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di Giovanni Gostoli
«La nostra musica era il frutto del periodo storico che vivevamo aspirante batterista che al bar
e l’originalità è stato il principale carattere distintivo». Sono i primi Belpassi conosce Ivan, rimanen-
anni sessanta. In Italia fioriscono numerosi gruppi musicali compo- do affascinato dal suo talento.
sti da giovani per i quali raccontare il proprio tempo significava L’intenzione è quella di fondare
viverlo da protagonisti. La volontà di riuscire a leggere, interpretare un gruppo, al quale manca però
e scomporre la realtà, per unirla nuovamente attorno ad un senso la strumentazione giusta. Cosa
che Walter, invece, a sedici anni
già aveva. Il loro primo incontro
è avvenuto per queste semplici
ragioni ma l’avventura che ha
inizio è veramente unica. «Non
riuscivamo a trovare un nome e
anche il genere musicale era del
tutto innovativo». Così nasce
l’Anonima Sound.
Avevano personalità e caratteri
molto differenti, una specie di
tratti distintivi che emergevano nel rapporto personale ma anche nell’abbigliamento per i concerti,
sempre intimamente ricercato. «Ivan era stravagante ed estroverso» - ricorda il bassista della band
- «sicuro delle sue capacità». Una specie di d’annunziano legato alla sua terra di origine, l’Abruzzo,
con il quale spesso si accendevano animate discussioni politiche. La convergenza era nella loro musica
che di politica non parlava affatto, ma piuttosto ambiva a navigare nelle diverse sensibilità del suono.
«Eravamo completamente immersi in quel periodo. Ci legava l’amore per i grandi complessi inglesi
ma non volevamo imitarli. La nostra caratteristica è stata provare a fare qualcosa di diverso». Era
il periodo dei Beatles, dei Rolling Stones e dei Jethro Tull: di quel rock che cominciava a cambiare
gli stili di vita e i costumi della società. Di una generazione che viaggiava insieme unita dal desiderio
nuovo con la passione della musica. In altre parole, esserci. di costruire il futuro, dalla volontà di provarci e la voglia di farsi sentire. Per quanto fossero attratti
Walter Monacchi, vadese, docente, con un timido sorriso sul volto dai ritmi inglesi, l’Anonima Sound voleva qualcosa di più. Di loro, capace di far emergere assieme
ricorda quelle emozioni. E’ l’autunno del 1964 quando conosce due al talento anche la particolare unicità della melodia. La strada per l’innovazione passava attraverso
giovani studenti universitari ad Urbino. Ivan Graziani, originario di la costruzione stessa degli strumenti. «Era voglia di sperimentare nella sonorità tutto ciò che potevamo
Teramo, suona la chitarra splendidamente; e Velio Gualazzi, un immaginare e parlare alla nostra generazione». Così è stato.
E’ complicato definire lo stile dell’Anonima Sound perché era una splendida contaminazione di più
generi. Una musica da ascoltare che alla fine piaceva a più generazioni. «Ricordo ancora» - continua
Monacchi - «le parole di un violinista. Era il primo violino alla Filarmonica di Vienna in concerto a
Rimini. Dopo la sua esibizione ci diede un consiglio che tenemmo presente, questo: “mi raccomando
ragazzi non usate sempre lo stesso suono per gli strumenti ma costruiteli per farli convivere con i
ritmi della vita”».
Nello stesso giorno avrebbero dovuto tenere uno spettacolo a Bellaria, in provincia di Rimini. «Era
una giornata triste. Per colpa del mal tempo i concerti erano stati sospesi. Non aver avuto la
possibilità di suonare» - confessa Walter - «mi ha dato l’opportunità di scrivere i miei pensieri». Nella
sua mente nascono le parole “Fuori Piove” (1967) e la musica sarà di Graziani, ma non essendo
nessuno dei due iscritti alla SIAE i firmatari saranno altri. L’eccezzionale singolo darà il nome al loro
primo 45giri che ottenne un successo di vendite altrettanto straordinario.
La seconda facciata contiene “Parla tu”, una canzone lanciata da Renzo Arbore al programma
Bandiera gialla che viene, forse per queste ragioni, maggiormente apprezzata dal pubblico. Deci-
samente numerose le collaborazioni che hanno avuto. Tra i quali compaiono, per la musica, i nomi
di Roberto Vecchioni e Mogol; per
gli arrangiamenti, invece, quello di
Franco Monaldi, anch’egli vade-
se, passato alla storia come uno
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dei più grandi maestri della musi-
ca leggera italiana. Dopo aver
DINI & BRAVI MULTIMARCA vinto la tappa di Teramo, nel 1967
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partecipano al Cantagiro. Da quel
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momento diventano dei veri pro-
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REVISIONI nuavano a sentirsi semplici dilet-
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«Suonando gustavamo il piacere
del rapporto con il pubblico». Fa-
cevano attrazione ed erano molto
gettonati, anche dal pubblico fem-
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minile. A Milano si sono esibiti con
Lucio Dalla, ma anche i Nomadi, i Dik Dik, la Premiata Forneria Marconi e molti altri ancora. Ogni
di Franca Salvi spettacolo aveva una durata di circa un’ora, di “pezzi” interamente loro, e riuscivano a fare circa
Tendaggi centocinquanta serate all’anno. Alcuni concerti si sono tenuti anche a Sant’Angelo in Vado.
Sicuramente diversi ricorderanno questo, ma pochi sono a conoscenza che alcune prove del gruppo
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