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Basso Medioevo

Basso Medioevo
Per Basso Medioevo si intende il periodo della storia europea e del bacino del Mediterraneo convenzionalmente
compreso tra l'anno 1000 circa e la scoperta dell'America nel 1492.
Dal XIII secolo si formarono i primi Stati nazionali in Portogallo, Francia e Inghilterra (e a partire dal XV secolo
anche in Russia e Spagna) mentre in Italia e in Germania, dove le condizioni storiche e sociali non permisero il
formarsi di uno Stato unitario, fior l'epoca dei Comuni, i quali, tra il Trecento e Quattrocento diedero vita a
numerose entit statuali minori (note come Signorie in Italia); in seguito alcune di queste acquisirono le connotazioni
di veri e propri Stati regionali.
Nel Basso Medioevo i poteri universali del papato e del Sacro Romano Impero, dopo aver raggiunto il proprio
apogeo, iniziarono a decadere inesorabilmente a favore delle monarchie nazionali che ormai si affermavano, dando
all'Europa quel carattere, tuttora vivo, di mosaico di Stati e popoli, spesso affini, ma nel contempo diversi tra loro.
L'impero inizi ad entrare in crisi con la morte di Federico II (1250), il papato con i conflitti col re di Francia che
portarono allo scisma d'Occidente (1378).
Durante il Trecento e nei primi decenni del Quattrocento, guerre, carestie, epidemie causarono profondi mutamenti
sociali ed economici nella societ europea, cambiando anche la mentalit dei ceti pi elevati e degli intellettuali e
uomini di cultura in alcune regioni d'Europa particolarmente evolute (Italia soprattutto, ma anche Fiandre e
Germania meridionale). Questi ultimi iniziarono ad attribuire una nuova importanza all'individuo, gettando le basi
della civilt umanistico-rinascimentale, che si sarebbe diffusa grazie anche al sostegno di un'aristocrazia colta e di
una borghesia sempre pi ampia e facoltosa.
Per la storia nel periodo medievale di paesi non europei si veda la voce Medioevo extraeuropeo.

Il Krak dei Cavalieri, in Siria

Castel del Monte, ad Andria in Puglia, Italia

Basso Medioevo

La chiesa di San Salvatore in Chora, a Istanbul, Turchia

La cattedrale di Canterbury, nel Regno Unito

Il Registan di Samarcanda, in Uzbekistan

Per approfondire, vedi Rinascita dell'anno Mille.

Basso Medioevo

Foglio dell'Apocalisse di San Severo, manoscritto


francese dell'XI secolo (Parigi, Bibliothque nationale
de France, MS lat. 8878, 148v)

Allora il mondo si scosse la polvere dalle sue vecchie vesti e la terra si ricopr di un candido manto di chiese
(Rodolfo il Glabro, monaco di Saint-Bnigne a Digione, a proposito dell'arrivo del nuovo millennio.)

La storiografia ottocentesca di matrice romantica enfatizz la connessione tra l'attesa della Fine dei Tempi e la sorta
di rinascita registrata nel continente europeo dopo l'XI secolo: l'anno Mille veniva usato come spartiacque tra la
cosiddetta "et oscura", barbarica, oscurantista e superstiziosa (quella biasimata dagli umanisti e illuministi) e l'epoca
splendida delle cattedrali, delle universit, della cavalleria e dell'amor cortese (cara ai romantici). Secondo quella
visione - oggi definitivamente abbandonata dagli storici, sebbene se ne trovino ancora tracce nella manualistica
scolastica - gli europei si sarebbero stretti tremanti attorno a chiese e monasteri alla vigilia dell'inizio del nuovo
millennio, per poi tornare alle proprie case ricolmi di nuova energia e di gioia di vivere quando si accorsero che
niente era accaduto.
In verit il processo di "rinascita", intesa come ripresa demografica, tecnologica ed economica, fu un fenomeno di
lungo periodo, che inizi nell'VIII secolo e che ebbe il culmine nel XIII secolo, causata molto probabilmente
innanzitutto da un miglioramento climatico.
Per varie ragioni non credibile una paura da nuovo millennio, sebbene non mancassero in quell'epoca predicatori e
mistici che punteggiassero la societ di paure della Fine dei Tempi rifacendosi a testi profetici e sibillini del IV-VI
secolo o a movimenti come il chiliasmo ebraico.
Si consideri, innanzitutto, che la datazione del Millennio dalla nascita di Cristo (secondo il calendario del siriano
Dionigi il Piccolo che fiss la data di nascita di Cristo il 25 dicembre del 753 ab Urbe condita) si era affermata in
alcune zone europee solo tra l'VIII e il IX secolo; ne erano rimaste escluse altre come la Penisola iberica (che adott
il nuovo calendario solo nel tardo Medioevo) o le zone di influenza bizantina, compresa Venezia e l'Italia del Sud, la
Russia e l'Europa orientale, dove si contavano gli anni secondo il principio del mondo, calcolato seguendo le et
convenzionali dei patriarchi biblici al 5008.
Inoltre la data di inizio-anno variava da regione a regione: il primo gennaio (secondo lo stile romano delle calende di
gennaio) si afferm infatti solo in et moderna, salvo poche eccezioni.

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In area bizantina l'anno iniziava il 1 settembre.


A Venezia il 1 marzo.
A Roma e in Germania si seguiva lo "stile della Nativit" cio il 25 dicembre.
In molte zone italiane si usava il 25 marzo, secondo lo "stile dell'Incarnazione" (concepimento di Cristo).
In Francia l'anno iniziava il giorno di Pasqua.

La societ intorno all'anno Mille


Oratores, bellatores e laboratores erano tradizionalmente le tre
funzioni nelle quali si dividevano gli individui nella societ attorno
all'anno Mille, come testimoniato per esempio da Adalberone di
Laon. I primi pregavano per la stabilit e la sicurezza del mondo
cristiano, i secondi combattevano, mentre i terzi, attraverso il
lavoro manuale, provvedevano al sostentamento di tutta la societ.
Questa ripartizione di doveri corrispondeva anche a una diversa
distribuzione della ricchezza. Erano tagliati fuori da questa
classificazione alcuni settori "commerciali", che venivano guardati
con sospetto dalla Chiesa (si pensi alle dure condanne contro
l'usura, intesa a quel tempo come semplice guadagno dal denaro
indipendentemente dal tasso di interesse), contrapponendoli a
coloro che guadagnavano dal lavoro manuale. Gli oratores (gli
I tre stati: religiosi, guerrieri e contadini (British
ordini religiosi), essendo i pi istruiti, avevano anche il compito di
Library: manoscritto Sloane 2435, f.85)
tramandare le memorie della propria civilt, sia a livello storico
che mitico-religioso, per cui la funzione della preghiera era quella
pi importante e sacra. Lo storico George Dumzil, nella seconda met del Novecento, estese questa tripartizione a
tutte le societ indoeuropee, anche se le sue tesi non sono accettate universalmente.
A partire dal XII secolo questa organizzazione tripartita venne sempre pi scompaginata: per esempio gli ordini
religiosi prendevano sempre pi spesso funzioni anche di laboratores (si pensi ai cistercensi) o di bellatores (si pensi
agli ordini religioso-militari dei cavalieri). Inoltre le citt avevano ampliato considerevolmente la gamma di attivit
dei laboratores, ormai non solo in stragrande maggioranza contadini, ma anche artigiani, mercanti e banchieri, con la
nascita di nuovi ceti di importanza via via crescente che mal si inserivano nell'antica tripartizione. Il definitivo
tramonto di questo sistema, con la presa di coscienza del sempre pi numeroso "terzo stato", si ebbe solo col
tramonto del feudalesimo alla fine del Settecento.
Una distinzione pi aderente alla realt effettiva era quella tra chierici e laici: i primi rispondevano solo alla giustizia
ecclesiastica, i secondi anche a quella ordinaria. A sua volta i chierici erano divisi in clero secolare (che vive nel
saeculum, cio i sacerdoti) e clero regolare (che segue una regola, cio i monaci). Infine il clero regolare si allarg
tra XII e XIII secolo con la nascita di altri due fenomeni: gli ordini monastico-cavallereschi e gli ordini mendicanti.
La vita monastica nell'Europa occidentale era quasi tutta dedicata alla regola benedettina, nonostante qualche
sporadica sopravvivenza di monachesimo celtico in Irlanda e di monachesimo orientale in Italia del Sud. Si diffusero
in questo periodo le regole "riformate", cio basate sulla regola benedettina alla quale venivano aggiunte alcune
clausole specifiche: cluniacensi, cistercensi, camaldolesi (e avellaniti), vallombrosani, certosini e premostratensi.
Il mondo laico invece era diversificato secondo la condizione giuridica e l'ordine di appartenenza: nel mondo
germanico si avevano liberi e servi, che esistettero fino all'epoca carolingia, quando ci fu un raffinamento delle
tecniche militari e una smilitarizzazione dei liberi di pi bassa estrazione, con le armi che ormai rappresentavano la
base dei loro diritti civili.

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Dal secolo X all'XI si intensific l'inurbamento dei ceti servili, che port a una rinascita delle citt e delle attivit
professionali. Tra i sistemi pi usati per sottrarsi alla dipendenza dei signori e affrancarsi in citt c'era la
commendatio a un signore simbolico, come il santo patrono locale, al quale offrivano un "servizio" pecuniario,
spesso abbastanza modesto.
Fu in quel periodo che nacque una cronachistica urbana indipendente dal contributo religioso: tra i primi ci fu il
genovese Caffaro che tra il 1099 e il 1162 redasse gli Annali e poi li present al governo cittadino per essere
approvati e ufficializzati.
Stavano nascendo i prodromi di "borghesia" urbana, anche se il termina va usato con cautela perch non esisteva
ancora la piena coscienza di s di un ceto del "borgo" contrapposto a quello di altri ordini e categorie sociali.

Economia e commerci verso l'anno Mille


Non si deve pensare che nei secoli
dell'Alto Medioevo gli scambi si
fossero arrestati: furono frequenti gli
insediamenti di mercanti orientali, detti
genericamente
"siriani",
inoltre
esistevano i negociatores, venditori
itineranti liberi di fatto, che portavano
merci di lusso alle corti signorili ed
Calendario (l'aratura), 1000 circa, miniatura, Cotton ms. Tiberius B. V., f. 3r., Londra,
ecclesiastiche. Tendenze positive in
British Library
economia si registrarono a partire
dall'VIII secolo, quando cessarono le
successive ondate epidemiche della peste di Giustiniano. Miglior la rete commerciale, si fecero campagne di
bonifica e disboscamento per dare nuove terre alle colture.
Sul piano agricolo si ebbero alcuni miglioramenti con la rotazione triennale, l'introduzione del mulino ad acqua,
dell'aratro pesante con versoio, che lavorava pi a fondo dell'antico aratro romano, e del giogo, che attaccava di
spalla i carichi agli animali da traino senza provocarne la sensazione di soffocamento durante gli sforzi. Inoltre il
miglioramento climatico, quello che sciolse le acque dei mari del Nord permettendo ai vichinghi di arrivare in
Islanda e Groenlandia, si manifest dall'inizio del X secolo, significando raccolti pi abbondanti e diminuzione delle
malattie caratteristiche del clima freddo che colpiscono soprattutto i bambini. L'incremento demografico
testimoniato in varie parti d'Europa dall'XI secolo e fu pi forte nell'Ile-de-France, nel bacino del Reno, nella pianura
padana e in Toscana.
La circolazione monetaria era ancora ridotta e l'oro era quasi introvabile nell'Europa occidentale, ormai usato solo
per alcuni oggetti sacri. Le fiere locali si evolvettero in grandi fiere (come nella Champagne), dove si scambiavano
prodotti orientali con quelli europei; poi la circolazione delle merci si smistava nei nascenti mercati cittadini.
Vennero migliorate le vie di comunicazione esistenti e ne vennero fatte di nuove: la strada medievale, a differenza di
quella romana, non era lastricata ma sterrata, tortuosa (per assecondare la conformazione del terreno) ed era pi che
altro una mulattiera difficilmente carrozzabile. Strade e ponti versavano comunque in uno stato disastroso, aggravato
dai continui dazi che i signori locali esigevano per il transito. Divennero di vitale importanza quindi i traffici
marittimi e fluviali: le chiatte che servivano le citt dell'interno offrivano un trasporto meno costoso, relativamente
pi sicuro ma sicuramente di maggiore portata. Tra i fiumi pi navigati c'erano il Reno, il Danubio, il Rodano, il Po,
ai quali vanno aggiunti i collegamenti con i corsi minori. Spesso si usavano sistemi misti, in parte fluviali in parte
terrestri, come quelli che varcavano i passi di montagna a dorso di mulo prima di ricaricare le merci sulle
imbarcazioni a valle.

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Importanti erano anche le vie dei pellegrini: il cammino di Santiago, la via Francigena e la via che portava in
Terrasanta, che spesso passava dai porti pugliesi per varcare il canale d'Otranto e poi si riconnetteva con la via
Egnazia che portava a Costantinopoli e il Vicino Oriente.

La riforma della Chiesa


Per approfondire, vedi riforma gregoriana.

Verso una riforma


Tra X e XI secolo la Chiesa occidentale viveva un periodo
problematico, causato da molteplici fattori. Le funzioni
amministrative affidate a vescovi e abati, fin dall'epoca di Carlo
Magno, avevano attratto le aristocrazie locali che ormai
controllavano queste cariche. Erano diffuse le chiese fondate dai
grandi signori feudali (ecclesiae propriae o Eigenkirchen nel
mondo germanico). In questo contesto erano frequenti pratiche
come la simonia (vendita delle cariche), nicolaismo (concubinato)
e il nepotismo (trasmissione delle cariche a parenti prossimi) o,
soprattutto tra i vescovi, pratiche come la mondanit, la
superficialit religiosa e l'uso di considerare l'investitura
episcopale come una lucrosa rendita; non mancavano frequenti
episodi di concubinato, anche se il celibato del clero non era
ancora stato rigorosamente disciplinato.
Il papato non aveva nessuna forza per imporre una riforma, anzi
faceva spesso da cattivo esempio con la carica pontificale contesa
tra le famiglie nobili romane come i Conti di Tuscolo o i
Crescenzi: frequenti erano la morte violenta dei pontefici e il
concubinato dei medesimi, in un regime che venne detto della
pornocrazia.

Statua di papa Silvestro II nella citt francese di


Aurillac

Tale situazione aveva richiesto l'intervento diretto degli imperatori


germanici, come nel caso di Ottone I, che impose il Privilegium
Othonis (secondo il quale nessun papa poteva essere eletto senza il
beneplacito del sovrano), o Ottone III, che fece eleggere un uomo
di sua fiducia, Gerberto d'Aurillac, al soglio pontificio. L'attivit di
questi imperatori non va per inquadrata come un'ingerenza, ma
piuttosto come una forma di tutela (una sorta di Munt, che nella
tradizione germanica indicava il concetto di protezione). Un primo
risultato concreto dell'egemonia degli imperatori sulla Chiesa
latina fu intanto il miglioramento del livello culturale ed etico di
Ottone I Imperatore del Sacro Romano Impero.
vescovi e papi: lo stesso Gerberto, salito al soglio pontificio come
Silvestro II, fu uno degli uomini pi colti dell'epoca.
I monasteri dell'Europa occidentale, oltre ai problemi sopra citati, essendo centri di ricchezza, vennero pesantemente
saccheggiati dalle nuove incursioni tra IX e X secolo: i Danesi colpirono a morte tutte le abbazie benedettine
d'Inghilterra, gli Ungari e i Normanni saccheggiarono pi volte le abbazie di Germania e Francia, mentre in Italia i

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Saraceni si spinsero fino a Roma (846) e Montecassino. Nella confusione e incertezza si allentarono i rapporti tra
Chiesa centrale romana e periferia, mentre si stringevano quelli con i laici locali e le istituzioni religiose vicine, oltre
ai collegamenti tra monasteri appartenenti alle medesime congregazioni. Nonostante i timori di saccheggio i
monasteri si aprirono maggiormente verso i contatti esterni, rinsaldando la loro preminenza sul piano culturale ed
economico.
Una prima riforma della regola benedettina fu quella di san Benedetto d'Aniane, applicata ampiamente grazie al
sostegno di Ludovico il Pio.
Nacquero allora le prime perplessit circa le ingerenze laiche nella Chiesa, la cosiddetta questione della libertas
Ecclesiae. Le voci di protesta vennero incanalate verso la fondazione di nuovi ordini, come i camaldolesi di san
Romualdo, un ravennate permeato dai modelli bizantini. Si spinse ancora pi in l il monastero di Cluny: fondato nel
910 da Guglielmo I di Aquitania, era stato liberato fin dall'inizio dalle influenze laiche e secolari, grazie alla rinuncia
del patronato del fondatore e all'espediente di affidarla direttamente alle dipendenze della santa Sede, onde evitare un
possibile controllo da parte dei vescovi della zona. Inoltre a Cluny venne posto l'accento pi sull'"ora" che sul
"labora" della regola benedettina, affidando alla preghiera un ruolo di primo piano, mentre il lavoro veniva delegato
in larga parte a laici.
Cluny fece da modello in Europa per numerosi monasteri, che aderirono al suo esempio affidandosi direttamente alla
Santa Sede (la cosiddetta congregazione cluniacense). Cluny ebbe numerosi avversari, come l'Imperatore Enrico II
che preferiva la riforma dell'abbazia di Gorze, la quale non rinunciava al collegamento coi vescovi della zona. Cluny
seppe per dare origine anche a considerevoli movimenti laicali, come i pellegrinaggi a Santiago de Compostela (che
aiutarono la Reconquista) e le leghe di pace (pax Dei) come strumento militare che proteggesse i deboli: si delimit
la guerra ai giorni non festivi, si indicarono luoghi franchi (adiacenze di monasteri, ospizi, santuari, luoghi di
mercato..) e categorie da lasciare indenni (donne, chierici, pellegrini), pena la scomunica.

Il Grande Scisma
Per approfondire, vedi Grande Scisma.

Se intanto gli imperatori (Enrico II, Enrico III) continuavano a


intervenire nella nomina di vescovi e papi, Enrico III, sceso in
Italia per la formale incoronazione nel 1046, arriv a indicare
durante l'elezione papale un suo candidato (il vescovo di
Bamberga, poi Clemente II), deponendo gli altri candidati e
andando cos oltre il pi semplice diritto di veto del Privilegium
Othonis. Fu anche da questi atti che si manifest pi forte la
necessit di riforma: Leone IX, gi vescovo di Toul, scelto al
soglio proprio da Enrico III, ripristin l'elezione canonica (tramite
il clero e l'acclamazione popolare) circondandosi di collaboratori
fortemente motivati alla riforma pi radicale, come Umberto di
Silvacandida. Cosciente di instradarsi verso un futuro conflitto con
l'Imperatore, Leone IX cerc nuovi alleati: prima si rivolse ai
Michele Cerulario, miniatura del XII secolo
Bizantini, che faticosamente tenevano la Puglia; poi si convinse
che la nuova forza era quella dei Normanni (dai quali era anche
stato sconfitto e catturato nel 1053). Per questo legittim le loro conquiste nel Meridione d'Italia in cambio dello
smantellamento della Chiesa greca nel Sud-Italia, sostituita da un'organizzazione diocesana latina.

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Ma una rottura del genere contro i Bizantini necessitava di un pretesto,


che venne offerto dalle contese tra Umberto di Silvacandida, forse il
vero regista di tutta la vicenda, e il patriarca di Costantinopoli Michele
Cerulario. Dalle fitte polemiche su questioni puramente teologiche e
dottrinali (come la controversia degli azimi per l'eucarestia, o quella
del credo niceno alla quale i latini avevano aggiunto che lo Spirito
Santo procede non solo dal Padre, ma anche dal Figlio),
all'elaborazione del papa del primato di Pietro, cio l'egemonia del
papa sulle altre Chiese, comprese quelle patriarcali di Costantinopoli,
Gerusalemme, Alessandria d'Egitto e Antiochia, fino alle differenti
vedute sul celibato sacerdotale, portarono alla reciproca scomunica che
diede vita al Grande Scisma del 1054.
Leone X

Gregorio VII e Enrico IV


Per approfondire, vedi lotta per le investiture.
Che solo al Papa tutti i principi devono baciare i piedi.
(Dictatus papae, 9 enunciazione)

Enrico III aveva dunque cercato di ascoltare le voci di


riforma, nominando vescovi scelti non pi nei ranghi
della nobilt e ascoltando voci pi intransigenti come
quella di Pier Damiani. Il suo sopruso con
l'imposizione della nomina di Clemente II innesc una
reazione interna alla Chiesa, che dopo essersi alleata
coi Normanni, lo lasci isolato, sganciato sia dalla
Chiesa che aveva cercato di riformare, sia dai vescovi
fautori della vecchia Chiesa infeudata che lo
osteggiavano per le sue posizioni rigoriste. Mor nel
1056 lasciando la reggenza alla moglie con un figlio
ancora bambino, con un vuoto di potere che permise ai
Enrico IV del Sacro Romano Impero innanzi a Gregorio VII a
riformatori, capeggiati da Ildebrando di Soana di
Canossa
eleggere un nuovo papa, Federico di Lorena, fratello di
Goffredo di Toscana, che sal al soglio come Stefano IX e che fece cardinale il radicale Pier Damiani. Gli successe
Niccol II, che indisse il Sinodo laterano nel 1059, dove finalmente venne messo per iscritto uno statuto che fu alla
base della Chiesa riformata: l'elezione pontificia da allora si sarebbe svolta durante un sinodo dei preti delle chiese di
Roma e dintorni, i cosiddetti cardinali, e nessun religioso avrebbe mai pi potuto accettare cariche da un laico pena
la scomunica; inoltre venne stabilit rigidamente l'obbligatoriet del celibato del clero. Il secondo punto gettava
ombre scure sugli imperatori e sulle loro ingerenze e fu dibattuto se dovesse essere o meno applicato
retrospettivamente. Alla fine prevalse la linea pi morbida di Pier Damiani. Nonostante ci i vescovi non riformati
guardavano con inquietudine ai riformisti romani e, con l'elezione di Alessandro II, addirittura un patarino,
l'Imperatrice Agnese (reggente per Enrico IV) indisse un sinodo a Basilea che elesse l'Antipapa Onorio II: si era

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giunti a uno scisma.


Alessandro II non applic una linea dura, anzi cerc di rafforzare la sua immagine con atti simbolici, come la
concessione del vessillo di San Pietro ai regnanti che si offrivano come suoi vassalli in cambio della sua
benedizione: Guglielmo il Conquistatore, che prese l'Inghilterra, Sancho d'Aragona, impegnato contro i mori, i re
normanni, impegnati nella conquista della Sicilia. Un vessillo o bandiera era dopotutto usato nelle cerimonie di
investitura al livello pi alto, dove veniva concesso anche il potere giurisdizionale, quindi il papa divenne
formalmente il padrone delle corone europee. La stessa parola "bandiera" derivava infatti da ban, cio il potere
giurisdizionale nel mondo germanico, che poteva portare al richiamo alle armi.
Alla morte di Alessandro II il suo programma venne perfezionato
da Ildebrando di Soana, salito al soglio come Gregorio VII (1073),
che aveva capito come i tempi fossero maturi per un'ulteriore
passo: nel 1075 ribad il divieto per i laici di investire gli
ecclesiastici e nel 1075 formul il dictatus papae (redatto una
seconda volta nel 1078), 27 proposizioni che dichiaravano il
pontefice detentore di un potere assoluto sulla terra che gli dava
anche la facolt di deporre i sovrani laici.

Matilde di Canossa, miniatura della Vita Mathildis


(Cod. Vat. lat. 4922), Biblioteca Vaticana, Roma
(1115)

Il contrattacco del giovane Enrico IV (al potere dal 1066) fu la


scomunica e deposizione di Gregorio VII nel sinodo di Worms
(1076). A sua volta Gregorio scomunic e depose l'Imperatore
sciogliendo i suoi sudditi dall'obbedirgli. Questo atto ebbe un
effetto epocale, il primo del genere nella storia, essendo gli
imperatori ammantati di quell'aurea di sacralit dovuta al rito
dell'incoronazione. Gregorio sapeva che le rivalit in Germania
erano cos accese che presto i grandi feudatari si sarebbero ribellati
all'imperatore, mettendolo in grave difficolt.

Allora Enrico IV fece una mossa "teatrale", incontrando il papa


alla rocca di Canossa, sotto la supervisione della contessa Matilde, nell'inverno del 1077, umiliandosi ("andare a
Canossa" rimasta una frase proverbiale) e chiedendogli perdono inginocchiato nella neve. Questa azione glorific
sia il papa (e la sua autorit), sia l'imperatore, che nell'atto di umilt aveva seguito l'esempio del Cristo. Gregorio non
pot negare il perdono ed Enrico ottenne il reintegro dei suoi poteri, disorientando i suoi avversari, che avevano gi
eletto un anti-imperatore, Rodolfo di Svevia.
Ma Enrico IV torn presto sulle sue posizioni precedenti, ottenendo una nuova scomunica nel 1080, al quale rispose
facendo eleggere un nuovo antipapa, Clemente III. Il pontefice era momentaneamente isolato (n i Normanni n la
Contessa Matilde potevano aiutarlo), cos Enrico pot entrare a Roma, far consacrare Clemente III e venire da esso
incoronato. Gregorio fu salvato all'ultimo momento dai Normanni e si dovette ritirare a Salerno dove trascorse
malinconicamente il resto della sua vita.

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Il concordato di Worms
Per approfondire, vedi concordato di Worms.

Lo scontro frontale tra riformatori e laici aveva portato


a estremismi che avevano stancato le parti, rendendo
necessaria un'azione di riassestamento e pacificazione,
che venne garantita dal successore di Gregorio VII,
papa Urbano II (1088-1099). Mentre la necessit di
riforma aveva ampliato la propria base d'appoggio, con
un progressivo assottigliarsi delle file di Enrico IV, si
cerc un compromesso. Vennero reinsediati alcuni
vescovi "enriciani" (non riformati), mentre ormai si era
consolidata l'esclusione dei laici dall'elezione dei
religiosi. Restavano aperti i problemi relativi a chi si
La cattedrale di Worms, consacrata nel 1110
dovessero affidare i poteri feudali e amministrativi gi
appartenuti ai vescovi, ma per giungere alla soluzione
si dovette aspettare un cambio generazionale. Urbano II distolse la nobilt europea indicendo la prima crociata
(1099), mentre il suo successore, Pasquale II, fall nel tentativo di tornare al rigore di Gregorio VII. Alla fine il
nuovo papa Callisto II e il nuovo imperatore Enrico V firmarono il concordato di Worms, che riconosceva ai vescovi
una duplice funzione, spirituale e temporale, e ne fissava l'elezione sotto l'esclusivo controllo "del clero e del
popolo", anche se in Germania venne stabilito il diritto imperiale a presenziare l'elezione, dando il suo assenso o il
veto ai nuovi eletti: cos l'imperatore poteva avere uomini di fiducia da investire con incarichi temporali. In Italia e
Borgogna invece l'imperatore non aveva questo tipo di controllo, ma l'investitura feudale avrebbe seguito la
consacrazione vescovile, per cui l'imperatore avrebbe potuto anche negarla a personaggi a lui sgraditi.
Nel 1123 si tenne il primo concilio della Chiesa occidentale, il concilio Lateranense I, dove venne ribadita
l'organizzazione della Chiesa attorno alla figura del papa, gerarchicamente superiore a tutti i vescovi e quindi
detentore di un primato anche su tutte le altre Chiese locali: il primato di Pietro.
Nel concilio si mise anche un freno agli ordini monastici, mai come allora impegnati in un'attivit pastorale al di
fuori dei monasteri (si pensi solo a Pier Damiani), vietando loro di celebrare liturgie e fare omelie, restando
sottoposti ai rispettivi vescovi. Vennero a mancare figure di mediazione verso i ceti pi bassi, dove esistevano forme
di Cristianesimo popolari, dove rivivevano talvolta tradizioni pagane mai dimenticate. Inoltre la Chiesa, con la
riforma, sembrava aver tagliato fuori i laici. Ne furono conseguenza la formazione di movimenti come quello
patarino (a Milano a met dell'XI secolo) e la nascita di nuove eresie. Una prima risposta fu la creazione delle
istituzioni "canonicali", formate dai canonici, il clero gravitante attorno a una cattedrale o una basilica maggiore.
Essi vivevano in una casa comune (la canonica), avevano come capo l'arcidiacono e seguivano una regola risalente a
sant'Agostino riformata da san Grodegango di Metz.

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La nascita dei Comuni


Per approfondire, vedi Comune medievale.

Nel corso del X secolo il mondo euro-mediterraneo usc dalla


lunga crisi climatica, demografica e sociale che persisteva almeno
dal V secolo, ridando vita ai centri urbani. La domanda di maggior
sicurezza dovuta alle pericolose invasioni di Ungari, Saraceni e
Normanni portarono a ripopolare e fortificare le citt, che in quel
periodo erano spesso guidate dai loro vescovi. Attorno al vescovo
esisteva un'aristocrazia dei maggiori proprietari di beni immobili e
mobili, spesso dotati anche di capacit militari e difensive.
Nacquero cos delle oligarchie che tenevano in mano il governo
cittadino, in una sorta di autogoverno che si diffuse su larga scala
in Europa occidentale e centrale tra i secoli XI e XIV, con il
maggiore sviluppo a livello civile e di autocoscienza politica
nell'Italia centro-settentrionale (soprattutto Pianura Padana,
Veneto occidentale, Umbria, Marche e Toscana). Le aree italiane,
pur diventando di fatto indipendenti, rimasero a lungo "di fatto"
assoggettate al Sacro Romano Impero, e mentre nel resto d'Europa
le autonomie di stampo comunali venivano inquadrate ormai nelle
Torri medievali a San Gimignano, sorte in epoca
varie monarchie assolute, solo in Italia (sebbene in un periodo
comunale
prossimo al tramonto in favore dell'evoluzione verso le signorie
principesche) esse presero una piena coscienza di autonomia. Ne sono un tipico esempio gli scritti del fiorentino
Coluccio Salutati che rivendicava per la Repubblica di Firenze la dignit di Stato superiorem non reconoscens,
rinunciando alla tutela dell'Impero in cambio della propria libertas.
Il comune ebbe una periodizzazione molto varia da zona a zona. Sebbene si identifichi un "periodo comunale" tra XI
e XIV secolo, si deve considerare che contemporaneamente ai comuni propriamente detti coesistevano ancora
istituzioni feudali di grande rilievo. Inoltre il comune non fu esclusivamente un fenomeno cittadino: non mancarono
esempi anche di "comuni rurali".

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Nel corso dell'XI secolo, durante la lotta per le investiture, la
classe vescovile si vide messa in dubbio, con il graduale emergere
di quei ceti di laici che l'avevano fino ad allora affiancata nel
governo cittadino: aristocratici inurbati dal contado, detentori
anche del potere militare, e una "proto-borghesia", composta dagli
addetti alle professioni pi qualificate (i ceti intellettuali come
notai, giudici, medici) e redditizie (mercanti, cambiavalute,
artigiani e, nelle citt portuali, armatori). Le citt godettero di un
maggior sviluppo tra i secoli XI e XII, contemporaneamente allo
svilupparsi di un sistema di governo cittadino proprio. Nacquero
cos una serie di magistrature collegiali dove si riunivano i ceti pi
importanti della citt, variamente riconosciute o dai vescovi o
dall'autorit regia o, nello Stato della Chiesa, dal papa. Queste
magistrature avevano in deroga alcuni poteri locali. Espressione
tipica dell'autogoverno dell'epoca furono i consules, scelti tra le
famiglie pi ricche e potenti.

Castell'Arquato

La nascita vera e propria di un Comune varia da citt a citt e


spesso, a causa della documentazione assente o perduta, ignota.
Le citt di Lucca e Pisa avevano consoli gi nel 1085, mentre altre
se ne dotarono entro i due decenni successivi; a Genova fu dal

1099, a Milano dal 1117.


I problemi fondamentali che occuparono i comuni dell'epoca erano essenzialmente due: l'indipendenza dai ceti
feudali dei dintorni (tramite l'assoggettamento del contado e l'inglobamento degli stessi feudatari nella vita cittadina)
e il riconoscimento formale da parte delle autorit pubbliche superiori, innanzitutto l'imperatore romano-germanico.
Dall'assoggettamento dei contadi tramite una serie di conflitti con i vari castelli e borghi fortificati della zona, si
sfoci abbastanza presto anche in conflitti tra citt e citt riguardo ad aree diventate di confine. I rapporti con
l'impero vennero definiti soprattutto dopo le trentennali lotte contro l'imperatore Federico Barbarossa, che portarono
infine alla pace di Costanza ed al riconoscimento delle autorit comunali nel loro complesso come vassalli imperiali
in ciascuna citt; i consoli dovevano cos giurare fedelt al sovrano facendo rientrare i comuni, nati come eversione
al sistema feudale, nella scala feudale stessa. A parte la formale concessione di autorit siglata nei solenni diplomi
imperiali (profumatamente pagati nonostante riconoscessero un'autorit ormai di fatto indiscutibile), la sottomissione
all'impero nel Tre-Quattrocento si concretizzava solo in periodici esborsi alla cancelleria imperiali per la
promulgazione o conferma di vari privilegi, sollecitati dalle classi dirigenti comunali stesse.

Organizzazione del governo consolare


I ceti che avevano in appannaggio le cariche consolari spesso non coincidevano con quelli che dominavano la vita
cittadina dal punto di vista economici e culturale: non solo mancava l'espressione della volont popolare, ma spesso
nemmeno i ceti mercantili avevano accesso alla politica, saldamente tenuta dai ceti militari e aristocratici di origine
feudale. Gradualmente ai consoli vennero ad affiancarsi nuove articolazioni, prime fra tutte le assemblee: dall'arengo
di origine germanica (assemblea di tutti i liberi) nacquero, con nomi che possono variare da citt a citt, i parlamenti,
i consigli maggiori e i pi ristretti consigli minori. Tra i membri di questi due consigli venivano scelti i consoli.
Il regime consolare era strettamente quindi elitario: l'espressione libertas, che spesso campeggia nei motti comunali,
non va intesa come sinonimo di libert individuale nell'accezione moderna, ma sottintendeva la libert cittadina
rispetto a influenze esterne.

Basso Medioevo

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Il governo podestarile
Il governo consolare stimol le accese rivalit tra le famiglie
aristocratiche cittadine, fomentate da inimicizie, rancori, ostilit e
la mai dimenticata consuetudine, tipica dei popoli germanici, del
diritto-dovere della vendetta. Per porre freno, per quanto possibile,
a queste lotte interne a partire dalla seconda met del XII secolo in
quasi tutte le citt comunali i consoli vennero sostituiti da un solo
funzionario, il podest, scelto di solito tra i forestieri per essere al
di sopra delle fazioni cittadine.
Il regime podestarile non bast comunque a risolvere problemi
interni, aggravati anche da una tendenza all'incremento degli
scontri con le citt rivali, dovuto al completo assoggettamento dei
territori liberi attorno alle citt stesse e all'inizio dei conflitti per la
conquista i territori di altre citt per interessi mercantili e politici,
legati alla supremazia regionale. Alcune rivalit tra citt sono
rimaste proverbiali e tutt'oggi vive nel campanilismo cittadino:
Firenze contro Pisa, Firenze contro Siena, Bologna contro
Modena, Padova contro Verona, ecc. Nel dominio dei mari si
scontravano invece le cosiddette Repubbliche marinare.

Le citt non comunali

Interno del palazzo del Bargello di Firenze, edificato


come palazzo del podest

In Francia, in Fiandra e in Germania si assistette a una ripresa della vita cittadina, ma non si pu parlare di comuni.
In quei casi le aristocrazie militari del contado non misero quasi mai piede nelle mura cittadine e la libert di
governo dei vari borghi era strettamente circoscritta da apposite concessioni dei principi o dei prelati della zona.
L'aristocrazia tedesca diffidava dei centri urbani, per questo vi si svilupparono pi che altrove i ceti imprenditoriali e
mercantili, con le stratificazioni della societ (maiores, mediocres e minores) e la nascita delle gilde commerciali, le
corporazioni di arti e mestieri. Nelle citt venivano strappate al sovrano concessioni sulla politica locale talvolta
tramite salati pagamenti, talvolta tramite vere e proprie spedizioni. In Germania pi che altrove, si assistette alla
compresenza contemporanea di pi forme di governo e di autonomia, dalle citt vescovile, a quelle rette da prncipi,
ai centri urbani pi indipendenti, posti direttamente sotto l'autorit regia.

Bruges

In Fiandra alla classe artigiana delle gilde e all'autorit


signorile (laica o ecclesiastica) ebbero importanza
anche le Hanse, letteralmente le "carovane" di
mercanti, con la creazione di una sorta di dicotomia:
ancora oggi nelle citt spesso presente una citt
"alta", fortificata e dedicata alla classe dirigente, e una
citt "bassa", dedicata alle attivit commerciali. La
formalizzazione dell'autorit nelle citt si ebbe a partire
dal decennio del 1070. In Francia del Nord alcune citt
ebbero un'autonomia che si evolvette sul modello delle
Fiandre (Le Mans, Cambrai, Beauvais). I governatori
della citt (gli "scabini") non provenivano per dai
cittadini ma dall'entourage del signore feudale.

Basso Medioevo

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Peculiare di quelle zone fu la coniuratio, un'associazione giurata riconosciuta dalle autorit con un diploma (la
charte de commune), che veniva concessa alle citt pi importanti, mentre le altre usufruivano della "carta di
franchigia", con la quale ottenevano alcune esenzioni per i commerci.
La Francia del Sud invece, sebbene conoscesse inizialmente una situazione urbana simile a quella italiana, venne
maggiormente controllata dalla monarchia, che limit lo sviluppo delle villes de consulat (citt consolari).
Il Sud Italia invece vide l'annullamento delle spinte autonomistiche (nonostante il precoce sviluppo di alcune citt
costiere a partire dal X secolo) a causa della nascita dell'unitario regno normanno nel XII secolo.

Le repubbliche marinare
Un particolare sviluppo ebbero le cosiddette
repubbliche marinare[1]. Alcune di esse (Repubblica di
Venezia, Ducato di Amalfi, Ducato di Gaeta[2])
godevano gi di una fiorente economia e di
un'autonomia
politica
considerevole
nell'Alto
Medioevo. L'esaurirsi delle razzie corsare musulmane
dopo il X secolo permise il prosperare di nuovi porti,
che per erano frenati dal punto di vista della dinamica
socio-economica da un forte potere centrale, come a
Salerno, Napoli, a Bari o a Messina. Le repubbliche di
Genova, di Pisa, di Ancona[3] e la repubblica dalmata di
Ragusa[4], invece, avevano potuto decollare quando il
potere centrale era venuto meno, nell'XI secolo.
Formalmente Genova e Pisa erano sotto la corona del
Regno d'Italia che apparteneva all'Imperatore
germanico, il possesso di Ancona era de iure sia
dell'Impero, sia della Chiesa, mentre Ragusa
apparteneva a Bisanzio.

Rilievo sulla torre di Pisa che mostra l'antico porto pisano

Canaletto, Veduta dell'entrata dell'Arsenale di Venezia (1732)

Ai centri dell'area italiana si aggiunsero anche alcuni centri provenzali, come Marsiglia, e catalani (soprattutto
Barcellona).
Gi all'inizio del IX secolo i porti campani avevano una moneta propria, derivata dal tar arabo (a testimoniare come
il mondo musulmano fosse il mercato al quale essi guardavano). Decaduta la potenza di Amalfi e Gaeta, la
Repubblica di Genova prima e la Repubblica di Venezia poi iniziarono a sviluppare traffici di grande portata: grazie
a una rete finanziaria, produttiva e commerciale crearono infine un vero e proprio impero economico.
La navigazione sull'Adriatico fu sicura fin dal IX secolo e ci permise a Venezia lo sfruttamento di rotte che
andavano da Costantinopoli, alla Siria e la Palestina, al Nordafrica e alla Sicilia. I Veneziani,

Basso Medioevo

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nonostante i reiterati divieti, commerciavano con gli
Arabi, comprese quelle merci proibite quali armi,
legname, ferro e schiavi (provenienti soprattutto dalle
popolazioni slave di Istria, Croazia e Dalmazia, tanto
che da "slavo" - e dal mediolatino creolo "sclavum*" deriv poi la parola "schiavo").
Contemporaneamente (ma nel caso di Genova alquanto
prima), gi nel XI, nel mar Ligure e nel Tirreno,
Genova e Pisa iniziavano a emergere con politiche
autonome fino a creare anch'esse una fitta rete di rotte
commerciali, arrivando a dominare anche colonie
oltremare. Genova e Venezia ebbero inoltre una
notevole espansione territoriale, nella propria regione e
in quelle confinanti. Nell'Adriatico, intanto, Ragusa ed
Ancona, pur ostacolate dalla supremazia veneziana,
riuscirono a ritagliarsi il loro spazio, specialmente nei
traffici marittimi con il Levante.

Durante il XII secolo vi fu un profondo mutamento, che


port la navigazione ad essere il metodo di spostamento
Localizzazione, cronologia e antichi stemmi delle repubbliche
pi comodo e usato: ne prova il fatto che dalla Terza
marinare
e dalla Quarta crociata in poi le truppe si mossero solo
via mare, non perch le vie terrestri fossero diventate
pi insicure o lunghe (lo erano anche prima), ma perch ormai la nave era il mezzo pi diffuso per velocit e capacit
di carico e trasporto.
I numerosi conflitti che sorsero tra le citt marinare scaturivano spesso da questioni commerciali in oltremare. Per
esempio Pisa e Genova furono inizialmente alleate contro i musulmani, ma la rivalit su chi dovesse avere
l'egemonia in Corsica e in Sardegna compromise inevitabilmente i rapporti.
Nelle citt pi importanti, tutte le repubbliche marinare avevano dei veri e propri quartieri, con empori, fondachi,
cantieri navali e arsenali, dove convergevano le piste carovaniere e da dove partivano le navi che trasportavano
spezie ed altri preziosi carichi verso l'Europa.
La Repubblica di Venezia, di Genova e di Pisa a volte diressero le crociate dirottandone l'itinerario per aprire rotte
commerciali ad esse propizie: emblematico il caso della conquista di Costantinopoli del 1204, attuata dai Veneziani
di Andrea Dandolo sfruttando le forze della quarta crociata; Pisani e Genovesi sfruttarono anche la quinta crociata,
che fecero puntare sui ricchi porti egiziani di Alessandria e Damietta per fondarvi colonie commerciali. Genova
riusc anche, grazie all'appoggio della dinastia bizantina dei Paleologi a estendere le proprie rotte oltre il Bosforo, nel
Mar Nero dove entravano in contatto con i Mongoli dell'Orda d'oro e con i principati russi, verso i quali
convergevano vie fluviali e carovaniere dal Baltico e dall'Asia centrale. Laggi inoltre potevano acquistare il grano
ucraino che riforniva l'Occidente. Alle fine del Duecento, con la battaglia della Meloria (1284) e quella di Curzola
(1298) i Genovesi batterono rispettivamente i Pisani e i Veneziani, assicurandosi, almeno apparentemente, un
dominio mediterraneo.
Le repubbliche marinare ebbero un'importanza che non fu soltanto commerciale; anzi la loro attivit di navigazione
fu fondamentale per fare indirizzare lo sguardo dell'Europa verso l'Oriente e i paesi pi lontani, con i quali si
iniziarono nuovamente a scambiare idee, modi di pensare, conoscenze. I navigatori che partirono dalle repubbliche
marinare tornavano, consapevolmente o no, con un carico culturale prezioso anche pi di quello materiale e spesso
contribuirono in modo determinante ad ampliare l'ecumene europeo.

Basso Medioevo

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Nella galleria di immagini sottostante sono rappresentati i traffici delle repubbliche marinare; ogni carta si riferisce
al momento della massima potenza di ogni repubblica.

Rotte commerciali e fondachi


amalfitani (inizio dell'XI secolo)

Rotte commerciali,
colonie e fondachi
veneziani nelle varie
fasi della sua
espansione

Rotte commerciali,
colonie e fondachi
genovesi (XII - XVI
secolo)

Vie commerciali e di fondachi


anconitani (XII - XIV secolo)

Vie commerciali e fondachi


ragusei (XII - XIV secolo)

Vie commerciali e fondachi


gaetani (inizio dell'XI secolo)

Rotte commerciali, colonie e


fondachi pisani (inizio del XII
secolo)

Il mediterraneo bassomedievale
L'impero bizantino: crisi e dinastia dei Comneni
Nel 1059 l'Impero bizantino vedeva la fine della
gloriosa dinastia macedone, che aveva regnato con il
pugno di ferro aumentando la centralizzazione e la
militarizzazione dell'Impero, minacciato su pi fronti
da Arabi, Bulgari e prncipi di Kiev. Anche Roma era
minacciosa dal punto di vista religioso, per le sue ormai
chiare pretese di egemonia sulle altre sedi patriarcali
compresa Costantinopoli. Costantino IX Monomaco e
sua moglie la basilissa Zoe appoggiarono l'azione del
patriarca Michele Cerulario che port nel 1054 allo
scisma d'Oriente. Quando la dinastia macedone si
L'Impero bizantino, all'ascesa al trono di Alessio I Comneno, nel
estinse, il trono fu conteso tra le due pi potenti
1081.
famiglie bizantine del tempo, i Comneni, che avevano
il potere militare, e i Ducas, che avevano il potere
politico. Mentre ci accadeva, l'esercito bizantino fu sconfitto dai turchi Selgiuchidi nella battaglia di Manzicerta del
1071. Dopo questa battaglia, in breve tempo, l'Impero bizantino perse tutta l'Asia Minore. Intanto la contesa tra le
due famiglie continuava, per interrompersi nel 1081, anno in cui Niceforo III Botaniate spodest Michele VII Ducas
dal
trono.
Le

Basso Medioevo

due famiglie che non volevano perdere il potere si


allearono, infatti il rappresentante dei Comneni, il
generale Alessio I Comneno (1081-1118), spos Irene
Ducaena, con l'appoggio dell'esercito, Alessio I
spodest dal trono Niceforo III, nel 1081. I Comneni
continuarono la politica della dinastia macedone, tesa a
rafforzare militarmente l'Impero, e riuscirono a
risollevare le sorti dell'Impero, che sembravano
segnate. Alessio I Comneno sub lo smacco sia del
nascente regno normanno in Italia Meridionale, sia del
regno Franco di Gerusalemme in Terrasanta, entrambi
L'Impero bizantino, alla morte di Manuele I Comneno, nel (1180).
sorti senza il suo assenso su terre formalmente di sua
propriet. Oltre a ledere i suoi diritti ci poteva
compromettere la supremazia bizantina nel Mediterraneo orientale. Nonostante ci Alessio riusc a farsi consegnare
dai crociati i territori in Asia Minore, riconquistandone quindi tutte le zone costiere. L'Impero sotto Alessio
Comneno, e in seguito anche dei suoi successori, visse una fase di rinascita, Alessio salv l'impero dal crollo, visto
che riusc a sconfiggere l'invasione normanna in Grecia e nei Balcani.
Ad Alessio nel 1118, successe il figlio Giovanni II Comneno, egli intervenne pi volte nei Balcani, sconfiggendo i
Peceneghi e tenendo a bada i regni avversari di Serbia e Ungheria. Cerc di favorire i commerci dei Pisani e dei
Genovesi, per affrancarsi il pi possibile da Venezia. Con una serie di interventi militari ma soprattutto diplomatici,
riusc a continuare l'opera del padre, recuperando una parte dei domini dell'Impero in Asia Minore sottraendoli ai
Turchi selgiuchidi.
Gli succedette nel 1143 il figlio Manuele I Comneno, che arriv alla rottura con la
storica alleata Venezia. Fu il primo imperatore bizantino ad allearsi col papa e con
l'imperatore germanico, contro i Normanni, un'intesa che svan con l'arrivo al
potere di Federico Barbarossa, che nella sua conflittualit con la Chiesa impose ai
bizantini di scegliere l'uno o l'altro alleato: e si scelse la Chiesa romana, perch il
programma di Federico era troppo sovrapposto agli interessi bizantini, a partire
dalla rivalutazione del titolo e della funzione imperiale germanica. Avere rapporti
col pontefice significava per Bisanzio anche accettare i suoi alleati, cio la
monarchia normanna di Sicilia, usurpatori dei territori bizantini da lunga data.
Miniatura di Manuele I Comneno.
Manuele fu profondamente attratto dal rinato Occidente, stipul una serie di
alleanze che comprendevano il papa, i Normanni, Venezia, i comuni italiani, alcuni
grandi feudatari del centro Italia e i prncipi franchi in Terrasanta. Manuele voleva sia rovesciare il Barbarossa, sia
avviare una politica occidentale nel solco di Giustiniano I: il suo sogno sarebbe stato riconquistare la Sicilia e il
Mediterraneo, ma la sua invasione nel sud Italia non ebbe molta fortuna: nonostante i buoni inizi, non riusc a
reimporre la sovranit bizantina in Italia. Per un obiettivo del genere egli avrebbe dovuto avere il fronte orientale
pacifico e alleato, ma ci non avvenne. Manuele attu una riuscita politica militare, grazie alla quale conquist il
Regno di Serbia, sconfisse gli Ungheresi, impose la sua sovranit su Antiochia e continu la riconquista dell'Asia
Minore. Non riusc a riconquistare l'entroterra dell'Asia Minore, vista la sconfitta nella battaglia di Miriocefalo nel
1176. Nel 1180 Manuele mor e dopo la sua scomparsa l'impero vacill tra lotte intestine, congiure, intrighi e i
soprusi dei Latini (soprattutto i Veneziani) che ormai avevano in pugno i commerci con Bisanzio. La successiva
dinastia degli Angeli non pot evitare l'accordo tra i Normanni (gli Altavilla di Sicilia) e gli imperatori germanici,
che tornarono cos uniti nella politica ostile contro Bisanzio: nel 1185 conquistarono Tessalonica. Ulteriormente

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Basso Medioevo

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indeboliti dai musulmani e dagli occidentali, i Bizantini sembravano ormai stretti in una tenaglia che si allent solo
con la scomparsa del Barbarossa (1190) e di suo figlio Enrico VI (1197), i quali, unita la propria corona a quella
siciliana, tramavano ormai di una possibile conquista della capitale dell'impero.

Il mondo musulmano tra XI e XII secolo


Il mondo islamico si estendeva ormai dalla Spagna all'India settentrionale e, sebbene fosse percepito dagli europei
come un unico blocco compatto e ostile, esso era differenziato in molteplici realt, talora con poche affinit
politiche, anzi spesso in lotta l'una contro l'altra. I califfati esistenti all'epoca erano tre:
1. il califfato sunnita abbaside di Baghdad, che era il principale, dato che estendeva il suo potere, almeno in teoria,
dalla Siria settentrionale all'Asia centrale; in pratica le varie dinastie regionali, sottomesse formalmente al califfo,
amministravano il potere con piena autonomia in ampie zone del territorio. Sopra il califfo, gi dal XI secolo
ridotto a pura veste simbolica, regnava il Sultano selgiuchide, che lo controllava e ne dirigeva le mosse
2. il califfato omayyade sunnita di Cordova che dominava la Spagna e in una parte del Maghreb, ed era destinato ad
una breve, seppur splendida, vita;
3. l'Imamato ismailita del Cairo, retto dalla dinastia fatimide, nel quale ben maggior potere dell'Imam/Califfo stesso
avevano i suoi vizir (wsia).
Sebbene indebolito dal punto di vista politico-militare, il mondo
musulmano ebbe uno straordinario ruolo culturale, vero e proprio
mediatore e rielaboratore tra grandi culture come quella greca,
medio-persiana, indiana, ecc. Oltre i centri dei califfati esistevano una
serie di citt-emirato con un'intensa vita culturale, quali Bukhara,
Marrakesh, Samarcanda o Qayrawan. Nel X secolo gli Arabi appresero
dalla Cina le modalit di fabbricazione della carta, diffondendola nei
propri territori e poi, inevitabilmente, nell'Occidente greco e latino:
veicolo fondamentale per la cultura scritta, che all'epoca era un pilastro
della conoscenza per lo studio necessario del Corano, all'epoca redatto
nella sola lingua sacra dell'arabo. La letteratura islamica era soprattutto
scientifica, con straordinari trattati di medicina, matematica, botanica,
zoologia, storia, geografia, astronomia, geografia e architettura. I
geografi musulmani viaggiavano dalla Cina al Circolo Polare Artico
all'Africa ed erano i migliori conoscitori del mondo nel suo complesso,
con opere ormai classiche della storia delle esplorazioni. Grandi
personalit di tutti i tempi furono Avicenna, Averro, Geber (al-Jbir)
(padre dell'alchimia) o al-Khwarizmi (da cui deriva la parola
algoritmo). Inoltre esisteva una notevole letteratura dei romanzieri,
spesso anche a carattere popolare.

Una pagina dall'Algebra di al-Khwrizm

La cultura arabo-islamica penetr in Occidente soprattutto grazie alla scuola dei traduttori di Toledo, nata nel corso
del XII secolo sotto l'egida dei re di Castiglia, dove collaboravano in libert dotti cristiani, ebrei e musulmani. Essa
sta all'origine della rivoluzione scolastica, della nascita delle universit e del successivo sviluppo
scientifico-tecnologico occidentale.

Basso Medioevo

La comparsa dei turchi


Nel mondo islamico, oltre al gruppo etnico degli Arabi (di cultura
semitica), in seno ai quali era nato l'Islam e la cui lingua era la
lingua sacra del Corano), era importante la componente persiana
(indoeuropea, dalla cui fusione e assimilazione era nata una
cultura bilingue definibile arabo-persiana, che caratterizz l'Islam
vicino e medio orientale. A partire dai secoli X-XI si aggiunse
nello scacchiere musulmano anche la popolazione turca, di ceppo
uralo-altaico e lingua della famiglia ugro-finnica.
Essi, dopo un periodo di migrazioni dall'Asia nord-orientale, si
erano insediati nel X secolo in un'ampia zona che confinava con
India, Persia e Cina. Strutturati come una confederazione di trib
con a capo i khagan (termine poi contratto in khan).
Nell'XI secolo la trib selgiuchide, di origine turkmena,
recentemente convertita e dotata di una notevole forza militare
La battaglia di Manzicerta in una miniatura: si vede in
alto l'esercito di Romano IV Diogene mentre viene
(basata su con cavalieri e arcieri formidabili), prest il suo
massacrato, e sotto il capo dei selgiuchidi Alp Arslan
sostegno interessato al califfo abbaside di Baghdad, che allora era
che usa l'Imperatore per salire a cavallo.
minacciato da pi fronti. Accettata il ruolo di "protettore" del
califfato, il khan divenne sultano e affianc in una specie di
diarchia il califfo, pur limitato a ruoli di rappresentanza e di simbolo religioso, fondando una sorta di impero
politico-militare dall'Anatolia alla Persia centrale.
Agli ordini del sultano c'erano i capi militari (agha) e i governatori locali (beg o atabeg), i quali si scontravano
spesso con potentati pi antichi di vari emiri, shaykh e wali locali. Nel 1071 i Turchi selgiuchidi divennero famosi
per aver battuto l'impero bizantino nella battaglia di Manzicerta, fondando in Anatolia il sultanato selgiuchide di
Rum (la "nuova Roma") con capitale Iconio (attuale Konya).

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Basso Medioevo

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Spagna e Maghreb
Per approfondire, vedi Reconquista.

I regni delle Asturie e di Navarra nel X secolo erano riusciti a


riorganizzarsi ed a coordinare le proprie forze verso un attacco per
riprendere il terreno dai musulmani che pass alla storia col nome di
Reconquista e che termin solo nel 1492. Anche gli arabo-berberi
lottarono duramente per mantenere il controllo nella penisola iberica.
Nel 996-997 il gran visir Ibn Ab mir al-Manr (detto dalla
storiografia europea Almanzor) ordin una spedizione dimostrativa che
saccheggi devast la citt meta di pellegrinaggi di Santiago di
Compostela, sebbene non profanasse le reliquie dell'apostolo Giacomo.
La sortita, che doveva avere un effetto simbolico e intimidatorio, ebbe
(ma solo dopo la sua morte) effetti del tutto opposti: la Cristianit,
visibilmente minacciata in uno dei suoi luoghi-simbolo pi sacri,
secondo una devozione che tramite l'abbazia di Cluny si era ormai gi
radicata in tutta Europa, rispose con sempre maggior entusiasmo per
vendicare l'affronto. Da allora pellegrinaggio e Reconquista furono le
due facce di una stessa medaglia.

Il dominio almoravide alla massima estensione


(in verde)

Ad agevolare questo impegno, spesso fallito in passato, intervenne la


scomparsa di Almanzor e una profonda crisi dinastica degli Omayyadi di Cordova. La compagine musulmana si
sfald con insospettabile rapidit, perdendo unitariet e quindi incisivit, dilaniata dai conflitti tra famiglie arabe e
famiglie berbere. Gradualmente le truppe castigliane-leonesi e aragonesi ripresero la valle del Duero, le citt di
Coimbra e di Barbastro (1064). Alfonso VI di Castiglia, con l'aiuto del leggendario El Cid (che aveva peraltro
combattuto valorosamente e lealmente agli ordini del signore musulmano di Saragozza), conquist Toledo nel 1085,
una delle pi splendide e colte dell'epoca, nonch capitale morale della Cristianit spagnola, con l'appoggio di alcuni
dissidenti tra i musulmani, tra i quali al-Qdir malik di Badajoz al quale fu promessa Valencia. L'assassinio
dell'alleato fece ribellare il Cid, che assedi Valencia conquistandola nel 1094 e, riconciliatosi con Alfonso VI,
insediandovisi come signore fino alla morte (1099).

Basso Medioevo

Statua di El Cid in un parco a San Diego, California

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Il ceto dirigente di Cordova era preoccupato dall'avanzata cristiana
e decise di rivolgersi alla pi forte potenza nell'Islam occidentale,
la dinastia rigorista degli Almoravidi, capeggiata da Yusuf Ibn
Tashfin. Essi si erano formati sulle rive del Senegal e del Niger,
nei conventi-fortezza detti ribat, e si erano impadroniti del
Marocco e dell'Algeria. Giunti in Spagna si scontrarono con i
Castigliani a Zallqa (oggi Sagrajas) il 23 ottobre 1086, dove
imposero ai cristiani una delle pi gravi sconfitte mai subite, con il
re Alfonso che si salv a stento con pochi altri cavalieri. Gli
Almoravidi imposero la loro egemonia su tutti i signori locali
musulmani (i reyes de taifas, talora con la forza, imponendo un
dominio rigorista, che per port a un periodo di prosperit e
serenit, con una leggera pressione fiscale tanto sui musulmani
quanto sugli ebrei e cristiani (i dhimmi). Il loro dominio si
estendeva dall'Africa nord-occidentale alla Spagna, con prospere
citt quali Marrakesh, Fez, Tlemcen, Sigilmassa e Almeria.
Coniarono monete d'oro (i marabottini[5]) apprezzate e ricercate in
tutto il Mediterraneo. Straordinario fu lo sviluppo del dibattito
teologico e filosofico, con le madrase e la biblioteca di Cordova

attive pi che mai.


La riscossa militare dei cristiani e la nuova corrente degli "Unitari" (al-Muwaidn ), nata in Nordafrica, segnarono
la fine degli Almoravidi. Nel 1147 gli Almohadi (rigoristi seguaci dell'autoproclamato mahdi Ibn Tumart)
conquistarono Marrakesh, mentre i cristiani, sfruttando la crisi, presero poco dopo Almeria e Lisbona. Gli Almohadi
cacciarono i Normanni dalla costa africana e in seguito, chiamati dall'emiro di Valencia e di Murcia, sbarcarono in
Spagna nel 1162, occupando Siviglia, che venne scelta come capitale. Il nuovo califfo almohade Ab Ysuf Yaqb
lanci una controffensiva verso nord, sconfiggendo nella battaglia di Alarcos re Alfonso VIII di Castiglia (10 luglio
1195) Gli Almohadi furono molto pi duri dei loro predecessori Almoravidi, costringendo all'esilio grandi pensatori
del tempo come Maimonide e Averro (il primo trov rifugio nella tollerante corte cairota del Saladino). Alarcos
aveva preceduto di poco il trionfale ingresso del Saladino a Gerusalemme (1187), per cui in quel periodo sembr che
l'Islam stesse trionfando stringendo in una morsa la Cristianit, spingendo papa Innocenzo III a indire una grande
nuova crociata (1198), anche se le due vittorie erano episodi completamente indipendenti, costituendo per vari
aspetti solo una coincidenza.

Basso Medioevo

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Le crociate

Il Vicino Oriente nel 1135

Per approfondire, vedi crociata.

Prima crociata
Grazie a una serie di condizioni favorevoli (la crescita demografica ed economica, l'ampia disponibilit di nobili
armati esclusi dalla successione ereditaria, la voglia di trovare un modo per riabilitarsi dell'aristocrazia fortemente
compromessa contro la riforma gregoriana, la riconquista dello spazio mediterraneo da parte delle citt marinare e il
successo di alcune spedizioni contro i musulmani in Spagna e Sicilia) e prendendo come pretesto le difficolt dei
bizantini contro i turchi selgiuchidi ed alcune, isolate, vessazioni sui cristiani da parte di alcuni poteri musulmani in
Terra Santa, l'Europa inizi, senza bene sapere a cosa andasse incontro, quella che poi venne chiamata l'avventura
della crociata. All'appello di Clermont (1095) di papa Urbano II risposero sia la nobilt europea, sia un'ampia fetta di
gente comune animata dall'entusiasmo inculcato da alcuni predicatori come Pietro l'Eremita.
Partiti verso Costantinopoli senza una strategia precisa, in una sorta di originale pellegrinaggio armato, le truppe
superstiti (tragicamente annientate erano state quelle della cosiddetta "crociata dei poveri") si ritrovarono nella
capitale bizantina nel 1096. Avvalendosi di un innegabile effetto sorpresa sul frammentato mondo musulmano, i
crociati conquistarono in poco tempo l'Anatolia e tutta la costa del Mar di Levante compresa la Palestina: nel 1099
conquistarono Gerusalemme, creando un Regno che sarebbe sopravvissuto per quasi due secoli. Il primo sovrano fu
Goffredo da Buglione, ma solo suo fratello Baldovino prese il titolo di re. Le conquiste vennero spartite tra i nobili
partecipanti all'impresa creando gli Stati crociati e alcuni feudi minori, tutti sottoposti, almeno formalmente, alla
corona di Gerusalemme.

Basso Medioevo

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Seconda crociata
La seconda crociata (1145-1147) fu causata dalla caduta di Edessa
nel 1144.
Il teologo San Bernardo di Chiaravalle teorizz, in risposta alla
difficolt per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con
la parola di Dio, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo
intrinsecamente cattivo, quale chi si oppone a Cristo, non uccide
in realt un uomo, ma il male che in lui; dunque egli non un
omicida bens un malicida.
Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito
dei Cavalieri Templari, non assunse tuttavia il carattere di
giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una
campagna per la ripresa di Antiochia.
La seconda crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia
dal re di Francia Luigi VII, alleato al solo Corrado III del Sacro
Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni
potentati musulmani che avrebbero permesso di riprendere la
contea di Edessa. Egli, ascoltando le perorazioni di alcuni cattivi
Bernardo di Chiaravalle predica la seconda crociata
consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse di assedio
la capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia n del basileus bizantino, riportando una
disastrosa sconfitta nel 1148.

Terza crociata
La terza crociata (1189-1192), detta anche la "crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di
strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terrasanta, al Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che
mor in Anatolia pare per un arresto cardiaco, Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re
d'Inghilterra.
Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni
d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla
del 1192.

Basso Medioevo

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L'impero latino di Costantinopoli (quarta crociata)


Per approfondire, vedi Impero latino di Costantinopoli.

L'impero bizantino alla fine del XII si era gradualmente


indebolito, perdendo in sequenza la Serbia, la Croazia e
la Dalmazia. Le lotte tra Alessio IV Angelo, figlio di
Isacco II Angelo, e suo zio Alessio III Angelo
innescarono conseguenze allora imprevedibili. Dopo
essere stato imprigionato col padre, Alessio IV riusc a
fuggire rivolgendosi a Venezia. In questa citt si
trovavano concentrate le forze della quarta crociata in
attesa di imbarcarsi per la Terrasanta ma prive dei soldi
necessari a pagare le navi veneziane per il trasporto
(1202). Il doge Enrico Dandolo ebbe allora una
brillante idea, quella di offrire loro il trasporto in
cambio della conquista da parte dei crociati della citt
ribelle di Zara, che era uno degli scali verso la meta.
Essi accettarono, ma il saccheggio e la conquista di una
citt cattolica suscit in seguito un'ondata di scandalo
nella Cristianit. Innocenzo III scomunic i veneziani,
ma non arriv a una paradossale scomunica dei crociati,
formalmente suoi inviati. A Zara Dandolo incontr
Alessio
IV, figlio del detronizzato Isacco, che gli chiese
Enrico Dandolo invoca la crociata, illustrazione di Gustave Dor.
aiuto per usurpare lo zio usurpatore. La posta era molto
allettante e Alessio IV aggiunse sul piatto una forte ricompensa in denaro e la ricomposizione della Scisma d'Oriente.
Fu cos che nel 1203 i veneziani e i crociati giunsero a Costantinopoli, la conquistarono, rovesciando Alessio III,
restaurando Isacco II e Alessio IV. Ma i bizantini non avevano intenzione di ripagare i crociati, come aveva
promesso Alessio IV, infatti i due imperatori furono assassinati da Alessio V Ducas, che si proclam imperatore, ed
annull tutte le promesse ai crociati. I crociati in risposta, assediarono la citt e la conquistarono nuovamente nel
1204, saccheggiandola barbaricamente, uccidendo uomini e stuprando donne, rovesciando cos l'impero bizantino,
spartendo poi le sue terre, che furono divise tra Baldovino conte di Fiandra, eletto dai crociati "imperatore latino di
Costantinopoli", che prese un terzo; un altro terzo and ai vari nobili che avevano preso parte all'impresa; l'ultima
fetta venne presa dai veneziani, che si appropriarono cos delle isole greche e dei principali scali navali,
assicurandosi il monopolio dei traffici nel Mediterraneo orientale a discapito dei rivali genovesi.

Basso Medioevo

I crociati non erano n interessati n in


grado di metter su una vera e propria
compagine statale, ma neanche uno Stato sul
modello feudale. I nobili bizantini si erano
rifugiati ai confini dell'ex-impero, dove si
organizzarono in piccoli stati che
meditavano
la
rivincita
(Nicea,
Trebisonda..). Innocenzo III fu imbarazzato
dal prezzo che era costato la ricomposizione
dello scisma e ben presto ci si dovette
accorgere che in realt la frattura tra latini e
ortodossi era invece affossata pi che mai.
Dopo pochi decenni Giovanni III Vatatze si
alle con i genovesi per fare piazza pulita
La frammentazione dell'Impero bizantino dopo il 1204: l'Impero latino (rosso),
l'Impero di Nicea (blu), l'Impero di Trebisonda (viola) e il Despotato d'Epiro (verde
dei rivali, arrivando a impadronirsi di tutte
scuro); i confini sono molto incerti, in pi anche rappresentata l'Impero bulgaro
le province orientali e poi di Tessalonica
(verde chiaro).
(1246). Nel 1261 Michele VIII Paleologo
sconfisse Baldovino II grazie all'appoggio di
Genova, che guadagn una posizione di preminenza nel Levante. La nuova dinastia tent di ricucire i rapporti
diplomatici tra Oriente e Occidente, ma l'impero era ormai duramente provato dalla rapace dominazione latina.

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Basso Medioevo

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Il consolidamento delle monarchie nazionali


Per approfondire, vedi Europa nel XIII secolo.

Europa e il Mediterraneo, verso il 1328

Basso Medioevo

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La dinastia sveva

Corrado III da una miniatura del XIII


secolo

Per approfondire, vedi Hohenstaufen.

Con Enrico V si era estinta nel Sacro Romano Impero la dinastia salica. Dopo una serie di lotte tra le fazioni
favorevoli ai duchi di Baviera, detta dei guelfi (da un Welf capostipite della dinastia bavarese), e favorevoli ai duchi
di Svevia detta "ghibellina" da Weiblingen, si arriv a un candidato di compromesso, Federico, duca di Svevia, poi
noto in Italia come il "Barbarossa", che era imparentato a entrambe le fazioni.
Federico inizi una politica conciliante, rinsaldando il potere in Germania, per poi scendere in Italia nel 1154 per
essere incoronato e poi iniziare a imporre la propria volont ai comuni italiani. Durante la dieta di Roncaglia (1158)
emise la constitutio de regalibus, dove stabiliva quali erano i diritti del Re d'Italia (titolo che faceva parte della sua
corona) che i comuni avevano usurpato, grazie ai fondamenti giuridici offerti dalla recente ma gi importante scuola
giuridica dell'Universit di Bologna. Questa politica procur a Federico l'inimicizia dei comuni dell'Italia
settentrionale, capeggiati da Milano. Dopo la distruzione di Milano del 1162, iniziarono le prime ribellioni: la lega
veronese del 1163 diventata poi lega lombarda, appoggiata anche da Venezia, nel 1167. Poich l'equilibrio in
Germania si stava incrinando, quando il Barbarossa scese riport una sonora sconfitta nella battaglia di Legnano del
1176. In quel momento l'Imperatore sembrava avere nemici su tutti i fronti (i Comuni, il papa, alcuni principi
tedeschi, l'Imperatore bizantino e il normanno re di Sicilia), per questo egli cap di doversi dedicare intanto a
rompere il fronte troppo compatto degli avversari. Si accord allora col papa a Venezia (1177), ponendo fine allo
scisma. I Comuni, privati dell'appoggio pontificio, cercarono una tregua, che poi divenne la pace di Costanza del
1183. In seguito Federico si accord col re di Sicilia combinando il matrimonio tra suo figlio Enrico e la figlia di re
Ruggero, Costanza d'Altavilla, celebrato nel 1186. Sistemata anche la situazione in Germania, il passo successivo del
Barbarossa sarebbe stato a rigor di logica diretto a Bisanzio, ed infatti part nella terza crociata, ma mor per cause
pare naturali in Anatolia durante la marcia verso Gerusalemme.

Basso Medioevo

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Suo figlio Enrico VI aveva ottenuto alla nascita anche la corona di Sicilia. Fu fin da allora chiaro come Enrico stesse
cercando di trasformare la corona imperiale in un titolo ereditario per la dinastia sveva, sollevando le proteste dei
nobili tedeschi, dei comuni e del papa. Alla prematura morte di Enrico VI, il figlio Federico, a soli quattro anni, fu
proclamato re di Sicilia (1198) sotto la reggenza della madre, Costanza d'Altavilla.
Appoggiato dal papa, che per arginare l'eccessiva potenza del
regno di Germania si era fatto promettere che egli non avrebbe mai
riunito le corone di Germania e di Sicilia, nel 1212 Federico fu
eletto re di Germania e, nel 1220, fu consacrato imperatore da
papa Onorio III, dopo aver promesso di tenere fede agli impegni
assunti con il suo predecessore.
Avendo poi disatteso le promesse di partecipazione alle crociate,
fu scomunicato dal nuovo papa Gregorio IX, ma nel 1228 guid
una spedizione in Terrasanta e con un accordo diplomatico ottenne
la restituzione di Gerusalemme (quinta crociata). Nuovamente
scomunicato (1239) e poi deposto (1245) da papa Innocenzo IV, fu
duramente sconfitto dai comuni a Parma nel 1248 e a Fossalta nel
1249. Mor dopo aver designato come erede il figlio Corrado IV re
dei Romani.
Manfredi (1232-1266), principe di Taranto, figlio naturale di
Federico II, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono
di Sicilia per il fratellastro Corrado IV, che si trovava in Germania.
Federico ritratto con un falco (dal De arte venandi cum
Nel 1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo
avibus)
aver diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato
a Palermo re di Sicilia (1258-1266). Dopo essere stato
scomunicato da papa Alessandro una seconda volta, si schier in Toscana con i ghibellini e prese parte alla battaglia
di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta per i guelfi. La scomunica gli fu rinnovata dal nuovo
papa, Urbano IV, il quale si appell al conte Carlo d'Angi, fratello del re di Francia Luigi IX, e forte del suo
sostegno band una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi
fu sconfitto e ucciso.

Nuovi movimenti religiosi


Patarini
La Pataria fu un movimento originatosi a Milano verso il 1045, che si scagliava duramente contro il clero corrotto,
dedito alla simonia ed al nicolaismo. Nonostante i disordini che causarono con papa Gregorio VII essi vennero visti
come alleati nel periodo della riforma. Nonostante ci gli obiettivi di fondo di patarini e dei riformatori non
coincidevano: se i primi volevano una Chiesa povera di puri ed uguali, i secondi miravano solo a escludere i poteri
laici dalla vita ecclesiastica. Ci fu delusione e disorientamento nel movimento allorch, concluso il processo di
riforma, ci si accorse che le tesi del movimento non avrebbero pi potuto essere applicate, per questo alcuni
iniziarono ad accusare la gerarchia ecclesiastica avvicinandosi ai catari ed entrando nell'eresia. Furono perseguitati
da papa Lucio III nel 1185.

Basso Medioevo

Catarismo
Se la Pataria era un movimento religioso, il catarismo
era una vera e propria eresia. Avvalendosi di idee dei
manichei e degli gnostici (giunte in Italia
probabilmente attraverso i Balcani o attraverso i
pellegrinaggi in terra Santa) essi elaborarono un
dualismo basato sulle parole di Cristo nei Vangeli dove
predica un Regno Celeste opposto al Regno mondano
sulla terra. Essi formularono cos delle antitesi tra Bene
e Male, Luce e Tenebra, Spirito e Materia che, portate a
conseguenze estreme, giunsero a rifiutare drasticamente
tutto quello che rappresentava la vita terrena, compresa
la riproduzione, l'atto sessuale, l'alimentazione con
I Catari espulsi da Carcassonne nel 1209
alimenti derivati da tali atti sessuali (carni, uova, latte),
ecc. Per il cataro "perfetto" (secondo la distinzione tra
simpatizzanti, detti "credenti", e praticanti veri e propri) il fine ultimo era il lasciarsi morire di fame (endura)
liberando cos il suo spirito dalla coercizione della Materia, voluta da l'anti-Dio, cio Satana, che corrispondeva
anche al Dio-creatore del Vecchio testamento.
La presa che la dottrina catara fece su ampie fette di popolazione, soprattutto dei ceti pi umili, fu preoccupante per
la Chiesa cristiana, con zone ad alta densit come la Lombardia, la Toscana e soprattutto la Provenza e Linguadoca.
Essi venivano detti anche "albigesi", dalla citt di Albi divenuta loro enclave. I catari disprezzavano il clero cristiano,
che ritenevano corrotto e compromesso, per questo avevano una propria struttura gerarchica con vescovi itineranti.
Contro i catari venne istituito il tribunale dell'Inquisizione e si arriv ad indire una crociata contro di loro (tra il 1209
e il 1229).

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Basso Medioevo

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Congregazioni benedettine
Oltre a movimenti "scomodi", fiorirono dalle idee del periodo
della riforma anche alcuni movimenti monastici in seno alla
Chiesa, che partendo dalla Regola benedettina la modificarono e
aggiornarono secondo nuove esigenze. Fu il caso degli ordini
caratterizzati da una rinnovata carica contemplativa come i
certosini e i camaldolesi, che riportarono in Occidente il
monachesimo di stampo eremitico, all'epoca diffuso solo in ambito
orientale. La "fuga" dal mondo di queste nuove congregazioni
benedettine non era per da intendersi come diserzione dalla
Chiesa, anzi, era un percorso soprattutto interiore contro le spinte
personali verso i beni terreni e i piaceri della vita. Essi vivevano in
povert in monasteri disadorni di statue, dipinti o vetrate, con una
dura attivit lavorativa di dissodamento dei terreni, costruzione di
mulini ad acqua, ecc. Il pi importante promotore dell'ordine
cistercense fu Bernardo di Chiaravalle. Una parte
dell'insegnamento cistercense venne ripreso dal calabrese
Gioacchino da Fiore, che istitu la comunit detta "florense" sulla
Sila e scrisse alcune opere di carattere mistico e apocalittico, nelle
quali metteva in guardia verso l'attesa della terza era, quella dello
Spirito Santo, caratterizzata dal perfezionamento della legge
dell'amore derivata dal Vangelo.

Ricostruzione dell'entrata dell'abbazia di Cluny al suo


massimo splendore nel XII secolo

Un'altra congregazione nata dai benedettini era anche quella dei cluniacensi, ma questo movimento, nato dalla ricca
e potente abbazia di Cluny, privilegiava, alla vita spirituale e frugale dei monaci, un apparato liturgico pi fastoso,
una ricchezza che era sinonimo del prestigio della congregazione.

Valdesi e Umiliati
Nella Chiesa del Medioevo erano rare le occasione per la catechesi e la lettura diretta delle Sacre Scritture da parte
dei fedeli era scoraggiata. Gli ordini monastici non erano a contatto con la gente e mancava la possibilit per un buon
cristiano per vivere secondo le norme del Vangelo senza per entrare nel clero. In questo contesto poterono nascere e
svilupparsi i movimenti ereticali, con esperienze di vita comuni, secondo i dettami del Vangelo e degli Atti degli
apostoli, in assenza di gerarchia e con la comunione dei beni: un esempio fu la comunit dei pauperes Lugdunensen,
fondata a Lione nel 1173 da Pietro Valdo e condannata come eretica perch prescindeva dai chierici per la
predicazione. L'esempio di Valdo venne comunque seguito soprattutto in Lombardia e Toscana dove erano ancora
vivi i ricordi della Pataria. Ne nacquero alcuni sodalizi come i Poveri di Lombardia e gli Umiliati. Quest'ultimi erano
composti dai lavoratori salariati della lana nelle grandi citt, che solo pi tardi vennero accettati dalla gerarchia
ecclesiastica come vero e proprio ordine monastico.
Innocenzo III, seguendo la linea dei suoi predecessori, guardava con molta diffidenza a questi movimenti nati
spontaneamente, che rivendicavano un'autonomia rispetto all'autorit ecclesiastica che li condannava all'eresia.

Basso Medioevo

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Gli Ordini mendicanti


Nel 1210 Innocenzo III cambi la sua politica di
diffidenza approvando l'iniziativa di un cittadino
assisate poco pi che trentenne, Francesco di Pietro
Bernardone, che si era dato, con alcuni compagni, ad
una vita povera e pura ma votata alla guida della Chiesa
verso la quale egli si dirigeva costantemente per
ricevere direzione e insegnamento. Il futuro san
Francesco d'Assisi era la personalit ideale per
Innocenzo, che poteva finalmente incanalare le
inquietudini e il bisogno di partecipazione dei ceti pi
umili nel seno della Chiesa, senza porsi come
antagonista ad essa scivolando nell'eresia.
Inizialmente Francesco non cercava di fondare un vero
e proprio Ordine, n Innocenzo desiderava qualcosa di
nuovo: si limit a dare un assenso verbale alla sua
condotta di vita concedendogli la tonsura che segnalava
esteriormente la sua appartenenza al clero. All'esempio
di Francesco si rifece anche Chiara Scifi, che fond una
comunit analoga ma femminile, il "secondo ordine",
mentre i laici poterono entrare in una confraternita che
seguiva i precetti francescani senza per abbandonare
le proprie attivit e famiglie: il "terzo ordine".

Innocenzo III conferma la Regola francescana, Assisi, Basilica


Superiore

Grazie alla notevole popolarit di Francesco e dei suoi seguaci, la fraternitas divenne presto un vero e proprio ordine
monastico, con una regola, redatta nel 1221 e corretta nel 1223 da Francesco stesso, che venne finalmente approvata
ufficialmente da papa Onorio III. Francesco era forse ammalato e probabilmente amareggiato (la doppia stesura della
regola a distanza ravvicinata testimonia un ripensamento a fronte di difficolt nel progetto), si ritir dunque in
disparte deferendo l'Ordine ad alcuni suoi discepoli, e mor nel 1226 venendo canonizzato appena due anni dopo.

Basso Medioevo

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Parallela all'esperienza di Francesco fu quella del chierico spagnolo
Domenico di Guzman, canonico nella cattedrale di Huesca. Egli fond i frati
predicatori, ispirandosi forse all'efficacia della predicazione dei movimenti
ereticali, dei quali voleva contrastare la propaganda tramite la parola e la
povert di vita. Essi erano per questo preparati teologicamente molto bene,
essendo votati alla confessione ed alla predicazione. La confraternita di
Domenico divenne Ordine nel 1215. Mor nel 1221 quando i domenicani
erano ormai gi una forza sparsa in tutta Europa.

La pi antica immagine di san


Domenico, basilica di San Domenico,
Bologna (XIV secolo)

Francescani e domenicani vennero detti ordini mendicanti, in quanto


professavano la povert non solo a livello personale, ma anche di tutto
l'ordine. Si chiamavano tra di loro "fratelli" (fratres da cui la parola frate) ed
abitavano nelle citt a contatto con le persone nei conventi, pi semplici dei
monasteri e con un carattere inizialmente di punti d'appoggio temporanei.
Essi organizzavano continuamente opere assistenziali e si mostravano vicini
ai poveri e i diseredati, dimostrando come si potesse vivere in povert
restando nella perfetta ortodossia della Chiesa. Gli Ordini mendicanti
dipendevano direttamente dalla Santa Sede ed erano per questo un ottimo
strumento di controllo pontificio nelle varie citt. Questo inquadramento
venne vissuto con contrasti tra i francescani, che si divisero nelle fazioni dei
"conventuali" (pi moderati) e degli "spirituali" (pi rigorosi circa il
messaggio del fondatore). Alla fine prevalse la linea morbida rispetto ala
papato dei conventuali.

Il successo di questi nuovi ordini spinse alla fondazione di numerosi nuovi


Ordini, che nel concilio di Lione del 1274 vennero limitati ai carmelitani e gli agostiniani: altri, come l'Ordo
apostolorum del parmigiano Gherardo Segalelli vennero perseguitati. Ma ormai i nuovi gruppi avevano come
antagonisti ben preparati ad affrontarli li stessi domenicani e francescani, per cui si pu dire che le folle fossero
ormai al sicuro sotto l'ala dell'ortodossia romana.

Basso Medioevo

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L'ultima migrazione: i mongoli


Per approfondire, vedi Impero mongolo.

Finch le popolazioni dei Mongoli erano in


competizione tra loro la situazione pot
essere tenuta sotto controllo sia dagli
europei che dai cinesi, finch, nel XIII
secoli, esse non trovarono un capo (un khan)
in grado di riunificarle: Gengis Khan, uno
dei pi grandi conquistatori di tutti tempi,
accostabile forse solo ad Alessandro Magno.
Dopo i primi successi contro le trib vicine,
nel 1206 venne proclamato Gran Khan, cio
khan di tutti i mongoli, che sotto di lui
avevano trovato un'unit nazionale. Da
allora fu noto come "Genghiz Khan" ovvero
"Signore Universale". Egli si diede a
conquistare e organizzare i popoli, secondo
L'avanzata mongola in Eurasia
un'organizzazione politico-militare basata
sulla mobilit e fortemente gerarchizzata:
ogni trib (ulus, che indicava anche il patrimonio collettivo) era indipendente, ma tutte erano sottomesse alla
famiglia imperiale, il cosiddetto "casato della stirpe aurea", sacro poich mitologicamente derivato dal Dio del cielo,
Tengri, divinit suprema dei mongoli. L'aspetto pi straordinario della sua personalit fu il genio in campo militare,
dalla formidabile tattica: le armate mongole, forti di arcieri a cavallo, attaccavano nel pi completo silenzio, guidate
solo da bandiere di diverso colore, compiendo manovre complesse in assoluta simmetria e coordinazione, che
incuteva una soprannaturale paura nel nemico. Gengis Khan cur anche la sua fama (l'"immagine") con calcolate
azioni di straordinaria ferocia nel punire i nemici o di grande magnanimit verso gli alleati. La fama di inflessibile e
invincibile fu un'ottima propaganda contro i suoi avversari politici, i quali sapevano che non sottomettersi equivaleva
allo sterminio.
Nel 1211 le genti mongole erano unificate, quindi Gengis Khan guard alla Cina; pi o meno contemporaneamente i
mongoli prendevano il regno irano-persiano di Kwarezm (Corasmia), con citt come Samarcanda e Bukhara,
dirigendosi poi a nord dove venne conquistato il regno della Grande Bulgaria, la cui popolazione fu deportata. Nel
1227 il grande leader mor lasciando un impero che si estendeva dalla Siberia al Kashmir, al Tibet, al Mar Caspio, al
Mar del Giappone. Nonostante i genocidi, le deportazioni di massa e le citt rase al suolo e ricostruite da zero,
l'Impero mongolo era solido, pacifico, con genti diverse per stirpe, lingua e religione che convivevano
armoniosamente sotto l'equa e inflessibile pax mongolica.
Alla morte di Gengis Khan, suo figlio Ogdi si diede a completare la conquista della Cina settentrionale e della
Persia, mentre suo cugino Batu, nipote di Gengis Khan, lanci una spedizione contro l'Europa, arrivando nel 1238
sui ducati russi confederati, che gi nel 1222 avevano conosciuto la furia delle orde tartare. Quando Kiev cadde nel
1240 la Cristianit entr in un momento di crisi e terrore. Non conoscendo n la lingua n le origini dei mongoli essi
apparivano come un'entit sovrannaturale, terribili, dall'aspetto pi ferino che umano, come li descrivono gli Annali
di Novgorod. Molti crederono che fosse arrivata la punizione divina ai peccati del mondo, collegandosi al mito
cristiano delle popolazioni bibliche infernali di Gog e Magog quali araldi dell'Anticristo.
Dalla seconda met del XIII secolo ormai l'impero mongolo era diviso in quattro stati federati, che formalmente
riconoscevano la suprema autorit del Gran Khan, ma di fatto ebbero vita indipendente. Questi quattro imperi erano

Basso Medioevo
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Quello cinese, con capitale a Pechino, che dur fino al 1368 quando sal al potere la dinastia Ming.
Il Khanato dell'Orda d'Oro, nel sud dell'attuale Russia
Il Qara-Khitai, tra lago d'Aral, Tibet e Cina
Il Khanato di Persia, ottenuto dopo la sconfitta dell'ultimo califfo abbaside e la presa di Baghdad nel 1258.

Tamerlano
Per approfondire, vedi Impero timuride.

Nel 1336 nacque in un villaggio vicino a Samarcanda


Timur ("Ferro"), pi noto come Tamerlano, in una trib
che faceva parte dei disprezzati karaunas (i
"mezzosangue"). Tamerlano sfrutt le rivalit tra le
vicine trib e le debolezze dei vari khan e grazie ad
un'accorta politica guerriera egli seppe conquistare tutta
la Transoxiana nel 1369. Un anno dopo assunse il titolo
di "grande" emiro, a voler sottolineare le pretese di
supremazia su tutti gli emiri della regione. Grazie al
matrimonio con la principessa Saray Malik Katun,
discendente di Genghis Khan, prese il titolo di
"krgen", genero imperiale. Scelse Samarcanda come
sua capitale, una citt di incontro tra mondo greco e
indiano, gi abitata da Alessandro Magno, ed emporio
tra i pi importanti sulla via della Seta. Durante i tre
decenni successivi Tamerlano condusse campagne
militari in tutte le direzioni, con metodi travolgenti e
spesso spietati. All'inizio del XV secolo possedeva un
impero che andava dal Mar Caspio al Caucaso, al lago
d'Aral e tutta l'area tra il Syr-Darja e l'Indo.

Monumento di Timur a Shahrisabz, Uzbekistan, sullo sfondo i


giganteschi resti del suo palazzo reale

Sembrava solo che gli ottomani fossero in grado di resistergli, anzi gli occidentali iniziarono a pensare che i loro
interessi potessero coincidere con quelli di Tamerlano, contrapponendosi congiuntamente all'avanzata turca. Gli
europei vedevano in lui molte analogie con i mongoli di un secolo e mezzo prima, anche se egli era ormai islamico,
ed una nuova pax mongolica avrebbe aiutato molto le vicende dei mercanti occidentali. Il principe bizantino
Giovanni, si accord allora col podest genovese di Galata per inviare ambasciatori al Khan. I bizantini infatti erano
gi costretti a pagare un tributo al sultano turco, ed essi proposero a Tamerlano di versarlo a lui in cambio di
un'alleanza per sconfiggere i turchi stessi. Un'ambasceria parallela venne condotta anche dal re di Francia tramite
alcuni domenicani.
Tamerlano, che stava effettivamente preparandosi ad attaccare i turchi, accett le proposte, sperando anche che
tramite Venezia e Genova egli avrebbe potuto ottenere quella flotta che non possedeva, e nel 1402 i mongoli
batterono gli ottomani presso Ankara. Tamerlano divenne padrone dell'Anatolia, ma si rivel presto un'arma a
doppio taglio per gli occidentali, in quanto non era disposto ad accettare alcuna sottomissione. Rivendicando la
discendenza da Gengis Khan e pretendendo la restaurazione dell'Impero mongolo attacc a Smirne gli Ospitalieri di
Rodi, cacciandoli e sottomettendo le due citt chiamate Focea e Chio. Gli europei erano molto indecisi sul da farsi e
molti continuavano a sperare, come Enrico III di Castiglia che sped pi ambascerie a Tamerlano. In definitiva era
pi appetibile per Tamerlano l'Impero cinese, ma le sue aspettative furono interrotte dalla morte nel 1405.
L'immenso impero venne frammentato tra pi potentati ostili tra loro e l'avanzata ottomana su Bisanzio pot
riprendere.

Basso Medioevo

L'economia bassomedievale
La rivoluzione commerciale
Dal Duecento la bilancia commerciale tra Oriente o Occidente
divenne positiva per il secondo dopo secoli di assoluto predominio
commerciale dell'Europa sud-orientale. La larga circolazione di
merci anche non preziose permise un vorticoso impennarsi degli
scambi economici e l'aumento di ricchezza. Merci orientali e
occidentali, nordiche e mediterranee circolavano velocemente via
mare e via terre, ed assieme ad esse si spostavano gli uomini e i
Zecchino di Ludovico Manin, ultimo doge di Venezia
capitali. I mercanti seppero presto dotarsi di strumenti giuridici e
tecnologici in grado di soddisfare la domanda crescente di loro:
nacquero nuovi tipi di contratto commerciale, pi flessibili e
omologati dappertutto; nacquero le societ di persone e di capitali,
le compagnie commerciali (a scadenza annuale, rinnovabili) e le
commende (tra imprenditori con capitali e commercianti che li
facevano fruttare). Nacquero le prime banche in senso moderno (in
grado di far fruttare i capitali) e le prime forme di assicurazione.
Per evitare di trasportare fisicamente il denaro nacquero strumenti
Fiorino del 1332-1348
creditizi che permettevano la riscossione di somme
precedentemente versate in altre citt mostrando lettere bollate
della banca. L'attivit bancaria prosper nonostante i divieti ecclesiastici di guadagnare denaro "dal denaro".
Dal XII secolo alcune citt italiane avevano ricevuto l'autorizzazione imperiale di battere il "denaro", la moneta
argentea carolingia (Pavia, Cremona, Piacenza, Milano, Lucca e Pisa), anche questa valuta tendeva a svalutarsi col
tempo. Il miglioramento economico stimol il conio di monete pi pregiate, con un maggiore contenuto argenteo,
detti "grossi" o "bianchi". La moneta aurea fece la sua ricomparsa in Europa occidentale nella seconda met del
Duecento in alcune citt italiane, se si escludono alcune coniazioni di breve durata come l'augustale di Federico II,
l'cu di Luigi IX di Francia o il genoino di Genova. Nel 1252 Firenze coni il fiorino e nel 1284 Venezia il ducato o
zecchino: queste due monete, dal quantitativo aureo straordinariamente stabile, divennero i mezzi principali dei
grandi scambi internazionali.
Un'altra novit del Medioevo fu la nascita delle "compagnie", societ mercantili-imprenditoriali che sostituirono il
commercio un tempo basato sui mercanti itineranti. Le compagnie avevano succursali nelle pi importanti
piazzeforti ed erano organizzate in maniera tale da poter far muovere merci e capitali senza bisogno di far muovere i
suoi dirigenti (che cos non dovevano vagare, ma anzi restavano ben ancorati alle citt dove iniziavano ad avere un
peso anche politico, oltre che economico) n il denaro, che grazie alle lettere di cambio si poteva riscuotere in
qualsiasi filiale della compagnia. Un esempio tardo ma efficace di come funzionassero queste specie di "holding"
pu essere offerto dalla compagnia fiorentina dei Bardi, che nel 1336 ricevette dalla filiale di Avignone l'incarico da
parte di papa Benedetto XII di inviare agli armeni, assaliti dalle popolazioni turche, il corrispettivo di diecimila
fiorini d'oro in grano: detto fatto, il 10 aprile, arriv l'ordine, poche settimane dopo gli agenti italiani dei Bardi
comprarono il grano sulle piazze di Napoli e Bari tramite le loro filiali e prima della fine del mese navi cariche delle
vettovaglie erano gi salpate verso il Mar Nero.[6]
Le merci che attraversavano le vie del Medioevo erano essenzialmente divise in "sottili", pi pregiate e costose come
metalli preziosi, spezie e tessuti di lusso, o "grosse" (legname, sale, allume, ecc.).
Oltre all'Italia, l'altra grande zona commerciale europea era l'area del Mar Baltico e il Mare del Nord, con le
attivissime citt portuali anseatiche. Il punto di incontro tra le merci italiane e nordiche era soprattutto il porto di

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Basso Medioevo

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Bruges. Altre zone, come l'Inghilterra o il regno di Napoli, ebbero un ruolo pi passivo nello sviluppo economico,
venendo monopolizzate da mercanti stranieri che le spogliavano delle materie prime sottocosto e vi rivendevano a
prezzi molto alti i prodotti finiti.

Le novit nella produzione


Ma anche il settore produttivo venne rivoluzionato, con una passaggio da
un sistema artigianale (dove si produceva su richiesta) a un sistema
manifatturiero (dove si produceva per vendere) che ebbe luogo tra l'XI e il
XIII secolo, con variazioni da luogo a luogo e da merce a merce. La filiera
di produzione dei tessuti e del cuoio produsse la necessit di ricorrere ai
ceti subalterni per alcune procedure particolarmente malsane, creando per
la prima volta il problema dei rapporti con questi ceti e dell'inquinamento.
Spesso nelle citt si cre un sistema di manifattura diffusa, con le varie fasi
della lavorazione delle stoffe affidate a vari lavoratori specializzati. Tra
questi i tintori emersero perch lavoravano strumenti complessi e materie
prime costose.
Notevoli furono le innovazioni tecnologiche, tra le quali il filatoio a mano,
il telaio orizzontale e la gualchiera, ma anche la riscoperta del vetro e la
rinnovata produzione ceramica grazie alla ruota a pedale.

Telaio a pedale

La produzione di armi raggiunse l'apice in zone minerarie come la Germania renana, ma anche la Lombardia, mentre
nel mondo musulmano si importavano sia spade "franche", che metalli grezzi lavorati poi in Spagna o in Siria. La
lavorazione dei metalli fece grandi progressi, con forni pi efficienti che permisero la lavorazione dell'acciaio e le
opere di grandi dimensioni quali le campane o le canne d'organo.

La cultura bassomedievale
La nascita della logica e della scolastica

Abelardo ed Eloisa in una miniatura del XIV secolo

Basso Medioevo

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Siamo come nani sulle spalle dei giganti, s che possiamo vedere pi cose di loro e pi lontane, non per l'acutezza della
nostra vista, ma perch sostenuti e portati in alto dalla statura dei giganti
(Bernardo di Chartres)

A Chartres nacque nel XII secolo una scuola cattedrale dove per la prima volta si inizi a guardare allo studio della
natura, delle scienze (fino ad allora considerate secondarie, se non dannose) e, senza tralasciare lo studio delle
Scritture e il culto per le auctoritates, ci si ispirava alla tradizione neoplatonica. Questo rinnovamento, dovuto a varie
ragioni tra cui i rinnovati contatti col colto Oriente e lo slancio della vita cittadina che poneva nuove esigenze e
problemi, fu alla base della convinzione che la scienza moderna potesse superare quella antica, non tanto perch
migliore, ma perch suscettibile di ampliarsi ed approfondirsi, mediante la critica, e quindi di procedere, anzich
cristallizzarsi nei tradizionali commenti sterili.
Andava nascendo un nuovo approccio allo studio, quello della logica, che offriva un metodo innovativo con in quale
affrontare lo scibile: invece di commentare letteralmente le Sacre Scritture si andava alla ricerca dei criteri per poter
comprendere, al di l della fede, quello che era giusto e quello che non lo era. Il fondatore di questa scuola di
pensiero viene considerato Pietro Abelardo, con il suo Sic et Non, che venne tuttavia duramente avversato dai
tradizionalisti. Ma la sua eredit fu raccolta dal monaco camaldolese Graziano, che redasse una raccolta completa di
diritto canonico (il Decretum), servendosi proprio della logica abelardiana; da allora la logica fu alla base del
rinnovamento nella teologia e filosofia che va sotto il nome di scolastica. I grandi maestri della scolastica furono
Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Duns Scoto, che applicarono il metodo abelardiano, arricchito anche dalle
traduzioni di Averro che permise la riscoperta di Aristotele in Occidente, alla ricerca teologica, indagata come una
vera e propria scienza, usando quindi le facolt intellettuali umane.

Le universit
Per approfondire, vedi Universit nel Medioevo.

Il rinnovamento culturale dei secoli XII e XIII non si pu comprendere


appieno senza ricordare le modifiche apportate al sistema educativo.
Nelle citt fu possibile aumentare il livello di istruzione generale, con
le necessit di leggere, scrivere e far di conto ormai imprescindibili per
le attivit mercantili. Si svilupp cos una sorta di scuola primaria
privata, alla quale poteva seguire la scuola d'abaco, dove si
insegnavano ai ragazzi pi grandi nozioni di matematica e di
ragioneria.
Per quanto riguarda il livello superiore di istruzione, nel XIII secolo
alle scuole cattedrali si affiancarono le universit, che nacquero come
associazioni private di studenti, che subito mirarono a un
riconoscimento ufficiale e alla concessione di benefici di carattere
giuridico e economico. Un precedente per le universit fu la scuola medica salernitana, dove si studiavano la
medicina e la filosofia, traducendo testi dal greco e dall'arabo. Le prime sedi universitarie nacquero collegate alle
scuole cattedrali o in maniera autonoma in un po' tutta Europa. La prima fu Bologna, alla fine del XII secolo, seguita
da Parigi all'inizio del XIII secolo e diverse altre nel corso del secolo. Il centro di maggior fervore culturale era
Parigi, ma la pi antica documentazione di un'universit si ha per Bologna (1088), dove si istituzionalizz una scuola
di diritto gestita da laici gi esistente. Seguirono a breve distanza Padova (1222), Napoli (1224) e, al di fuori
dell'Italia Oxford, Cambridge, Salamanca (1218) e la stessa Parigi. Nel XIV secolo le istituzioni universitarie fecero
Rappresentazione di una lezione universitaria
verso il 1350

la loro comparsa in Germania e nell'Europa centro-orientale con Praga (1348), Vienna (1365), Heidelberg (1382) e
Colonia (1388). Dovettero attendere il secolo successivo i paesi scandinavi (Uppsala nel 1477 e Copenaghen nel

Basso Medioevo

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1479).
Le universit posero la richiesta di testi per lo studio a buon prezzo, cosa impensabile per i preziosi e lunghi da
realizzare codici in pergamena. Per questo si diffusero le peciae, ovvero dei fascicoli venduti da appositi librai (gli
stationarii), dove compar la carta, materiale pi economico, la cui tecnica di produzione fu portata in Occidente
dagli arabi, che l'avevano appresa dai cinesi.

La rinascita scientifica
Grazie ai rinnovati contatti col mondo bizantino e islamico si ebbe un
rifiorire del sapere scientifico in Europa, che era caduto nell'oblio. A
met del XII secolo una quipe di dotti guidati da Pietro il Venerabile,
abate di Cluny tradusse il Corano. Verso il 1187 inizi a circolare
Aristotele, grazie alla singolare figura di Gerardo da Cremona, che
aveva imparato l'arabo a Toledo per poter tradurre una grande quantit
di trattati l presenti. I testi latini e greci, filtrati dal mondo arabo,
contenevano anche cognizioni provenienti da Persia, India e perfino (in
maniera mediata) Cina, soprattutto riguardo alla medicina,
all'astronomia ed alla matematica.
Arrivarono anche discipline orientali che, sebbene avessero interessato
il mondo ellenistico e tardo-antico, erano ormai sconosciute in
occidente, come l'astrologia, che studiava le intelligenze spirituali che
soprintendevano agli astri e, per analogia, ai componenti dell'essere
umano, e la magia, che ebbe un pi tardo sviluppo nel Rinascimento.
La Chiesa condannava queste pseudo-scienze poich esse
investigavano le intelligenze cosmiche che venivano assimilate agli
angeli ribelli, cio ai demoni.

Una pagina del Liber abaci (MS Biblioteca


Nazionale di Firenze, Codice Magliabechiano cs
cI 2616, fol. 124r)

La conquista pi duratura di quel periodo storico fu l'introduzione dei


numeri arabi posizionali e dello zero, entrambe scoperte di origine
indiana. Questo nuovo sistema di numerazione fu introdotto in Occidente dal pisano Leonardo Fibonacci, con il
Liber abaci del 1202. Il suo per non poteva ancora essere un interesse scientifico puro: era un figlio del suo tempo e
piegava le conquiste matematiche e geometriche a situazioni pratiche, del commercio, del cambio, della
compravendita.

Basso Medioevo

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La rivoluzione culturale
Nelle citt del tardo Medioevo si andava sviluppando una cultura
"laica", determinata dalla grande sete di risposte a questioni pratiche e
concrete, in campo sociale, economico e politico. Senza metter in
discussione la fede o l'importanza della teologia o del latino, i ceti
dirigenti cittadini amavano la cultura detta "cortese", con i poemi epici,
le poesie finemente erotiche, i romanzi cavallereschi. In zone come la
Toscana, le signorie venete e romagnole o le corti sicule di Federico II
o catalane di Alfonso X il Saggio si erano creati dei circoli poetici,
derivati dalle composizioni provenzali dei trovatori, dove nacquero
talvolta anche forme espressive nuove, come il dolce stil novo.
Nel corso del Duecento inoltre si diffuse in Italia l'uso del volgare,
adoperato in poesia sin dal Cantico delle creature di san Francesco,
datato 1224. Il volgare era l'espressione di un ceto emergente di
banchieri, mercanti, imprenditori, ecc., che guardavano con diffidenza
ai lunghi tempi necessari per apprendere il latino ed alle materie pi
astratte.

Una pagina del Il Tesoretto di Brunetto Latini,


libro I

La richiesta di sapere scientifico alla portata del cittadino medio fece


nascere i sunti o le "volgarizzazioni" di opere e trattati di scienze e
altro, come il Trsor di Brunetto Latini, le Composizioni dal mondo di
Ristoro d'Arezzo, l'Acerba di Cecco d'Ascoli, i Documenti d'Amore di
Francesco da Barberino o il Convivio di Dante Alighieri.

Nel XII secolo nacque anche l'uso di registrare cronache cittadine e anche familiari, che fissavano la memoria storica
in maniera pi agevole e pi snella dell'antica cronachistica ecumenica in latino.
Tra Duecento e Quattrocento si arriv quindi, almeno in Italia, ad avere un ceto medio largamente alfabetizzato,
capace di scrivere e talvolta anche comporre opere letterarie. Per riottenere un condizione simile si dovr aspettare
fino alla fine del XVIII o l'inizio del XIX secolo.

La crisi del Trecento


Per approfondire, vedi Crisi del XIV secolo.

Dopo due secoli di grande sviluppo e prosperit nel continente europeo, il Trecento fu un secolo di rottura, con
l'interruzione di fenomeni in crescita come lo sviluppo demografico, l'ampliamento e la creazione di nuove citt, lo
straordinario aumento dei traffici in quantit e in qualit.
Oggi si inizia a considerare che il regresso possa essere stato causato innanzitutto da una variazione del clima, con la
fine del cosiddetto periodo caldo medievale, che aveva permesso lo scioglimento dei ghiacci (si pensi alla
navigazione dei Vichinghi), la coltivazione della vite fin sopra Londra, abbondanti raccolti facilitati dalla piogge
scarse e regolari e le tiepide primavere.
Gli aspetti pi gravi riguardarono la carestia del 1315-1317, il ristagno economico, la peste nera e le conseguenti
rivolte popolari.

Basso Medioevo

Il papato nel XIV e XV secolo


La protezione angioina di Carlo I di Napoli si era infatti rivelata un'arma a doppio taglio, per le invadenti pretese del
sovrano che in nome della lotta al pericolo "ghibellino" si tramutarono negli anni settanta del Trecento in ricatti per
portare avanti i propri disegni politici.
Mentre l'impero viveva un lungo interregno, con lotte interne, e quindi nessuna minaccia "ghibellina" incorreva sul
papato, si alternarono dal 1266 al 1294 sul soglio pontificio una serie di papi "filo" o "anti" angioini.

Bonifacio VIII
Una svolta si ebbe con l'elezione di Benedetto Caetani, Bonifacio
VIII, che era stato scelto dopo la dubbia rinuncia di Celestino V,
un severo asceta abruzzese che avrebbe dovuto iniziare un
rinnovamento morale della Chiesa, tanto evocato dagli spirituali
francescani e da vari predicatori apocalittici. Celestino V fu un
esperimento che si rivel fallimentare, in quanto la sua leva morale
e spirituale non bast a compensare le lacune nella preparazione
teologica, giuridica e politica, mettendolo in balia dei cardinali
fedeli a Carlo II d'Angi prima e a quelli avversi poi, che lo
costrinsero ad abbandonare la tiara. Sal allora al soglio Bonifacio
VIII (dicembre 1294), aristocratico, giurista e canonista di grande
cultura, sulla cui figura pesarono fin da allora (fomentati dopotutto
dai suoi avversari) dubbi circa il comportamento avuto verso papa
Celestino, che venne confinato nel castello di Fumone dove si
spense nel 1296.
Una delle prime situazioni da risolvere per il nuovo papa era
Statua di Bonifacio VIII, Arnolfo di Cambio, Museo
quella di rinsaldare il suo controllo sulla stessa Roma, dove gli si
dell'Opera del Duomo (Firenze)
ribellarono i potenti Colonna dichiarandone nulla l'elezione.
Contro di essi il papa band una vera e propria crociata, facendo
espugnare nel 1298 la rocca di Palestrina. Nel frattempo anche i francescani spirituali, troppo estremisti, vennero
perseguitati. Nel 1295 cerc di sistemare le lotte tra angioini ed aragonesi in Sicilia, affidandola tramite il trattato di
Anagni ai francesi, ma i siciliani si ribellarono nuovamente. Lo smacco rese necessario un riavvicinamento con i
regni di Francia e di Napoli, ed un sostegno economico dei banchieri fiorentini. A Firenze per si lottavano le fazioni
dei guelfi bianchi e neri, i primi pi moderati, i secondi pi intransigentemente filo-papali, per questo Bonifacio
chiam il fratello del re di Francia, Carlo di Valois, che intervenne sia a Firenze, scacciando i guelfi bianchi, tra i
quali lo stesso Dante Alighieri (1301), sia nel regno di Sicilia.
La politica papale aveva favorito l'accentramento regale che Filippo IV di Francia aveva messo in atto. Ma Bonifacio
non era una pedina in mano al re francese, anzi, nel 1296 egli condann la penalizzazione del clero che i re di
Francia e Inghilterra, in guerra tra loro, avevano attuato. Filippo IV rispose in maniera drastica, vietando che le
decime uscissero dalla Francia per essere incamerate a Roma. Nel 1298 i due re sospesero gli scontri sulla base di un
arbitrato del papa, ma accettarono il suo intervento solo come persona, non come pontefice: quest'inedita
rivendicazione era un gravissimo simbolo di come l'autorit universale del pontefice fosse in chiaro pericolo. Nel
1301 la situazione si aggrav, quando Filippo amplific le pretese di accentramento regale a dispetto della Chiesa
francese, che venne per la prima volta tassata, minacciando il principio della libertas Ecclesiae. Il sovrano destitu
alcuni vescovi pi riluttanti ad accettare le sue imposizioni, come il vescovo di Pamiers Bernardo Saiset. Bonifacio
rispose con la bolla Ausculta fili, che ribadiva le prerogative speciali della Chiesa, e con la Unam Sanctam (1302),
che rifondava il primato dei pontefici su qualunque potere temporale perseguendo la linea di papi come Innocenzo

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Basso Medioevo

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III e Gregorio VII. Secondo questo documento il papa era il vicario di Cristo sulla Terra, al quale spettano di diritto
le due spade: quella spirituale, usata in maniera diretta, e quella temporale, che lui concederebbe in delega ai vari
sovrani. La rivendicazione di papa Bonifacio era per alquanto anacronistica e, a differenza dei suoi illustri
predecessori del secolo precedente, egli non aveva ormai pi una forza politica e contrattuale concreta, essendo
venuta a mancare quella rete di alleanze che proprio nella Francia aveva un tradizionale sostegno. Gli mancava
inoltre il sostegno di movimenti riformatori, come erano stati i patarini per Innocenzo, anzi egli se li era inimicati in
seguito alla sua elezione.
Nel giugno del 1303 infatti il re di Francia, per niente intimidito, riun un'assemblea di nemici del papa e lo dichiar
destituito, accusandolo di eresia, simonia, scismatismo e sottolineando le circostanze poco chiare della sua elezione.
Guglielmo di Nogaret, consigliere del re, fu inviato in Italia per catturare il "falso papa" e grazie all'appoggio dei
nobili romani avversi a Bonifacio, come Sciarra Colonna, riusc a catturarle farlo imprigionare ad Anagni,
umiliandolo gravemente. Solo il popolo di Anagni riusc a salvare il papa, insorgendo e facendolo liberare, ma la
prova era stata troppo dura per il settantenne pontefice, che, tornato a Roma, mor poco dopo.

La cattivit avignonese
La forza della monarchia francese e lo stato
confusionale dei territori della Chiesa fecero s che,
dopo il breve pontificato di papa Benedetto XI, il
nuovo pontefice Clemente V, consacrato a Lione, si
fermasse ad Avignone (1305), da dove non aveva
alcuna intenzione di tornare a Roma. La cittadina nella
Linguadoca sarebbe diventata la nuova sede dei
pontefici, in virt della quale divenne un centro
economico, finanziario ed artistico di primaria
importanza.
L'espressione storiografica tradizionale per indicare
questo periodo nota come "cattivit avignonese", che
Facciata del palazzo dei Papi ad Avignone
venne desunta dalla Bibbia ed caratterizzata da
connotati negativi. I papi avignonesi furono tutti
francesi, ma solo nei primi anni essi furono effettivamente soggetti al re di Francia; con l'inizio della Guerra dei
Cent'Anni la monarchia francese entr in un periodo di grave crisi, che sollev il papato dalla sua influenza effettiva.
Il prestigio dei papi avignonesi fu anzi molto forte e seppe irradiare in tutta Europa le sue decisioni politiche,
teologiche e fiscali. Lo Stato della Chiesa venne curato da energici legati pontifici, come Egidio Albornoz o
Bertrando del Poggetto, mentre ad Avignone convergevano artisti di fama internazionale (come Simone Martini o
Francesco Petrarca), grazie al cospicuo mecenatismo papale, assieme i maggiori banchieri del tempo. Si andavano
rarefacendo invece i contenuti ecumenici del papato, ma ci segu una tendenza generale del tempo, riscontrabile in
tutta la societ, a causa della crisi dei poteri un tempo universali (il papato stesso e l'Impero): ormai tra i cittadini e
questi grandi poteri generali si erano definitivamente interposte le monarchie nazionali, le quali volevano ormai
controllare anche gli ecclesiastici. I cardinali iniziavano ad essere espressioni delle esigenze e delle nuove corti,
scelti dai rispettivi sovrani piuttosto che dal papa: da un lato c'era il beneficio che essi diventavano i portavoce
privilegiati del monarca presso la Santa Sede e che il collegio cardinalizio divenne una sorta di parlamento
sovranazionale europeo. Dall'altro la Chiesa perdeva indipendenza e perdeva anche rilievo morale, con una
decadenza spirituale che avrebbe portato nei secoli successivi a gravi conseguenze (come lo scisma protestante). La
stessa dipendenza ai vari sovrani avveniva anche nei tribunali inquisitori, dove i monarchi potevano imporre le loro
decisioni (come nel caso di Giovanna d'Arco, che la corona inglese volle condannare mentre gli ecclesiastici
avrebbero voluto salvarla).

Basso Medioevo

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Il "grande scisma d'Occidente" (1378-1417)


Per approfondire, vedi Scisma d'Occidente.

Il ritorno a Roma era visto come obiettivo da vari


pontefici, ed era promosso a gran voce da grandi
personalit mistiche quali Giovanni di Rupescissa,
Venturino da Bergamo, Brigida di Svezia e Caterina da
Siena. Il ritorno alla naturale sede del pontefice era
vista come il primo passo verso una rifondazione della
Chiesa secondo le prerogative delle origini e verso la
pacificazione della Cristianit.
I cardinali francesi, portatori di notevoli interessi ad
Avignone, erano contrari al rientro e le notizie
provenienti da Roma non erano confortanti; nonostante
ci la riorganizzazione del cardinale Albornoz o episodi
come quello di Cola di Rienzo fecero propendere per
un ritorno prossimo. Nel 1367 papa Urbano V rientr a
Roma, ma la situazione instabile della citt e la
pressione dei francesi fecero tornare il papa ad
Avignone nel 1370. Gregorio XI riprov a tornare nel
1371, ma mor poco dopo. Il conclave si riun a Roma,
e poteva essere l'occasione di formalizzare uno
spostamento definitivo ad Avignone, essendo anche i
cardinali in maggioranza francesi, ma il popolo romano
insorse perch intendeva tenere il pontefice in citt,
quale garante dell'ordine e della sicurezza. Intimoriti
dal tumulto i cardinali scelsero un italiano, Urbano VI
(1378). Alcuni per giudicarono l'elezione non valida
per via delle pressioni, inoltre le posizioni intransigenti
del nuovo pontefice irritarono i cardinali francesi, che
si ritirarono a Fondi, dichiararono l'elezione di Urbano
nulla ed elessero un nuovo papa, Clemente VII, che si
ritir ad Avignone riaprendo la curia pontificia.

Jean Froissart, La Chiesa divisa in due obbedienze

Ulrich Richental, Vescovi che discutono al Concilio di Costanza con


Giovanni XXIII, stampa colorata (1460-65)

Si era arrivati al cosiddetto grande scisma d'Occidente, che dur circa cinquant'anni, fino al 1417. C'erano due
pontefici, uno romano ed uno avignonese, ciascuno con il suo collegio cardinalizio, che si lottavano scomunicandosi
a vicenda e cercando di far valere la propria posizione sulla cristianit. In Europa maturarono presto due fazioni:
Col pontefice di Roma erano alleati i tedeschi, gli inglesi, i fiamminghi e gli italiani del centro e del nord;
Col papa avignonese erano schierati i francesi e i naturali avversari dei precedenti, ovvero Austria, Brabante,
regno di Napoli, Aragona e Castiglia.
Il disagio in Europa per la situazione non tard a manifestarsi. Vi furono importanti sostenitori da entrambe le parti,
come Caterina da Siena per il papa di Roma e san Vincenzo Ferrer per quello di Avignone. Nel 1409 la situazione
peggior quando un grande numero di prelati, intendendo sanare la situazione, si riun nel concilio di Pisa scegliendo
un terzo pontefice, Alessandro V, che avrebbe dovuto regnare a seguito della rinuncia volontaria degli altri due papi,
che per non si uniformarono affatto alle decisioni del concilio: si avevano cos adesso tre papi.

Basso Medioevo

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Il papa del concilio di Pisa, in particolare il successore di Alessandro, Giovanni XXIII, riusc ad avere la fiducia
della maggior parte dei sovrani europei, grazie anche all'appoggio finanziario dei banchieri fiorentini (in particolare
dei Medici), promotori dello stesso concilio pisano, svoltosi dopotutto in una citt conquistata da Firenze tre anni
prima. All'inizio del Quattrocento per il papa romano poteva ancora contare sull'appoggio della Baviera, della
repubblica di Venezia e del re di Napoli Ladislao d'Angi-Durazzo, mentre quello avignonese aveva ancora dalla sua
parte Francia, Aragona e Castiglia. Ogni papa dispens grandi favori ai suoi sostenitori, e i monarchi sembravano
avviarsi verso un controllo totale della Chiesa nel proprio territorio.

Habemus Papam al Concilio di Costanza

Una soluzione al problema sembr il ricorso a un nuovo


strumento, il conciliarismo, cio la convocazione di un'assemblea
di vescovi frequente, indispensabile per la scelta di questioni
teologiche e disciplinari pi importanti e addirittura superiore alla
volont del singolo pontefice nei casi pi decisi. Rilanciarono le
tesi conciliaristiche Pierre d'Ailly e Jean Gerson, cancellieri
dell'Universit della Sorbona. Nel 1414 il re di Germania
Sigismondo di Lussemburgo-Boemia ("re dei romani", cio
imperatore non ancora consacrato) convoc un concilio a
Costanza, per discutere la ricomposizione dello scisma, la riforma
della gerarchia e dei costume della Chiesa e l'organizzazione di
una crociata contro la minaccia turca contro Costantinopoli. Il
concilio venne appoggiato da un po' tutti i governi europei ed alla
sua autorit si rimisero tutti e tre i papi in carica. Nel 1417 lo
scisma venne ricomposto con la deposizione dei tre papi e
l'elezione di Martino V, un nobile cardinale romano. Con il
documento dell'Haec Santa si stabil inoltre che un concilio
sarebbe dovuto essere indetto ogni 5 anni e fu stabilita la
superiorit del concilio sul papa stesso.

Il conciliarismo, che toglieva potere al pontefice, non era visto dai prelati pi vicini alla curia romana, n dal nuovo
papa stesso, anche se il peso del successo di Costanza impediva qualsiasi deroga al nuovo principio, nonostante
anche le difficolt obiettive che tali grandi riunioni comportavano, considerando anche le vie di comunicazione e le
condizioni di viaggio dell'epoca, sommate alla lunghezza dei lavori conciliari che mancavano della tempestivit
necessaria per certe decisioni.
Nel 1423 fu indetto un primo concilio a Pavia, ma i lavori lenti e disordinati fecero propendere per un trasferimento a
Siena, dove si concluse nel 1424. Il concilio oggi non riconosciuto come ecumenico ed alcune sue conclusioni sono
state tacciate di eresia. Dopo sette anni si apr un nuovo concilio a Basilea, ma papa Eugenio IV tent prima di
scioglierlo, poi ne ottenne il trasferimento a Ferrara (1437) e poi a Firenze (1439). Vi venne discusso il pericolo
subito dall'Impero bizantino, vicino alla capitolazione, alla presenza dell'imperatore d'Oriente stesso e del patriarca di
Costantinopoli: in cambio della ricomposizione dello scisma del 1054 i bizantini chiedevano la convocazione di una
crociata contro gli ottomani. L per l, in vista del pericolo imminente, gli orientali accettarono, sottomettendosi
anche alla superiorit del papa, ma non manc un'ondata di indignazione a Costantinopoli e nelle comunit cristiane
del Vicino Oriente e della Grecia, che vedevano la scelta obbligata come un ricatto dell'Occidente. A conti fatti la
riunificazione si rivel effimera, poich nel 1453 Costantinopoli cadeva definitivamente in mano ai turchi, senza che
nessuna crociata venisse in aiuto.

Basso Medioevo

Il "piccolo scisma" e i concordati


Una parte dei cardinali gi riuniti a Basilea si rifiut di trasferirsi a Ferrara, ed aveva avviato un nuovo scisma, il
piccolo scisma d'Occidente con l'elezione di Amedeo VIII di Savoia, che fu l'ultimo antipapa della storia. Nonostante
non fosse nemmeno un sacerdote, tenne la tiara fino al 1449, quando la depose spontaneamente deluso dallo scarso
seguito ottenuto.
Le tesi conciliari, con il fallimento dell'ultimo concilio, persero di credibilit e, venuto a mancare il sostegno dei
sovrani europei, si inizi a ricorrere a un nuovo strumento per la negoziazione tra monarchie nazionali e Santa Sede:
il concordato. Tramite questo istituto giuridico ciascun sovrano si poteva accordare per ottenere una certa libert
nella gestione delle Chiese nazionali, come la proposta di vescovi, la richiesta di un giuramento di fedelt, o alcuni
diritti sul controllo dei beni ecclesiastici nei rispettivi paesi. Nacquero cos vere e proprie "sezioni" della Chiesa
come quella "gallicana" o quella "anglicana" (non ancora separate, come sarebbe accaduto nel XVI secolo), con una
notevole autonomia in materia gerarchica, finanziaria e giuridica, ma fortemente controllate dai rispettivi sovrani.

Nuovi dissensi religiosi: lollardi e hussiti


Le richieste di ritorno della gerarchia ecclesiastica alla povert ed
all'umilt delle origini non erano mai tramontate dal periodo della
riforma del XII secolo. Il malcontento generale chiedeva la
rinuncia del potere temporale della Chiesa, l'avvicinamento ai ceti
pi umili, l'adozione dei volgari nella liturgia, l'accesso della sacre
scritture da parte di chiunque. Inoltre rinascevano, durante la crisi
dello scisma, le paure legate alla fine dei tempi, diffuse da molti
predicatori popolari. Tra i movimenti sorti in quel periodo c'erano
quelli che propugnavano una libert assoluta di ciascun cristiano (i
Fratelli dello Spirito Santo) e le aggregazioni spontanee di
penitenti, come i flagellanti o i pellegrini della devozione dei
Bianchi (del 1399).
La condotta poco edificante del papato durante il Grande Scisma
Jan Hus
fece sorgere alcuni movimenti di critica, come quello del sacerdote
inglese John Wyclif, professore dell'Universit di Oxford, che
predicava la libera lettura delle Sacre Scritture da parte ci ciascun fedele, all'epoca vietata espressamente e
subordinata all'interposizione del commento dei prelati. Wyclif dichiarava inoltre che il destino di ciascuno era gi
stato decisa da Dio, che non esisteva il libero arbitrio e che quindi qualsiasi azione volta a guadagnarsi il regno dei
Cieli, compresi i sacramenti, era inutile. La Chiesa, secondo la sua dottrina, non aveva quindi nessun ruolo di
mediazione tra Dio e i fedeli, e che la divisione della societ in laici ed ecclesiastiche era indebita. Egli rispettava
solo il sacramento dell'eucarestia, ma negava la transustanziazione (la trasformazione di pane e vino in corpo e
sangue di Cristo), riconoscendo una permanenza di vecchie nuove caratteristiche dopo la benedizione
(consustanziazione). Ebbe molti seguaci in Inghilterra, chiamati lollardi, che vivevano in gruppi in comunione di
beni.
Le idee di Wyclif vennero riprese dal professore dell'Universit di Praga Jan Hus, che pure rivendicava la lettura
diretta delle Scritture e il rigetto della gerarchia ecclesiastica in favore del ritorno a una Chiesa di pari e umili. Alle
idee di Hus si fusero le rivendicazioni nazionali della Boemia contro le ingerenze della Germania. Con la promessa
di un salvacondotto, Jan Hus venne attirato al concilio di Costanza per illustrare le sue ragioni, ma qui venne
arrestato, processato e condannato al rogo come eretico (1415). Il movimento per sopravvisse e port ad una guerra
civile capeggiata da Jan Ziska, fautore della fazione pi intransigente degli hussiti, i taboriti, che chiedevano anche la
secolarizzazione dei beni della Chiesa. L'aristocrazia e l'alto clero tedesco allora decisero di venire a patti con gli

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Basso Medioevo

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hussiti moderati (gli utraquisti o calixtini, che chiedevano di ricevere la comunione utraque specie, cio col pane e
col vino - quindi con il "calice" anche - come i sacerdoti), isolando i taboriti. Con l'accordo della Compacta di Praga
(1436) gli utraquisti poterono organizzare una Chiesa nazionale boema, con proprie consuetudini ma fedele al
papato.
Nel XV secolo, in risposta alla crescente ricchezza, mondanit e fastosit della curia romana, a discapito dello spirito
religioso (pur con le dovute eccezioni), nacquero altri movimenti di riforma, anche se questi guardavano ormai al
proprio interno e non si curavano di influenzare i papi, come la devotio moderna, popolare nei Paesi Bassi e nella
Germania sud-occidentale, o il movimento delle osservanze francescana e domenicana, che chiedevano un ritorno al
rigore e si impegnavano alla predicazione in volgare per rievangelizzare citt e campagne. A partire da queste
istanze, pi o meno eterodosse, prese le mosse nel Quattrocento la Riforma luterana.

Verso l'Europa degli Stati (XIV-XV secolo)


Per approfondire, vedi Europa nei secoli XIV e XV.

L'avanzata turca
Nel XIV secolo si fece strada in Anatolia la potenza ottomana,
destinata a diventare protagonista della storia musulmana,
prendendo il posto di prima potenza islamica nel Mediterraneo al
posto dell'Egitto, che proprio in quel periodo stava affrontando una
progressiva decadenza economica che avrebbe portato a un vero
tracollo nella seconda met del Quattrocento: Alessandria e
Damietta persero infatti il ruolo di porti chiave per il commercio
delle spezie quando i portoghesi circumnavigarono l'Africa
importando le preziose merci direttamente, mentre il declino delle
manifatture egiziane e l'eccessivo lusso del ceto dirigente
mamelucco con le ingenti spese militari avrebbero condotto a un
vero collasso economico.
I turchi ottomani erano un trib turca che si era spostata verso il
1230 dall'Asia centrale verso ovest, incalzati dai mongoli. Si erano
messi al servizio del sultano selgiuchide di Konya (Iconio),
ottenendo un piccolo territorio non lontano da Costantinopoli, il
Sultanato di Osman. Alla fine del Duecento il khan Othman si era
Osman I, sultano ottomano dal 1281 al 1326
approfittato della debolezza del sultano di Konya, incalzato dai
mongoli e dai mamelucchi, per ingrandire il proprio territorio. Ma
a differenza delle altre trib turcomanne, essi iniziarono presto una campagna di conquista al di fuori dell'agguerrita
concorrenza turca. Erano infatti riusciti a strappare ai bizantini la Bitinia, Iznik, Nicomedia e la preziosa Gallipoli,
dalla quale si poteva controllare il Dardanelli e accedere alla penisola balcanica. Ci era stato possibile per
l'accondiscendenza di alcuni imperatori che si fecero aiutare dai turchi proprio per risolvere le loro diatribe
dinastiche, ma presto Giovanni VI Cantacuzeno si rese conto della pericolosit dell'alleato, che stava circondando la
capitale come a strangolarla. Nei Balcani, con la morte di Stefano Dushan (1355), il fondatore dello Stato serbo
edificato sulle rovine dell'impero, i turchi approfittarono per conquistare Adrianopoli (1361), che divenne la capitale
del sultanato nel 1366, facendo chiaramente intuire le mire di espansione sui Balcani.
La corte del sultano ottomano stava diventando un centro di cultura, con l'incoraggiamento di una letteratura epica in
turco, che da allora divenne, con l'arabo e il persiano, la terza lingua letteraria dell'Islam. Una delle chiavi del

Basso Medioevo
successo ottomano fu l'organizzazione militare, con la formazione di truppe basate non pi sui turcomanni (che
tendevano spesso a fomentare rivolte), ma su schiavi cristiani rapiti in giovane et, convertiti all'Islam e istruiti alla
guerra in monasteri-caserme con ferrea disciplina e frugalit. La "Nuova Milizia" (in turco yeni ceri) venne
conosciuta in Europa col nome di giannizzeri, la cui temibile fama di fanteria quasi invincibile, dipendeva in misura
non esigua dall'uso geniale e anticipatore dell'artiglieria.

La debole risposta cristiana


L'impero bizantino nel frattempo si era
ridotto a poco pi della sua capitale e l'area
circostante, con i pirati turchi che
scorrazzavano per l'Egeo danneggiando i
traffici di genovesi e veneziani. Inoltre
l'avanzata nei Balcani, con i turchi a poca
distanza ormai dal Danubio, inizi a far
preoccupare seriamente gli europei, anche se
non si riusciva a prendere iniziative
concrete. Una conferenza indetta ad
Avignone da Innocenzo IV riusc solo a
creare la solita lega tra chi aveva interessi
Adam Stefanovi, La Battaglia del Kosovo del 1389, olio su tela (1870)
imminenti nell'area, cio Venezia, Cipro e i
Cavalieri di Rodi, che cercarono di attaccare il Dardanelli senza alcun successo (l'unico effetto notevole fu che diede
il pretesto di una nuova crociata che fece stipulare la pace di Brtigny tra inglesi e francesi).
Nel 1361 gli Ottomani indisturbati arrivarono alle mura di Costantinopoli, mentre il re di Cipro riteneva ancora che il
nemico da combattere fosse il sultanato del Cairo, sferzando un inutile assalto al porto di Alessandria (1365). Ancora
Amedeo VI di Savoia con una modesta flotta conquist Gallipoli (1366), ma appena se ne and i turchi la ripresero.
Nei Balcani l'avanzata turca sembrava inarrestabile: il sultano Bayezid I sconfisse i serbi nella battaglia di Kosovo
(1389) ed arriv a dominare a vario titolo la Valacchia, la Bulgaria, la Macedonia e la Tessaglia.
A quel punto il basileus Manuele II era arrivato al punto di essere disposto a viaggiare personalmente in Europa in
cerca d'aiuto, ma essendo a corto di denaro propose a Venezia la vendita dell'isola di Lemnos. I veneziani per,
desiderosi ormai di allearsi con i nuovi padroni risposero all'imperatore di tenere ancora pazienza.

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Basso Medioevo
La crociata
Un altro sovrano preoccupato dell'avanzata turca era
Sigismondo d'Ungheria, che faceva pressione sui due
papi in carica (avignonese e romano) per ottenere il
bando di una nuova crociata, alla quale ader
controvoglia Venezia, mentre Francia e Inghilterra
stipulavano un'apposita tregua per aderire. Pi
entusiasta fu il duca di Borgogna Filippo II l'Ardito,
che don una forte somma di denaro ed un esercito
capeggiato dal suo stesso figlio, che part con cavalieri
di molte nazionalit da Digione il 20 aprile 1396. A
fine luglio si aggiunse all'esercito le truppe del vojvoda
di Valacchia, vassallo del re d'Ungheria, e una flotta
veneziana, genovese e dei cavalieri di Rodi, che
stazion alla foce del Danubio. Alcuni storici sono
arrivati a parlare di centomila combattenti, forse
Jean Froissart, miniatura della battaglia di Nicopoli, Chroniquesb
nemmeno senza troppa esagerazione[7]. L'eccessiva
Flandre di Bruges, Bibliothque nationale de France, FR 2646 fol.
irruenza dei cavalieri occidentali e la scarsa conoscenza
220 (XV secolo)
del terreno e delle consuetudini militari turche furono
forse alla base della sanguinosa sconfitta del 26 settembre 1396, durante la battaglia di Nicopoli. Ci fu una vera e
propria carneficina, con il massacro a freddo di tutti coloro per i quali non fosse stimato possibile ottenere un
sostanzioso riscatto.
Dopo la sconfitta di Ankara
Nel 1402 i turchi venivano sconfitti a Ankara dai mongoli di Tamerlano. Nel frattempo gli europei non seppero
sfruttare la debolezza degli Ottomani che seppero riorganizzarsi dopo un lungo interregno, finito nel 1413 quando al
trono sal un sagace sultano, Maometto I, che riunific i possessi in Anatolia e nei Balcani. A questo punto alcune
potenze europee preferirono accordarsi col sultano, arrivando ad aiutarlo a stabilizzare il suo trono dai rivali.
Veneziani, Genovesi e Ospitalieri ottennero cos dei favori (i cavalieri ospitalieri per esempio ottennero cos Smirne
nel 1415). Ancora dopo la morte del sultano, Veneziani e Genovesi si schierarono con i pi vari candidati al trono.
Murad II, alleato ai Genovesi, con un pretesto cinse d'assedio Costantinopoli nel 1422, tenendo la citt in scacco per
tre mesi.
Il sultano sfrutt al meglio le rivalit tra Veneziani e Genovesi mostrandosi benigno ora con l'una ora con l'altra
potenza. Per esempio riprese Tessalonica ai Veneziani con l'appoggio dei Visconti, ma poco dopo concesse alla
Serenissima un vantaggioso contratto commerciale. I Genovesi invece erano incoraggiati a sfruttare le miniere di
allume in Anatolia.

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Il viaggio di Giovanni VIII


Nel 1437 l'imperatore bizantino Giovanni VIII intraprese un
viaggio in Europa per chiedere aiuto. Arriv al concilio di Basilea
offrendo la ricomposizione dello scisma d'Oriente e la
sottomissione al papa, nonostante sapesse che ormai molti
ambienti ecclesiali e monastici ortodossi avrebbero preferito la
tollerante dominazione ottomana piuttosto che la sottomissione ai
latini che avrebbe significato la rinuncia alle proprie tradizioni
liturgiche, disciplinari e teologiche. Il concilio, spostato a Firenze,
proclam comunque la solenne riunione delle due Chiese (1439).
L'avanzata nei Balcani

Medaglia commemorativa di Giovanni VIII di Bisanzio


di Pisanello, che ritrasse l'imperatore durante il
Concilio di Ferrara

Nel 1437, approfittando delle solite difficolt legate alla morte


dell'imperatore germanico ed alla sua successione, i turchi
approfittarono per conquistare la Serbia ed attaccare la
Transilvania. La citt di Belgrado resistette a un duro assedio ed
anche i nobili ungheresi, capeggiato dal vojvoda Janos Hunyadi,

seppero tener testa agli assalti ottomani.


Una nuova crociata?
Nel 1443 Eugenio IV rilanci con un'enciclica una nuova crociata,
invitando tutti i prelati a pagare una decima per armare un esercito.
Lo stesso pontefice aveva destinato un quinto delle sue risorse per
armare una flotta. Risposero all'invito del papa la Polonia,
l'Ungheria, la Valacchia e la Repubblica di Ragusa, inoltre Giorgio
Skander Beg chiamava a raccolta albanesi e montenegrini per
unirsi alla lotta. Le premesse sembravano positive, ma
sostanzialmente l'appello del papa cadde nel vuoto in Occidente:
Francia e Germania erano occupate dalla guerra dei Cent'Anni, in
Italia era appena terminato il conflitto tra angioini ed aragonesi,
con Firenze, Venezia e Genova non desiderose di inimicarsi il
sultano col quale avevano gi alcuni buoni rapporti; in Germania
poi Federico III d'Asburgo non voleva imbarcarsi in un'impresa
che avrebbe rafforzato il suo avversario, il re d'Ungheria.
Cos nel 1443 si riun a Buda un esercito di fortuna, che comunque
inizialmente riport alcune vittorie (battaglia di Nish e presa di
Sofia), prima che il duro inverno balcanico e la tattica della
guerriglia turca avessero la meglio. I crociati dovettero ripiegare
su Belgrado e su Buda.

Ladislao V, re di Boemia e Ungheria

Una nuova spedizione via mare part nell'aprile successivo con gli sforzi di Ladislao V d'Ungheria e dei veneziani.
La congiuntura era particolarmente favorevole per gli europei perch il sultano era dovuto accorrere in Anatolia per
arginare una ribellione, mentre ad Adrianopoli si registravano dei disordini per un moto religioso di un gruppo sciita
e per una sommossa dei giannizzeri. Il fronte cristiano per gi si frammentava, con i Serbi che firmavano una
frettolosa pace separata con i turchi e le navi che, dirette alle foci del Danubio, si arrestarono al Mar di Marmara
(mentre il sultano era aiutato proprio da navi genovesi e veneziane a attraversare il Bosforo). Lo scontro avvenne

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nella battaglia di Varna, una nuova sconfitta epocale per i cristiani.


Nel frattempo le potenze cristiane, tranne gli ungheresi, sembravano rassegnate all'avanzata turca. Nel 1446 il
sultano pieg anche il deposta di Mistra, Giovanni Paleologo, obbligandolo a diventare suo vassallo.
Albanesi e ungheresi si scontrarono di nuovo coi turchi nella piana del Kossovo, venendo di nuovo polverizzati
(17-19 ottobre 1448). Morto il basileus Giovanni VIII, la corona imperiale pass a Costantino XI Paleologo, despota
di Mistra scelto su indicazione dello stesso sultano, che lo riteneva gi ammansito dalle recenti sconfitte, o forse lo
preferiva nella "gabbia" di Costantinopoli piuttosto che a piede libero in Grecia. Restava sul fronte cristiano solo lo
Skander Beg arroccato nella fortezza di Kruja, che resistette all'assedio di cinque mesi del sultano (1450)

La presa di Costantinopoli
Per approfondire, vedi assedio di Costantinopoli (1453).

Maometto II succedette al sultano ottomano


Murad II quando la vittoria eroica di
Skanderbeg, la morte del sovrano e la salita
al potere del principe dalla cattiva fama
avevano generato nel mondo cristiano una
ventata d'euforia. L'imperatore di Bisanzio
continuava a cercare disperatamente aiuto
dagli Occidentali e ricevette solo qualche
promessa da Alfonso il Magnanimo, re di
Napoli, che era interessato al Mediterraneo
orientale, ma troppo occupato dalle
questioni interne del suo regno e non
possedeva flotta, nonostante a Napoli
fossero stati allestiti degli arsenali per creare
alcune navi da inviare al basileus (1451).

Jean Chartier, L'assedio di Costantinopoli, 1470 circa

Il nuovo sultano per si stava rivelando


tutt'altro che debole e dopo essersi riappacificato con Hunyadi, inizi a fortificare gli stretti (1452), a svantaggio
delle navi europee (veneziane e genovesi) che li solcavano. Le potenze marinare italiane non reagirono unitariamente
perch ancora in conflitto tra loro e perch preoccupate di non inimicarsi gli ottomani che era ormai chiaro sarebbero
stati un'importante controparte nel destino del Mediterraneo orientale. Con gli stretti in mano i Turchi potevano
ormai controllare il traffico verso Costantinopoli ed era ormai chiaro come si fosse vicini all'accerchiamento della
capitale. Alla fine dell'estate del 1452 ripresero le ostilit, per poi ripiegare in un attacco diversivo alla Morea. Nel
frattempo il sultano stava fondendo, aiutato da maestranze cristiane rinnegate, dei grandi cannoni per sferrare
l'assalto finale alle mura di Costantinopoli.
Tramite i Genovesi risiedenti a Galata (il quartiere est di Costantinopoli) arriv in Europa una nuova supplica di
aiuto, che venne inviata a vari sovrani ed al papa, il quale pretese di nuovo la ricomposizione dello scisma. Sebbene
si trattasse di un ricatto, i Bizantini non avevano ormai pi scelta e il 12 dicembre 1452 in Santa Sofia venne
celebrata la riunione delle due Chiese, alla presenza del patriarca latino di Costantinopoli, Isidoro di Kiev,
appositamente giunto da Roma. Ci indusse alla ribellione dei monaci e della popolazione nella capitale, creando un
disordine che aggrav ulteriormente la situazione.
Quando la citt venne assediata dagli ottomani, solo tremila latini (veneziani e genovesi) costituivano il nerbo della
difesa, e non era nemmeno certo se avrebbero combattuto d'accordo; inoltre il sultano disponeva dell'aiuto del partito
greco antiunionista di Giorgio Scholarios, che preferiva il dominio turco piuttosto che romano-latino, con i suoi

Basso Medioevo
uomini disposi allo spionaggio, al sabotaggio ed al tradimento. In questo clima alla fine del maggio 1453 il sultano
entr da conquistatore nella capitale, mentre l'ultimo basileus periva nella difesa. La caduta era stata sicuramente
aiutata dal debolissimo aiuto occidentale e dall'indisposizione dell'opinione pubblica che preferiva "il turbante alla
tiara".

Le ulteriori conquiste
Sebbene la caduta dell'Impero bizantino fosse stata una "morte annunciata", a giudicare dalle reazione indignate che
si ebbero in Occidente, sembr che nessuno credesse che Costantinopoli sarebbe potuta cadere sul serio. Si ebbe un
"fiume" di appelli e di progetti di crociata, dagli stati balcanici e orientali, i pi esposti alla minaccia turca, dal papa,
dall'imperatore germanico, da re di Napoli. In particolare sembr ormai che tutta Europa fosse assediata e l'idea di
una crociata contro gli "infedeli" si colleg strettamente, anche per i secoli a venire, a quella della difesa del
continente.
Nonostante gli appelli e nonostante i grandi personaggi impegnati
nella mobilitazione (come Enea Silvio Piccolomini, futuro Pio II,
Federico III del Sacro Romano Impero, ecc.), ancora una volta non
si riusc a mobilitarsi, perch gli Stati cristiani diffidavano l'uno
dall'altro e non avevano alcuna intenzione di cimentarsi in
un'impresa che avrebbe potuto favorire alcuni di loro a spese degli
altri.
Nel 1455 le milizie turche ripresero al conquista dei Balcani,
occupando Novo Brdo e dirigendosi su Belgrado, ma fu fermato
da un esercito, nel quale parteciparono i poveri, i contadini e i
mendicanti raccolti dal predicatore Giovanni da Capestrano. Nel
1458 il sultano occup Atene e sembrava che solo il primogenito
di Hunyadi, Mattia Corvino, fosse ancora disposto a combatterlo.
Il concilio di Mantova, voluto dal papa per organizzare un nuova
crociata, venne quasi disertato (1459). Il sultano pot conquistare
indisturbato l'impero di Trebisonda, ultima enclave dei Comneni, e
tutta la fascia meridionale della costa del Mar Nero. Nel 1463
veniva completata la conquista della Bosnia. Nel 1464 il pontefice
Papa Pio II ad Ancona, in attesa di partire per la
in persona si ripromise di dare l'esempio ai sovrani europei,
crociata (nel dipinto del Pinturicchio della biblioteca
invitandoli a imbarcarsi in una crociata dove egli stesso, malato e
Piccolomini di Siena)
debole, avrebbe personalmente preso parte. Arrivato ad Ancona il
18 giugno 1464, fu fermato da una violenta epidemia che decim
la popolazione e i gi pochi volontari. Il doge di Venezia, che aveva promesso la sua partecipazione, salp e arrivo,
lentamente, ad Ancona appena in tempo per rincuorare, con la vista delle navi, gli ultimi giorni del papa ormai
morente.
Paolo II non sembr interessato a continuare l'opera del suo predecessore. Skanderbeg, venuto appositamente a
Roma, fu rimandato indietro con solo un po' di denaro. Nel 1468 mor, seguito nel 1476 da un altro dei protagonisti
della resistenza ai turchi, il vojvoda valacco Vlad III Dracul, detto Tepes, l'"Impalatore", colui che avrebbe dato
origine poi alla leggenda del conte Dracula.
Nel 1469 i turchi facevano gi incursioni fino in Stiria, in Carinzia e in Carniola; nel 1470 occuparono il Negroponte,
suscitando una nuova ondata di sgomento in Occidente, parie per certi versi superiore a quella della caduta di
Costantinopoli. Sisto IV, con l'aiuto di Venezia e Napoli, mise su una flotta che espugn la citt di Antalya (1472) e
nel 1474 Venezia prendeva Cipro alla debole dinastia dei Lusignano. Le scorribande turche per non cessarono, anzi

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nel 1472, 1477 e 1479 essi arrivarono in Friuli, mentre nel 1475 presero ai genovesi Caffa. Nel 1479 ci fu una pace
tra il sultano e i veneziani, e un anno dopo i turchi attaccavano Rodi e saccheggiavano duramente Otranto, un atto
che si sospett incoraggiato dai veneziani che erano in guerra in quegli anni col re di Napoli.
Nel 1481 mor il sultano Maometto II e si aprirono le lotte per la successione tra i suoi eredi: approfittando della
situazione venne liberata Otranto. Nonostante ci sul finire del secolo i turchi erano la potenza dominate dei Balcani
e di tutto il Mediterraneo orientale e paradossalmente ci avvenne quando in Spagna i mori venivano definitivamente
scacciati dalla penisola iberica (1492).

Verso il mondo moderno


Il rinnovamento della cultura e l'Umanesimo
Il XV secolo stato scelto come secolo-cerniera tra mondo
medievale e mondo moderno, e secondo molti storici, col
Rinascimento e con l'ampliarsi degli orizzonti per le scoperte
geografiche, l'Europa ha cambiato pagina. In quello stesso periodo
nacque la definizione di "Medioevo", inteso in senso dispregiativo
come un periodo di arretratezza e di avvilimento.
La cultura "umanistica" fior in Italia tra fine del Tre e il
Quattrocento (a seconda del settore) e fu caratterizzata dalla
volont di distacco dalle tradizioni medievali e da un recupero,
tramite un collegamento privilegiato, della civilt classica
greco-romana, che divenne un modello di ispirazione (ma non
pedissequo). Il modello era stilistico per le arti ed etico per la vita
di tutti i giorni, ispirata alla cultura filosofica e letteraria maturata
nella Roma dell'"et aurea", tra I secolo a.C. e I secolo d.C. Si
cerc di restaurare una lingua letteraria pi bella e corretta e ci si
ispir all'ideale di moderazione, serenit e libert che ben si
confaceva alle lite culturali delle aristocrazie cittadine italiane
tre-quattrocentesche, le quali erano incerte tra forme di governo
repubblicano o signorile proprio come in quell'epoca della storia
romana.

L'uomo vitruviano di Leonardo

Gli umanisti furono i primi a percepire una "rottura" tra mondo antico e mondo moderno: fino ad allora era stato
naturale per entit politiche come l'Impero o il papato dichiararsi eredi dell'Impero romano, soprattutto nell'ideale di
Costantino I o Teodosio I. Questa sensazione di distacco si fece strada mentre Roma era abbandonata dai papi,
l'impero romano-germanico perdeva il suo carattere universale per diventare pi propriamente un impero "tedesco" e
l'impero bizantino era ormai un piccolo regno minacciato dai turchi.
Da questa nuova consapevolezza nacque il desiderio di restaurazione degli ideali di bellezza, libert e razionalit
classica.

Basso Medioevo

Letteratura e filosofia
I primi ad accorgersi dei nuovi tempi e ad iniziare un recupero del
retaggio classico furono i letterati, gi a partire dal XIV secolo:
Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Albertino Mussato, Cola
di Rienzo furono gli esponenti pi importanti, nelle cui opere
cercarono di far rivivere i modelli antichi filtrati.
Nel corso del Trecento anche la letteratura cavalleresca inizi a
inglobare soggetti del mondo antico, quali la guerra di Troia, le
gesta di Pompeo o di Cicerone.
La scrittura si adegu presto ai nuovi ideali, con la riscoperta della
littera antiqua (scrittura del IX secolo che allora si pensasse fosse
degli antichi), che sostitu gli oscuri caratteri gotici. Le antiche
biblioteche venivano spulciate a tappeto nella ricerca di antichi
codici, che venivano poi trascritti, tradotti e commentati. Firenze
fu protagonista di quest'ondata di riscoperta con personaggi come
Luigi Marsili, Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini. Lo Studio
fiorentino accolse greci fuggiaschi da Costantinopoli ed istitu una
cattedra di lingua greca.
Questo movimento viene fatto in genere coincidere con
Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, 1340,
miniatura, Ms. S.P. 10/27, 20x29,5 cm, Biblioteca
l'Umanesimo "civile", cio la convinzione che la cultura antica
Ambrosiana, Milano
potesse servire anche a creare uomini consapevoli e cittadini pi
responsabili. Nella scelta di quale peso dare a ciascun autore
antico, nacque il metodo critico della filologia. Con questi strumenti l'umanista Lorenzo Valla riusc a dimostrare
come il documento della Donazione di Costantino fosse un falso risalente almeno all'VIII secolo anzich al IV,
dimostrando le sue tesi sulla base dell'osservazione linguistica e lessicale.
Accanto all'aristotelismo, tanto caro ai sistemi di pensiero della scolastica, si diffuse il pensiero neoplatonico,
secondo il quale l'uomo era al centro del mondo e doveva osare per cogliere i frutti della sua intelligenza. Il
neoplatonismo si basava su quei testi del II-III secolo d.C. elaborati ad Alessandria d'Egitto, giunti a Firenze nella
prima met del Quattrocento con gli studiosi greci, e che andavano sotto il nome di ermetici, dal nome del loro
autore leggendario, Ermete Trismegisto. Tra i traduttori di tali testi vi furono Marsilio Ficino.
Secondo i testi ermetici l'universo era un Grande Ordine, che aveva fitte e precise corrispondenze con il Piccolo
Ordine, cio l'essere umano, col suo corpo e la sua psiche. Attraverso il dominio delle forze dell'universo l'uomo
poteva dominare il suo destino: per questo nel Quattrocento nessun principe poteva non avere al suo servizio uno o
pi astrologi, che lo consigliavano, osservando le stelle, a trovare i momenti propizi per guerre, matrimoni, negoziati
politici. La pi completa esposizione di questa esaltazione dell'uomo che controlla l'universo si trova nel De hominis
dignitate di Giovanni Pico della Mirandola, dove l'uomo chiamato "divino camaleonte", in grado di adattarsi a tutto
e in grado di dominare con l'intelligenza e la volont.

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Arte e scienza
Con le speculazioni degli umanisti, si inizi
ad avere una nuova sensibilit anche sul
piano
filosofico-scientifico,
che,
sviluppando istanze gi in atto dal XIII
secolo, metteva in discussione le antiche
certezze
aristotelico-tomistiche
basate
sull'auctoritas, per iniziare a guardare la
natura con un occhio pi spregiudicato.
Ruggero Bacone e i calculatores di Oxford
furono tra i primi esempi di questa nuova
tendenza.

Studi di prospettiva di Paolo Uccello nella predella del Corpus Domini (c.
1465-1468)

L'indagine artistica era strettamente


connessa con quella scientifica, come
dimostrano gli studi sulla prospettiva e sul calcolo di Paolo Uccello, Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi.
Emblematica la figura di Leonardo da Vinci, teso a porre continue domande alla natura per strapparne i segreti.
Spesso la riscoperta della natura da parte dei pittori del Quattrocento non era una pedissequa, per quante perfetta,
riproduzione della natura (come nell'arte tardogotica), anzi gli elementi erano continuamente trasfigurati in simboli
di un intenso messaggio filosofico.
Grande importanza ebbero anche le disquisizioni sulle citt ideali, elaborate secondo i concetti di antropocentrismo e
cosmologia, quasi sempre rimaste solo al livello progettuale, ma che alimentarono la grande corrente del pensiero
utopistico europeo.

Societ
Le premesse razionali dell'umanesimo furono comunque
sottomesse a compromessi, innanzitutto con la Chiesa. Gli
umanisti stessi furono spesso sacerdoti, i quali mettevano le loro
conoscenze al servizio della fede. In nessun caso essi intaccarono,
almeno in maniera esplicita, alcun dogma religioso. L'amore per
l'antichit non arrivava mai ad essere legato a una restaurazione
del paganesimo (tranne in qualche gruppo eversivo come
l'Accademia romana di Pomponio Leto), anzi l'utilizzo di
riferimenti alla mitologia antica era sempre veicolato a
simboleggiare un messaggio perfettamente compatibile con la
religione cristiana.
Non erano assenti voci pi rigorose, contrarie a questa ondata di
mitologia pagana, ma esse furono tenute in secondo piano almeno
fino alla Riforma luterana. Gli stessi papi furono spesso
simpatizzanti e studiosi della cultura umanistica.
Inoltre si deve tener presente come il lavoro degli umanisti non
fosse n gratuito n disinteressato, essendo sempre offerto al
Una pagina della prima Bibbia stampata da Gutenberg
mecenate sotto il quale questi studiosi trovavano protezione. Il
con i caratteri mobili
pensiero umanistico fu pertanto spesso connesso con realizzazioni
pratiche, "artigianali", piuttosto che essere una speculazione pura da tavolino.

Basso Medioevo
I migliori esempi di come questa cultura umanistica fosse essenzialmente pratica e voltata a compiacere i protettori
sono le invenzioni e le scoperte che rivoluzionarono, nel XV secolo, il mondo: la polvere da sparo (usata in Cina per
scopi non militari e perfezionata daglio scienziati umanisti), la stampa a caratteri mobili e le scoperte geografiche
(possibili grazie al rinnovamento della cosmografia).

Navigazione
Nel Medioevo aveva avuto grandissima diffusione nel
Mediterraneo la navigazione in galea, una nave
sviluppata da modelli bizantini (la chelandria o il
dromone) a loro volta evoluti dalla trireme romana.
Nella galea si trovavano numerosi rematori che
muovevano grossi remi (uno o due per remo), che fino
al Quattrocento erano marinai liberi (solo in seguito si
inizi a usate schiavi e prigionieri, da cui il termine
galeotto). La galea aveva due ponti ed arrivava a
misurare circa 40x4x4 metri, con remi lunghi 7-8 metri.
Da Trecento si diffuse la rematura "allo scaloccio", con
Una galeazza spagnola
tre o anche cinque rematori per remo e da 24 a 29 bachi
per fiancata. chiaro che il difetto di queste
imbarcazioni fosse lo spazio ristretto dovuto all'ampio equipaggio, che poteva anche superare i duecento membri (tra
rematori, balestrieri, cmito e sottocmito, nocchieri, prodieri, consiglieri, alighieri, spallieri e, dopo la comparsa dei
cannoni, di bombardieri), rendendole barche pi adatte alla guerra che al trasporto.
Per aumentare la stiva si dovettero ridurre i rematori e introdurre una velatura pi articolata, ottenendo tipologie
spurie come le "galee grosse" o "galeazze". Spesso queste navi viaggiavano scortate da galee da guerra o
viaggiavano in convogli per evitare i rischi dei corsari.
Con il crescere del volume dei commerci, fra Due e Trecento si svilupparono nell'area baltica e fiamminga nuovi tipi
di imbarcazioni con grande stiva e ampia velatura (anche se ancora non perfettamente maneggevole), chiamate cocca
o caracca, che viaggiavano soprattutto nell'Atlantico.
Un'altra importante innovazione per la navigazione fu l'entrata in uso della bussola e del sestante, che permettevano
di determinare la posizione in mare, quindi consentendo la navigazione d'alto mare invece che costiera. Anche la
cartografia si era sviluppata, con carte nautiche dette "portolani" molto precise, che riportavano anche descrizioni di
coste e fondali.

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Basso Medioevo

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Cartografia e cosmografia
Tra i rinnovatori del pensiero geografico e
cosmografico medievale vi furono Pierre d'Ailly e
Paolo dal Pozzo Toscanelli. La terra si pensava come
un globo nel quale i tre continenti conosciuti (Asia,
Africa ed Europa) si disponevano attorno al
Mediterraneo come un disco di terra. Tra i problemi
che ci si poneva maggiormente vi era quello se fosse
possibile raggiungere l'Asia (in particolare il "Gran
Cane", il sovrano dei mongoli con i quali gli europei
erano venuti a contatto nel XIII secolo prima che la fine
della pax mongolica e l'avanzata dei turchi rendessero
Carta portolanica del Mediterraneo, Atlante de Cresques, 1375
impossibili le vie di terra) navigando verso Occidente e
se s in quanto tempo. A lungo era prevalsa l'idea che il
limite dell'Oceano fosse invalicabile, almeno finch non erano ricomparse in Occidente le opere di Aristotele tra XII
e XIII secolo. Inoltre la Cosmographia di Tolomeo era stata tradotta nel 1410 in latino da Jacopo d'Angelo da
Scarperia.
Ma il Toscanelli non si era adattato alle tesi tolemaiche, arrivando a elaborare un calcolo secondo il quale la penisola
iberica distava dalla Cina circa un quinto della distanza reale, avvicinandosi ai calcoli di Marino di Tiro. Egli espose
le sue elaborazioni in una lettera al canonico di Lisbona Fernan Martins (1474), che lo aveva conosciuto al concilio
di Firenze La loro corrispondenza fu nota a grandi navigatori, tra i quali certamente Cristoforo Colombo, ed inoltre
dimostrava come alla fine del Quattrocento fosse notevole l'interesse per raggiungere l'Asia via mare. Ci avrebbe
permesso di importare le preziose spezie senza farle transitare dai paesi musulmani, ed avrebbe consentito di mettersi
in contatto con i mongoli di Cina (gli Europei non sapevano che dinastia Yuan non esisteva pi da pi di un secolo)
per coalizzarsi insieme contro la minaccia turca e l'Islam in generale. In un certo senso si fondevano in questa
possibilit le ragioni del commercio, della geografia e della crociata.

Le esplorazioni geografiche
Le prime esplorazioni nell'Atlantico seguirono la costa africana,
nel tentativo magari di circumnavigarla. Nel 1291 erano salpati da
Genova i fratelli Vivaldi, che dopo aver attraversato le colonne
d'Ercole non fecero pi ritorno. Ai primi del XIV secolo il
genovese Lanzarotto Malocello giunse alle Canarie, gi note ai
navigatori antichi ed arabi, avvistate e riperdute a pi riprese da
marinai genovesi e di Maiorca; nel 1341 vi giungevano Angiolino
de' Corbizi e Nicoloso da Recco per conto di Alfonso IV del
Portogallo. Tra il 1340 e il 1350 venne scoperta Madera e solo
molti anni dopo, tra il 1427 e il 1432 si scoprirono le Azzorre.
Le notizie sulla ricchezza in oro di Mali e Sudan (all'epoca per
Sudan si intendeva tutta la fascia di foreste al di sotto del Sahara)
alimentarono le spedizioni che cercavano di arrivare alla foce del
Niger. Nel 1346 il navigatore di Maiorca Jayme Ferrer super il
capo Bojador (Finis Africae), un traguardo isolato bissato solo nel

Enrico il Navigatore

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1433-34. Nel 1447 venne raggiunta la foce del Senegal, dove arrivavano alcune piste carovaniere con oro, avorio e
schiavi e da dove si sarebbe potuta raggiungere la mitica Timbuct. Tra il 1457 e il 1470 si scopr Capo Verde e nel
1487, finalmente, il portoghese Bartolomeo Diaz varcava il Capo di Buona Speranza aprendo la via delle Indie,
raggiunte effettivamente da Vasco da Gama dopo il 1497.
Queste conquiste vennero promosse dal re portoghese Enrico il Navigatore, che aveva riunito nel sud del Portogallo,
l'Algarve, un vero e proprio centro studi con cartografi, geografi e astronomi. Il re cercava forse il mitico Prete
Gianni, un monarca cristiano che avrebbe potuto salvare l'Europa dal pericolo turco, che, secondo le ultime notizie,
poteva trovarsi in Etiopia (ambasciatori abissini si erano presentati anche al concilio di Firenze del 1439). Il sogno di
Enrico era venire in contatto col re Etiope, che possedeva le sorgenti del Nilo, per minacciare l'Egitto e costringerlo a
rendere Gerusalemme alla cristianit.

Cristoforo Colombo
L'impresa pi importante e rivoluzionaria tuttavia non riguard
l'Africa, ma la scoperta del continente americano. Colombo
conosceva sicuramente la corrispondenza tra il Toscanelli e il
Martens[8]. Colombo era figlio di mercanti di origine non
certamente precisata, e fin da giovane navig molto. Tra il 1478 e
il 1479 si stabil in Portogallo, dove spos la figlia del governatore
di Porto Santo a Madera, il piacentino Bartolomeo Perestrello.
Colombo mise insieme una serie di notizie eterogenee, da Plinio ai
geografi arabi, da Pierre d'Ailly a Enea Silvio Piccolomini,
elaborando un sistema cosmografico coerente (sebbene errato)
secondo il quale era possibile arrivare in Asia navigando verso
occidente, invece che compiere la lunga e difficoltosa
circumnavigazione dell'Africa. Egli immaginava che la Terra fosse
molto pi piccola, con le isole del "Cipango" (il Giappone) distanti
appena 5.000 chilometri dalle coste portoghesi (invece dei 20.000
reali). Dopo essersi rivolto inutilmente a Giovanni II del
Sebastiano del Piombo, Ritratto di Cristoforo Colombo
Portogallo, che era interessato alla navigazione orientale, Colombo
si trasfer in Spagna (1485, dove prese a bussare con insistenza
alla porta dei "re cattolici", all'epoca ancora impegnati nella conquista di Granada. Colombo predicava la necessit di
raggiungere l'Asia e il Gran Cane (il Gran Khan mongolo, che effettivamente aveva regnato in Cina due secoli
prima, la cui dinastia - ma questo Colombo non poteva saperlo - era stata gi rovesciata nell'Impero celeste) per
allearsi con lui contro i turchi e riconquistare Costantinopoli e la Terra Santa. Egli sottolineava, suscitando le
simpatie di Isabella di Castiglia, come il suo nome, Cristoforo, fosse un segno del destino, augurandogli una sorte
simile a san Cristoforo che, secondo la leggenda, aveva trasportato Ges da una sponda all'altra di un fiume in piena.

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Colombo non godeva invece di ammirazione presso il re


Ferdinando II d'Aragona, che lo vedeva come un arrampicatore
sociale senza scrupoli, che chiedeva una quantit eccessiva di
denaro e che pretendeva di essere nominato governatore di tutte le
aree che avesse scoperto, nonch una quota molto alta delle
ricchezze che vi avrebbe trovato. Una corte di dotti si riun a
Salamanca e bocci tutte le sue tesi una per una. Nessuno poteva
sapere per che effettivamente esistesse un continente intermedio
tra Europa ed Asia e che casualmente si trovasse pi o meno alla
distanza che Colombo pensava occorresse per trovare le Indie: ci
mantenne a lungo l'equivoco che le terre scoperte fossero
effettivamente l'Asia e non qualcosa di diverso.
Nonostante la bocciatura, Colombo fece leva su tutte le sue
conoscenze e infine riusc a convincere i re che il 17 aprile 1492
firmarono la convenzione di Santa F, dove gli venivano concessi i
titoli di ammiraglio, di vicer e di governatore delle terre che
avesse scoperto. Il 3 agosto le tre famose caravelle (in realt una
era una cocca leggermente pi grande) salparono dal porto di
Palos grazie ai capitali spagnoli e fiorentini. Il 12 ottobre Colombo
avvist un'isola che lui credeva del Cipango, chiamata dagli
indigeni Guanahani, che lui ribattezz San Salvador (forse era
l'isola di Watling nelle Bahamas).

Isabella di Castiglia, dettaglio della Vergine della


mosca, attribuito ad un anonimo fiammingo della
scuola di Jan Gossaert

In altre spedizioni successive Colombo arriv a Cuba e su Hispaniola (Haiti), anch'egli pensava fosse il Catai, la
Cina descritta da Marco Polo.
Tra il 1492 e il 1504 Colombo comp quattro viaggi verso il "Nuovo Mondo". La sua attivit come vicer non fu
fortunata, perch non seppe mantenere l'ordine tra i coloni spagnoli e venne accusato anche di ruberia. Tornato in
Spagna e allontanato dalla corte dopo la morte della regina, mor a Valladolid nel 1506.

L'America
Sembrava che tutti meno che lui avessero
capito che le nuove terre non erano l'Asia e
si scaten presto una gara tra le potenze
europee ad accaparrarsi le nuove terre. Papa
Alessandro VI stabil con la bolla Inter
Caetera (ritoccata poi dal trattato di
Tordesillas del 1494) che la demarcazione
del Nuovo Mondo tra Spagna e Portogallo,
le due potenze maggiormente in corsa, fosse
la linea verticale posta circa 370 miglia ad
ovest delle Isole Azzorre, con la parte
La circumnavigazione di Magellano
orientale, che inaspettatamente comprese
tutto il futuro Brasile, ai portoghesi, e la
parte occidentale agli spagnoli. Iniziava cos la colonizzazione dell'America Latina.
L'America del Nord venne invece toccata nel 1497 dal veneziano Giovanni Caboto, al servizio dell'Inghilterra, che
avvist per primo l'isola di Terranova.

Basso Medioevo
Il nome "America" venne trascritto per la prima volta dal cartografo tedesco Martin Waldseemller nel 1507, che
intitol cos un trattato in onore del navigatore fiorentino Amerigo Vespucci, che esplor le coste sudamericane per
conto del re del Portogallo rafforzando la certezza che non si trattasse dell'Asia. La prova che tra America e Asia vi
fosse un nuovo oceano fu data solo nel 1513 quando Vasco Nuez de Balboa attravers l'Istmo di Panama e vide il
Pacifico, mentre nel 1519 Ferdinando Magellano attravers lo stretto che da lui prende il nome.
Con questo straordinario allargamento di orizzonti si soliti collocare (anche se non univocamente) l'inizio dell'evo
moderno per l'Europa.

Note
[1] Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, edizioni Biblioteca di storia patria, a cura dell'Ente per la diffusione e l'educazione storica,
Roma 1967

autori vari, Lazio guida rossa del Touring Club Italiano, Touring Editore, 1981 (pag. 743);
Giovanna Bergamaschi, Arte in Italia: guida ai luoghi ed alle opere dell'Italia artistica, Electa, 1983 (pag. 243);
Giuseppe Sandro Mela, Islam: nascita, espansione, involuzione Armando Editore, 2005 (Google eBook, pagina 67);
Salvatore Aurigemma, Angelo de Santis, Gaeta, Formia, Minturno
vedi pagina: GolfoTv - Notizie dal Golfo di Gaeta (http:/ / www. golfotv. info/ home/ content/ view/ 2665/ 29/ )

Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, edizioni Biblioteca di storia patria, a cura dell'Ente per la diffusione e l'educazione storica,
Roma 1967 (il capitolo del libro riguardante Ancona consultabile alla pagina: (http:/ / www. iststudiatell. org/ p_isa/ NE/ rsc_vol_02.
pdf);
Horst Dippel, Costituzioni Degli Stati Italiani (volume 10: Documenti costituzionali di Italia e Malta, parte 1: Ancona-Lucca) edizioni
Walter de Gruyter (Berlino, Germania), 2009 (pagina 130);
autori vari, Marche - Guida rossa Touring Club Italiano, Touring Editore, 2005 (pagine 88 e 104);
Giuseppe Sandro Mela, Islam: nascita, espansione, involuzione Armando Editore, 2005 (Google eBook, pagina 67);
Peris Persi, Conoscere l'Italia (volume Marche), Istituto Geografico De Agostini, Novara 1982 (pag. 74);
Gabriella Airaldi, Benjamin Z. edar, I comuni italiani nel regno crociato di Gerusalemme, Universit di Genova, Istituto di medievistica,
1986 (Pag. 525);
Valerio Lugoni (a cura di) Meravigliosa Italia, Enciclopedia delle regioni, edizioni Aristea, Milano;
Guido Piovene, in Tuttitalia, Casa Editrice Sansoni, Firenze & Istituto Geografico De Agostini, Novara (pag. 31);
Pietro Zampetti, in Itinerari dell'Espresso (volume Marche), a cura di Neri Pozza, Editrice L'Espresso, Roma 1980

[5]
[6]
[7]
[8]

Autori vari, Croazia. Zagabria e le citt d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali Touring Editore, 2004 (pagina 129);
Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma Mondadori editore, 2010 (pagina 439);
Vesna Pavic Croazia, guida completa Giunti Editore, 2005 (pagina 121);
Armando Pitassio, Corso introduttivo allo studio della Storia dell'Europa Orientale: dall'antichit a Versailles Morlacchi Editore, 2000
(pagine 98 e 128);
Sergio Anselmi, Ragusa e il Mediterraneo: ruolo e funzioni di una Repubblica marinara tra Medioevo ed et Moderna, Cacucci editore,
1988
Che presero il nome proprio dagli Almoravidi.
Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Newton Compton Editori, 2006.
Cardini-Montesano, cit., pag. 414.
Una copia della lettere inviata da Paolo Toscanelli era copiata sul retro di un esemplare dell'Historia rerum ubique gestarum di Enea Silvio
Piccolomini appartenuta a Colombo.

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Basso Medioevo

Bibliografia
Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Universit, 2006. ISBN 8800204740

Voci correlate

Alto Medioevo
Pieno Medioevo
Cronologia del Medioevo
Comune (storia)
Movimenti ereticali
Italia medievale
Sacro Romano Impero
Signoria cittadina
Scisma d'Occidente
Medioevo extraeuropeo

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Janas1912
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