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CORO DI NATALE Affacciati sulle opposte sponde di un antico ramo del fiume Po, chiamato Primaro, nella bassa

pianura del delta, si trovano due piccoli paesi di nome Filo e Longastrino. Sar per la diversa provincia stampata sulle targhe delle auto, sar colpa di antiche contese mai dimenticate, ma le due contrade solo di rado hanno fraternizzato. Ad essere sinceri, non si pu dire che siano diverse: hanno entrambe una piazza ed una chiesetta dal basso campanile, case color mattone, porticati sorretti da bitorzoluti architravi in legno e strade acciottolate. Nellaria si respira unatmosfera di sobria ruralit che tutto permea, come la nebbia dautunno. C anche un piccolo traghetto che pi volte al giorno riduce il confine, tessendo da sponda a sponda un invisibile ricamo. Ma come spesso accade, ogni occasione motivo di rivalit. Per esempio, durante le feste patronali, la gastronomia delle due comunit si divide tra lelegia della salama da sugo e lapoteosi del salame alla brace. Oppure al tempo della zucca, quando si fronteggiano gli schieramenti del raviolo e del risotto, e ancora, nel mese di novembre, quando da una parte del fiume si degusta selvaggina di pelo - ovvero la lepre -, mentre dallaltra si cucina selvaggina di penna - ovvero il fagiano. Fra tutti i tentativi di distinzione, i due paesi non possono per dimenticare gli accadimenti di una lontana stagione invernale. Fu la giunta municipale di Filo ad avviare la contesa, quando decise, per la prima volta, di innalzare nel centro della piazza il moderno simbolo del Natale: labete bianco. Non era facile trovare alberi di quel tipo. Di frassini, querce, olmi e tigli ce nerano in abbondanza, ma di piante sempreverdi si potevano trovare solo i cipressi ed i tassi ospitati nel cimitero, che non era il caso di disturbare. Cominciarono cos in sordina i sopralluoghi nelle campagne del circondario ed un esemplare fu ritrovato nella corte colonica del Conte DallAcqua: era stato piantato dal bisnonno Leandro, di ritorno da un viaggio sulle Dolomiti. Lassessore ai Lavori Pubblici intavol subito una trattativa con gli eredi: il Comune avrebbe pagato un generoso indennizzo ed il paese di Filo avrebbe finalmente messo in scacco Longastrino.

Fu per questa seconda ragione che il Signor Conte Edmo acconsent allimpresa di tagliare e trasportare il grande abete. Con una squadra di sette operai, il 10 dicembre cominci loperazione Albero di Natale. Quando trattore e gru entrarono nella piazza del paese con il maestoso bottino, la cittadinanza di Filo rimase a bocca aperta, compiaciuta e disponibile a fornire consigli e suggerimenti. Lalbero fu issato in perfetta verticalit, con la punta che quasi sfiorava lorologio del Municipio. Un tale, maestoso trofeo non poteva, per, passare inosservato. Trascorsero poche ore e a Longastrino si avviarono le consultazioni: accettare la sfida o rimanere nella tradizione del Presepe, allestito nella canonica di Don Arturo? Su mandato del Sindaco, il geometra dellUfficio tecnico pass subito in rassegna le potenzialit del territorio. Ed un abete fu fortunosamente scovato nel giardino del Dottor Vandini, erborista ed appassionato coltivatore di essenze vegetali. Informato dellobiettivo per cui lalbero era destinato, non si fece pregare ed acconsent allabbattimento. Con un giorno di ritardo anche Longastrino pot disporre di un bellissimo abete. Raccontano alcuni testimoni che in quei giorni si notarono agli attracchi del traghetto frequenti trasbordi di filesi e longastrinesi, che con malcelata noncuranza spiavano le mosse del paese frontista. La cura degli addobbi cominci in contemporanea. In successione furono appesi fiocchi di velluto, palle colorate e boccoli di tulle. Fu poi la volta di fili dorati intrecciati a spirale e batuffoli di cotone a simular la neve. Alla fine spuntarono anche, in distinzione, tortelli di mostarda e ravioli di castagne. Natale stava assumendo una nuova ed allegra fisionomia. Antide, lelettricista di Longastrino, ebbe la grandiosa idea di illuminare lalbero e le vie del centro che si dipartono a raggiera. Ma anche a Filo abitava un elettricista e gli allestimenti di lampadine, spine e trasformatori cominciarono a svolgersi a ritmo alternato. Don Arturo e Don Germano, i parroci delle contrade, osservavano sconsolati la frenesia dei lavori, rincuorati dal fatto che almeno nelle case i presepi continuavano a trovare ospitalit. Via via che le luminarie si estendevano come le maglie di una ragnatela, grande era lemozione, soprattutto alla fine della giornata, quando si metteva in tensione lallestimento, per testare il lavoro e verificare gli attacchi. Per alcuni secondi i cittadini potevano pregustare la magnifica atmosfera che si stava predisponendo per la vigilia di quel Natale.

E la sera del 24 arriv. Dopo cena, uomini, donne, bambini ed anziani, imbacuccati ed intabarrati, scesero in piazza con una candela: i paesi erano tenuti al buio per rendere pi appariscente il momento dellaccensione. Allo scoccare della mezzanotte, i Sindaci diedero il segnale. Leardo a Filo ed Antide a Longastrino spinsero gli interruttori e le due piazze furono sommerse da una cascata di luce. Tutti applaudirono festanti. Lunico a preoccuparsi fu laddetto alla sottostazione elettrica di Argenta, che riscontrando un anomalo assorbimento di corrente alla cabina di servizio, prese la decisione di sospendere la fornitura. In un istante avvenne il miracolo I due paesi piombarono nel buio pi assoluto. Ci fu sconcerto e delusione. I presenti alzarono gli occhi al cielo. E si sorpresero. Nellaria tersa di quella notte, tanto attesa, ritrovarono la magia delluniverso: migliaia di stelle lucenti punteggiavano la volta celeste. Come presi da un comune trasporto, accesero le candele e si diressero verso il fiume. Una lenta processione di piccoli fuochi si dipanava lungo le strade sterrate, su, verso la sommit degli argini. Il baluginare delle luci rimbalzava sullacqua, restituendo piccoli riflessi, simili a lucciole. A distanza di anni, si ritrovarono tutti lungo il fiume, come durante lultima piena. Allimprovviso una stella cadente attravers il cielo. Nonno Giuseppe si chin verso la piccola nipotina, dicendo: Esprimi un desiderio, perch questa notte la ricorderai per sempre.

Ed stato cos. Ricordo ancora le parole del nonno, le luci tremule che disegnavano il corso del fiume, la lunga cometa ed il canto di Natale, intonato dal pi grande coro che avessi mai ascoltato.

Barbara Guzzon

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