considerato uno scismatico. La decisione fu sottoscritta da settantacinque vescovi, fra cui i vescovi di Milano e di
Ravenna. Molti vescovi tornarono alle loro diocesi tuttavia, la maggioranza di loro incontr i presbiteri romani in
San Pietro per una quinta sessione del sinodo presieduta da Simmaco stesso il 6 novembre 502. L'editto pubblicato
dal prefetto Basilio (483), regolante la gestione dei possedimenti della Chiesa fu dichiarato non valido e Simmaco
pubblic un nuovo editto sulla gestione di questa propriet e specialmente sulla sua vendita.

Il ritiro di Lorenzo
Re Teodorico, non soddisfatto della decisione del sinodo, anche se la stragrande maggioranza dei vescovi italiani era
dalla parte del legittimo papa, non fece nulla per rendere effettivo quanto deciso dal sinodo. Di conseguenza,
l'opposizione richiam Lorenzo a Roma. Questi prese dimora nel Palazzo del Laterano, che era nelle mani dei suoi
sostenitori, mentre Simmaco mantenne la casa del vescovo (episcopium) presso San Pietro. La divisione continu per
quattro anni, durante i quali entrambi i partiti continuarono una furiosa diatriba e Lorenzo fece aggiungere il suo
ritratto alla serie dei papi nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Tuttavia, alcune personalit impiegarono la loro
influenza in favore di Simmaco, come il vescovo Avito di Vienne che, dietro richiesta dei vescovi gallicani, invi
una lettera urgente al senato in nome del legittimo papa per il ripristino dell'unit. Simmaco, gradualmente, guadagn
alla sua causa un certo numero di sostenitori di Lorenzo.
L'evento pi fausto per la ricomposizione dello scisma fu, comunque, la mediazione del diacono Dioscuro di
Alessandria, che era giunto a Roma. Fu incaricato da Simmaco di recarsi presso Teodorico e convincerlo a passare
dalla sua parte. Poich il re desiderava agire contro il partito di Lorenzo, che propendeva per Costantinopoli,
l'ambasceria raggiunse i risultati sperati. Comand al senatore Festo, capo della fazione ostile, di restituire tutte le
chiese romane a Simmaco e, poich Lorenzo aveva perduto molti sostenitori fra i senatori, l'ordine del re fu eseguito
senza difficolt. L'antipapa, obbligato a lasciare Roma, si ritir in un podere che apparteneva al suo protettore Festo.
Ormai, a Roma, rimaneva solo un piccolo gruppo di sostenitori di Lorenzo che si opponeva a Simmaco, ma era
insignificante e, successivamente, si riconcili con Ormisda, il successore di Simmaco.
Durante lo scisma comparve un certo numero di scritti polemici quali il trattato Contra Synodum absolutionis
incongruae della fazione di Lorenzo, a cui il diacono Ennodio rispose con il Libellus adversus eos qui contra
Synodum scribere praseumpserunt (Mon. Germ. Hist.: Auct. ant., VII, 48 sq.). Mentre l'autore della biografia di
Simmaco riportata nel Liber Pontificalis molto favorevole al papa, l'autore di un'altra delle biografie papali sostiene
la causa di Lorenzo ("Frammento Laurentino", nel Liber Pontificalis ed. Duchesne, I, 44-46). Durante la disputa i
sostenitori di Simmaco elaborarono quattro scritti apocrifi denominati "Falsi Simmachiani"; i loro titoli erano:
"Gesta synodi Sinuessanae de Marcellino"; "Constitutum Silvestri", "Gesta Liberii"; "Gesta de purgatione Xysti et
Polychronii accusatione". Queste quattro opere possono essere consultate in Pierre Coustant, Epist. Rom. pontif.
(Parigi, 1721), appendice, 29 e seguenti. Lo scopo di questi falsi era produrre precedenti che sostenessero Simmaco
e, in particolare, la posizione che il vescovo romano non poteva essere giudicato da alcuna corte composta da altri
vescovi.

Simmaco e l'ortodossia
Simmaco difese zelantemente i sostenitori dell'ortodossia durante lo scisma di Acacio di Costantinopoli. Difese,
anche se senza successo, gli avversari dell'Henotikon con una lettera inviata all'imperatore Anastasio I di Bisanzio
(491-518). In seguito, molti dei vescovi orientali perseguitati si rivolsero al papa al quale inviarono una confessione
di fede. Subito dopo il 506, l'imperatore gli invi una lettera piena di invettive, alla quale il papa rispose fermamente,
affermando con forza i diritti e la libert della Chiesa (Thiel, "Epist. rom. pont.", I, 700 sq.). In una lettera dell'8
ottobre 512, indirizzata ai vescovi illirici, il papa li avvert di non rimanere in comunione con gli eretici.

45

Papa Simmaco

La questione di Gallia
Immediatamente dopo l'inizio del suo pontificato Simmaco medi nella disputa fra gli arcivescovi di Arles e di
Vienne sui confini dei loro rispettivi territori. Anull l'editto pubblicato da Anastasio I in favore dell'arcivescovo di
Vienne e in seguito (6 novembre 513) conferm i privilegi di metropolita all'arcivescovo Cesario di Arles, come era
stato disposto da papa Leone I. Inoltre, assegn a Cesario il privilegio dell'uso del pallio, il primo caso noto di una
tale concessione della Santa Sede ad un vescovo fuori dall'Italia. In una lettera dell'11 giugno 514, nomin Cesario
rappresentante degli interessi della Chiesa in Gallia ed in Spagna, gli concesse di riunire sinodi dei vescovi in
determinati casi, e di fornire lettere di raccomandazione al clero in viaggio per Roma. Le materie pi importanti,
per, dovevano essere discusse presso la Santa Sede. Nella citt di Roma, secondo il Liber Pontificalis, il papa
appront severe misure contro i manichei, ordinando di bruciarne i libri e di espellerli dalla citt.

Simmaco e la citt di Roma


Eresse, restaur e adorn varie chiese. Cos costru una chiesa dedicata a Sant'Andrea vicino a quella di San Pietro e
una basilica dedicata a Sant'Agnese sulla via Aurelia, adorn la chiesa di San Pietro, ricostru completamente la
basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti e apport migliorie alle catacombe sulla via Salaria. Inoltre costru
degli asili per i poveri vicino alle tre basiliche di San Pietro, di San Paolo e di San Lorenzo fuori le mura.

Il papa e le sofferenze
Il papa stanzi anche grandi somme per il supporto dei vescovi cattolici d'Africa perseguitati dai capi dei Vandali
ariani. Inoltre aiut gli abitanti delle province dell'Italia settentrionale che avevano sofferto fortemente per le
invasioni barbariche.
Fu sepolto nel portico dell'antica basilica di San Pietro. La sua tomba andata perduta.

Culto
La festa di san Simmaco ricorre il 19 luglio.
Dal Martirologio Romano (ed 2004):
19 luglio - A Roma presso san Pietro, san Simmaco, papa, che, dopo avere a lungo sofferto per il fanatismo degli
scismatici, mor infine confessore della fede.

Note
Bibliografia
(EN) Catholic Encyclopedia, Volume XIV. New York 1912, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 luglio
1912. Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Liber pontificalis, ed. Duchesne, I, 260-268;
Jaffe, Regesta pont. rom. (seconda edizione), I, 96 sq.;
Thiel, Epist. rom. pontif., 639 sq.;
(DE) Grisar, Gesch. Roms under der Papste, I, 460 sqq.;
(DE) Rudolph von Langen, Gesch. der rmischen Kirche, II, 219 sqq.;
(EN) Karl Joseph von Hefele, Hist. of the Councils of the Church, tr. CLARK, IV Edinburgh, 1895), 49 sqq.,
58-75;
(DE) Stober, Quallenstudien zum laurentianischen Schisma in Sitzungsber. der Wiener Akademie, CXII (1886),
269 sqq.;
(DE) Friedrich Bernard Christian Maassen, Gesch. der Quellen des Kirchenrechtes, I, 411 sqq.;

46

Papa Simmaco

47

(DE) Pfeilschifter, Theoderich der Grosse in Weltgeschichte in Karakterbildern Mainz, 1910, 44 sqq.;
(DE) Georg Hartmann, Gesch. Italiens im Mittellter, I, Leipzig, 1897, 142 sqq.;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.

Collegamenti esterni
Biografia di papa Simmaco (http://www.treccani.it/enciclopedia/simmaco_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Simmaco Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/91644) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0498-0514-_Symmachus,_Sanctus.html)

Altri progetti

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file su Papa Simmaco (http://commons.wikimedia.org/wiki/Symmachus?uselang=it)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Anastasio II

498 - 514

Ormisda

Controllo di autorit VIAF: 54503701 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 54503701) LCCN: nr95041564 (http:/ / id. loc. gov/
authorities/names/nr95041564)
Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Papa Ormisda

48

Papa Ormisda
Papa Ormisda

52 papa della Chiesa cattolica


Elezione

20 luglio 514

Fine pontificato 6 agosto 523


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Simmaco

Successore

papa Giovanni I

Nascita

Frosinone, ?

Morte

6 agosto 523

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Ormisda (Frosinone, ... Roma, 6 agosto 523) fu il 52 Papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu
papa dal 20 luglio 514 alla sua morte.[1]

Biografia
Questo abile e sagace pontefice proveniva da una benestante ed onorata famiglia di Frusino (Frosinone), nell'Agro
Romano (Latium) sebbene suo padre Giusto, fosse originario di Venafro. Prima di ricevere gli ordini era stato
sposato. Suo figlio divenne papa col nome di Silverio (536-537). Sotto Papa Simmaco, Ormisda rivestiva il ruolo di
diacono e, durante lo scisma laurenziano fu uno dei pi prominenti membri del clero di Simmaco. Al sinodo tenutosi
a San Pietro nel 502, rivest il ruolo di notaro. In quell'occasione Ennodio di Pavia gli predisse che sarebbe diventato
Papa [Ennodii opera, ed. Vogel (Berlin, 1885), 287, 290.

Elevazione alla sede di Roma


Il giorno successivo ai funerali di Simmaco (20 luglio 514), Ormisda fu consacrato vescovo di Roma senza
incontrare resistenze. Una delle prime preoccupazioni del nuovo Papa fu di rimuovere le ultime vestigia dello scisma
laurenziano riaccogliendo nella Chiesa coloro che non si erano ancora riconciliati.

Lo scisma acaciano
Fin dall'inizio del suo pontificato, gli affari della chiesa orientale ebbero un posto speciale tra le sue preoccupazioni.
A Costantinopoli, lo scisma acaciano, che era sorto dopo la pubblicazione dell'Henoticon da parte dell'imperatore
Zenone e che aveva causato la separazione delle chiese orientali ed occidentali, era ancora in corso. L'imperatore
Anastasio (491-518), successore di Zenone, continu a mantenere il documento e divenne sempre pi propenso verso
i monofisiti perseguitando i vescovi che rifiutavano di rinnegare il Concilio di Calcedonia. I tre patriarchi,

Papa Ormisda
Macedonio di Costantinopoli, Elia di Gerusalemme e Flaviano di Antiochia furono scacciati dalle loro sedi.
In mezzo a questa confusione, un certo numero di vescovi orientali si erano appellati a Simmaco affinch, con il
ripristino dell'unit della Chiesa, le loro posizioni fossero rafforzate per contrastare la diffusione del monofisismo.
Simmaco gli aveva chiesto di condannare Acacio di Costantinopoli, ma gli orientali non erano pronti per affrontare
questo passo. Approfittando del malcontento sorto contro le tendenze monofisite di Anastasio, Vitaliano di Moesia,
un comandante dell'esercito, si pose a capo di una rivolta contro di lui. Vitaliano chiedeva che gli fosse restituito
l'incarico di distribuire il grano alla truppa, che fosse riconosciuto il Concilio di Calcedonia e che fosse ristabilita
l'unit con Roma. Si guadagn numerosi seguaci e comparve di fronte a Costantinopoli alla testa di grande esercito
sconfiggendo Ippazio, nipote dell'imperatore; a causa di questi avvenimenti, Anastasio fu costretto a negoziare con
lui. Uno dei termini della sottomissione di Vitaliano era che l'imperatore avrebbe dovuto giurare di convocare un
sinodo ad Eraclea in Tracia, invitarvi il papa e sottoporsi al suo arbitrato per la disputa sulla sede di Costantinopoli e
sulle altre diocesi in modo da ristabilire l'unit della chiesa. Di conseguenza, il 28 dicembre 514, Anastasio scrisse ad
Ormisda per invitarlo al sinodo che si sarebbe tenuto il 1 luglio successivo. La lettera presentata a Vitaliano, fu
recapitata a Roma da un suo emissario e dal legato imperiale. Il 12 gennaio, Anastasio invi al papa una seconda e
meno cortese comunicazione con la quale richiedeva soltanto i suoi buoni uffici nella disputa. L'imperatore,
evidentemente, desiderava prolungare le trattative poich non era disposto a mantenere le promesse che aveva fatto a
Vitaliano. La seconda lettera giunse a Roma prima della precedente e, il 4 aprile, Ormisda rispose esprimendo la sua
gioia nella prospettiva della pace, ma allo stesso tempo difendendo la memoria dei suoi predecessori. I latori della
prima lettera imperiale giunsero il 14 maggio seguente. Il papa port avanti le trattative in maniera guardinga,
convoc un sinodo a Roma e, l'8 luglio, scrisse una lettera all'imperatore in cui annunciava la partenza di
un'ambasciata per Costantinopoli. Nel frattempo, i duecento vescovi che si erano riuniti il 1 luglio ad Eraclea, si
separarono senza aver concluso nulla.
L'ambasciata del papa presso la corte imperiale era formata da due vescovi, Ennodio di Pavia e Fortunato di Catina,
dal presbitero Venanzio, dal diacono Vitale e dal notaro Ilario. La lettera di Ormisda all'imperatore, datata 1 agosto
515, giunta fino a noi; cos come le minute istruzioni impartite ai legati riguardo alla posizione che avrebbero
dovuto difendere. Se l'imperatore avesse acconsentito alle proposte presentategli, il papa era pronto, se necessario, a
comparire di persona ad un concilio. Il papa, inoltre, invi la formula di una confessione di fede (regula fidei) da far
sottoscrivere ai vescovi orientali. L'ambasciata non consegu alcun risultato; Anastasio, senza interrompere le
trattative, consegn ai legati una lettera evasiva per Ormisda. Nel frattempo, l'imperatore, dopo aver soffocato una
nuova sommossa guidata da Vitaliano, invi a Roma un'ambasciata composta da due alti funzionari civili. Costoro
recavano una lettera datata 16 luglio 516 indirizzata al papa e ad una lettera datata 28 luglio indirizzata al Senato
romano; lo scopo della seconda era di incitare i senatori a ribellarsi contro Ormisda. Il senato, tuttavia, cos come re
Teodorico, rimase fedele al papa. La risposta di Ormisda alla lettera imperiale fu dignitosa e definita. Nel frattempo
un ulteriore numero di vescovi di Scizia, Illiria e Dardania era tornato in comunione con Roma e molti di loro,
inoltre, avevano conferito con i legati papali a Costantinopoli sulla questione della riunione delle chiese. A questo
punto, pronunciarono la loro condanna di Acacio e sottoscrissero la confessione di fede (regula fidei) di Ormisda,
cos come i vescovi della provincia di Epiro, convinti dal suddiacono romano Pullio. Questa confessione di fede, che
il papa invi a Costantinopoli affinch fosse sottoscritta da tutti i vescovi che erano in comunione con la chiesa di
Roma, conosciuta come "formula Hormisdae". Ad essa il Concilio Vaticano I si ripetutamente riferito.
Essa inizia con le parole:
Prima salus est, regulam rectae fidei custodire et a constitutis Patrum nullatenus deviare. Et quia non potest Domini
Nostri Jesu Christi praetermitti sententia dicentis: Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam. Haec
quae dicta sunt rerum probantur effectibus, quia in sede apostolica immaculata est semper Catholica conservata religio
Prima condizione per la salvezza quella di custodire la norma della retta fede e non deviare in alcun modo da quanto
stato stabilito dai Padri. E non si pu trascurare l'espressione del signore nostro Ges Cristo, che dice: Tu sei Pietro, e su
questa pietra edificher la mia chiesa. Questa affermazione provata dai fatti, perch nella sede apostolica la religione

49

Papa Ormisda
cattolica stata sempre conservata pura.

Poi prosegue con la condanna di Nestorio e degli altri eretici, compreso Acacio.
Una seconda ambasciata papale composta da Ennodio di Pavia e da Peregrino, vescovo di Miseno non ebbe migliore
successo. Anastasio tent persino di corrompere i legati, operazione che si rivel infruttuosa. Infatti, essi, al
contrario, cercarono di far circolare segretamente la lettera del papa che esortava il popolo a riunirsi alla chiesa
romana. Quando l'imperatore ne venne a conoscenza, fece portare i legati fuori dalla citt attraverso una porta
secondaria e li fece imbarcare per l'Italia. Quindi Anastasio, che al momento non aveva nulla da temere da Vitaliano,
l'11 luglio 517, scrisse una lettera a Ormisda, con la quale interrompeva le trattative e continu a perseguitare i
fautori dell'unione con Roma. Il 9 luglio 518, tuttavia, durante una terribile tempesta, Anastasio mor
improvvisamente. Poco prima di quella data era morto anche Timoteo, il Patriarca eretico di Costantinopoli.
L'imperatore Giustino I (518-527), che sal al trono, era un cristiano ortodosso. Il popolo di Costantinopoli volle che
il nuovo Patriarca Giovanni condannasse come eretici i monofisiti, riconoscesse la Definizione di Calcedonia e
tornasse in comunione con la chiesa di Roma. Un sinodo tenuto a Costantinopoli concord con queste richieste.
L'imperatore, allora, invi un legato a Roma per concordare con il papa le modalit per rientrare in comunione.
Ormisda nomin i vescovi Germano di Capua e Giovanni, il presbitero Blando, due diaconi, Felice e Dioscoro, e un
notaro, Pietro. Essi avevano le stessi istruzioni e la stessa confessione di fede che era stata affidata ai legati del 515.
L'ambasciata fu ricevuta a Costantinopoli con grande splendore. Tutte le richieste del pontefice furono accolte: il
nome di Acacio come quelli degli imperatori Anastasio e Zenone furono eliminati dai sacri dittici e il Patriarca
Giovanni accett la formula di Ormisda. Il 28 marzo 519, Gioved Santo, nella cattedrale di Costantinopoli, alla
presenza di una grande folla, fu festeggiata solennemente la riunione della chiesa greca con quella di Roma. La
maggior parte dei vescovi orientali e greci accett e sottoscrisse la formula di Ormisda. Ad Antiochia di Siria fu
scelto un patriarca ortodosso per sostituire l'eretico Severo.

La controversia teopaschita
In mezzo a tutta questa attivit per la riaffermazione della pace, scoppi una nuova questione intorno alla formula:
"Uno della trinit fu crocifisso", che fu enunciata nel 519, a Costantinopoli, da Giovanni Massenzio e da numerosi
monaci scizi sostenuti da Giustiniano (controversia teopaschita). Il patriarca ed i legati pontifici si opposero alla
richiesta di far comprendere questa formula nei dogmi della chiesa. I monaci, allora, si diressero a Roma, dove
causarono alcuni problemi; inoltre si appellarono ai vescovi africani che in quel periodo risiedevano in Sardegna. Nel
521 Ormisda dichiar che la formula in questione, anche se non falsa, era pericolosa perch si prestava ad una falsa
interpretazione e che il Concilio di Calcedonia non aveva bisogno di emendamenti. Intorno a questo periodo il
vescovo africano Possessore, su istigazione di alcuni monaci africani, si appell al papa per conoscere
l'atteggiamento della chiesa nei confronti del vescovo Fausto di Riez (Provenza), i cui scritti erano caratterizzati da
visioni semipelagiane. Nella sua risposta Ormisda rimprover severamente lo spirito fazioso di questi monaci e non
proib la lettura delle opere di Fausto. Decise semplicemente che ci che c'era di buono dovesse essere conservato e
ci che era contrario alla dottrina della chiesa dovesse essere rifiutato.

Le altre questioni
Ormisda incaric Dionigi il Piccolo di tradurre in lingua latina i canoni della chiesa orientale e pubblic una nuova
edizione del Decretum de recipiendis Libris di Papa Gelasio I. Invi lettere a vari vescovi di Spagna e di Gallia su
questioni ecclesiastiche dando anche consigli sulla gestione della chiesa. I suoi rapporti con Teodorico furono
amichevoli. Il Liber Pontificalis enumerava gli importanti doni fatti sia da questo re sia dall'imperatore Giustino a
San Pietro.
Poco prima la sua morte il papa ricevette la notizia che Trasamondo il re vandalo dell'Africa del Nord era morto
(523) e che le persecuzioni dei cattolici in quella regione erano cessate. Ormisda fu sepolto sotto il pavimento
dell'atrio di San Pietro. Nonostante la tomba sia andata perduta, il testo del suo epitaffio giunto fino a noi

50

Papa Ormisda

51

(Giovanni Battista de Rossi, Inscriptiones Christianae urbis Romae, II, 130).

Culto
Ormisda il santo patrono dei palafrenieri e degli stallieri.
La sua memoria liturgica ricorre il 6 agosto, giorno della sua morte.
Dal Martirologio Romano:
6 agosto - A Roma sant'Ormisda, Papa e Confessore.

Note
[1] Biographisch-Bibliographischen Kirchenlexikon (BBKL)

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VII. New York 1910, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 giugno 1910.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Thiel, (edizione), Epistolae Romanorum Pontificum, I (Braunsberg, 1868), 739 sqq.;

Louis Duchesne (edizione), Liber Pontificalis, I, 269 sqq.;


Gunther in Sitzungsberichte der Wiener Akademie, CXXVI (1892), xi;
Rudolph von Langen, Geschichte der rmischen Kirche, II (Bonn, 1885), 250 sqq.;
Grisar, Geschichte Roms und der Papste, I;
Schnurer, Der politische Stellung des Papsttums zur Zeit Theodorichs in Historisches Jahrbuch, II (1889), 253
sqq.;
Pfeilschifter, Der Ostgotenkonig Theoderich und die katholische Kirche in Kirchengesch. Studien, III (Munster,
1869) i-ii, 138 sqq.;
Karl Joseph von Hefele, Konziliengeschichte, seconda edizione, II, 671 sqq., 692 sqq.;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.

Collegamenti esterni
Biografia di papa Ormisda (http://www.treccani.it/enciclopedia/ormisda_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Ormisda (http://www.santiebeati.it/dettaglio/65360) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it

Altri progetti

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Simmaco

20 luglio 514 - 6 agosto 523

Papa Giovanni I

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Papa Giovanni I

52

Papa Giovanni I
Papa Giovanni I

53 papa della Chiesa cattolica


Elezione

13 agosto 523

Fine pontificato 18 maggio 526


Predecessore

papa Ormisda

Successore

papa Felice IV

Nascita

Tuscia, ?

Morte

Ravenna, 18 maggio 526

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni I (Siena ?, ... Ravenna, 18 maggio 526) fu il 53 papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo e
martire. Il suo regno dur dal 13 agosto 523 alla sua morte.

Biografia
Toscano di nascita, secondo alcune fonti era di Siena[1], secondo altre, invece, era nato nel castello di Serena, presso
Chiusdino (SI) [2], era figlio di un certo Costanzo.

L'elevazione al papato
Gi molto anziano e fragile, fu elevato alla dignit di vescovo di Roma sette giorni dopo la morte di Papa Ormisda, il
13 agosto 523. Poich il suo Bullarium contiene solamente due lettere indirizzate rispettivamente ad un certo
arcivescovo Zaccaria e ai vescovi d'Italia e poich, molto probabilmente, entrambe sono apocrife, non sappiamo
nulla del suo modo di amministrare. Le uniche informazioni di cui siamo in possesso su di lui, anche se molto vaghe,
riguardano un suo viaggio a Costantinopoli, un viaggio che sembra avere avuto risultati di grande importanza e che
fu la causa della sua morte.

La questione ariana
Nel 523, l'imperatore bizantino Giustino I, nel suo zelo per l'ortodossia cristiana, aveva promulgato un severo editto
contro gli ariani d'oriente, costringendoli, fra le altre cose a restituire ai cattolici le chiese che avevano occupato.
Teoderico, re degli Ostrogoti e d'Italia, difensore convinto dell'arianesimo, si risent per queste misure dirette contro i
suoi correligionari. Fu inoltre dispiaciuto nel vedere i progressi verso una comprensione reciproca tra la Chiesa di
Roma e quella di Costantinopoli, vedendola come una forma di segreto dialogo tra i senatori romani e la corte
bizantina per la restaurazione dell'autorit imperiale in Italia.

Papa Giovanni I
Agli inizi del 525, per fare pressione sull'imperatore e costringerlo a moderare la sua politica di repressione nei
confronti degli ariani, Teoderico gli invi un'ambasciata composta da ecclesiastici e senatori romani: Ecclesio,
vescovo di Ravenna, Eusebio, vescovo di Fano, Sabino, vescovo di Capua, i senatori Teodoro, Importno ed
Agpito, il patrizio Agpito Conti [3]. Papa Giovanni fu costretto, sotto la minaccia di una rappresaglia nei confronti
dei cattolici d'occidente, ad assumersi la responsabilit dell'ambasciata. Teoderico gli impose anche un secondo
compito: fare in modo che l'imperatore ritirasse l'Editto del 523 e (se prestiamo fede all'Anonimo Valesiano) di
esortarlo a far ritornare all'arianesimo gli ariani convertiti.
Sono state formulate molte ipotesi sul ruolo svolto da Giovanni I in questa vicenda. Le fonti di cui disponiamo per
studiare l'evento non sono molto esplicite e possono essere ridotte a quattro: l'Anonimo Valesiano; il Liber
Pontificalis; l'opera di Gregorio di Tours Liber in gloria martyrum; ed il Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis di
Andrea Agnello. Ad ogni modo, il papa poteva solo usare le arti della diplomazia verso Giustino di Bisanzio. Se
fosse entrato nel merito della controversia teologica, infatti, non avrebbe potuto che condannare le tesi ariane,
secondo le quali "ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era". Che quest'analisi della situazione fosse corretta
evidenziato dal trattamento che fu concesso al papa quando giunse in Oriente, un ricevimento che certamente non
sarebbe stato cos sontuoso se gli ambasciatori romani si fossero opposti alla lotta intrapresa dall'imperatore contro
gli ariani. Per poter vedere Giovanni I, gli abitanti di Costantinopoli si radunarono sulle strade in gran massa.
Giustino, per omaggiarlo, quando lo incontr si prostr, e, poco tempo dopo, si fece incoronare dal papa. Tutti i
patriarchi orientali fecero a gara nel manifestare la loro comunione nella fede col pontefice; solamente Timoteo IV di
Alessandria, che gi si era mostrato ostile al Concilio di Calcedonia, si tenne a distanza. Infine, il papa, esercitando il
suo diritto di precedenza su Epifanio, Patriarca di Costantinopoli, offici solennemente nella Basilica di Santa Sofia
la Messa pasquale seguendo il Rito latino (19 aprile 526). Subito dopo fece ritorno a Roma.
Se l'accoglienza di Giovanni I da parte dell'imperatore, del clero, e dei fedeli d'oriente prova come il suo ruolo di
pastore supremo della Chiesa fosse pienamente riconosciuto, il sentimento fortemente contrariato che mostr
Teoderico al suo ritorno una prova altrettanto evidente del fatto che il re ostrogoto considerasse il pontefice un
avversario, se non un nemico. Il monarca, infuriato nel vedere la fazione nazionalista che riprendeva vigore in Italia,
si era appena macchiato le mani del sangue di Boezio, il grande filosofo, e di Simmaco suo suocero. Il re ostrogoto,
inoltre, esacerbato nei confronti del papa la cui ambasciata aveva ottenuto un esito molto diverso da ci che egli
desiderava e che, inoltre, sospettava che favorisse i difensori dell'antica libert di Roma. Non appena Giovanni, di
ritorno dall'oriente, sbarc in Italia, Teoderico lo fece arrestare ed incarcerare a Ravenna. Fiaccato dalle fatiche del
viaggio, e sottoposto a severe privazioni, Giovanni mor poco tempo dopo in prigione. Secondo la tradizione, spir il
18 o il 19 maggio del 526.
Il suo corpo, dopo quattro anni, fu traslato a Roma e sepolto sotto il pavimento della Basilica di San Pietro. Nel suo
epitaffio non ci sono allusioni al suo ruolo storico.

Culto
La Chiesa Latina lo annovera fra i suoi martiri, e lo commemora il 27 maggio, la nona lezione del Breviario romano,
in quella data gli dedicata. Viene venerato sia a Ravenna che in Toscana. Nell'iconografia, Giovanni I viene
raffigurato come un uomo che guarda dalle sbarre di una prigione, o imprigionato con un diacono e un suddiacono.
Dal Martirologio Romano:
18 maggio - A Ravenna il natale di san Giovanni primo, Papa e Martire, che dallAriano Re dItalia Teodorico fu col
chiamato con inganno, e dove, a lungo torturato nel carcere per la fede ortodossa, fin di vivere. La sua festa si celebra il
ventisette di questo mese, giorno nel quale il suo sacro corpo, trasportato a Roma, fu sepolto nella Basilica di san Pietro,
Principe degli Apostoli. 27 maggio - San Giovanni primo, Papa e Martire, il cui giorno natalizio si commemora il diciotto
di questo mese, ma la sua festa si celebra specialmente in questo giorno, per la traslazione del suo corpo.

53

Papa Giovanni I

54

Non certo se la chiesa di San Giovanni un tempo esistente a Chiusdino, da taluni storici ritenuto suo paese natale, e
distrutta durante la guerra di Siena, nel 1555, sia stata dedicata a lui piuttosto che a San Giovanni Battista.

Note
[1] Girolamo Gigli, Diario Senese in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti pi ragguardevoli spettanti s allo spirituale s al
temporale della Citt e Stato di Siena, Lucca 1723
[2] don Giuseppe Bertucci, Del Castello di Serena presso Chiusdino stabilito dalla Principessa di tal nome, nipote di Teodosio Imperatore e
rivendicato qual patria del Papa San Giovanni I, Chiusdino 1899
[3] don G. Bertucci, pagg. 24-25

Bibliografia
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, pag. 64;
Catholic Encyclopedia, Volume VIII. New York 1910, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 ottobre 1910.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.

Collegamenti esterni
Biografia di papa Giovanni I (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Giovanni I (http://www.santiebeati.it/dettaglio/27250) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Ormisda

13 agosto 523 - 18 maggio 526

Papa Felice IV

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Papa Felice IV

55

Papa Felice IV
Papa Felice IV

54 papa della Chiesa cattolica


Elezione

12 luglio 526

Fine pontificato 22 settembre 530


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Giovanni I

Successore

papa Bonifacio II

Nascita

Sannio, ?

Morte

22 settembre 530

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Felice IV, a stretto rigore Felice III[1] (Sannio, ... Roma, 22 settembre 530), fu il 54 Papa della Chiesa cattolica,
che lo venera come santo. Resse la Chiesa di Roma dal 12 luglio 526 alla sua morte[2].

Biografia
Influenza gotica
Il 18 maggio 526 Papa Giovanni I mor in prigione a Ravenna, vittima dei rabbiosi sospetti di Teodorico il Grande, il
re ariano dei Goti. Quando, per l'influenza di questo potente monarca, il cardinale presbitero Felice del Sannio, figlio
di un certo Castorio, fu presentato a Roma come successore di Giovanni, il clero ed il laicato si inchinarono al
desiderio del re gotico e lo scelsero come papa.[3] Fu consacrato vescovo di Roma il 12 luglio 526, quasi due mesi
dopo la morte del suo predecessore. Il 30 agosto 526, Teodorico mor ed, essendo suo nipote Atalarico un minore, la
reggenza fu assunta da Amalasunta, figlia di Teodorico e ben disposta verso i cristiani. Al nuovo regnante, il clero
romano rivolse una lamentela per l'usurpazione dei suoi privilegi da parte del potere civile.
In una lettera indirizzata al vescovo di Arles, Cesario approv la pratica di sottoporre ad esame i laici che
desideravano essere ordinati sacerdoti, cos come stigmatizzava la pratica di sacerdoti che tornavano alla vita
laicale.[4]

Papa Felice IV

56

Politica interna
Un editto reale, elaborato da Cassiodoro in ossequio al massimo rispetto dell'autorit papale, conferm l'antico uso
che ogni capo d'accusa civile o criminale di un laico contro un membro del clero avrebbe dovuto essere sottoposto al
papa, o ad una corte ecclesiastica nominata da lui. Fu istituita un'ammenda di dieci libbre d'oro per chiunque violasse
questo ordine. I proventi di questa multa avrebbero dovuto essere distribuiti dal papa ai poveri.[5] Il papa ricevette in
regalo da Amalasunta due antichi edifici situati nel Foro Romano, il Tempio del divo Romolo, figlio dell'imperatore
Massenzio ed il contiguo Templum sacrae urbis, il vecchio catasto romano. Il papa trasform le costruzioni nella
Basilica dei Santi Cosma e Damiano, tuttora esistente. Nel suo abside si pu ancora osservare il magnifico mosaico
che lo raffigura.[4]

La questione semipelagiana
Per approfondire, vedi Concilio di Orange#Il secondo concilio di Orange.

Felice prese anche parte al cosiddetto conflitto Semipelagiano in Gallia meridionale sulla natura della Grazia divina.
Invi ai vescovi di quei luoghi una serie di Capitula sulla grazia ed il libero arbitrio, predisposti basandosi sulle
Sacre Scritture e sui testi patristici. Questi Capitula furono pubblicati come canoni dal secondo concilio di Orange
(529). Inoltre, Felice diede il beneplacito all'opera di Cesario di Arles contro Fausto di Riez sulla grazia ed il libero
arbitrio (De gratia et libero arbitrio).

La successione papale
Preoccupato dai dissensi politici dei romani, molti dei quali propendevano per gli interessi di Bisanzio, mentre altri
sostenevano il re goto, Felice IV, quando, nel 530, si ammal gravemente, desiderava assicurare alla chiesa di Roma
un ulteriore periodo di pace designando il suo successore. Ponendo il suo pallio sulle spalle dell'arcidiacono
Bonifacio, fece conoscere pubblicamente la sua scelta ed inform il popolo che ne aveva dato notizia anche a
Ravenna (Neues Archiv, XI, 1886, 367; Louis Duchesne, Liber Pontificalis, I, 282, nota 4). Se fosse
miracolosamente guarito, Bonifacio avrebbe dovuto restituirgli il pallio. Felice IV mor poco dopo, ma, nell'elezione
papale che segu, i suoi desideri furono ignorati. La reazione del Senato fu quella di vietare la discussione sul
successore del Papa mentre questi era ancora in vita, o l'accettazione di tale nomina. La maggioranza del clero,
invece, reag al volere di Felice nominando papa Dioscuro. Una minoranza scelse comunque Bonifacio. In realt
questa decisione di Felice, se nel diritto canonico di oggi incostituzionale se non illegittima, all'epoca era
pienamente legittima e corretta: nel sinodo di Roma del 499 Papa Simmaco aveva stabilito che ogni pontefice pu
scegliere il suo successore e tutta la Chiesa deve seguire la sua indicazione; solo se il Papa muore senza aver indicato
nessuno, la Chiesa pu procedere a libera elezione.Wikipedia:Uso delle fonti Ci era nell'intento di Simmaco di
evitare scismi e divisioni come quelli occorsi alla sua elezione, e come successe, invece, dopo la morte di Felice.
Proprio per lo stesso motivo di Simmaco, Felice si rifece a San Pietro e ai primissimi Papi, che nominavano essi
stessi chi doveva succedergli, e stabil il suo successore, ma lo scisma avvenne lo stesso, perch mai senato e popolo
avevano accettato questa privazione della loro prerogativa.
Era capitato in passato che il papa, sul letto di morte, desse consigli su chi dovesse essere il suo successore ma Felice
IV, dando alla designazione carattere di vera e propria investitura, dimostr di tenere in molto poco conto il
conclave[6].

Papa Felice IV

57

Culto
San Felice IV papa
Morte

22 settembre 530

Venerato da Chiesa cattolica


Ricorrenza 22 settembre

La festa di Felice IV ricorre il 22 settembre. Dal Martirologio Romano:


22 settembre - A Roma san Felice quarto, Papa, il quale moltissimo si affatic per la fede cattolica.

Note
[1] Il numerale IV gli fu assegnato secoli dopo, essendo stato erroneamente conteggiato nell'elenco dei papi legittimi l'antipapa Felice II,
nominato dall'imperatore Costanzo II, che nel 355 aveva esiliato Papa Liberio perch aveva sostenuto tenacemente il Credo Niceno rifiutando
di condannare Sant'Atanasio di Alessandria. Il clero romano, riunito in concilio, si era allora impegnato solennemente a non riconoscere alcun
altro Vescovo di Roma fintanto che Liberio fosse stato in vita. Finch era vivo, Felice IV fu considerato "III" e mai "IV" (Marcellini et Fausti
Libellus precum, no.1: Quae gesta sunt inter Liberium et Felicem episcopos in Collectio Avellana, ed. Gunter; Hieronymus, Chronicon, ad an.
Abr. 2365).
[2] Biographisch-Bibliographischen Kirchenlexikon (BBKL)
[3] Liber Pontificalis, I, pp. 279-280; citato in Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme
S.p.A., 2005. ISBN 88-384-1060-7. p. 54
[4] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 157
[5] Cassiodoro, Variae, VIII, n. 24, ed. Theodor Mommsen, Mon. Germ. Hist.: Auctores antiquiss., XII, 255).

Bibliografia
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, pag. 65;
Catholic Encyclopedia, Volume VI. New York 1909, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 settembre 1909.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.
AA. VV., Grande Dizionario Illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1989
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6

Collegamenti esterni
Biografia di papa Felice IV (http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-iv_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Felice IV (III) Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/89054) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0526-0530-_Felix_IV,_Sanctus.html)

Papa Felice IV

58

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni I

12 luglio 526 - 22 settembre 530

Papa Bonifacio II

Portale Biografie

Portale Cattolicesimo

Papa Bonifacio II
Papa Bonifacio II

55 papa della Chiesa cattolica


Elezione

22 settembre 530

Consacrazione

22 settembre 530

Fine pontificato 17 ottobre 532


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Felice IV
papa Giovanni II

Nascita

Roma, ?

Morte

17 ottobre 532

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Bonifacio II (... 17 ottobre 532) stato il 55 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 22 settembre 530
alla sua morte.

Biografia
Nel definirlo figlio di Sigisbaldo, il Liber Pontificalis lo menziona come primo papa di nascita germanica, era,
infatti, un Ostrogoto. Bonifacio aveva servito la Chiesa di Roma fin dalla giovent e, durante il regno di Felice IV,
era assurto al rango di arcidiacono. In questo ruolo divenne un personaggio molto influente sia all'interno della
gerarchia ecclesiastica che tra le autorit civili. La sua elevazione alla cattedra di Pietro da ricordare in quanto offre
un incontestabile esempio di nomina papale effettuata dal suo predecessore, senza neanche la formalit di una
elezione. Sentendo avvicinarsi la morte e temendo uno scontro tra la fazione filobizantina e quella filogotica, Felice

Papa Bonifacio II
radun intorno a se una parte del clero ed un certo numero tra senatori e patrizi che si trovavano nei dintorni. Alla
loro presenza, solennemente, impose sull'arcidiacono il pallio simboleggiante l'autorit papale e lo proclam suo
successore, minacciando di scomunica coloro che si sarebbero rifiutati di obbedirgli e di riconoscere Bonifacio quale
legittimo papa. Ci era, da appena trent'anni, nei diritti del pontefice: Papa Simmaco, nel 499, stabil che il Papa,
onde evitare scismi e per il bene della Chiesa, pu imporre il successore che egli vuole; solo se muore senza aver
dato indicazione, la Chiesa pu procedere a libera elezione. Lo stesso Simmaco indic come successore Ormisda ma
dato che questi era ben visto e tutti, all'unanimit, lo volevano come Papa, non vi fu controversia. Un diritto papale
controverso ma legittimo: il pontefice ha il potere di legare e sciogliere e, quindi, di decidere che l'elezione dei
successori avvenga come egli vuole. Un diritto che, comprensibilmente, non fu mai accettato dal senato e dal popolo,
che si sentirono privati del loro diritto (e dovere) di scegliersi il vescovo. Un diritto cos avversato che solo Felice IV
ebbe il coraggio di avvalersene. Un diritto che fu abrogato appena trentacinque anni dopo dalla sua promulgazione,
nel 535, per volere di Papa Agapito I. E che non sar mai pi ristabilito da nessun altro Papa.

Due papi
Alla morte di Felice, Bonifacio si apprest ad assumere l'incarico, ma 60 dei 70 presbiteri romani rifiutarono di
riconoscerlo ed elessero un antipapa, Dioscuro. Essi temevano l'intromissione negli affari della chiesa del re
ostrogoto Atalarico, il cui nonno Teodorico il Grande aveva appoggiato l'elezione di Felice. Ambedue i papi furono
consacrati il 22 settembre 530; Bonifacio nella Basilica Julii, e Dioscuro in Laterano. La chiesa romana fu cos
coinvolta in un altro scisma papale. Fortunatamente, per, questo scisma dur solamente ventidue giorni: Dioscuro,
infatti, mor il 14 ottobre lasciando il solo Bonifacio quale legittimo papa.

Unico successore di Pietro


Questi, poco dopo, convoc un sinodo al quale sottopose un decreto di anatema per il suo rivale, che fu sottoscritto
dai presbiteri che avevano appoggiato Dioscuro (dicembre 530), accusando questi di aver ottenuto la sua elezione
con la simonia, cio corrompendo i presbiteri. Ognuno di questi espresse il suo rammarico per aver partecipato ad
elezioni irregolari (Bonifacio, secondo il decreto di Simmaco del 499, era pontefice legittimo e regolare) e si
impegn ad obbedire al papa. Bonifacio fece riconciliare molti grazie alla sua mite amministrazione, tuttavia rimase
qualche risentimento a causa del fatto che non divenne papa dopo una regolare elezione ma per un diritto
controverso e avversato del Papa. Alcuni membri del clero, infatti, nonostante il loro atto di sottomissione,
impugnarono la validit della sua nomina. Cinque anni dopo, un papa di loro scelta, Agapito I, bruci solennemente
l'anatema contro Dioscuro e abrog il diritto papale di scegliere la sua successione. In un secondo sinodo, convocato
in San Pietro nel 531, Bonifacio present una costituzione attraverso la quale ribadiva il diritto di nominare il proprio
successore come aveva gi fatto Simmaco. Il clero romano la sottoscrisse e promise obbedienza. Bonifacio scelse il
diacono Vigilio; tale scelta fu ratificata sia dai sacerdoti che dal popolo. Questa decisione, tuttavia, provoc un certo
risentimento e persino lo sfavore imperiale, pertanto fu revocata in un terzo sinodo (531). Bonifacio bruci la
costituzione di fronte al clero ed al senato e annull la nomina di Vigilio. Felice IV fu l'unico ad avere il coraggio di
avvalersi del diritto stabilito da Simmaco nel 499, ma nessun altro, dopo la sua definitiva abrogazione nel 535 per
volere di Agapito I, avr pi il coraggio di ristabilirlo.

Aspetti salienti del regno di Bonifacio


Il regno di Bonifacio fu caratterizzato dal suo attivo interesse sia negli affari della Chiesa occidentale che di quella
orientale. All'inizio del suo pontificato, conferm gli atti del secondo Concilio di Orange, uno dei pi importanti del
VI secolo, che conclusero efficacemente la controversia semipelagiana. Cesario di Arles, intimo amico di Bonifacio,
che aveva presieduto il concilio invi a quest'ultimo, prima della sua elezione, il presbitero Armenio per chiedergli di
assicurarsi la conferma papale di quanto stabilito. All'arrivo del messaggero, essendo egli stesso papa, Bonifacio
invi una lettera di conferma a Cesario (25 gennaio 531) in cui condannava alcune dottrine semipelagiane. Ricevette,

59

Papa Bonifacio II

60

inoltre, un appello dai vescovi africani che stavano riorganizzando la loro chiesa dopo le devastazioni operate dai
Vandali, nel quale gli chiedevano di confermare i diritti primaziali dell'arcivescovo di Cartagine, in modo che
quest'ultimo potesse essere maggiormente in grado di profittare dell'aiuto della sede romana. Ad oriente riafferm la
giurisdizione papale in Illyricum. Nel 531, Epifanio, il patriarca di Costantinopoli, dichiar irregolare l'elezione di
Stefano all'Arcidiocesi di Larissa in Tessaglia. Nonostante le forti pressioni subite, Stefano si appell a Roma
sostenendo che Epifanio non era competente sul caso, sostenendo il primato romano. Bonifacio convoc un quarto
sinodo dal 7 al 9 dicembre 531, di fronte al quale furono presentati circa venticinque documenti che supportavano la
pretesa di Roma per la giurisdizione sull'Illyricum. Il risultato di questo sinodo non noto. Bonifacio fu sepolto in
San Pietro il 17 ottobre 532. A causa dei suoi abusi di potere, in vita fu molto inviso e fu uno dei primi Papi a non
divenire santo.

Bibliografia
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, pag. 65;
Catholic Encyclopedia, Volume II. New York 1907, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1907. Remy Lafort,
S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York.

Collegamenti esterni
Biografia di papa Bonifacio II [1] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Felice IV

20 settembre 530 - 17 ottobre 532

Papa Giovanni II

Controllo di autorit VIAF: 49580352 [3]


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Note
[1] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ bonifacio-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Bonifacius_II?uselang=it
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 49580352

Papa Giovanni II

61

Papa Giovanni II
Papa Giovanni II

56 papa della Chiesa cattolica


Elezione

2 gennaio 533

Fine pontificato 8 maggio 535


Predecessore
Successore
Nome

papa Bonifacio II
papa Agapito I
Mercurio o Mercuriale

Nascita

Roma, ?

Morte

8 maggio 535

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni II, al secolo Mercurio di Proietto (Roma, 470 8 maggio 535), fu il 56 vescovo di Roma e Papa della
Chiesa cattolica. Il suo papato dur dal 2 gennaio 533 alla sua morte.

Biografia
La data di nascita di questo papa ignota. Era romano e figlio di un certo Projectus. Se non nacque nella seconda
regione (Coelimontium) fu almeno sacerdote della Basilica di San Clemente al Laterano, sul pendio del Mons
Coelius. L'Annuario Pontificio per l'anno 2001 indica che fu il primo papa a cambiare nome (Mercurio, una divinit
pagana) dopo l'elevazione al papato. La basilica di San Clemente conserva, infatti, ancora numerose memorie di
"Giovanni detto Mercurio". La scritta Presbyter Mercurius si trova su un frammento di un antico ciborio e molte
delle lastre marmoree, che racchiudono la schola cantorum portano impresso, nello stile del VI secolo, il
monogramma di Johannes. In questo periodo per l'elezione di papi e vescovi la simonia era molto diffusa sia fra il
clero che fra i laici. Dopo la morte del suo predecessore vi fu una vacanza di oltre due mesi e, nel corso di tale
periodo, si inizi un vergognoso traffico di arredi sacri. Furono venduti anche arredi d'altare.
Il problema venne posto dinanzi al Senato, e dinanzi alla corte ostrogota di Ravenna. Di conseguenza, l'ultimo
decreto (Senatus Consultum) noto del Senato di Roma fu diretto proprio contro la simonia nelle elezioni papali e fu
confermato dal re goto Atalarico. Quest'ultimo ordin che il decreto fosse inciso sul marmo e fosse collocato
nell'atrio di San Pietro (533). Atalarico fece anche aggiungere che se una elezione contestata fosse stata portata
dinanzi ai funzionari gotici di Ravenna da parte del clero o del popolo romano, questi avrebbero dovuto pagare al
tribunale tremila solidi. Questa somma sarebbe stata versata ai poveri. Giovanni, tuttavia, rimase sempre in buoni
rapporti con Atalarico, presso il cui al tribunale discusse tutti i suoi ricorsi contro il clero romano.

Papa Giovanni II

62

Secondo il Liber Pontificalis anche Giustiniano dimostr la sua propensione per la Sede di Roma alla persona di
Giovanni. L'imperatore bizantino gli invi la sua professione di fede, e molti regali preziosi. Poco tempo prima che
Giovanni divenisse papa, tuttavia, l'Oriente era stato agitato dalla formula "Uno della Trinit stato crocifisso", che
era stata presentata come un mezzo per riconciliare varie sette eretiche. Condannata da papa Ormisda, la formula
venne abbandonata, ma in seguito fu ripresa e difesa, in una forma modificata, da Giustiniano e dagli Acoemetae,
una setta di monaci. Questi ultimi furono per condannati dal Papa che inform l'Imperatore della sua azione (24
marzo 534).
I crimini di Contumelioso, vescovo di Riez, in Provenza, costrinsero Giovanni ad ordinare ai vescovi di Gallia di
confinarlo in un monastero. Fino alla nomina del nuovo vescovo il clero di Riez avrebbe dovuto obbedienza al
vescovo di Arles. Duecentodiciassette vescovi riuniti in concilio a Cartagine (535) sottoposero a Giovanni II la
questione se i vescovi che erano caduti nell'arianesimo potessero, dopo il pentimento, mantenere il loro rango o
essere ammessi alla comunione laica. La risposta alla loro richiesta, per, fu fornita da papa Agapito I, poich
Giovanni II mor l'8 maggio 535. Venne sepolto in San Pietro.

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume VIII. New York 1910, Robert Appleton Company

Collegamenti esterni
Biografia di papa Giovanni II [1] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Giovanni II [2]


Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Bonifacio II

2 gennaio 533 - 8 maggio 535

Papa Agapito I

Controllo di autorit VIAF: 10203471 [3]


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Note
[1] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ giovanni-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Ioannes_II?uselang=it
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 10203471

Papa Agapito I

63

Papa Agapito I
Papa Agapito I

57 papa della Chiesa cattolica


Elezione

13 maggio 535

Fine pontificato 22 aprile 536


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

Papa Giovanni II
Papa Silverio

Nascita

Roma, ?

Morte

Costantinopoli, 22 aprile 536

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Agapito I (Roma, ... 22 aprile 536) fu il 57 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica dal 13 maggio 535 alla
sua morte. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Biografia
Agapito era figlio di un certo Gordiano, un presbitero romano che era stato ucciso durante i disordini occorsi ai
giorni di Papa Simmaco e che, secondo alcuni genealogisti, era figlio di Papa Felice III: Agapito sarebbe dunque un
rappresentante della Gens Anicia e dal fratello Palatino discenderebbe in linea diretta Papa Gregorio I [1]

Primi provvedimenti
Il suo primo atto ufficiale fu quello di bruciare, di fronte al clero riunito in assemblea, l'anatema che Papa Bonifacio
II aveva scagliato contro il suo rivale Dioscuro e che aveva ordinato fosse conservato negli archivi della Chiesa di
Roma. Conferm, inoltre, i decreti del Concilio tenutosi a Cartagine dopo la liberazione dell'Africa dal giogo dei
Vandali, secondo i quali, i convertiti dall'arianesimo erano stati dichiarati non idonei ad accedere agli ordini sacri e
quelli gi ordinati erano ammessi alla sola comunione laica. Accolse anche un appello da parte di Contumelioso,
vescovo di Riez, che era stato condannato per immoralit da un concilio tenutosi a Marsiglia, ordinando a San
Cesario di Arles di sottoporre l'imputato ad un nuovo processo di fronte ai legati papali.

Papa Agapito I

La missione a Costantinopoli
Nel frattempo, Belisario, dopo la facile conquista della Sicilia, stava preparandosi ad invadere l'Italia. Il re gotico
Teodato, come ultima risorsa, supplic l'anziano pontefice di recarsi a Costantinopoli e di usare la sua personale
influenza sull'imperatore Giustiniano. Per coprire i costi dell'ambasciata, Agapito fu costretto ad impegnare gli arredi
sacri della Chiesa di Roma.
Part in pieno inverno accompagnato da cinque vescovi e da un imponente seguito. Nel febbraio del 536 giunse nella
capitale d'Oriente, dove fu ricevuto con tutti gli onori che si convenivano al capo della Chiesa cattolica. Come egli
aveva previsto, lo scopo apparente della sua visita era destinato al fallimento. Giustiniano non poteva essere smosso
dalla sua volont di ristabilire i diritti dell'Impero in Italia. Tuttavia, dal punto di vista ecclesiastico, la visita del Papa
a Costantinopoli si risolse in un trionfo di poco inferiore a quello delle campagne di Belisario.
In quel periodo, la sede bizantina era occupata da un certo Antimo, che aveva abbandonato la sua sede di Trebisonda
per unirsi ai monofisti che, con l'aiuto dell'imperatrice Teodora, stavano cercando di minare l'autorit del Concilio di
Calcedonia. Non appena il Papa giunse nella citt, il pi prominente del clero locale accus il patriarca di essere un
intruso ed un eretico. Agapito gli ordin, allora, di predisporre una confessione di fede scritta e di ritornare alla sede
che aveva abbandonato; al suo rifiuto, tronc tutti i rapporti con lui. Questa situazione contrari l'imperatore che,
ingannato dalla moglie sull'ortodossia del suo favorito, arriv fino a minacciare di bandire il Papa. Agapito rispose
con spirito: "Con impazienza ero venuto ad ammirare il Cristianissimo imperatore Giustiniano. Al suo posto trovo un
Diocleziano le cui minacce, tuttavia, non mi terrorizzano".
Questo intrepido parlare fece riflettere Giustiniano che, infine, si convinse che la fede di Antimo era quantomeno
sospetta. Pertanto, non sollev alcuna obiezione quando il Papa, esercitando i suoi pieni poteri, depose e sospese
l'intruso e, per la prima volta nella storia della Chiesa, consacr personalmente il suo successore legalmente eletto,
Menna. Questo memorabile esercizio delle prerogative papali non fu dimenticato dagli orientali che, insieme ai
latini, lo venerano come santo. Al fine di allontanare da se ogni sospetto di favorire l'eresia, Giustiniano consegn al
Papa una confessione di fede scritta, che questi accett con la condizione che "anche se non posso ammettere in un
laico il diritto di insegnare la religione, tuttavia osservo con piacere che lo zelo dell'imperatore in perfetto accordo
con le decisioni dei Padri".
Poco tempo dopo, Agapito si ammal e mor; aveva regnato per dieci mesi. I suoi resti mortali furono portati a Roma
in una bara di piombo e deposti in San Pietro. La sua tomba and perduta a causa dei lavori della nuova fabbrica.

Culto
La Chiesa Cattolica celebra la sua memoria liturgica il 22 aprile; le Chiese ortodosse, invece, lo ricordano il 17
aprile.
Dal Martirologio Romano (ed. 2005):
22 aprile A Costantinopoli, anniversario della morte di santAgpito I, papa, che si adoper con fermezza perch il
vescovo di Roma fosse eletto liberamente dal clero dellUrbe e la dignit della Chiesa fosse ovunque rispettata; mandato
poi dal re dei Goti Tedoto a Costantinopoli presso limperatore Giustiniano, difese la retta fede e ordin Mena vescovo
della citt, dove ripos nella pace.

64

Papa Agapito I

65

Note
[1] D. B. Mattei, Memorie Istoriche dell'antica Tuscolo oggi Frascati, Buagni, Roma 1711.

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume I. New York 1907, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 marzo 1907. Remy
Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, pag. 66;
Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma
Roma.

Collegamenti esterni
Biografia di papa Agapito I (http://www.treccani.it/enciclopedia/agapito-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Agapito I (http://www.santiebeati.it/dettaglio/51150) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it

Voci correlate
Biblioteca di papa Agapito I

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Giovanni II

13 maggio 535 - 22 aprile 536

Silverio

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Papa Silverio

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Papa Silverio
Papa Silverio

58 papa della Chiesa cattolica


Elezione

1 giugno 536

Consacrazione 8 giugno 536


Fine pontificato 11 novembre 537
Predecessore
Successore

papa Agapito I
papa Vigilio

Nascita

Frosinone, 480 ca.

Morte

Ponza, 2 dicembre 537

Silverio (Frosinone, 480 ca. Ponza, 2 dicembre 537) fu il 58 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, che
lo venera come santo. Fu papa dal 536 all'11 marzo 537, quando fu deposto. Alcuni storici posticipano la fine del suo
pontificato all'11 novembre dello stesso anno, quando fu indotto ad abdicare ufficialmente in favore di Vigilio.
stato il terzo papa a rinunciare all'ufficio di romano pontefice nella storia,[1] dopo Clemente I e Ponziano.

Biografia
Nacque presumibilmente a Frosinone[2], nei pressi della localit un tempo chiamata "Campo troiano " al confine con
la citt di Ceccano.
Figlio legittimo di papa Ormisda[3] entr al servizio della Chiesa quale suddiacono di Roma quando Papa Agapito I
mor a Costantinopoli, il 22 aprile 536. L'imperatrice Teodora, che parteggiava per i monofisiti, nell'elezione papale,
cerc di favorire il diacono romano Vigilio, che aveva fornito adeguate garanzie sulla questione monofisita. Silverio,
riferisce il Liber Pontificalis, acquist la carica pontificia da Teodato, re degli Ostrogoti, generando malumore tra gli
ecclesiastici a causa del basso rango che occupava tra le gerarchie del clero prima dell'elezione; fu infatti la prima
volta che un suddiacono sia stato eletto papa[4]. L'elezione di un suddiacono alla dignit di vescovo di Roma era
piuttosto insolita. Di conseguenza, facile capire che, come riportava l'autore della prima parte della vita di Silverio
nel Liber pontificalis[5] il clero si oppose ad essa. Tuttavia, l'opposizione fu sedata da Teodato e Silverio fu
consacrato vescovo (probabilmente l'8 giugno 536). Immediatamente dopo, giunse l'approvazione scritta di tutti i
presbiteri di Roma alla sua elevazione al Soglio Pontificio.[6] Il pontificato di questo papa si svolse in un periodo di
disordini ed egli stesso cadde vittima degli intrighi della Corte bizantina.
Dopo che Silverio era divenuto papa, l'imperatrice Teodora cerc di portarlo dalla parte dei monofisiti. Sperava,
particolarmente, di farlo entrare in comunione con il Patriarca monofisita di Costantinopoli, Antimo, che era stato
scomunicato e deposto da papa Agapito I, e con Severo di Antiochia. Tuttavia il papa non s'impegn in alcun modo

Papa Silverio

67

con Teodora, che decise di rovesciarlo e far diventare papa Vigilio. Dopo la morte di Amalasunta, figlia del re
ostrogoto Teodorico il Grande, bizantini ed ostrogoti entrarono in guerra ed anche Roma ebbe i suoi problemi. Il re
ostrogoto Vitige, che sal al trono nel mese di agosto 536, mise la citt sotto assedio, sottoponendola a privazioni e
carestia. Le chiese costruite sulle catacombe fuori dalle mura cittadine furono devastate e le stesse tombe dei martiri
nelle catacombe furono aperte e dissacrate. Nel mese di dicembre 536, il generale bizantino Belisario occup Roma e
venne ricevuto dal Papa in modo amichevole e cortese. Teodora cerc di utilizzare Belisario per realizzare il suo
piano di deporre Silverio e mettere al suo posto il diacono Vigilio, ex apocrisario di Costantinopoli, che era tornato
in Italia. Antonina, moglie di Belisario, convinse il marito ad agire secondo il desiderio di Teodora.
Tramite una lettera contraffatta il papa venne accusato di essersi accordato con il re goto che stava assediando Roma.
Si affermava che Silverio avesse offerto al re di lasciare segretamente aperta una delle porte della citt in modo da
consentire l'ingresso dei goti. L'11 marzo 537, quindi, Silverio fu arrestato, spogliato del suo abito episcopale, vestito
come un monaco e tradotto in Oriente presso il luogo destinato al suo esilio. Un suddiacono annunci al popolo che
Silverio non era pi Papa. Vigilio fu consacrato vescovo di Roma al suo posto.
Silverio fu portato in Licia, dove si stabil a Patara. Il vescovo del luogo, molto presto, scopr che il papa esiliato era
innocente. Si rec a Costantinopoli e qui port all'imperatore Giustiniano tali prove dell'innocenza dell'esule, che
l'imperatore ordin a Belisario di istruire una nuova inchiesta. Se fosse risultato che la lettera riguardante il presunto
complotto a favore dei goti era contraffatta, Silverio avrebbe dovuto tornare in possesso della sede papale.
Contemporaneamente, l'imperatore consent a Silverio di tornare in Italia. Questi, ben presto, rientr nel paese,
probabilmente a Napoli. Tuttavia Vigilio non era disposto a tollerare il ritorno del suo predecessore illegalmente
deposto. Questi, probabilmente d'accordo con l'imperatrice Teodora e con l'aiuto di Antonina, la moglie di Belisario,
confin Silverio sull'isola disabitata di Palmaria, oggi Palmarola, una delle isole Pontine. L, l'11 novembre, Silverio
fu probabilmente costretto ad abdicare firmando un documento in cui rinunciava al ministero di vescovo di Roma in
favore di Vigilio.[1] Fu su quest'isola che il Papa mor a causa delle dure privazioni e del trattamento subito. Pare che
il giorno della sua morte fu il 2 dicembre dello stesso anno.[1]
Secondo il Liber Pontificalis, fu sepolto sull'isola il 20 giugno. I suoi resti mortali non hanno mai lasciato l'isola.

Culto
Secondo il Liber Pontificalis, dopo la sua morte i fedeli che
visitavano la sua tomba gi lo invocavano. La prima prova di
venerazione si trova in un elenco dei santi dell'XI secolo[7] Anche
il Martyrologium di Petrus de Natalibus del XIV secolo
contemplava la sua festa.
Nella Chiesa cattolica la sua memoria liturgica ricorre il 2
dicembre.
Dal Martirologio Romano (ed. 2005):
2 dicembre - Nell'isola di Palmarola, transito di san Silverio, papa e
martire, che, non avendo voluto ristabilire Antimo, vescovo eretico di

La festa di San Silverio a Ponza

Costantinopoli deposto dal suo predecessore sant'Agapto, fu per


ordine dell'imperatrice Teodora privato della sua sede e mandato in esilio, dove mor dopo molte tribolazioni.

Silverio molto venerato sull'isola di Ponza, di cui il santo patrono. La sua ricorrenza si celebra il 20 giugno, data
in cui il santo viene portato in processione su una portantina a forma di barca da pesca, completamente rivestita di
garofani rossi, mentre l'isola si veste a festa per tre giorni con fuochi artificiali, giochi e musica. Silverio anche
patrono, insieme ad Ormisda, di Frosinone; , inoltre, venerato compatrono della citt di Scerni in provincia di
Chieti. da segnalare come San Silverio non sia patrono della citt di Ceccano, n sia ivi stato mai venerato e ci in

Papa Silverio
singolare crasi con coloro che asseriscono che detta citt ne abbia dato i natali.

Controversie sul luogo di nascita


Alcune fonti storiche, peraltro tutte successive al XIV secolo, indicano Ceccano come citt natale di San Silverio
Papa e Martire, come confermano sia lo storico Michelangelo Sindici che il letterato Nicola Sindici nelle sue
Memorie Storiche di Ceccano[8]. Nello Statuto Comunale di Ceccano, risalente al medioevo e poi confermato dal
Principe Marcantonio IV Colonna all'inizio del XVII secolo, nel preambolo, uno dei principali titoli di onore della
citt era riservato alla tradizione diretta secondo cui Ceccano aveva dato i natali a San Silverio Papa.
Leonardo Bruni, detto Leonardo Aretino, celebre letterato e Segretario delle Lettere Latine di tre papi (sepolto nel
1444 nella Basilica di Santa Croce a Firenze) nella sua storia di San Silverio scrisse:
Silverio fu della Nazione di Campagna, della Citt di Ceccano, il padre si chiamava Hormisda. Questo Papa fece murare
Ceccano intorno, eppoi fu mandato in esilio nell'Isola di Ponza.

Nell'opera Sulli Monumenti dello Stato Pontificio di Giuseppe Marrocco si cita[9]:


Ceccano fu sempre considerabile nella Provincia di Campagna che in molte pergamene trovasi con il titolo di Citt,
Patria di illustri uomini, s nelle lettere che nelle armi. Fu cinta da forti mura castellane e con porte per ordine del Pontefice
Silverio figlio del frusinate Ormisda egualmente Papa che dicesi vi abbia avuto i natali, e che ci eseguir facesse salito
appena al Pontificato, argomento sicuro di Patria riconoscenza.

Cesare Baronio, nei suoi Annali, al Tomo VII, parla di Sant'Ormisda come Pontefice e nativo di Frosinone. Ma non
cita assolutamente San Silverio come frusinate.
Un codice manoscritto rinvenuto nel 2003 nell'Archivio Segreto Vaticano conferma senza dubbio la nascita di San
Silverio a Ceccano.Wikipedia:Uso delle fonti
Sempre a Ceccano, nella Sala del Sindaco, si conserva una preziosa pergamena che recita:
S. Silverius de Ceccano, filius S. Hormisda de Frusulone, quem genuit Justus de Venafro.

risalente ad un antichissimo dipinto che si conservava nella Chiesetta della Madonna de Loco (SantAntonio di
Padova) in cui si vedeva La Vergine con il Bambino Ges e San Silverio in abiti pontificali.

Note
[1]
[3]
[5]
[6]

John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 168


Papa Ormisda prima di ricevere gli ordini era stato sposato
Edizione Duchesne, I, 210
L'affermazione fatta dall'autore appena citato che Silverio si fosse assicurato l'intervento di Teodato dietro pagamento di un compenso, pu
essere considerata autentica anche se le accuse di simonia erano frequanti in quel periodo. L'autore della seconda parte della vita di Silverio
contenuta nel Liber pontificalis , invece, favorevole al papa.
[7] Mlanges d'archologie et d'histoire, 1893, 169
[8] Entrambi cittadini di Ceccano

68

Papa Silverio

69

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume XIII. New York, 1912, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 febbraio
1912, Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York.
Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Bologna, Il Mulino, 2004.
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6

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Collegamenti esterni
Silverio (http://www.treccani.it/enciclopedia/silverio_(Enciclopedia-dei-Papi)/) in Enciclopedia dei Papi
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Agapito I

1 giugno 536 - 11 novembre 537

Papa Vigilio

Controllo di autorit VIAF: 12661473 (http://viaf.org/viaf/12661473)


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Papa Vigilio

70

Papa Vigilio
Papa Vigilio

59 papa della Chiesa cattolica


Elezione

29 marzo 537

Fine pontificato 7 giugno 555


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Silverio

Successore

papa Pelagio I

Nascita

Roma, ?

Morte

Siracusa, 7 giugno 555

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Vigilio (... 7 giugno 555) fu il 59 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica. Fu papa dal 29 marzo 537 alla
sua morte.

Biografia
Vigilio, la cui data di nascita ignota, apparteneva a una distinta famiglia romana; nel Liber Pontificalis (Edizione
Louis Duchesne, I, 298), suo padre Giovanni, che aveva ricevuto tale titolo dall'imperatore, veniva chiamato consul,
mentre Reparato, un fratello di Vigilio, era senatore (Procopio di Cesarea De bello gothico, I, 26).

L'elezione papale
Vigilio entr al servizio della Chiesa di Roma, come diacono, nel 531; nel 499 Papa Simmaco aveva stabilito che il
pontefice pu scegliersi il proprio successore, che Papa Bonifacio II (come aveva fatto Felice con lui) individu in
Vigilio, e lo present al clero riunito in San Pietro. Tuttavia, l'opposizione a tale procedura sin dall'elezione di
Bonifacio fu forte e port Bonifacio stesso a ritirare la designazione di Vigilio quale suo successore e a bruciare il
decreto di Simmaco che la istituiva. Il suo successore fu scelto nella persona di Mercurio de Mercuriali, che divenne
Papa Giovanni II, scartando Vigilio. Il secondo successore di Bonifacio, Papa Agapito I, nomin Vigilio apocrisario
(cio nunzio pontificio) a Costantinopoli, pertanto il diacono si trasfer nella capitale d'oriente. Qui, l'imperatrice
Teodora cerc vincerlo alle idee monofisite, per vendicare la deposizione del Patriarca di Costantinopoli, Antimo I,
deposto da Agapito e per ottenere aiuto nei suoi sforzi per conto dei Monofisiti. Si disse che Vigilio fosse stato
coinvolto nei piani dell'imperatrice, che gli aveva promesso la Sede Papale e settecento libbre d'oro se avesse
annullato il concilio di Calcedonia[1]. Nel frattempo, grazie all'influenza del re dei goti, era stato nominato papa
Silverio. Tuttavia, non molto tempo dopo, il generale bizantino Belisario stabil le sue truppe a Roma. Allora Vigilio

Papa Vigilio
consegn a Belisario le lettere provenienti da Costantinopoli, che raccomandavano lo stesso Vigilio per la Sede
Papale, facendo s che Belisario deponesse Silverio l'11 marzo 537. A causa delle pressioni esercitate dal
comandante bizantino, Vigilio venne eletto al posto di Silverio, consacrato ed insediato il 29 marzo. Silverio venne
posto sotto la custodia di Vigilio, che lo mand in esilio nellisola di Palmarola, dove mor di omicidio o fame. Il
Liber pontificalis afferma che Papa Silverio fu nutrito del pane della tribolazione e dell'acqua dell'angoscia fino
alla morte[2][3] . La deposizione di Silverio venne subito messa in discussione, cos Vigilio lo costrinse a firmare un
atto di volontaria abdicazione, l'11 novembre 537, e solo allora venne riconosciuto come Papa dall'intero clero
romano. Silverio mor poco dopo, il 2 dicembre. Molto, in queste accuse contro Vigilio, sembra esagerato, ma,
sicuramente, la modalit della sua elevazione alla Sede di Roma non fu regolare. Ben presto, per, l'imperatrice
Teodora si rese conto di essere stata ingannata: dopo che Vigilio aveva soddisfatto la sua ambizione, mantenne la
stessa posizione del suo predecessore nei confronti del monofisismo e del deposto Antimo. Anche se esiste una
supposta lettera del papa indirizzata ai deposti patriarchi monofisiti, Antimo, Severo e Teodosio, in cui il pontefice si
dichiarava d'accordo con la loro dottrina, ma la maggior parte degli studiosi la considera contraffatta - Duchesne in
Revue des quest. histor. (1884), II, 373; Chamard, ibid., I (1885), 557; Grisar in Analecta romana, I, 55 ss.; Savio in
Civilt catt., II (1910), 413-422. Il papa non reinsedi Antimo nel suo ufficio.

Attivismo di Vigilio
Nei primi anni del suo pontificato, il papa scrisse molte lettere, tuttora esistenti, per dare indirizzi ecclesiastici alle
varie chiese. Il 6 marzo 538 scrisse al vescovo Cesario di Arles indicando la penitenza che avrebbe dovuto scontare
il re d'Austrasia Teodeberto I per aver contratto matrimonio con la vedova del fratello. Il 29 giugno 538, invi un
decreto al Vescovo di Braga, Profuturo, che conteneva le decisioni su vari problemi inerenti alla disciplina
ecclesiastica. Ausanio ed il suo successore, Aureliano di Arles, contattarono il papa per la concessione del Pallio
quale segno di dignit e di potere del legato pontificio per la Gallia, richiesta alla quale Vigilio acconsent. Nel
frattempo, a Costantinopoli si stavano sviluppando nuove idee non ortodosse che avrebbero molto preoccupato il
papa.

La questione monofisita e lo scisma tricapitolino


Fu, per, solo nel 540 che Vigilio prese una posizione ferma sul monofisismo. Con l'occasione invi due lettere a
Costantinopoli. Una delle lettere era indirizzata all'imperatore Giustiniano I (527-565), l'altra al Patriarca Menna. In
entrambe le lettere il papa ribadiva i concetti espressi dal Concilio di Efeso e dal Concilio di Calcedonia e
confermava le decisioni del suo predecessore, Papa Leone I, approvando in pieno la deposizione del Patriarca
Antimo. Nel 543 l'imperatore Giustiniano eman un decreto che condannava le varie eresie di Origene. Questo
decreto fu posto alla firma sia dei patriarchi orientali che di Vigilio.
Al fine di distogliere il pensiero di Giustiniano dall'origenismo, Teodoro Askida, vescovo di Cesarea in Cappadocia,
richiam la sua attenzione sul fatto che la condanna di alcuni rappresentanti della scuola antiochena, da cui si era
sviluppato il nestorianesimo, avrebbe reso la comunione con i monofisiti molto pi facile. L'imperatore, che teneva
molto al rientro dei monofisiti fu d'accordo e, nel 543 o nel 544 eman un nuovo editto di condanna dei Tre Capitoli.
La condanna dei Tre Capitoli fu sottoscritta da tutti i patriarchi ed i vescovi orientali. In Europa occidentale, tuttavia,
la procedura fu considerata ingiustificata e pericolosa perch si temeva che avrebbe sminuito l'importanza del
Concilio di Calcedonia. Vigilio rifiut di riconoscere l'editto imperiale e, per questo, fu convocato di forza a
Costantinopoli da Giustiniano, per risolvere la questione attraverso un sinodo. Secondo il Liber Pontificalis, il 20
novembre, mentre il papa stava celebrando la festa di Santa Cecilia nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere,
prima che concludesse il servizio, il legato imperiale Antimo ordin al pontefice di mettersi immediatamente in
viaggio per Costantinopoli. Il papa fu subito condotto su una nave che lo aspettava sul Tevere. Lungo il tragitto, una
parte della popolazione lo malediceva e gli tirava pietre. In quel periodo, Roma era assediato dai goti di Totila e tutta
la popolazione versava nella miseria pi nera, pertanto, Vigilio fece inviare navi cariche di derrate nella citt, ma
queste furono catturate dal nemico. Se la storia narrata nel Liber Pontificalis corretta, il papa, probabilmente, lasci

71

Papa Vigilio
Roma il 22 novembre 545; rimase per lungo tempo in Sicilia e raggiunse Costantinopoli alla fine del 546 o nel
gennaio del 547.
Vigilio cerc di persuadere l'imperatore ad inviare aiuti agli abitanti di Roma e dell'Italia, che erano cos duramente
oppressi dai goti. Tuttavia, l'interesse principale di Giustiniano era la questione dei Tre Capitoli e, poich Vigilio non
era disposto a fare concessioni su questo punto e spesso cambiava idea, dovette soffrire molto. Il cambiamento della
sua posizione deve essere spiegato dal fatto che la condanna degli scritti di cui sopra era essenzialmente
giustificabile, ma appariva inopportuno e avrebbe portato a disastrose controversie con l'Europa occidentale. Infine,
tra tentativi di fuga e domicili pressoch coatti, Vigilio approv i canoni conciliari con una lettera dell'8 dicembre
553, al patriarca Eutichio, riaffermando, poi, in dettaglio la sua decisione con la Costituzione apostolica del 26
febbraio 554. Cos, alla fine di un doloroso soggiorno durato otto anni, dopo essersi accordato con l'imperatore, al
papa fu concesso di tornare a Roma. Ma tale approvazione avrebbe causato un profondo dissenso nelle Chiese
dell'Italia settentrionale (che si resero scismatiche), del Norico e della Baviera. Era la primavera del 555.

Morte del papa


Tuttavia, Vigilio non rivide pi Roma, infatti, durante il viaggio di ritorno, mor a Siracusa. I suoi resti furono portati
a Roma e sepolti nella Basilica di San Silvestro sulle Catacombe di Priscilla, sulla Via Salaria.

Note
[2] Enciclopedia Britannica (http:/ / www. britannica. com/ EBchecked/ topic/ 544946/ Saint-Silverius)

Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume XV. New York 1912, Robert Appleton Company. Nihil obstat, 1 ottobre 1912.
Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York;
Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, pag. 67.

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Vigilio (http://www.treccani.it/enciclopedia/vigilio_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
Enciclopedia dei Papi Treccani
Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0537-0555-_Vigilius.html)

72

Papa Vigilio

73

Voci correlate

Costantinopoli
Esarcato d'Italia
Giustiniano I di Bisanzio
Prammatica Sanzione
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Silverio

29 marzo 537 - 7 giugno 555

Pelagio I

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Papa Pelagio I
Papa Pelagio I

60 papa della Chiesa cattolica


Elezione

16 aprile 556

Fine pontificato 4 marzo 561


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Vigilio
papa Giovanni III

Nascita

Roma, ?

Morte

4 marzo 561

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Pelagio I, nato Pelagio Vicariani (Roma, ... 4 marzo 561), fu il 60 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica
dal 16 aprile 556 alla sua morte.

Papa Pelagio I

74

Biografia
Periodo prima del pontificato
Proveniente da una nobile famiglia romana, suo padre Giovanni sembra sia stato vicario di una delle due "diocesi"
civili, o distretti, nelle quali era stata divisa l'Italia. Pelagio accompagn papa Agapito I a Costantinopoli, e venne da
questi nominato nunzio della Chiesa romana in quella citt.
Quando papa Vigilio, suo predecessore, si rec a Costantinopoli su ordine dell'imperatore Giustiniano I, Pelagio
rimase a Roma come rappresentante del Papa. Totila, re dei Goti, aveva iniziato un blocco della citt. Pelagio
dilapid le sue fortune per il bene della popolazione colpita dalla carestia, e cerc di indurre il re a garantire una
tregua. Anche se il tentativo fall, riusc in seguito a convincere Totila a risparmiare le vite della popolazione quando
questi cattur Roma nel dicembre 546. Totila invi Pelagio a Costantinopoli allo scopo di concordare una pace con
Giustiniano I, ma l'Imperatore lo rimand indietro affinch dicesse che il suo generale, Belisario, aveva il comando
in Italia.

Pontificato
Pelagio venne eletto papa come candidato di Giustiniano. Mentre prima della sua consacrazione si oppose agli sforzi
di Giustiniano di ottenere un compromesso tra le varie fazioni cristiane, parteggiando per la difesa dei "tre capitoli"
come la gran parte della Chiesa d'Occidente, successivamente Pelagio adott la posizione dell'Imperatore. Ci rec
danno alla reputazione del Papato nell'Italia settentrionale, in Gallia e altrove nell'Europa occidentale, e i suoi
successori nei 50 anni seguenti spesero molte energie nel riparare al danno.
Pare che, accusato dell'omicidio del proprio predecessore, papa Vigilio, fu costretto a giurare solennemente sulla
tomba del martire Pancrazio, castigatore degli spergiuri.[1].

Morte
Pelagio mor il 4 marzo 561, dopo quattro anni, dieci mesi e diciotto giorni di pontificato. Fu sepolto a nella Basilica
di San Pietro in Vaticano. Il suo epitaffio lo celebra come "rector apostolicae fidei", che in un secolo terribile si
preso cura della Chiesa, si adoperato per rendere chiare le decisioni dei Padri, ha risolto molte povert sociali[2].

Note
[1] Richard Krautheimer, Roma Profilo di una citt 313-1308, p. 105.
[2] De Rossi, Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, nr. 4155.

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Biografia di papa Pelagio I (http://www.treccani.it/enciclopedia/pelagio-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Vigilio

16 aprile 556 - 15 marzo 561

Papa Giovanni III

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Papa Pelagio I

75

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Papa Giovanni III


Papa Giovanni III

61 papa della Chiesa cattolica


Elezione

marzo 561

Consacrazione 17 luglio 561


Fine pontificato 13 luglio 574
Predecessore
Successore

papa Pelagio I
papa Benedetto I

Nome

Catelino?

Nascita

Roma, ?

Morte

13 luglio 574

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni III (Roma, ... 13 luglio 574) fu il 61 Papa della Chiesa cattolica dal 17 luglio 561 alla sua morte.

Biografia
Di origine romana, il suo cognome era Catelino. Proveniva da una famiglia distinta, essendo il figlio di un certo
Anastasio che portava il titolo di illustris, senatore romano e governatore provinciale. Anche se Giovanni regn per
quasi tredici anni, periodo abbastanza lungo, molto poco si sa del suo pontificato. Questo cadde nei tempi burrascosi
dell'invasione longobarda, e praticamente tutte le registrazioni del suo regno sono state distrutte. Di lui abbiamo
qualche notizia tramandataci da Gregorio Magno.

Pontificato
Giovanni, pur essendo molto vicino alla corte di Bisanzio, dovette aspettare quattro mesi prima che limperatore
romano dOriente Giustiniano confermasse la sua elezione. Dovette tenere una difficile politica di equilibrio fra
Longobardi e Bizantini per riuscire a salvaguardare la Chiesa in Italia e impedire che Roma fosse soffocata dalla
miseria e dalle malattie. I Longobardi, che provenivano dalla Pannonia e appartenevano alla setta ariana, erano calati
in Italia nel 568 sotto la guida di Alboino, conquistando rapidamente tutte le citt dellinterno, mentre i Bizantini
mantenevano il possesso delle coste. Nel 572 Alboino era stato assassinato da una congiura, cui segu un periodo di
grande anarchia, durante il quale pi di trenta duchi longobardi si contesero il potere sullItalia. Papa Giovanni III

Papa Giovanni III

76

ordin la reintegrazione di due vescovi della Gallia, Salonio dEmbrun e Sagittario di Gap, dediti al brigantaggio,
successivamente rideposti ed esiliati. Questi due vescovi, dopo la loro ordinazione, cominciarono a comportarsi in
maniera violenta prevaricando con soprusi la popolazione. Venne convocato, dopo una sommossa popolare da loro
causata, un sinodo a Lione nel 567, in cui furono entrambi deposti. Si appellarono a Papa Giovanni III il quale, con
una lettera ufficiale, ordin la loro riabilitazione. I due vescovi, continuando con lo stesso comportamento che port
al primo sinodo, causarono la convocazione di un nuovo sinodo a Chalon-sur-Sane nel 579. Re Gontrano ordin
che fossero entrambi rinchiusi in un monastero senza avere pi contatti con lesterno[1].
Questo fu un periodo molto buio per la Chiesa, molti cristiani furono martirizzati, il monastero di Montecassino
venne distrutto, moltissime chiese furono saccheggiate. Per proteggere Roma Giovanni III dovette recarsi a Napoli
per chiedere laiuto dellesarca bizantino Narsete, che accorse e contribu a salvare molti monumenti. Questo periodo
fu descritto cos da Gregorio Magno:
Come una spada tolta dal fodero, cos le orde selvagge piombavano su di noi. Gli uomini cadevano dappertutto come
mietuti, le citt rimanevano spopolate, i castelli distrutti, bruciate le chiese, rasi al suolo i monasteri di uomini e donne. Ora i
campi erano deserti e tutto il paese languiva nellabbandono, perch nessuno pi lavorava; anche i possidenti erano
scomparsi, e dove prima abitavano gli uomini, ora pascolavano in solitudine gli animali selvaggi
(Gregorio Magno)

Giovanni III conferm le risoluzioni del V Concilio ecumenico di Costantinopoli e le difese con molto zelo. Durante
il suo pontificato fu portata a termine la costruzione della basilica dei Santi Filippo e Giacomo, oggi chiamata
basilica dei Santi Apostoli; furono inoltre restaurati e ingranditi i cimiteri dei martiri. Fu deciso inoltre che il pane, il
vino e le candele, necessarie per la celebrazione delle messe a Roma fossero forniti dalla chiesa di San Giovanni in
Laterano.

Morte
Nel Liber Pontificalis venne registrato che mor il 7 luglio 574.

Note
Collegamenti esterni
Biografia di papa Giovanni III (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Pelagio I

marzo 561 - 13 luglio 574

Papa Benedetto I

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Papa Benedetto I

77

Papa Benedetto I
Papa Benedetto I

62 papa della Chiesa cattolica


Elezione

2 giugno 575

Fine pontificato

30 luglio 579

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore
Successore

papa Giovanni III


papa Pelagio II

Nome

Bonosio?

Nascita

Roma, ?

Morte

30 luglio 579

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Benedetto I (... 30 luglio 579) fu il 62 Papa della Chiesa cattolica dal 2 giugno 575 alla sua morte[1].

Storia
Benedetto Bonosio, figlio di tal Bonifacio, eletto con il nome di Benedetto I, fu il 62 papa della chiesa cattolica;
successe a Papa Giovanni III nell'agosto 574 ma dovette aspettare quasi undici mesi per la consacrazione, che poteva
avvenire solo con la conferma imperiale, a causa delle comunicazioni dissestate; egli occup lo scranno papale
durante le incursioni dei Longobardi e durante la serie di piaghe e carestie che seguirono. Invi una delegazione a
Costantinopoli per chiedere aiuto a Giustino II (565-578) ma ebbe scarso successo, perch le truppe imperiali
mandate a Roma furono di scarso numero; Benedetto ottenne che dall'Egitto arrivassero navi cariche di grano, ma il
sollievo che esse portarono, per quanto grande, fu di breve durata. Sotto l'aspetto pastorale fu eccezionalmente attivo
in quanto nomin ventuno vescovi; cerc d'essere in buoni rapporti col duca longobardo di Spoleto, finch pot
esigere da lui la restituzione di certe propriet terriere al monastero di San Marco, nei pressi di Roma. Poche delle
registrazioni storiche compiute fuori Roma, che ci aiutano a comprendere la storia del Papato, sopravvivono del
regno di Benedetto, e ci forse a causa della distruzione portata dai Longobardi in Italia, per cui ne esistettero
comunque poche gi allora. Sappiamo che fu lui a far uscire dal monastero il monaco Gregorio e a ordinarlo diacono
per rafforzare il suo corpo amministrativo, preparando cos il terreno al futuro Papa Gregorio I. Fu sepolto nella
sagrestia della basilica di San Pietro.

Papa Benedetto I

78

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 69, ma anche Catholic Encyclopedia e
Biographisch-Bibliographischen Kirchenlexikon (BBKL).

Collegamenti esterni
Biografia di papa Benedetto I (http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni III

2 giugno 575 - 30 luglio 579

Papa Pelagio II

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Papa Pelagio II
Papa Pelagio II

63 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione 26 novembre 579
Fine pontificato 7 febbraio 590
Predecessore

papa Benedetto I

Successore

papa Gregorio I

Nascita

Roma, ?

Morte

Roma, 7 febbraio 590

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Pelagio II (... Roma, 7 febbraio 590) fu il 63 Papa della Chiesa cattolica dal 26 novembre 579 alla sua morte[1].
Pelagio, nato probabilmente a Roma, era per di origine gotica, suo padre si chiamava infatti Vinigildo.

Papa Pelagio II
Gli atti pi importanti di Pelagio sono da mettere in relazione ai Longobardi, o allo Scisma dei tre capitoli.

Pontificato
Egli succedette a papa Benedetto I quando i Longobardi stavano assediando Roma, e la sua consacrazione fu
ritardata nella speranza che la sua elezione fosse confermata dallimperatore.
L'assedio di Roma da parte dei Longobardi e il loro controllo delle grandi vie d'acqua furono efficaci, per cui egli fu
consacrato dopo ben quattro mesi, il 26 novembre.
Mossi, cos sembrerebbe, dalle parole del nuovo papa, e ancora di pi dal suo denaro e da quello dellimperatore, i
Longobardi alla fine lasciarono i dintorni di Roma. Quindi Pelagio mand subito un'ambasciata (di cui faceva parte
quasi sicuramente il diacono Gregorio) a Costantinopoli per spiegare le circostanze della sua elezione e chiedere che
fossero mandati degli aiuti per salvare Roma dai barbari.
Non molti aiuti per l'Italia giunsero in quel periodo dall'Impero Romano dOriente. L'imperatore Maurizio invi solo
dopo alcuni anni, circa nel 584, un nuovo ufficiale in Italia con il titolo di esarca e con autorit sia civile che militare
su tutta la penisola, ma, quando giunse a Ravenna, questo nuovo funzionario port con s solo un'insufficiente forza
militare, e frattanto sia il Papa che l'imperatore si erano rivolti ai Franchi.
All'inizio del suo pontificato (ottobre 580 o 581), Pelagio scrisse ad Aunacario (o Aunario) vescovo di Auxerre,
uomo di grande influenza sui vari re franchi, e lo implor di dare prova concreta dello zelo che egli aveva professato
per la Chiesa romana, esortando i re franchi a venire in aiuto di Roma:
Noi crediamo che il fatto che i Principi franchi professino la fede ortodossa sia stato determinato da una legge della
Divina Provvidenza; come avvenne agli imperatori romani, affinch potessero aiutare la citt, da qui alla sua rinascita []
Persuadeteli con tutta la convinzione possibile a tenersi lontano da ogni amicizia o alleanza con i nostri pi indicibili
nemici, i Longobardi

Alla fine gli inviti del Papa o le azioni politiche dell'imperatore indussero i Franchi ad attaccare i Longobardi in
Italia, ma il loro zelo per la causa imperiale o per quella papale fu presto esaurito ed essi si fecero corrompere a
lasciare la penisola. Le difficolt degli italiani crebbero. Pelagio aveva gi mandato a Costantinopoli il pi sapiente
del suo clero, il diacono Gregorio, successivamente papa Gregorio I. Da messaggero del Papa, il diacono era stato
incaricato di frequentare il palazzo imperiale giorno e notte, di non assentarsi mai da l nemmeno per unora e di fare
ogni sforzo per indurre l'imperatore a mandare aiuti a Roma. A lui Pelagio spediva lettere su lettere per esortarlo a un
maggiore sforzo. Egli implor anche il nuovo esarca di Ravenna, Decio (584) a soccorrere Roma, ma gli fu riferito
che era incapace di proteggere il suo esarcato, dunque ancora meno Roma.
Fallito il tentativo di ottenere aiuti da Ravenna, Pelagio mand una nuova ambasciata a Costantinopoli ed esort
Gregorio a tentare di ottenere il desiderato aiuto:
Qui siamo in tali difficolt che a meno che Dio muova il cuore dell'imperatore ad avere piet di noi e ci mandi un
generale militare [magister militum] e un duca, noi saremo interamente alla merc dei nostri nemici, poich quasi tutto il
distretto intorno a Roma senza protezione; e l'esercito di questa indicibile gente prender possesso dei luoghi ancora in
mano all'impero

Sebbene nessuna truppa imperiale giunse a Roma, l'esarca riusc a concludere una tregua con i Longobardi.
Avvantaggiandosi di questa pace e quiete, Pelagio II rinnov gli sforzi del suo omonimo per mettere fine allo
scisma causato in Italia dalla condanna dei Tre Capitoli di papa Vigilio.
Il diacono Gregorio fu richiamato da Costantinopoli e assistette il papa nella corrispondenza a cui diede
immediatamente inizio con il vescovo Elia di Grado e i vescovi d'Istria. In una lettera dopo l'altra il Papa li invit a
ricordare che la fede di Pietro non poteva essere annientata o cambiata e che quella fede che egli conservava era la
fede del Concilio di Calcedonia cos come dei primi tre concili generali; e, in termini ancora pi patetici, li esort a
stringersi attorno a quella gloriosa unit ecclesiastica che stavano distruggendo per amore di superflue questioni e

79

Papa Pelagio II

80

nel difendere capitoli eretici.


Le parole del Papa non ebbero effetto sugli scismatici e ugualmente non ebbe effetti la violenza dell'esarca
Smaragdo, che sequestr Severo, il successore di Elia, e con le minacce lo costrinse ad entrare in comunione con il
vescovo ortodosso Giovanni di Ravenna (588). Ma appena possibile Severo ritorn alla sua sede vescovile, ripudi
ci che aveva fatto e lo scisma continu ancora per circa duecento anni.
Pelagio cadde vittima il 7 febbraio 590 della peste che devast Roma alla fine del 589 e fu sepolto nella basilica di
San Pietro in Vaticano.

Le opere
Pelagio fu uno dei papi che lavor per promuovere il celibato del clero ed eman restrizioni cos rigide su questo
argomento, riguardo ai vicediaconi di Sicilia, che il suo successore Gregorio I le modific. Gregorio ripet invece
anche con maggior enfasi la protesta di Pelagio contro l'assunzione del titolo "ecumenico" da parte del patriarca di
Costantinopoli. Quando Pelagio espresse la sua protesta, essa fu ripetuta con maggiore enfasi dal suo segretario,
Gregorio appunto.
Tra le opere di piet registrate da Pelagio possono essere annoverate l'abbellimento del reliquiario di san Pietro; la
trasformazione della sua casa in un ospedale per i poveri e la ricostruzione della chiesa di San Lorenzo, dove si pu
vedere un mosaico (probabilmente eseguito da Pelagio[2]) raffigurante San Lorenzo che sta in piedi alla destra di
Dio.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 69.
[2] La fonte la catholic encyclopedia, questa affermazione potrebbe essere obsoleta

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Pelagio II (http://www.treccani.it/enciclopedia/pelagio-ii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Pelagius II, Pope in Catholic Encyclopedia (in inglese), Encyclopedia Press, 1917.
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Benedetto I

26 novembre 579 - 7 febbraio 590

Papa Gregorio I

Controllo di autorit VIAF: 79148311 (http://viaf.org/viaf/79148311)


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Papa Gregorio I

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Papa Gregorio I
Papa Gregorio I

Gregorio I, dipinto di Antonello da Messina


64 papa della Chiesa cattolica
Elezione

3 settembre 590

Fine pontificato

12 marzo 604

Predecessore

papa Pelagio II

Successore

papa Sabiniano

Nascita

Roma, 540 circa

Morte

Roma, 12 marzo 604

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande (Roma, 540 circa Roma, 12 marzo 604), fu il
64 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo
venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo.

Biografia
Gregorio Magno nacque verso il 540 da una famiglia aristocratica. Alcuni genealogisti collocano fra gli antenati di
Gregorio i papi Felice II e Agapito. Gregorio era figlio di Gordiano. Papa Gregorio Magno scrive ego quoque tunc
urbanam praeturam gerens pariter subscripsi, anche se in una variante del testo praeturam sostituita da
praefecturam. A causa della variante praeturam/praefecturam, non possibile sapere con esattezza se fu prefetto
urbano o piuttosto pretore urbano.

Monaco e delegato apostolico


Grande ammiratore di Benedetto da Norcia (anch'egli discendente della gens Anicia), decise di trasformare i suoi
possedimenti a Roma (sul Celio) e in Sicilia in altrettanti monasteri e di farsi monaco, quindi si dedic con assiduit
alla contemplazione dei misteri di Dio nella lettura della Bibbia.
Non pot dimorare a lungo nel suo convento del Celio poich, dopo essere stato ordinato diacono, papa Pelagio II lo
invi verso il 579 come apocrisario, presso la corte di Costantinopoli, dove rest per sei anni, e si guadagn la stima
dell'imperatore Maurizio I, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio.

Papa Gregorio I

82

Il pontificato
Elezione
Al proprio rientro a Roma, nel 586, torn nel monastero sul Celio; vi rimase per per pochissimo tempo, perch il 3
settembre 590 fu chiamato al soglio pontificio dall'entusiasmo dei credenti e dalle insistenze del clero e del senato di
Roma, dopo la morte di Pelagio II di cui era stato segretario. Gregorio cerc di resistere alle insistenze del popolo,
inviando una lettera all'Imperatore Maurizio in cui lo pregava di intervenire non ratificando l'elezione, ma il
praefectus urbi di Roma, di nome Germano o forse fratello di Gregorio,[1] intercett la lettera e la sostitu con la
petizione del popolo che chiedeva che Gregorio fosse eletto papa.
In quel tempo Roma era afflitta da una terribile pestilenza. Per
implorare l'aiuto divino, Gregorio fece andare il popolo in
processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria
MaggioreWikipedia:Uso delle fonti, cosa che, ovviamente,
aument i contagiWikipedia:Uso delle fonti. Cessata l'epidemia,
pi tardi una leggenda disse che, durante la processione, era
apparso sulla mole Adriana l'arcangelo Michele che rimetteva la
spada nel suo fodero come per annunziare che le preghiere dei
fedeli erano state esaudite. Da allora il mausoleo di Adriano mut
il nome in quello di Castel Sant'Angelo e una statua dell'angelo vi
fu posta sulla cima.[2]

Gregorio con Giovanni Battista, san Benedetto da


Norcia e san Girolamo. Pittura su tela di Andrea
Mantegna (1497)

Come papa si dimostr uomo di azione, pratico e intraprendente


(chiamato "l'ultimo dei Romani"), nonostante fosse fisicamente
abbastanza esile e cagionevole di salute. Fu amministratore
energico, sia nelle questioni sociali e politiche per supportare i
bisognosi di aiuto e protezione, sia nelle questioni interne della
Chiesa.
Relazioni diplomatiche con altri stati

Tratt con molti paesi europei; con il re visigoto Recaredo di


Spagna, convertitosi al cattolicesimo, Gregorio fu in continui rapporti, e fu in eccellente relazione con i re franchi.
Con l'aiuto di questi e della regina Brunechilde, riusc a tradurre in realt quello ch'era stato il suo sogno pi bello: la
conversione della Britannia, che affid ad Agostino di Canterbury, priore del convento di Sant'Andrea.
A questo proposito si racconta che un giorno, scendendo dal suo convento sul Celio e vedendo al mercato alcuni
giovani schiavi britannici esposti per la vendita, bellissimi di aspetto e pagani, esclamasse rammaricato:
Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati

In meno di due anni diecimila Angli, compreso il re del Kent, Edelberto, si convertirono. Era questo un grande
successo di Gregorio, il primo della sua politica che mirava ad eliminare gli avversari della Chiesa e ad accrescere
l'autorit del papato con la conversione dei "barbari".
Si trov a dover provvedere, a fronte di un'inefficiente esercito imperiale, alla difesa di Roma, assediata nel 593 da
Agilulfo, re dei Longobardi, coi quali poi riusc a stabilire rapporti di buon vicinato e avvi la loro conversione
dall'eresia ariana al cattolicesimo grazie anche all'influente sostegno della regina Teodolinda.

Papa Gregorio I
Rapporti con l'Impero
Tentativo di raggiungere una pace con i Longobardi
Gregorio Magno si trov di fronte a una situazione difficile: Roma era minacciata dai Longobardi mentre le truppe
che dovevano difendere la citt erano mal pagate e vi era il rischio che si rivoltassero. Papa Gregorio invoc pi
volte l'aiuto militare dell'Impero, ma non fu ascoltato. I Longobardi, riporta Gregorio Magno, continuavano a
devastare l'Italia: nel 590 furono da essi devastate le citt di Minturnia (nei dintorni di Formia), Tauriana (in
Calabria) e Fano, facendo fuggire il clero e facendo prigionieri, che dovettero essere riscattati dal Papa. Nel 591,
inoltre, il duca di Spoleto, Ariulfo, appena asceso al ducato, inizi a condurre una politica espansionistica a danni dei
Bizantini, conquistando le citt del corridoio umbro che collegava Roma con Ravenna e assediando la Citt Eterna
stessa, da cui si ritir solo dopo aver estorto alla citt assediata un tributo; nel frattempo anche Napoli era minacciata
dai Longobardi di Benevento. L'esarca non intervenne in aiuto di Roma, nonostante le richieste di aiuto di Papa
Gregorio, il quale, dopo l'assedio, scrisse all'arcivescovo di Ravenna, Giovanni, lamentandosi per il comportamento
dell'esarca, che ...rifiuta di combattere i nostri nemici e vieta a noi di concludere la pace.[3] Papa Gregorio, infatti,
premeva per una tregua tra Imperiali e Longobardi affinch ritornasse la pace nella penisola e si ponesse fine alle
devastazioni belliche, ma Romano non era d'accordo e fece di tutto per ostacolarlo.[4]
Nel 592 Romano, venuto a conoscenza che Papa Gregorio era in
trattative con il Ducato di Spoleto per una pace separata, si mosse
per rompere le trattative, un po' perch non tollerava
l'insubordinazione del Pontefice, che stava trattando con il nemico
senza alcuna autorizzazione imperiale, un po' perch concludere la
pace in quel momento avrebbe riconosciuto il corridoio umbro in
mani longobarde, cosa che l'esarca non intendeva che accadesse.
Nel luglio 592, quindi, l'esarca, partendo da Ravenna, raggiunse
via mare Roma e dalla Citt Eterna part alla riconquista delle citt
del Corridoio umbro: dopo una breve campagna, riusc a
riconquistarle.[5] Questa campagna, come previsto, ruppe le
trattative di pace che Papa Gregorio aveva avviato con i
Longobardi, provocando un ulteriore peggioramento dei rapporti
con il pontefice, che si lament in seguito del comportamento
dell'esarca, che aveva impedito che si giungesse a una tregua
senza alcun costo per l'Impero con i Longobardi. La campagna
di Romano non gener per solo lo sdegno del pontefice, ma
anche la reazione di re Agilulfo, che da Pavia marci in direzione
Papa Gregorio Magno fu uno degli oppositori alla
di Perugia, dove giustizi il duca longobardo traditore Maurisione,
politica dell'esarca Romano.
reo di aver consegnato la citt all'Impero, e poi assedi Roma, nel
593. Dopo aver deplorato in alcune omelie sul profeta Ezechiele il triste stato di Roma, un tempo caput mundi ma
ora circondata dal nemico che tutto devastava, il Santo Padre, visto che l'aiuto dell'Impero latitava, si vide costretto a
convincere Agilulfo a levare l'assedio alla Citt Eterna pagando di tasca propria 5000 libbre d'oro. Scrisse poi
all'Imperatore Maurizio: Con i miei stessi occhi, ho visto i romani legati come cani da una corda al collo che
venivano condotti via per essere venduti come schiavi in Francia.[6]
Papa Gregorio Magno continu ad insistere per una pace, cercando di convincere lo scolastico di Romano, Severo, a
convincere l'esarca a firmare una tregua con i Longobardi,[7] ma senza alcun risultato apprezzabile; anzi, i suoi
tentativi subirono la disapprovazione dell'Imperatore Maurizio, che, concordando con la politica dell'esarca Romano,
accus il Papa di infedelt all'Impero e di stupidit per i suoi tentativi di negoziazione. Il pontefice, furente, replic
con un'altra lettera nella quale sosteneva che, se non fosse stato un ingenuo, non avrebbe accettato di subire tutte le

83

Papa Gregorio I
sofferenze subite da Roma e che l'Imperatore si doveva guardare dai cattivi consiglieri che lo circondavano: l'Italia
ogni giorno viene condotta prigioniera sotto il giogo dei Longobardi e, mentre non si crede affatto alle mie
argomentazioni, le forze dei nemici crescono oltre misura.[8] Nella stessa epistola il Papa consigli l'Imperatore di
guardarsi dai suoi cattivi consiglieri, Leone e Nordulfo, le cui asserzioni ricevono pi attenzione delle mie.[9] Le
trattative di pace non andarono avanti, perch sempre ostacolate dall'esarca Romano, la cui malizia persino
peggiore delle spade dei Longobardi, tanto che i nemici che ci massacrano sembrano dolci in comparazione con i
giudici della Repubblica che ci consumano con la rapina...[10] (cos scrisse Papa Gregorio Magno al vescovo di
Sirmio nella prima met del 596), e, nel 596, alcuni affissero su una colonna a Ravenna uno scritto satirico insultante
il Pontefice e la sua politica per il raggiungimento della pace, il quale volle scomunicare gli autori del gesto.
Nel 596 i Longobardi attaccarono la Campania e la Calabria, espugnando Crotone. Nel 597 la sorella dell'Imperatore
Maurizio, Teoctista, invi al papa 30 libbre d'oro, che permisero al pontefice di riscattare i prigionieri fatti nella
presa di Crotone: ...molti uomini e molte donne nobili sono stati portati via come preda e i figli sono stati separati
dai genitori, i genitori dai figli e le mogli dai mariti. Il denaro non fu per sufficiente a riscattare tutti i prigionieri,
molti dei quali rimasero sotto la prigionia dei ...nefandissimi Longobardi.
Le trattative con i Longobardi, comunque, continuarono, e subirono un'accelerazione quando l'esarca Romano per e
gli succedette Callinico, maggiormente favorevole alla pace. Alla fine del 598, Longobardi e Imperiali firmarono
finalmente una pace, che probabilmente per era solo una tregua armata di tre anni, nonostante Paolo Diacono la
definisca "fermissima". Il sogno di papa Gregorio Magno si era realizzato, ma solo tre anni dopo la pace venne
violata dall'esarca. La guerra tuttavia dur poco e gi a partire dal 603 la pace tra Longobardi e Bisanzio veniva
rinnovata ogni anno per tutta la durata del regno di Agilulfo.
Rapporti con l'Imperatore
I rapporti con l'Imperatore Maurizio non sempre furono cordiali. Quando l'Imperatore, per fermare la fuga dei
decurioni, i quali, per sfuggire alle loro responsabilit, entravano in monastero, promulg un editto con cui vietava ai
funzionari pubblici e ai soldati privati di farsi monaci, Papa Gregorio protest: se non aveva nulla da obiettare sulla
prima parte della legge (quella riguardante i funzionari pubblici), obiett invece sulla proibizione ai soldati imperiali
di diventare soldati di Cristo, ovvero di entrare a far parte del clero.[11] Dal 594 al 599 il Papa fu in disputa con
Massimo, vescovo di Salona, accusato dal Papa di simonia; Massimo, favorito dalla corte imperiale, pot mantenere
il seggio e arriv addirittura ad accusare Papa Gregorio di aver fatto uccidere un vescovo dalmata di nome Malco,
inviato in Italia per rendere conto su una presunta cattiva amministrazione del patrimonio papale e deceduto
improvvisamente in esilio.[12]
Nel 595 i rapporti divennero maggiormente tesi; quando l'Imperatore lo defin in una lettera "sciocco" per il suo
tentativo di fare pace con i Longobardi di Spoleto, il Papa, offeso rispose:
...Mi stato detto di essere stato ingannato da Ariulfo, e sono stato definito "sempliciotto",... che significa indubbiamente
che sono uno sciocco. E io stesso debbo confessare che avete ragione... Se non lo fossi, non avrei mai accettato di patire tutti
i mali che ho sofferto qui per le spade dei Longobardi. Voi non credete a quello che dico riguardo ad Ariulfo, riguardo al
fatto che sarebbe disposto a passare dalla parte della Repubblica, accusandomi di dire menzogne. Dato che una delle
responsabilit di un prete di servire la verit, un grave insulto essere accusati di menzogna. Sento, inoltre, che viene
riposta pi fiducia nelle asserzioni di Leone e Nordulfo, invece che alle mie... Ma quello che mi afligge che la stessa
tempra che mi accusa di falsit permette ai Longobardi di condurre giorno dopo giorno tutta l'Italia prigioniera sotto il loro
giogo, e mentre nessuna fiducia riposta nelle mie asserzioni, le forze del nemico crescono sempre di pi...
(Papa Gregorio Magno, Epistole, V,40.)

Lo scontro tra Papa e Imperatore si acu nel 595 quando il Patriarca di Costantinopoli, Giovanni Nesteute, si
proclam Patriarca Ecumenico, dichiarandosi di autorit pari al Papa. Di fronte alle proteste di Papa Gregorio, il
patriarca chiese all'Imperatore il sostegno contro il Pontefice. L'Imperatore scrisse quindi una lettera a Papa
Gregorio, esortandolo a porre fine alla querela avendo la Chiesa bisogno di pace, e non di controversie religiose.
Papa Gregorio rispose all'Imperatore con un'altra lettera, in cui esprime lode all'Imperatore per la sua volont di

84

Papa Gregorio I
riportare la pace nella Chiesa, ma precisa che stato il Patriarca a iniziare la contesa, usurpando un titolo non suo:
...Quando noi lasciamo la posizione che ci spetta, e assumiamo noi stessi onori indecenti, alliamo i nostri peccati con le
forze dei barbari... Come possiamo scusarci per predicare una cosa al nostro gregge, e poi mettere in pratica l'opposto? ...
Maestri di umilt e generali di superbia, noi nascondiamo i denti da lupo dietro un volto da pecora. Ma Dio ... sta infondendo
nel cuore del nostro Pi Pio Imperatore la volont di restaurare la pace nella Chiesa.
Questa non la mia causa, ma quella di Dio stesso. Fu a Pietro... che il Signore disse: "Tu sei Pietro, e su questa pietra
fonder la mia Chiesa". Colui che ricevette le chiavi del Regno dei Cieli... non fu mai chiamato Apostolo Universale; e ora il
pi Santo Uomo, il mio vescovo collega Giovanni rivendica il titolo di Vescovo Universale. Quando vedo questo sono
costretto a urlare "O Tempora, o mores!"
Tutta l'Europa nelle mani dei Barbari... e, malgrado tutto, i preti ... cercano ancora per s stessi e fanno sfoggio di nuovi e
profani titoli di superbia!
(Papa Gregorio Magno, Epistole, V,20.)

Papa Gregorio Magno preg quindi l'Imperatore di fare in modo che il Patriarca abbandonasse la pretesa di
assumersi il titolo di "patriarca ecumenico" e successivamente scrisse all'Imperatrice Costantina che nella superbia
di mio fratello posso solo vedere un segno che i giorni dell'Anticristo stiano per arrivare. Poche settimane dopo
l'invio della lettera all'Imperatrice, il patriarca per, e anche se il suo successore, Ciriaco, mantenne il titolo di
"Ecumenico", i rapporti con Papa Gregorio furono pi cordiali e meno accesi. Nonostante un decreto dell'Imperatore
Foca (successore di Maurizio) avesse riconosciuto il primato della Chiesa di Roma, i patriarchi di Costantinopoli non
abbandonarono pi il titolo di "Patriarca Ecumenico" che aveva causato la contesa con la Chiesa di Roma; e
realizzando che non era possibile vietare loro di utilizzarlo, i Papi stessi, a partire dal 682 ca., cominciarono a
utilizzarlo per loro stessi.
Nel 595 papa Gregorio Magno denunci all'imperatrice Costantina l'elevata pressione fiscale in Sicilia, Sardegna e
Corsica, politicamente non facenti parte all'epoca dell'Italia (Sardegna e Corsica facevano parte dell'Esarcato
d'Africa): in Corsica i genitori erano costretti a vendere i figli e molti si trasferirono per la disperazione in territorio
longobardo, mentre in Sicilia un funzionario di nome Stefano confiscava le propriet a suo arbitrio:
Essendo venuto a conoscenza che molti dei nativi della Sardegna ancora ... fanno sacrifici agli idoli..., ho inviato uno dei
vescovi dell'Italia, che... convert molti dei nativi. Ma mi ha narrato che... quelli nell'isola che sacrificano gli idoli pagano
una tassa al governatore della provincia per fare ci. E, quando alcuni sono stati battezzati e hanno cessato di sacrificare agli
idoli, il suddetto governatore dell'isola continuava a richiedere da essi il pagamento della tassa... E, quando il suddetto
vescovo parl con lui, egli replic che aveva promesso un suffragium
cos grande che non ce l'avrebbe fatta a pagarlo se non agendo in questo modo. Ma l'isola di Corsica talmente oppressa da
cos tanti esattori e da cos tante tasse, che i suoi abitanti possono difficilmente farcela a pagarle se non vendendo i loro figli.
Per cui i proprietari terrieri della suddetta isola, abbandonando la Pia Repubblica, sono costretti a cercare rifugio nella
nefandissima nazione dei Longobardi... Inoltre, in... Sicilia si dice che un certo Stefano, chartularius nelle questioni
marittime, commetta cos tante iniquit e oppressioni, ...confiscando senza alcun processo legale propriet e case, che se
desiderassi elencare tutti i suoi misfatti giunti alle mie orecchie, non mi basterebbe nemmeno un grande libro... Sospetto che
tali misfatti non siano giunti alle vostre Pi Pie Orecchie, perch se fosse stato cos, non sarebbero affatto continuati fino ad
oggi. Ma ora che il Nostro Pi Pio Signore [l'Imperatore] venga a conoscenza di ci, cos che possa rimuovere un cos
grave peso di colpa dalla sua anima, dall'Impero e dai suoi figli. Lo so ch'egli dir che quel che si ritrae da queste isole,
impiegato nelle spese delle armate per loro difesa; ma questo forse il motivo del poco profitto ch'elle ricavano da tali
riscossioni, essendo tolte altrui non senza mescolanza di colpa...
(Papa Gregorio Magno, Epistole, V,41.)

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Papa Gregorio I

86

Amministrazione interna
Nei territori che cadevano sotto la propria responsabilit amministrativa in Italia, nel cosiddetto Patrimonio di San
Pietro, Gregorio seppe far fronte, aiutato da una rete di funzionari, a una serie di problemi, resi pi gravi dalle
continue alluvioni, carestie e pestilenze; ebbe cura degli acquedotti e favor l'insediamento dei coloni eliminando
ogni residuo di servit della gleba. Riusc a intrattenere rapporti epistolari anche con il re della Barbagia, Ospitone, e
cerc di dissuadere la popolazione dall'idolatria e dal paganesimo, convertendo Ospitone stesso al Cristianesimo.
Riorganizz a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti
liturgiche anteriori e componendo nuovi testi, e promosse quel
canto tipicamente liturgico che dal suo nome si chiama
"gregoriano". L'epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le
omelie al popolo ci documentano ampiamente sulla sua molteplice
attivit e dimostrano la sua grande familiarit con la Sacra
Scrittura.
Mor il 12 marzo 604.
Si pu dire che sia stato il primo papa che abbia utilizzato anche il
potere temporale della Chiesa senza, comunque, dimenticare
l'aspetto spirituale del proprio compito.

Tomba di Gregorio, nella basilica di San Pietro in


Vaticano

Il canto gregoriano
Il canto gregoriano il canto rituale in lingua latina adottato dalla Chiesa
cattolica e prende il nome da Gregorio I. Mentre non si sa se abbia scritto
egli stesso dei canti (i manoscritti pi antichi contenenti i canti del
repertorio gregoriano risalgono al IX secolo), la sua influenza sulla
Chiesa fece s che questi prendessero il suo nome.

Gregorio stabilisce il canto gregoriano

A tal proposito si cita la famosa leggenda di san Gregorio Magno,


tramandata da un intellettuale longobardo della corte di Carlo Magno
(Paul Warnefried, detto Paolo Diacono) e da un gruppo di illustrazioni di
vari manoscritti che vanno dal IX al XIII secolo: Gregorio avrebbe
dettato i suoi canti ad un monaco, alternando tale dettatura a lunghe
pause; il monaco, incuriosito, avrebbe scostato un lembo del paravento di
stoffa che lo separava dal pontefice, per vedere cosa egli facesse durante i
lunghi silenzi, assistendo cos al miracolo: una colomba (che rappresenta
naturalmente lo Spirito Santo), posata su una spalla del papa, gli stava a
sua volta dettando i canti all'orecchio.

La leggenda dell'incesto
Una leggenda apocrifa sulle sue origini vuole che i suoi genitori biologici fossero due gemelli di nobile nascita, che
avrebbero commesso incesto su istigazione del diavoloWikipedia:Uso delle fonti. Ancora neonato, sarebbe stato
affidato al mare dalla madre, che lo aveva posto all'interno di una cesta nella quale sarebbe stato trovato e poi
allevato da un pescatore. All'et di sei anni sarebbe entrato in un convento, successivamente lasciato per inseguire
una carriera da cavaliere. Viaggiando fino alla sua terra di origine, vi avrebbe sposato la regina del luogo, che era, a
sua insaputa, sua madre. Dopo aver scoperto questo doppio incesto, avrebbe speso diciassette anni nel pentimento
prima di essere, infine, eletto papa.

Papa Gregorio I
Questo mito ha ispirato il romanzo L'eletto (Der Erwhlte) di Thomas Mann.

Opere di Gregorio I
Sermoni (40 sui Vangeli sono riconosciuti come autentici, 22 su Ezechiele, 2 sul Cantico dei cantici)
Dialoghi in 4 libri: il primo e il terzo su santi italiani a lui coevi, il secondo monografico su san Benedetto da
Norcia e il quarto riguarda in particolare il destino dell'anima dopo la morte e narra di alcune profezie.
Moralia in Iob esegesi del libro veterotestamentario di Giobbe
Regula Pastoralis manuale per la vita e l'opera dei vescovi e in generali di coloro che ricoprono il ministero
pastorale
Commento al primo Libro dei Re
Circa 850 lettere sono sopravvissute dal suo Registro papale delle lettere (Registrum Gregorii). Questa collezione
serve come inestimabile fonte primaria su quegli anni.
edizione critica:
Dag Norberg, S. Gregorii Magni registrum epistularum libri I-VII, Corpus Christianorum Series Latina 140,
Brepols, Turnhout, 1982
Dag Norberg, S. Gregorii Magni registrum epistularum libri VII-XIV, Corpus Christianorum Series Latina
140A, Brepols, Turnhout, 1982
Opera Omnia dal Migne patrologia Latina con indici analitici [13]

Culto
Nella Chiesa cattolica la sua memoria liturgica ricorre il 3 settembre; nella Chiesa greca, invece, il 12 marzo.
Dal Martirologio Romano (ed. 2001):
12 marzo - A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio I, papa, detto Magno, la cui memoria si celebra il 3
settembre, giorno della sua ordinazione.
3 settembre - Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica,
svolse lincarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistem le questioni
terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostr vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere
in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine
celebri libri di morale e di pastorale. Mor il 12 marzo.

San Gregorio Magno patrono principale di:

San Gregorio di Catania, nell'Arcidiocesi di Catania;


Manduria (Diocesi di Oria), dove sarebbe custodito come reliquia un frammento d'osso del suo braccio destro;
Vizzini, Diocesi di Caltagirone (CT);
Casola, frazione del comune di Domicella, piccolo paese situato in provincia di Avellino nella diocesi di Nola,
dove sarebbe custodita una reliquia d'osso della sua mano destra;
San Gregorio da Sassola (Roma), nella diocesi di Tivoli;
Crispano (NA) nella diocesi di Aversa;
Roverbella (MN) nella diocesi di Mantova Vicariato Foraneo "San Pio X e San Leone Magno".
San Gregorio d'Ippona,(VV);

87

Papa Gregorio I

88

Note
[1] La fonte, Gregorio di Tours (X, 1), ambigua: incerto se "Germanus" vada interpretato come il nome proprio del prefetto urbano, oppure in
questo caso significhi "fratello".
[2] Indro Montanelli e Roberto Gervaso L'Italia dei secoli bui, p. 235, Rizzoli 1965
[3] Ravegnani 2004, p. 95.
[4] Ravegnani 2004, pp. 95-99.
[5] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 8.
[6] Ravegnani, p. 98.
[7] Papa Gregorio Magno, Epistole, V, 36.
[8] Ravegnani, p. 99.
[9] Papa Gregorio Magno, Epistole, V, 40.
[10] Papa Gregorio Magno, Epistole, V, 42.
[11] Papa Gregorio Magno, Epistole, III, 66.
[12] Papa Gregorio Magno, Epistole, IV, 47.
[13] http:/ / www. documentacatholicaomnia. eu/ 01_01_0590-0604-_Gregorius_I,_Magnus,_Sanctus. html

Bibliografia
Ravegnani, I Bizantini in Italia, Mulino, Bologna, 2004.

Voci correlate
Evangeliario di Teodolinda
San Santulo

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Gregorio I (http://www.treccani.it/enciclopedia/gregorio-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Gregorio I, detto Magno (http://www.santiebeati.it/dettaglio/24350) in Santi, beati e testimoni
- Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Udienza Generale, 4 giugno 2008, Benedetto XVI (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/
audiences/2008/documents/hf_ben-xvi_aud_20080604_it.html)
(ES) Scheda di San Gregorio. Incisione di Anton Wierix. Collezione De Verda (http://www.colecciondeverda.
com/2012/11/san-gregorio-magno-en-su-estudio.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Pelagio II

3 settembre 590 - 12 marzo 604

Papa Sabiniano

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Papa Sabiniano

89

Papa Sabiniano
Papa Sabiniano

65 papa della Chiesa cattolica


Elezione

marzo 604

Consacrazione 13 settembre 604


Fine pontificato 22 febbraio 606
Predecessore
Successore

papa Gregorio I
papa Bonifacio III

Nascita

Blera

Morte

22 febbraio 606

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Sabiniano (Blera, ... 22 febbraio 606) fu il 65 papa della Chiesa cattolica, dal 13 settembre 604 alla sua morte.
Apocrisario apostolico a Costantinopoli sotto il futuro papa Gregorio I, fu trasferito a Roma a causa della sua
mancanza di zelo nel difendere i diritti della Santa Sede.
Succeduto al grande Gregorio, and incontro all'impopolarit a causa delle sue spese poco accorte. Sabiniano si rese
inviso al popolo perch fece distribuire il grano alla popolazione affamata dietro pagamento. Questo comportamento
poco caritatevole gli attir l'odio dei romani e probabilmente fu ucciso da una rivolta popolare. Secondo una
leggenda, lo stesso Gregorio gli apparve in sogno ammonendolo per il suo comportamento.
L'erudito italiano Onofrio Panvinio (1529-1568), nel suo Epitome pontificum Romanorum (Venezia, 1557)
attribuisce a questo papa l'introduzione dell'usanza di far suonare le campane nelle ore canoniche e durante la
celebrazione dell'eucarestia.

Altri progetti

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Biografia di papa Sabiniano [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Gregorio I

marzo 604 - 22 febbraio 606

Papa Bonifacio III

Controllo di autorit VIAF: 52047304 [3]


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Papa Sabiniano

90

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Sabinianus?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ sabiniano_(Enciclopedia_dei_Papi)/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 52047304

Papa Bonifacio III


Papa Bonifacio III

66 papa della Chiesa cattolica


Elezione

19 febbraio 607

Fine pontificato 12 novembre 607


Predecessore
Successore

papa Sabiniano
papa Bonifacio IV

Nascita

Roma, ?

Morte

12 novembre 607

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Bonifacio III (Roma, ... 10 novembre 607) fu il 66 papa della Chiesa cattolica dal 19 febbraio 607 alla sua morte.

Biografia
Figlio di Giovanni Cataadioce, era romano di nascita, anche se di estrazione greca. Nonostante il suo papato
piuttosto corto egli lasci un segno importante sulla Chiesa cattolica.
Come diacono Bonifacio impression Gregorio Magno, che lo descrisse come "uomo di carattere e fede provati" e
nel 603 lo nomin apocrisarius (essenzialmente nunzio pontificio) alla corte di Costantinopoli. Questo fu un periodo
importante nella sua vita e lo aiut a scolpire il suo papato corto ma pieno di eventi. Come apocrisarius egli divent
consigliere dell'imperatore Foca e fu molto stimato da questi. Questo si rivel importante quando Gregorio Magno
chiese a Bonifacio di intercedere presso l'imperatore per il vescovo Alcisone di Cassiope sull'isola di Corf. Alcisone
aveva visto la sua posizione usurpata dal vescovo Giovanni di Euria, dell'Epiro. Quest'ultimo era fuggito insieme al
suo clero dalla sua diocesi per sfuggire agli attacchi degli Slavi e degli Avari. Giovanni, ritrovandosi sicuro a Corf,
non voleva servire sotto il vescovo Alcisone; egli cerc invece di usurpare la sua autorit vescovile. Normalmente un
comportamento del genere non sarebbe stato tollerato, ma l'imperatore Foca simpatizzava con il vescovo Giovanni
ed era perci incline a non intervenire. Alcisone si appell a Gregorio I, il quale lasci a Bonifacio la soluzione del
problema. In un colpo di genio diplomatico, Bonifacio riusc a contentare tutti e mantenere la fiducia dell'imperatore.

Papa Bonifacio III

91

Pontificato
Alla morte di papa Sabiniano nel febbraio 606, Bonifacio fu eletto suo successore, sebbene il suo ritorno a Roma
fosse stato ritardato di quasi un anno. Vi un dibattito aperto sul perch ci fosse stato un interregno cos lungo.
Alcuni esperti sostengono che ci fosse accaduto per consentire a Bonifacio di terminare il suo lavoro a
Costantinopoli, ma la gran parte pensa che ci fossero stati problemi con l'elezione. Si pensa che lo stesso Bonifacio
abbia insistito affinch l'elezione fosse canonicamente corretta e libera, ed abbia rifiutato il papato finch non si
fosse convinto che era stata tale. Questa sua convinzione manifestata dagli atti che fece durante il suo papato. Egli
fece due cambiamenti significativi alle elezioni papali: il primo fu un decreto che proibiva a chiunque di mettersi
d'accordo sul successore mentre il papa era ancora in vita, la pena alla trasgressione a questa regola era la scomunica.
Il secondo stabiliva che nessun passo doveva essere fatto per organizzare le elezioni papali fino a tre giorni dopo il
funerale del pontefice. Questo dimostra la seria intenzione di mantenere libere da ingerenze le elezioni papali.
Un altro atto degno di nota deriv dal suo stretto rapporto con l'imperatore Foca. Chiese ed ottenne un decreto di
Foca che stabiliva di nuovo che "la sede di San Pietro l'Apostolo deve essere a capo di tutte le Chiese". Questo
assicur il fatto che "Vescovo Universale" apparteneva esclusivamente al vescovo di Roma e pose fine
effettivamente al tentativo di Ciriaco, vescovo di Costantinopoli, che voleva dichiararsi "Vescovo Universale".
Sebbene taluni citano il fatto come prova che Bonifacio, e non Pietro prima di lui, abbia fondato la Chiesa cattolica,
questo decreto ribadisce semplicemente l'atto di Giustiniano che, gi nel 518 regnante papa Ormisda, riconosceva
legalmente il primato del pontificato romano.

Morte
Bonifacio III fu seppellito il 12 novembre 607, nella Basilica di San Pietro a Roma.

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Bonifacio III [1]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Bonifacio III [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Sabiniano

19 febbraio 607 - 12 novembre 607

Papa Bonifacio IV

Controllo di autorit VIAF: 22494372 [3]


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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Bonifacius_III?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ bonifacio-iii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 22494372

Papa Bonifacio IV

92

Papa Bonifacio IV
Papa Bonifacio IV

67 papa della Chiesa cattolica


Elezione

25 agosto 608

Fine pontificato 8 maggio 615


Predecessore
Successore

papa Bonifacio III


papa Adeodato I

Nascita

Marsica, ?

Morte

Roma, 25 maggio 615

Sepoltura

Basilica di San Pietro

San Bonifacio IV (Marsica, ... Roma, 25 maggio 615) fu il 67 Papa della Chiesa cattolica, dal 15 settembre 608
alla morte: il suo culto attestato sin dal pontificato di Bonifacio VIII (1294-1303) che ne rinvenne le reliquie nella
basilica Vaticana.
Originario della regione Valeria (l'odierno Abruzzo), era figlio di un celebre medico di nome Giovanni.
Il Liber Pontificalis menziona che il suo pontificato venne segnato da carestie, peste e inondazioni.

Biografia
Bonifacio chiese in dono all'imperatore Foca di Bisanzio il Pantheon di Roma, che venne convertito nel 609 in una
chiesa cristiana e intitolata alla Madonna Regina dei martiri, ovvero Santa Maria ad Martyres ed in tale occasione
venne istituita la festivit di Ognissanti (1 novembre).[1]In cambio, fu eretta nel Foro Romano una colonna onoraria
all'imperatore Foca, l'ultimo monumento in ordine di tempo ad essere innalzato nel Foro.
Bonifacio fu in precedenza un monaco e, come Papa, promosse il monachesimo.
Mellito, primo vescovo di Londra, presenzi ad un sinodo tenuto da Bonifacio nel 610.
La sua memoria liturgica celebrata l'8 maggio.

Papa Bonifacio IV

93

Note
[1] Santi, beati e testimoni (http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 89067)

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Biografia di papa Bonifacio IV (http://www.treccani.it/enciclopedia/bonifacio-iv_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Papa Bonifacio IV (http://www.santiebeati.it/dettaglio/89067) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Bonifacio III

25 agosto 608 - 8 maggio 615

Papa Adeodato I

Controllo di autorit VIAF: 5283998 (http://viaf.org/viaf/5283998)


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Papa Adeodato I
Papa Adeodato I

68 papa della Chiesa cattolica


Elezione

19 ottobre 615

Fine pontificato 8 novembre 618


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

Papa Bonifacio IV

Successore

Papa Bonifacio V

Nascita

Roma, ?

Morte

8 novembre 618

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Adeodato I, chiamato anche con il nome latino Deusdedit (Roma, ... 8 novembre 618), fu il 68 papa della chiesa
cattolica, dal 19 ottobre 615 alla sua morte[1].

Papa Adeodato I

94

venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia
Nacque a Roma, figlio di un suddiacono di nome Stefano. Secondo la tradizione fu il primo papa ad usare i sigilli in
piombo (bullae) sui documenti papali, che con il tempo presero il nome di "bolle papali".
Deusdedit era gi prete da quarant'anni, per cui, dopo papa Giovanni II (533-535), al secolo Mercurio De' Mercuriali,
fu il primo dell'ordine presbiterale ad ascendere al Soglio di Pietro. Secondo la tradizione egli si sarebbe fatto
monaco benedettino prima di divenire papa, ma non ci sono prove certe di questo fatto. Deusdedit fu scelto dal
gruppo che si opponeva alla politica filo-monastica di papa Gregorio I (590-604) e del predecessore papa Bonifacio
IV (608-615). Il Liber Pontificalis registra con molta soddisfazione che ...egli amava molto il clero... e che
...preferiva promuovere alle cariche ecclesiastiche dei sacerdoti anzich dei monaci. Ordin quindi quattordici
preti, i primi ordinati dopo la morte di Gregorio I. Inoltre istitu per il clero un ufficio da recitarsi alla sera, a
somiglianza di quello del mattino. A parte questo, del suo pontificato di tre anni e quasi un mese sappiamo solo che a
Roma vi furono un terremoto, un'epidemia di scabbia e una grave rivolta delle truppe bizantine in Italia, scontente
per i mancati pagamenti. L'esarca Giovanni I Lemigio e altri funzionari governativi di Ravenna furono massacrati.
Adeodato I alias Deusdedit rimase fedele all'imperatore Eraclio (610-641) durante tutta la sollevazione e diede un
caloroso saluto al nuovo esarca, Eleuterio, quando questi visit Roma prima di recarsi a Ravenna a reprimere la
rivolta. Presto per anche Eleuterio abbracci la ribellione contro il governo bizantino, ma durante la marcia verso
Roma fu ucciso dalle sue stesse truppe. L'epitaffio di Adeodato I, composto da papa Onorio I, lo descrive semplice,
pio, saggio e accorto. Egli, sul letto di morte, lasci un'indennit al suo clero, l'equivalente di un anno di paga per
ciascuno, come dono per la partecipazione ai suoi funerali: questo il primo lascito funerario documentato di un
Papa ai suoi presbiteri.Wikipedia:Uso delle fonti
Sant'Adeodato I (o Deusdedit)

Papa
Nascita

Morte

8 novembre 618

Venerato da

Chiesa cattolica

Ricorrenza

8 novembre

Mor l'8 novembre, giorno in cui la Chiesa cattolica ne celebra la memoria.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 73.

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Biografia di papa Deusdedit (http://www.treccani.it/enciclopedia/deusdedit_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Papa Adeodato I (http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 76800) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it

Papa Adeodato I

95

Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Bonifacio IV

19 ottobre 615 - 8 novembre 618

Papa Bonifacio V

Controllo di autorit VIAF: 84483276 (http://viaf.org/viaf/84483276)


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Papa Bonifacio V
Papa Bonifacio V

69 papa della Chiesa cattolica


Elezione

23 dicembre 619

Consacrazione 23 dicembre 619


Fine pontificato 25 ottobre 625
Predecessore
Successore

papa Adeodato I
papa Onorio I

Nascita

Napoli, ?

Morte

25 ottobre 625

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Bonifacio V (Napoli, ... 25 ottobre 625) fu il 69 papa della Chiesa cattolica, dal 23 dicembre 619 alla sua morte[1].
Si impegn per la cristianizzazione dell'Inghilterra e fece entrare in vigore il decreto con il quale le chiese godevano
di immunit e quindi anche i ricercati dalla giustizia potevano trovarvi rifugio (diritto di asilo).
Bonifacio V era di origine napoletana. Succedette a papa Adeodato I dopo una sede vacante durata pi di un anno.
Prima della sua consacrazione, l'Italia era agitata dalla ribellione dell'eunuco Eleuterio, esarca di Ravenna. Eleuterio
avanzava verso Roma, ma, prima che potesse raggiungere la citt, fu decapitato dalle sue stesse truppe.
Il Liber Pontificalis ricorda che Bonifacio prese provvedimenti relativi al diritto di asilo e che ordin che i notai
ecclesiastici obbedissero alle leggi dell'impero circa i testamenti. Prescrisse anche che gli accoliti non potessero
traslare le reliquie dei martiri e che, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, non potessero sostituire i diaconi nel
conferimento del battesimo. Bonifacio complet e consacr il cimetero di San Nicomede sulla Via Nomentana. Nel
Liber Pontificalis Bonifacio descritto come "il pi mite degli uomini" e si distinse soprattutto per il suo grande
amore per il clero.
Beda il Venerabile scrive riguardo all'attenzione appassionata del Papa per la Chiesa in Inghilterra. Le "lettere di
esortazione" che si dice abbia scritto a Mellito, arcivescovo di Canterbury, e a Giusto, vescovo di Rochester, non si
sono conservate, ma rimangono altre lettere. Una indirizzata a Giusto, dopo la sua successione a Mellito sulla

Papa Bonifacio V

96

cattedra di Canterbury (624): gli conferiva il pallio e gli dava facolt di "ordinare vescovi come potr richiedere
l'occasione". Secondo Beda, Papa Bonifacio invi lettere anche a Edwin, re di Northumbria (625), sollecitandolo ad
abbracciare la fede cristiana, e alla principessa cristiana thelburg del Kent, consorte di Edwin, esortandola ad
impegnarsi per la conversione del marito.[2]
Mor nel 625 e fu sepolto il 25 ottobre nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 74, Biographisch-Bibliographischen
Kirchenlexikon (BBKL)
[2] Beda, Historia ecclesiastica gentis Anglorum, II, vii, viii, x, xi.

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Bonifacio V (http://www.treccani.it/enciclopedia/bonifacio-v_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Pope Boniface V in Catholic Encyclopedia (in inglese), Encyclopedia Press, 1917.
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Adeodato I

23 dicembre 619 - 25 ottobre 625

Papa Onorio I

Controllo di autorit VIAF: 7741873 (http://viaf.org/viaf/7741873)


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Papa Onorio I

97

Papa Onorio I
Papa Onorio I

70 papa della Chiesa cattolica


Elezione

27 ottobre 625

Fine pontificato 12 ottobre 638


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Bonifacio V
papa Severino

Nascita

Campania, ?

Morte

Roma, 12 ottobre 638

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Onorio I (Campania, ... Roma, 12 ottobre 638) fu il 70 Papa della Chiesa cattolica, dal 27 ottobre 625 alla sua
morte.

Biografia
Onorio - secondo alcuni studiosi[1] appartenente ad una famiglia di tradizione senatoriale - divenne papa il 27 ottobre
625 (in alcune fonti il 3 novembre), due giorni dopo la morte del suo predecessore, papa Bonifacio V.

Pontificato
Durante il suo pontificato, Onorio diede impulso campagne missionarie di una certa importanza, soprattutto verso le
isole britanniche, e in particolare nel Wessex. Papa Onorio I riusc a introdurre in Irlanda la stessa data di
celebrazione della Pasqua utilizzata dal resto della Chiesa cattolica.
Sotto il pontificato di Onorio I fu disposta la trasformazione della Curia Iulia, l'edificio in cui il Senato romano si era
per secoli riunito, in una chiesa (Sant'Adriano al Foro), evento che potrebbe essere assunto come simbolo del
definitivo trapasso di Roma dalla tarda antichit al Medioevo.
Pure a questo periodo risalgono gli ultimi interventi edilizi di una certa importanza nell'Urbe prima dell'Alto
Medioevo: probabilmente essi furono finanziati direttamente dal papa con il proprio patrimonio.
Pare che la festa dell'Esaltazione della Santa Croce sia stata istituita durante il pontificato di Onorio.

Papa Onorio I

98

La crisi monotelita: Onorio papa eretico?


Per approfondire, vedi Monotelismo.

Nel corso del suo ministero come vescovo di Roma, Onorio appoggi, in un suo scritto ufficiale, una formulazione
cristologica monotelita, proposta dall'imperatore Eraclio allo scopo di portare ad una riconciliazione tra cristiani
monofisiti e cristiani ortodossi calcedonesi.
Per questo motivo, a pi riprese dopo la sua morte, Onorio sub l'anatema, assieme ad altri eretici monoteliti, in
particolare durante il Concilio di Costantinopoli III (sesto concilio ecumenico). Questa condanna venne in seguito
confermata da papa Leone II, come fu dimostrato da Cesare Baronio durante la sua disputa con Roberto Bellarmino.
Si ebbe, quindi, il caso di un papa che si era dimostrato eretico, per di pi in un suo scritto ufficiale (una lettera al
patriarca di Costantinopoli). L'anatema pronunciato contro Onorio divenne, secoli dopo, uno dei principali argomenti
che si portarono contro il dogma dell'infallibilit papale, in particolare nella discussione che si svilupp nel Concilio
Vaticano I del 1870.
Origini e sviluppi del monotelismo
All'inizio del VII secolo la situazione politica dell'Impero bizantino aveva attraversato un momento particolarmente
delicato: Costantinopoli era di fatto isolata dal resto dei territori, mentre gli Slavi invadevano la penisola balcanica e
i Persiani Sasanidi occupavano Armenia, Cilicia e Palestina (conquista di Gerusalemme nel 614).
Con Eraclio I di Bisanzio l'Impero conobbe, invece, un momento di recupero: Eraclio riconquist dai Persiani
l'Armenia, parte della Persia stessa, la Siria e l'Egitto (battaglia di Ninive del 627). Si trattava di zone ad alta
concentrazione di cristiani monofisiti. Poich i Monofisiti (che non avevano accettato come valido il concilio di
Calcedonia e le sue definizioni dogmatiche) costituivano prima di tutto un ostacolo all'unit interna dell'Impero, si
tent di recuperarli anche per quanto atteneva la formulazione della fede, con l'espediente della dottrina
monoenergeta, di fatto una forma velata di monofisismo. Secondo questa dottrina, si affermava ufficialmente che in
Ges Cristo ci fossero due nature (umana e divina), ma una sola energia o operazione (quella divina). Ora, poich in
metafisica l'"energia" la capacit di agire propria di ogni natura, non supporre in Cristo una energia umana accanto
a quella divina significava, di fatto, negare l'integrit della sua stessa natura umana, naturalmente in modo molto
velato.
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sergio, invi la propria "formula di fede" al papa di Roma, Onorio:[2]
...Abbiamo ritenuto necessario che in futuro a nessuno sia permesso di affermare due operazioni in Cristo nostro Dio, ma
piuttosto si affermi, come insegnano i santi ed universali Concili, che l'unico e medesimo Figlio unigenito, il Signore nostro
Ges Cristo vero Dio, ha compiuto sia atti divini sia umani che ... procedono da un solo e medesimo Verbo incarnato. ... La
dizione "due operazioni" scandalizza molti, in quanto si finirebbe con l'affermare due volont che si contraddicono l'una
l'altra, come se la volont di Cristo volesse adempiere la passione salvifica, ma vi si opponesse la sua volont umana.
(Lettera di Sergio di Costantinopoli a Onorio di Roma, Mansi, op. cit., X,530-532)

Onorio rispose alla lettera di Sergio approvando le formulazioni dogmatiche contenute in essa:
Affermiamo che la volont del Signore nostro Ges Cristo era soltanto una (unam voluntatem fatemur), per il fatto che la
nostra natura umana stata assunta dalla divinit. ... Il Figlio e Verbo di Dio fu egli stesso operatore della divinit e
dell'umanit. Se a motivo di queste duplici operazioni, umane e divine, si debbano riconoscere una o due operazioni, questo
non sta a noi, ma lo lasciamo ai grammatici, che sono soliti esibire parole ricercate ricavandole da minuzie.
(Lettera di Onorio di Roma a Sergio di Costantinopoli, Mansi, op. cit., X,539-542)

Contemporaneamente, ad Alessandria d'Egitto il patriarca Ciro riusciva, come Sergio, a "riagganciare" i monofisiti
con una formula in cui affermava che Cristo agisce mia theandrike energeia ("con una sola operazione
divino-umana", formula ambigua tanto quanto quella di Sergio).

Papa Onorio I
L'opposizione di alcuni, anche in Oriente (soprattutto monaci ortodossi) provoc un intervento imperiale di
pacificazione e compromesso, la cosiddetta Ekthesis di Eraclio (638), sommamente ambigua. In essa veniva sospesa
la discussione sul "monoenergismo" (una o due operazioni, o energie), ma rimaneva una esplicita difesa del
"monotelismo" (una sola volont):
L'espressione "una sola operazione", bench sia stata usata da alcuni padri, tuttavia di turbamento per molti. Similmente
anche l'espressione "due operazioni" scandalizza molti, in quanto non stata usata da nessuno dei santi e autorevoli padri: ne
conseguirebbe infatti l'affermazione di due volont che entrano in contrasto tra loro. ... Noi invece confessiamo una sola
volont del nostro Signore Ges Cristo verissimo Dio.
(Ekthesis di Eraclio, Mansi, op. cit., X,994-995)

Le contese proseguirono, tanto che intervenne un successore di Eraclio, Costante II, imponendo il silenzio.
Martino I, papa di Roma, convoc un sinodo (Concilio Lateranense (649)) e condann l'eresia monotelita. La
reazione imperiale fu feroce: Martino venne arrestato e condotto a Costantinopoli, tenuto in carcere per pi di tre
mesi, poi esposto nudo al pubblico ludibrio per le strade della capitale e infine esiliato. La pace torn solo vent'anni
pi tardi: l'imperatore Costantino IV Pogonato convoc un concilio ecumenico (il Costantinopolitano III, poi
confermato dal Trullano o "Concilio Quinisesto") nel 680, durante il quale il monotelismo fu condannato nel modo
pi solenne.
La questione di Onorio
Approvando lo scritto del patriarca Sergio, Onorio approv dunque l'eresia monotelita. Fu dunque un papa eretico? Il
problema si pose con particolare forza durante il Concilio Vaticano I, in connessione con la discussione
sull'infallibilit papale.
Le affermazioni di Onorio erano eretiche? Se si sta ai termini utilizzati, l'eresia chiara. Quanto alle intenzioni
profonde, probabilmente Onorio non colse nemmeno il problema in gioco; sta di fatto che fu perlomeno
superficiale.[3]
Di fatto, Onorio fu riconosciuto eretico dalla Chiesa del suo tempo:

nel Concilio Costantinopolitano III, riconosciuto sesto concilio ecumenico da tutte le chiese cristiane,[4]
da papa Leone II (682-683),[5]
nel settimo e ottavo Concilio Ecumenico,
da papa Adriano II (867-872).

In realt, proprio grazie al dogma dell'infallibilit come venne formulato dal Concilio Vaticano I, il problema
dell'eresia di Onorio veniva disinnescato. Secondo il dogma cattolico-romano, infatti, l'infallibilit del papa si
eserciterebbe soltanto per le dichiarazioni ex cathedra (cio quando il papa stesso "impegna" la propria
infallibilit).[6] Ciononostante, soprattutto nei secoli dal XVI al XIX l'apologetica cattolico-romana si era impegnata
tenacemente per difendere Onorio, arrivando di fatto a negare la verit storica pur di affermare la verit dogmatica.
Secondo il cardinal Baronio (Annales, 1588-1605), gli atti del concilio Costantinopolitano III, che parlavano della
risposta di Onorio, cos come altri atti conciliari successivi, erano stati interpolati, con l'inserzione di interi fascicoli
o la sostituzione del nome di Teodoro (patriarca di Costantinopoli dal 677 al 679) con quello di Onorio (scambio non
impossibile nella scrittura greca del tempo). L'autore di questa falsificazione sarebbe stato lo stesso Teodoro. La
difesa del Baronio, tuttavia, si rivela del tutto inconsistente (come venne dimostrato da Karl Josef von Hefele): in
certi punti il nome di Onorio seguito dai tipici epiteti papali (quindi la semplice sostituzione di un nome non
sarebbe stata sufficiente). Inoltre, secondo il Baronio, Teodoro di Costantinopoli avrebbe approfittato dei mesi
successivi alla chiusura del concilio per modificare gli atti ufficiali, prima che questi venissero spediti a tutte le
chiese; ma Hefele dimostr con fonti sicure che in quegli anni Teodoro era stato allontanato da Costantinopoli, e
pot ritornare in possesso del seggio patriarcale solo nel 683 o forse anche pi tardi.

99

Papa Onorio I

100

Alcuni difensori a oltranza dell'infallibilit papale (ultramontanisti) si appellarono al principio che prima sede a
nemine judicetur ("la sede romana non pu essere giudicata da nessuno": ma di fatto fu proprio un papa romano,
Adriano II, a condannare Onorio nel momento in cui formulava, per la prima volta nella storia del cristianesimo,
questo principio[7]), o tentarono di dimostrare che il concilio Costantinopolitano III non era veramente ecumenico
perch non era stato convocato dal papa (mentre in realt tutti i concili del primo millennio furono convocati
dall'Imperatore romano). Di fatto, la condanna di Onorio come eretico venne espresse pi volte proprio dalla Chiesa
antica: negandola, si negherebbe la credibilit della Chiesa stessa.

Note
[1] Marmocchi, Dizionario Geografico Universale; Terrinoni, I Sommi Pontefici della Campagna Romana
[2] L'ambiguit di Sergio stava tutta nel dedurre l'unit di operazione (monoenergismo) o di volont (monotelismo) dall'unit della "persona" di
Cristo, affermando quindi di combattere il nestorianesimo, un argomento classico sostenuto dai monofisiti. In realt, secondo la metafisica e la
teologia di allora, operazioni e volont non deriverebbero dalla "persona" (che in Cristo era una sola), bens dalla "natura": affermare che ci
fosse una sola operazione o una sola volont implicava quindi che vi fosse una sola natura, ovviamente quella divina.
[3] Secondo il vescovo Karl Josef von Hefele Onorio aveva certamente nel fondo del cuore dei sentimenti ortodossi, ma si serv di espressioni
infelici ().
[6] I difensori di Onorio al Concilio Vaticano I sottolinearono come nello stesso Concilio di Costantinopoli III, insieme alla condanna di Onorio,
erano state accettate le definizioni dogmatiche espresse da papa Agatone - con l'"autorit del successore di Pietro" - in una lunga lettera, in cui
si affermava enfaticamente (a proposito del caso di Onorio) che la Sede Apostolica di Pietro non era mai caduta in errore. Da questi due
diversi atti si pu dedurre come i padri conciliari a Costantinopoli (compresi i legati papali) non considerassero, a meno di autocontraddirsi, la
risposta di Onorio sull'argomento come un qualcosa di "dogmatico" e definitivo, e cio, usando un linguaggio moderno, un'affermazione "ex
cathedra" infallibile del papa. Altri storici, per, come mile Amann che pure negava l'eresia di Onorio, facevano fatica a rifiutare l'evidenza
storica del pronunciamento solenne di Onorio stesso:

Bibliografia
mile Amann, voce 'Honorius I' in Dictionnaire de thologie catholique, Parigi, Letouzey et An, 1903-1972,
VII.
Karl Hefele; Henri Leclerq, Histoire des conciles d'aprs les documents originaux, Parigi, Letouzey et An, 1909,
III/1.
Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Parigi, H. Welter, 1901-1927.

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Wikiquote contiene citazioni di o su Papa Onorio I


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Collegamenti esterni
Biografia di papa Onorio I (http://www.treccani.it/enciclopedia/onorio-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Bonifacio V

27 ottobre 625 - 12 ottobre 638

Papa Severino

Controllo di autorit VIAF: 66822792 (http://viaf.org/viaf/66822792)


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Papa Severino

101

Papa Severino
Papa Severino

71 papa della Chiesa cattolica


Elezione

15 ottobre 638

Consacrazione 28 maggio 640


Fine pontificato 2 agosto 640
Predecessore
Successore

papa Onorio I
papa Giovanni IV

Nascita

Roma, ?

Morte

Roma, 2 agosto 640

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Severino (Roma, ... Roma, 2 agosto 640) fu il 71 Papa della Chiesa cattolica, dal 12 ottobre 638 alla sua morte.
Romano di nascita, figlio di tale Abenio, Severino venne eletto il terzo giorno dopo la morte del suo predecessore, ed
inviati vennero mandati a Costantinopoli, per ottenere la conferma della sua elezione nell'ottobre 640. L'Imperatore
Eraclio per, invece di dare la conferma, ordin a Severino di firmare la sua Ekthesis, una professione di fede
monotelita. Quando Severino si rifiut, venne tenuto lontano dalla Sede Papale per quasi due anni, durante i quali
Maurizio il cartulario e l'esarca Isacio saccheggiarono il Palazzo del Laterano. Venne infine insediato il 28 maggio
640, ma mor poco dopo, il 2 agosto.

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Biografia di papa Severino [2], nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Onorio I

15 ottobre 638 - 2 agosto 640

Papa Giovanni IV

Controllo di autorit VIAF: 32352712 [3]


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Papa Severino

102

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Severinus?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ severino_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 32352712

Papa Giovanni IV
Papa Giovanni IV

72 papa della Chiesa cattolica


Elezione

24 dicembre 640

Fine pontificato 12 ottobre 642


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Severino

Successore

papa Teodoro I

Nascita

Dalmazia, ?

Morte

12 ottobre 642

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni IV (Zara, ... 12 ottobre 642) fu il 72 Papa della Chiesa cattolica, dal 24 dicembre 640 alla sua morte.
Era dalmata di nascita e succedette a papa Severino dopo che lo scranno papale era rimasto vacante per quattro mesi.
Mentre ader al ripudio della dottrina monotelita compiuta da Severino, tent di dissipare la connessione di papa
Onorio I con l'eresia, in particolare difendendolo contro l'Imperatore Costante II.

Papa Giovanni IV

103

Bibliografia
Sereno Detoni, Giovanni IV. Papa dalmata, Libreria Editrice Vaticana, 2006 ISBN 978-88-209-7889-1
Luciano Rota, I Papi Caio e Giovanni IV, in Istria e Dalmazia. Uomini e tempi, II, Dalmazia, Udine, Del Bianco
1992

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Giovanni IV [1]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Giovanni IV [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Catholic Encyclopedia [3]
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Severino

24 dicembre 640 - 12 ottobre 642

Teodoro I

Controllo di autorit VIAF: 232484148 [4]


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Note
[1]
[2]
[3]
[4]

http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Ioannes_IV?uselang=it


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ giovanni-iv_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. newadvent. org/ cathen/ 08422b. htm
http:/ / viaf. org/ viaf/ 232484148

Papa Teodoro I

104

Papa Teodoro I
Papa Teodoro I

73 papa della Chiesa cattolica


Elezione

24 novembre 642

Fine pontificato 14 maggio 649


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Giovanni IV

Successore

papa Martino I

Nascita

Gerusalemme, ?

Morte

14 maggio 649

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Teodoro I (Gerusalemme, ... 14 maggio 649) fu il 73 Papa della chiesa cattolica, dal 24 novembre 642 alla sua
morte; considerato greco, ma nacque in Palestina.

Biografia
Divenne cardinale diacono attorno al 640, nominato da papa Giovanni IV.
La sua elezione venne appoggiata dall'Esarca, e venne insediato sul trono papale il 24 novembre 642, succedendo al
breve regno di Giovanni IV. La caratteristica principale del suo pontificato fu il proseguimento della lotta contro gli
eretici Monoteliti. Teodoro si rifiut di riconoscere Paolo II come Patriarca di Costantinopoli, poich il suo
predecessore, Pirro I, non era stato sostituito correttamente. Scomunic sia Paolo II che Pirro I, firmando, alla
presenza di un concilio, le loro scomuniche intingendo la penna nel vino consacrato, e le redasse sulla tomba degli
apostoli. La notizia delle scomuniche con la penna intinta nel vino consacrato stata riportata, tra le fonti antiche,
anche da Teofane Confessore[1][2]. Teodoro fece pressione sull'Imperatore Costante II perch ritirasse l'Ectesi di
Eraclio. Mentre i suoi sforzi destarono poca impressione a Costantinopoli, fecero aumentare l'opposizione all'eresia
ad occidente. Pirro arriv per breve tempo ad abiurare la sua eresia (645), ma venne scomunicato nel 648. Paolo
venne invece scomunicato nel 649; come tutta risposta Paolo distrusse l'altare romano che si trovava nel Palazzo di
Placidia e mand in esilio o fece imprigionare i nunzi papali.
Paolo cerc per anche di porre fine alla questione, assieme all'Imperatore, promulgando il Tipo di Costante,
ordinando che l'ectesi venisse abrogata e cercando di porre fine alle discussioni sulla dottrina. Il decreto venne
condannato, ma non da Teodoro, che mor prima di poter formulare la sua risposta, lasciando il suo successore, Papa
Martino I, ad affrontare l'ira imperiale. Teodoro venne seppellito nella Basilica di San Pietro.

Papa Teodoro I

105

Note
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Biografia di Teodoro I (http://www.treccani.it/enciclopedia/teodoro-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni IV

24 novembre 642 - 14 maggio 649

Papa Martino I

Controllo di autorit VIAF: 76671999 (http://viaf.org/viaf/76671999)


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Papa Martino I
Papa Martino I

74 papa della Chiesa cattolica


Elezione

luglio 649

Fine pontificato 16 settembre 655


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

Papa Teodoro I

Successore

Papa Eugenio I

Nascita

Todi, ?

Morte

Cherson, 16 settembre 655

Sepoltura

Basilica di Santa Maria ad Blachernas a Cherson

Martino I (Todi, ... Cherson, 16 settembre 655) fu il 74 vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica dal luglio
649 alla sua morte[1]. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Papa Martino I

106

Biografia
Egli aveva in precedenza operato come apocrisiarius papale, ovvero legato a Costantinopoli, ed era tenuto in grande
considerazione per saggezza e virt, inoltre era stato uno dei pi validi collaboratori di Teodoro I. Uno dei
primissimi atti ufficiali di Martino fu la riunione di un sinodo (il primo Laterano), per contrastare l'eresia monotelita
sostenuta dall'imperatore Costante II di Bisanzio. Martino fu molto energico nella pubblicazione dei decreti del
sinodo laterano in un'enciclica, e Costante replic ordinando al suo Esarca (governatore in Italia) di catturare il Papa,
se questi avesse insistito nella sua linea di condotta, e inviarlo prigioniero a Costantinopoli.
Questo ordine fu impossibile da eseguire per un notevole periodo di tempo, ma alla fine Martino venne arrestato a
San Giovanni in Laterano il 15 giugno 653. Trascinato fuori Roma venne portato prima a Nasso, e successivamente a
Costantinopoli (17 settembre 654). Dopo aver sofferto una prigionia devastante e il dileggio pubblico, venne infine
esiliato a Cherson in Crimea, dove giunse il 26 marzo 655, e dove mor il 16 settembre dello stesso anno.
Diciassette delle sue lettere si leggono nella Patrologia Latina di Migne, LXXXVII,119.
Fu sepolto davanti alle mura di Cherson nella basilica di Santa Maria ad Blachernas, divenendo oggetto di culto per i
molti miracoli dovuti alla sua intercessione.

Culto
Sia la Chiesa cattolica che le Chiese ortodosse celebrano la sua memoria liturgica il 13 aprile.
Dal Martirologio Romano (ed. 2001):
13 aprile - San Martino I, papa e martire, che condann nel Sinodo Lateranense leresia monotelita; quando poi lesarca
Calliopa per ordine dellimperatore Costante II assal la Basilica Lateranense, fu strappato dalla sua sede e condotto a
Costantinopoli, dove giacque prigioniero sotto strettissima sorveglianza; fu infine relegato nel Chersoneso, dove, dopo
circa due anni, giunse alla fine delle sue tribolazioni e alla corona eterna.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 76.

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Martino I (http://www.treccani.it/enciclopedia/martino-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Martino I (http://www.santiebeati.it/dettaglio/26750) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Teodoro I

luglio 649 - 16 settembre 655

Papa Eugenio I

Controllo di autorit VIAF: 814409 (http://viaf.org/viaf/814409)


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Papa Eugenio I

107

Papa Eugenio I
Papa Eugenio I

75 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

10 agosto 654

Fine pontificato 2 giugno 657


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Martino I

Successore

papa Vitaliano

Nascita

Roma, ?

Morte

2 giugno 657

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Sant'Eugenio I

Eugenio I

Papa
Nascita

Morte

2 giugno 657

Venerato da Chiesa cattolica


Ricorrenza 2 giugno

Eugenio I (Roma, ... 2 giugno 657) fu il 75 papa della chiesa cattolica, dal 10 agosto 654 alla sua morte[1].
Nato a Roma, venne eletto papa nel 654, a seguito dell'esilio di Martino I da parte dell'imperatore Costante II di
Bisanzio.
Eugenio mostr una maggior deferenza nei confronti dei desideri dell'imperatore, rispetto al suo predecessore, e non
prese posizioni pubbliche contro i Patriarchi di Costantinopoli.

Papa Eugenio I

108

Mor nel 657 e venne canonizzato; viene celebrato il 2 giugno, anche se secondo Anastasio mor il 1 giugno.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 76.

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Eugenio I (http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Eugenio I, Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/55600) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Sito su Papa Eugenio I (http://www.santeugenio.org/patrono/patrono.htm), a cura della parrocchia di Bologna
a lui dedicata
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Martino I

10 agosto 654 - 2 giugno 657

Papa Vitaliano

Controllo di autorit VIAF: 365547 (http://viaf.org/viaf/365547)


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Papa Vitaliano

109

Papa Vitaliano
Papa Vitaliano

76 papa della Chiesa cattolica


Elezione

30 luglio 657

Fine pontificato 27 gennaio 672


Predecessore
Successore

papa Eugenio I
papa Adeodato II

Nascita

Segni, ?

Morte

Roma, 27 gennaio 672

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Vitaliano (Segni, ... Roma, 27 gennaio 672) fu il 76 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 30 luglio
657 alla sua morte. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Biografia
Nella controversia monotelita che imperversava all'epoca, Vitaliano ag con riserva, trattenendosi dall'esprimere la
condanna per il Typus di Costante II.
L'episodio principale del suo pontificato privo di eventi fu la visita di Costante II a Roma; il Papa lo ricevette "con
onori quasi religiosi", una deferenza che venne ripagata prelevando tutti gli ornamenti di ottone della citt (perfino le
tegole in bronzo dorato della cupola del Pantheon) e inviandoli a Costantinopoli. L'arcivescovo Teodoro di Tarso
venne inviato a Canterbury da Vitaliano. Vitaliano si interess infatti molto alla chiesa inglese, riuscendo a
convincere il re di Northumbria Oswy a far adottare usi romani in luogo di quelli celti, in particolare la data di
celebrazione della Pasqua (conferenza di Whitby del 664). Promosse in Roma lo sviluppo della Schola cantorum
fondata da Gregorio I. Dopo la morte violenta di Costante II in Sicilia, per mano ribelle, aiut il figlio a salire al
trono di Bisanzio, per il quale brigavano i ribelli in favore dell'armeno Mezezio. Il legittimo successore di Costante
la spunt e divenne imperatore con il nome di Costantino IV, che rinunci all'imposizione del Typos, consentendo
cos a Vitaliano di opporvisi con pi efficacia. Secondo il Platina introdusse l' uso dell' organo nella liturgia romana.

Papa Vitaliano

110

Culto
La Chiesa Cattolica celebra la sua memoria liturgica il 27 gennaio; le Chiese ortodosse, invece, lo ricordano il 23
luglio.
Dal Martirologio Romano (ed. 2005):
27 gennaio - A Roma presso san Pietro, deposizione di san Vitaliano, papa, che si occup con particolare impegno della
salvezza degli Angli.

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Vitaliano [1]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Vitaliano [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Vitaliano Papa [3] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

Bibliografia
John N. D. Kelly, Grande Dizionario Illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1989
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Eugenio I

657 - 672

Adeodato II

Controllo di autorit VIAF: 56967977 [4] LCCN: nb2007021667 [5]


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Note
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]

http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Vitalianus?uselang=it


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ vitaliano_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 38750
http:/ / viaf. org/ viaf/ 56967977
http:/ / id. loc. gov/ authorities/ names/ nb2007021667

Papa Adeodato II

111

Papa Adeodato II
Papa Adeodato II

77 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

11 aprile 672

Fine pontificato 17 giugno 676


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Vitaliano
papa Dono

Nascita

Roma, ?

Morte

17 giugno 676

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Adeodato II (... 17 giugno 676) fu il 77 Papa della Chiesa cattolica, dall'11 aprile 672 alla sua morte[1].
Su papa Adeodato II si hanno poche notizie. Romano, figlio di Gioviniano, quando fu eletto papa, era gi un anziano
monaco del chiostro romano di Sant'Erasmo sul colle Celio. Adeodato fu attivo nel miglioramento della disciplina
monastica e nella repressione del Monotelismo dato che sal al Soglio di Pietro in un momento in cui a Roma si stava
risvegliando l'entusiasmo per Papa Martino I (649-653) e per Massimo il Confessore (580-662), entrambi
martirizzati per essersi opposti alla dottrina monotelita promossa dal governo bizantino. Proprio per questa clima
religioso, sociale e politico, Adeodato, nonostante la sua nomina fosse stata ratificata dall'Esarca di Ravenna appena
dopo qualche settimana, abbia respinto le lettere sinodiche e la professione di fede inviategli da Costantino I, il
nuovo patriarca monotelita di Costantinopoli (675-677). Per questo motivo il suo nome fu escluso dai dittici della
citt imperiale.
A parte ci, conosciamo pochissimo del suo pontificato, ad esempio due lettere a lui attribuite, una ad Adriano, abate
del monastero di San Pietro di Canterbury, per confermare la sua esenzione dal controllo del vescovo, l'altra diretta
ai vescovi della Gallia per informarli dei privilegi concessi al monastero di San Martino di Tours. Ma entrambe le
lettere sono di dubbia autenticit. Di lui si tramandato che fu generoso con tutti, compassionevole verso i pellegrini
e benevolo verso il proprio clero, al quale aument la consueta indennit elargita in occasione della morte del Papa.
Restaur inoltre la Basilica di San Pietro presso l'ottava pietra miliare della via Portuense e ricostru e ampli gli
edifici del suo monastero di origine. Viene talvolta indicato come Adeodato (senza ordinale), in quanto il suo
predecessore Adeodato I viene talvolta indicato come Papa Deusdedito.

Papa Adeodato II

112

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 77, Biographisch-Bibliographischen
Kirchenlexikon(BBKL), Catholic Encyclopedia

Altri progetti

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Adeodato II (http://www.treccani.it/enciclopedia/adeodato_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Vitaliano

11 aprile 672 - 17 giugno 676

Papa Dono

Controllo di autorit VIAF: 22494317 (http://viaf.org/viaf/22494317)


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Papa Dono
Papa Dono

78 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

2 novembre 676

Fine pontificato

11 aprile 678

Predecessore
Successore

papa Adeodato II
papa Agatone

Nascita

Roma

Morte

11 aprile 678

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Dono (o Domno) (Roma, ... 11 aprile 678) fu il 78 Papa della Chiesa cattolica, dal 2 novembre 676 alla sua
morte.
Era figlio di un romano di nome Maurizio. Non si conosce molto riguardo a questo Papa.

Papa Dono

113

Mentre era pontefice si occup dei miglioramenti architettonici di Roma, compresa la pavimentazione delle aree
attorno alla Basilica di San Pietro in Vaticano e ad altre chiese romane. Oltre a ci, disperse un gruppo di monaci
nestoriani che erano stati scoperti in un monastero siriano di Roma, che venne affidato a monaci cattolici.
Giunse ad un accordo con l'arcivescovo dell'arcidiocesi di Ravenna, che risult nell'abbandono da parte di
quest'ultimo delle pretese di autocefalia.
Le sue relazioni con Costantinopoli tesero verso la conciliazione.
Il pontificato di Dono dur per un anno, cinque mesi e dieci giorni. sepolto nella Basilica di San Pietro.

Altri progetti

Commons [1] contiene immagini o altri file su Papa Dono [1]

Collegamenti esterni
Biografia di papa Dono [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Adeodato II

2 novembre 676 - 11 aprile 678

Papa Agatone

Controllo di autorit VIAF: 22494420 [3]


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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Donus?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ dono_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 22494420

Papa Agatone

114

Papa Agatone
Papa Agatone

79 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

27 giugno 678

Fine pontificato 10 gennaio 681


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Dono

Successore

papa Leone II

Nascita

Palermo, 575?

Morte

Roma, 10 gennaio 681

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Agatone (Palermo, 575 Roma, 10 gennaio 681) fu il 79 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 27
giugno 678 alla sua morte. venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Biografia
Di origine greca, nato a Palermo da genitori benestanti e devoti, fece dono dell'eredit dopo la loro morte e si ritir in
un monastero a Palermo. Bench l'anno della sua nascita sia in effetti sconosciuto, si narra che avesse centotr anni
al momento della sua elezione e centosei al momento della morte[1]. noto come il Papa che ordin la restaurazione
di san Wilfred al vescovato di York, nel 679, e come il primo papa che cess il pagamento dei tributi fino ad allora
dovuti al momento dell'elezione dell'imperatore bizantino. Fu durante il suo pontificato che a Costantinopoli si tenne
il sesto concilio ecumenico, al quale invi dei suoi delegati e quelli del concilio romano tenutosi nel 679.
Durante il suo regno Bisanzio abbandon il monotelismo e vennero ripristinate relazioni amichevoli con Roma. Nel
680 al sesto sinodo, ordin che al posto dell'agnello (immagine con la quale si raffigurava Cristo) si ponesse un
uomo crocifisso.

Culto
La Chiesa Cattolica celebra la sua memoria liturgica il 10 gennaio; le Chiese ortodosse, invece, lo ricordano il 20
febbraio.
Dal Martirologio Romano (ed. 2005):
10 gennaio - A Roma presso san Pietro, deposizione di santAgatone, papa, che contro gli errori dei monoteliti custod
integra la fede e promosse con dei sinodi lunit della Chiesa.

Papa Agatone

115

Note
[1] www.santiebeati.it, Sant'Agatone papa (http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 91427).

Bibliografia
Pope St. Agatho in Catholic Encyclopedia (in inglese), Encyclopedia Press, 1917.

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file su Papa Agatone (http://commons.wikimedia.org/wiki/Agatho?uselang=it)

Collegamenti esterni
Biografia di papa Agatone (http://www.treccani.it/enciclopedia/agatone_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su Sant'Agatone (http://www.santiebeati.it/dettaglio/91427) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Dono

678 - 681

Leone II

Controllo di autorit VIAF: 38904165 (http://viaf.org/viaf/38904165)


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Papa Leone II

116

Papa Leone II
Papa Leone II

80 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

17 agosto 682

Fine pontificato 3 luglio 683


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Agatone
papa Benedetto II

Nascita

sconosciuto, variamente attribuito alla Sicilia o alla Calabria, 611

Morte

Roma, 3 luglio 683

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Leone II (611 Roma, 3 luglio 683) fu l'ottantesimo papa della Chiesa cattolica dal 17 agosto 682 alla sua morte.
La Chiesa cattolica lo venera come santo[1].

Biografia
Siciliano, anche se secondo alcune fonti era calabrese di nascita[2], era figlio di Paolo Manejo, un medico di grande
fama, successe ad Agatone, anch'egli di origine sicula. Agatone era stato rappresentato al sesto concilio ecumenico
(quello di Costantinopoli del 680), dove venne posto l'anatema su papa Onorio I per la sua posizione nella
controversia monotelita, come favoreggiatore dell'eresia; l'unico fatto di interesse storico del pontificato di Leone fu
che scrisse pi di una volta in approvazione della decisione del concilio e in condanna di Onorio, che egli
considerava come uno che profana proditione immaculatem fidem subvertere conatus est. Per il peso che hanno
sulla questione dell'infallibilit papale, queste parole hanno provocato considerevole attenzione e dibattito, e si d
importanza al fatto che nel testo in greco della lettera all'imperatore, in cui compare la frase di cui sopra, viene usata
la pi lieve espressione subverti permisit () al posto di subvertere conatus est.
Fu durante il suo pontificato che la dipendenza della sede di Ravenna da quella di Roma venne stabilita
definitivamente per editto imperiale. Nel 682 eresse in diocesi autonoma Castro. Introdusse inoltre nella celebrazione
della Messa il bacio della pace.
Fu proclamato santo. La sua memoria liturgica ricorre il 3 luglio.

Papa Leone II

117

Note
[1] San Leone II, papa (http:/ / www. enrosadira. it/ santi/ l/ leone2. htm)
[2] Sembra della Vallis Salinarum odierna Piana di Gioia Tauro vedi Storia e Folklore Calabrese di Domenico Caruso (http:/ / www. brutium.
info/ storia/ storia07. htm)

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Biografia di papa Leone II (http://www.treccani.it/enciclopedia/leone-ii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Leone II (http://www.santiebeati.it/dettaglio/60550) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Agatone

17 agosto 682 - 3 luglio 683

Benedetto II

Controllo di autorit VIAF: 10203519 (http://viaf.org/viaf/10203519)


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Papa Benedetto II
Papa Benedetto II

81 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

26 giugno 684

Fine pontificato

8 maggio 685

Predecessore

papa Leone II

Successore

papa Giovanni V

Nascita

Roma, ?

Morte

8 maggio 685

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Benedetto II (Roma, 635 8 maggio 685) fu l'81 papa della chiesa cattolica, dal 26 giugno 684 alla sua morte.
Appartenente alla famiglia romana dei SavelliWikipedia:Uso delle fonti, succedette a Leone II; scelto nel 683, non
venne ordinato fino al 684, poich il benestare dell'Imperatore Costantino IV Pogonato non fu ottenuto se non alcuni

Papa Benedetto II

118

mesi dopo la sua elezione. Benedetto ottenne dall'Imperatore un decreto che aboliva la conferma imperiale o la
rendeva ottenibile dall'esarca in Italia.
anche venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che ne celebra la memoria liturgica l'8 maggio.

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Biografia di papa Benedetto II [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Benedetto II [3] in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Leone II

26 giugno 684 - 8 maggio 685

Giovanni V

Controllo di autorit VIAF: 84482371 [4]


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Note
[1]
[2]
[3]
[4]

http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Benedictus_II?uselang=it


http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ benedetto-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
http:/ / www. santiebeati. it/ dettaglio/ 91524
http:/ / viaf. org/ viaf/ 84482371

Papa Giovanni V

119

Papa Giovanni V
Papa Giovanni V

82 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

23 luglio 685

Fine pontificato

2 agosto 686

Predecessore
Successore

papa Benedetto II
papa Conone

Nascita

Antiochia

Morte

2 agosto 686

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni V (635 2 agosto 686) fu l'82 Papa della Chiesa cattolica, dal 23 luglio 685 alla sua morte[1].
Era siriaco di nascita e, per via della sua conoscenza del greco, nel 680 era stato nominato legato papale al sesto
concilio ecumenico, tenutosi a Costantinopoli.
Fu il successore di papa Benedetto II, e dopo un pontificato di poco pi di un anno, passato principalmente a letto,
gli succedette papa Conone.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 79, Biographisch-Bibliographischen
Kirchenlexikon (BBKL) e Catholic Encyclopedia.

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Biografia di papa Giovanni V (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-v_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Benedetto II

23 luglio 685 - 2 agosto 686

Papa Conone

Controllo di autorit VIAF: 2823776 (http://viaf.org/viaf/2823776)


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Papa Conone

120

Papa Conone
Papa Conone

83 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

21 ottobre 686

Fine pontificato

21 settembre 687

Predecessore

papa Giovanni V

Successore
Morte
Sepoltura

papa Sergio I
21 settembre 687
Basilica di San Pietro

Conone (630 Roma, 21 settembre 687) fu l'83 papa della Chiesa cattolica, dal 21 ottobre 686 fino alla sua morte.
Nativo della Tracia, venne scelto come candidato di compromesso a causa del conflitto esistente tra due fazioni
romane, militare e clericale. Venne sepolto nella Basilica di San Pietro.

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Biografia di papa Conone [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni V

21 ottobre 686 - 21 settembre 687

Papa Sergio I

Controllo di autorit VIAF: 27422198 [3]


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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Conon?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ conone_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 27422198

Papa Sergio I

121

Papa Sergio I
Papa Sergio I

84 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

15 dicembre 687

Fine pontificato

8 settembre 701

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore

papa Conone

Successore

papa Giovanni VI

Nascita

Palermo, 650 ca.

Morte

Roma, 8 settembre 701

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Sergio I (Palermo, 650 Roma, 8 settembre 701) fu l'84 Papa della Chiesa cattolica dal 15 dicembre 687 alla sua
morte. venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia
Palermitano, di famiglia oriunda di Antiochia, Siria, fu da giovane aggregato al clero romano, indi ordinato prete del
titolo di Santa Susanna da papa Leone II.
La sua elezione fu contrastata, avendo una fazione a lui avversa votato per l'arcidiacono Pasquale, sostenuto
dall'esarca bizantino Giovanni Platino in cambio di denaro, ed un'altra l'arciprete Teodoro. Infine un'assemblea di
esponenti del clero romano, dell'amministrazione civile di Roma e dell'esercito design all'unanimit il gi votato
Sergio.[1] Tuttavia l'opposizione di Pasquale prosegu fino a convincere l'esarca Giovanni Platino a venire a Roma
per deporre Sergio, ma Giovanni, constatato il favore di cui godeva quest'ultimo, se ne torn a Ravenna dopo essersi
comunque fatto consegnare il compenso pattuito in precedenza con Pasquale.[2]
Sergio fu fin dall'inizio piuttosto energico ed istitu la prassi per i
vescovi di recarsi a Roma per la consacrazione.[2] Il 10 aprile 689,
battezz a Roma re Caedwalla del Wessex. Sergio ordin san
Villibrordo come vescovo dei frisoni, e il Liber Pontificalis sostiene
che ordin anche Bertvaldo come Arcivescovo di Canterbury. Sotto il
suo pontificato si pose fine allo scisma dei tre capitoli. Nell'anno 700
riammise la diocesi di Aquileia, che si era staccata da Roma fin dal
553.[2]
Egli si oppose alla richiesta dell'imperatore Giustiniano II, di avallare
con la sua firma le conclusioni del concilio Quinisesto, da lui
convocato senza l'approvazione del papa e senza invitare i vescovi dell'Occidente.
Il sogno di Papa Sergio

Papa Sergio I

122

L'imperatore allora invi a Roma una delegazione armata, agli ordini del protospatario Zaccaria, per estorcere la sua
firma sotto le deliberazioni del concilio, ma il papa venne protetto dalle truppe imperiali di stirpe latina di stanza a
Ravenna e dalle altre truppe imperiali di stanza in Italia, e subito accorse a Roma. Qui Zaccaria venne assediato, le
truppe di Giustiniano furono costrette alla fuga ed il loro comandante Zaccaria rischi di venir giustiziato, se in
difesa della sua vita non fosse intervenuto lo stesso papa Sergio I.[3]
Egli fece restaurare ed abbellire numerose chiese in Roma, fra le quali anche quella di Santa Susanna, della quale era
stato titolare. A lui si deve, inoltre, l'introduzione dell'Agnus Dei nel rito della Messa.[4]

Note
[1] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 229
[2] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 230
[3] Sorpreso dalla reazione armata a favore del papa ed abbandonato dai suoi, Zaccaria cerc di sfuggire agli armati nemici, rifugiandosi negli
appartamenti pontifici. Inseguito anche l, fin col nascondersi nella stanza da letto di Sergio I, il cui intervento lo salv da sicura morte e fu
cacciato con ignominia dalla citt. (Claudio Rendina, I papi, p. 202)
[4] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 231

Bibliografia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6
Claudio Rendina, I papi, Roma, Ed. Newton Compton, 1990

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nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Sergio I Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/69600) in Santi, beati e testimoni Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

Successioni
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Conone

15 dicembre 687 - 8 settembre 701

Papa Giovanni VI

Predecessore

Cardinale presbitero di Santa Susanna

Successore

Conone
683-686

686 - 687

vacante fino al 745

Controllo di autorit VIAF: 66823090 (http://viaf.org/viaf/66823090)


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Papa Giovanni VI

123

Papa Giovanni VI
Papa Giovanni VI

85 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

30 ottobre 701

Fine pontificato 11 gennaio 705


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore
Successore

papa Sergio I
papa Giovanni VII

Nascita

Efeso, 655 ca.

Morte

11 gennaio 705

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Giovanni VI (Efeso, 655 11 gennaio 705) fu l'85 Papa della Chiesa cattolica, dal 30 ottobre 701 alla sua morte[1].
Nativo della Grecia, ascese al trono papale due mesi dopo la morte di Sergio I.
Giovanni assistette l'esarca Teofilatto, che era stato inviato in Italia dall'Imperatore Giustiniano II, e gli imped di
usare la violenza contro i romani; in parte con la persuasione e in parte col ricatto. Giovanni riusc ad indurre Gisulfo
I, duca di Benevento, a ritirarsi dai territori dell'impero.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 81.

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Biografia di papa Giovanni VI (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-vi_(Enciclopedia-dei-Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Sergio I

30 ottobre 701 - 11 gennaio 705

Papa Giovanni VII

Papa Giovanni VI

124

Controllo di autorit VIAF: 365665 (http://viaf.org/viaf/365665)


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Papa Giovanni VII


Papa Giovanni VII

Mosaico raffigurante Giovanni VII conservato nei Musei Vaticani


86 papa della Chiesa cattolica
Elezione

1 marzo 705

Fine pontificato

18 ottobre 707

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore
Successore

papa Giovanni VI
papa Sisinnio

Nascita

Rossano, 650 ca.

Morte

Roma, 18 ottobre 707

Sepoltura

Grotte vaticane

Giovanni VII (Rossano, 650 18 ottobre 707) fu l'86 papa della chiesa cattolica, dal 1 marzo 705 alla sua
morte.[1].
Omonimo del predecessore Giovanni VI, era anch'egli di origine greca (di Rossano, da dove verr un altro Giovanni
greco, Giovanni XVI).
Figlio di Platone e di Blatta, il padre era il principale funzionario addetto alla custodia del palazzo imperiale sul
Colle Palatino. Giovanni VII, dunque, il primo Papa figlio di un funzionario bizantino. Uomo eloquente, erudito e
dotato di sensibilit artistica, compose un'epigrafe in versi in ricordo del padre e fece erigere un monumento
commemorativo per i genitori con un'iscrizione toccante e molto umana[2].
Nonostante l'ascendenza bizantina, ebbe ottimi rapporti con i Longobardi, infatti Ariberto II restitu alla Santa Sede
dei possedimenti terrieri di grande valore sulle Alpi Cozie incamerate dal re Rotari durante la conquista della costa
ligure al tempo di Papa Giovanni IV.
Sembra che nel 706 abbia acconsentito alla richiesta dell'Imperatore Giustiniano II, dando la propria sanzione ai
decreti del Concilio in Trullo del 692.
Inoltre anche il papa che scelse per un periodo di lasciare l'episcopio lateranense per trasferirsi nel Palazzo del
Palatino nella Domus Tiberiana da cui provengono bolli su laterizi con una croce introduttiva e il nome "Iohannes"
in greco (nell'VIII secolo la produzione di laterizi, anche se molto contenuta, continuava ad essere gestita da un

Papa Giovanni VII

125

potere papale che aveva ormai anche prerogative imperiali). Tale spostamento ebbe un significato politico di grossa
portata, perch era un luogo di maggiore protezione da parte del duca bizantino; secondo altri fu dovuto al fatto che
il Laterano era ormai poco sicuro per l'arrivo dei Longobardi. Pi probabilmente, il Papa volle volontariamente
schierarsi dalla parte dei Bizantini non per preferenza personale ma piuttosto perch non sentiva di poter resistere a
Giustiniano, nonostante le aspre critiche dei contemporanei e nonostante egli coi Longobardi avesse rapporti molto
buoni.
Oltre a restaurare chiese, Papa Giovanni amava adornarle con mosaici e affreschi, molti dei quali includevano
raffigurazioni della sua persona. Giovanni VII, dunque, il primo Papa che ci ha lasciato di s un ritratto fatto
mentr'era in vita e perci attendibile. Esistono infatti diversi monumenti di Giovanni nella Chiesa di Santa Maria
Antiqua a Roma, ai piedi del Palatino; altri si trovavano nella cappella della Vergine, fatta costruire da lui nella
Basilica di San Pietro. Giovanni mor dopo poco pi di due anni di pontificato nel suo nuovo palazzo e fu sepolto
proprio nella cappella da lui dedicata alla Vergine[3].

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 58, ma anche
Biographisch-Bibliographischen Kirchenlexikon (BBKL) e Catholic Encyclopedia.
[2] John N. D. Kelly, Dizionario illustrato dei Papi, Piemme 1989
[3] John N. D. Kelly, Dizionario illustrato dei Papi, Piemme 1989

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Biografia di papa Giovanni VII (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-vii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni VI

1 marzo 705 - 18 ottobre 707

Papa Sisinnio

Controllo di autorit VIAF: 39733479 (http://viaf.org/viaf/39733479)


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Papa Sisinnio

126

Papa Sisinnio
Papa Sisinnio

87 papa della Chiesa cattolica


Elezione

ottobre 707

Consacrazione

15 gennaio 708

Fine pontificato

4 febbraio 708

Predecessore
Successore

papa Giovanni VII


papa Costantino

Nascita

Siria, 650 ca.

Morte

Roma, 4 febbraio 708

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Sisinnio (Siria, 650 Roma, 4 febbraio 708) fu l'87 papa della Chiesa cattolica per circa quattro settimane dal 15
gennaio 708.
Siriaco di nascita, figlio di Giovanni, fu eletto poco dopo la morte del predecessore, ma venne consacrato solo tre
mesi dopo, attorno al 15 gennaio 708. Gi anziano, era afflitto dalla gotta e non era nemmeno in grado di cibarsi da
solo, ma si narra che avesse un carattere forte, e fosse volenteroso di fare il bene di tutta Roma. Nelle quattro
settimane del suo pontificato, imparando dagli avvenimenti accaduti durante il papato di Giovanni VI, diede ordine
di preparare le fornaci e la calce per riparare le mura di Roma e difendere la citt, poich le autorit civili non
accennavano a volersene interessare, e prima della morte consacr un vescovo per la Corsica. La sua morte imped
che i suoi lavori fossero portati a termine.
Fu sepolto nella basilica di San Pietro.

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Biografia di papa Sisinnio [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Giovanni VII

15 gennaio 708 - 4 febbraio 708

Papa Costantino

Controllo di autorit VIAF: 10203640 [3]


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Papa Sisinnio

127

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Sisinnius?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ sisinnio_(Enciclopedia_dei_Papi)/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 10203640

Papa Costantino
Papa Costantino

88 papa della Chiesa cattolica


Consacrazione

25 marzo 708

Fine pontificato

9 aprile 715

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore

papa Sisinnio

Successore

papa Gregorio II

Nascita

Siria, 664

Morte

Roma, 9 aprile 715

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Costantino (Siria, 664 Roma, 9 aprile 715) stato l'88 papa della Chiesa cattolica, dal 708 alla sua morte. Siriaco
di nascita, come il suo predecessore, venne consacrato papa il 25 marzo 708. Fu desideroso di asserire la supremazia
della sede papale.
Dall'ottobre 710 all'ottobre 711 si rec a Costantinopoli, su richiesta dell'Imperatore Giustiniano II. L'Imperatore
desiderava risolvere i disaccordi tra Chiesa d'occidente e Chiesa d'oriente, che erano sorti dal Concilio in Trullo del
692. I negoziati vennero condotti dal futuro papa Gregorio II. Venne raggiunto un certo grado di compromesso,
comunque, poco dopo il ritorno di Costantino a Roma, Giustiniano venne ucciso da soldati ammutinati, nel
novembre 711.
Il nuovo imperatore Filippico Bardane era un aderente al monotelismo e rigett gli accordi del sesto concilio
ecumenico, chiedendo il supporto di Costantino alla visione secondo la quale Cristo ebbe solo una volont.
Costantino respinse questa tesi, e il nome dell'Imperatore venne escluso dai documenti ufficiali. Quando l'esarca (il
rappresentante imperiale in Italia) tent di rafforzare la presenza imperiale si ebbero degli scontri, ma Costantino fu
in grado di riportare la situazione alla calma. Filippico venne rovesciato nel 713 e il suo successore, Anastasio II
comunic al papa il suo appoggio al sesto concilio ecumenico.

Papa Costantino

128

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Biografia di papa Costantino [2] nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Sisinnio

25 marzo 708 - 9 aprile 715

Papa Gregorio II

Controllo di autorit VIAF: 17579560 [3]


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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Constantinus_(papa)?uselang=it
[2] http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/ costantino_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/
[3] http:/ / viaf. org/ viaf/ 17579560

Papa Gregorio II
Papa Gregorio II

89 papa della Chiesa cattolica


Elezione
Consacrazione

19 maggio 715
19/21 maggio 715

Fine pontificato 11 febbraio 731


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Costantino

Successore

papa Gregorio III

Nascita

Roma, 669

Morte

Roma, 11 febbraio 731

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Gregorio II (Roma, 669 Roma, 11 febbraio 731) fu l'89 papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo, dal
19 maggio 715 alla sua morte[1].

Papa Gregorio II

129

Biografia
Romano, della famiglia dei SavelliWikipedia:Uso delle fonti, successe a papa Costantino e la sua elezione viene
datata in diversi modi, o il 19 maggio 715 o il 21 marzo 716.
Per allontanare il duca longobardo di Benevento Romualdo II dal castello di Cuma, di cui si era impadronito nel 717,
si resero necessari l'intervento del duca bizantino di Napoli Giovanni e il versamento di 70 libbre d'oro donate dal
papa al duca[2] [3]. Il papa approfitt della tranquillit cos ottenuta per compiere un vigoroso sforzo missionario in
Germania, e per rafforzare l'autorit papale nelle chiese d'Inghilterra e Irlanda.
Scomunicando l'Imperatore Bizantino Leone III Isaurico, apr la strada a una lunga serie di rivolte e guerre civili, che
indirettamente contribuirono alla fondazione del potere temporale dei Papi. Nel 728 ricevette diversi territori dal re
Liutprando, nella celeberrima Donazione di Sutri. Gregorio mor nel 731, e successivamente fu canonizzato. L'11
febbraio il giorno consacrato alla sua memoria nel Martirologio Romano.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 82.
[2] Armando Saitta, Duemila anni di storia: lImpero Carolingio, Vol. IV, Laterza, Roma-Bari, 1983
[3] Claudio Rendina, I papi, Newton & C., Roma, 2006

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Biografia di papa Gregorio II (http://www.treccani.it/enciclopedia/gregorio-ii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Costantino

19 maggio 715 - 11 febbraio 631

Papa Gregorio III

Controllo di autorit VIAF: 45097130 (http://viaf.org/viaf/45097130)


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Papa Gregorio III

130

Papa Gregorio III


Papa Gregorio III

90 papa della Chiesa cattolica


Elezione
Consacrazione

11 febbraio 731
18 marzo 731

Fine pontificato 28 novembre 741


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Gregorio II

Successore

papa Zaccaria

Nascita

Siria, 690 ca.

Morte

Roma, 28 novembre 741

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Gregorio III (Siria, 690 Roma, 28 novembre 741) fu il 90 papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo,
dal 18 marzo 731[1] alla sua morte.

Biografia
Siriaco di nascita (fu l'ultimo pontefice romano nato al di fuori del continente europeo prima dell'elezione di Papa
Francesco, nel 2013), succedette a Gregorio II nel marzo 731. Il suo pontificato, come quello del predecessore, venne
disturbato dalla controversia iconoclasta nell'Impero bizantino, nella quale invoc invano l'intervento di Carlo
Martello. Durante il suo regno confer il pallio a san Bonifacio in Germania, Wilibaldo in Boemia, e Beda in
Inghilterra per la loro importante opera missionaria. Inoltre, cerc di dissuadere la popolazione dal paganesimo,
spostando la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1 novembre allo scopo di sovrapporla alla festa celtica di Samhain
(Halloween). Gregorio III mor il 28 novembre 741.
Eletto per acclamazione popolare, fu l'ultimo papa a ricercare il mandato dell'esarca bizantino. Gregorio si appell
immediatamente all'imperatore bizantino Leone III perch moderasse la sua posizione sulla controversia iconoclasta.
Quando da parte di Leone non giunse alcuna risposta, Gregorio riun un sinodo nel novembre 731, denunciando
l'iconoclastia e scomunicando i demolitori di icone. Quando un messaggero che portava i decreti raggiunse
l'imperatore, questi decise di portare il papa sotto controllo. Tale azione comprese l'appropriarsi di territori papali, e
il trasferire le giurisdizioni ecclesiastiche al patriarca di Costantinopoli.
Il supporto di Gregorio all'impero lo port a contribuire nel ricatturare Ravenna, dopo che era caduta in mano ai
Longobardi nel 733. Comunque, egli cerc anche di fortificare Roma e di strigere alleanze con avversari del monarca
longobardo Liutprando e successivamente con i Franchi. Gregorio invi delle ambascerie a Carlo Martello, che non

Papa Gregorio III

131

diede risposta, avendo egli le sue priorit.


Gregorio promosse la Chiesa nell'Europa settentrionale, invest formalmente del pallio anche Egberto, arcivescovo di
York, e Tatwine, arcivescovo di Canterbury. Appoggi il monachesimo.
Gregorio III il primo papa ad aver vietato la consumazione di carne di cavallo, definita in una lettera scritta a
Bonifacio, lApostolo dei Germani, nel 732, in risposta a vari quesiti del missionario sull'evangelizzazione dei popoli
del Nord Europa, disse che mangiarla era "immundum et execrabile", e che chi lavesse mangiata avrebbe dovuto
fare penitenza dato che la consumazione di carne di cavallo aveva connotazione legate con il paganesimo[2].
La celebrazione liturgica il 28 novembre.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI,
Padova 1975, p. 83.
[2] Carne di cavallo, un tab alimentare che non ha mai funzionato in Italia (http:/ / medio-evo.
blitzquotidiano. it/ articolo/ carne-di-cavallo-tabu-alimentare-mai-italia-35/ )

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Medaglia con l'effige di papa Gregorio


III - fronte

Collegamenti esterni
Biografia di papa Gregorio III (http://www.treccani.it/enciclopedia/
gregorio-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/) nell'Enciclopedia dei Papi
Treccani
Scheda su San Gregorio III, Papa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/
79600) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi. SantieBeati.it

Medaglia con l'effige di papa Gregorio


III - rovescio

Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Gregorio II

11 febbraio 731 - 28 novembre 741

Papa Zaccaria

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Papa Zaccaria

132

Papa Zaccaria
Papa Zaccaria

91 papa della Chiesa cattolica


Elezione
Consacrazione

novembre 741
10 dicembre 741

Fine pontificato 15 marzo 752


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Gregorio III

Successore

papa Stefano (II)

Nascita

Santa Severina, 679

Morte

Roma, 15 marzo 752

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Zaccaria (Santa Severina, 679 Roma, 15 marzo 752) fu il 91 papa della Chiesa cattolica, che lo venera come
santo, dal novembre 741 (consacrazione il 10 dicembre) alla sua morte.[1]
Proveniente da una famiglia greca della Calabria, era stato diacono lavorando in stretta collaborazione con Gregorio
III, al quale succedette nel novembre 741

Biografia
Zaccaria fu un diplomatico saggio e sottile. Scoprendo che l'alleanza del suo predecessore con il duca longobardo di
Spoleto non proteggeva le citt papali dal re dei Longobardi, Zaccaria sospese l'alleanza con il duca di Spoleto
Trasamondo II e si rivolse direttamente a Liutprando, incontrandolo a Terni nella primavera del 742, ove ottenne la
restituzione di tutti i prigionieri, quella dei territori papali confiscati e di alcune citt e una tregua ventennale fra
Roma ed i longobardi. Fu soprattutto grazie al suo secondo intervento presso Liutprando a Pavia nel 743, che
l'Esarcato di Ravenna venne risparmiato dal divenire un ducato longobardo.
Questo intervento gli valse probabilmente la riconoscenza successiva dell'imperatore bizantino Costantino V nel 743,
che al suo ritorno in trono dopo la parentesi del regno di Artavasde, don al papa i possedimenti bizantini in Lazio di
Norma e di Ninfa (oggi Cisterna di Latina), nonostante la fede iconoclasta dell'imperatore, fortemente contestata dal
predecessore di papa Zaccaria, Gregorio III al predecessore (e padre) di Costantino, Leone III di Bisanzio.[2] Fonti
storiche a lui contemporanee (come il Liber pontificalis) parlano principalmente della grande influenza personale di
Zaccaria su Liutprando e sul suo successore Rachis.
Nel 745 papa Zaccaria convoc a Roma un concilio o sinodo provinciale, conferm la condanna, gi espressa dal
vescovo Bonifacio, e sospese Adalberto, arcivescovo di Magdeburgo[3]: costui era accusato di compiere opere di
magia tramite l'invocazione di angeli e si riteneva che fosse aiutato da Uriel per produrre grandi fenomeni[4].

Papa Zaccaria

133

La raccolta di lettere, ampia e di grande interesse, tra Zaccaria e il vescovo Bonifacio, missionario in Germania,
mostra quanto grande fu l'influenza di questo papa sugli eventi che avvennero all'epoca in Francia e in Germania:
egli incoraggi la deposizione dell'ultimo re merovingio dei Franchi, Childerico III, e fu con la sua approvazione che
Bonifacio incoron Pipino il Breve a Soissons nel 752.
Zaccaria mor a Roma il 15 marzo 752 a 73 anni, e gli successero in rapidissimo tempo Stefano (II) e Stefano II (III).

Opere civili
Abile amministratore, Zaccaria seppe controllare molto bene le milizie papali e l'amministrazione civile della citt di
Roma. Svilupp inoltre il sistema della domus cultae, assegnazione di terre incolte ed abbandonate di propriet della
Chiesa, a fittavoli[5].
Fece restaurare ed abbellire inoltre numerose chiese ed in particolare il Palazzo del Laterano, ove riport la residenza
papale[5].
Uomo di grande erudizione, tradusse i Dialoghi di san Gregorio Magno per i monasteri greci di Roma e d'Italia. Le
lettere e i decreti di Zaccaria sono pubblicati in: Jacques Paul Migne, Patrologia latina, LXXXIX, pp. 917-960.

Culto
celebrato come santo dalla Chiesa cattolica e la sua commemorazione liturgica ricorre il 15 marzo.

Note
[1]
[2]
[3]
[5]

Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 83.
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 248
Da non confondersi con l'omonimo vescovo vissuto due secoli dopo
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 249

Bibliografia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Gregorio III

novembre 741 - 15 marzo 752

Papa Stefano (II)

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Papa Zaccaria

134

Papa Stefano (eletto)


Stefano II

Elezione

22 marzo 752

Fine pontificato 26 marzo 752


Predecessore

papa Zaccaria

Successore

papa Stefano II

Nascita

Roma, ?

Morte

Roma, 26 marzo 752

Stefano (II) (Roma, ... Roma, 26 marzo 752) fu eletto Papa nel marzo del 752 e mor quattro giorni dopo, prima di
essere consacrato. Pur essendo stato eletto, non considerato nella lista dei papi della Chiesa cattolica a causa della
sua mancata consacrazione: per questo la numerazione dei suoi successori riprende talvolta con lo stesso nome e
numero.

Biografia
Stefano era un anziano presbitero romano. Era uno dei 22 cardinali nominati da papa Zaccaria: sin dai tempi pi
antichi, i cardinali si dividono in cardinali diaconi, cardinali presbiteri e cardinali vescovi, e Stefano dal 745 era
cardinale presbitero col titolo della chiesa di San Crisogono[1].
Fu eletto Papa all'unanimit la notte del 22 marzo 752 (pochi giorni dopo la morte di Zaccaria o la notte stessa; le
fonti sono discordi sulla data di morte di Zaccaria, alcune dicono il 4, altre il 15, altre il 20, altre il 22), anche se si
considera come inizio del pontificato il giorno 23. Debitamente insediato nel palazzo del Laterano, pot prendere
immediatamente possesso della cattedra di San Pietro, perch non si attendeva il consenso di alcun sovrano. Eletto il
22, il 23 per cominci a stare male. Due giorni dopo (25 marzo), mentre era a letto a causa della sua indisposizione,
proprio mentre stava dando ordini ai suoi familiari su come sbrigare alcune faccende domestiche, all'improvviso
perse l'uso della parola ed ebbe un ictus. Il giorno seguente (26 marzo) mor, prima d'esser consacrato vescovo e
incoronato Papa.
Essendo morto il 4 giorno dopo l'elezione al pontificato, non ha lasciato importanti ricordi di s; il suo pontificato,
tra l'altro non ancora iniziato, di soli quattro giorni, di sicuro il pi breve della storia.

Papa Stefano (eletto)

Fonti su Stefano II
Il Liber Pontificalis menziona Stefano brevemente e non lo considera papa, non lo vede come successore di Zaccaria
e predecessore di papa Stefano II; allo stesso modo si comportano tutte le fonti contemporanee.
Alcuni compilatori dell'elenco papale ancora oggi non lo contano come tale, escludendolo dal conteggio dei Papi di
nome Stefano, dato che allora era la consacrazione, non l'elezione, che faceva il Papa. Poteva essere eletto anche un
laico, che per subito dopo l'elezione doveva essere consacrato vescovo, e Stefano non era ancora cardinale vescovo,
ma cardinal presbitero: in fin dei conti, un semplice prete con un Titulus, ovvero un titolo cardinalizio.
All'epoca, infatti, per divenire Papa, bisogna avere due requisiti fondamentali:
1. Essere vescovo della Diocesi di Roma e non di altre, o prima dell'elezione o dopo di essa;
2. Ricevere la consacrazione a Papa (il papato era considerato un ordine a parte come il vescovato, per il quale
occorre la consacrazione tutt'oggi) e l'incoronazione nella cerimonia di rito[2].
Stefano, morendo dopo soli quattro giorni, non rispett alcuno dei due requisiti fondamentali, e il tedesco Frederic de
Lorrain (anche lui, come Stefano, cardinale di San Crisogono), trecentosei anni dopo, si chiam Stephanus Papa
Nonus anzich Stephanus Papa Decimus, e nessuno dei contemporanei giudic errato ci, conoscendo tutti la storia
di Stefano Eletto.

Controversia teologico-storica
Nell'XI secolo, Gregorio VII (1073-1085) sostenne che era la consacrazione, non l'elezione, che rendeva effettiva la
carica papale. Infatti molti pontificati - come quello di Severino (640), Leone II (682-683) e Benedetto II (684-685) risultano brevi in quanto sono misurati solo dal giorno della consacrazione, che spesso avveniva molto tempo dopo
l'elezione (infatti nessuno storico loro contemporaneo si cur di registrare il giorno dell'elezione). Anche l'antipapa
Clemente III (1080-1100) eletto nel 1080, fu considerato Papa dai suoi solo dal 1084, quando fu consacrato, e solo
allora pot scegliersi un nome pontificale. Infatti, fino all'XI secolo, il neo-papa si sceglieva il nome solo al momento
dell'incoronazione, fino a quel momento era conosciuto solo col nome secolare; si sospetta infatti che gli antipapi
Teodorico e Adalberto si siano effettivamente scelti nomi papali, i quali per, a causa della loro incoronazione
clandestina e non riconosciuta, non hanno lasciato traccia.
Nel XII secolo, a partire dal Concilio Lateranense III indetto da Alessandro III, si stabil nel diritto canonico che
fosse sufficiente la sola validit dell'elezione: infatti Adriano V (1276) e Urbano VII (1590) non fecero in tempo a
essere n consacrati n incoronati, ma non si mette in dubbio che furono il 186 e il 228 papa[3]. Qualche storico
sospetta che anche Giovanni XIV (983-984), 138 papa, e Celestino IV (1241), il 179 papa, non siano stati
consacrati.
Il Concilio di Trento (1545-1563), sotto Paolo III, ribad quanto gi sostenuto da quattro secoli, che lo Spirito Santo
scendeva sull'eletto a renderlo Papa effettivo non pi dal momento della consacrazione ufficiale (che acquis il
carattere di incoronazione formale) com'era stato fino all'XI secolo, ma subito, appena l'eletto accettava l'incarico, se
l'elezione era valida. Per questo, secondo molti teologi della Chiesa, Stefano II non pu essere considerato Papa, e
invece Adriano V e Urbano VII s: perch il Papato si era nel frattempo trasformato da ordine sacerdotale distinto
(come presbiterato, diaconato ed episcopato) in un semplice prolungamento dell'episcopato, in quanto il Papa ,
essenzialmente, vescovo di Roma.
Dal XVI secolo Stefano II fu incluso nell'Annuario Pontificio, per essere escluso di nuovo dal 1961. Gli storici
moderni tendono a includerlo, mentre nella Chiesa si tende a non considerarlo pi tra i papi. Talvolta i successori
omonimi sono indicati con una doppia numerazione, ad esempio l'immediato successore pu essere indicato come
Stefano II (III), com' oggi nell'Annuario Pontificio che, con la doppia numerazione, non esclude la possibilit di
riconsiderare un giorno Stefano II come pontefice, tant' che - vi si trova scritto - nell'anno 752 furono eletti due papi
Stefano II.

135

Papa Stefano (eletto)


Dato che Stefano Eletto non ebbe tempo di fare alcunch, il suo inserimento o no nell'elenco dei Papi non avrebbe
alcuna ripercussione n teologica n storica, ma questione squisitamente storiologica, di diritto canonico.
Escluderlo sarebbe in contraddizione con quanto stabilito oggi, da Giovanni Paolo II in poi, nel diritto canonico? La
questione incerta.
Per riassumere: oggi, colui che scelto dallo Spirito Santo quale Papa attraverso un'elezione regolare, gi, al
momento dell'accettazione (definitiva e non revocata subito dopo) papa, ma ci valido solo dal XII secolo; prima
d'allora lo Spirito scendeva sull'eletto a renderlo Papa solo al momento della consacrazione.
E lo Spirito oggi "agirebbe" in modo diverso sull'elezione rispetto a secoli fa? Si potrebbe rispondere di s, perch
sono stati i Papi a riformare l'elezione e, secondo la teologia cattolica, tutto ci che il Papa lega in Terra, legato
anche in Cielo. E allora lo Spirito "conformerebbe" le Sue azioni a quanto stabilito dai Pontefici. Ad esempio,
Bonifacio II divenne tale per diretta designazione di Felice IV (III), perch Simmaco in precedenza aveva stabilito
che era nel diritto del pontefice scegliersi il successore e, anche se l'elezione di Bonifacio fu combattuta aspramente
perch ledeva i diritti di clero e popolo nell'eleggere il pastore, nulla toglie che Felice fu conforme al diritto canonico
secondo quanto deciso da Simmaco; ma ci non toglie che papa Agapito subito revoc questo diritto e nessun papa
pens pi di ripristinarlo.
Per taluni teologi, per, piuttosto il principio della "effettivit istantanea dell'elezione" sempre stato valido, sempre
e comunque, e i Papi sino a Gregorio VII furono in errore. Questo il nocciolo storiologico e teologico della
questione. Di certo, se un Papa morisse dopo tre giorni dall'elezione ai nostri tempi, escluderlo dalle liste papali non
sarebbe possibile: sarebbe in contraddizione col diritto canonico sicuramente, perch esso oggi dice chiaramente che
si diventa subito Successore di Pietro al momento dell'accettazione del ministero. Vanno esclusi i casi in cui
nell'elezione vi siano vizi di forma e irregolarit, in tal caso l'eletto non diventa subito papa, ma solo dall'attimo in
cui vengono sanate le scorrettezze: per esempio se il competitore abdica, come Silverio (11 novembre 537), o
deposto, come Benedetto V (23 giugno 964).

Altri papati controversi


Eppure, nella storia del papato, non sempre si diventati papi in modo canonico e corretto, e pontefici che, forse,
avevano meno diritto di Stefano II, furono invece considerati papi a pieno titolo. A volte, in assenza di elezioni
valide (come per Vigilio, Leone VIII e Onorio II) vale il principio della electio de facto o quello del possesso, per cui
si possa dire che un candidato imposto irregolarmente abbia avuto comunque la grazia dello Spirito Santo per essere
papa (alcuni casi sono pi controversi di altri, come per Vigilio, Leone VIII, Bonifacio VII, Benedetto IX, Silvestro
III, Gregorio VI e Benedetto X). Anticamente si parlava anche del principio del "male minore" per cui anche
personaggi come Vigilio, Leone VIII, Bonifacio VII e Benedetto X potevano essere considerati papi per grazia dello
Spirito e volere di Dio, se il predecessore legittimo era morto o non pi in grado di regnare e la Chiesa aveva urgente
bisogno di dare continuit alla serie dei successori di Pietro, per essere governata ed evitare la sede vacante.
Dal 1996, con la costituzione Universi Dominici Gregis redatta da papa Giovanni Paolo II, vi sono stati
aggiornamenti nel regime da tenere durante la vacanza della sede apostolica e l'elezione del romano pontefice. E
secondo quanto stabilito oggi nel diritto canonico a partire da questa costituzione, Stefano II non pu essere ritenuto
papa, perch se il papa neo-eletto privo del carattere episcopale, solo dal momento in cui sar ordinato vescovo
(cosa che dovr accadere subito dopo l'elezione) potr ricevere l'omaggio dei cardinali ed essere annunciato al
popolo. Solo dopo essere stato fatto vescovo diverr, per opera dello Spirito Santo, vero papa a tutti gli effetti,
coerentemente con il concetto per cui il papa tale perch il vescovo di Roma e non il contrario (Universi
Dominici Gregis, parte seconda, capitolo VII, paragrafi 88-90).

136

Papa Stefano (eletto)

137

La controversa numerazione dei papi Stefano


Nella basilica di San Pietro in Vaticano v' una tavola di pietra che reca incisi i nomi e la data di morte di tutti i papi
l sepolti, da Pietro apostolo (33-67) a papa Giovanni Paolo II (1978-2005); tutti i papi di nome Stefano ivi sepolti,
da Stefano II (III) (752-757) a Stefano VIII (IX) (939-942) hanno la numerazione con aggiunta un'unit in pi, come
a considerare Stefano II (752) tra i papi.
La numerazione dei Papi Stefano con un'unit in pi tra parentesi presente in quasi tutti gli elenchi papali esistenti
oggi, anche quelli che escludono Stefano II, a testimoniare che esiste ancora un margine di dubbio sulla legittimit o
no di questo pontefice.
La numerazione dei papi inizi a partire dal X secolo (forse con papa Giovanni XII); tutti i papi precedenti (e perci
pure i primi nove Stefano) furono numerati a posteriori. L'unico Stefano che diede a s stesso il numero fu papa
Stefano IX (X) (1057-1058), l'abate tedesco Frederic de Lorraine, che per tutto il suo breve pontificato si chiam e si
fece chiamare sempre Stefano IX e firm tutti i suoi documenti con Stephanus Nonus Papa.

Note
[1] Chacn-Oldoini, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S. R. E. Cardinalium, I, col. 520.
[2] Nel moderno diritto canonico, l'incoronazione (trasformata da papa Giovanni Paolo I in Cerimonia di Inizio Pontificato) divenuta pura
formalit. Invece, all'epoca, un Papa acquisiva la pienezza dei suoi poteri solamente dopo la consacrazione e, in taluni momenti storici, anche
il benestare del sovrano.
[3] Adriano V non era neanche sacerdote.

Fonte
Liber Pontificalis.
Alceste Santini, Dizionario dei Papi e del Papato, Roma, ElleU Multimedia, 2000, pp. 113.

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Zaccaria

22 marzo 752 - 26 marzo 752

Papa Stefano II

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Papa Stefano II

138

Papa Stefano II
Papa Stefano II

92 papa della Chiesa cattolica


Elezione

26 marzo 752

Consacrazione 26 marzo 752


Fine pontificato 26 aprile 757
Predecessore
Successore

papa Stefano (II)


papa Paolo I

Nascita

Roma, 714/715

Morte

Roma, 26 aprile 757

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Stefano II o III secondo una diversa numerazione (Roma, 714/715 Roma, 26 aprile 757) viene considerato il 92
papa della Chiesa Cattolica Romana e 1 sovrano dello Stato Pontificio dal 26 marzo 752 alla sua morte[1].

Biografia
Secondo antiche genealogie della famiglia Orsini, essa discenderebbe da Orso, nobile romano sposatosi per due volte
e padre di cinque figli. Dal primo matrimonio sarebbero nati Giordano e Costanzo. Secondo queste antiche
genealogie, Stefano II e suo fratello Paolo sarebbero diretti discendenti di Costanzo figlio di Orso, ma ci non
provato. Se fosse cos, sarebbero membri di una famiglia che ha gi dato alla Chiesa ben tre Papi: Celestino III,
Niccol III e Benedetto XIII.

Papa Stefano II

139

Stefano fu eletto subito dopo la morte dell'omonimo


predecessore che regn solo quattro giorni.

La donazione di Pipino il Breve a Papa Stefano II

I Longobardi avevano conquistato Ravenna, capitale dell'Esarcato


d'Italia dell'Impero Bizantino nel 751, e cominciarono a fare
pressione su Roma. Le relazioni erano molto tese alla met
dell'VIII secolo, tra il papato e gli imperatori bizantini della
Dinastia Isauriana. L'Impero Bizantino stesso era anche alle prese
con gli arabi; nessun aiuto arriv quindi da Costantinopoli. Nel
752 il predecessore di Stefano, Zaccaria (741-752), aveva
incoraggiato la deposizione dell'ultimo re merovingio dei Franchi,
Childerico III, ed approvato l'incoronazione di Pipino il Breve a
Soissons. Papa Stefano prosegu sulla linea impressa da Zaccaria e
si rivolse al nuovo re dei Franchi. Gli invi una lettera, redatta a
suo dire da San Pietro e scritta perci in prima persona, in cui
avanzava la richiesta di fermare con le armi l'avanzata dei
Longobardi. Nella lettera, oltre a San Pietro, che si rivolgeva alla
popolazione dei Franchi chiamandoli figli adottivi e al popolo
Wiligelmo e seguaci, Stefano II benedice Anselmo,
romano chiamandolo confratello, trovano spazio anche
portale dell'Abbazia di Nonantola (XII secolo).
commenti della madre di Ges e di vari santi, sante, angeli,
martiri. San Pietro, scrisse Papa Stefano II, afferm nella lettera
che la pena per il popolo dei Franchi, se non avessero liberato Roma dai Longobardi, sarebbe stato linferno.[2][3].
Il 6 gennaio 754 Stefano fu accolto con tutti gli onori da Pipino in Francia. Il Papa ebbe modo di chiedere
personalmente al re laiuto necessario per contrastare la minaccia longobarda. Pipino accolse la richiesta di aiuto del
Papa: in una celebre "promessa di donazione" (Promissio Carisiaca, di cui purtroppo andato perduto il testo
originale), Pipino si impegn a costringere i Longobardi a restituire le terre gi appartenute all'Esarcato ravennate e
al Ducato romano. Pipino invase l'Italia due volte (755 e 757) per risolvere il problema posto dai Longobardi, e
consegn il territorio tra Roma e Ravenna al papato, ma lasci i re Longobardi in possesso del loro regno.
Poco dopo il 752 Stefano ricevette a Roma Anselmo del Friuli, che, desideroso di farsi monaco, aveva fondato
l'abbazia di Nonantola, presso Modena. Il papa gli don alcune reliquie di san Silvestro e lo nomin abate di
Nonantola.

Papa Stefano II

140

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 84.

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Stefano (II)

26 marzo 752 - 26 aprile 757

Papa Paolo I

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Papa Paolo I
Papa Paolo I

93 papa della Chiesa cattolica


Elezione

aprile 757

Consacrazione

29 maggio 757

Fine pontificato

28 giugno 767

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore

papa Stefano II

Successore

papa Stefano III

Nascita

Roma, 700

Morte

28 giugno 767

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Paolo I (Roma, 700 Roma, 28 giugno 767) fu il 93 Papa della Chiesa cattolica, dal 29 maggio 757 alla sua
morte;[1] venerato santo dalla Chiesa cattolica, che ne celebra la memoria il 28 giugno.

Papa Paolo I

Biografia
La sua prima apparizione fu come diacono a Roma e venne spesso impiegato da suo fratello, papa Stefano II, nei
negoziati con i re longobardi.
Dopo la morte di Stefano (26 aprile 757) Paolo venne scelto come suo successore da coloro i quali desideravano una
continuazione delle politiche del Papa precedente. Il regno del nuovo Papa venne dominato dalle sue relazioni con i
re franchi e longobardi e con l'Imperatore bizantino. Egli adott un tono indipendente nell'informare l'esarca di
Ravenna della sua elezione, ma scrisse a Pipino il Breve che l'alleanza con i Franchi doveva essere mantenuta
inalterata, essendo stato costretto a questo corso dall'atteggiamento del re longobardo, Desiderio. Quest'ultimo
controllava le citt di Imola, Osimo, Bologna, ed Ancona, che erano pretese da Roma, e nel 758 prese i ducati di
Spoleto e Benevento.
Nello stesso tempo Desiderio visit Roma e spinse Paolo a scrivere una lettera a Pipino chiedendogli di riconoscere
tutte le pretese longobarde ad eccezione di Imola; un'altra lettera di tenore opposto venne inviata dallo stesso
messaggero. Pipino trov consigliabile mantenere buone relazioni con Desiderio e Paolo non ottenne niente dal suo
doppio gioco. Successivamente comunque, Pipino diede al Papa il suo appoggio ed ag come arbitro tra le pretese di
Roma e quelle dei Longobardi.
Nel 765 i privilegi papali vennero ripristinati nel territorio beneventano e toscano e in parte anche a Spoleto. Paolo I
dovette anche affrontare il problema dell'iconoclastia bizantina. L'imperatore d'oriente Costantino V convoc nel 754
il concilio di Hieria dal quale fece condannare il culto delle immagini. Paolo I invi invano messaggeri all'imperatore
bizantino per chiedere che desistesse dalla persecuzione degli "iconoduli"[2] ma invano, si adoper quindi nel
sostegno dei perseguitati accogliendone molti a Roma e mettendo a disposizione dei monaci greci esiliati da
Costantino V il monastero dei Santi Stefano e Silvestro. Diverse volte, specialmente nel 759, Paolo temette che
l'imperatore greco avrebbe inviato delle armate contro Roma ed egli visse nel continuo terrore che le macchinazioni
bizantine volgessero l'influenza dei Franchi in favore dei Longobardi. Questa manovra venne in effetti tentata, ma
Pipino si attenne alla sua originaria politica italiana. Anzi, nel 767, in un concilio tenutosi a Gentilly, le discussioni
tra franchi e greci in materia volsero a favore della Santa Sede ed il concilio si espresse contro l'iconoclastia, poco
prima della morte del papa.
Paolo mor a Roma il 28 giugno 767.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 85.
[2] I sostenitori della legittimit del culto tramite le immagini, cio i "non iconoclasti"

Bibliografia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Edizioni Piemme S.p.A., 1989, Casale Monferrato (AL),
ISBN 88-384-1326-6

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Papa Paolo I

142

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Biografia di papa Paolo I (http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
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dei Santi. SantieBeati.it
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Stefano II

aprile 757 - 28 giugno 767

Papa Stefano III

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Papa Stefano III


Papa Stefano III

94 papa della Chiesa cattolica


Elezione

1 agosto 768

Consacrazione

7 agosto 768

Fine pontificato

24 gennaio 772

Cardinali creati

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Predecessore

papa Paolo I

Successore

papa Adriano I

Nascita

Siracusa, 720?

Morte

24 gennaio 772

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Stefano III, o IV secondo una diversa numerazione (Siracusa, 720 Roma, 24 gennaio 772), viene considerato il
94 papa della chiesa cattolica, dal 1 agosto 768 alla sua morte.

Papa Stefano III

Biografia
Nativo della Sicilia (allora sotto l'influenza bizantina per cui aveva avuto un'educazione di stampo greco), giunse a
Roma durante il pontificato di papa Gregorio III, sal gradualmente ai pi alti uffizi, al servizio dei papi successivi,
fino a divenire presbitero di Santa Cecilia.
Alla deposizione dell'antipapa Costantino II, Stefano venne scelto per succedergli dal potente primicerio dei notai,
Cristoforo. La sconfitta dell'antipapa Costantino era stata determinata dall'intervento degli armati longobardi del re
Desiderio, sollecitato dal primicerio Cristoforo, guidati dal presbitero e rappresentante in Roma di Desiderio,
Valdiperto.[1]
Tuttavia, una volta imprigionato Costantino, Valdiperto tent di insediare un pontefice ligio a Desiderio nella
persona del presbitero Filippo, cappellano del monastero di San Vito sull'Esquilino, che per fu tale solo un giorno,
giusto il tempo per Cristoforo di chiedere ed ottenere il suo allontanamento, grazie anche all'atteggiamento
minaccioso del popolo romano che dissuase i longobardi dall'insistere con il loro candidato. Filippo, che non era
ancora stato consacrato n intronato, fu cos costretto a ritornare al proprio monastero e venne quindi eletto papa il
presbitero Stefano che aveva assistito papa Paolo I durante il trapasso e che fino ad allora si era tenuto in disparte
rispetto ai conflitti fra le varie fazioni,[2] e fu consacrato il 7 agosto 768.
Appena insediato, Stefano invi Sergio, figlio del primicerio Cristoforo, l'artefice della sua ascesa al trono pontificio,
presso Pipino il Breve per comunicargli la sua elezione e chiedergli di inviare i vescovi franchi al sinodo che egli
intendeva convocare per la primavera dell'anno successivo. Pipino per nel frattempo era morto ed il legato di papa
Stefano III venne ricevuto dai suoi figli, Carlo e Carlomanno, i quali aderirono alle richieste di Stefano e inviarono al
concilio tredici vescovi franchi.[3]
Il 12 aprile 769 Stefano apr in Laterano un concilio in cui si svolse un processo all'antipapa Costantino che dur due
giorni e che si concluse con il quasi linciaggio dell'imputato. Il concilio termin con la distruzione di tutti gli atti
ufficiali da egli compiuti[4] e con la decisione che in futuro il papa avrebbe dovuto essere scelto solo fra i diaconi ed i
"prebiteri cardinali", mentre veniva ridimensionata fortemente la partecipazione dei laici alle elezioni del pontefice[5]
e venne confermata la pratica della devozione delle icone.[6].
Nel frattempo il comportamento di Desiderio aveva destato le ire di Stefano III, per il suo tergiversare sulla promessa
fatta a papa Stefano II, in cambio del suo appoggio nell'ascesa al trono longobardo, di ritirarsi dai territori bizantini
occupati a suo tempo da Liutprando (alcune citt dell'Esarcato e della Pentapoli), in favore del papato. Cos Stefano
si rifiut, nel 770, di approvare la nomina dell'arcivescovo di Ravenna, un fido di Desiderio.[7]
Stefano ebbe poi modo di allarmarsi, allorch apprese che stava per essere combinato un matrimonio fra Carlo
Magno e la figlia di Desiderio, Desiderata (o Berterada).[8] Preoccupato che l'alleanza fra i due potenti re potesse
schiacciarlo, Stefano si oppose al matrimonio, ma inutilmente, poich questo venne egualmente celebrato.
In realt egli credette di accorgersi che le liti tra i due fratelli franchi, Carlo Magno e Carlomanno, non gli avrebbero
consentito di utilizzare i franchi contro Desiderio e quindi decise di riavvicinarsi a quest'ultimo, anche per cercare di
affrancarsi dalla soffocante tutela dei potenti patrizi Cristoforo e Sergio, suo figlio. Prese quindi contatti segreti con
l'esponente di Desiderio a Roma, Paolo Afiarta. Intanto Desiderio annunci nel 769 di volersi recare in
pellegrinaggio a Roma e cos fece nel 771 ma, curiosamente, si port dietro un esercito. Allorch Desiderio giunse
sotto le mura romane, Cristoforo e Sergio allertarono il popolo chiamandolo alla difesa contro il probabile invasore,
contando anche sull'appoggio del legato franco a Roma, Dodone. Stefano tuttavia riusc a gettare sufficiente
discredito sui due patrizi, al punto che il popolo romano, fomentato da Afiarta, si ribell loro. Consideratisi ormai
sconfitti, padre e figlio tentarono la fuga ma furono catturati dai fedeli di Afiarta che li fece eliminare.[9]
A Carlo Magno non piacque tutta la vicenda e se ne lament, al che Stefano gli scrisse una lettera in cui, raccontando
dettagliatamente quel che era successo, accusando i due patrizi "francofili" di essere, insieme a Dodone, alleati del
demonio e di avere per questo voluto la sua morte, evitata solo con il provvidenziale intervento di Desiderio. Questo
voltafaccia non piacque n a Carlo n a Desiderio, che si guard bene dal restituire al papato le terre che aveva

143

Papa Stefano III

144

promesso.[10] Stefano tent quindi una ulteriore carta: cercare di separare franchi e longobardi e cos fece spingendo
per il ripudio di Ermengarda da parte di Carlo, cosa che puntualmente avvenne quasi in concomitanza del decesso di
Carlomanno, che lasci Carlo Magno erede dell'intero regno dei Franchi. Un alleato cos potente non poteva essere
che benvenuto per Stefano III, che tuttavia non pot usufruire del nuovo corso della Storia poich circa un mese
dopo mor anche lui.
A Stefano successe papa Adriano I.

Note
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]

John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 257


Claudio Rendina, I papi - Storia e segreti, p. 232
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 260
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 258
Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 2005. ISBN 88-384-1060-7. p. 80
Vedi: iconoclastia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 261
Il nome della prima figlia di Desiderio e sposa di Carlo Magno non sicuro: indicato dagli storici con Desiderata e poi dal cronista del IX
secolo, Andrea da Bergamo, con Berterada, venne "inventato" da Alessandro Manzoni in Ermengarda.
[9] Claudio Rendina, I papi, pp. 232-233
[10] Claudio Rendina, I papi, pp. 233-234

Bibliografia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989,
ISBN 88-384-1326-6
Claudio Rendina, I papi, Roma, Ed. Newton Compton, 1990

Collegamenti esterni
Biografia di papa Stefano III (http://www.treccani.it/enciclopedia/stefano-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani

Altri progetti

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Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Paolo I

7 agosto 768 - 24 gennaio 772

Papa Adriano I

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Papa Adriano I

145

Papa Adriano I
Papa Adriano I

95 papa della Chiesa cattolica


Elezione

1 febbraio 772

Consacrazione

9 febbraio 772

Fine pontificato

25 dicembre 795

Cardinali creati

vedi categoria

Predecessore

papa Stefano III

Successore

papa Leone III

Nascita

Roma, 700 ca

Morte

25 dicembre 795

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Adriano I (Roma, 700 Roma, 25 dicembre 795) fu il 95 papa della Chiesa cattolica, dal 1 febbraio 772 alla sua
morte.

Biografia
Era il figlio di Teodato consul, dux et primicerius Sanctae Romanae Ecclesiae e fratello di Alberico marchio et
consul tusculanus princeps potentissimus, che alcuni genealogisti vogliono come antenato pi remoto dei celebri
conti di Tuscolo.
Subito dopo la sua consacrazione, il territorio governato dai Papi venne invaso da Desiderio, re dei Longobardi, e
Adriano si trov costretto ad invocare l'aiuto del re dei Franchi, Carlo Magno, che entr in Italia con una grossa
armata, assedi Desiderio nella sua capitale, Pavia, prese la citt, mand in esilio il re Longobardo a Corbie (in
Francia) e con un gesto innovativo si prese per se il titolo di re dei Longobardi. Il Papa, le cui aspettative erano
aumentate, dovette accontentarsi di alcune aggiunte territoriali al Ducato di Roma, all'Esarcato di Ravenna e alla
Pentapoli delle Marche, che consisteva di cinque citt sulla costa dell'Adriatico, da Rimini ad Ancona, e della piana
costiera fino all'inizio delle montagne.
Sotto Adriano I ebbe luogo la prima guerra d'invasione del papato, contro la cittadina di Terracina, nel ducato
bizantino di Napoli. Adriano invia due lettere a Carlo Magno[1] chiedendogli soccorso militare per ricompattare il
patrimonium ed esprimendo preoccupazione per la collaborazione di alcuni terracineenses con i longobardi di
Benevento, nella seconda lettera preoccupato per le resistenze di Terracina invita Carlo Magno ad inviare contingenti
altrimenti sarebbe stato costretto a consegnarla al duca di Napoli, poteva comunque trattarsi di una minaccia in
quanto da Terracina sarebbe stato facile puntare direttamente su Roma[2]. Questa inaspettata aggressione verso un
territorio dipendente dall'Imperatore d'Oriente si pu ascrivere alle pretese indipendentistiche di papa Adriano nei
confronti di Costantinopoli, che proprio nell'VIII secolo trovava sempre pi difficile mantenere un controllo
sull'Italia in generale e su Roma in particolare. Altri segnali di questo tipo, durante il pontificato adrianeo, oltre

Papa Adriano I
ovviamente all'avvicinamento al re franco, la scomparsa del nome dell'Imperatore bizantino dai documenti e dalle
monete coniate a Roma.
Nella sua contesa con l'Impero Romano d'Oriente e con i Duchi Longobardi di Benevento, Adriano rimase fedele
all'alleanza con i Franchi, e le relazioni amichevoli tra il Papa ed il re non vennero disturbate dalle differenze che
sorsero tra di loro sulla questione della venerazione delle immagini, alla quale Carlo Magno e i vescovi francesi si
opponevano fermamente, mentre Adriano appoggiava il punto di vista della Chiesa d'Oriente, e approv il secondo
concilio di Nicea (787), confermando la pratica e scomunicando gli iconoclasti. Fu in relazione a questa controversia
che vennero scritti i Libri Carolini, ai quali Adriano replic con una lettera, anatemizzando tutti coloro che si
rifiutavano di venerare le immagini di Ges Cristo, della Vergine Maria, o dei santi. Ciononostante, un sinodo
tenutosi a Francoforte nel 794, condann nuovamente la pratica, e la disputa rimase irrisolta alla morte di Adriano.
Nel tentativo di trovare un compromesso col re franco, Adriano propose di scomunicare l'Imperatore bizantino se
non avesse restituito i beni confiscati alla Chiesa romana da Leone III allo scoppiare della crisi iconoclasta. Questo
dimostra ancora una volta come il legame con il regno franco (che in questa occasione si trovava dall'altra parte della
barricata rispetto ad un "asse" Roma-Costantinopoli) fosse per Adriano molto pi importante della rinnovata unit di
fede con i bizantini.[3]
Medi la pace tra i cugini Carlomagno e Tassilone III di Baviera, in disaccordo in quanto il secondo non voleva
riconoscere come proprio re il primo. Tassilone, che vantava molto meno prestigio e potere del cugino, promise a
Papa Adriano del denaro per il disturbo. Quando non ricevette il suo compenso, Papa Adriano minacci di
scomunica lintero popolo dei Bavari in caso di mancata sottomissione di Tassilone e al contempo dichiar che in
caso di guerra i Franchi di Carlomagno sarebbero stati preventivamente assolti da qualsiasi barbarie. Questa fu la
prima volta nella storia, secondo Lodovico Antonio Muratori e Achille Mauri, che un Papa minacci di scomunica
per motivi esclusivamente politici[4][5].
Un epitaffio fatto realizzare da Carlo Magno in versi, nel quale parla di Adriano come "padre", si pu ancora vedere
sulla porta della Basilica Vaticana. Durante il suo pontificato, Adriano fece restaurare alcuni degli antichi acquedotti
romani. Diversi storici suppongono che dal fratello di Adriano, tal Alberico, discendesse un Benedetto dei Conti di
Tuscolo padre di Teofilatto I, Agapito (che taluni identificano con Papa Adriano III) e Sergio (divenuto Papa Sergio
III), ma a sostegno di questa tesi non vi sono prove certe.

Bibliografia
Mathias Becher, Carlo Magno, Il Mulino, Bologna, 2000, pp. 75-89

Note
[1] Codex Carolinus lettere n.61 p.588 e n.64 p.591
[2] M.T. Caciorgna, Una citt di frontiera, Viella Roma 2008 pp.169,170
[3] Mathias Becher, Carlo Magno, Il Mulino, Bologna, 2000, p.83

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146

Papa Adriano I

147

Collegamenti esterni
Biografia di papa Adriano I (http://www.treccani.it/enciclopedia/adriano-i_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Stefano III

9 febbraio 772 - 25 dicembre 795

Papa Leone III

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Papa Leone III


Papa Leone III

96 papa della Chiesa cattolica


Elezione

26 dicembre 795

Consacrazione

27 dicembre 795

Fine pontificato 12 giugno 816


Cardinali creati vedi categoria
Predecessore

papa Adriano I

Successore

papa Stefano IV

Nascita

Roma, 750 ca

Morte

Roma, 12 giugno 816

Sepoltura

Basilica di San Pietro

Leone III (Roma, 750 Roma, 12 giugno 816) fu il 96 papa della Chiesa cattolica dal 26 dicembre 795 alla sua
morte.[1] venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Papa Leone III

Biografia
Nato e cresciuto a Roma, matur notevoli esperienze negli uffici lateranensi. Fu eletto pontefice il 26 dicembre 795,
giorno in cui il suo predecessore papa Adriano I venne sepolto, annunci quindi la sua elezione a Carlo Magno,
recapitandogli le chiavi della Tomba di Pietro e lo stendardo di Roma, e chiedendo che venisse mandato indietro un
inviato. Carlo Magno, nella sua replica, dichiar che era sua funzione difendere la Chiesa, mentre compito del Papa
era quello di pregare per il reame e per la vittoria dell'esercito. La nobilt romana era ostile a Leone III e lo accusava
di adulterio e spergiuro. Il 25 aprile del 799, mentre si stava recando in processione a San Lorenzo in Lucna, venne
assalito e ferito. Dopo essere stato formalmente deposto fu imprigionato nel monastero di Sant' Erasmo, ma grazie
all'intervento di due missi franchi riusc a fuggire ed a raggiungere a Paderborn Carlo Magno (il cui incontro
narrato nel poema Karolus Magnus et Leo papa), il quale non aveva riconosciuto la deposizione.
Nel frattempo, si era sparsa la voce che gli fossero stati cavati gli occhi e tagliata la lingua come d'usanza per i
prigionieri politici bizantini: quando riapparve incolume, raccont che lingua e occhi gli erano ricresciuti per
miracolo. La mancata collaborazione di Carlo fu in parte una sorpresa per gli attentatori, i cui capi, Pascale e
Campolo, erano personaggi dell'amministrazione pontificia molto vicini al precedente papa, Adriano I, molto caro al
re franco.[2] L'opposizione di Roma invi dei rappresentanti da Carlo Magno per sottoporgli il loro caso. Alcuino,
consigliere del re franco, puntualizz che nessun potere terreno poteva giudicare il Papa (prima sedes a nemine
iudicatur) e, quindi, Leone venne scortato a Roma.
Il 23 novembre dell'anno 800 Carlo Magno, prima di giungere a Roma il 24 novembre, incontr papa Leone III a
Mentana ed il 1 dicembre tenne un concilio con i rappresentanti di entrambe le parti. Leone, il 23 dicembre, prest
giuramento di purificazione riguardo alle accuse che gli furono mosse, e i suoi avversari vennero esiliati. Due giorni
dopo Leone incoron Carlo Magno nella chiesa di S. Pietro, ponendogli in capo una corona mentre il popolo lo
acclamava (A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria!).
Ancora oggi non chiara la paternit dell'iniziativa, se cio la cerimonia sia stata preparata nei dettagli da Carlo
Magno, o se piuttosto sia stata un'improvvisazione dello stesso Leone III. certo tuttavia che con l'atto di
incoronazione, la Chiesa di Roma si presentava come l'unica autorit capace di legittimare il potere civile
attribuendogli una funzione sacrale.
Leone aiut a restaurare re Eardwulf (808-811 o 830) di Northumbria ed appian diverse dispute tra l'arcivescovo di
York e quello di Canterbury. Le ragioni dell'incoronazione, il coinvolgimento precedente della corte Franca e le
relazioni con l'Impero Bizantino sono tutte questioni dibattute dagli storici. Leone fu un efficace amministratore dei
territori papali e contribu all'abbellimento di Roma. La celebrazione liturgica ricorre il 12 giugno.

Note
[1] Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da san Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 86.
[2] Mathias Becher, Carlo Magno, Il Mulino, Bologna, 2000, p.14-15

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Collegamenti esterni
Biografia di papa Leone III (http://www.treccani.it/enciclopedia/leone-iii_(Enciclopedia_dei_Papi)/)
nell'Enciclopedia dei Papi Treccani
Scheda su San Leone III (http://www.santiebeati.it/dettaglio/56925) in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia
dei Santi. SantieBeati.it

148

Papa Leone III

149

Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici (http://www.documentacatholicaomnia.eu/
01_01_0795-0816-_Leo_III,_Sanctus.html)
Predecessore

Papa della Chiesa cattolica

Successore

Papa Adriano I

26 dicembre 795 - 12 giugno 816

Papa Stefano IV

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Fonti e autori delle voci

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Papa Giovanni I Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=60600135 Autori:: Alexander356, Ariel, CABAR, Carlomorino, Cialz, Cruccone, Deep also it, Delahay, Diani, Elvezio,
Franco56, Giacomo Antonio Lombardi, Giacomo Seics, Larth Rasnal, Lingtft, Lotharius, Luisa, Maria.martelli, Markos90, Moloch981, No2, Numbo3, Panairjdde, Riccardov, Risorto Celebrano,
Sentruper, Sesquipedale, Snowdog, SpeDIt, Suisui, Vincimanno Capograssi, Vito Calise, Vittorio bordo, 32 Modifiche anonime
Papa Felice IV Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=58493248 Autori:: Beatrice, CABAR, Deep also it, Delahay, Diani, Eumolpo, Gaetanolamparelli1957, Giacomo Antonio
Lombardi, Giacomo Seics, Giulioc.rosati, Harlock81, K.Weise, Lingtft, Luisa, Markos90, Medan, Moloch981, No2, Numbo3, Riccardov, Risorto Celebrano, Roberto sernicola, Snowdog, Suisui,
Talgur, Vittorio bordo, 10 Modifiche anonime
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