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Avvenire 03/03/2012

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SABATO 3 MARZO 2012

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Mano tesa dallItalia alle future mamme africane


MILANO. Un progetto per

LOnu: Crimini di guerra dei ribelli in Libia I raid della Nato hanno ucciso 60 innocenti
TRIPOLI. I ribelli che nel 2011 hanno combattuto contro le forze di Muammar Gheddafi hanno compiuto crimini di guerra e continuano a compiere rappresaglie contro i presunti sostenitori del rais sconfitto e ucciso e contro le minoranze. Lo denuncia un rapporto dellOnu, il secondo sulla Libia. Nel documento si esamina anche laspetto dei bombardamenti della Nato. Gli esperti dellOnu hanno concluso che le bombe hanno ucciso almeno 60 civili e ne hanno feriti 55. Tra i 20 raid della Nato che sono stati presi in considerazione si legge nel rapporto della Commissione delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani ne sono stati individuati cinque durante i quali 60 civili sono stati uccisi e 55 feriti. Altri due bombardamenti hanno invece danneggiato infrastrutture civili senza che nei pressi sia mai stato individuato un reale obiettivo militare. Ci nonostante,

garantire un futuro di sviluppo alle popolazioni africane a partire dai bisogni di salute primari e per cercare di ridurre uningiustizia che appare sempre meno tollerabile. Prima le mamme e i bambini un programma lanciato da Medici con lAfrica-Cuamm con il sostegno di quattro Fondazioni bancarie: Cariparo, Cariplo, Cariverona e Compagnia di San Paolo. Lobiettivo primario ridurre la mortalit da parto che rappresenta un fardello pesante per lAfrica: se in Italia la mortalit per motivi legati al parto di 0,04 donne ogni mille, in Angola di 14, in Etiopia 7, in Tanzania 9 e in Uganda 5. Analoga la mortalit infantile in Italia 3,38 bambini su mille nati vivi che in Angola a quota 130, in Etiopia 69, in Tanzania

67 e in Uganda 85. Lobiettivo del progetto di raddoppiare in 5 anni il numero dei parti assistiti (ognuno costa 40 euro), passando dagli attuali 16mila a 32-33mila lanno: Una sfida coraggiosa spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm visti i tempi di crisi, per una sfida non solo finanziaria ma anche valoriale. Motivi organizzativi, difficolt dei trasporti, scarsit di risorse sanitarie: tutto concorre a rendere ad alto rischio il percorso nascita. Che pu richiedere anche un taglio cesareo (costa 100 euro), praticato solo nell1,5 per cento dei parti. Lintervento del Cuamm si concretizzer in quattro ospedali: a Wolisso (Etiopia), ad Aber (Uganda), a Chiulo (Angola) e a Tosamaganga (Tanzania) che con 22 centri di salute periferici coprono i bisogni

sanitari di un milione e 300mila persone. Sono ospedali cattolici di propriet delle diocesi africane, cui ha prestato aiuto anche la Conferenza episcopale italiana sostenendo volta a volta costi di costruzione, spese correnti o aggiornamento del personale: Ed intenzionata aggiunge don Dante Carraro a sostenere anche questo progetto. Il costo complessivo di 5 milioni e 546mila euro e per il primo anno ne sono garantiti 700mila da parte delle quattro fondazioni bancarie, ha spiegato Giuseppe Guzzetti (Cariplo): Tre fondazioni si sono gi impegnate a mettere un milione a testa e anche la quarta certamente garantir la propria parte.
Enrico Negrotti
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secondo lo stesso testo (visionato dallagenzia France Presse), lAlleanza ha compiuto una campagna molto precisa, con notevole determinazione proprio per evitare perdite civili. Il rapporto spiega anche che in alcuni casi le notizie di perdite civili diffuse dal regime di Muammar Gheddafi sono state esagerate o addirittura sono state frutto di un deliberato tentativo di disinformazione.

I medici del Cuamm hanno lanciato la sfida per ridurre la mortalit: raddoppiare le partorienti assistite in 5 anni

LA CRISI A DAMASCO

IVentisette intensificano le pressioni sul governo siriano. In vista nuove sanzioni. Ritrovati in un cimitero i corpi dei due giornalisti uccisi. Gli altri due reporter hanno fatto ritorno in Francia accolti da Sarkozy

Ribelli a Misurata nellagosto scorso (Ap)

Assad, lUe evoca la Corte penale dellAja


Il regime vieta lingresso della Croce Rossa a Homs
DI BARBARA UGLIETTI

lintervista
Il fotoreporter Alessio Romenzi, appena rientrato dal centro assediato, racconta: I ribelli si sentono traditi, senza aiuti non potranno resistere a lungo: combattono con vecchi fucili
Edifici distrutti a Baba Amro, alla periferia di Homs (Reuters)

Paesi europei scalpitano, singolarmente e sotto lombrello dellUnione. Ma fare i conti con il regime siriano di Bashar al-Assad faccenda sempre pi complicata: il veto di Cina e Russia in Consiglio di sicurezza ha spuntato le armi alla Comunit internazionale. Sul terreno c ben poco fare, almeno per quanto riguarda un puro intervento militare. La soluzione sembra essere da unaltra parte, nascosta nelle possibilit offerte dalla diplomazia e dalla politica. E impegna soprattutto Bruxelles, visto che gli Stati Uniti, pur convinti della necessit che Assad se ne vada (non si tratta di capire se, ma quando, ha ribadito ieri Obama) restano in posizione defilata come fu, a suo tempo, per la crisi in Libia. La Ue, dunque. In pista su due fronti: quello delle sanzioni e quello giudiziario. Ieri i capi di Stato e di governo dei Ventisette hanno deciso di predisporre nuove misure restrittive contro il regime di Damasco che andranno ad aggiungersi al pacchetto varato luned: la bozza allo studio. Sul fronte giudiziario, invece, gli europei hanno evocato la possibilit (pur senza configurala espressamente) di deferire Assad alla Corte penale internazionale dellAja, come accadde per Gheddafi. I Ventisette si sono detti inorriditi delle atrocit avvenute in Siria. Coloro che le hanno commesse ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy saranno ritenuti responsabili delle loro azioni. LUnione contribuir quindi a raccogliere prove sugli orribili crimini messi in atto dal regime siriano. Il presidente francese Nicolas Sarkozy stato pi esplicito e pressante. Rivendicando un ruolo pi politico della Ue (la Ashton pensa che dopo aver messo 10 milioni di euro per gli aiuti umanitari lUnione Europea abbia fatto il suo compito, ha detto in polemica con lAlto rappresentante Ue), ha dichiarato che chi commette crimini in Siria ne dovr rispondere davanti alla Corte penale internazionale. Sarkozy ha riconosciuto che, in mancanza di un mandato dellOnu, quello delle sanzioni resta lo strumento pi efficace di cui disponiamo, ma ha anche rilanciato lipotesi dei corridoi umanitari: se il Consiglio di sicurezza riuscisse a istituirli, ha spiegato, sarebbe possibile far entrare aiuti nel Paese e anche armi per i ribelli. La cosa ri-

Ho visto massacri indiscriminati di civili: una vergogna che il mondo resti inerme
DI NELLO SCAVO

Sotto la neve, la fila per il pane ad al-Qusayr, a pochi chilometri da Homs (Reuters)

Affondo anche di Obama: Ha i giorni contati Ma la repressione va avanti: 53 morti. Notizie di esecuzioni sommarie nella citt-martire
chiederebbe un passaggio obbligato allOnu e, soprattutto, un ammorbidimento di Russia e Cina, ma potrebbe non essere una svolta cos impossibile dopo le elezioni a Mosca. Per intanto, la Francia ha chiuso la propria ambasciata a Damasco (una decisione infelice, ha commentato Damasco). E alle richieste di Sarkozy si accodato il premier britannico David Cameron, secondo il quale il regime criminale di Damasco dovr assumersi e sue responsabilit. Assad per ora si dimostra per impermeabile a qualsiasi pressione. Anche ieri ci sono stati almeno 53 morti in tutto il Paese, tra cui molti bambini. Le vittime si sono registrate soprattutto a Homs, che resta sotto i bombardamenti. Sono circolate anche notizie su esecuzioni di

massa di giovani civili siriani ad opera dei soldati lealisti: lAlto commissariato dellOnu per i Diritti umani sta cercando di verificare le notizie. Sempre a Homs arrivato invece il convoglio di aiuti della Croce Rossa. Le autorit siriane non hanno per consentito ai mezzi di entrare nel quartiere di Bab Amro, dove pi si concentrata la repressione. Un divieto inaccettabile ha detto Jakob Kellenberger, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa. E che viene interpretato dagli oppositori come un tentativo del regime di nascondere i massacri avvenuti questi giorni. A Bab Amro le autorit siriane hanno trovato ieri i corpi della giornalista americana Marie Colvin e del fotografo francese Remi Ochlick: erano in un cimitero del quartiere. Le spoglie sono state portate a Damasco. I due giornalisti francesi Edith Bouvier e William Daniels sono invece riusciti finalmente a lasciare la Siria e rientrare in patria. Sarkozy li ha accolti ieri sera allarrivo a Parigi.
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elusi, abbandonati, traditi dalla comunit internazionale. cos che si sentono i siriani che stanno combattendo il regime. Si attendevano un aiuto dallesterno, invece percepiscono che la loro primavera viene considerata diversa dalle altre. Da poche ore il fotoreporter Alessio Romenzi al sicuro in Libano, da dove tenter di rientrare in Siria fin dai prossimi giorni. In queste settimane i suoi scatti dalla zona di Homs hanno fatto il giro del mondo. Una volta nella regione, il 38enne ternano stato arruolato dagli americani del Time magazine. Nella sua Nikon ci sono gli ultimi scatti dalla campagna disseminata di governativi a caccia di resistenti. Immagini dure, che raccontano di una battaglia disperata. Quanto ancora pu resistere lEsercito libero dei miliziani antiregime? In mancanza di un serio aiuto esterno non credo possano sostenere a lungo il confronto armato con i governativi. Per acquistare le armi si

organizzano collette sul posto o si aspetta il denaro raccolto da siriani allestero, ma i prezzi si sono triplicati. A Qseir (40mila abitanti, a 25 chilometri da Homs) circa un

Alessio Romenzi

migliaio di resistenti, fronteggia i governativi con vecchi fucili automatici, lanciarazzi Rpg e due mortai. Nei giorni scorsi si sono uniti dei disertori, che hanno portato anche un vecchio carro armato russo T-62. Il referendum sulle cosiddette riforme, come stato vissuto nella regione di Homs? Come una farsa. La gente non sapeva neanche che si

sarebbe votato. Del resto in questi giorni i media locali trasmettono programmi di intrattenimento, dal turismo al make-up per ragazze fatto in casa, ma nessuna notizia della ribellione. Comunicare difficilissimo, cos come usare Internet, e trasmettere le immagini allestero stata unimpresa. Come ha fatto a sfuggire allassedio dei lealisti? Devo tutto alle famiglie locali, che a proprio rischio assistono i pochi reporter rimasti. Non ho quasi mai dormito nello stesso posto, troppo rischioso. Solo cos ho potuto assistere ai bombardamenti indiscriminati su civili inermi, un massacro senza sosta. Qual il messaggio che vorrebbe passasse attraverso i suoi scatti? uno scandalo che tutto questo accada ai giorni nostri. Una vergogna che ricade non solo sui Paesi occidentali. I governativi usano indiscriminatamente mortai, Rpg, carri armati. Sparano alle abitazioni. Sangue innocente viene versato senza che si faccia nulla di concreto per fermare la mattanza.
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Una bandiera americana bruciata in segno di protesta dopo il rogo di alcune copie del Corano (Epa)

Rogo Corano, non perdonare gli Usa


DA NEW YORK LORETTA BRICCHI LEE

NORVEGIA
INFERMIT MENTALE: BREIVIK POTREBBE EVITARE LA PRIGIONE

Afghanistan
Pressing degli ulema su Karzai: Un gesto diabolico, i colpevoli siano immediatamente puniti Attentato al confine con il Pakistan: almeno 33 le vittime

e la violenza innescata dal rogo di alcune copie del Corano alla base di Bagram, si sta placando non sembra invece spegnersi lo sdegno afghano. Ieri, al termine di un incontro con il presidente afghano Hamid Karzai, il Consiglio degli ulema ha condannato latroce, disumano e barbarico atto sostenendo che un tale gesto diabolico non pu essere perdonato sulla base delle scuse presentate dal presidente americano Barack Obama. Gli alti esponenti religiosi del Paese hanno pertanto chiesto che i responsabili di tale crimine vengano

pubblicamente processati e puniti e sostenendo che il libro sacro non sarebbe mai stato incenerito da soldati locali, di religione islamica hanno fatto pressione perch il controllo delle carceri venga tolto dalle mani delle forze americane. Una posizione che rafforza quella del governo afghano e che rimane un punto conteso nellaccordo che Kabul e Washington stanno negoziando in vista della fine delle operazioni militari Usa sotto legida della Nato, nel 2014. Subito dopo la scoperta del rogo di alcune copie del Corano, il maggiore comandante americano in Afghanistan, generale John Allen, ha imposto a tutti i soldati Usa in loco un addestramento immediato su come trattare in modo corretto materiale religioso islamico, mante-

nendo comunque che lincidente sarebbe stato non intenzionale. Secondo fonti militari intervistate dal Washington Post, lindagine per far luce sullaccaduto avrebbe gi identificato i cinque soldati coinvolti e stabilito, in via preliminare, che sia trattata di pura negligenza. I volumi sequestrati ad alcuni prigionieri sul sospetto che venissero utilizzati per lo scambio di messaggi estremisti, sarebbero infatti stati custoditi in un ufficio della base di Bagram dove, scambiati per spazzatura sarebbero successivamente portati alla discarica e dati alle fiamme. I responsabili, potrebbero quindi perdere il proprio rango, ma sempre secondo indiscrezioni difficilmente processati pubblicamente. Una questione che, prendono atto

i funzionari americani, potrebbe suscitare una nuova ondata di rappresaglie contro gli Usa. Durante le proteste scaturite dallincidente del 20 febbraio, sono morte circa 40 persone e oltre 200 sono state ferite in tutto il Paese, mentre sei militari americani sono stati assassinati da soldati afghani. Ancora ieri, un individuo a bordo di una motocicletta si fatto esplodere contro un convoglio delle forze si sicurezza Isaf sotto il controllo Nato, nella provincia di Kandahar, ferendo almeno sette persone, tra cui quattro militari stranieri. Scontri si sono per registrati al confine tra lAfghnaistan e il Pakistan dove almeno 33 persone 10 soldati e 23 militanti sono state vittime di un attentato suicida.
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La procura norvegese si detta disposta a riconoscere lirresponsabilit penale di Anders Behring Breivik, lestremista che il 22 luglio scorso ha massacrato 77 persone in due successivi attentati a Oslo e nellisola di Utoya. Unipotesi che consentirebbe allimputato di evitare il carcere, in quanto non in possesso delle sue facolt mentali al momento del delitto. Sarebbe, dunque, chiuso in un istituto psichiatrico. La procura, tuttavia, ha precisato che potrebbe cambiare idea in caso emergessero nuovi elementi sullo stato mentale dellimputato.

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March 3, 2012 9:28 am / Powered by TECNAVIA / HIT-MP

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