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Nelle citt la crisi si manifest con il ristagno della produzione e dello smercio di alcuni prodotti (soprattutto tessili),
e con uno stallo dei rapporti tra moneta aurea e d'argento, che aveva visto un minor richiesta dell'oro, segno della
cattiva salute dei traffici internazionali. Un grave collasso finanziario si ebbe a Firenze, il maggiore centro
finanziario della penisola, quando nel 1342-1346 fallirono a catena alcune grandi compagnie commerciali (dei Bardi,
dei Peruzzi, degli Acciaiuoli) a causa dell'insolvenza di re Edoardo III d'Inghilterra, sconfitto nella guerra dei
cent'anni.
La peste nera
Il vero e proprio tracollo europeo si ebbe con l'arrivo di
una durissima ondata di pestilenza, pare proveniente
dalla Cina (dove c'era stata una grave pandemia nel
1333), che nel 1347 arriv in Europa tramite le rotte
commerciali, in particolare, pare, tramite le navi
genovesi che facevano la spola tra Mar Nero e
Mediterraneo per il commercio del grano. La pandemia
si diffuse nelle zone portuali, arrivando a Messina e poi
nelle citt sul Tirreno, per poi spargersi ovunque.
L'epidemia era arrivata in Italia e nel Mediterraneo
occidentale nell'autunno del 1347 per poi "congelarsi"
durante i mesi invernali. Da marzo a maggio il contagio
divenne allucinante[3], con le citt che assistevano al
Trionfo della Morte, 1446 circa Palazzo Abatellis, Palermo
progredire verso di esse del contagio terrorizzate di
scoprire da un momento all'altro i segni della comparsa
del male. Per tre lunghi anni la pandemia falci il continente, fino all'estate del 1350 compresa.
Le cause dirette della pestilenza furono investigate solo nel XIX
secolo, individuando almeno tre tipi di infezioni (polmonare,
setticemia e ghiandolare o "bubbonica") che forse infierirono
contemporaneamente. Quella bubbonica in particolare dava segni
evidenti (i "bubboni") e si trasmetteva tramite i parassiti veicolati
dai ratti all'uomo. L'epidemia fu particolarmente violenta per la
debolezza endemica di larghe fette di popolazione denutrite e con
il sistema immunitario depresso, e per le precarie condizioni
igieniche di molti centri urbani sovraffollati. La comparsa dei
sintomi (bubboni nella zona ascellare e inguinale, macchie nere,
fino all'espettorazione di sangue), gettavano la popolazione nel
terrore quali segni di sicura morte[4].
La pandemia termin la fase acuta tra il 1350 e il 1351, permanendo per allo stato endemico e ricomparendo in
successive ondate fino alla successiva pandemia del 1630. La popolazione europea non si riprese dal tracollo fino
almeno al Settecento. Tra le conseguenze vi furono lo spopolamento delle aree impervie, con i contadini migrati a
riempire gli spazi vuoti nelle aree pi fertili in pianura e in collina, e la crisi dei piccoli proprietari terrieri, che
vendendo i loro terreni favorirono la concentrazione delle propriet in un minor numero di mani. I ceti dirigenti, in
alcune zone, si allontanarono dal controllo diretto della terra, preferendo affidarla in affitto o secondo altri contratti
(come la mezzadria in Toscana) e vivendo di rendita. Le condizioni di vita del ceto rurale peggiorarono comunque
notevolmente e si and formando una specie di "proletariato" rurale.
Conseguenze devozionali
La disordinata religiosit che fu animata dalla
sensazione di terrore e di disorientamento a fronte
dell'inspiegabile susseguirsi di calamit e sciagure
(carestie, epidemie, guerre, l'avanzata dei Turchi o dei
Tartari), fu permeata da elementi apocalittici e
irrazionali, che credevano in un'azione diabolica
congiunta e particolarmente efficace. La fine del
mondo e la venuta dell'Anticristo sembravano pi
vicine che mai e si cercarono dei nemici da combattere,
che erano, oltre ai cattivi cristiani, gli ebrei e le streghe,
contro le quali si scaten una vera e propria caccia.
Della sensibilit religiosa imbevuta di paura si
Buonamico Buffalmacco, L'incontro tra vivi e morti, dettaglio del
approfittarono i predicatori popolari, che fecero
Trionfo della Morte, Pisa, Camposanto Monumentale
incrementare le donazioni alla Chiesa e l'acquisto di
indulgenze. La paura per la morte, visibile nei frequenti
dipinti di trionfi della morte, danze macabre e incontro dei tre vivi e dei tre morti, era un sentimento nuovo ed era
drammatizzata dal confronto con i prosperi secoli immediatamente precedenti. proliferavano gruppi e confraternite
di penitenti, pi o meno eterodosse, mentre in Italia e in Fiandra nacque la devotio moderna, con rappresentanti come
Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Enrico Suso e Tommaso da Kempis. Essa promuoveva un'adesione religiosa
meno formale e pi legata ad aspetti intimi e personali, intesa come un valore essenzialmente umano. L'opera pi
importante di questa corrente fu l'Imitazione di Cristo, tra i pi celebri trattati di meditazione cristiana di tutti i tempi.
Le rivolte
Per approfondire, vedi Rivolte popolari del XIV secolo.
Le compagnie di ventura
Lo spopolamento ebbe come conseguenza anche l'impossibilit di
tenere milizie cittadine e cavallerie feudali permanenti, rendendo
necessario ricorrere a guerrieri di mestiere, che fossero ben
addestrate e mobili. Nacquero cos le compagnie di ventura,
istituzioni militari composte da armati che di mestiere si
prestavano a chi ne facesse richiesta in cambio di soldi. Erano
delle vere e proprie "imprese" commerciali, che si offrivano ai vari
governi come mercenari. Il contratto che essi stipulavano si
chiamava "condotta", da cui il termine condottiero.
Inizialmente le compagnie di ventura, che tanto peso ebbero nelle
vicende italiane, erano straniere (Francesco Petrarca le chiam
"pellegrine spade"), come la Grande Compagnia di Guarnieri
d'Urslingen, la Compagnia Bianca di Giovanni Acuto. Presto si
formarono anche compagnie italiane, come la Compagnia del
Cappelletto creata da Niccol da Montefeltro, la Compagnia di
San Giorgio di Alberico da Barbiano, nella quale si formarono i
condottieri Braccio da Montone e Muzio Attendolo Sforza, i quali
furono all'origine delle due principali tattiche militari del tempo:
quella braccesca, basata sull'assalto impetuoso, e quella sforzesca,
che privilegiava la tattica e le manovre.
Le compagnie di ventura vendevano un servizio, quello militare, e non avevano nessun interesse a distruggersi a
vicenda, n erano particolarmente interessati alla causa per la quale lottavano. Per questo vennero spesso accusate di
non combattere sul serio e di essere inclini al tradimento favorendo chi offriva loro pi soldi.
Ma il pi grave difetto di queste compagnie, che si rivel solo nei secoli successivi, era quello di trarre profitto dalla
guerra, quindi di impedire l'instaurarsi di una qualsiasi pace duratura: in tempi tranquilli esse si davano al saccheggio
costringendo i governi a pagare loro una sorta di tassa per impedire che si dessero a eccessi.
Alcuni condottieri riuscirono a fare una politica personale che nel migliore dei modi frutt loro una signoria e,
magari pi tardi, anche un principato.
La ripresa
La crisi generale del Trecento riusc ad
innescare
anche
un
riassetto
economico e produttivo da parte dei
ceti dirigenti, che gradualmente
risalirono la china verso una nuova
prosperit.
Per esempio le compagnie commerciali
divennero, dopo i fallimenti a catena
del 1342-1346, pi flessibili, in modo
che l'eventuale fallimento di una filiale
non si ripercuotesse sull'intera
compagnia. Inoltre venne meno il
monopolio tessile delle Fiandre in
favore di altre zone, come l'Olanda,
Masolino da Panicale, scena dagli affreschi della Cappella Brancacci, Firenze
l'Inghilterra e l'Italia. Si svilupparono
inoltre le attivit manifatturiere nelle
campagne, dove la manodopera era pi docile di quella cittadina, come quelle tessili, metallurgiche e cartarie. Si
diffuse, oltre alla lana, l'uso di fibre vegetali come la canapa e il lino, aiutate dal nuovo uso di vestire camicie e
sottovesti. Aument la domanda della seta e del vetro.
Nonostante i problemi quindi, sembr che dopo la met del Trecento la popolazione europea tornasse a consumare e
lo facesse in maniera pi diversificata. Aument il volume dei commerci soprattutto grazie al movimento delle merci
"povere" (vini, alimenti, stoffe), che resero necessarie navi pi ampie e capienti, come la cocca. Vennero sviluppati
strumenti per il commercio come la partita doppia e la lettera di cambio.
Si fece strada un nuovo ceto imprenditoriale e capitalistico, che si imparent con famiglie di antica nobilt feudale,
rispolverando tradizioni nobiliari in grande pompa.
Con questi dati alcuni storici hanno modificato la valutazione complessiva dell'et fra Tre e Quattrocento,
sostenendo che il brusco calo demografico riequilibr il rapporto tra risorse e individui, portando un miglioramento
complessivo. A sostegno di questa ipotesi ci sarebbe anche il grande sviluppo artistico dell'Umanesimo e del
Rinascimento. Altri, come Roberto Sabatino Lopez, hanno sostenuto invece che l'impossibilit di reinvestire i
capitali durante un'epoca di depressione port a "tesaurizzarli" nelle opere d'arte, finanziando cicli pittorici e opere
monumentali.
Note
[1]
[2]
[3]
[4]
Cardini-Montesano, cit.
Cardini-Montesano, cit., pag. 378.
Cardini-Montesano, cit., p. 380.
La pestilenza a Firenze stata descritta da Giovanni Boccaccio nell'Introduzione alla prima giornata del Decameron.
Bibliografia
Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Universit, 2006. ISBN 8800204740
Samuel Kline Cohn, Lust for liberty: the politics of social revolt in medieval Europe, 1200-1425 : Italy, France,
and Flanders, Harvard University Press, 2008 ISBN 978-0-67-403038-1
Voci correlate
Piccola era glaciale
Rivolte popolari del XIV secolo
Portale Medioevo
Portale Storia
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