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"La " La cosa pi importante riuscire a trasformare il pianoforte da strumento a percussione in uno strumento che canta ...

. contr il timbro cantante fatto di sfumature, colori e cont r asti "

Cari amici musicisti


In fondo semplice: per fare uno strumento musicale vivo sufficiente scegliere materiali naturali di ottima qualit e assemblarli secondo le migliori regole di costruzione- cos che nasce la ricchezza di colori sonori auspicata da Horowitz. Certo, ma questo riesce solo in meno di dieci fabbriche artigianali al mondo;quasi tutti i nuovi pianoforti oggigiorno sono strumenti tendenzialmente percussivi,sminuiti al ruolo di strumento a percussione. La possibilit di modulare l'intensit e il timbro dei suoni prodotti di vitale importanza per il pianista professionista,il presupposto per qualsiasi interpretazione ... e anche per il "semplice" piacere di fare musica e suonare,tutti i pianisti necessitano come prima cosa di colori sonori. Vi invitiamo a conoscere i nostri pianoforti verticali e pianoforti a coda costruiti secondo la grande tradizione artistica artigianale-dal Vostro rivenditore Steingraeber o da noi,nella citt del festival di Bayreuth. Siamo lieti di ricevere la Vostra visita

Udo Steingraeber

Klaviermanufaktur Steingraeber & Shne, 95444 Bayreuth, Germany, Steingraeberpassage 1


steingraeber@steingraeber.de - www.steingraeber.de Fondale: "Bagatelle sans tonalit" Franz Liszt 1885, p. 1

La pi completa ed economica enciclopedia discografica

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&sommario
DIRETTORI RUBRICHE

musica227 - giugno 2011

Conversazione con Riccardo Muti. Un amore da matrimonio con la Chicago Symphony


di Alberto Cantu `

36

7 8 10 1 2 22

Editoriale Indice delle recensioni Recite, Recital, Concerti Dalla platea


Le recensioni di concerti e spettacoli a Bari, Bologna, Brescia, Catania, Firenze, Genova, Ginevra, Liegi, Lugano, Milano, Palermo, Vicenza, Venezia

Letture musicali Attualita `


24 Intervista a Luisa Sello 26 Intervista a Udo Steingraeber 28 La polemica di Marzio Pieri 30 Ci hanno lasciato

Foto di Todd Rosemberg, cortesia www.riccardomuti.com

24
VOCI STORICHE

Linimitabile Schipa
di Michael Aspinall

40 32 48 54 55 50 94 96

Vetrina CD I dischi 5 stelle del mese Le recensioni di MUSICA


80 Sedici domande ad Alexandre Tharaud

GUSTAV MAHLER

Letture mahleriane di riferimento: la Quinta e lOttava


di Riccardo Cassani

PIANOFORTE

Un perfezionismo daltri tempi. Il segreto di Rudolf Buchbinder


di Mario Marcarini

Etichette e distribuzione Abbonamenti

Hanno collaborato a questo numero: Michael Aspinall, Carlo Bellora, Paolo Bertoli, Marco Bizzarini, Claudio Bolzan, Michele Bosio, Vera Brentegani, Roberto Brusotti, Alberto Cantu, Riccardo Cassani, Nicola Catto, Sergio Cimarosti, Benedetto Ciranna, Roberto Codazzi, Umberto Garberini, Gianni Gori, Stephen Ha` ` stings, Marco Leo, Mario Marcarini, Gianluigi Mattietti, Alberto Mattioli, Dario Miozzi, Maurizio Modugno, Aldo Nicastro, Stefano Pagliantini, Giuseppe Pennisi, Marzio Pieri, Giorgio Rampone, Piero Rattalino, Riccardo Risaliti, Riccardo Rocca, Luca Rossetto Casel, Giuseppe Rossi, Giovanni Andrea Sechi, Luca Segalla, Franco Soda, Alessandro Taverna, Lorenzo Tozzi, Massimo Viazzo, Carlo Vitali, Giovanni Vitali, Adriana Zecchini, Paolo Zecchini, Roberto Zecchini
redazione, direzione, amministrazione, pubblicita: ` MUSICA - Via Tonale, 60 - 21100 Varese Tel. 0332 331041 - Fax 0332 331013 www.rivistamusica.com e-mail: info@rivistamusica.com
Foto: Dario Acosta/DG (68), Francesco Angelico (27), Archivio Rivista Musica (copertina Schipa, 28b, 29a, 29b, 30b, 31a, 31c, 48b, 49, 60, 88, 92), Emanuele Arciuli (24a), Basta (copertina Buchbinder), Marco Borggreve (74, 80), Brescia e Amisano/Teatro alla Scala (18), Rocco Casaluci/Teatro Comunale di Bologna (12), foto di Luca dAgostino Luisa Sello veste abiti Archetipo, sponsor personale dellartista. www.archetipo.com (copertina Sello, 24b), Alessandro Dobici (10), David Geringas (31b), Askonas Holt (11), Philipp Horak (51), Lauterwasser/DG (48a), Silvia Lelli, cortesia www.riccardomuti.com (copertina Muti, 36-37), Library of Congress (40-41, 43, 45), Musacchio/Accademia Santa Cecilia (30a), Gianandrea Noseda (65), Palatului (26a), Marzio Pieri (28a), Quartetto Borodin (58), Todd Rosemberg, cortesia www.riccardomuti.com (5, 39), Klaus Rudolph (48c), Udo Steingraeber (26b), Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (16), Teatro Petruzzelli Bari (14), Sonja Werner (72), ZDF (82)

Rivista di cultura musicale e discografica fondata nel 1977

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editoriale &

iccardo Muti e Tito Schipa (entrambi in copertina questo mese), oltre a condividere un amore forte per quella bellissima regione la Puglia nella quale crebbero ed ebbero la prima (ottima) istruzione musicale, sono accomunati ora da un rapporto quasi altrettanto intenso con la cit` ta di Chicago, dove Schipa fu un divo incontrastato nelle stagioni in-

vernali dal 1919 al 1931 e nelle stagioni estive (a Ravinia Park) dal 1923 al ` 1928 e dove Muti si e insediato da pochi anni, stabilendo non solo unintesa da matrimonio con una delle migliori orchestre al mondo, ma anche un legame ` ` di riconoscenza e affetto reciproco con la stessa citta. Ma la vera affinita tra il direttore con il senso innato del canto e il tenore-musicista per eccellenza sta nel carattere inconfondibile del loro fraseggio, che si riconosce dopo poche battute e che lascia unimpronta unica su ogni compo` sizione eseguita. La volonta del tenore di far vivere le parole con immediatezza nuova allinterno di una linea melodica di cesellato rilievo rese affascinante la sua arte anche quando il tim` ` bro si era quasi prosciugato. La capacita di Muti di dare un profilo nobile e una vitalita inte` ` riore alle melodie piu familiari del nostro melodramma si e arricchita di uno spessore umano ` piu denso e intrigante quando il maestro ancora indebolito dopo un intervento chirurgico ` ha diretto quel Nabucco al Teatro dellOpera che rimarra nella storia per diversi motivi. E sono lieto di esserci stato anchio a cantare il Va pensiero sotto la sua bacchetta allultima ` recita, dove regnava unatmosfera di felicita intensa per la battaglia (per la restituzione del
FUS)

vinta grazie allintervento decisivo dello stesso Muti.

A questo proposito potrebbe sembrare paradossale il sogno raccontatoci da Marzio Pieri nella polemica di questo mese. Una polemica che esprime tuttavia un timore che era piuttosto diffuso anche nel pieno della battaglia sacrosanta per il
FUS:

che le fondazioni musicali, rifornite

di soldi, continuassero ad accontentarsi del buono invece di mirare implacabilmente al meglio ` ` (che non e necessariamente la meta piu costosa). Quale teatro italiano, ci si domanda, sa` prebbe accogliere oggi un giovane (ma gia geniale) Schipa ed affidargli sei titoli di seguito, come fece il San Carlo nel 1915? E il fatto che sia girata la voce in questi mesi che si vorrebbe far diventare Gustavo Dudamel, un giovane di talento enorme ma digiuno di cultura melodrammatica (e per certi incarichi la cultura conta molto, come ci ricorda qui Rudolf Buch` binder), il direttore musicale della Scala, fa riflettere su un modo di gestire i teatri assai piu ` attento ai colpi mediatici che riverberano allesterno che alla vitalita dei personaggi che interagiscono sulla scena. Stephen Hastings

&indice delle recensioni


AA.VV
Berlin Opera Night (musiche di Handel, Mozart, Puccini, Dvorak, Wagner, R. Strauss, Saint-Saens, Leoncavallo, Lehar, J. Strauss II) G. Bumbry, A. Schwanewilms, Charles Castronovo, R. Pape, V. Kasarova, A. Pieczonka, M. Crider, J. Kowalski, V. Galouzine, J. Banse, S. Licitra, A. Kirchschlager, M. Bruck; Orchester der Deutschen Oper Berlin, dir Kent Nagano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 3/4 Historia Sancti Martini (musiche sacre del XIII secolo) Diabolus in musica, dir Antoine Guerber . . . . . . . . . . 4 & Les lecons particulieres de musique Anner Byl` sma un film di Francois Manceaux . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 5 & Les lecons particulieres de musique Pierre-Yves ` Artaud un film di Roger Kahane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 5 Venezia: Sonate e Sinfonie (musiche di Rosenmuller, Legrenzi, Stradelli) The Rare Fruits Coun cil, vl e dir Manfredo Kraemer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
& Sestetto

57 65 66 66 90

Medium E. Keller, M. Powers, B. Dame, F. Rogier, C. Mastice; Orchestra non specificata, dir Emanuel Balaban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . The Saint of Bleecker Street G. Ruggiero, D. Poleri, G. Lane, M. Di Gerlando, L. Lishner, C. Akos, M. BRITTEN HAYDN Marlo, E. Gonzales, D. Aiken, L. Becque; Orche& Quattro interludi marini da Peter Grimes op. 33a stra e Coro non specificati, dir Thomas Schippers . BBC Philharmonic, dir Edward Gardner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 60 & Sei Quartetti per archi op. 20 Daedalus Quartet . . . . . . . . . . . 3/4 64 & The Telephone M. Kotlow, F. Rogier; Orchestra non Sinfonia n. 53 in Limperiale ; Sinfonia n. 54 Hei& Sinfonia per violoncello e orchestra op. 68 vcl Paul specificata, dir Emanuel Balaban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delberger Sinfoniker, dir Thomas Fey . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 64 Watkins BBC Philharmonic, dir Edward Gardner . . . . . 5 60 The Unicorn, the Gorgon and the Manticore Orche& Suite sinfonica da Gloriana op. 53a ten Robert Murstra e Coro non specificati, dir Thomas Schippers . HENZE ray BBC Philharmonic, dir Edward Gardner . . . . . . . . . . . . . . . . 5 60 Guitar Music 2 (musiche varie) chit Franz Halasz, MESSIAEN mand Anna Torge, arp Cristina Bianchi, Ensemble BUCHHOLTZ Oktopus, dir Konstantia Gourzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 64 & Harawi sopr Annika Skoglund, pf Carl-Axel Domini Piano Works (musiche per pianoforte) pf Marco que . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Kraus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 60

in Sol op. 36 violini Isabelle Faust, JuliaMaria Kretz viole Stefan Fehland, Pauline Sachse, vc Christoph Richter, Xenia Jankovic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 58

GIORDANO

& The

Siberia (Preludio atto II); Fedora (Intermezzo Atto II) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

5 71

4 70 5 71 4 70

5 72

KACHATURIAN

CASTELNUOVO-TEDESCO
Platero y yo (selezione) narratore Moni Ovadia chit Emanuele Segre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 60

& Sinfonia

n. 2 La campana Houston Symphony Orchestra, dir Leopold Stokowski . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 85

MIASKOVSKI
& Quartetto

per archi n. 13 op. 86 Quartetto Borodin . . . . . 5 57

ADAMS
Doctor Atomic G. Finley, R.P. Fink, T. Glenn, S. Cooke, E. Owens, E. Patriarco, M. Arwady, R. Honeywell; The Metropolitan Opera Orchestra, Chorus and Ballet, dir Alan Gilbert, reg Penny Woolcock, sc Julian Crouch, reg video Gary Halvorson . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 3 55

KNUSSEN
Ophelias Last Dance op. 32 pf Kirill Gerstein . . . . . . . . . . . . . . . . 4 84

CATALANI
Loreley (Danza delle Ondine); La Wally (Preludio atto I, Preludio atto IV) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

MOZART
Arie da Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Cos` fan tutte sopr Aga Mikolaj WDR Rundfunkorchester Koln, dir Karl Sollak . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 & Die Zauberflote P. Beczala, D. Roschmann, D. Roth, M. Salminen, D. Rancatore, W. Schone, G. Le Roi; Orchestre et Choeur de lOpera National de Paris, dir Ivan Fischer, reg Benno Besson, sc e cost Jean-Marc Stehle, reg tv Francois Roussil lon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 5 & Divertimento K 563 per trio darchi Trio Zimmermann 5 Integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra clav e fortepiano Viviana Sofronitzki, Linda Nicholson, Mario Aschauer Musicae Antiquae Collegium Varsoviense, dir Tadeusz Karolak . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 Requiem K 626; Ave Verum Corpus KV 618 sopr Marinella Pennicchi, msopr Gloria Banditelli, ten Mirko Guadagnini, bas Sergio Foresti, Coro Canticum Novum di Solomeo, Accademia Hermans, dir Fabio Ciofini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 & Sonata in DO K 330; Rondo in la K 511; Rondo in RE K 485; Adagio in si K 540; Sonata in do K 457 for Kristian Bezuidenhout . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
86

LEONCAVALLO
Pagliacci (Intermezzo) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

CHOPIN BACH C.P.E.


Sei Concerti per il cembalo concertato Wq 43; clav Andreas Staier Freiburger Barockorchester, dir Petra Mullejans . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 56 Concerto per pianoforte n. 1 in mi op. 11; Concerto per pianoforte n. 2 in fa op. 21 pf Daniel Barenboim Staatskapelle Berlin, direttore Andris Nelsons . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 61 Fantasia in fa op. 49; Sonata in si bemolle op. 35; Notturno in RE bemolle op. 27 n. 2; Barcarola in FA diesis op. 60; Valzer in la op. 34 n. 2; Valzer in FA op. 34 n. 3; Valzer in RE bemolle op. 64 n. 1; Valzer in do diesis op. 64 n. 2; Berceuse in RE bemolle op. 57; Polacca in LA bemolle op. 53 pf Daniel Barenboim . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 61

LISZT
& Die

BACH
Mottetti Vocalconsort Berlin, dir Marcus Creed . . . . . . . . . . . . . . 4 55 Passione secondo Giovanni BWV 245 M. Padmore, H. Muller-Brachmann, P. Harvey, B. Fink, K. Fugr, J. Lunn; Monteverdi Choir, English Baroque Soloists, dir John Eliot Gardiner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 56 Passione secondo Matteo BWV 244 A. Dieltiens, S.K. Thornhill, T. Mead, M. White, G. Tu rk, J. Podger, C. Daniels, P. Harvey, S. Noack; Kampen Boys Choir, Netherlands Bach Society, Museum Catharijne Convent, dir Jos van Veldhoven . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 56

CIAIKOVSKI
4 62 5 62 5 62 5 82

Il lago dei cigni, suite Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, dir Yuri Temirkanov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Sinfonia n. 2 op. 17 Piccola Russia ; Sinfonia n. 3 op. 29 Polacca Orchestra del Ministero della Cultura dellURSS, dir Gennadi Rozhdestvensky . . . . . BACH-BUSONI & Sinfonia n. 4 op. 36; Sinfonia n. 5 op. 64; Sinfonia Ciaccona pf Freddy Kempf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 77 n. 6 op. 74 Patetica ; Romeo e Giulietta, Fanta sia-ouverture Halle Orchestra, dir John Barbirolli . . . . . & Sinfonia n. 6 op. 74 Patetica West-Eastern Divan BARTOK Orchestra, dir Daniel Barenboim . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Concerto per violino n. 2; Concerto n. 1 op. post. vl Arabella Steinbacher Orchestre de la Suisse RoCILEA mande, dir Marek Janowski . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 56 Adriana Lecouvreur (Intermezzo) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . BELLINI Norma J. Anderson, D. Barcellona, S.Y. Hoon, I. Abdrazakov, S. Ignatovich, L. Melani; Coro del Festival Verdi, Orchestra Europa Galante, dir Fabio ` Biondi, reg Roberto Ando, sc Giovanni Carluccio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 4 57

Zelle in Nonnenwerth, per violino e pianoforte S. 382; Romance oubliee per violino e pianoforte vl Jean-Marc Phillips Varjabedian, pf Vincent Coq . . . . . . . & Elegie n. 1 S. 130 per violoncello e pianoforte; Elegie n. 2 S. 131 per violoncello e pianoforte; La Lugubre Gondola S. 134 per violoncello e pianoforte vcl Raphael Pidoux, pf Vincent Coq . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fantasia e fuga su B.A.C.H.; Benediction de Dieu dans la solitude; Venezia e Napoli; Sonata in si pf Marc-Andre Hamelin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sonata in si pf Kirill Gerstein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Tristia, per violino, violoncello e pianoforte S. 723c Trio Wanderer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

5 86

72 74

5 86 4 66 4 84 5 86

73

73 74

LULLY
Bellerophon C. Auvity, C. Scheen, I. Perruche, J. Borghi, E. Alexiev, J. Teitgen, R. Getchell; Chur de chambre de Namur, Les Talens Lyriques, dir Christophe Rousset . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 67

OBRECHT
& Missa

de Sancto Donatiano Cappella Pratensis, dir Stratton Bull . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 74

MAHLER
& Lieder

4 65

DEBUSSY
` ` Prelude a lapres-midi dun faune; La mer; Jeux London Symphony Orchestra, dir Valery Gergiev . . . . . . . . . . . . 3 62

da Des Knaben Wunderhorn bar Thomas Hampson, Wiener Virtuosen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Sinfonia n. 4 sopr Camilla Tilling, World Orchestra for Peace, dir Valery Gergiev . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 3 Sinfonia n. 5 London Symphony Orchestra, dir Valery Gergiev . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 Sinfonia n. 5 World Orchestra for Peace, dir Valery Gergiev . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 3

WILLEM VAN OTTERLOO


68 68 68 68
& Musiche

di Smetana, Franck, Beethoven, Schubert, Brahms, Bruckner, Wagner, Saint-Saens, Rach maninov, Berlioz, Weber, Meyerbeer, Grieg, Prokofiev, org Feike Asma, pf Cor de Groot, vl Theo Olof, vl Herman Krebbers; Hague Philharmonic, Royal Concertgebouw Orchestra, Wiener Symphoniker, Berliner Philharmoniker, dir Willem van Otterloo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 75

MASCAGNI
LAmico Fritz (Intermezzo) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

PONCHIELLI
La Gioconda (Danza delle ore) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

BORODIN
& Quartetto

FAURE
& Messe

per archi n. 1 op. 26 Quartetto Borodin . . . . . . . 5 57

BOTTESINI
& Concerto

per contrabbasso n. 2 in si; Duetto per clarinetto e contrabbasso ctb Enrico Fagone, cl Corrado Giuffredi Orchestra della Svizzera Italiana, dir Christoph-Mathias Mueller . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 58 & Gran Duo Concertante per violino e contrabbasso; Passione amorosa per violino e contrabbasso vl Walter Zagato, ctb Enrico Fagone, Orchestra della Svizzera Italiana, dir Christoph-Mathias Mueller . . . . . . . 5 58

de Requiem op. 48; Ave Verum op. 65 n. 1; Ave Maria op. 67 n. 2; Tantum ergo op. 55; Messe des pecheurs de Villerville sopr Ana Quintans, bar Peter Harvey, Ensemble Vocal de Lausanne, Sinfonia Varsovia, dir Michel Corboz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 63

MENDELSSOHN
Ottetto per archi op. 20; Sestetto per pianoforte e archi op. 110 I Solisti Filarmonici Italiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 70 Quartetto per archi in LA op. 13; Quattro Pezzi op. 81 per quartetto darchi Quartetto di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 70

PROKOFIEV
& Concerto

FRANCK
& Sonata

in LA per violino e pianoforte vl Francesca Dego, pf Francesca Leonardi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 63

MENOTTI
Amahl and the Night Visitors C. Allen, R. Kuhlmann, A. McKinley, D. Aiken, L. Lishner, F. Monachino; Orchestra e coro non specificati, dir Thomas Schippers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 71 Sebastian, Suite dal balletto Robin Hood Dell Orchestra di Philadelphia, dir Dimitri Mitropoulos . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 71

per violino n. 1 op. 19; Concerto per violino n. 2 op. 63 vl Pavel Berman, Orchestra della Radio Svizzera Italiana, dir Andrey Boreyko . . . . . . . . . . . . . . . 5 76 & Sonata per due violini in Do op. 56 vl Pavel Berman, Anna Tifu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 76

GERSHWIN
Rhapsody in Blue; I Got Rhythm Variations; Concerto per pianoforte in FA pf Jean-Yves Thibaudet, Baltimore Symphony Orchestra, dir Marin Alsop . . . . . . 4 64

PUCCINI
Manon Lescaut (Intermezzo); Suor Angelica (Intermezzo); Edgar (Preludio atto I, Preludio atto III) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65 Tosca E. Magee, J. Kaufmann, T. Hampson; Coro e Orchestra dellOpernhaus di Zurigo, dir Paolo Carignani, reg Robert Carsen, sc e cost Anthony Ward . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .DVD 3/4 77 Turandot F. Corelli B. Nilsson G. Visnevskaja N. Zaccaria R Capecchi F. Ricciardi P. De Palma A. Mercuriali V. Carbonari, I. Farina, J. Valtriani, R. Pelizzoni; Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, dir Gianandrea Gavazzeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/5 91

BRAHMS
& Concerto

in Re op. 77 vl Isabelle Faust Mahler Chamber Orchestra, dir Daniel Harding . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 58 Ein deutsches Requiem sopr Natalie Dessay, bar Ludovic Tezier, Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte, Coro della Radio Svedese, dir Paavo Jarvi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 59 Quintetto in fa op. 34 per pianoforte e archi pf Paolo Restani Quartetto darchi della Scala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 78

I numeri della prima colonna si riferiscono alle stelle attribuite a ciascun disco. La sigla DVD prima del numero delle stelle segnala unedizione video. I titoli preceduti dal quadratino rosso segnalano i dischi con 5 stelle (vedi pagina 54)

musica 227, giugno 2011

RACHMANINOV
Danze Sinfoniche Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, direttore Yuri Temirkanov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 62 Variazioni su tema di Corelli op. 42 pf Freddy Kempf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 77

SHOSTAKOVICH
& Sinfonia

n. 1 op. 10; Sinfonia n. 11 op. 103; Lanno 1905 Symphony of the Air, dir Leopold Stokowski . 5 85

SIBELIUS RAVEL
& Sonata

per violino e pianoforte; Tzigane Rhapsodie de Concert per violino e pianoforte vl Francesca Dego, pf Francesca Leonardi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Sonata per violino e violoncello vl Francesco DOrazio, vcl Nicola Fiorino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Sonata postuma per violino e pianoforte; Sonata in SOL per violino e pianoforte; Pezzo in forma di Habanera per violino e pianoforte; Berceuse sul nome di Gabriel Faure per violino e pianoforte; Tzigane per violino e pianoforte vl Francesco DOrazio, pf Giampaolo Nuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Valses nobles et sentimentales pf Freddy Kempf . . . . . . . . 3/4

Sinfonia n.2 op. 43; Karelia suite op. 11 New Zealand Symphony Orchestra, dir Pietari Inkinen . . . . . . . . . . . . 3/4 86
63 78

SMETANA
& Trio

in sol per pianoforte, violino e violoncello op. 15 Trio Wanderer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 86

STRAUSS
78 77
& Arie

REGER
& Concerto

per pianoforte op. 114 pf Marc-Andre Hamelin, Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, dir Ilan Volkov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

REICH
& Electric

counterpoint, Six marimbas counterpoint, Vermont counterpoint vibr, marimba, perc, nastro preregistrato Kuniko Kato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

RISTORI

e scene da Arabella, Capriccio e Ariadne auf Naxos sopr Lisa della Casa, Wiener Philharmoniker, dir vari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Burleske pf Marc-Andre Hamelin, Rundfunk-Sinfo nieorchester Berlin, dir Ilan Volkov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Vier letzte Lieder (3 Lieder); Monologo di Elektra sopr Kirsten Flagstad, Orchestra dellOpera di Stato di Berlino, dir Georges Sebastian . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 66 & Vier letzte Lieder sopr Lisa della Casa, Wiener Phil harmoniker, dir Karl Bohm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vier letzte Lieder; Rosenkavalier-Suite; Till Eulenspiegel sopr Anja Harteros, Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, dir Mariss Jansons . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vier letzte Lieder; Scene da Ariadne auf Naxos e 5 78 Capriccio sopr Aga Mikolaj WDR Rundfunkorcheln, ster Ko dir Karl Sollak . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

5 86 5 66 5 86 5 86 4 86 3 86

Divoti affetti alla Passione di Nostro Signore D. Mields, F. Vitzhum; Echo du Danube . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 78 Esercizi per lAccompagnamento Echo du Danube . . . . . 4 78

STRAVINSKI
& Concertino

per quartetto darchi Quartetto Borodin . . . . . 5 57 Trois mouvements de Petrouchka pf Freddy Kempf . . 3/4 77

ROSSI
Cleopatra D. Theodossiou, A. Liberatore, P. Pec` chioli, S. Catana, W. Corro, T. Carraro, P. Gardina, G. Medici; Orchestra Filarmonica Marchigiana, Coro Lirico Marchigiano V. Bellini , dir David Crescenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 79

STURLA
Passio di Venerd` Santo Il Concento Ecclesiastico, dir Luca Franco Ferrari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 89

Lukas Passion sopr Veronika Winter, contr Anne Serenate a Filli E. Galli, Y. Arias Fernandez, M. Oro; Bierwirth, ten Julian Podger, bas Clemens HeiLa Risonanza, dir Fabio Bonizzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 82 drich, Matthias Vieweg, Rheinische Kantorei, Das Kleine Konzert, dir Hermann Max . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 89 & Ouverture in la; Tre Fantasie per flauto dolce; ConSCARLATTI D. certo in La minore per flauto dolce fl dolce Julien & Sonate K 239, K 208, K 72, K 8, K 29, K 132, K Martin, vlag Josh Cheatham, Capriccio Stravagan430, K 420, K 481, K 514, K 64, K 32, K 141, K te, dir Skip Sempe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 90 472, K 3, K 380, K 431, K 9, pf Alexandre Tharaud . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 80

SCARLATTI A.

TELEMANN

TITO SCHIPA
& Integrale

VERDI
& Il

delle registrazioni 1913-1964 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 46

SCHUBERT
Quartettsatz in do D 703 Quartetto di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sonata in SI bemolle D 960; Improvviso in fa op. 142 n. 1; Klavierstuck in MI bemolle D 946 n. 2 pf Luca Ciammarughi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Trio D471 per archi Trio Zimmermann . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & Nacht und Traume (Lieder D827, D833, D637, D869, D876, D778, D842, D193, D194, D891, D889, D517, D289, D434, D502, D861, D303) bar Matthias Goerne, pf Alexander Schmalcz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4 70 4 84 5 74

5 84

trovatore F. Corelli, E. Bastianini, M. Parutto, F. Barbieri, A. Ferrin, A. Marcangeli, V. Pandano, C. Platania, M. Russo; Orchestra e Coro del Teatro dellOpera, dir Oliviero de Fabritiis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Inno delle nazioni ten Francesco Meli, Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La Traviata (Preludio atto III) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Libera me dalla Messa per Rossini; La vergine degli angeli sopr Barbara Frittoli, Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . Quattro pezzi sacri Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

5 91 4 92 4 65 4 92 4 92

SCHUMANN
Humoreske op. 20 pf Kirill Gerstein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 84 Quintetto in Mi bemolle op. 44 per pianoforte e archi pf Paolo Restani, Quartetto darchi della Scala . . . . . . . . . 3 78

WAGNER
& Wesendonck-Lieder;

SCHONBERG
& Variazioni

Scene e Arie da Tristan und Isolde e Gotterdammerung sopr Kirsten Flagstad, Orchestra dellOpera di Stato di Berlino, dir Georges Sebastian . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 86

op. 31 West-Eastern Divan Orchestra, dir Daniel Barenboim . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 82

WOLF-FERRARI
I Quattro Rusteghi (Intermezzo); I gioielli della Madonna (Intermezzo) BBC Philharmonic, dir Gianandrea Noseda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 65

SCODANIBBIO
Oltracuidansa ctb Stefano Scodanibbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3/4 85

&recite recital concerti


BERGAMO-BRESCIA
Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo (www.festivalpianistico.it)

` a cura di Nicola Catto

1 (Bg, Teatro Donizetti), 2/6 (Bs, Teatro Grande) musiche di Liszt, Schubert-Liszt; pf B. Berezovsky 4 (Bg), 4/6 (Bs) musiche di Barto k, Liszt, Ciaikovski; pf D. Lazi; Budapest Festival Orchestra, dir I. Fischer 6 (Bg), 7/6 (Bs) musiche di Schubert, Liszt; pf A. Volodos 8/6 (Bg) musiche di Shostakovich, Mahler; vl J. Jansen; Frankfurt Radio Symphony Orchestra, dir P. Jarvi 10 (Bg), 12/6 (Bs) musiche di Bach, Schumann; pf G. Sokolov

BOLOGNA

Teatro Comunale di Bologna (www.tcbo.it)

10, 12, 14, 15, 16, 18, 19, 21/6 Rossini: La Cenerentola; M. Spyres/E. Scala, S. Alberghini/E. Chan, P. Bordogna/ ` M.F. Romano, L. Polverelli/C. Amaru, L. Regazzo/L. Tittoto; Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, dir M. Mariotti; reg D. Abbado, scene G. Carluccio
Bologna Festival (www.bolognafestival.it)

Ciaikovski; Orchestra Giovanile Italiana, dir A. Boreyko 8, 9, 10/6 (Piccolo Teatro) ciclo Liszt; pf A. Tardino, G. Graniti, F. Nicoletta, C. Shekari Oreh, E. Cicconofri, A. Marino 14/6 (Teatro Goldoni) musiche di Reich; vl D. Ceccanti, vc V. Ceccanti; Contempoartensemble, dir M. Ceccanti 17/6 musiche di Kodaly, Musorgskij, Berlioz; Philharmonia Orchestra, dir E.P. Salonen 18, 20, 22/6 (Teatro della Pergola) Monteverdi: Lincoronazione di Poppea; S. Graham, J. Ovenden, M. Brook, J.M. Lo Monaco, A. Dahlin, F. Lombardi, S. Malfi, A. Kasyan; Il complesso barocco, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, dir A. Curtis; reg e scene P.L. Pizzi 23/6 musiche di Donizetti; sop M. Devia; Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, dir D. Callegari

del Teatro Carlo Felice, dir G. Sagripanti; reg I. Garcia, scene B. Montresor

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (www.laverdi.org)

MILANO

Teatro alla Scala (www.teatroallascala.org)

GENOVA

Teatro Carlo Felice (www.carlofelice.it)

7, 9/6 Puccini: Madama Butterfly; R. Angeletti, V. Simeoni, L. Caimi, L. Grassi, M. Bolognesi; Orchestra e Coro

5/6 G. Huppertz: Metropolis; Filarmonica della Scala, dir F. Strobel 12, 14, 15/6 musiche di Ciaikovski, Prokofiev; pf A. Toradze; Filarmonica della Scala, dir N. Luisotti 6, 9, 11, 13, 16, 21, 23/6 Gounod: Ro meo et Juliette; N. Machaidze/M. Alejandres, V. Grigolo/F. Portari, A. Vinogradov, R. Braun, F. Ferrari, C. Burggraaf; Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, dir Y. Nezet-Seguin; reg B. Sher, scene M. Yeargan 20, 22, 24/6, 2, 4, 6, 8, 12, 15/7 Verdi: Attila; O. Anastassov, M. Vratogna/L. Nucci, M. Alvarez/F. Sartori, E. Pankratova/L. Garcia; Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, dir N. Luisotti; reg G. Lavia, scene A. Camera 30/6, 1, 5, 7, 9, 11, 13, 14/7 Rossini: LItaliana in Algeri; M. Pertusi, F. Polinelli, L. Brownlee, A. Rachvelishvili, V. Taormina; Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, dir A. Allemandi; reg e scene J.P. Ponnelle

2, 3, 5/6 Brahms: Ein Deutsches Requiem; Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, dir X. Zhang 9, 10, 12/6 musiche di Gershwin, Copland, Shaw, Bernstein, Gershwin/Russell; cl M. Frost; Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, dir X. Zhang

NAPOLI

Teatro San Carlo (www.teatrosancarlo.it)

21, 22/6 musiche di Bernstein, Gershwin, Ciaikovski, Ravel; Orchestra del Teatro San Carlo, dir D. Oren 29, 30/6 musiche di Debussy, Bernstein, Elgar; Orchestra del Teatro San Carlo, dir D. Renzetti

PALERMO

Teatro Massimo (www.teatromassimo.it)

12, 14, 15, 17, 18, 19/6 Donizetti: Lucia di Lammermoor; N. Alaimo/S. Piazzola, D. Rancatore/O. Peretyatko, F. Demuro/P. Fanale, D. Vatchkov/U. Guagliardo; Orchestra e Coro del Teatro Massimo, dir S. Ranzani; reg G. Deflo, scene W. Orlandi

6/6 (Teatro Manzoni) musiche di Shostakovich, Mahler; vl J. Jansen; Frankfurt Radio Symphony Orchestra, dir P. Jarvi
Orchestra Mozart (www.orchestramozart.com)

ROMA

Accademia Nazionale di Santa Cecilia (www.santacecilia.it)

4, 6, 7/6 musiche di Beethoven; Orchestra dellAccademia di Santa Cecilia, vl e dir L. Kavakos


Orchestra Sinfonica di Roma (www.orchestrasinfonicadiroma.it)

1/6 (Teatro Manzoni) musiche di Mozart, Beethoven; pf H. Grimaud; Orchestra Mozart, dir C. Abbado

CATANIA

Teatro Massimo Bellini (www.teatromassimobellini.it)

17, 18/6 musiche di Dvorak, Brahms; Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini, dir D. Kaftan

5, 6/6 (Auditorium Conciliazione) musiche di Cherubini, Ciaikovski, Beethoven; Orchestra Sinfonica di Roma, dir R. Bokor 12, 13/6 Invito allopera; Orchestra Sinfonica di Roma, dir F. La Vecchia

SPOLETO

FIRENZE

54o Festival dei due mondi (www.festivaldispoleto.com)

Maggio musicale fiorentino (www.maggiofiorentino.it)

7/6 musiche di Markevitch, Schubert,


& Romeo et Juliette debutta alla Scala

24, 25, 26/6, 1, 2/7 (Teatro Nuovo) Menotti: Amelia al ballo; A. Kucerova, ` A. Antoniozzi, S. Gueze, A. Spina; Orvero. Si tratta quindi di debutto scaligero dellopera nelloriginale versione francese: ulteriore onere per Vittorio Grigolo e Nino Machaidze, che dal 6 giugno saranno Romeo e Giulietta a Milano, nellallestimento di Bartlett Sher (proveniente da Salisburgo e recensito sul numero 205 di MUSICA) e con la direzione del gio vane canadese Yannick Nezet-Seguin. www.teatroallascala.org

Per quanto sembri strano, unopera celebre come quella di Gounod, cavallo di battaglia di divi come Alfredo Kraus, Franco Corelli e Mirella Freni, non viene eseguita alla Scala dal 1934, quando i giovani amanti di Verona furono interpretati (in traduzione italiana) dalle splendide voci di Beniamino Gigli e Mafalda Fa-

Vittorio Grigolo

Il Rheingold diretto da Jeffrey Tate a Venezia . LArena apre con Traviata per la regia di Hugo De Ana . Metropolis in versione integrale al Teatro alla Scala . Lucia di Lammermoor a Palermo, Torino e Trieste . Il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo

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chestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, dir J. Debus; reg G. Ferrara, scene G. Quaranta 29/6 musiche di Schubert, Battistelli, Liszt, Mendelssohn; Orchestra Sinfonica di Milano G. Verdi, dir G. dEspinosa

TORINO

Teatro Regio (www.teatroregio.torino.it)

21, 22, 23, 25, 26, 28, 29, 30/6, 2, 3/7 Donizetti: Lucia di Lammermoor; E. Mosuc/M.G. Schiavo, F. Meli/P. Pretti, F.M. Capitanucci/S. Del Savio, V. Kowaljov/A. Guerzoni; Orchestra e Coro del Teatro Regio, dir B. Campanella; reg G. Vick, scene P. Brown

del Teatro La Fenice, dir A. Fogliani 10, 11/6 musiche di Mahler, Ives, Copland, Beethoven; Orchestra del Teatro La Fenice, dir J. Axelrod 24, 26, 28, 30/6, 2/7 Wagner: Das Rheingold; G. Grimsley, S. Genz, M. Miller, R.P. Fink, K. Azesberger, N. Petrinsky, N. Beller Carbone, C. Williams; Orchestra del Teatro La Fenice, dir J. Tate 25/6 Rossini: Petite Messe Solennelle; Coro del Teatro La Fenice, dir C.M. Moretti

VERONA

89 Festival Lirico Arena di Verona (www.arena.it)

TRIESTE

Teatro Verdi (www.teatroverditrieste.com)

11, 12, 14, 15, 16, 17, 18/6 Donizetti: Lucia di Lammermoor; S. Dalla Benetta, M. Bronikowski, J.F. Borras, G. Furlanetto; Orchestra e Coro del Teatro Verdi; reg G. Ciabatti

VENEZIA

Teatro la Fenice (www.teatrolafenice.it)

3/6 Omaggio a Nino Rota; Orchestra

17, 24/6 Verdi: La Traviata; E. Jaho, F. Demuro, V. Stoyanov; Orchestra e Coro dellArena di Verona, dir C. Rizzi; reg e scene H. De Ana 18, 26, 30/6 Verdi: Aida; M. Carosi, F. Armiliato, G. Casolla, G. Prestia, A. Gazale, C. Striuli; Orchestra e Coro dellArena di Verona, dir D. Oren; reg G. De Bosio 25/6 Rossini: Il barbiere di Siviglia; A. Siragusa, A. Kurzak, B. De Simone, A. Argiris, M. Vinco; Orchestra e Coro dellArena di Verona, dir A. Battistoni; reg e scene H. De Ana

Adriana Kucerova

& Amelia balla a Spoleto

Dal 24 giugno al 2 luglio il Festival di Spoleto, giunto alla 54 edizione, celebra i centesimo anniversario della nascita del proprio fondatore Gian Carlo Menotti riproponendone la prima opera, quellA` melia al ballo che debutto in lingua inglese (Amelia Goes to the Ball) nel 1937 e lanno seguente, in italiano, ` al casino di Sanremo. Questa go-

dibilissima opera buffa in un atto ` sara interpretata dal soprano Adriana Kuc erova e da Alfonso Antoniozzi nei ruoli di Amelia e del marito tradito; Johannes Debus ` dirigera lOrchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, che ha una lunga tradizione di esibizioni al festival umbro. www.festivaldispoleto.com

chiude in bellezza con Grigory Sokolov . Esa-Pekka Salonen dirige la Sinfonia fantastica al Maggio Musicale Fiorentino

&dalla platea
Alla quinta delle sette recite previste di questErnani bolognese il protagonista Roberto Aronica ha tirato fuori lo squillo della festa in O tu che lalma adora , Dimitra Theodossiou sempre lodevole per mezze voci, bel colore e piglio drammatico ha intonato con sicurezza i temibili Do acuti su In` volami e Tutto sprezzo , e cos a seguire per tutti i quattro atti sino al terzettone finale col vecchio Silva: un Furlanetto sempre in ruolo con somma eleganza e ricompensato da ricca messe dapplausi. Qual` che perplessita destava semmai il Don Carlo di Ivan Inverardi, sim` patico trombone dalla gestualita caricata che tuttavia riscopriva una vena di umorismo assai forte nel personaggio originale di Victor Hugo. Imperdonabile la sua cabaletta Vieni meco, sol di rose sussurrata in disparte ad Elvira con eterodossa emissione di falsetto, ma nellatto di Aquisgrana si congedava con accenti di autentica e stentorea ` maesta. Insomma un Carlo alla carlona, come da stereotipo attribuito ai costumi del Magno di cui il ` Quinto voleva emulare le virtu. In questa promettente opera di transizione, assente per oltre quattro decenni dalle scene del Comunale bolognese, il meglio dellinnovazione Tutti gli uomini sono Dio almeno per un minuto ma poi tornano a essere se stessi , dice la peccatrice Katerina. Ma per il giovane pastore ` ` ` ` Manolios non sara cos: uscira pro gressivamente da se identificandosi in Cristo per farsi portavoce del suo messaggio di pace, fratellanza e soli` darieta. Uno scandalo non sopportabile per la sua gente, da punire ` con la morte. In estrema sintesi e quanto si ritrova, elaborato in una struttura narrativa densamente stratificata, in Cristo di nuovo in croce, romanzo del 1948 di Nikos Kazantzakis, scrittore cretese dalla per` sonalita fuori dagli schemi, la cui opera fu a suo tempo celebre e ` molto discussa, mentre in tempi piu ` recenti e tornata alla ribalta soprattutto quale fonte di un notevole film di Scorsese (Lultima tentazione di Cristo). Conquistato dalla forza ` della spiritualita di Kazantzakis e dalla sua visione non ortodossa del cristianesimo, in molti aspetti coincidenti con il suo umanesimo uto ` pistico, Bohuslav Martinu dedico i suoi ultimi anni di vita a The Greek verdiana si concentra nei cori e nei ` concertati. Pure qui tutto e girato al meglio grazie allenergica e puntuale concertazione di Roberto Polastri (che sostituiva Bruno Bartoletti). Lo conoscevamo come specialista del moderno; la sua competenza in un Verdi ancora giovanile, corru` sco di battaglieri fremiti romantici, e piacevole rivelazione. ` Lallestimento e una chicca. Ne
Roberto Aronica e Dimitra Theodossiou

Recensioni di concerti e spettacoli


sbruck, la tomba di Aquisgrana non somiglia affatto al luogo reale, semmai al ciborio gotico di Arnolfo di Cambio in San Paolo fuori le Mu` ` ra, e cos via. Ce cultura visiva e ` ce invenzione in quei fondali boscherecci dipinti a mano, in quelle fughe prospettiche accelerate che continuano il costruito duro affacciato fin sul proscenio. Ci sono sete e broccati a dominante scarlatta, candele a centinaia, spade e armature, manti e corone. Zeffirelli? No, Visconti; visto che alla base di tutto sta unimportazione dal Massimo palermitano, dove ancora nel 1999 Beppe de Tomasi, Francesco Zito, Fulvio Lanza e Raffaele Del Savio coltivavano la secolare tradizione del teatro lirico allitaliana. Con buona pace del pensiero registico unico, ex avanguardia ormai ` degradata a noiosa accademia, sara meglio riaprire quei laboratori del saper fare che tutto il mondo cinvidiava e riutilizzare i loro prodotti sopravvissuti nei magazzini. Alla fi` ne sara pure un risparmio, nasceranno posti di lavoro e i giovani spettatori, che in numero sempre maggiore si vedono nelle sale, scopriranno un mondo per loro davvero nuovo e straniante: lopera del nonno. Carlo Vitali te, il Teatro Massimo parli di prima italiana per The Greek Passion, differente da Griechische Passion in modo sostanziale, come sostenuto ` da Brezina. Il soggetto, e bene precisarlo, racconta degli abitanti di un villaggio greco dellAnatolia, Lycovrisi, alcuni dei quali, prescelti per interpretare i personaggi di una sacra rappresentazione, si immedesimano in essi trasformando le loro esistenze e quelle degli altri. Su tut` ti Manolios, il Cristo designato, che ` finira ucciso per avere difeso i profughi di un altro villaggio in fuga dai turchi e impietosamente respinti dai suoi compaesani. Ad impressionare, fin dal primo ` ascolto, e linedito taglio adottato da Martinu: numerose situazioni di carattere differente fissate in quadri concatenati luno allaltro, ma al tempo stesso autonomi, in genere molto concisi e caratterizzati da ` unestrema variabilita di soluzioni musicali. Lossatura vocale, nel rap` porto fra i personaggi, e affidata a una originale e efficace melodia declamatoria (per usare la defini-

VERDI Ernani R. Aronica, D. Theodossiou, I. Inverardi, F. Furlanetto, S. Calzavara, A. Taboga, S. Pucci; Coro e Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, direttore Roberto Polastri regia Beppe de Tomasi scene e costumi Francesco Zito Bologna, Teatro Comunale, 17 maggio 2011

psicoanalisi da bar, ne genialate da macchina del tempo, ne amabili incursioni nel bordello o nella stanza del buco. Solo unambientazione nei cronotopi voluti dal libretto, ma non archeologica come si dice con disprezzo tra i bidelli del Konzept. La galleria dei ritratti equestri nel castello dei Silva omaggia alla lontana quella alquanto allucinata nella Hofkirche di Inn-

MARTINU The Greek Passion M. S. Doss, M. Hollop, J. Milner, B. Lazzaretti, E. Schilton, N. Ceriani, G. Lo Re, S. Nayda, J. Vacik, M. Srejma, C. Olivieri, A. Profeta, M. Frusoni, B. Diaz, J. Howarth, L.-O. Faria, V. Lima, P. Passarello, J. Milner; Orchestra e Coro del Teatro Massimo, direttore Asher Fisch regia Damiano Michieletto scene Paolo Fantin costumi Silvia Aymonino Palermo, Teatro Massimo, 5 maggio 2011

Passion (uno dei due titoli con i quali quel romanzo, tradotto da Jonathan Griffin, apparve nel 1953 nei paesi anglosassoni, essendo laltro Christ Recrucified), assumendosi anche lonere di ricavarne un libretto in inglese, compito assolto magistralmente. Il Covent Garden nel 1958 avrebbe dovuto tenere a battesimo lopera con la direzione di Kubelik, ma non se ne fece nul` la, per inopportunita politiche (le ripercussioni britanniche della crisi greco-cipriota). Fu poi lOpera di Zurigo a prospettare a Martinu ` unaltra occasione, chiedendo pero delle modifiche, a fronte delle quali ` il musicista prefer procedere, tra il 1957 e il 1959, anno della sua morte, a un rifacimento talmente radicale da consentire ad Ales Brezina, lartefice della ricostruzione delle-

dizione originale, di affermare che oggi esistono due versioni interamente differenti ed entrambe di grande valore del lavoro. Per molto tempo ad essere nota (anche di` scograficamente) e stata solo la seconda, andata in scena postuma in lingua tedesca a Zurigo nel 1961 e ` presentata piu volte anche in Italia (a Perugia nel 1962 in tedesco, alla Rai di Torino nel 1965 in italiano, a Parma nel 1969 e ancora a Bolo` gna nel 1970, in ceco). Inaspettatamente recuperata, la prima versione ` debutto a Bregenz nel 1999, coprodotta con il Covent Garden do` ve finalmente arrivo lanno seguen` te, iniziando cos a circolare e a conquistarsi uno spazio autonomo e alternativo rispetto allaltra. ` Questo excursus storico e indispen sabile per capire perche, giustamen-

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zione di Brezina) che a volte si apre in ariosi e, soprattutto, si contrappone a imponenti momenti corali, includendo anche il ricorso a pas saggi di puro parlato nonche a un attore che illustra e commenta gli accadimenti. Altrettanto dinamica lorchestra, dove spiccano il lavoro per sezioni (archi, fiati, percussioni) e i frequenti interventi di singoli strumenti anche inconsueti (su tutti, la fisarmonica). Quando le voci tacciono, brevi sezioni strumentali proseguono la narrazione, mentre veri e propri interludi svolgono una funzione di sintesi emotiva. La componente popolare e folklorica, la ritmica irregolare e gli ostinati possono far pensare a Janacek, ma Martinu ha una cifra tutta sua, meno ruvida e violenta, una naturale ` luminosita rasserenante che stempera il dramma, non per negarlo, ma per indicare che bene e male sono ` pur sempre due possibilita lasciate al libero arbitrio delluomo. Secondo le categorie dun tempo Marti nu non aveva fama di innovatore, ma un autentico capolavoro come The Greek Passion sembra confer` mare che la modernita non risiede nel linguaggio adottato e nei suoi codici formali, ma nel modo in cui i materiali, di qualsiasi tipo siano, sono trattati e nella forza espressiva che lautore riesce ad imprimere ad essi. ` Cos , con questa produzione, il Massimo ha realizzato una delle ` piu importanti operazioni culturali ` della corrente stagione, per di piu ` con una qualita visiva e musicale deccezione. La vicenda di un popolo in fuga che chiede accoglienza a un altro offriva al regista loccasione di riflettere la contempora` neita e Damiano Michieletto lha colta in pieno, senza forzature, dal ` momento che il testo e di unelo-

quenza tale da non richiedere che ` ` di essere esposto cos come . Ma ` tutto il suo spettacolo e un felice racconto per immagini che possiedono leloquenza plastica dei tableaux vivants e allo stesso tempo ` ben aderiscono alla mobilita della musica, calate in unatmosfera di fiaba spirituale con tocchi di realismo magico. Un contributo fonda` mentale e venuto dal magnifico impianto scenico di Paolo Fantin, una struttura multipiano rotante chiaramente ispirata a Escher, che non solo facilita i repentini mutamenti dellazione ma realizza anche ` una simultaneita di quadri perfetta ` nel render vive le due comunita e il loro conflitto. Autorevole e ispirata la direzione di Asher Fisch che ha preteso e ottenuto dallorchestra, dai cori e dagli interpreti precisione, passione e immedesimazione poetica. ` The Greek Passion e unopera dove non ha senso una distinzione fra personaggi maggiori e minori, e bisogna dare atto al teatro palermitano di averne avuto coscienza, con una distribuzione delle parti do` vunque ideale. E dunque solo per la diversa ampiezza degli interventi che qui si limita a citare la potente caratterizzazione vocale e scenica data da Mark S. Doss e Luis-Ottavio Faria alle contrapposte figure ` sacerdotali, mentre straordinario e parso lo Yannakos istintivo, visionario e generoso di Jan Vacik e adeguatamente intensa Judith Ho` warth quale Katerina. In Manolios, il giovane ingenuo pastore destinato al sacrificio, si ritrova qualcosa di Parsifal (e di Peter Grimes), nelle ` ` situazioni e ancor piu nella vocalita, ` risolta con notevole proprieta di mezzi dal tenore Sergey Nayda. Giorgio Rampone

MAHLER Sinfonia n. 9 in RE Swedish Radio Symphony Orchestra, direttore Daniel Harding Brescia, Teatro Grande, 2 maggio 2011

Un silenzio totale, protrattosi per ` piu di un minuto, ha preceduto lesplosione degli applausi al termine della Nona Sinfonia di Mahler diretta da Daniel Harding al Teatro Grande per linaugurazione del 48.mo Festival pianistico di Brescia e Bergamo. Sottolineiamo con pia` cere leccezionalita di un silenzio ` cos prolungato e perfino magico, logico sbocco di una sinfonia monumentale, che termina con un vastissimo Adagio, a sua volta sfociante

` in suoni degli archi sempre piu rarefatti, tenui, sottili. Un lungo si` lenzio non puo che essere lunico sbocco della Nona di Mahler: sarebbe stato inopportuno affrettare lapplauso, togliere alla musica quel silenzio che le appartiene di diritto. ` E stato un concerto memorabile ` per piu di un aspetto. Oggi ci sono direttori dorchestra che vengono proiettati nello star-system in gio` vanissima eta. Anche Harding, sul cui talento hanno scommesso mae-

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&dalla platea
stri quali Simon Rattle e Claudio Abbado, ha bruciato le tappe, ma a differenza di altri colleghi ha saputo mantenere le promesse e le ha perfino oltrepassate. La Nona di Mahler, ` per la sua complessita a tratti quasi indecifrabile, sembra uno di quei testi musicali che si possono affrontare ` ` solo in eta piu che matura: Harding, ` a trentacinque anni, si e spinto molto ` ` piu in profondita di tanti maestri con il doppio della sua esperienza, e con esiti di perfezione unica. Ecco il primo movimento, Andante comodo, restituito con la massima trasparenza fin dalle prime decisive ` Il Teatro Petruzzelli si e aperto allavventura della musica contemporanea, con la nuova opera di Fabio Vacchi, Lo stesso mare, tratta dallomonimo romanzo di Amos Oz. Storia di una famiglia israeliana, vicenda di perdite e di attrazioni erotiche, una specie di girotondo alla ` Schnitzler (che Vacchi aveva gia messo in musica nel 1982): un commercialista rimasto vedovo (Albert) ha una relazione con una matura fiscalista (Bettin) e con una ragazza (Dita), la fidanzata di suo fi` glio (Rico), che e partito per il Tibet, ma che si consola con unesperta prostituta (Miriam). Dita, che vive il sesso con disinvoltura, va a letto anche con un quarantenne (Ghighi) e suscita le brame di un produttore cinematografico (Dobi), mentre la moglie di Albert (Nadia) si riaffaccia periodicamente sulla scena come un fantasma. Il libretto, scritto dallo stesso Oz, riprendeva non solo la vicenda ma anche lo stile del romanzo, quello stile misto di prosa e di poesia, insieme lirico e diaristico, che lo scrittore considera come la propria versione letteraria di un madrigale, e che aveva attratto immediatamente Vacchi. ` Peccato che la musicalita propria di quel testo sbiadisse nella trasposizione operistica, e diventasse, quasi paradossalmente, il suo punto debole. Su questa vicenda non lineare, sospesa, priva di progressioni drammatiche, concepita come una trama di sensazioni individuali, Se gli anniversari offrono loccasione di proporre angoli del repertorio meno conosciuti, e illuminare i compositori festeggiati da prospettive inconsuete, il recital che Angelika Kirchschlager e Julius Drake hanno proposto alla GOG ha ottemperato senzaltro ad entrambi i fattori: da un lato inserendo in programma albattute, in cui, sottovoce, compaiono le cellule generatrici di un brano oltre modo complesso, che rappresenta sempre come lo stesso Harding ha dichiarato una suprema sfida intellettuale . Ecco lenigmatico Landler, reso con la necessaria rudezza iniziale e poi rilanciato ad ` alta velocita come nelluniverso vertiginoso de La Valse di Ravel. ` Ecco lancor piu misterioso RondoBurleske, apparentemente centrifu` go, ma in realta compatto nella sua ` densita polifonica. Ecco infine ` lAdagio, non piu pensato come un momento lirico a se stante, ma come il logico coronamento di quanto precede. Forse la chiave di questa felicissima introspezione da parte del direttore inglese consiste in un atto di fiducia nella scrittura mahleriana. Considerando Mahler come un compositore avvenirista (e non decadente), come un autore dallo spirito giovane (dunque pieno di energie, malgrado la morte che lo avrebbe precocemente strappato a questo mondo), Harding ci ha fatto scoprire ` lorganicita e la coerenza interna di unopera come la Nona Sinfonia che pensavamo fosse giocata soprattutto sui contrasti, su esaltazioni e depressioni, su momenti intellegibili e su lunghi interludi magmatici. E invece, con una concertazione finissima e con unacuta lettura di quanto Mahler ha effettivamente scritto, il direttore inglese ha liberato la partitura dagli aloni tardo-romantici per consegnarla a quella ` galleria dei classici che, piu che alla storia, appartengono al futuro. Esemplare e impeccabile, in questo affascinante processo, lapporto dei musicisti dellOrchestra Sinfonica della Radio Svedese. Marco Bizzarini rientali e tardoromanici, di richiami operistici, di effetti messi in risalto dallottima prova dellorchestra del teatro, diretta dal nuovo direttore musicale Alberto Veronesi. La regia di Federico Tiezzi cercava di imprimere dinamismo a una vicenda statica, con figuranti, mimi, acrobati in continuo movimento, schermi sui quali venivano proiettate le e-mail di Rico, il continuo saliscendi dei personaggi sulle lunghe scale rosse inventate da Gae Aulenti, che suddividevano la scena in spazi diversi e distanti (che accentuavano il senso di isolamento dei personaggi), su uno sfondo che cambiava ad ogni atto: un mare raggrumato, con schiuma e uccelli di cartapesta, un deserto illuminato di colori diversi, e alla fine un prato fiorito che avvolgeva tutti i personaggi stendendosi anche in verticale. Bravi tutti i cantanti: il baritono inglese Julian Tovey (Albert) era solo un po penalizzato dalla linea vocale sempre schiacciata sul registro di passaggio, il tenore Danilo Formaggia (Dobi) sfoggiava un bel colore nei suoi squarci lirici, le quattro voci femminili caratterizzavano bene i rispettivi personaggi, quella agile e timbrata di Yulia Aleksyuk (Dita), sicurissima nei suoi virtuosismi proiettati sempre nel registro acuto, come quelle calde e piene di pathos di Chiara Taigi (Bettin), Sabina Macculi (Nadia), e del contralto Giovanna Lanza (Miriam). Gianluigi Mattietti ` complessita di lettura. La prima parte del Liederabend alternava canzoni ` giovanili di Mahler e alcuni tra i piu compiuti Wunderhorn-Lieder, mettendo dunque a fertile confronto brani ancora relativamente ingenui con altri compiutamente mahleria` ni . Limpaginazione e parsa sempre azzeccata, tranne che nel caso del

VACCHI Lo stesso mare J. Tovey, Y. Aleksyuk, C. Taigi, S. Macculi, G. Lanza, S. Pisani, D. Formaggia, A. Castellucci, S. Lombardi, G. Bozzolo, G. Piazza; Orchestra della Fondazione Petruzzelli, direttore Alberto Veronesi regia Federico Tiezzi scene Gae Aulenti costumi Giovanna Buzzi Bari, Teatro Petruzzelli, 2 maggio 2011

Yulia Aleksyuk e Stefano Pisani

molto intimistica, Vacchi ha costruito una grande opera in tre atti, ingegnandosi in tutti i modi per differenziare gli stili vocali dei singoli personaggi (dalla salmodia, allaria di coloratura, agli echi di melodie yiddish e di canti di Muezzin), per ricreare sul piano musicale i continui slittamenti stilistici del testo. Ma questa simbiosi non ha funzionato. Le parole sembravano sempre troppe, anche per le frequenti ripetizioni, e stipate a forza dentro la musica, cosicche il canto spesso contrastava con loggettiva bellezza di alcuni passaggi orche-

strali. Anche la presenza di tre narratori (Sandro Lombardi, Giovanna Bozzolo, Graziano Piazza), che parlavano in continuazione descrivendo ogni dettaglio dellazione, se da un lato rappresentava una guida si` cura anche per lo spettatore piu sprovveduto, dallaltro appesantiva lopera, appariva ridondante e spesso inutilmente didascalica. La scrittura orchestrale mostrava invece tutta la maestria di Vacchi: una musica costruita su un solido, collaudato impianto armonico, dalla ` densita variabile, ritmicamente complessa, intessuta di echi medio-

ANGELIKA KIRCHSCHLAGER Lieder di Mahler e Liszt pianoforte Julius Drake Genova, Teatro Carlo Felice, 9 maggio 2011

cune pagine non molto note, dallaltro inducendo a riflettere sul fatto che Liszt e Mahler, figure quanto mai differenti per tanti aspetti, sono accomunati dalla mancanza di ritro-

sie nellesporsi e tradursi in musica: cosicche molti fra i loro Lieder go` dono di una particolare qualita diret` ta e comunicativa, al di la della maggiore o minore stratificazione e

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terribile Das irdische Leben , avvicendato con troppa disinvoltura tra lo sfrontato Trost im Ungluck e il lieve Starke Einbildungskraft . Di tutti e tre peraltro la cantante sa` lisburghese si e rivelata interprete sensibilissima, palpitante e intensa nel Lied sul bimbo morto per fame (nel cui canto di sbalzo ha mostrato ` una notevole uniformita tra i registri), spigliata nello scherzo giovanile, vera mattatrice in Trost im Ungluck : vedi la strofa centrale ( Du glaubst du bist der Schonste ) profe rita tra i denti, preannunciata dal rude intervento del pianoforte. In effetti il mezzosoprano ha messo in ` campo una particolare abilita nella ` caratterizzazione dei Lieder a piu personaggi, come Lob des hohen Verstands (dove rimane nella memoria la malizia del cuculo, lesto ` ad approfittare dellottusita asinina) o il dialogo tra amorosi sordi messo in scena da Verlorne Muh! . Sug gello ideale, un Urlicht introdotto da Drake senza fretta, con asciutta ` religiosita , e condotto dalla ` Kirchschlager con intensita espressiva e dovizia di legato. ` Il Liszt liederista e sempre stato oggetto di remore: troppo esuberante e forse troppo cosmopolita per inserirsi davvero nel solco della tradizione, rappresenta comunque un orizzonte, forse un limite, dellispirazione liederistica. Certo, il modo in cui risolve in scena drammatica una lirica sublime come Der Ko nig in ` Thule non puo che suscitare per-

` plessita ; che si rinnovano quando ` una certa visceralita espressiva frain` tende lintima qualita della poesia, ` come e il caso, tra i Lieder proposti dal nostro binomio, della delicata Ein Fichtenbaum steht einsam (da Heine). Tuttavia alcune pagine colpiscono per larditezza di armonia e struttura, mentre altre sono semplicemente deliziose nella loro epidermica comunicativa: se non soffrisse del paragone con la poderosa costruzione schumanniana, Im Rhein, im scho nen Strome an drebbe ammirato senza remore, in ` virtu della semplice invenzione musicale. Temibili confronti condizionano anche lapprezzamento dei goethiani Canti notturni del viandante ` (il modello schubertiano e partico larmente evidente in Uber allen Gipfeln ), pur rilevanti per lirresistibile efficacia del cantabile. ` Alle qualita melodiche e drammatiche dei Lieder lisztiani la Kirchschla` ` ger si e consegnata con intensita , pienezza del canto, autorevolezza. Quanto al pianoforte, la concezione ` di Mahler e Liszt nel Lied e quasi opposta: per il primo si tratta di una sorta di evocazione dellorchestra, per laltro dello Strumento Assoluto. In entrambi i casi le sfide che rivolgono all accompagnatore sono alquanto ardue, ma il pianista londine` se si e dimostrato allaltezza tanto ` della sensibilita suggestiva reclamata dalluno, quanto del virtuosismo richiesto dallaltro. Roberto Brusotti

pres siciliennes M. Bystrom, F. Portari, T. Christoyannis, B. VERDI Les Ve Szabo, J. Brocard, C. Fel, C. Tilquin, F. Farina, H. Francis, G. Antoine, V. ` Iliev; Cur du Grand Theatre de Geneve, Orchestre de la Suisse Romande, direttore Yves Abel regia Christof Loy scene Johannes Leiacker costumi Ursula Renzenbrink Ginevra, Grand Theatre, 16 maggio 2011

Nellallestimento Vepres siciliennes nato ad Amsterdam nel settembre scorso e riproposto ora a Ginevra, Christof Loy, per mantenere lidea della contrapposizione tra due popoli, ha messo in scena una vicenda ` priva di alcuna plausibilita storica, con Italiani oppressi e Francesi oppressori che si scontrano nella Sici lia del secondo Novecento. Ne si tratta dellunica stranezza di una regia che prevede un balletto ridotto a pantomima, a tratti volgare, che ripercorre a flashback linfanzia dei protagonisti (nettissimo il contrasto ` tra cio che si vede in scena e la musica delle Stagioni verdiane); gesti di sadismo nei confronti delle spose siciliane rapite; la morte di Procida, il quale viene ucciso prima

che giunga la grazia, non interviene nel finale IV e si ripresenta come fantasma nellultimo atto; lo spostamento dellouverture allinizio del II atto, perche la si ascolta in ma` niera differente dopo aver gia capito qualcosa del dramma . La partitura, proposta molto opportunamente nella versione originale fran` cese, e stata appunto tagliuzzata e cucita per rispondere ad esigenze registiche che in ogni caso lasciano perplessi. Buone sorprese sono giunte dalla locandina. Anche se il ruolo di He` lene viene definito come dramma` tico dagilita, il soprano Malin Bystrom, che ha timbro chiaro e voce poco sviluppata nel registro mediograve, riesce, grazie allo scaltro uso

&dalla platea
della coloratura, a simulare appieno quellaura drammatica che manca al suo strumento; e nel registro acuto spazia con agio dalla spiritosa leggerezza del bolero alle note lancinanti del terzetto finale. Il tenore Fernando Portari, pur non dotato di timbro particolarmente suadente, Il personaggio al quale Ferzan Ozpetek regista di questo spettacolo inaugurale del Maggio Musicale ` dedica maggiori attenzioni e Amneris. Una principessa vanitosa (le danze del secondo atto si trasformano in un lusinghiero gioco di specchi) e intensamente solitaria (la scena del giudizio la mette veramente a nudo psicologicamente) interpretata da ` una Luciana DIntino piu portata allintrospezione lirica che agli scatti crudeli. Non che rinunci a un registro di petto orgogliosamente esibito, ma tale esibizione sembra obbe` dire piu agli automatismi della tradizione teatrale che a unintima neces` sita della cantante e le genera qualche squilibrio quando passa dallottava grave aperta e corposa allottava ` alta piu raccolta e snella. I suoi momenti di amara consapevolezza nel quarto atto Ohime!...morir mi ` sento... sono comunque i piu commoventi dellintera recita. ` ` Piu in equilibrio e parso lo strumento del soprano cinese Hui He (Aida): una voce lirica abbastanza penetrante per correre a dovere nei concertati e sufficientemente duttile per regge` re i pianissimi piu soffici negli assoli. La voce piena non ha tuttavia un colore, un carattere fortemente definiti ` e la dizione e ancora poco idiomati` ca. E se da un lato si e apprezzato un gioco di portamenti di gusto decisamente ottocentesco, il fraseggio nel Per la serata inaugurale della XIV edizione di Omaggio a Palladio , il Festival ideato nel 1998 dal piani sta Andras Schiff e realizzato dalla ` Societa del Quartetto di Vicenza nella straordinaria cornice del palladiano Teatro Olimpico di Vicenza, il musicista ungherese ha proposto un concerto interamente dedicato a due dei massimi capolavori di Schubert, scritti entrambi in quellanno miracoloso, ultimo della sua vita, il 1828, nel quale fiorirono in rapida successione geniali e sconvolgenti lavori. Schiff, che da qualche anno si diletta anche a impugnare la bacchetta, ha impaginato un programma che metteva a stretto confronto due pagine profondamente contrastanti lavora molto bene sul fraseggio, ottenendo belle sfumature soprattutto nella mezza voce. E se deve maturare un po la lettura della melodia del V atto, particolarmente convin` cente e stato il quadro iniziale del III atto, snodo focale della vicenda col duetto tra Henri e Montfort, nel ` quale si e messo positivamente in luce anche il baritono Tassis Christoyannis, che ha saputo tratteggiare interamente il proprio spettro emotivo, dal sussurro della tenerezza alla spinta che indica non la violenza ma ` lintensita del sentimento paterno. ` Piu insipido il Procida di Balint Szabo, che per il poco volume non riesce a imporsi sulle masse, ma rassicu` rante la qualita complessiva dei personaggi secondari, tra i quali non si sono percepite sbavature, e dellOrchestre de la Suisse Romande, guidata da Yves Abel. Marco Leo in parte alla terra dorigine del regista (le tombe di Nemrut) e unazione talvolta inerte, ma libera almeno da fastidiose incongruenze: lostica ` conclusione del terzo atto e stata recitata con esemplare chiarezza. Gli altri interpreti vocali hanno col` ` pito piu per la loro affidabilita vocale che per la fantasia del fraseggio, ` ma Saverio Fiore e stato un Messaggero deccezione e Ambrogio Maestri ha sfruttato con intelligenza la ricca cavata della sua voce, senza riuscire a dirci qualcosa di nuovo su Amonasro. Lampio vibrato di Gia` ` como Prestia e piu adatto a perso` naggi meno implacabili, piu umani di Ramfis. Dignitosi il Re di Roberto Tagliavini e la Sacerdotessa di Caterina Di Tonno e non priva di inventiva la coreografia di Francesco Ventriglia, ben realizzata dai ballerini di MaggioDanza. Linvidiabile souplesse che distingue spesso le direzioni di Zubin Mehta era ben in evidenza in questa recita pomeridiana. Capita raramente di ` sentire un accompagnamento cos ` rifinita strumentalmente e cos capace nel contempo di dare limpressio` ne che tutto cio che capita in scena ` avvenga per caso e non per volonta ` prestabilita. Una casualita che Ozpe` tek ha sfruttato solo in parte, ma si e trattato dopotutto del debutto del cineasta turco nellarena lirica. Stephen Hastings da oscuri sussulti, eseguito da Schiff ` con suono evocativo e lontano, piu celeste che terreno, grazie anche alla scelta di un magnifico Bo sen dorfer. LOrchestra, formata da musicisti amici di Schiff, che annualmente si riuniscono a Vicenza per il piacere di suonare assieme, ha assecondato, non senza qualche sbavatura, ma con contagioso entusiasmo, il gesto ` del suo direttore, cos come il bravissimo coro, al quale si sono uniti dei solisti di eccezione, come il tenore Werner Gura, il soprano Mei ke Leluschko, il contralto Britta Schwarz e il basso Andreas Wolf, ` cui la partitura riserva pero solo brevi interventi. Stefano Pagliantini

VERDI Aida H. He, M. Berti, L. DIntino, G. Prestia, A. Maestri, R. Tagliavini, S. Fiore, C. Di Tonno; Coro e Orchestra del Maggio Musicale, direttore Zubin Mehta regia Ferzan Ozpetek scene Dante Ferretti costumi Alessandro Lai Firenze, Teatro Comunale, 8 maggio 2011

Aida a Firenze

` suo complesso era piu da esperta orecchiante che da musicista ispirata e autonoma. Marco Berti ha una voce generosamente dotata di quello squillo che definisce in parte il personaggio di ` ` Radames gia da un esercito di prodi da me guidato... . Il tenore deve esercitare tuttavia un autocontrollo notevole per conferire la dovuta finitezza ai legati sognanti dellaria che segue, dove ottiene risultati musicalmente dignitosi ma carenti di spon-

` taneita. Il duetto finale invece viene ` risolto con relativa facilita e il contesto scenico disegnato da Dante Ferretti con una tomba invasa progressivamente dalla sabbia come se ` fosse una clessidra e quello che maggiormente si imprime nella memoria. Nel complesso lo spettacolo era piuttosto attraente dal punto di vista ` visivo (cio che si vedeva era sempre ben in sintonia con i suoni che uscivano dalla fossa), con scene ispirate

SCHUBERT Missa Solemnis D950; Sonata per pianoforte D960 M. Le luschko, B. Schwarz, W. Gura, A. Rocchino, A. Wolf; Cappella Andrea Barca, Coro Schola San Rocco, direttore e pianoforte Andras Schiff Vicenza, Basilica San Felice e Fortunato, 6 maggio 2011

come la grandiosa Missa Solemnis n. 6 in Mi bemolle maggiore e lintima e sognante ultima Sonata in Si bemolle maggiore per pianoforte. ` Ne e sortito un connubio assolutamente inedito, che ha messo in lu` ce la costante dualita del mondo musicale schubertiano, teso tra laspirazione sinfonica di stampo beethoveniano, chiaramente presente nella Messa, e lintimismo dellHausmusik, trasceso in una dimensione visionaria e sognante, capace di aprire verso mondi ultraterreni e

` sconcertanti profondita. Proprio su ` questi estremi ci e parso dirigersi lestro interpretativo del maestro ungherese, che non ha avuto timore di ricavare nel primo dei due la` vori sonorita ampie e vibranti dalla sua Cappella Andrea Barca e dallimpegnatissimo Coro della Schola San Rocco, lasciando intravedere ` chiaramente future eredita bruckneriane, e di lasciare emergere dal successivo silenzio la commossa in` timita della sonata, con quel primo tema dolce e sognante, interrotto

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Dalla salle Favart al Palais Garnier (musiche di Offenbach, Massenet, Delibes, Bizet, David) mezzosoprano Jennifer Larmore Opus V Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, 14 maggio 2011 Un pomeriggio a salotto (musiche di Martini, Faure, Debussy, Rossini, Donizetti, Godefroid, Hahn, Lenoir, Messager, Bernard, Chatau/Delorme) soprano Felicity Lott arpa Isabelle Moretti Venezia, Palazzetto Bru Zane, 17 maggio 2011

Il Centre de Musique Romantique Francaise del Palazzetto Bru Zane a Venezia ha messo assieme, nellambito del Festival Dal Secondo Impero alla Terza Repubblica , due serate a distanza ravvicinata con lintento, pienamente riuscito, di ricreare latmosfera del salotto parigino a cavallo tra Otto e Novecento, dove era frequente eseguire arie dopera, trascrizioni da camera di brani tratti da celebri melodrammi e raffinate me lodies. Ha affidato la ` non semplice impresa quanto e facile in questi casi calcare la mano o trascendere i limiti del buon gusto a due voci importanti: quella di Jennifer Larmore, nella splendida Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, e quella di Felicity Lott, nella deliziosa sala da musica del Palazzetto. La cantante americana, spesso bistrattata dalla critica italiana e di rado presente sui nostri palcoscenici, ha brillato per invidiabile salute vocale, sfoggiando voce tuttora salda ed estesa, ancorche un po intubata ` in basso, e soprattutto una capacita di immedesimarsi nel clima disimpegnato della serata facendo ricorso alle sue riconosciute doti di attrice (fenomenale la sua mimica facciale) e a una carica di dirompente ironia, con cui ha saputo catturare il pubblico. Il programma, interamente francese, era dedicato a quattro capolavori teatrali come Le contes dHoffmann di Offenbach, il Werther di Massenet, la Lakme di Delibes e la Carmen di Bizet. La Larmore ha cantato laria di Nicklausse Vois sous larchet fremissant con grande partecipazione emotiva, la stessa che ha contraddistinto la drammatica aria di Charlotte Va! Laisse couler mes larmes . Immancabile lesecuzione della Barcarolle, nella trascrizione per voce sola con il controcanto degli archi del Quintetto Opus V, trasformata, come il duetto Lakme -Mallika Sous le Dome epais , in una dolce e ca rezzevole melodie da salotto. Nella Chanson bohemienne dalla Carmen la cantante ha improvvisato una divertente scena di seduzione con gli strumentisti del quintetto, mostrando al contempo una

voce salda nei diversi registri ed ancora ampia negli acuti. Vera girandola di divertimento e di (auto)ironia il bis, Art is calling for me , pagina tratta dal musical The Enchantress di Victor Herbert del 1911, un ritratto scanzonato di una diva del canto con tutti i suoi tic, manie e capricci. Applausi calorosi anche per il Quintetto Opus ` V, che si e divertito a seguire la cantante e, in proprio, a eseguire quattro piccoli quintetti di Felicien David, musicista poco noto vissuto tra il 1810 e il 1876, dedicati alle stagioni, pagine salottiere e piacevolissime, ben adatte al clima della serata. Altrettanto riuscito il concerto al Palazzetto con Felicity Lott, Dama dellImpero Britannico, cantante dalla gloriosa carriera, dal repertorio ricercato, qui accompagnata dallarpa di Isabelle Moretti. Certo, la voce, che un tempo era dolce e carez` zevole, ora ha un timbro piu secco, come svuotato; i fiati, ancora notevoli, si sono accorciati, ma che im` porta: la classe e sorprendentemente fresca, il gusto impeccabile e lele` ganza intrigante. A cio si aggiunga una totale consonanza con il mon` do francese (la Lott e Officier dans lOrdre des Arts et des Lettres e Chevalier dans la Legion dHon` neur) e una grande familiarita con la lingua dOltralpe, unite alla contagiosa voglia di divertire e divertirsi. Grazie allaccompagnamento suadente di una fuoriclasse dellarpa come Isabelle Moretti, la cantante inglese ha deliziato il pubblico con un repertorio da salotto, raffinato e intelligente nelle scelte: apertosi con il celebre Plaisir damour di Johann Paul Aegidius Schwarzen` dorf, detto il Martini Tedesco, e proseguito con tre arie da camera di Donizetti e Rossini, musicisti che con la Francia ebbero un intenso rapporto, per arrivare a dei gioielli come le melodies di Faure e di Reynaldo Hahn - di cui la Lott ` ha eseguito con grande musicalita e ` sottesa ironia A Chloris , languido cammeo che fa il verso a Rameau. ` La seconda parte e stata un crescendo di humour e brio scintillante con Parlez-moi damour di Jean

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&dalla platea
Lenoir, lirresistibile Ca fait peur aux oiseaux di Paul Bernard fino allaria Jai deux amants tratta dalla comedie musicale Lamour maUn parallelepipedo di tre tonnellate sospeso a mezzaria sul palcoscenico tramite 250 cavi dacciaio. Con la sua caratteristica indifferenza alle sfumature storiche, Heiner Muller volle ambientare lazione del proprio dramma Quartett (1982) in un salotto prima della rivoluzione francese e in un bunker dopo la terza guerra mondiale . Intorno, grazie alla magia del chromakey, tutto un universo in espansione: cavalcate di nembi, tumultuoso ribollire di oceani e ruotar di galassie, diorami tridimensionali di una metropoli che potrebbe essere Parigi, minacciose masse umane, megaliti inquietanti; ma locchio dello spetta` tore e imprigionato senza scampo in quei pochi metri quadrati impudicamente offerti alla sua voyeuri` stica curiosita come la casa del Grande Fratello. Due sedie, una tavola, due bicchieri di vino e poco altro ne fanno tutto larredo. Dopo solo tre decenni il nichilismo post-ideologico e fieramente immoralista del drammaturgo tedesco, a quel tempo paradigma dellavanguardia teatrale, appare logorato ` dalla sazieta di un abuso mediatico che ne ha fatto pane quotidiano per famigliole teledipendenti. Der Rest ist Verdauung , come profe` tava Quartett; il resto e digestione, ` col distillato della quale si puo fare spettacolo a sontuosa misura scaligera. Distanziandosi con eleganza ` da un dialogo originale che piu ` ` graveolente di cos non si puo immaginare, ma che tradotto in esangue international English da un Luca Francesconi librettista di se medesiIn quattro anni di sodalizio Valery Gergiev e la London Symphony si sono plasmati a vicenda. A tratti il suono e il fraseggio dellorchestra rievocano quelli delle orchestre russe di una volta, mentre Gergiev, padre padrone dei complessi del Teatro Marinskij di San Pietroburgo e star internazionale con il dono ` dellubiquita, mostra unattenzione per lui nuova verso i dettagli e le sfumature. In effetti i delicati pianissimi ascoltati nellAndante elegiaco della Terza Sinfonia di Ciaikovski e la leggerezza del Concerto per orchestra n. 1 di Shedrin erano insoliti in ` un direttore piu incline allenfasi tragica e al turbinio informe delle sque di Andre Messager. Larpista Moretti ha contribuito non poco allincanto della serata, dispiegando tutto il suo virtuosismo in un brano asperrimo come Le Carnaval de Ve nise di Dieudonne-Felix Godefroid e nellaffascinante Une Chatelaine en sa tour. A chi non cera suggerisco di ascoltare il CD Naive inciso nel 2009 dalle interpreti con lo stesso repertorio. Stefano Pagliantini consistenza dei personaggi alternando il declamato atonale dagli smisurati salti di registro al recitativo arioso; i concisi spunti di aria e di duetto in stile di conversazione ai floridi abbellimenti ed altri passi vocalizzati di artificioso gusto neobarocco. Ai due antagonisti, il soprano Allison Cook (Marquise de Merteuil) e il baritono Robin Adams (Vicomte de Valmont) non mancano le necessarie doti di vir` tuosita ne la competente presenza fisica, e nemmeno le attitudini trasformistiche per reggere un gioco scenico che prevede sdoppiamenti e inversioni di ruolo. Le loro schizofreniche pulsioni sono amplificate dal piccolo complesso collocato in fossa: una ventina di strumenti regolati con alacre gesto dalla finnica Susanna Ma lkki, prima donna a calcare questo podio in 232 anni di esercizio. Dal sesto piano, invisibili agli spettatori, le rispondono una grande orchestra e un coro diffusi in sala da altoparlanti stereofonici. Con la spazializzazione elettronica curata dallIRCAM parigino, tutte le fonti sonore si combinano e si proiettano in una sbalorditiva esperienza multidimensionale. Teatro colmo in ogni ordine e poche defezioni lungo le tredici scene dellatto unico. Al termine gli applausi scroscianti per quasi dieci minuti non risparmiavano nessuno, ` ma la fetta piu cospicua toccava al regista catalano, coautore a tutti gli effetti di una visionaria produzione ` per cui gia si prevede la distribuzione su DVD. Carlo Vitali ` derata la piu asettica tra le sei sinfonie ciaikovskiane, ma in questo caso si percepiva il ribollire di oscure forze telluriche sotto la sua superficie levi` gata ed elegante. E avvenuto anche nel secondo movimento, uno strano valzer dove la melodia sembra faticare a prendere slancio, del quale Gergiev ha messo in evidenza la trama sottile, quasi scheletrica. Ma qui il direttore russo era nel suo elemento naturale e con una London Symphony a disposizione il risultato non poteva che essere eccellente. Non era nel suo elemento naturale, Gergiev, in Mozart, e lo si avvertiva dal peso eccessivo degli archi, dal fraseggio a tratti rugoso, dalla
FRANCESCONI Quartett A. Cook, R. Adams; Orchestra e coro del Teatro ` alla Scala, direttori Susanna Malkki, Jean-Michael Lavoie regia Alex Olle scene Alfons Flores costumi Lluc Castells Milano, Teatro alla Scala, 28 aprile 2011

Quartett a Milano

mo riecheggia paradossi alla Oscar Wilde: Love is the domain of the servants ... Fear makes philosophers ... Virtue is an infectious disease ... ed altrettali profonde massime da cioccolatino Perugina. Our noble profession is to kill time , confessa a un certo punto il visconte di Valmont mettendo il ` dito nella piaga. E Alex Olle, condirettore de La Fura dels Baus, sviluppa ulteriormente il tema nelle sue note di regia: Valmont e la Merteuil sono due personaggi archetipici: rappresentano lalta socie` ta, o la nuova classe medio-alta di ` qualunque citta cosmopolita [...] i cui membri si tengono ben lontani ` dalla realta che ne rende possibile la sopravvivenza, estranei ai sacrifici che il mantenimento dei loro con-

tinui capricci richiede allintero pia` neta . Messa cos , con approccio ` ecologico e forse classista, la pie ce acquisterebbe ben altra rilevanza civile; peccato che dopo quasi ottanta ` minuti di perversita verbali, denudamenti e cross-dressing con contorno di fellatio, sodomia, stupro e veneficio, lo scioglimento si attui in chiave di mera psico(pato)logia individuale, con una crisi pantoclastica della malefica protagonista. Fatti suoi, verrebbe da dire contemplando il cruento rito di rebirth che daltronde il Francesconi drammaturgo ha qui trapiantato in forma di pantomima dalla Hamlet-Maschine dello stesso Muller. Dove la triplice fatica dellautore ` prende davvero il volo e nella parte musicale, che aderisce alla sfuggente

SHEDRIN Concerto per orchestra n. 1 MOZART Concerto per oboe in K 314 CIAIKOVSKI Sinfonia n. 3 oboe Emanuel Abbuhl London Symphony Or chestra, direttore Valery Gergiev Lugano, Palazzo dei Congressi, 19 maggio 2011

emozioni, a volte anche a scapito del lavoro di scavo interpretativo, come ha rivelato la parziale delusione della recente Turandot scaligera. ` La vitalita, che rappresenta il tratto ` caratteristico di Gergiev, e emersa tutta, invece, nella frenesia ritmica del divertente Concerto di Shedrin, un lavoro del 1963 molto tradizionale nel linguaggio e nello stile, tra venature neoclassiche alla Stravinski e qualche strizzatina docchio al jazz.

Il sottotitolo, Canzonette birichine, ` non lascia spazio a dubbi; certo e incredibile come Shedrin abbia potuto ` abbracciare in tutta tranquillita lestetica di regime del realismo socialista negli stessi anni in cui Shostakovich viveva problematicamente e tragicamente il rapporto con quella stessa estetica. La frenesia del fraseggio caratterizzava anche lesordio della Sinfonia n. 3 di Ciaikovski. La Terza viene consi-

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tendenza a scurire ed enfatizzare quando bisognerebbe schiarire il suono e alleggerire il fraseggio. A tenere alta la temperatura emotiva ` del Concerto per oboe K 314 e stato ` cos lottimo Emanuel Abbu hl, oboista svizzero cresciuto alla scuola di Heinz Holliger. Interprete raffi-

nato e autorevole, Abbu hl ha af frontato il Concerto mozartiano da gran signore, con una estrema ricchezza di dinamiche, senza eccessi sentimentali ne virtuosistici, esibendo un suono di una bellezza apollinea. Luca Segalla

VERDI Otello F. Armiliato, D. Dess`, G. Meoni, C. Cremonini, L. Montanaro, J. Edwards, S. Fournier, R. Joakim, Orchestra e Coro del Theatre Royal de Wallonie, direttore Paolo Arrivabeni scene Carlo Sala costumi Fernando Ruiz regia Stefano Mazzonis Liegi, Teatrotenda, 19 aprile 2011

` A Liegi, citta culturalmente vivace che ha dato i natali a Gretry, da tempo vige, nella programmazione del restaurando Teatro dellOpera, unamministrazione virtuosa che si lega alla conduzione di un sovrintendente italiano, Stefano Mazzonis di Pralafera, che porta volentieri alla ` ` ribalta artisti italiani. Cos sempre piu spesso anche sul palcoscenico, e non solo tra i tavoli dei ristorantini del ` Boulevard de la Sauveniere, si sente parlare italiano. A raccontare la vicenda del Moro di Venezia sotto un capiente tendone (il Palafenice acquistato per le neces` sita cittadine con 1100 posti tra cui ` molti occupati da giovani), ce difatti uno stuolo di artisti extra moenia che onorano il canto italiano. Onore innanzitutto allOtello di Fabio Armiliato, che debutta coraggiosamente nel ruolo, rivelando inaspettatamente, sin dallexploit iniziale a freddo in tessitura acuta, doti (e carattere) imprevisti da tenore eroico, accanto alla duttile e sfumata Desde` mona di una Daniela Dess ancora ` nel pieno della sua maturita interpretativa. Apprezzabile anche la prova, nel ruolo di uno Jago infingardo e subdolo, di Giovanni Meoni, che dopo il forfait per il Nabucco dellO-

pera di Roma a Pietroburgo, ha ritrovato con la salute la sua brunita voce. A concertare il tutto una bacchetta, quella di Paolo Arrivabeni, capace di cogliere sfumature, bagliori lividi e soverchierie del dramma shakaspeariano messo in note dal bussetano. Ma il cervello delloperazione resta Mazzonis, che si dimostra regista lucido ed inventivo. Basti vedere come in uno spazio angusto muove a dovere nel primo atto le masse in spasmodica attesa sul molo, solcato da una cascata dacqua nel proscenio, o come imponga una sorta di determinismo nei personaggi condotti in scena da carrelli, marionette manifeste ed inconsapevoli nelle mani del perfido Jago. Scene e costumi, colorite e vivaci, rispettivamente firmate da Carlo Sala e Fernando Ruiz, sembrano saggiamente ispirarsi alla pittura veneziana da Tintoretto a Giorgione e Veronese e conferiscono allazione una cornice adeguatamente degna tra peristili, leoni alati di San Marco e riparate alcove: uno spazio scenico intelligentemente ridisegnato volta per volta con pochi elementi quali tendaggi, pannelli divisori o luci adeguate. Lorenzo Tozzi

ROSSINI Il barbiere di Siviglia M. Zeffiri, A. Rinaldi, A. Bonitatibus, C. Senn, S. Alaimo, G. Alessi, direttore Will Humburg regia, scene e costumi Dario Fo Catania, Teatro Massimo Bellini, 10 maggio 2011

Era da tempo che il teatro catanese non offriva uno spettacolo con regia dautore, di quelle che in un passato non lontano avevano immesso il Bellini nel circuito delle piazze teatrali italiane che contano. La presenza di Dario Fo ha concesso ora una ripartita, che ci si augura foriera di nuova linfa per questo travagliato ente a corto di denaro. Fo ha impo` stato il suo Barbiere, gia collaudato ad Amsterdam, sulla prospettiva mimi` ca di cui e maestro: rivisitazione di

un mondo, quello della commedia dellarte, sovente di felicissimo conio. Arlecchini, Colombine, acrobati, ballerini e perfino un somaro hanno ravvivato la parte iniziale dellopera, Sinfonia compresa, gettando riverberi assai godibili sul rimanente: fascinosa intanto la simulazione di un veneziano barcheggio nel corso della serenata di Lindoro, con Almaviva che canta fra i rematori su una barca ondeggiante sulla laguna; e aguzzi altri episodi, vedi il duetto tra

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Rosina e Figaro del primo atto rea` lizzato con la complicita di unaltalena; o la divertente citazione del Pinocchio di Comencini con cui viene tratteggiata la febbre scarlattina di Basilio, nel secondo atto: una compagnia di becchini rigorosamente listati a lutto che recano in scena una cassa da morto in cui sistemano il pretaccio e se lo portano via fin che Basilio non mette il naso fuori della bara per augurare al consesso riunito la buonasera. Resterebbe semmai una domanda: come mai un uomo dei trascorsi di Fo abbia puntato questa regia solo sul fatto ludico ignorando o quasi ` la velenosita della satira sociale rossi` niana; e s che due personaggi quali Bartolo e Basilio gliene avrebbero ` offerto il destro. Ma e il caso di aggiungere che nessuno dei due canSembra essere un minuzioso e caparbio studio sul suono il campo dindagine prediletto, oggi, da Mario Brunello, il quale ha confezionato per il recital al Quartetto milanese un programma in bilico (spirituale) tra passato, presente e futuro. Luso di un iPhone sul quale era preregistrata una linea di bordone per i Canti armeni che concludevano la serata ` non ha turbato piu di tanto luditorio chiamato, tra laltro, ad intervenire in prima persona per accennare con la voce il bordone stesso durante il suggestivo bis. Fulcro fulcro e motore del programma restava sempre e comunque la musica di Bach. Apriva la prima parte una Suite, la maestosa Terza, seguita da uno sguardo novecentesco oltreoceano (Atlantico) attraverso la Sonata per violoncello di George Crumb, brano che iniziava con rintocchi bartokiani che lasciavano pre` sto il terreno a materiale piu autoctono, e Unlocked di Judith Weir, laCon unartista come Sokolov ci si ` puo aspettare di tutto, tranne lordinario, la consuetudine. Ci vuol molto coraggio, infatti, a chiudere un programma di recital con la Fughetta dellopera 32 di Schumann, brano non certo adatto a scatenare le ovazioni del pubblico. Ma lo scopo di Sokolov era far notare la relazione tra Bach e Schumann, come luno potesse confluire nellaltro, in una ` sorta di ciclicita senza tempo, tale da far credere che alla fine della Fughetta si potesse ricominciare tutto ` da capo con il Concerto italiano e cos via, allinfinito. Un possibile ritorno a Bach, dunque, quello suggerito tanti preposti alla parte era in grado di venir in soccorso di tal esigenza: ` luno per dichiarata inidoneita vocale e laltro per annose tendenze alla gigioneria. E allora si capisce forse meglio perche il glorioso uomo di teatro abbia inteso stavolta solo di` vertirsi e divertire. Che non e cosa trascurabile. A supportare lidea registica di credenziali verosimili, due nomi mi son parsi stagliarsi alla ribalta, e quello di Will Humburg, per primo: ben di rado ho ascoltato un Rossini comico di tale scioltezza narrativa, pungoli ritmici ed eleganza formale come quello del direttore tedesco e della sua fidata compagine. Subito dopo menzione donore ad Anna Bonitatibus, Rosina perfettamente in linea con le ` agilita della parte e pastosa nel colore. Furono le due uniche lezioni di stile della serata, a dirla tutta; perche ottime erano in tal senso anche le intenzioni dellAlmaviva di Mario Zeffiri, ma alterne le ri` sposte pratiche: il colore e insinuante e lestensione ragguardevo` le, pure lesilita del peso rende impossibile farsi unidea delle autentiche chances di questo tenore; e leccesso di variazioni, non tutte di oro zecchino rossiniano, non ha aiutato a facilitare il giudizio. In quanto al resto non cera davvero da scialare. Comune il Figaro di Christian Senna, oltre che timbricamente inadeguato a corrispondere alla tarantolata furia dei sillabati rossiniani. E deficitario in un contesto che si proponeva lambiziosa carta di una prova di stile lapporto dei due bassi, o sedicenti tali: Alberto ` Rinaldi e nella fase calante di una carriera lunga e rispettata, ma caratteristiche da basso buffo rossiniano ` non ne ha mai avute e per di piu la ` voce e ormai incapace di reggere la ` bruciante corposita dei picchettati di cui Bartolo dovrebbe esibire lapoteosi. Simone Alaimo, infine, che pur cantante rossiniano di rife` ` rimento e stato, non ve bacchetta e regia al mondo che ne possa frenare listinto maramaldesco; il suo Basilio, al dunque, era il consueto spaventapasseri piuttosto che il cinico profittator di mense altrui che dovrebbe essere. Due corpi estranei, insomma, che hanno finito col decidere delle sorti ibride di questo pur brillante Barbiere; ma anche una traccia al ritrovamento di unauspicata rinascita del teatro di Catania. Aldo Nicastro dica, la chiave di lettura ultima dellinterpretazione, mai solipsistica, di ` Mario Brunello, che e parso in grado di restituirci un Bach umano, vero, ` eppure cos etico e superiore. Qualche sera dopo al Teatro alla Scala Brunello si misurava con quel Concerto in Si minore di Dvorak che laveva fatto innamorare, lui giovane chitarrista, del violoncello e che aveva pure portato allesame di diploma. Uninterpretazione brillante, ma commossa quella del solista veneto, ricca di colori, sciolta e con diversi momenti da incorniciare. Il secondo tema dellAllegro iniziale, ad esempio, veniva reso con tale le` vita e tenerezza da far, quasi, dimenticare la presenza dellorchestra, diretta in modo non invadente (ma anche poco fantasioso) da Gergiev. Nulla da eccepire, invece, sulla Patetica infuocata e disperata che chiudeva il programma, terreno delezione del direttore russo. Massimo Viazzo sbalorditiva e fantastica era che il tutto non era lasciato a briglie sciolte, ma dominato da una mente lucidissima e accorta, che metteva ordine nel caos apparente. E lop. 32 non sembrava una raccolta minore di piccoli pezzi, ma si caricava di arcani e reconditi significati in grado di trascenderla. Acquistava, in breve, importanza maggiore di quanto lo stesso Schumann, probabilmente, gli attribuisse. ` La generosita nei bis (ben sei), ha prolungato di circa mezzora un recital trasformatosi in esperienza mistica. Benedetto Ciranna

BACH Suite n. 3 in DO CRUMB Sonata per violoncello solo WEIR Unlocked BACH Suite n. 2 in re SOKOLOVIC Vez AA.VV. Canti armeni per violoncello solo violoncello Mario Brunello Milano, Sala Verdi del Conservatorio, 12 aprile 2011 DVORAK Concerto op. 104 per violoncello e orchestra CIAIKOVSKI Sinfonia n. 6 op. 74 Patetica violoncello Mario Brunello Filarmonica della Scala Valery Gergiev Milano, Teatro alla Scala, 21 aprile 2011

voro basato su cinque Canti di prigionieri delle regioni Mississippi (qui ` Brunello, con le capacita camaleontiche che gli si riconoscono, riusciva addirittura a trasformare il suo Maggini in una chitarra elettrica, con tanto di basso e base ritmica, coinvolgendo il pubblico in una sorta di entusiasmante illusione uditiva collettiva). Dopo lintervallo ecco unaltra Suite, ` la piu meditativa Seconda, che sapeva affastellarsi a memorie sonore, anche popolari, di culture dellest europeo.

Indimenticabile, poi, nei Canti armeni, la ricreazione del suono del duduk, strumento simile al flauto, ma ad ancia doppia come loboe, con ` un violoncello che e sembrato per ` piu di un istante mutarsi esso stesso ` in un aerofono. E pur vero che il cuore emotivo del concerto non poteva che rimanere legato allesecuzione delle due Suites bachiane, il monumento che il violoncellista veneto non ama porgere nella sua inte` rezza in ununica serata. E la ricerca pertinace, inesausta della linea melo-

BACH Concerto alla maniera italiana; Ouverture in stile francese SCHUMANN Humoresque op. 20; Klavierstucke op. 32 pianoforte Grigory Sokolov Catania, Teatro Massimo Bellini, 20 maggio 2011

da Sokolov. Un Bach, comunque, stilisticamente lontano dal romanti` cismo e piu affine, semmai, ai clavicembalisti francesi (Couperin) e che, nella splendida interpretazione del Concerto italiano, ha presentato stac` chi di tempo piu tradizionali (penso soprattutto all Andante, mol` to piu veloce rispetto ad altre sue ` esecuzioni in cui era piu vicino a un Adagio).

La tenuta complessiva della Ouvertu` re francese e stata a dir poco sbalordi` tiva. Piu di mezzora di musica, non certo di impatto immediato, che ha tenuto letteralmente soggiogato un pubblico stregato dallirresistibile magnetismo di Sokolov (malia che ha toccato vertici ipnotici nella Sarabanda). Con la Humoresque siamo entrati nel mondo dellirrazionale fantastico di cui dicevamo. Ma la cosa

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stresa festival 2011


Direttore Artistico: Gianandrea Noseda
Copyright Comune di Milano tutti i diritti di legge riservati Photoservice Electa, Milano / Luca Carr

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Umberto Boccioni, Elasticit, 1912 - Museo del Novecento e Case Museo, Milano

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f e s t i v a l

150 anni dItalia


Sabato 23 luglio Palazzo dei Congressi - Stresa CONCERTO PER I 150 ANNI DELLUNIT DITALIA

Meditazioni in Musica
Venerd 29 luglio - Sabato 30 luglio
Eremo di Santa Caterina del Sasso - Leggiuno

Banda Musicale dellArma dei Carabinieri Massimo Martinelli, direttore

SUITE PER VIOLONCELLO SOLO di J.S. Bach

David Geringas

Domenica 31 luglio Chiesa di S. Nicolao al Sacro Monte - Orta MUSICA SPAGNOLA DEL 600 Hopkinson Smith, chitarra barocca

Marted 2 agosto
Rocca Borromeo - Angera

PLATTI, VIVALDI

Ensemble Cordia

Venerd 5 agosto Chiesa Vecchia - Belgirate VIRTUTE E CANOSCENZA

De Labyrintho

Note di viaggio
Domenica 21 agosto Palazzo dei Congressi - Stresa OSTAKOVIC, BRAHMS Alexander Toradze, pianoforte Mercoled 24 agosto Castello Visconteo - Vogogna ITALIAN WONDERBRASS Gioved 25 agosto Palazzo dei Congressi - Stresa LUCIA DI LAMMERMOOR di G. Donizetti

Stresa Festival Orchestra Gianandrea Noseda, direttore


Luned 22 agosto Loggia del Cashmere - Isola Madre LONDON BRASS

Sabato 27 agosto Chiesa del S.S. Crocisso, Collegio Rosmini - Stresa BACH: SONATE E PARTITE Isabelle Faust, violino Domenica 28 agosto
Palazzo dei Congressi - Stresa

Marted 30 agosto Palazzo dei Congressi - Stresa WEBER, BEETHOVEN, DVORK Leif Ove Andsnes, pianoforte

Sabato 3 settembre Auditorium La Fabbrica - Villadossola EUROPA BAROCCA Domenica 4 settembre Palazzo dei Congressi - Stresa BEETHOVEN, MENDELSSOHN Maria Joo Pires, pianoforte

Filarmonica della Scala Gianandrea Noseda, direttore


Gioved 1 settembre Salone degli Arazzi - Isola Bella RACHMANINOFF SOIRE Pavel Berman, violino Enrico Dindo, violoncello Venerd 2 settembre Palazzo dei Congressi - Stresa IMPROVVISANDO

Akademie fr Alte Musik Berlin

Marted 23 agosto Chiesa Madonna di Campagna - Verbania UNA SERATA A CASA BACH

Il Suonar Parlante Vittorio Ghielmi, direzione e viola soprano Venerd 26 agosto


Villa Ponti - Arona

Mosuc, Osborn, Vassallo Anastassov, Liberatore Casalin, Vendittelli Ars Cantica Choir Stresa Festival Orchestra Gianandrea Noseda, direttore

WEBERN, LISZT, CAJKOVSKIJ

Israel Philharmonic Orchestra Zubin Mehta, direttore


Luned 29 agosto
Salone degli Arazzi - Isola Bella

Gewandhausorchester Leipzig Riccardo Chailly, direttore

Alexander Romanovsky, pianoforte

CHOPIN, BACH, LISZT Simon Trpceski, pianoforte

APOLLON MUSAGTE QUARTETT

Enrico Pieranunzi Trio con i musicisti della Masterclass di Improvvisazione

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&letture musicali

Mario Brunello, Fuori con la musica, Rizzoli, Milano 2011, pp. 180, E 18,00 Si legge tutto dun fiato il primo libro di Mario Brunello, scritto in modo lineare e con quel candore che gli si ri` conosce. Fuori con la musica e una raccolta di istantanee musicali legate alla ` carriera dellartista veneto, ma non e solamente un libro di aneddoti. Certo, ` e divertente leggere del volo sul trabiccolo a motore che doveva portare il violoncellista, appena concluso un mati nee, a Stoccarda per eseguire il Concerto per violoncello e orchestra di Haydn con a terra un Andrea Lucchesini che faceva gli scongiuri; oppure dellentusiasmo collettivo che contagiava il pubblico di Belem, alle porte dellAmazzonia, eccitazione suscitata dallascolto di un brano di Giovanni Sollima, con tanto di piroette e balli improvvisati sul posto; o ancora della scalata al Monte Fuji su parete verticale con linseparabile Maggini a tracolla ed esecuzione bachiana in cima. ` Brunello e un girovago della musica non perche perennemente in tournee, ` ma per una curiosita inesausta, per una ricerca instancabile dei luoghi della musica, spazi in cui riconoscerla, in cui riconoscersi. Il profilo delle Dolomiti assomiglia al disegno delle note di un Preludio di Bach. Ho provato a sovrapporre il segno lasciato dalla cresta di una cima sul rigo musicale: la musica e la montagna si sono rivelate, senza saperlo, luna con laltra . Per Brunello la musica e la vita si condizionano e si alimentano vicendevolmente in un rincorrersi di sinestesie cromatico-panteistiche. ` Su www.mariobrunello.com e possibile ascoltare tutti i brani citati nel testo (ci sono anche le esecuzioni integrali della Quarta di Bruckner e della Settima di Mahler dirette da Claudio Abbado).
Massimo Viazzo

Paul-Andre Demierre, Les ope ras napolitains de Rossini, Editions Papillon, Ginevra 2010, pp. 283, s.i.p. Questo libro utilissimo dello studioso svizzero Paul-Andre Demierre attualmente produttore di trasmissioni musicali presso la Radio Suisse Romande nacque come tesi di dottorato nel lon` tano 1987, e qua e la si avverte qualche eco di unepoca in cui gli allestimenti delle opere napoletane del pesarese erano ancora avvenimenti rari. La biblio` grafia e la discografia, cos come la cronologia delle rappresentazioni, sono tuttavia aggiornatissime, e largomento viene trattato con abbondanti esempi musicali e con molti estratti da recensioni e cronache depoca. Demierre non limita la sua indagine a Napoli e dedica capitoli sostanziosi alla scenografia, ai costumi e alla recitazione ` (ed e qui che emergono le testimonian` ze piu eloquenti), prima di passare alla materia specificamente musicale. La quale viene trattata in modo sintetico (senza fare unanalisi capillare di ogni opera), partendo dalle recensioni ottocentesche per prendere esame alcune caratteristiche dellorchestrazione rossiniana e per met` tere a fuoco la varieta espressiva della sua ` scrittura vocale. E questo infatti largomento che appassiona maggiormente lautore, il quale aggiunge informazioni preziose sulle carriere dei maggiori interpreti e un glossario di termini tecnici per il lettori che conoscono poco il repertorio del primo Ottocento. ` La lingua usata da Demierre e natural` mente il francese, ma lo stile e sempli` ce, il registro informativo. E una gioia poi leggere nella lingua originale quelle cronache teatrali di Stendhal (pur avverso al Rossini napoletano ) che mettono a nudo per contrasto la relati` va poverta (umana) della critica operistica dei nostri giorni.
Stephen Hastings

AA.VV. La Scala di Napoleone: Spettacoli a Milano 1796-1814, Amici della Scala/Umberto Allemandi & C. Milano 2010, s.i.p. ` Il valore di questo libro e soprattutto iconografico: centocinquanta quadri, bozzetti, stampe e disegni riprodotti in modo esemplare. Testimonianze di unepoca in cui la Francia di Napoleone (con un breve intervallo asburgico a cavallo tra i due secoli) dominava le regioni settentrionali della penisola e fece ` di Milano la citta capitale di una prima Repubblica Italiana (1802) e poi, tre anni dopo, di un Regno dItalia, con Bonaparte che si cingeva in duomo della corona ferrea dei Longobardi . Le immagini ci parlano di unepoca decisamente portata alla celebrazione di se, nella quale pure lo spettacolo (e di conseguenza quel Teatro dei teatri che ` ` era gia la Scala) faceva la sua parte. Cos nelle illustrazioni, accanto a scene di battaglia e di feste allaperto, a ritratti di marescialli di Francia e dello stesso Napoleone in contesti svariati, troviamo rappresentati diciotto anni di storia scaligera. Una storia di dive (spiccano i ritratti della Billington, della Grassini amante dello stesso Napoleone e della ` Colbran) e castrati, di impresari (gia si fa avanti Barbaja) e scenografi (Perego e Landriani sopra tutti), ma anche di rapporti non sempre facili con il potere ` dominante. Non fu questa in realta lo si capisce bene dal racconto di Vittoria Crespi Morbio una stagione di meraviglie musicali, anche se lapprodo scaligero di Rossini e Paganini nel biennio ` 1812-13 segno linizio di un trentennio doro, ma vale la pena ripassarne la sto ria perche fu allora che Milano divenne ` finalmente, una citta europea , accesa da una passione artistica , che avrebbe dato poi i frutti che conosciamo.
Stephen Hastings

Cesare Orselli, Pietro Mascagni, LEpos, Palermo 2011, pp. 522, E 48,30 Mancava, salvo errore, dalla pubblicistica italiana una monografia mascagnana ` cos completa e minuziosa come quella adesso approntata da Cesare Orselli. Conscio di manovrare una materia controversa, il nostro saggista evita con cura le trappole dellagiografia ma al tem` po stesso e consapevole del ruolo che spetta al Livornese nel nostro operismo: forse non di primissimo piano eppure di qualche peso, a dispetto degli indignati in servizio permanente effettivo. E oltre lindiscussa Cavalleria, individua con giustezza in Guglielmo Ratcliff, Fritz, Iris e Parisina, i titoli che di Mascagni costituiscono il nocciolo duro, separando il grano dal loglio della sua troppo prolifica produzione. Pagine di perspicace analisi suggeriscono, mediante lattento scandaglio della metrica, lidea di ` un compositore assai piu vigile ai rapporti fra musica e testo letterario di quanto la sua apparenza naf non volesse far intendere (leggere, ad esempio, le osservazioni in ordine al Ratcliff). Il capobanda di dannunziana memoria, insomma, possedeva i suoi numeri; e lanalisi del trattamento orchestrale in opere quali Isabeau e Parisina induce a qualche non improvvida riflessione. Moltissime sono poi le notizie biografiche, sovente inedite; e uno sguardo viene meritevolmente esteso alla produzione extrateatrale, con speciale attenzione alla lirica da camera, di cui ` ` Orselli e probabilmente il piu convinto indagatore nazionale. E pazienza per ` leccesso di note a pie di pagina, che distraggono e affaticano una lettura per ogni altro verso scorrevole e penetrante. Non mi pare che Orselli avesse bi` sogno di rifarsi una verginita presso laccademia.
Aldo Nicastro

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Kurt Weill, Die Legende vom toten Soldaten, fu r gemischten Chor a cappella, Universal Edition, Vienna 2007, E 10,50 ` La Universal Edition pubblico La leggenda del soldato morto, su versi di Bertolt Brecht, nel 1930 (pochi mesi dopo che lo Schubertchor laveva eseguita a Berlino in prima assoluta). Nel 2007 ha ristampato la partitura, collocando le diciannove strofe del testo originale in seconda di copertina e assegnando tre accollature corali, ben distanziate e in corpo medio-grande, per facciata: nel complesso, undici pagine che si studiano agevolmente. `` Cos e di nuovo disponibile una partitu` ra del Weill piu politico. Nella poesia, infatti, il Kaiser non accetta che il soldato sia morto in battaglia prima della fine ` del conflitto, percio ordina di esumarne il cadavere e rispedirlo subito al fronte. Unapposita commissione profuma dincenso lo zombie in divisa, lo rivitalizza alla lettera con acquavite, lo solleva nel morale infilandogli due donne sottobraccio, e infine, facendolo scortare da una banda che lo incita con chiassosi colpi di piatti, lo conduce a una morte eroica: la seconda. Una grottesca satira antimilitarista, scritta da Brecht nel 1918 come reazione indignata ai milioni di vittime della Grande Guerra, ma anche una parabola nera sullo sfruttamento delluomo sulluomo. ` Weill musico la Leggenda per coro misto a cappella. Un organico trattato omoritmicamente, come un plotone che canta marciando unito al passo di 6/8. Larmonia vaga per regioni minori ` sempre piu lontane e sinistre, ogni due battute la polifonia sbatte contro spigoli ` dissonanti. Una parodia senza comicita dei cori militareschi che galvanizzano gli eserciti, una traduzione in musica delle caricature di Grosz.
Massimo Pastorelli

Robert Schumann, Papillons op.2, facsimile della prima edizione 1832, con introduzione e commento di Eric Sams, Analogon, Asti 2010, pp.XIV+26, E 12,00 Con questo settimo volume dellopera di Eric Sams da lui curata, Erik Battaglia ci fa conoscere questa revisione postuma del grande studioso inglese, che a Schumann ha dedicato gran parte del suo lavoro. Si sa che Schumann si ` ispiro al romanzo di Jean Paul Flegeljahre quando scrisse i suoi Papil` lons, anche se gia nella prima edizione aveva cancellato dal testo musicale ogni riferimento letterario. Sams, con la sua ben nota passione investigativa, ha ritrovato e chiarificato i legami tra le due opere: quella letteraria ispiratrice e quella musicale ispirata , facendoci capire come dai due fratelli del romanzo di Jean Paul, Vult e Walt Harnisch, discenda la ben nota dicotomia schumanniana di Florestano e Eusebio. La lunga introduzione, che cita ampie parti del romanzo, con le annotazioni di Schumann sulla copia da lui posseduta, comprende anche unanalisi semiologica sul testo. E alla fine del testo musicale, riprodotto col facsimile della prima edizione curata personalmente da Schumann, Sams fa seguire un diffuso commento musicale brano per brano, chiosandolo con continui riferimenti letterari e preziose citazioni. Eric Battaglia nelle note al testo (da lui tradotto) fornisce preziose informazioni su Sams e aggiunge un errata corrige del testo musicale nella prima edizione, oltre che una bibliografia essenziale. Sperando che questa edizione non passi inosservata, cosa che potrebbe succedere in seno a uneditrice non essenzialmente musicale, la raccomando, e caldamente, a chiunque si accosti, come ascoltatore e come interprete, a questo capolavoro.
Riccardo Risaliti

&attualita `
& Alla Lulu di Stein il Premio Abbiati
` E lallestimento dellopera di Berg andato in scena nel 2010 alla Scala lo spettacolo dellanno secondo la giuria del Premio Abbiati: la regia di Peter Stein viene lodata per la bellezza e la coerenza fra messinscena e trama musicale, nella naturalezza e nel rispetto dellarticolazione scenica e degli snodi dellazione . Fra gli altri vincitori, segnaliamo Esa-Pekka Salonen come miglior direttore (Da una casa di morti, ancora alla Scala), Nina Stemme e il controtenore Franco Fagioli come migliori cantanti. Lopera Il killer di parole di Claudio Ambrosini ` (alla Fenice), e stata indicata indicata ` come migliore novita assoluta e il ` premio per il migliore solista e andato al pianista Emanuele Arciuli. www.criticimusicali.org

& La Argerich da ` unimpronta lisztiana al Progetto


Per la decima volta Martha Argerich riunisce attorno a se a Lugano, per tre settimane circa (dall8 al 30 giugno), colleghi e amici di fama, assieme a giovani talenti, per una rassegna densa ` di avvenimenti che sara incentrata questanno su Liszt, con la versione per due pianoforti della Nona di Beethoven, alcuni poemi sinfonici, la So-

` nata. Poi la Argerich eseguira il Concerto K 467 di Mozart, Stephen Kovacevich il Quarto di Beethoven, Nelson Freire il Secondo di Chopin. Tra gli altri protagonisti, Margulis, Zilberstein, Capucon, Maisky e il Coro del la Radio Svizzera diretto da Fasolis. www.rsi.ch/argerich

& Masterclass di canto con Michael Aspinall in Sicilia


Dall8 al 13 agosto 2011, a San Salvatore di Fitalia, in provincia di Messina ` si terra una masterclass del cantante e ` musicologo Michael Aspinall, che sara aperta a coloro che desiderano perfe-

Emanuele Arciuli

Flautista attrice, regista, drammaturgo... Intervista a Luisa Sello


` Fra attivita cameristiche, concerti con orchestra e one woman shows, il percorso artistico di Luisa Sello, una delle migliori flautiste italiane, si snoda ` con fluidita in una dimensione decisamente teatrale. ` La scelta del flauto e stata casuale? Direi del tutto naturale. Fin da bambina sono stata attratta verso la musica e il canto e quindi, pur non essendo figlia darte, sono stata indirizzata dai miei genitori che si dilettavano a cantare e fare musica in casa ad iscrivermi al Conser` ` vatorio. Il flauto, pero, e arrivato dopo, poiche ho iniziato cantando in un coro e assumendo parti da solista, e quindi studiando il pianoforte (dopo qualche esperimento con la fisarmonica). Alla fine delle scuole elementari il flauto mi ha ` scelto: dico cos perche allepoca non era uno strumento molto noto, tanto che al Conservatorio di Udine eravamo solamente due allievi nella classe di flauto. Come tutti, poi, ho seguito alcuni corsi di perfezionamento sino ad incontrare quello che considero il mio vero maestro, Raymond Guiot, col quale ho studiato lungamente. Cosa Le ha insegnato Guiot? ` ` La scuola francese del flauto e la piu ` avanzata e Guiot, che e stato allievo a sua volta di Marcel Moyse, mi ha insegnato molto sul piano tecnico: una scuola diretta, di tradizione orale, di cui oggi mi ritengo portavoce e am` basciatrice. E un metodo che ritengo infallibile, che permette a ogni allievo di superare scientificamente ogni blocco strumentale. Ma da Guiot ho imparato anche un modo di porsi davanti al mondo, alla musica, alla vi` ta: non si puo vivere di sogni ma oc` corre studiare con molta umilta.
Luisa Sello

` tu un jazzista e mi ha spinto a guardare verso altre forme musicali. Io stessa poi sono sempre stata aperta a tutte le forme darte, anche non musicali, compresa la letteratura, il gesto, il teatro, la scenografia: tutto quello che si fa espressione. Avendo incontrato molto presto nella mia vita la musica contemporanea, ho conosciuto anche il valore del gesto : una ricerca comune a Gazzelloni, tra laltro. Dopo questo incontro mi sono dedicata a ` cercare forme di gestualita che si potessero abbinare in maniera forte allespressione musicale: da qui alcuni spettacoli in cui non sono solo musicista ma divento anche attrice, regista, drammaturga. E questi spettacoli mi hanno fatto vincere un premio per linnovazione nello spettacolo e uno per limpresa, che sottolinea una nuova maniera di porgere la musica: si trattava del mio Pierrot solaire. ` E per questo motivo che ha abbandonato lesperienza in seno a unorchestra? Non credo: e devo dire che ne ho avute molte, dalle spedizioni punitive al suonare nellOrchestra della Scala. ` Ho provato piu volte a inserirmi in questo percorso, ma ho capito che ` ` non e cio che desidero veramente. Mi trovo bene ad essere solista e a vivere secondo la mia logica, i miei tempi, coinvolgendo il mio pubblico. Mi ha detto che ha iniziato cantando: ` quanto ce in comune fra lemissione vocale e la tecnica flautistica? ` Molto: la respirazione e la stessa, per che impostare la voce in maschera o impostare il suono in maniera che ar` rivi in fondo alla sala e la medesima cosa. Inoltre, ho fatto lesperienza

Diversa, credo, lesperienza con Severino Gazzelloni. ` ` E stata piu breve: ho studiato con lui allAccademia di Siena e poi lho seguito in altre lezioni a Roma, ma quelle poche occasioni sono state per me una grande ispirazione. Ho potuto ` bere la sua solarita, il suo atteggiamento di gioia verso la musica, quel talento naturale nel fare musica che

non si impara sui libri ma che lui sapeva trasmettere: per non parlare del carattere aperto, positivo. Se Guiot mi ha insegnato il rigore, la concretezza e il sacrificio, Gazzelloni mi ha mostrato il piacere di fare musica. Da Guiot viene anche lo spunto per le esperienze di contaminazione di genere. ` Certo, Guiot stesso e stato in gioven-

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zionare la tecnica e linterpretazione del repertorio belcantistico. Sono previsti laboratori, concerti, attestati ` di frequenza. Levento e inserito nel cartellone dei Corsi internazionali di musica Nebrodi Itinerari Musicali organizzati dallAssociazione Culturale Musicale Parthenia. www.musicaleparthenia.com; tel. 339 7451210.

& I Berliner lasciano il Festival di Pasqua di Salisburgo


I Berliner Philharmoniker sono in procinto di terminare la loro collaborazione con il Festival di Pasqua di Salisburgo e di cominciare un nuovo dello strumento traversiere storico proprio per approfondire le questioni legate alla respirazione: posso dire di essere diventata unesperta delle questioni di prassi esecutiva bachiana, che ho portato sul flauto moderno. Con Trevor Pinnock ho eseguito le quattro Sonate concertanti di Bach proprio seguendo questo mio studio. Ha affermato che trova necessaria una reciproca fecondazione fra insegna` mento e attivita concertistica: in che senso? ` Nellattivita concertistica si apprendono i segreti per comunicare la musica, e quindi come trasmetterli ai futuri esecutori. Io sono anche uninsegnante di conservatorio che dovrebbe preparare i nuovi flautisti a salire su un palcoscenico. Davanti al pubblico, poi, ci si mette in discussione continuamente, si esercita la propria autocritica: un perfezionamento e un ag giornamento di se e del repertorio che impedisce ogni stanchezza e routine. Al contrario, insegnando si ascolta in maniera molto concentrata la produzione del suono e di uninterpretazione da parte degli allievi: si ` puo vedere allo specchio quello che si vorrebbe ascoltare da parte di un musicista. Su cosa insiste maggiormente con i suoi allievi? Certamente sul rispetto verso loro stessi, delle loro scelte: ma dietro a questo ci deve essere una ricerca che porti a un risultato, ossia sapere espri` mere cio che hanno dentro superando gli ostacoli tecnici posti dallo strumento. Chiaramente ci deve essere un bel suono, una tecnica pulita, ma soprattutto il sapere comunicare, il virtuosismo non fine a se stesso ma al servizio della musica. ` Qual e il Suo rapporto con il disco?

sodalizio con il Festival di Baden-Baden. Sono profondamente dispiaciuto per la decisione presa , ha affermato Peter Alward, direttore generale del festival salisburghese. Le richieste dellorchestra di quattro spettacoli dopera e di una significativa estensione del programma di mu` sica da camera e di varie attivita formative, non potevano essere soddisfatte data lattuale situazione finanziaria .

& Licenziamenti brasiliani


LOrchestra Sinfonica del Brasile ha ` allontanato quasi meta dei propri muIl CD Stradivarius con tutti i Concerti di Mozart [si veda la recensione su ` MUSICA n. 188] e stato un importante biglietto da visita per me: in quelloccasione ho scelto una chiave di lettura ` legata a una certa spontaneita espressiva e ai personaggi teatrali mozartiani, poiche io credo che tutta la musica di Mozart sia caratterizzata dalla presenza di personaggi, anche il Requiem. Ma non dimentico anche lincisione in prima mondiale di una serie di manoscritti che ho trovato nelle biblioteche viennesi e italiane del periodo Biedermeier, per flauto e pianoforte. Prima di questi album ce nerano stati altri dedicati sia al repertorio consueto da camera che a quello contemporaneo, dai compositori sloveni e croati alle prime assolute di Donatoni e altri compositori italiani. Ora mi piacereb` be dedicarmi alle pagine piu celebri per flauto solo, ma anche incidere quelle sonate di Bach cui ho fatto riferimento prima (non so ancora se con un pianoforte o un clavicembalo) e i Quartetti di Mozart. Va detto che ` per noi flautisti e difficile trovare spazio nei cartelloni delle grandi Stagioni concertistiche, che preferiscono repertori con il pianoforte, il violino e il violoncello. Quali sono le ragioni, a Suo avviso, ` ` per cui il flauto e uno strumento cos amato dai compositori contemporanei? Si tratta di uno strumento sperimentabile , duttile, in evoluzione continua e un custode di effetti sorprendenti: io stessa, continuando a studiare, trovo sempre nuovi multifonici, ` nuove soluzioni sonore. E poi e un buon conversatore, si presta ad esser suonato e parlato, suonato e camminato, suonato e gestualizzato: comunica in tutti i sensi e si lega benissimo agli altri strumenti. ` Nicola Catto

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&attualita `
sicisti (36 su 82) dopo che si sono rifiutati di sottoporsi ad audizioni di valutazione, come richiesto dal direttore Roberto Minczuk. I musicisti ribelli avevano, per contro, chiesto la cacciata del direttore, rifiutata dal management della OSB, ed ora meditano di esibirsi autonomamente con la pianista Cristina Ortiz che, insieme a Nelson Freire, ha preso le loro parti nella disputa. tional de France sotto la bacchetta di Daniele Gatti (il 24 e 25 settembre) e dellOrchestra Sinfonica dellAccademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano (21 e 22 settembre). www.festivalenescu.ro

& Respighi a Caracalla


Il cartellone 2011 delle Terme di Caracalla ha lintento di esaltare la splendida scenografia naturale dellanfiteatro romano: in tal senso va letto il concerto dapertura del 2 luglio, con la Trilogia romana di Respighi diretta da Charles Dutoit e affidata alla regia di Carlus Padrissa (La Fura dels Baus). Successivamente saranno allestiti il Lago dei cigni di Ciaikovski (720 luglio), Tosca (21 luglio-10 agosto) e Aida (2-9 agosto). www.operaroma.it

& Il gotha musicale a Bucarest


Il Festival e il Concorso Internazionale George Enescu, curati da Ioan Holender, si svolgeranno a Bucarest e in ` altre localita romene di interesse storico-artistico nel mese di settembre. Il ` concerto inaugurale si terra nella Sala Mare al Palatului, con musiche di Enescu e Shostakovich, protagonista lorchestra residente, The Hague PhiLa Sala Mare al Palatului

larmonic, diretta da Christian Badea. A questa seguiranno le esibizioni della London Symphony Orchestra (8 e 9 settembre), dei Wiener Philarmoniker (16 settembre), della Staatskapelle

Berlin diretta da Daniel Barenboim (il 13 e 14 settembre), della Israel Philharmonic Orchestra diretta da Zubin Mehta con Vadim Repim solista (19 e 20 settembre), dellOrchestre Na-

Udo Steingraeber: un costruttore di pianoforti a Bayreuth


A poche centinaia di metri in linea daria dal Festspielhaus, nel centro storico di Bayreuth, davanti al monumento dedicato a Jean-Paul, sorge un austero edificio in pietra addolcito ` da una cancellata neorococo che si apre su un cortile adibito a spazio teatrale. Allinterno, separati da un tappeto rosso, che attenua un poco lo scricchiolio dellassito, pianoforti a coda accolgono come due ali di granatieri il viaggiatore wagneriano. ` Non di rado e lo stesso proprietario, Udo Steingraeber, che ancora vive con la famiglia nella casa-manifattura degli avi, ad accogliere il viaggiatore con innata cortesia e a illustrare la curiosa storia di una manifattura che segue gli artisti del Festival dalla sua nascita. Che cosa significa per Lei essere costruttore di pianoforti a Bayreuth? Costruire pianoforti a Bayreuth significa... toccare il cielo con un dito! Da nessuna parte al mondo vi sono i ` desideri e le esigenze piu disparate: qui lavorano pianisti solisti, direttori, compositori, cameristi e cantanti. Essi ci svelano lintera gamma dei loro bisogni e delle loro aspirazioni al fine di preparare degli strumenti di quali` ` ta sempre piu elevata. ` Ritiene che la tipica sonorita wagneriana, accentuata dallacustica del Festspielhaus, abbia influenzato la concezione del suono di Steingraeber? Richard Wagner non suonava volentieri il pianoforte, non scrisse nulla di importante per quello strumento e, contrariamente a suo suocero Franz
Udo Steingraeber

Liszt, non diede nessun contributo alla sua evoluzione tecnica. Con ` uneccezione pero: le campane del Graal nel Parsifal! Per la prima rappresentazione del 1882 il mio trisa` volo Eduard Steingraeber costru per Wagner un piano a campane con solo quattro note, quelle del motivo del Graal, appunto. Ovviamente ` Steingraeber forn degli strumenti alla famiglia Wagner e al Festival fin dalle primissime sessioni di prove del 1875, un anno prima dellapertura ufficiale e, in modo indiretto, un grande influsso permane a tuttoggi, uninfluenza che, inizialmente, si fa` ceva gia sentire attraverso loperato della cosiddetta Cancelleria dei Nibelunghi, ossia i gruppi dei copisti e dei trascrittori delle parti orchestrali. Qui si potevano incontrare personaggi come Engelbert Humperdinck e Josef Rubinstein, ma anche direttori dorchestra (da Hans Richter fino ad arrivare a Giuseppe Sinopoli e a Daniel Barenboim) e assistenti musicali come Alfred Cortot. Tutti suonavano su uno Steingraeber e tutti davano concerti nella Rokokosaal (compreso Franz Liszt, naturalmente!). Alcuni hanno anche contribuito allideazione di uno Steingraeber ad hoc, ` influenzando cos , verso la fine del XIX secolo, limmagine sonora della marca. Engelbert Humperdinck, ad esempio, fece applicare al suo Steingraeber uno speciale pedale per il pianissimo.

Gli Steingraeber erano apprezzati da ` Liszt. Egli suono su un particolare ` modello neorococo , ancora oggi utilizzabile. Che cosa lo spinse, secondo Lei, ad orientarsi su quel prototipo? Le ultime composizioni di Liszt sono radicali e moderne. A Liszt non oc` correva piu il suono sontuoso dei Romantici. Nel 1873 Steingraeber aveva iniziato a fare esperimenti con tavole armoniche insolitamente rigide: la conseguenza si traduceva in armoniche molto chiare, suoni lunghi a lento decadimento e perfettamente idonei alla polifonia. La parola dordine del Romanticismo era ` ` stata: Piu forte! Suoni piu densi! . Presso Steingraeber, certo, anche la dinamica si accrebbe, ma il dettato musicale rimaneva sempre trasparente ` allascolto. Liszt incontro Eduard ` Steingraeber gia a Vienna nel 1846 quando il giovane esordiente costruttore lavorava per la casa Streicher e seguiva le tournee del compositore ` ungherese. Piu tardi Eduard descrisse questo periodo come la peggiore esperienza della mia carriera perche, durante i concerti, davanti al pubblico, doveva riparare tasti, martelli e corde devastati dal funambolico soli` ` sta. Ma forse cio costitu un buon inizio per la successiva collaborazione a Bayreuth... Probabilmente Liszt conobbe la Rokokosaal con il suo moderno pianoforte solo nel 1878. Liszt era alla ricerca di un nuovo Sa-

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& Il Deutscher Dirigentenpreis a un italiano

` E il siciliano Francesco Angelico, nato a Caltagirone nel 1977, il vincitore della prestigiosa competizione tedesca

` per direttori dorchestra: il premio e stato consegnato alla Konzerthaus di Berlino dopo che i tre finalisti hanno diretto lOrchestra Sinfonica del Konzerthaus. La giuria internazionale era presieduta da Lothar Zagrosek.

Francesco Angelico

lon, poiche a Villa Wahnfried dal ` 1878 non poteva piu suonare per non disturbare la quiete del Mae` ` stro... Piu tardi tuttavia acquis uno Steingraeber a coda da 200 cm da piazzare a casa sua. Sembra che per lanziano Abbe si sia trattato di una scelta molto soddisfacente: oltre che ` nellintimita della sua abitazione, infatti, nel 1878 e nel 1882 egli si ` esib alla Rokokosaal suonando proprio su quel modello. Le ditte di pianoforti oggi tendono a evitare ai pianisti problemi di adatta` mento, e offrono cos strumenti che si ` assomigliano sempre di piu nella ` meccanica e nel suono. Se e daccordo con questa analisi, come si pone Steingraeber in un simile contesto? I buoni costruttori di pianoforti si considerano servitori degli artisti e della musica. Ne consegue che, ovviamente, ai pianisti non si riservano ` mai brutte sorprese. E cio riguarda soprattutto la meccanica. Oggi vige un accordo internazionale sugli standard di pesatura e misura proprio per questioni legate alla meccanica e alla tastiera, e ovviamente Steingraeber si ` attiene ad essi. Tuttavia, per cio che ` concerne la sonorita ogni manifattura dovrebbe vivere di vita propria. Le caratteristiche di Steingraeber sono molto individuali e si ispirano ancora interamente al pianoforte di Franz Liszt, con la sua forza, la sua lucentezza e la sua leggerezza. In fatto di peso , ad esempio, noi ci allontaniamo, e non di poco, dal concetto di peso pianistico romantico. Questultimo domina tuttora il mercato;

` ` anzi, oggi il suono e ancora piu denso e metallico. Ma con questa ten` denza alluniformita Steingraeber, in compagnia di altre poche ditte in ve` rita, non ha niente da spartire. Steingraeber ha brevettato un particolare dispositivo che consente un maggiore controllo della dinamica. Vorrebbe spiegarci come funziona? Lei intende le Phoenix-Agraffe, vero? Esse aumentano lefficacia dinamica di un pianoforte fino a quasi il cinquanta percento e forniscono centi` naia di armonici aggiuntivi. Tutto cio ` comporta una sonorita inaspettata che ` raccoglie sempre piu sostenitori, ma ` che si e fatta anche molti nemici. Per i classici i nostri Phoenix sarebbero indicati solo per la musica sperimentale... Anche oggi vi sono colleghi che applicano soluzioni analoghe ai loro strumenti (Wayne Stuart & Sons Newcastle e Paulello, Paris), ma ` Steingraeber e lunico costruttore che offre queste innovazioni come alternativa, come seconda linea rispetto ai modelli strettamente classici. Oltre a Wagner e Liszt, quale altra musica ama Udo Steingraeber? ` ` Tutto cio che e buona musica! Ed essa si trova in tutti i secoli e in tutti gli stili. I miei figli (Fanny di tredici anni e Alben di sedici) mi danno lezioni nel campo del pop contemporaneo, ma per me nel cielo musicale sulla terra rimangono Schubert, Scarlatti, Bach, Alban Berg e Palestrina: lultimo senza pianoforte, eppure per me irrinunciabile! Massimo Viazzo

&attualita `
La polemica
& Stanotte ho fatto un sogno...
Aspettando Godot? un troppo celebre western, Soldier Blue, ci diceva che perfino gli indiani avevano imparato. Aspetta la corriera delle pa` ghe del forte e svaligiala. Qui non ce stato attacco indiano ma una leggenda metropolitana degna dei fioretti di San Francesco: quando il solito fondo statale, sempre insicuro ma alla fine fedele come la morte, sembrava proprio che questa volta avrebbe appiedato i reggimenti duna cavalleria votata a scarse e disinteressanti battaglie, il Muti coi segni di non belligeranti ferite toccava col Va pensiero il ` cuore rigido del ministro Tremonti. E un destino: quando sulle macerie del muro di Berlino si affollarono tutti a festeggiare la pace tornata per sempre , io piansi sui macelli che si sarebbero anzi sminuzzandosi infittiti. Questa volta avevo sperato fino in fondo che il Fondo non arrivasse e che i teatri toccassero il fondo. Forse nulla ho amato quanto il teatro dopera; da an ` ni lo diserto, perche il mio cuore e debole e non ne tollera il disamore. Non applico la logica triste del tanto peggio tanto meglio, ma del buono (due lire arrivate) nemico del meglio. Era loccasione per guardarsi dintorno, sbigottiti; come il bambino che ha avuto alla fine di capricci e scorribande, dalla mamma un sonoro ceffone. Sognavo un teatro dove si ripartisse impolverati e con quel nulla che passasse il convento. La densa rete dei teatri di provincia ha mostrato una via possibile. Le prime come ritrovi rituali della classe affluente non hanno che fare con la sempre difesa, a parole, cultura. La cultura, se ` non si puo inventare una parola meno ob` nubilante, non e un possesso ne un atto dovuto. Scoprii il melodramma fra gente povera ed emarginata, eppure era cosa viva fra loro. Era una condizione da cui si poteva anche mettersi in viaggio. Non fa` rei discorso diverso per luniversita, di cui son stato parte e testimone. Come in quel romanzo di Morselli, Contro-passato prossimo: se avesse vinto lAustria, nel 1918. La tecnica dei pittori di esaminare allo specchio le proporzioni di un quadro. O nellaltro di lui, Roma senza papa. Ecco, stanotte ho fatto un sogno : lOpera senza Fondo. Vorrebbe dire, anche, liberarsi dei falsi amici e custodi del baccel Handel

` laio: una tavola ignuda e per costoro il ` piu efficiente degli spaventapasseri. Nulla, ` ` del poco che in giro ci e offerto, e veramente scandaloso, uno che si prendesse un macinino dauto e corresse per la penisola da una recita allaltra rischierebbe il collo ` ma non la saturazione. Ma e fuggita la Gioia. Voglio dire la zolla e il progetto, linvenzione e il piacere di comunicare. Questi non sono optionals. Che male ci sarebbe a tornare allo stadio fuggendo le partite dei divi superpagati e delle classifiche precombinate? Se vuoi goder il gioco riparti dalla serie B e C. Come dai western di serie Z, gli unici insostituibili. Si vedevano con 20 lire. Il teatro di cultura apre i battenti trecento sere allanno. Siamo anche in questo anomala europea. Marzio Pieri linese Annette Dasch e il duo da camera formato da Steven Isserlis e Olli Mustonen. www.helsinginjuhlaviikot.fi

& Le Duc dAlbe completato in Belgio


Lestrema opera donizettiana venne completata per la prima volta nel 1881 dallallievo Matteo Salvi, il qua` le si prese molte liberta con il manoscritto originale. Ora lOpera di ` Gand, che allestira il titolo nel maggio 2012, ha affidato il completamen` to a Giorgio Battistelli. Sara unoccasione per riscoprire questa affascinante ` opera, che verra diretta da Paolo ` Carignani e vedra Alexey Kudrya e Elena Mosuc nei ruoli principali. www.vlaamseopera.be

& Una legge speciale per la Scala e Santa Cecilia?


Ci siamo quasi: tra un paio di setti` mane il Parlamento varera il regolamento speciale per le fondazioni virtuose , il che vuol dire finanziamenti ` su base triennale e facolta di negoziare il contratto direttamente in teatro. ` ` Cos si e espresso, il 4 maggio, il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Maria Giro. Soltanto la Scala e Santa Cecilia beneficeranno dei van taggi del nuovo statuto, poiche sono gli unici due teatri a soddisfare i requisiti richiesti: pareggio di bilancio negli ultimi cinque anni, elevata produzione artistica e cospicua percentuale del contributo privato rispetto a quello pubblico .

& A Friburgo un Festival per il Lied


Per i suoi dieci anni, il Festival du Lied, che si tiene nella cittadina svizzera, ha scelto come tema I canti della Terra : interpreti come Anna Caterina Antonacci, Sandrine Piau, Julia Kleiter, Sunhae Im, Eric Cutler ` e Detlef Roth, cos come lOrchestra da Camera Friburghese, si danno appuntamento qui dal 3 al 13 luglio 2011. www.festivaldulied.ch

& Un premio handeliano per Bonizzoni


Lo Stanley Sadie Handel Recording Prize 2011 un premio esclusivamente handeliano ideato in memoria ` del grande musicologo inglese e stato assegnato al direttore italiano Fabio Bonizzoni e al suo complesso La Risonanza per lincisione, apparsa su etichetta Glossa, di Apollo e Dafne, ` una delle Cantate giovanili piu at-

& Uto Ughi inaugura il Festival di San Leo


traenti: una perfetta conclusione per lambizioso progetto di Bonizzoni di registrare tutte le Cantate con stromenti di Handel appartenenti al periodo ita liano . ` glie le piu diverse manifestazioni artistiche, in un entusiasmo che coinvol` ge lintera citta e che culmina, il 26 agosto, nella notte delle arti , un happening che dura fino alle prime luci dellalba. La parte musicale vede la presenza delOrchestra della Radio Finlandese (Seconda di Mahler diretta da Ingo Metzmacher) e lOrchestra Filarmonica di Helsinki, ma anche di artisti ospiti come Jordi Savall, il pianista cinese Yundi Li, il soprano ber` Sara nella splendida cattedrale di San Leo, sulle note di Vivaldi, che Uto ` Ughi aprira il 4 luglio con i Filarmonici di Roma il Festival di S. Leo, la perla del Montefeltro. Il festival, risorto nel 2010 dopo una lunga pausa, prevede, tra laltro, una Maratona Liszt con i pianisti Marco Forgiane e Manuel Clerici e unesecuzione della Petite Messe Solennelle di Rossini, con il Coro Petrassi. Per informazioni, tel. 800553800.

& Grande musica a Helsinki


Torna, verso la fine dellestate (19 agosto-4 settembre), il Festival di Helsinki, che nel suo cartellone acco-

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& Registrazioni gratuite alla Library of Congress


La statunitense Library of Congress ha lanciato National Jukebox (www.loc.gov/jukebox), un sito che ` da accesso libero ad oltre diecimila registrazioni effettuate tra il 1901 e il 1925 e che derivano dagli archivi RCA e Columbia, spaziando da Al Jolson a Enrico Caruso, Rachmaninov, Nellie Melba e George Gershwin. Vi troverete anche la scansione completa dellimpagabile Victrola Book of the Opera , del 1919.

& Menotti ricordato nel paese di nascita


Per ricordare il centenario della nascita di Gian Carlo Menotti, dal 7 al 10 Luglio 2011, il paese di Cadegliano, ` in provincia di Varese, si trasformera in un luogo darte. Il programma del Festival, totalmente dedicato al com-

negli ultimi tre anni hanno trovato in uno strumento musicale un teso` ro, anzi, una Pepita : tale e il nome del progetto di Children in Crisis Italy che, ispirandosi al modello di Abreu, ha lobiettivo di creare unorchestra giovanile classica nel capoluogo lombardo, offrendo gratui` tamente lopportunita di ricevere unistruzione musicale e di far parte di unorchestra. La partecipazione al progetto Pepita non prevede una esperienza musicale pregressa, non intende formare professionisti ma unorchestra musicale su base amatoriale. Con oltre mille ore di insegnamento musicale, quattordici docenti appassionati e soprattutto, lassiduo impegno di ottanta giovani milanesi e delle loro famiglie, i risultati sono ` ` ` gia visibili e lOrchestra si e gia esibita in diverse occasioni e in teatri importanti di Milano, come il Teatro dal Verme e il Teatro degli Arcimboldi. www.childrenincrisis.it

& Alberto Veronesi e Fabio Vacchi al Petruzzelli


Il Consiglio dAmministrazione della Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari ha nominato ufficialmente Alberto Veronesi direttore musicale del teatro, ` mentre Fabio Vacchi sara compositore residente dal 2012 al 2016.

& Padova celebra Teresa Rampazzi


` Teresa Rampazzi e stata la prima donna in Italia a occuparsi di musica elettroacustica e di computer music. Una bad girl degli anni cinquanta, amica di Cage, Maderna, Bussotti e Donatoni, con il suo lavoro ha for-

Gian Carlo Menotti

` positore, celebrera tutte le arti nelle piazze, nei parchi e nelle ville Liberty del paese. www.cadeglianofestival. com

& A Muti il Premio Principe delle Asturie


Oltre ai premi di cui si parla nellin` tervista con Alberto Cantu, Riccardo Muti ha ricevuto il prestigioso riconoscimento spagnolo per la sua vocazione di ricerca e per la formazione umanista che fa onore alla tradizione classica del direttore capace di estrarre lo spirito di ogni opera attraverso le ` migliori qualita dellorchestra .

& Il progetto Pepita


` Sono gia ottanta i ragazzi milanesi tra gli otto e i diciannove anni che
Teresa Rampazzi

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&attualita `
mato e influenzato gli odierni protagonisti della scena musicale italiana. Nei dieci anni dalla sua scomparsa ` lUniversita di Padova e il Conservatorio la ricordano il 21 giugno 2011, con una giornata di testimonianze, interventi a carattere scientifico, ascolti e proiezioni inedite. zart proposta da Pappano a Roma, il ritorno di Maurizio Pollini, con Mozart, per festeggiare il suo settantesimo compleanno (a gennaio) e lesecuzione della Prima Sinfonia di Elgar, partitura stranamente assente dai repertori delle nostre orchestre. Importante si preannuncia la serata del 20 novembre, quando Claudio Abbado ` unira le forze della sua Orchestra Mozart e quelle di Santa Cecilia nellesecuzione delle musiche di scena per il Re Lear di Shostakovich, insieme alla proiezione del film di Grigory Kozincev. E non va dimenticato il periodo di residenza, in novembre, dellOrchestra del Mariinksy con Va` lery Gergiev, che completera il suo progetto mahleriano, ne la presenza, nel corso dellanno, di musicisti del calibro di Maazel, Kissin, Dudamel, Conlon, Luisi, Temirkanov. Tutto il

& Santa Cecilia apre con lOttava di Mahler


` Sara la Sinfonia dei mille di Mahler (di cui parla Riccardo Cassani su questo numero) a dare il via, il 22 ottobre, al cartellone 2011-12 dellAccademia di Santa Cecilia, sotto la bacchetta di Antonio Pappano. Per loc` casione, al Coro ceciliano si unira il China National Chorus. Fra gli appuntamenti successivi segnaliamo la prima esecuzione del Requiem di Mo-

Antonio Pappano

Ci hanno lasciato

Alda Noni

Scrive Gianni Gori: Sabato 14 maggio a Cipro, dove da ` anni viveva, con la figlia, si e spenta ALDA NONI, leggendaria protagonista della lirica tra gli anni quaranta e ` sessanta, uno dei piu celebri sopranisoubrette del Novecento, indimenticabile nei ruoli mozartiani e

donizettiani. Era nata a Trieste il 20 aprile 1916. Esordiente nel 1936 al Teatro Verdi nella parte di Biancofiore in Francesca da Rimini di Zandonai, aveva poi cantato a Lubiana nel 1937 (Rosina nel Barbiere di Siviglia). Nella Trieste della mia remota infan-

zia Alda Noni era un mito. Era la Diva in formato paggio-Oscar, lincarnazione della giovinezza in forma canora, la voce scintillante doro filato in un cast che nei foschi anni di guerra poteva esprimere persino unautarchia di lusso: Tatiana Menotti, Rodolfo Moraro, Franca Somigli, Giovanni Vojer, Rina Pellegrini, Silvio Maionica. E la Noni appunto. Lascoltavo e la vedevo non solo a teatro. E ancora la rivedo nel ricordo attraversare un giardino: quello che la mia famiglia ha condiviso per molti anni con la famiglia del direttore dorchestra Nino Verchi, pianista e ` talento formidabile. Limmagine e quella ventenne di Alda Noni (viene spesso in casa Verchi, con altri colleghi, a preparare le sue interpretazioni). Alda ovvero Adina o meglio an` cora la femminilita temperamentvoll, lincarnazione composita di Assia Noris e Marika Rokk impastata di sen ` suale simpatia. Gia consacrata a Vien` na, prepara lElisir che sara diretto dallo stesso sovrintendente del Verdi: Giuseppe Antonicelli. Sfarfallano trilli e vocalizzi tra gli alberi del giardino. Idillio musicale al profumo di tiglio. La Noni irradia spigliate seduzioni come una figurina di Schnitzler vestita da Dudovich. E fila suoni vispi, ` asprigni e zuccherini. Niente di piu lontano dai sibili delle bombe che presto squarceranno la primavera. Se ` ne va su e giu, la Noni, per lEuropa in fiamme. Ha appena dato voce, rassicurante, ammiccante a un film di Geza von Cziffra dove canta Kauf dir einen bunten Luftballon . Tre settimane prima che le bombe squarcino la Staatsoper di Vienna, emozio-

na Richard Strauss, cantando una Zerbinetta incandescente di arguzia e fantasia, ancora documentata da una leggendaria registrazione discografica. Il vecchio maestro non riesce a trattenere un sonoro bravo! al termine dellaria asperrima. Per ventanni la sua tecnica adamantina, la sua sensua` le malizia, la sua musicalita assoluta unita allo sbalzo quasi visivo della parola e del sorriso intrecceranno modelli stilistici insuperati: Norine, Zerline, Despine, Rosine, Gilde, Nannette, Laurette. Accanto a partner stellari, da Mariano Stabile e Sesto Bruscantini a Cesare Valletti e Giuseppe di Stefano. Nello charme della ` ` sua personalita brillava la civilta mitteleuropea della Leggerezza, che la Noni aveva in comune con lintelligenza di artiste come Irmgard Seefried o come lamica Elisabeth Schwarzkopf, che proprio a Trieste aveva rivisto alla fine degli anni settanta durante una memorabile master class sul Lied romantico, alla quale aveva preso parte anche la figlia della Noni, il soprano Tiziana Sojat. Tra le incisioni del soprano segnaliamo, oltre allAriadne viennese diretta da Karl Bo hm ( DG ), Don Pasquale, Lelisir damore Il matrimonio segreto e Le nozze di Figaro realizzate per la Cetra, un Falstaff dal vivo con De Sabata alla Scala (Memories) e la Cenerentola di Gui realizzata a Glyndebourne per la EMI. In DVD si trova il Don Pasquale televisivo con Valletti e Italo Tajo (Hardy) e un Elisir damore giapponese del 59 accanto a Ferruccio Tagliavini (Encore). Unintervista ` con la Noni e stata pubblicata sul n. 181 di MUSICA.

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` programma e leggibile su www.santacecilia.it

& Una giornata in ricordo di Paolo Silveri


` Il 14 giugno si terra, al Conservatorio A. Casella dellAquila, una giornata in ricordo del baritono abruzzese Paolo Silveri a dieci anni dalla scomparsa, con la partecipazione di Mariella Devia. Il programma prevede ` una conferenza che ripercorrera la carriera di Silveri, quindi una conferenza stampa di presentazione di una

ra barocca di Hopkinson Smith, con Ensemble Cordia e con De Labyrintho. La parte centrale del Festival, che questanno porta il titolo Note di viaggio (21 agosto-4 settembre) apre con lOrchestra del Festival diretta da Gianandrea Noseda (musiche di Shostakovich e Brahms) e termina con lOrchestra del Gewandhaus guidata da Riccardo Chailly. Non manca, poi, il consueto appuntamento con lopera in forma semiscenica: questanno la Lucia donizettiana. www.stresafestival.eu

& Musica ad alta quota in Trentino


` Si terra al cospetto delle Pale di San Martino di Castrozza, nella Valle di ` Primiero, da luned 4 a sabato 9 luglio 2011 la sesta edizione del Primiero Dolomiti Festival Brass, rassegna trentina dedicata alla musica per otto` ni. Il concerto inaugurale sara affidato al Bozen Brass (4 luglio), quintetto dottoni sudtirolese il cui repertorio spazia con disinvoltura dal barocco al ` blues. Il giorno dopo tocchera al duo Rava-Bollani conferire una nota jazz al cartellone, mentre chiudono la manifestazione i concerti del Quintetto dOttoni e Percussioni della Toscana (8 luglio) e del Piazza Brass Ensemble (9 luglio). www.primierodolomitifestival.it

Paolo Silveri

serie di iniziative editoriali e discografiche. Per finire, alle 18.30, il concerto della Devia e di Silvia Silveri, figlia del baritono.

& Un omaggio a Giuseppe Valdengo


` A Casale Monferrato, citta in cui visse ` a lungo il grande baritono, e stato intitolato a Giuseppe Valdengo il ridotto del Teatro Municipale, alla presenza della vedova Maria. Si tratta di un salotto di gran classe, calato nel centro del mondo musicale piemontese,

& Il violoncello di David Geringas per lo Stresa Festival


Le Settimane Musicali di Stresa arrivano al cinquantesimo anno: un traguardo prestigioso, che un cartellone ricchissimo celebra degnamente. Si parte con la sezione Meditazioni in musica (29 luglio-5 agosto) e lintegrale delle Suites per violoncello allEremo di Santa Caterina del Sasso a Leggiuno, con il lituano Geringas come solista, e si prosegue con la chitarDavid Geringas

Giuseppe Valdengo

con oggetti di teatro, spartiti, cimeli e costumi di scena. Nel corso della serata inaugurale, il 5 maggio scorso, si sono alternati momenti di rievocazione storica (a cura di Giancarlo Landini) e testimonianze di grandi colleghi di Valdengo, fra cui Rolando Panerai e Carlo Bergonzi.

&vetrina
novita e curiosita dal mondo del disco ` `
Nella barra posizionata sotto ogni disco e indicato il distributore di ogni etichetta discografica `

a cura di Nicola Catto `

Aleksis Kivi, opera del 1996 di Rauta` vaara, e dedicata allomonimo poeta finlandese, morto a soli trentotto anni e considerato lo scrittore nazionale per eccellenza: il libretto, che attinge ai suoi testi, mescola con sapienza tragedia, umorismo e fantasia. Nel DVD della ` ONDINE il ruolo del titolo e impersonato dal baritono Jorma Hynninen.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

` Il Motezuma di Vivaldi, che debutto a ` Venezia nel 1733, e unopera piuttosto originale: non si parla damore, ma delloppressione di una cultura, e il protagonista appare piuttosto sbiadito innanzi al potente tratteggio del personaggio di Mitrena. In prima mondiale in DVD ce lo propone ora DYNAMIC, con la regia di Stefano Vizioli.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

Opera affascinante e misteriosa, la Donna di picche di Ciaikovski sa unire gli accenti spettrali della contessa che muore sussurrando un minuetto di Gretry e un intermezzo pastorale in stile mozar` tiano: da gustare ora nella qualita del BLU-RAY OPUS ARTE in un allestimento con la regia di Gilbert Deflo che proviene dal Liceu di Barcellona.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

Il progetto del balletto La petite danseuse de Degas, che ARTHAUS ci presenta in DVD, nasce dallidea di tra` durre lintrinseca modernita di questa storia ottocentesca tramite la musica e ` la danza. Unidea che ben presto si e sovrapposta allesplorazione dellOpera di Parigi, luogo simbolo della fusione fra sublime e grottesco.
Ducale, Brebbia (Va)

Spettacolo storico, questo che finalmente possiamo gustare in video nel DVD ARTHAUS: la Turandot viennese del 1983, infatti, vedeva alla guida dei favolosi Wiener Philharmoniker un Maazel allaltezza del suo talento e sul palco la grande Eva Marton, una Ricciarelli che tornava al suo ruolo di ` Liu e un Carreras ancora ammaliante.
Ducale, Brebbia (Va)

Nellanno mahleriano, EUROARTS ci propone un film sul compositore boemo: una lettura realistica, aliena da miti e suggestioni romantiche, che accosta suoni, colori, immagini come Mahler stesso li visse e li conobbe. La ` vita del compositore e raccontata tramite i suoi oggetti, rievocando lanima di un uomo, e non un monumento.
Ducale, Brebbia (Va)

` La musica di Mozart e spia infallibile del valore di un cantante: azzeccata, quindi, appare la scelta del giovane soprano tedesco Mojca Erdmann la quale, per il suo debutto con DG, sceglie una serie di arie mozartiane e di compositori contemporanei, quali J.C. Bach, Holzbauer e Paisiello. Andrea Marcon dirige La Cetra di Basilea.
Universal Music Italia, Milano

Il ventottenne montenegrino Milos ` Karadaglic e uno degli astri nascenti della chitarra. Ha tenuto concerti applauditissimi alla Wigmore Hall, al Festival di Lucerna. Naturale conse` guenza e lalbum di esordio con DG, ` che contiene alcuni dei brani piu celebri del repertorio chitarristico e un DVD bonus di 30 minuti.
Universal Music Italia, Milano

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Giunge a compimento lintegrale quartettistica beethoveniana che gli Artemis hanno inciso per VIRGIN: in questo CD ascoltiamo due fra i primi quartetti (nn. 3 e 5 dellop. 18) e lestrema op. 135, composta nellottobre 1826, ultima composizione di Beethoven a essere portata a termine. Un traguardo invidiabile per lensemble cameristico.
Emi Music Italy, Milano

` Ariodante e uno dei maggiori capolavori di Ha ndel, composto nel 1735 per le eccezionali voci del castrato Carestini e della primadonna Strada del ` Po: alla fortunata discografia si aggiunge questa nuova incisione VIRGIN, che promette scintille grazie a un cast in cui spicca la stella di Joyce DiDonato. Dirige lesperto Alan Curtis.
Emi Music Italy, Milano

` Il Falstaff napoletano del 1961 e ben noto a tutti gli appassionati, per il parterre de roi in cui convivono Tito Gobbi nei panni del protagonista, Renata Tebaldi e Mirella Freni come Alice e Nannetta deccezione, nonche Renato Capecchi e Fedora Barbieri. Serve altro per consigliare i due CD a prezzo di uno curati da URANIA?
Sound and Music, Lucca

I tre CD a prezzo speciale di URANIA sono il prezioso risultato di una sinergia, realizzatasi negli anni 50, fra Rca e Decca, che ha permesso questo Don Giovanni dal cast irripetibile: troviamo infatti il nobile seduttore di Cesare Siepi, il favoloso Ottavio di Cesare Valletti, oltre a Fernando Corena, Leontyne Price e Birgit Nilsson.
Sound and Music, Lucca

Dopo il successo dellalbum dedicato a Mendelssohn, lo Swiss Piano Trio torna a incidere un SACD per AUDITE, questa volta scegliendo lop. 63 e lop. 80 di Schumann: si tratta di brani complessi, che richiedono agli esecutori un dominio tecnico assoluto per poter esaltare le delicate sfumature e i legami interni della musica.
Sound and Music, Lucca

In prima incisione mondiale SUPRAPHON ci propone alcuni concerti di Antonn Reichenauer, compositore ceco del periodo barocco che, dopo Fasch, fu compositore di corte al servi` zio del conte Morzin. Musica Florea e lensemble che, nel CD, esegue questi lavori concertanti, la cui ricchezza tim` brica colpira chi non li conosce ancora.
Sound and Music, Lucca

Del catalogo di Florent Schmitt, oggi piuttosto dimenticato, solo La tragedie de Salome viene ancora oggi eseguita: ` ed e proprio questo poema sinfonico, ` composto per piccola orchestra, che e inciso sul CD CHANDOS, assieme al Salmo 47 e a Le palais hante, tratto da un racconto di Poe. Dirige Yan Pascal Tortelier.
Sound and Music, Lucca

` Steve Reich e certamente il padre del minimalismo contemporaneo, ma anche una fonte di ispirazione per musicisti pop e rock come Brian Eno; nel SACD CHANDOS in offerta fino al ` 31/7 ascoltiamo il suo piu importante lavoro sinfonico, The Desert Music, per coro e grande orchestra, ispirato dallatmosfera del deserto del Mojave.
Sound and Music, Lucca

Dopo la Creazione nel 2009, Sir Colin Davis e la London Symphony Orchestra affrontano laltro grande oratorio di Haydn, ossia Le stagioni, che dipinge il ciclo vitale della natura tramite gli occhi di tre contadini. Un cast di grande prestigio, in cui spicca Miah Persson, per questi due SACD a prezzo speciale delletichetta LSO LIVE.
Sound and Music, Lucca

HYPERION ci offre, in due CD al prezzo di uno, lintegrale delle sonate per flauto di Bach nella lettura di Lisa Beznosiuk. Scritti fra il 1720 e il 1741, anni in cui il flauto dritto veniva sostituito da quello traverso, questi lavori sono una celebrazione delle ` possibilita timbriche e tecniche del nuovo strumento.
Sound and Music, Lucca

I CD di Jordi Savall sono anzitutto il frutto di un meditato progetto artistico: e dopo il successo di Lorchestra di Luigi XIII (Philidor lAisne) e Lorchestra del Re Sole (Lully), il musicista catalano sceglie, sempre per ALIA VOX, di dedicarsi a Rameau, incidendo, con Lorchestra di Luigi XV, quattro suite orchestrali del francese.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

Philippe Herreweghe torna, con la sua etichetta PHI, ai Mottetti di Bach, dopo molti anni dalla sua prima inci` sione: alla luce delle ricerche piu recenti, Herreweghe ha fatto piazza pulita degli arbitri incrostatisi negli anni, per riportare in vita le pratiche esecutive in vigore a Lipsia negli anni della composizione di questi brani.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

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Con questo CD i Sixteen iniziano, su etichetta CORO, una collana dedicata a Palestrina, ogni volume della qua` le sara incentrato su di una messa e su un tema ad essa attinente: si parte quindi con lAssunzione e alcuni fra i ventinove arrangiamenti del Cantico dei Cantici, che nel Rinascimento erano usati come lodi alla Vergine Maria.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

` Il CD RICERCAR e dedicato allo sconosciuto Giovanni Giorgi, maestro di cappella a San Giovanni in Laterano nel 1719 e morto a Lisbona nel 1762: la ` scoperta della sua musica e stata un colpo di fulmine per il giovane direttore argentino Leonardo Garc a-Alarcon, che ha scelto una Messa concertante e vari mottetti tratti dallampio catalogo.
Jupiter, Verbania Fondotoce (Vb)

Lensemble El Mundo continua nella sua opera di diffusione della musica antica spagnola: questa volta, nel CD DORIAN, il direttore, il chitarrista Richard Savino, ha posto lobiettivo sullinfluenza della cultura castigliana nei paesi limitrofi e attraverso lAtlantico, mescolando umori e tendenze autoctone con la tradizione cattolica.
Ducale, Brebbia (Va)

` Al di la delle ormai fugate dicerie sulla ` sua responsabilita nella morte di Mozart, rimane il fatto che Antonio Salieri fu compositore di corte per una trentina danni a Vienna: il motivo lo si capisce benissimo da questo CD CAPRICCIO, che contiene due concerti e la Sinfonia La Veneziana , che rivelano il talento di un grande operista.
Ducale, Brebbia (Va)

In prima mondiale lincisione (per CAPRICCIO) della colonna sonora di Metropolis, celeberrimo film di Fritz ` Lang che oggi finalmente puo dirsi completo grazie al ritrovamento di una bobina mancante: Frank Strobel (che la ` eseguira anche il 5/6 alla Scala) con lOrchestra della Radio di Berlino ne offrono una versione emozionante.
Ducale, Brebbia (Va)

` Meredith Monk e unartista che occupa un ruolo centrale nel catalogo ECM. Questo nuovo atteso album arriva dopo Impermanence del 2007. Con limpiego di un quartetto darchi, due gruppi vocali e percussioni, oltre alla propria voce, Songs of Ascension (ispira` ta a una raccolta di salmi) e tra le sue ` piu ambiziose avventure musicali.
Ducale, Brebbia (Va)

Questo CD della QUARTZ contiene una raccolta di lavori pianistici di Michael Nyman, uno dei compositori ` britannici piu celebri, e guru del minimalismo in musica, suonati da Ksenia Bashmet, figlia del celebre violista Yuri. Non manca il tema del celebre film Lezioni di piano: sono presenti, insomma, tutti gli ingredienti del successo!
Codaex Italia, Milano

Su SACD NEOS unimportante inci` sione di due lavori di Niccolo Castiglioni, ossia la pagina sinfonica Altisonanza e loratorio Le favole di Esopo; scomparso nel 1996, Castiglioni attra` verso nel suo percorso lesperienza dodecafonica e lo strutturalismo, per giungere ad un linguaggio personale, libero e dalla strumentazione luminosa.
Codaex Italia, Milano

` Senza fare una classifica, e indubbio che la Seconda di Mahler sia una delle ` sinfonie piu registrate di questi ultimi anni, forse per il suo carattere tormentato che sfocia in un finale di speranza: da LPO giunge ora la stuzzicante lettura di un grande, giovane talento, ossia Vladimir Jurowski, che ` del complesso e direttore stabile.
Codaex Italia, Milano

E dopo la Seconda, ecco la Terza, altra grande favorita dei cataloghi discogra fici: e benche in musica non si possano mai prevedere gli esiti, ci sentiamo di dire che affidarla a Mariss Jansons e allOrchestra del Concertgebouw il complesso mahleriano par excellence sia davvero la miglior scelta possibile. Un disco RCO LIVE.
Codaex Italia, Milano

Ho sempre pensato che la mia prima incisione sarebbe stata dedicata a Liszt, lunico in grado di presentare le varie sfaccettature della mia anima , scrive la georgiana Khatia Buniatishvili sul suo album di debutto con SONY ` che, naturalmente, allungherese e dedicato: fra le pagine scelte, la grande Sonata e il vorticoso Mephisto Waltz.
Sony Music, Milano

Un CD graditissimo questo proposto da SONY, dedicato al sigaro: lEnsemble Huelgas ha scelto sedici fra Lieder, ballate e canzoni degli ultimi cinque secoli che provengono dalle tradizioni cubane, spagnole, francesi, inglesi e tedesche, tutte in onore del sigaro e del tabacco. Non resta che lasciarsi sedurre dallaroma!
Sony Music, Milano

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DIRETTORI
Incontro con Riccardo Muti, tornato a Ravenna per Pasqua. Una chiacchierata quattro giorni dopo il rientro da New York: Carnegie Hall, Chicago Symphony, concerti trionfali con venti minuti di standing ovations.

Conversazione con Riccardo Muti


Un amore da matrimonio con la Chicago Symphony
di Alberto Cantu `
` Nel colloquio Chicago e come la madeleine proustiana. Fa riandare linterlocutore a remoti decenni statunitensi che dal passato volgono al presente. Ne nasce un gioco continuo di rimandi, sul filo del ricordo o della riflessione, fra USA e Italia, grande musica e grandi problemi della musica. ` Negli anni settanta, quando inizio la mia avventura americana, diressi numerose orchestre tra cui la Chicago, la Boston Symphony e la Philadelphia Orchestra. Con la Philadelphia fu ` amore forte e improvviso. Si sviluppo in una serie di concerti estivi. Unintesa estiva, o meglio un violento atto damore; un legame durato dal 1972 al 1992 e coronato da una pubblicazione ad hoc e a ricordo ( I venti anni di Riccardo Muti alla Philadelphia Orchestra ). Dal 1976 Riccardo Muti fu direttore principale ospite dopo il ` regno di Eugene Ormandy durato piu di quaranta anni e dal 1979 direttore musicale e artistico del complesso statunitense. Con un mare di dischi per la EMI praticamente tutto il grande repertorio sinfonico riversati su CD, raccolti in cofanetti, oggi allegati pure a riviste ed esposti festosamente in edicola. Nell86, quando fui nominato direttore musicale alla Scala, ritenni opportuno lasciare Filadelfia. Sarebbe stato troppo gravoso seguire seriamente due istituzioni: una basta e avanza. ` Poi, quando lascia la Scala nel 2005, la liberta... Mi sono trovato alla testa dei Wiener Philharmoniker e con oltre orchestre in tournee a New York e altrove. In giro, finalmente, senza preoccupazioni, dopo essere stato a lungo direttore stabile, con tutto il carico di impegni che questo compor` ta. Ho potuto insomma gustare la libera attivita; assaporarla con i vantaggi che offre: tempo di cui puoi disporre come ` vuoi, senza appuntamenti fissi, senza attivita amministrative sulle spalle. Insomma. Me ne andavo a dirigere a Salisburgo come a Vienna in santa pace. Potevo tornare a capo dei Filarmonici berlinesi con cui avevo avuto un rapporto strettissimo fino alla morte di Karajan. ` Non pensavo piu a un futuro americano anche se dirigevo regolarmente negli USA oltre che per lEuropa. Mi ` accorsi pero, negli spostamenti europei, che a Parigi e a Londra, ad esempio, veniva sistematicamente a farmi visita la presidente dellorchestra di Chicago, Deborah Rutter. La Rutter mi chiese di dirigere concerti con la sua orchestra, anche di seguirla in una tournee. A dire il vero, non ne avevo molta voglia. Tra laltro, per due volte mi ero trovato a declinare la proposta di direttore stabile della New York Philharmonic e la situazione diventava imbarazzante: no a New York, si a Chicago... mah? Mi pesava, poi, lidea di ulteriori viaggi oltre Atlantico. Anco` ra. Non avevo piu desiderio di incontrare nuove orchestre, visto che lo avevo fatto sempre: dagli anni di gavetta quelli che ` non esistono piu per i direttori doggi ai decenni con i colossi del sinfonismo. ` Linsistenza della Rutter ma anche Chicago, citta sul lago Michigan di bellezza straordinaria, con una grande storia e nuove splendide architetture cresciute in questi ultimi anni, con Enrico ` ` ` Fermi, cui e dedicata parte dellUniversita, che l compi il primo esperimento nucleare. Chicago ovvero la svolta. Infatti. Dopo trentanni anni di vincoli, mentre pensavo a concerti normali ma senza matrimonio alcuno , la tenacia della Rutter e il fascino di Chicago hanno avuto la meglio. Misi in programma, per il primo concerto-esperimento, la Sesta Sinfonia di Ciaikovski: la Patetica. Tempo poche battute, trovai una rispondenza, un voler lavorare appassionato, unici. Questo dopo esserci studiati reciprocamente come fanno gli animali e come peraltro capita con qualsiasi grande direttore e grande orchestra quando si incontrano e vogliono verificare se quanto hanno letto e ascoltato o sentito dire corrisponde o ` meno a verita e come. Mi accorsi subito di qualcosa di straordinario. Ogni cosa che chiedevo, con braccio e parole. aveva una risposta immediata e intensa, fatta di afflato ed emozione autentici. Da uno, ` due, tre concerti nacque una tournee europea che tocco anche Roma e Torino, Londra e Parigi. Era sbocciato un ` amore da matrimonio mentre si faceva infatti sempre piu forte, nellorchestra, il desiderio di avermi come direttore musicale.

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Foto di Silvia Lelli, cortesia www.riccardomuti.com

E qui viene il dopo Daniel Barenboim ... Barenboim infatti era andato via. Due direttori quali Pierre Boulez e Bernard Haitink si dividevano gli impegni della Chicago Symphony in una sorta di interregno prestigiosissimo ma interlocutorio. ` Ricevetti piu di sessanta lettere individuali piene di affetto e di ammirazione in cui ogni strumentista esprimeva il desiderio di fare musica continuativamente con me. ` ` Nel 2008 la scintilla si e cos rinnovata. ` Come sempre, la richiesta e venuta dallorchestra: come a Firenze, a Londra e alla Scala. Ero titubante ma un movi` mento cos appassionato e un amore talmente contraccambiato, mi convinsero ` Si part con la Messa da Requiem di Verdi, solisti Barbara Frittoli, Olga Borodina, Mario Zeffiri e Ildar Abdraza` kov. E il Requiem confluito su due CD: emissione autoprodotta dallorchestra, come fanno tanti grandi complessi internazionali di fronte alla crisi del mercato discografico, registrando tutti i lo` ro concerti e poi scegliendo cosa pubblicare. E ledizione del Re` quiem che in breve si e guadagnata due Grammy Award: il primo per il miglior album classico in assoluto, il secondo per il miglior album corale. E che il coro di Chicago sia una favola di ` emissione impeccabile, dolcezza e pienezza, flessibilita e colori ` e indiscutibile... Proponemmo il Requiem nel settembre 2010 al Millenium Park in un concerto Per Chicago con trentamila persone il parco venne chiuso per ragioni di sicurezza dove i due grattacieli che si fronteggiavano portavano, rispettivamente, le insegne CSO e MUTI in un luminoso, ideale abbraccio. Il sindaco, poi, volle che per un mese la Michigan Avenue prendesse il nome Riccardo Muti. Avventura splendida ma con un incidente di percorso qualche mese dopo: laritmia cardiaca, una brutta caduta dal podio che ha reso necessario una peraltro eccellente ricostruzione facciale. Cure sapienti e medici che hanno parlato di cuore sanissimo dopo che un pacemaker ha corretto tale aritmia e mantiene soltanto funzione di garanzia, di monitoraggio precauzionale. ` In questo frangente lorchestra mi e stata vicinissima anche con lettere assolutamente affettuose. Dopo essere stato dimesso dallospedale, due gruppi della Chicago Symphony, uno di ottoni e un altro darchi, hanno tenuto due giorni di concerti come ringraziamento per le cure prestate, con la commozione dei pazienti, mia, di amici e della mia famiglia. Non solo Grammy e, nel 2010, il titolo , il titolo di Musicista dellAnno assegnato da Musical America ma anche, di recen` te, lOpera News Award e il Premio Birgit Nilsson, il piu ricco nel mondo della musica colta. Questo 17 aprile Opera News mi ha conferito appunto lO` pera News Award. A consegnarmelo e stato Francis Coppola, regista de Il padrino e pure mio parente per parte di madre, ` tanto che siamo lontani cugini. Si e poi aggiunto il Premio Birgit Nilsson, lascito di una fondazione voluta dal grande, scomparso soprano wagneriano e straussiano, la formidabile cantante svedese. Conferito la prima volta a Placido Domingo, il Premio viene assegnato ogni due anni a un artista del teatro e della musica dai criteri specialissimi: quelli stabiliti da una giuria internazionale di sette persone che decreta il riconoscimento alluna-

` nimita. O tutti daccordo, o niente. Il riconoscimento consiste ` in un milione di dollari e la cerimonia di consegna e prevista 13 ottobre prossimo al Teatro Reale dellOpera di Stoccolma alla presenza della famiglia reale svedese. LOpera News Award ha coinciso con lultimo dei concerti con la Chicago Symphony tenuti nellaprile alla Carnegie Hall di New York. In programma, una versione da concerto dellOtello di Verdi; Berlioz con la Sinfonia Fantastica e il suo seguito, Lelio, voce recitante di Gerard Depardieu come a Salisburgo; unouverture di Cherubini, il poema sinfonico Les Preludes di Liszt e la Quinta Sinfonia di Shostakovich. Il tutto, fra concerti pomeridiani e serali, preparato in meno di quarantotto ore. Sono stati appuntamenti straordinari, la stampa ha scritto di un passaggio tempestoso, di Muti che ha preso Manhattan by storm , di unorche` stra che ha stabilito un legame ancora piu forte con il suo direttore musicale e, cosa che mi ha davvero inorgoglito, che il complesso ha ritrovato il livello sommo dei tempi di Fritz Reiner. Da Ravenna a Chicago passando per Salisburgo con lultima edizione mutiana del Festival di Pentecoste, che questanno cade ` nella prima meta di giugno. In scena, I due Figaro di Saverio Mercadante su libretto di Felice Romani, sequel di Barbiere e Nozze, dove Cherubino si spaccia per Figaro. Lavoro scritto nel 1826 per Madrid che descrive un arco tra la scuola napoletana ormai declinante e il nuovo stile rossiniano ornando il tutto con stilemi iberici. Un unicum, insomma, che si vale della nostra Orchestra Cherubini con Muti e del coro dei Wiener Philarmoniker e vede la regia di Emilio Sagi. Il manoscritto de I due Figaro proviene dalla Biblioteca del ` Conservatorio di Madrid e lallestimento e una coproduzione tra il Festival di Salisburgo, Ravenna Festival e il Teatro Reale di Madrid. Gerard Mortier, direttore artistico del Teatro ma` drileno, vorrebbe creare un gemellaggio fra la citta spagnola, Ravenna e Napoli (Ravenna per meriti sul campo fra Cimarosa, Paisiello eccetera riproposti negli anni; Napoli come luogo deputato allopera napoletana; si pensi anche ai rapporti politici fra Napoli e la Spagna). Si tratterebbe di riprendere lesperienza di un lustro a Salisburgo mi sembra sufficiente il lavoro iniziato sulla Salzach e proseguire per vie nuove. Questa estate a Salisburgo [dove in luglio Muti compie gli anni: auguri sin dora per i suoi settanta prossimi venturi portati con agio mo` zartiano] dirigero Macbeth con la regia di Peter Stein e due produzioni del Requiem di Verdi assieme ai Wiener Philarmoniker. Finiti impegni e tournee, ricomincia la stagione stanziale a Chicago dove ogni concerto ha due o tre repliche. Stagione che va da settembre a giugno, comprende il Festival estivo di Ravinia, vicino Chicago, tournee negli USA, in Estremo Oriente o in Europa e di nuovo concerti in loco. LItalia: il Ravenna Festival, lOpera di Roma, il San Carlo di Napoli. A Ravenna torno con i miei giovani cherubini per Mercadante prima del consueto Viaggio dellamicizia che que` stanno e a Nairobi (so che a Nairobi bambini stanno imparando brani che canteranno con noi). Quanto ad opere di repertorio da proporre nei grandi teatri, sto pensando a un tris verdiano: Macbeth, Attila ad apertura della stagione 2012 e in-

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Riccardo Muti al Cloud Gate di Chicago (foto di Todd Rosemberg, cortesia www.riccardomuti.com)

fine Simon Boccanegra, lunica grande opera di Verdi che mi manca. Ho progettato anche un Requiem verdiano al San Carlo. Opera di Roma, 16 marzo scorso, Nabucco per i 150 anni dalla costituzione dello Stato italiano, Va pensiero non solo bissato a furor di popolo ma, su invito di Muti, cantato dallintero teatro con il direttore che chiosa: non vorrei che questo Nabucco o altre opere fossero il canto funebre dellignominiosa ` scure che si e abbattuta sulla musica e sulla cultura italiana. ` Col seguito, per cos dire, da bella favola , che sappiamo: il ` Veni, vidi, capii (il latino e unopinione) di Giulio Tremonti. ` Il Fus, Fondo unico per lo spettacolo, e stato ripristinato, pare. La visita di Tremonti dopo tanti appelli di tanti musicisti e arti` sti dello spettacolo, visita di unora, fatta a chi da piu di quaran` tanni si e battuto per la cultura, mi ha fatto piacere se ha contributo a ridare alle istituzioni i ventisette milioni di euro congelati. Diciamo che sono stato liceberg di una montagna: la ` parte che si e scontrata col Titanic ma in un incontro costruttivo. Sono poi felice che quanto accaduto a Roma in marzo sia rimbalzato ovunque e abbia dato un peso importante nel mondo al ` nostro paese. Un teatro intero che canta col coro e un segnale positivo. Restituisce un grande orgoglio a quellItalia che di questi tempi ai giornali stranieri interessa per altri motivi deci` samente meno nobili. E un momento di ammirazione ossigenante. ` Ci sono pero molte considerazioni da fare sulla situazione del Bel Paese con relativi provvedimenti. Bisogna permettere ai teatri italiani di respirare. Bisogna anche fare pensieri seri su come tali teatri devono marciare. Non col passo lento e obsoleto di programmi messi su da persone che non hanno competenza o conoscenza in materia di musica secondo nomine che, a loro volta, nulla hanno a vedere con la conoscenza e lesperienza musicale. In America vedono il direttore musicale al vertice

delle istituzioni. Il motivo per cui nei programmi il suo nome compare prima di tutti gli altri, senza la piramide italiana di sovrintendenti, direttori artistici eccetera. Mentre in Italia il direttore musicale non ha potere di firma se non la propria autore` ` volezza, che e comunque musicale ma non legale. Non puo prescindere purtroppo dal controllo esterno, esercitato troppo spesso da burocrati. ` E tempo di finirla poi con discorsi di eccellenza ovvero con ` ` gare, fra un teatro e laltro, a chi e o sarebbe il piu bravo. Va svecchiato tutto un mondo teatrale legato a formule parassitarie. Ogni teatro, poi, deve essere messo in condizione di dimostrare quanto sa fare e quanto vale. Ci vuole anche una maggiore collaborazione fra le diverse Fondazioni liriche, senza ambizioni infantili da primi della clas` se. Non e un caso che i grandi festival mondiali, oggi, guardino ` con meno interesse allItalia. Questo perche il nostro paese si e ` ` impantanato. E poi quella italiana e una realta molto particolare, fatta anche di tanti piccoli, splendidi teatri. Ha caratteristiche sue proprie e imprescindibili. ` ` Insomma. Ce molto cammino da fare. Bisogna pero che i luoghi siano operativi in maniera moderna e non risultino invece istituzioni assistenziali. LItalia e il mondo... Chicago, Salisburgo, Roma, Napoli che vuole recuperare la sua grande storia sono tutti elementi cui un musicista italiano ` puo guardare. Penso allOrchestra Cherubini che ho creato e ` ` cresciuto, che se guadagnata onori a Mosca e Parigi, e stata per cinque anni protagonista del Festival di Pentecoste a Salisburgo ` ed e il complesso in residence del Ravenna Festival. Orchestra ` che e stata diretta da bacchette somme come Kurt Masur e Yuri Temirkanov; che questanno offre un programma interamente ` lisztiano con Michele Campanella. Tutto questo e la dimostra` zione che in Italia esiste una realta giovanile importante. A patto, sintende, che chi fa musica sia messo in condizione di dare il suo contributo. E qui sta il problema. Uno dei tanti. &
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VOCI STORICHE
In unepoca in cui non mancavano tenoritrombe dai polmoni dacciaio, Tito Schipa coltivava unarcata vocale fluida e flessibile che gli permetteva di dare la massima importanza alle parole e ai sentimenti.

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Linimitabile Schipa
di Michael Aspinall

I concittadini di Tito Schipa onorano tuttora la sua memoria, come dimostra lintegrale delle registrazioni, il risultato di lunghe ricerche e di un amore inestinguibile. Ecco infatti il tutto-Schipa in trentuno CD, per realizzare il quale lAsso` ciazione Nireo di Lecce si e rivolta al reverendo Richard Cantrell e a molti altri collezionisti. Chi avrebbe poi mai immaginato che esistessero tante incisioni di questo cantante amatissimo? Fra i tenori dellepoca dei 78 giri, soltanto Gigli ` potrebbe, nelleventualita di unintegrale, uguagliarlo in termini quantitativi. Ed era Gigli che usava dire: Quando canta Schipa, noi altri stiamo ad ascoltare . Caruso, invece, ` ascoltandolo per la prima volta a New York, si alzo dopo le prime battute di recitativo e disse alla moglie: Possiamo an` ` dare a casa. E bravissimo, ma non ce da preoccuparsi . Il metodo usato da Schipa per fondere musica e parola non ` era infatti tecnicamente ineccepibile: non riusc mai a dare piena uguaglianza alle vocali e nelle incisioni realizzate dopo ` il 1930 la i divenne sempre piu nasale. In un frammento so` noro del film In cerca di felicita Schipa pronuncia il suo ` credo artistico: La base del canto e la parola col suono. Si canta come si parla, aggiungendo alla parola la melodia. ` ` Sembra facile, ma non lo e . Ma nella scuola italiana piu an` tica la base e sempre lo strumento vocale. Come Rossini ` spiego allamico Edmond Michotte, i maestri di canto della sua giovinezza formavano lo strumento dellallievo con almeno tre anni di esercizi sullemissione del suono, sullomo` geneita del timbro e sulluguaglianza dei registri prima che lallievo iniziasse a lavorare sulle vocali: si cantavano tutte e cinque le vocali su una nota sostenuta, o ripetendo un certo vocalizzo con ciascuna vocale [...] Lo scopo era di arrivare al punto in cui, per quanto fosse possibile, il suono non varias ` se ne di timbro ne di intensita nonostante i movimenti della lingua e delle labbra causati dalla successione delle vocali aperte o chiuse . A volte, nella ricerca di colori particolari, Schipa schiarisce il suono senza appoggiare bene la voce sul fiato. Altri grandi cantanti tra cui i tenori Caruso e McCormack riuscivano ad avere una dizione nitida e persino tagliente perfettamente amalgamata nellarcata.

I brevi filmati della Vitaphone mostrano che lapparente flusso naturale della voce di Schipa era accompagnato da alcuni manierismi: se chiudi gli occhi sentirai una voce che sgorga spontaneamente, ma aprendoli noterai delle smorfie che non fanno parte dellestetica del bel canto (la romanza Princesita ne offre, nella versione video, esempi vistosi e quasi caricaturali). Tuttavia, lui era Schipa e poteva farlo. Anche Joan Sutherland e Alfredo Kraus manovravano vistosamente i muscoli facciali per ottenere i loro effetti. La voce di Schipa ha poi il pregio di un vibrato naturale appena percepibile. La voce galleggia sul fiato e rimane ferma senza es` ` sere mai fissa. Forse e nato tenore naturale con i registri gia amalgamati; tuttavia la sua maniera di gestire il passaggio di ` registro, sulle note fra Re e Sol, non e sempre ortodossa. Se Schipa vuole fare suoni leggeri, non esita ad aprire le vocali. Ma in unaria come Recondita armonia , che richiede tutta una serie di Fa (quinto rigo), il nostro sta attento a impostare le note sul passaggio correttamente. Nei suoi dischi migliori Schipa mostra una precisione notevole nellesecuzione delle note, se quelle note cadono in zone e su vocali a ` lui favorevoli ma come osservo Michael Scott (in The ` Record of Singing vol. II) nelle incisioni elettriche non e sempre capace di eseguire un gruppetto con la dovuta nitidezza. La cronolgia della carriera, dovuta a Carlo Marinelli Roscioni e pubblicata nella commovente biografia scritta da Tito Schipa Jr., dimostra che dopo il felice esordio nella Traviata a Vercelli nel 1909, esigenze economiche costringevano il tenore a cantare opere per lui pesanti come Adriana Lecou` vreur, Zaza, Mefistofele, Fedora, Cavalleria rusticana (venti recite al Quirino di Roma nel 1911!) e Tosca. Un disco Pathe ` (1916) di una pagina drammatica dallultimo atto di Zaza scelta curiosa, giacche lopera era uscita dal suo repertorio dopo le quattordici recite insieme a Lina Cavalieri a Roma nel 1911 illustra i pericoli della scrittura melodrammatica novecentesca per una voce delicata come quella di Schipa. ` Costretto a declamare nella zona piu debole della voce, quella media-bassa, e a fulminare contro quellimmondo
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amplesso della tua carne impura , il timbro risulta gutturale, ` ` mentre meravigliosa e la facilita con cui spazia nella tessitura acuta delle parole e al rientrar domani : frase coronata da uno squillantissimo Si naturale. Tuttavia, la cronologia ci insegna che dallepoca dei suoi primi grandi successi internazio` nali Buenos Aires, 1914 il tenore rinuncio alle partiture ` piu pesanti, tenendo solo Tosca nel suo repertorio fino al ` 1921, quando canto le sue ultime recite di Cavaradossi con ` Claudia Muzio a Citta del Messico. Quando divenne divo allOpera di Chicago, Schipa restrinse il repertorio a quelle opere che gli calzavano perfettamente: Lucia di Lammermoor, Linda di Chamonix, Don Pasquale, Lelisir damore, La sonnambula, Il barbiere di Siviglia, La traviata, Rigoletto, Falstaff, Mignon, Lakme, Manon, Marta, Fra Diavolo, con poche recite di Romeo et Juliette, Don Giovanni, Sadko, Il matrimonio segreto, Lamico Fritz, Il flauto magico, Marcella e La principessa Liana, e molte dellArlesiana e di Werther. La cura del repertorio e la maniera ` in cui gest il graduale declino della voce erano sintomatici della grande intelligenza musicale di Schipa. Il booklet comprende saggi interessanti di Giorgio Gualerzi e di Giancarlo Landini, con uneccellente traduzione in inglese dovuta a George Metcalf. Lindice alfabetico dei brani ci mostra dove trovare ciascuna delle quattordici incisioni diverse ` ` di Chi se nne scorda cchiu . Sospetto, pero, che lindice sia stato compilato da un computer piuttosto che da una persona. E non mancano stranezze neppure nei riversamenti. Troviamo riprese alternative di trentuno delle incisioni che compaiono nel corpus del lavoro, ma con una documentazione ` frammentaria e in una qualita sonora che varia dallaccettabile ` al pessimo. Controproducente e stata la furbizia della persona ` che ha modificato la velocita della ripresa alternativa della ` ` donna e mobile (1925) per farla ritornare nella tonalita originale, mentre Schipa laveva abbassata di un semitono, ` perche laumento della velocita rende la voce metallica e aperta. ` Ledizione e ordinata cronologicamente, e si divide in sette parti: le incisioni fatte per la Voce del Padrone (1913); quelle per la Pathe a Milano (1916 & 1919) e a New York (1921); i dischi Victor (1922-4, 1926-34 e 1941); le incisioni elettriche per La Voce del Padrone (1929-1953); colonne sonore dai film; registrazioni dal vivo di scene dopera o concerti incisi in sala o dalla trasmissione radiofonica; incisio` ni private, per lo piu inedite. Schipa appartiene alla prima generazione di cantanti le cui incisioni spaziano dallinizio fino alla fine della carriera. Quando il grammofono lo colse per la prima volta, nel novembre del 1913, era appena arrivato nei teatri importanti dopo ` quattro anni di gavetta in quelli minori. Aveva gia cantato La traviata, Tosca, La sonnambula e Rigoletto al Teatro Dal Verme di Milano, aveva ottenuto i suoi primi successi al Colon di Buenos Aires e teneva in tasca la prima scrittura per il San Carlo di Napoli. Per la Voce del Padrone era una semi-cele` brita, da presentare sulletichetta economica verde anziche quella rossa riservata ai divi; in seguito alcune di queste incisioni milanesi sarebbero state promosse alletichetta rossa, e sarebbero rimaste nel catalogo dei 78 giri della EMI italiana fino al 1956. Ci sono indicazioni di un certo impegno da parte della casa discografica, che colse loccasione di incidere alcuni brani con un buon coro, e in certe arie ad esempio, in quelle dalla Cavalleria rusticana quelleccellente direttore ` ` che fu Carlo Sabajno tento di rimanere il piu fedele possibile

` allorchestrazione originale del compositore (usando, pero, il pianoforte per la parte dellarpa). ` Come tutti i cantanti piu amati, Schipa possiede un timbro unico e immediatamente riconoscibile. Nei dischi del 1913 sentiamo una voce ancora fresca, pastosa e squillante. A ven` ` ticinque anni si e gia formato uno stile individuale e del tutto accattivante. Anche un brano pesante come Ah! dispar, ` vision dalla Manon viene cantato con somma facilita: ecco un tenore tutto da studiare, un tenore che, nellarco di trentuno CD che partono dal 1913 per arrivare al 1964, non spin` ` gera mai e non forzera una sola nota. Lattacco sul Sol di Ah! dispar potrebbe essere preso a modello da tutti i can` ` tanti; e una nota pura, luminosa, come lo e anche il Si bemolle acuto. Schipa non era famoso, certo, per gli acuti, tuttavia i dischi rivelano che sale al Si bemolle e al Si naturale ` con una facilita irrisoria. Rodolfo Celletti mi disse che nella scena dellincendio della Mignon, alla Scala nel 1936, Schipa ` lancio un Si naturale acuto di straordinario effetto: questo poi da un tenore che si considerava di estensione limitata! Ascol` tandolo oggi il disco del 1913 in cui canta, nella tonalita originale e con la massima disinvoltura, Tu che a Dio spiegasti lali , si direbbe che se fosse nato centanni prima, lavrebbero addestrato come tenore contraltino. Non solo per La sonnambula, ma anche per I puritani... Le due facciate del 1913 che riportano il recitativo ed aria Parmi veder le lagrime dal Rigoletto sono di una disinvoltu` ra tecnica, di una raffinata musicalita, e di uno charme da superare qualsiasi altra incisione rivale. Questaria era stata sempre tagliata nelle recite italiane di Rigoletto e fu restituita da De Lucia e Caruso, di conseguenza nessuna interpretazione tradizionale era stata tramandata alla generazione di Schipa. ` Non si sa cosa ammirare di piu: il recitativo con i suoi contrasti fra lo sdegno e la tenerezza, oppure lesecuzione delicatissima degli abbellimenti, oppure lattacco dolcissimo di Parmi veder le lagrime . ` Che gelida manina , abbassato di un semitono, ha gia il tocco delizioso del grande Schipa sulle parole Lanima ho ` ` milionaria e il Si naturale e splendido. Sentiamo, pero, la mancanza del portamento di voce usato da tenori quali Caruso, Bonci e Gigli. Puccini chiede spesso il portamento, ad esempio sulle parole vuole e siete , ma questo giovane ` iconoclasta di uno Schipa ha gia deciso di eliminarlo dal pro` prio suo bagaglio stilistico. Fu in realta il primo cantante italiano di fama a rinnegarlo. Lunico altro grande cantante della ` sua epoca che avesse gia inciso unaria di Verdi senza nessun ` portamento e il basso francese Marcel Journet. Le due arie dalla Tosca, ascoltate magari insieme alle tre fac ciate Pathe del 1916 dedicate a O dolci mani e il duetto Amaro sol per te , spiegano perche Schipa tenne questopera in repertorio fino al 1921. Emilio De Marchi, il primo Cavaradossi, era un tenore drammatico di accenti squillantissimi (a giudicare dai rulli Mapleson). Schipa, sapendo di non poter mai offrire uninterpretazione da ex-carabiniere, sceglie la strada degli accenti patetici, seducenti, e ne fa un capolavoro. ` E lucevan le stelle e particolarmente riuscito. Schipa dice il recitativo da maestro, conferendo il giusto peso a ogni sillaba senza osservare pedissequamente il valore musicale di ogni ` nota. Non puo nascondere il suo disagio sui ripetuti Fa diesis ` (primo spazio), una nota gia gutturale, ma questo neo viene subito dimenticato nellesecuzione dellaria, melliflua e toccante. Schipa fa il solito diminuendo sul La di disciogliea , ma diversamente dalla maggioranza dei tenori non ha bi-

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sogno di riprendere fiato per finire la frase, e canta anche la lunga frase finale E non ho amato mai tanto la vita in un ` sol fiato. Questa sua volonta di sfruttare tutte le risorse della tecnica vocale per realizzare il desiderio del compositore senza ostentare la propria bravura ha fatto di Schipa un tenore per veri conoscitori del canto. ` Schipa interpreto il Faust di Gounod soltanto una volta, al Teatro Comunale di Bozzolo nel 1910; se nel 1913 volle incidere laria Salve dimora solo una strofa, abbassata di un semito` no sara perche sapeva di avere qualcosa di particolare da offrire, uninterpretazione da salotto , intima, pensierosa, carezzevole, ma con una salita raggiante al Si naturale. Lo stesso si ` ` puo dire di Cielo e mar dalla Gioconda, opera che non canto ` mai. Laria e ridotta a una strofa sola, uneffusione di pura poesia nonostante lomissione dei portamenti segnati spesso da Ponchielli, persino sulle parole iniziali dellaria (ed eseguiti in disco con grande eloquenza da Caruso e Vin as). Due brani dalla Cavalleria rusticana vengono affrontati con ` una sicurezza e una fluidita che ` nascondono le difficolta della tessitura acuta. Nella Siciliana , dove i tenori di solito devono spingere sui ripetuti La6, Schipa introduce persino i mordenti e terzine alla Roberto Stagno. Le ultime frasi, con la ripetuta salita dal Re al Fa, ci fa sentire come Schipa gira il suono per emettere un bellis` simo Fa in registro di testa. E ` sconcertante sentire pero quanto sia diverso lapproccio tecnico nel disco Pathe del 1916; qui egli apre la vocale a sui ripetuti Fa, una procedura decisamente da non emulare. Anche nel brindisi Viva il vino spumeggiante Schipa e Sabajno seguono la tradizione di Stagno, con tempi molto elastici e corone introdotte per mettere in mostra il diminuendo. Nella Traviata si sente ancora il profumo dellOttocento: insieme al ruolo di Alfredo, Schipa ha imparato numerose tradizioni , come gli abbel` limenti di Un d felice, eterea . Anche qui Schipa fa il vir` tuoso senza ostentare, cos non si nota forse al primo ascolto che canta il La acuto su Croce forte la prima volta e piano la seconda. Il soprano Nina Garelli, una di quelle artiste economiche che Sabajno usava scritturare in Galleria prima del` le sedute di registrazione, non e al livello di Schipa ma fa del suo meglio. In Libiamo ne lieti calici ne la Garelli ne lo stesso Schipa sono capaci di articolare con precisione il gruppo di quattro sedicesimi preceduto da unacciaccatura che caratterizza il brano. Il brindisi del quarantunenne Caruso ` ` (1914) e molto piu preciso (ma neanche lui azzecca tutte le ` note) ed evidenzia un legato piu solido grazie allappoggio perfetto della voce e alluso magistrale del portamento che

introduce ogni volta che viene richiesto dallo spartito. Alla fine del brano Caruso esegue il trillo sul Fa. Schipa omette questa nota completamente, conservando il fiato per il Si bemolle finale. ` Dal 1914 al 1919 Schipa conquisto i pubblici di Madrid, Barcellona, Lisbona e lAmerica Latina, appassionati dellarte del canto che nutrivano un gusto retro per i virtuosismi dei cantanti ` di una volta. La sua voce era piu fragile di quelle di De Lucia, ` Anselmi o Bonci, ma Schipa raccolse leredita di Anselmi ( il ` tenore delle dame ) e incomincio a specializzarsi nelle sfumature tipiche dei suoi illustri predecessori. Lemissione facile, mai ` forzata, rende la voce ferma: non ce traccia del vibrato caprino che i critici inglesi ed americani rimproveravano a De Lucia ma che stranamente non percepivano nella voce di Bonci. Il mo` numento piu perfetto alla maestria di Schipa in questo stile an` tico, che mor con lui per essere riesumato in seguito da Alfre` do Kraus, e il disco acustico Victor (1924) delle due arie dalla Mignon: Addio Mignon, fa core e Ah! non credevi tu . Ormai Schipa possiede in pieno la messa di voce e una gamma notevole di colori e accenti, e le due belle arie di Thomas si prestano volentieri al trattamento trasognato e edonistico. A Milano nel 1916 e 1919, e a New York nel 1921, Schipa ` incise, per la Pathe, piu di trenta facciate, spesso di un ` repertorio cos interessante che siamo disposti ad ascoltare incisioni a volte lontane ed offuscate, afflitte sia da vibra` zioni metalliche che da frusci. A me piacciono in particolare O dolci mani e il successivo duetto dalla Tosca con la brava Giuseppina BaldassareTedeschi, uno di quei soprani italiani dalla voce solida e robusta dalle note basse a quelle ` acute. Il musicologo notera che Schipa allarga il tempo in anticipo rispetto alle indica` zioni pucciniane (e in cio rispetta la prassi ottocentesca). ` Il patito del canto rimarra deliziato dai piani squisitamente timbrati e degli acuti facili e trasognati ( a pregar, giunte ) o anche drammatici e squillanti ( Voi deste morte ). Di grande interesse poi sono Questa o quella e La donna ` e mobile : esecuzioni allantica in cui il tenore gioca deliziosamente con il ritmo e inserisce tutti gli abbellimenti della tradizione Masini-De Lucia, compresa la risatina argentea, incantevole, nella Ballata. Schipa ha anche il sorriso nella voce ` e in queste arie e disinvolto, brioso e leggero: forse troppo leggero, perche si intuisce una certa mancanza di appoggio. ` Alla fine della donna e mobile la cadenza viene cantata con inflessioni nasali e gutturali, tuttavia il disco si conclude con un Si naturale sensazionale. Quando Schipa incise questaria per la Victor nel 1925 era costretto a abbassarla di un
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semitono: il disco mostra come il tenore sia diventato un in` ` terprete piu sobrio, piu intonato con il gusto americano degli anni venti. Gli abbellimenti sono stati ridotti; si conserva una ` certa flessibilita di ritmo, molto meno variato che nel disco ` del 1919, ma sempre piu espressivo dei tempi rigidi che di solito si sentono oggi. Le incisioni acustiche Victor (1922-25) sono quelle che captano lo Schipa nella seconda fase della carriera. La voce viene registrata senza distorsioni e con estrema nitidezza. Si sente che le opere di Leoncavallo, Puccini e Mascagni hanno sciupato un pochino la freschezza del timbro e intaccato pericolosamente ` ` il registro basso, che diventera sempre piu debole e gutturale. Non importa: qui troviamo alcuni classici intramontabili del canto tenorile, come Granadinas , O Colombina , Se il mio nome saper voi bramate e Chiudo gli occhi . Possiamo seguire lo sviluppo artistico di Schipa nelle arie che incise parecchie volte in un lungo arco di tempo. Il disco Pa the della Serenata di Arlecchino dai Pagliacci (1916), in cui il ` ` cantante e piazzato molto vicino alla tromba dincisione, e ` gia un piccolo capolavoro, ma il disco Victor del 1922 pre` senta uninterpretazione piu equilibrata e raffinata: luso del tempo rubato, leffetto malizioso dei piani, i lunghi fiati, i contrasti, e la frase magistrale che unisce la prima strofa allattacco della seconda tutto parla di un artista, specializzato ` nelle miniature, allapice delle sue possibilita tecniche ed interpretative. Nellincisione elettrica del 27 si presentano piccole crepe nella facciata: lattacco di O Colombina viene realizzato da sotto, e mentre i La acuti sono splendidi, il Fa ` sostenuto su senza tardar e ora troppo aperto. Nellaria dalla Manon sentiamo chiaramente perche nel 1915 unintenditrice come Matilde Serao potesse descrivere la sua esecuzione del Sogno come un suo capolavoro di bel canto squisito, con quelle meravigliose sfumature che toccano le ` corde piu sensibili degli ascoltatori (ringrazio Gualerzi per la citazione). Nel 1915 bel canto significava espressione e non ` soltanto agilita vocale, e per espressione si intendeva una liber` ta di tempi e di ombreggiature che provenivano dalla sensibi` ` lita del cantante. Il disco Pathe del 1916 evidenzia le qualita che tanto entusiasmarono la Serao: Schipa introduce numerosi abbellimenti e segue il modello di Anselmi, con una messa di ` voce prolungata sul La naturale acuto su una vocale, pero, ` pericolosamente aperta. Allinizio dellaria il fraseggio e trop` po staccato, mentre nellincisione Victor del 1922 il canto e ` ` molto piu legato. Qui le corone sono un po piu lunghe del ` necessario, mentre la messa di voce e meno spettacolare e al` cuni abbellimenti sono stati eliminati. Il La naturale e stato ` ` perfezionato e non e piu aperto. Deliziosi sono gli attacchi sul Mi naturale, quarto spazio. Questo disco fu sostituito nel 1926 dalla famosa incisione elettrica che rimase a lungo nel catalogo ` della Voce del Padrone. E un disco meno perfetto di quello ` del 22, perche qui Schipa canta piu velocemente con suoni meno trasognati e con una messa di voce appena accennata, ` tuttavia la frase conclusiva e fra i suoi piccoli miracoli. Siamo fortunati di avere, in un sonoro accettabile, tutto il secondatto della Manon che proviene da una trasmissione radiofonica dallOpera di San Francisco nel 1939. La pronuncia ` francese di Schipa lascia molto a desiderare, ma la dizione e incisiva, sia nei parlati che nei recitativi cantati. Il Sogno ora privo di qualsiasi abbellimento viene detto lentamente, ` con suoni incantevolmente fanciulleschi. Non sono piu disponibili le affascinanti ombreggiature di prima, e quando

` ` Schipa tenta un piano la voce e ingolata: il La naturale e buono, anche se alquanto nasale. Benche Schipa abbia inciso il Lamento di Federico per la Pathe nel 1916, dovette aspettare fino al 1936 per poter cantare LArlesiana in teatro (alla Scala). Poi, fino al 1951 lopera ` rimase una sua specialita . In una lettera del 1944 a Piero Ostali, Cilea scrive che: Schipa, per quanto con poca voce, ` e pur sempre artista intelligentissimo . Ostali invece, fa delle osservazioni severe in una lettera al compositore del 1950: ` Oramai, dicono i nostri amici, non si puo sentire LArlesiana ` ` con i soliti tenori ... castrati, tanto piu che Federico e un fi` glio della terra e quindi non puo essere un raffinato alla ... Schipa, alla cui interpretazione, non dimentichiamolo, noi dobbiamo tante mancate rappresentazioni di questa nostra ca ra Opera, perche i nostri migliori tenori non si sentivano di misurarsi con Schipa nella raffinatissima esecuzione del Lamento, che Caruso, come io ben ricordo per averlo sentito ` al Lirico nel 1897, eseguiva con una passionalita che richiedeva voce e non sospiri . Nel disco del 1916 Schipa aderisce strettamente allo spartito e ` offre gia una bella interpretazione assai estroversa, alla maniera verista, la linea vocale spesso intrisa di singhiozzi. Nel disco Victor del 1928, uno dei suoi migliori, sentiamo qualcosa di ben diverso. Schipa utilizza una versione aggiornata della partitura che cambia alcune parole e il valore musicale di alcune ` ` ` note e linterpretazione e piu contenuta e piu curata nei dettagli. Eppure tutta langoscia rimane, sotto il contegno, espressa nel timbro scuro che scoppia nella disperazione finale. Schipa sceglie di cantare forte vorrei poter tutto scordar , anche se la ` frase e segnata pp, riservando per il dolce sembiante il suo pia` nissimo celestiale. Da ora in poi affrettera sempre il crescendo di Fatale vision mi lascia . La registrazione del 1936, tratta dalla colonna sonora del film Vivere! , mostra Schipa in pieno de` clino vocale, con frasi piu attenuate, alcune vocali sgradevolmente strette nel naso ma poi in Vorrei poter tutto scordar ` il timbro acquista allimprovviso una purezza, una limpidita impareggiabile. Una versione che proviene da un concerto alla ra` dio di Berlino nel 1939 e cantata con somma perizia e con sentimento struggente, ma ora i ripetuti Fa diesis e Sol sono poco limpidi, soprattutto se il tenore tenta di cantarli piano. Due versioni dellaria di Cilea cantate nei concerti live di New York nel 1962 vengono accolte con applausi deliranti dal pubblico, e certo dimostrano come Schipa sapeva utilizzare saggiamente quel poco che rimaneva della sua voce. ` Schipa interpreto Almaviva nel Barbiere di Siviglia per la prima volta a Pola nel 1911 e per lultima a Roma nel 1950. Nel 1915 prese parte a delle recite storiche dellopera al San Carlo di Napoli (con Elvira De Hidalgo e Mario Sammarco) in cui il giovane Vittorio Gui introdusse di nuovo il pianoforte nellorchestra per accompagnare i recitativi; da molti anni erano stati accompagnati dal violoncello insieme al contrabbasso, oppure dal solo contrabbasso, come nellincisione acustica completa del Barbiere effettuata a Milano nel 1918 dalla Voce del Padrone. Dal disco Pathe di Ecco ridente in cielo sentiamo che Schipa ha lavorato sullesecu` zione delle agilita, anche se non tutti i problemi sono stati ` ` risolti. Qua e la lesecuzione e esitante o approssimativa, e manca il fascino di De Lucia, il fenomenale squillo e la dia` ` bolica precisione di Jadlowker (la cui voce, pero, e dura e ` fissa nelle note sostenute e senza charme), o la bravura piu convenzionalmente ottocentesca di Fernando Carpi e Giuseppe Paganelli. Come cera da aspettarsi, sul disco acustico

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Victor, trattandosi di una sola facciata a 25 cm., laria subisce ` dei tagli, ma il disco elettrico del 1926 e superiore, e inclu` ` ` de la scala cromatica piu precisa, piu disinvolta e piu brillante che io abbia mai sentito in disco da un tenore. Tuttavia, il vero Schipa emerge nella serenata trasognata Se il mio nome saper voi bramate . ` Di grande interesse e una selezione dal Don Giovanni: tutto quello che rimane di una trasmissione del 20 gennaio 1934. ` Si tratta della piu vecchia registrazione di una certa durata tra le storiche trasmissioni dal Met, e i dischi acetati originali sono in pessime condizioni. Prima di scendere nei particolari, comunque, devo indicare alcune trascuratezze da parte della Nireo. Fa sorridere leggere che la trasmissione proviene dal Metropolitan Opera House, Milano , ma molto meno di` ` vertente e la scoperta che lintera selezione e riversata alla ve` locita sbagliata, risultando tutto quanto crescente di un semi` tono. Come e possibile che nessuno si sia reso conto che il duetto iniziale fra la Ponselle e Schipa, Fuggi, crudele, fuggi , sembra cantato da Paperina e Topolino? In compenso, possiamo constatare con piacere che Tullio Sera` fin ha ripristinato litalianita ` dellopera: la sua direzione e grandiosa e drammatica nei brani solenni, festosa e briosa nei momenti che ricordano lopera buffa napoletana. Editha Fleischer, unallieva di Lilli Lehmann che purtroppo ` incise pochi dischi, e una grande Zerlina, e la sua Bat` ti, batti, o bel Masetto e la gemma vocale della serata, leggera e charmante senza moine da soubrette. Chi si aspetta molto della leggenda` ria Ponselle sara in parte deluso: in quegli anni conclusivi della carriera, mentre la sua voce opulenta si espandeva ancora con splendido effetto nei cantabili, in passaggi rapidi il suono diventava nasale e chioccio. Nella musica di ` Mozart la Ponselle e stilisticamente discutibile: attacca tutta la musica della prima scena in una maniera genericamente concitata, adoperando unemissione con scossoni laddove vorrebbe marcare gli accenti. Tuttavia, se nel grande recitativo Don Ottavio! Son mor` ta! il soprano manca di nobilta, nellaria Or sai chi lono` re la voce e salda e ferma, la maniera maestosa, i La acuti lanciati con vigore e ben sostenuti, e la cantante osserva minuziosamente ogni segno di contrasto fra forte e piano indi` cato sullo spartito: e una grande interpretazione, anche se non viene eseguita una sola appoggiatura. Nel Don Giovanni ` tutti i cantanti in realta sono molto parsimoniosi con le appoggiature, ma in compenso Serafin adopera giustamente i ` tempi tradizionali per La ci darem la mano e Batti, batti, o bel Masetto , sanciti dalla nuova edizione della Barenrei

ter (2005). Ezio Pinza si trova in forma vocale smagliante, ma troppo spesso grida invece di cantare, soprattutto nei recitativi. E Schipa? Sereno e senza fretta sul palcoscenico, riesce a superare se stesso in Dalla sua pace . La voce, spesso definita ` piccola , e perfettamente adeguata anche agli spazi vasti del vecchio Metropolitan, e lorchestra non copre mai neppure le deboli note basse. Sulla seconda sillaba di morte Schipa sale a un Sol brillante. Alcune vocali sono nasali, ma linterpretazione rimane un classico. Il tenore aveva quarantasette anni allora e mentre limposta` zione delle note piu acute sembra corretta nel forte, nei piani i suoni sono troppo aperti. Quando la linea vocale richiede scioltezza oppure qualche intervallo scomodo, Schipa ora introduce un aspirato per aiutarsi, cosa sconosciuta al giovane tenore di ventanni prima. Possiamo comunque applaudire Schipa per aver capito perfettamente lo stile dellaria Il mio tesoro intanto : attacca la prima parte in un tempo lentissimo, pregando gli amici a andare a consolare Donna Anna, e poi, nella seconda parte dellaria, quando decide di volare a vendicare i suoi torti , stacca un tempo marziale e vigoroso. Nellincisione Victor del 1927, Schipa tenta la stessa interpretazione, ma leffetto viene compromesso dal taglio imposto dalla scelta di una matrice di 25 centimetri anziche 30. Come cera da aspettarsi, il tenore Schipa viene un po sopraffatto dai soprani nei concertati, tuttavia si intuisce, nella sezione del Finale Or che tutti, o mio tesoro , che Schipa stia cantando con una grazia e uneleganza speciali, fondendo la sua voce con quella della Ponselle. Dagli estratti di una trasmissione dallOpera di St. Louis del secondo atto del Don Giovanni, diretto da Laszlo Halasz, del 16 aprile 1941, ci interessa soltanto unaltra versione di Il mio tesoro . ` La buona qualita dellincisio` ne rivela un avanzato declino vocale (i passi di agilita sono ` sempre piu legnosi e pesanti), ma le ammirevoli intenzioni del grande artista rimangono sempre percepibili. Laria viene interrotta prima della fine dallannunciatore: larte di Schipa deve cedere davanti alle esigenze dello sponsor commerciale. Sui dischi IX e X troviamo la celebre incisione completa del Don Pasquale realizzata a Milano nel 1932, particolarmente preziosa per la direzione brillante e sensibile di Sabajno. In ` un ruolo che gli calza quasi perfettamente Schipa e in forma splendida, nonostante le manovre per evitare il peso dei pas` saggi piu pesanti. Gli altri non raggiungono il suo livello eccelso, ma si difendono bene.
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` Il primo gruppo di estratti dal vivo dal Werther proviene da terzetto Le faccio uninchino lei e lunica a inserire le apuna serata incandescente alla Scala diretta splendidamente da poggiature. Per quanto sia interessante sentire Boris Christoff Franco Ghione, il 27 aprile 1934. Troviamo Schipa in piena nel ruolo del Conte Robinson e Sesto Bruscantini come Ge` ` forma: nellopera di Massenet infatti e come a casa propria. Il ronimo, nessuno dei due e particolarmente spiritoso e tutti e ` timbro della voce e sempre bello e carezzevole, il fraseggio di due tendono ad abbaiare. Lunico vero canto legato della serauneleganza senza pari. Schipa coglie sempre latmosfera giu- ta viene offerto da Hilde Gueden nel ruolo di Elisetta. ` sta in ogni momento di questo lavoro cos atmosferico, indi- Vale la pena ascoltare il secondo atto dellElisir damore regimenticabile in O natura di grazia piena e nel duetto Di- strato dal vivo a Lecce il 28 ottobre 1954. Lincisione inizia ` ` viderci dobbiam . Il periodo Anselmi e ora definitivamen- un semitono sopra la tonalita giusta ma si corregge in tempo ` te dietro le sue spalle, e egli non ci abbaglia piu con le messe per i grandi momenti di Schipa. La maggior parte del Quar` di voce, ma si accontenta del suo proprio modo particolare di tetto Dellelisir mirabile e tagliata, ma rimangono il duetto fondere la parola, laccento e la frase musicale in un flusso si- con Belcore e laria. I recitativi secchi sono detti in una manuoso di eloquenza lirica. Nelle pagine conclusive dellopera niera ideale: sono veloci, leggeri, brillanti, comprensibili e di` ` Schipa e molto toccante, ma la mia piu completa ammirazio- vertenti, e vengono incluse tutte le appoggiature. La voce di ` ` ` ne e riservata per Ah, non mi ridestar , abbassata di un se- Schipa risponde con unalacrita sorprendente alla volonta del` mitono e detta con grande passione: si tratta di un live parti- lartista, anche se il timbro e piuttosto legnoso e restio alle ` colarmente prezioso, anche per latmosfera dellepoca che ci sfumature. La sua esecuzione di Una furtiva lagrima e semavvolge quando il pubblico, in delirio, applaude il tenore an- pre una master class di fraseggio; viene accolta con delirio dai concittadini, che gridano frasi affettuose al loro idolo nel che alla fine della prima strofa. Per quanto riguarda la selezione dal Werther incisa, si suppone, chiedere linevitabile bis. Quanto avrei voluto essere la per ` su dischi acetati durante una trasmissione dal Teatro dellOpe- aggiungere la mia parte agli applausi! ` ra il 3 febbraio 1948, si tratta di un cimelio prezioso. E consi- Nel 1958 venne pubblicato un disco intitolato: Learn to gliabile seguirla con lo spartito italiano in mano, perche la qua- sing with Tito Schipa . Un presentatore americano ci assicu` ` lita sonora e disastrosa. Il baritono romano Andrea Petrassi fu ra che troveremo tutte le spiegazioni in the booklet . Sic` presente alla prima recita di questa ripresa del Werther, e mi come la Nireo non ci fornisce quel testo, e improbabile che ` disse: Schipa entro in scena. Era vecchio, grasso, brutto e non qualcuno possa veramente imparare a cantare insieme a Tito ` aveva piu voce. Dopo che ebbe cantato per appena cinque mi- Schipa , soprattutto perche il tenore canta (molto male, con nuti, tutti noi eravamo convinti che era giovane, bello, magro, una voce totalmente inaridita) soltanto nelle prime dieci le` e che la sua voce fosse fresca come sempre . Il mago di Lecce zioni: la Nireo ha incluso pero le altre nove in cui sentiamo riesce ancoroggi a compiere questo miracolo: una volta che il pianoforte solo. Il presentatore ci dice di stare in piedi; di avevo iniziato ad ascoltare lincisione, sono rimasto inchiodato adoperare, possibilmente, il diaframma quando respiriamo, di sulla sedia a seguirla fino alla fine. Purtroppo i produttori del- non inspirare troppo profondamente (vuol dire riempire ` ledizione non hanno curato la velocita della fonte usata. Alcu- soltanto la parte superiore dei polmoni oppure non pratine delle facciate originali iniziano crescenti di un semitono, care la respirazione addominale? ) e di conservate un sorriso ` per scendere pian piano alla tonalita giusta, alcune sono corret- amichevole (un consiglio tradizionale). te dallinizio fino alla fine, altre rimangono costantemente a Il booklet definisce insuperabili i riversamenti dei dischi ` una velocita eccessiva. In questa serata troviamo Schipa in di Schipa realizzati da Ward Marston e sospetto che la pregrande forma e laddove Massenet lo fa cantare comodamente sente edizione, per quanto riguarda i primi tre CD, derivi nella zona media-acuta sentiamo un prezioso ricordo dello almeno in parte dalledizione Romophone 82014-2 e dal` Schipa storico. La scena che finisce nel passaggio Ma, come ledizione Marston Records 52008-2. Se il suo lavoro e ` dopo il nembo e da antologia, toccante fino alle lacrime, e davvero insuperabile , perche cercare allora di migliorarlo viene giustamente salutata con urli dal pubblico. Alla fine di aggiungendo una finta eco elettronica? Queste riverberazio Ah, non mi ridestar Schipa raggiunge, in tutte e due le stro- ni artificiali non fanno che aggiungere una leggera distorfe, un pianissimo celestiale, ripetuto anche nel bis. Purtroppo la sione al timbro vocale. ` ` In molti casi poi si sente che il disco e stato Pederzini e ormai diventata la caricatura delriprodotto su un grammofono a tromba. la grande cantante sentita alla Scala nel 1934. CD In tutti questi riversamenti da esecuzioni dal Ho confrontato il riversamento di Fa la TITO SCHIPA Integrale delle regivivo, la Nireo ha deciso di includere tutto il nana, bambin con la mia copia originale a strazioni 1913-1964 ` materiale esistente, e percio anche i brani in 78 giri. La trascrizione della Nireo sembra NIREO 2010-1/31 (31 CD) cui Schipa non canta. Una scelta dolorosa provenire da un grammofono acustico, ADD HHHHH quando arriviamo alla selezione dal Matrimomolto debole soprattutto nella riproduzione ` ` nio segreto di Cimarosa, una delle ultime delle frequenze piu basse e piu alte. La risoquattro recite del tenore alla Scala nel marnanza elettronica aggiunta dal tecnico serve zo del 1949. Ci sono alcuni tocchi magici ` soltanto a rendere questa preziosa voce piu dello Schipa che amiamo nel duetto iniziale ` nasale e piu dura. Il cofanetto mette in mostra infine molti alcon Carolina (Alda Noni). Nellaria Pria tri aspetti della carriera di Schipa: linterpreche spunti in ciel laurora , una volta consi` derata una delle prove maggiori dellagilita, te incantevole della romanza da salotto, del` ` vivacita e bravura di un tenore, Schipa puo la canzone napoletana, e della canzonetta popolare; la stella dei film; il compositore. offrire soltanto dei cauti sussurri. La stella ` Se lo acquistate, vi aspettano settimane, medellesecuzione e Fedora Barbieri, una Fidalsi, anni di piacevole ascolto. & ma splendidamente baritonale, e nel famoso

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GUSTAV MAHLER
Prosegue la nostra rassegna sintetica delle sinfonie mahleriane in disco, indirizzata tanto agli esperti quanto ai neofiti.

Letture mahleriane di riferimento: la Quinta e lOttava


di Riccardo Cassani
Il nostro pellegrinaggio sinfonico mahleriano riparte dalla Sinfonia n. 5 quella del celebre Adagietto che apre una nuova fase nella produzione sinfonica del compositore boemo. Scampato alla morte nellinverno del 1901, Mahler passa lestate dello stesso anno a scrivere opere intensamente drammatiche come i Kindertotenlieder e i primi due movimenti di questa sinfonia. Alla fine dellestate qualco` sa scatta dentro di lui e il successivo Scherzo (il piu ampio e complesso della sua produzione sinfonica) diventa un vero canto di rinascita. I due movimenti conclusivi vedono la luce lanno successivo e ` ` proseguono levoluzione in positivo dellopera. Mahler passera pero il successivo decennio a correggere e riscrivere senza posa lorchestrazione di questa sinfonia, vero punto di svolta nella sua produzione, gettando nella disperazione leditore Peters. La prima scelta
Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione dellURSS, direttore Kirill Kondrashin MELODIYA 1000810 ADD 63:50

dodici minuti dellAdagietto sono da antologia stilistica), mentre la ` partitura e lucidata in ogni minimo dettaglio ma senza risultare freddamente analitica. Da questo punto di vista Karajan si conferma uno straordinario Blade Runner : capace di camminare sul baratro del kitsch senza mai lasciarsi tentare da facili effetti speciali.

` nella sua intimita espressiva. Il Ron` ` do-Finale e poi uno dei piu lenti e anti-virtuosistici della discografia con i suoi oltre diciassette minuti di durata.

I mahleriani doggi
Melbourne Symphony Orchestra, direttore Markus Stenz ABC 476102-4 DDD 71:52

Solo storico, prego


New Philharmonia Orchestra, direttore John Barbirolli EMI 566910 ADD 74:29

Il suo opposto
Berliner Philharmoniker, direttore Herbert von Karajan DG 447450-2 ADD 73:45

Premiato con una medaglia ` dalla Societa Internazionale Mahleriana nel 1974, Kondrashin ci lascia uninterpretazione di ` travolgente drammaticita musicale nei primi due movimenti; di raffinata concertazione nellampio Scherzo, semplice e scorrevole nellAdagietto e fulminante (13:57), senza inutili virtuosismi, nellultimo movimento. Quello che maggiormente colpisce di questa lettura ` ` e lestrema sincerita espressiva, capace da sola di dare piena valenza artistica allinterpretazione di questo magnifico direttore russo, scomparso troppo presto. Qualcu` ` no potra trovare le sonorita degli ottoni russi troppo aperte, ma personalmente non mi dispiace per nulla il vibrato della tromba solista nel primo movimento e il colore opaco dei corni nellultimo.

Lapprodo mahleriano di Kara` jan e stato tardivo e parziale, ma non privo di significato. Dopo aver lasciato che la sua orchestra apprendesse Mahler da altri direttori (Barbirolli in particolare), Karajan ha affrontato Quarta, Quinta, Sesta e Nona. La sua Quinta registrata nel 1973 risale al periodo di massimo splendore dellinterpre` te: lottica e prepotentemente tardo-romantica ma mai esausta (i

Definire storica una registrazione in studio anno 1970 di ` questa qualita sonora potrebbe sembrare paradossale Ma non potevo certo esimermi dal segnalarvi questa magnifica Quinta adorata da sempre dalla critica e dal pubblico inglese. Barbirolli risolve quasi tut` to il lavoro con unintensita di canto lancinante (Ah, le origini italiane!) e un fraseggio degli archi plasmato meravigliosamente (Ah, il suo passato da violoncellista!) dalle prime battute della marcia funebre, passando per lo Sturmisch Bewegt si approda a un Adagietto quasi na f

Questa edizione ` e una sorpresa recente, appena distribuita in Italia seppur datata 2002. Markus ` Stenz e un direttore tedesco nato nel 1965 con studi a Tanglewood con Bernstein e Ozawa. Attuale direttore dellOrchestra Gurzenich di Colonia (con cui ha nuovamente registrato la stessa sinfonia) nel 2002 era a capo della Melbourne
Markus Stenz

Herbert von Karajan

Sir John Barbirolli

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Symphony Orchestra con cui firma questa registrazione di bellissima sintesi, giustamente storicizzata come piace agli interpreti attuali, ma assai convincente dal punto di vista drammatico. Meglio della raffinatezza un po fine a se stessa del recente Rattle berlinese (EMI) o del vitalismo ancora inconcluso del molto acclamato Dudamel ( DG ) con lOrchestra Simon Bolivar.

Il consiglio dellamico
Junge Deutsche Philharmonie, direttore Rudolf Barshai BRILLIANT 93719 DDD 69:33

Questa edizione ` mi e stata suggerita da diversi appassionati. Interprete acclamato di Shosta-

kovich, il direttore di origine sovietica Rudolf Barshai, spentosi nel novembre 2010, propone una lettura priva di cedimenti sentimentali, lontana da tentazioni effettistiche, concertata con grande attenzione alle macro-strutture e splendidamente restituita dallOrchestra Giovanile Tedesca. Ulteriori pregi della pubblicazione sono individuabili nellestrema ` Amo moltissimo la teatralita di Stokowski, il romanticismo sopra le righe di Mitropoulos, la perfezione strutturale di Horenstein e lacume analitico di Boulez (Londra 1975), ma tutti e quattro pre` sentano limiti vari: nella qualita del suono (Stokowski), nella tenuta del ` coro e nella credibilita di qualche solista (Mitropoulos) o nella resa di parte del cast vocale (Horenstein e Boulez). Eccoci quindi allallievo di Schonberg, Winfried Zillig e al suo cast vocale assai omogeneo (tra cui svettano un magnifico Fehenberger e un giovane, incredibile Prey) e alla sua lettura di affascinante spessore e di vero equilibrio interpretativo.

` economicita dellacquisto e nella ` stupefacente qualita della registrazione, effettuata nel 1999 alla Philharmonie di Berlino sotto la guida di Jurg Jecklin (mitico tec nico del suono svizzero), dalla resa ambientale inusitata per ampiez` za, profondita e precisione del palcoscenico sonoro.

` Non da tutti amata, lOttava e unopera curiosa nel cammino mahleriano: dallorganico potenzialmente spropositato, questo dittico sinfonico corale si compone di una prima parte oratoriale su testo del Veni Creator Spiritus e una seconda parte che si potrebbe defini` re come quanto di piu vicino al melodramma Mahler ci abbia lasciato. Il problema dell interprete (oltre a maneggiare i mille possibili esecutori) consiste proprio nel comprendere e realizzare il senso complessivo del lavoro. La prima scelta
soprani Martina Arroyo, Erna Sipoorenberg, Edith Mathis contralti Julia Hamari, Norma Procter tenore Donald Grobe baritono Dietrich Fischer Dieskau basso Franz Crass BR, NDR, WDR, Regensburger Domspat zen, Munchner Motettenchor, Symphonie-Orchester des Bayerischen Rundfunks, direttore Rafael Kubelik AUDITE 92551 ADD 73:37

` ` reperibilita un po piu incerta tramite i normali negozi.

Il consiglio dellamico
soprani Jeannine Crader, Lynn Owen, Blanche Christensen contralti Nancy Williams, Marlena Kleinman tenore Stanley Kolk baritono David Clatworthy basso Malcolm Smith University of Utah Childrens Chorus, Utah Symphony Orchestra, direttore Maurice Abravanel AUDIO CLASSIC RECORDS DVD 75:01

Passano gli anni, ma ledizione di riferimento dellOttava resta sempre questa. A renderla ineludibile un cast vocale di grande ` omogeneita e una visione interpretativa di superba coesione drammatica. Kubelik riesce come pochi altri a rendere immediatamente evidente come la seconda parte sia una diretta evoluzione del materiale musicale esposto nel Veni Creator Spiritus. Se ledizione in studio firmata DG soffriva per una registra` zione opaca e priva di spazialita, il remastering Audite dellesecuzione dal vivo preparatoria allincisione offre invece unampiezza e una ` profondita di ambiente inequivocabilmente superiori. Lesecuzione ` e praticamente sovrapponibile alla ` ` versione studio, ma in piu ce lemozione del live.

Interprete noto per il suo apostolato nei confronti della musica contemporanea, Michael Gielen ha realizzato due registrazioni dellOttava. La seconda, parte dellintegrale mahleriana pubblicata ` da Hanssler, e una lettura di grande ` lucidita musicale, concertata con estrema attenzione ai dettagli e concepita con un occhio attento a ` evidenziarne le istanze piu moderne. Minimalista nel dispiegamento delle forze in campo, ma non per questo meno imponente nei punti ` di climax, questa registrazione e ideale per tutti quegli appassionati che trovano eccessive e ridondanti ` le piu celebri edizioni discografiche. Da apprezzare in particolare lestrema preparazione e disciplina delle forze corali coinvolte. Un buon cast vocale e unottima quali` ta della registrazione completano il risultato complessivo.

I mahleriani doggi
soprani Jane Eaglen, Anna Schwanewilms, Ruth Ziesak contralti Sara Fulgoni, Anna Larsson tenore Ben Heppner baritono Peter Mattei basso Jan-Hendrik Rootering Prague Philharmonic, Netherlands Radio, Kathedrale Koor St. Bavo, Sacramentskoor Breda, Royal Concertgebouworkest, direttore Riccardo Chailly DECCA 467314-2 DDD 82:14

Solo storico, prego


soprani Anneliese Kupper, Ilona Steingruber, Dorothea Forster-Georgi contralti Maria von Ilosvay, Ursula Zollenkopf tenore Leorenz Fehenberger baritono Hermann Prey basso Franz Crass Ko lner Rundfunkchor, Hamburger Musikhochschule, Stadtischer Hamburg, Oberschule Eppendorf, NDR-Sinfonieorchester, direttore Winfried Zillig GALA 100806 ADD 72:35

Il suo opposto
soprani Alexandra Marc, Margaret Jane Wray, Christiane Boesiger con tralti Dagmar Peckova, Eugenie Grunewald tenore Glenn Winslade baritono Anthony Michaels-Moore basso Peter Lika EuropaChor Akademie, Au relius Sangerknaben, SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg, direttore Michael Gielen HANSSLER 93015 DDD 83:43

Potrebbe far discutere la scelta di preferire questedizione storica a quelle di Mitropoulos, Horenstein, Stokowski o Boulez.

Riccardo Chail` ly e ormai giunto alla piena ma` turita artistica: e la sua lettura dellOttava registrata ad Amsterdam nel 2000 si propone come una delle migliori dellultimo ventennio. Si tratta di unesecuzione dal passo ampio e dai grandi gesti sonori di impostazione essenzialmente romantica: molto ben concertata e, soprattutto, dal cast vocale piuttosto omogeneo (Eaglen a parte) e convincente. Questultimo dettaglio in particolare mi spinge a preferire questa ad altre edizioni recenti meno consistenti nel reparto voci seppur interessanti dal punto di vista direttoriale (Rattle e Boulez tra ` tutti). Unico vero neo e costituito dalluscita di catalogo di questo doppio CD che diventa quindi di

Il supporto doppia faccia DVD audio o DVD video (la registra` ` zione e pero so` lo audio) e delicato e necessita di un lettore adeguato (possibilmente DVD audio per leggere la traccia a 24 bit, 192 Khz). Inoltre reperire una copia di ` questa ristampa non e facile ne economicamente indolore. Ledi` ` ` zione pero vi da la possibilita di ` ascoltare linterpretazione piu entusiastica, gioiosa e cuore in mano di questo lavoro e una registrazione strabiliante dal punto di vista dellampiezza e della definizione dello spazio sonoro. Nean` che le piu recenti registrazioni DSD pubblicate in SACD (quelle di Zinman e Nagano per esempio) offrono lo stesso spettacolo sonoro. Su un impianto adeguato limmagine sonora travalica addirittura i limiti dei diffusori in larghezza e sfonda leventuale muro di fondo in pro` fondita. Se non vi basta... &

Maurice Abravanel

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PIANOFORTE
Una carriera costruita senza fretta, con lunica idea di migliorare: potrebbe sembrare persino scontato, il percorso vissuto dal grande pianista austriaco, ma oggi questo tipo di saggezza acquisita nel tempo viene messo sempre piu in discussione. `

` Rudolf Buchbinder e immerso nella vita musicale dai primi anni cinquanta del Novecento, quando enfant prodige fu ` ammesso a cinque anni (il piu giovane allievo di tutti i tempi) alla Musikhochschule di Vienna. E sessantanni dopo questo interprete tradizionalista e intraprendente ha ancora le riserve di energia fisica e spirituale che occorrono per eseguire in ununica serata (in veste di direttore e di solista) i ` Concerti per pianoforte di Brahms. La sua conversazione e ` focosa: non e certo uno di quei pianisti che sanno parlare esclusivamente del loro repertorio e del loro strumento. ` Buchbinder e un ottimo conoscitore della letteratura mitteleuropea e un esperto di arti figurative che durante le rare vacanze si dedica volentieri alla pittura. Le sue considerazioni sulla vita musicale sono quelle di un artista pienamente calato nella propria epoca ma preoccupato per quella perdita di memoria che affligge il mondo musicale di oggi. Che cosa significa per Lei essere un artista in questo particolare momento storico? E che cosa significa essere un artista in ` senso piu ampio? ` Partiro da un aspetto che potrebbe sembrare a prima vista ` ` marginale, ma che in realta e di fondamentale importanza: non lascio passare uno solo dei miei concerti senza intrattenermi dopo la performance con il pubblico che me lo richiede, per la firma degli autografi, o semplicemente per scambiare unopinione sulla musica eseguita, o ancora meglio, solo per un sorriso o una stretta di mano. Inizio da questo dettaglio per spiegare il mio concetto di tradizione e di missione, con poche parole: le cattive tradizioni vanno abolite, distrutte. Le buone tradizioni vanno tenute in vita, adattandole al passare del tempo e al mutare delle condizioni ` sociali, politiche, culturali. In questo senso piu ampio va in` tesa la professione, il fare artistico, che e una missione ricca di centinaia di anni di storia in trasformazione continua e ininterrotta, nella quale i cambiamenti si innestano con naturalezza. Essere un artista significa per me innanzitutto essere un interprete. Non metto certo in secondo piano il versante tecnico: senza quello non esisterebbe linterpretazione. ` Lo studio e una condizione imprescindibile per lesistenza di ` un pianista. Lesercizio quotidiano e un compagno di viaggio dellintera vita del pianista. Tuttavia essere artista presup` pone un salto di qualita, entrare nel vivo della musica, com` prendere i compositori, confrontarsi con cio che hanno scritto, eventualmente fino a trasfigurarlo. Abbiamo documenti di Stravinski che attestano come egli stesso cambiasse la sua musica dopo il confronto con gli esecutori. Come sono mutate le dinamiche del Suo lavoro? I mutamenti sono vastissimi, e sono di due categorie ben distinte: potremmo definirle interne ed esterne. Innanzitutto ` quelle interne: e cambiato completamente il metodo di avvicinarsi agli studi, allacquisizione della tecnica, e di conse` guenza e mutato il gusto esecutivo. Io non giudico, non ca` ` tegorizzo, non pretendo di dire cio che e meglio o peggio:

constato solamente che ci si avvicina a un compositore, magari studiandolo a fondo, ma talvolta senza entrare nel suo mondo, nella sua storia, senza valutare i motivi che hanno condotto la sua estetica a prendere una certa direzione. Noto talora che i giovani pianisti sono tecnicamente inappuntabili, ma portano al pubblico note magnificamente suonate senza far arrivare agli ascoltatori la cultura che le ha generate, lepoca dalla quale i capolavori sono usciti. Io invece so` no molto legato alla necessita di approfondire la conoscenza delle fonti. Per amore delle sonate di Beethoven, ho acquisito circa venti edizioni differenti della raccolta completa. Per passione ho poi collezionato un gran numero di manoscritti, di autografi, di prime edizioni. Anche dei Concerti per pianoforte e orchestra di Brahms possiedo le copie anastatiche ` dei manoscritti. Oggi la professione si e trasformata in una corsa al concerto, talora senza comprendere la differenza tra evento e interpretazione. Molti pianisti si sono trasformati in ` uomo-evento, e questo e un cambiamento evidente, sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda i mutamenti che abbiamo definito co` me esterni , si puo ben cogliere il fatto che la musica dar` ` te non e piu sotto i riflettori come un tempo. Qualche decennio fa i giornali, i quotidiani come le riviste, avevano il critico musicale, linviato a teatro per le prime , e a volte anche lo storico che introduceva e spiegava lopera. In tele` visione cerano molti piu concerti, i telegiornali parlavano dei musicisti come oggi parlano dei protagonisti della vita ` sportiva. Tutto questo non esiste piu, e ovviamente condiziona la percezione del pubblico. Una grandissima differenza rispetto al passato riguarda la professione di pianista in relazione alle case discografiche. Un tempo il pianista veniva quasi adottato da una casa discografica, che lo seguiva lungo tutta la sua carriera, con un vantaggio enorme: quello di poter programmare il suo repertorio anche in funzione del` ` leredita discografica. Tutto cio costringeva in un certo senso lartista a delineare un percorso, a scegliere i suoi compositori. Lidentificazione fra pianista e casa discografica poteva essere addirittura totale o quasi, come dimostra il caso di Glenn Gould e la CBS. Questo elemento ci porta alla consi` derazione forse piu importante: il pianista del passato poteva pensare in proiezione alla sua carriera e al suo percorso estetico, lentamente, senza scossoni. Riassumendo, la carriera del pianista del passato era rivolta alla costruzione di un futuro, quella del pianista di oggi guarda essenzialmente al presente. ` ` La piu grande fortuna della mia carriera e stata quella di poter ` costruire il mio percorso con serenita, mettendo assieme le tessere di un mosaico ideale per cinquantanni, senza affanni e senza rincorse, con lunica idea di migliorare. ` ` Qual e il destino dei piu giovani che si avvicinano alla musica colta e in particolare al pianoforte? Penso che il problema fondamentale per il mondo della musica colta sia attualmente quello di trovare una soluzione che ` permetta ai giovani e anche ai piu piccoli di avvicinarsi in

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Il segreto di Rudolf Buchbinder


di Mario Marcarini
musica 227, giugno 2011

Un perfezionismo daltri tempi

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` modo naturale allarte. Ripeto, e lo snodo vitale per la tra` smissione della nostra cultura musicale, ed e una questione che viene quasi totalmente accantonata dalle istituzioni della ` quasi totalita dellOccidente. Io ho la fortuna di attraversare il mondo suonando, e da questa posizione di osservatore per ` cos dire privilegiato devo dire che dal Musikverein di ` Vienna fino alla sala da concerto piu sperduta in Islanda quando durante un concerto mi volgo al pubblico, o mi inchino per ricevere gli applausi, vedo sempre meno giovani tra le file. Ci sono certo delle eccezioni, dovute alla lungimiranza non tanto dei governi ma delle orchestre e dei teatri: direttori come Zubin Mehta e Nikolaus Harnoncourt fanno ` s che vengano messi a disposizione biglietti economici per i ragazzi. Anche nel Festival di Grafenegg, che ho fondato e ` che dirigo, quello dellaccesso privilegiato ai giovani e un aspetto fondamentale. Purtroppo noto che in Italia questo at` teggiamento e meno frequente, con pochissime eccezioni, rappresentate dal Teatro alla Scala e soprattutto dalla Filarmonica della Scala, che apre le prove alle scuole, gratuitamente. ` Poi ce un altro problema da affrontare, quello della crisi economica. Se il prezzo di un biglietto per un concerto o per ` unopera e assolutamente al di fuori della portata di un ope` raio o di un insegnante, figuriamoci come puo uno studente ` accedere alle sale da concerto. Inoltre il sistema scolastico e oggi orribile, perfino in Austria, dove le scuole sono carenti ` ` in numero e in qualita. La situazione nel vostro paese non e migliore, ma finche non si prenderanno delle decisioni serie ` e definitive a livello politico sicuramente sara improbabile un miglioramento. Sarebbe inoltre necessario far capire ai politici la differenza tra istruzione e cultura; la prima non serve a nulla senza la seconda, e i governi dovrebbero investire maggiormente in tutti e due i campi. ` Quali sono i Suoi impegni piu coinvolgenti attualmente? Lentusiasmo maggiore deriva dal mio carattere di perfezionista: come il grandissimo Claudio Arrau, vorrei arrivare dopo ` cinquantanni di carriera al massimo delle mie possibilita. Mi` gliorare continuamente e la mia fonte principale di energia ed entusiasmo. Come direttore e solista, dopo aver affrontato tutti e cinque i Concerti di Beethoven con i Wiener, il mio ` coinvolgimento maggiore in questo momento e diretto allesecuzione dei due Concerti di Brahms che preparo con la Tonhalle Orchester Zurich; li suoniamo nella stessa serata, ` come abbiamo gia fatto a Vienna e al Brucknerfest di Linz. Ma tutta la mia vita come pianista mi coinvolge comGrafenegg pletamente, nello spirito e Il Festival di Grafenegg, che viene ` nella quotidianita: programospitato nel grande parco di un mare il futuro significa avere castello a pochi chilometri dal ` lopportunita di poter pro` tratto piu bello del Danubio in porre al pubblico i propri soAustria, si svolge ogni anno tra figni. Fonte di enorme soddine agosto e inizio settembre, con ` sfazione e per me la nomina a una particolare concentrazione di Capell-Virtuoso , un incariappuntamenti intorno ai weeco creato per me dalla Staat` kend. Il livello esecutivo e allalskapelle Dresden come artista tezza dei migliori festival internaresidente: con questa magnifizionali e i luoghi desecuzione che comprendono un auditorium ` ca compagine suonero sia in allaperto e due sale chiuse sono tournee negli Stati Uniti che particolarmente accoglienti. Latpresso la Semperoper. Sempre ` mosfera poi e un po quella di fenellottica di affinare le mie stival americani come Tanglescelte estetiche, ripropongo il wood, con un compositore in resiciclo integrale delle sonate

` per pianoforte di Beethoven, che eseguiro tra laltro anche al Mariinsky. Non mi dispiacerebbe riproporre, dopo tanti anni di distanza dalla mia incisione discografica, questo ciclo fondamentale in compact disc. ` Qual e appunto il Suo rapporto con il disco? Dopo averne re` ` gistrati piu di cento, ce ancora qualcosa che sogna di incidere, o un ciclo che desidera realizzare? Sta per essere pubblicato il live dei due Concerti per pianoforte di Brahms realizzato con la Israel Philharmonic Orchestra diretta da Mehta. Un ciclo completo di Beethoven poi mi permetterebbe poi di realizzare un confronto fra il me stesso odierno e il me stesso di venti anni addietro. Non aggiungo altro tuttavia, proprio perche i sogni sono belli ma privati, e non nascondo un certo grado di scaramanzia, misto anche alla mia naturale riservatezza. Certamente guardando al mio passato posso dire di aver avuto la fortuna di realizzare progetti fondamentali per la mia crescita, come lincisione completa dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart, di tutte le sonate di Haydn, dei Concerti di Beethoven, ma anche di ` progetti piu originali come il ciclo delle Variazioni Diabelli, in ` cui ho affrontato le lezioni di piu di cinquanta autori differenti che si sono cimentati sul celebre tema. Posso solo aggiungere che ultimamente prediligo le registrazioni dal vivo, per la loro naturalezza, ma anche per la forza e lenergia che emanano. In veste di fondatore e direttore artistico del Grafenegg Festival ` puo raccontarci qualcosa su questa esperienza? Per mia natura sono un perfezionista, e ho cercato di cogliere ` il meglio, selezionandolo, dai festival piu affermati e consolidati a livello mondiale, come il Festival di Salisburgo, di cui sono ospite abituale. Ho cercato di trasmettere tutta la mia ` personalita e le mie idee a questo festival, cercando soprattutto di evitare gli errori compiuti da altri, che sono sotto gli occhi di tutti. Spesso capita che i fondatori di Festival, se so` no anche esecutori, desiderino essere anche le celebrita della manifestazione, togliendo spazio agli altri. Decisamente non ` e il mio caso: le mie apparizioni sono molto limitate, un recital ` solistico e un concerto con orchestra, e questanno saro lieto di interpretare il Primo Concerto di Brahms con la Israel Philharmonic e Mehta. Come direttore artistico sono orgoglioso di poter dire che sono lontano mille miglia dal sistema clientelare che purtroppo vige in molte manifestazioni, sistema che io detesto. Nel mio Festival non sono invitati solo gli amici degli amici, o i protetti di qualche potente agenzia: a Grafenegg Festival 2011 lo scambio culturale si svolge dence (questanno Heinz Karl soprattutto allinsegna del ` Gruber, che sara protagonista di confronto fra scuole e stili. Io un concerto di musiche proprie invito artisti interessanti, che e di Weill il 4 settembre). Buchpossono trasmettere il senso ` binder si esibira in un recital (il dellarte al pubblico, offrendo 20 agosto: Beethoven e Schurepertori variegati, dal barocco mann) e un concerto (il 30 agosto: al ventesimo secolo, senza preil Primo di Brahms), mentre tra gli clusioni. Soprattutto non invialtri solisti figurano Jean-Yves to solo artisti che io amo; mi Thibaudet, Janine Jansen, Nikolaj sforzo di invitare anche interZnaider e Anne-Sophie Mutter. Sul podio invece spiccano i nomi preti che io personalmente di Paavo Ja rvi, Charles Dutoit, non apprezzo, ma che possono Zubin Mehta, Myung-Whung coinvolgere il mio pubblico. Il Chung e del colombiano Andres ` mio gusto non e importante, Orozco-Estrada. Per ulteriori inio devo assemblare il miglior formazioni: www.grafenegg.com cartellone possibile. &

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GRAMOLA
WorldPremiere cOncertO Per viOLinO OP.39 (1932) SOnate Per viOLinO e PianOfOrte n.1 (1920) n.2 (1933) --------------------------------------Thomas Albertus Irnberger, violino Evgenij Sinaiski, pianoforte Orchestra da camera dIsraele Roberto Paternostro, direttore

PHAEDRA
Wolfgang Amadeus MOZART Q uintettO Per cLarinettO k.581 Johannes BRAHMS Q uintettO Per cLarinettO OP.115 ---------------------------------------Roeland Hendrickx, clarinetto Panocha Quartet

Hans GAL (1890-1987)

SACD GRAM 98921

PH 292024

20133 Milano tel. 02.3656.2060 - fax 02.3656.1967 - info@codaex.it via Reina, 15

MYRIOS
HAGEN QUARTETT
Ludwig van BEETHOVEN
QuartettO k 428 QuartettO OP. 59/2, r aSumOWSky

ABC
Trascrizioni per piano e orchestra (integrale) da franz ScHubert: Wanderer-fantaSie da HectOr berLiOz Grande fantaSia SinfOnica Su temi deL LeLiO da LudWiG van beetHOven fantaSia Su Le rOvine di atene da carL maria vOn Weber POLacca briLLante ---------------------------------------Victor Sangiorgio, pianoforte Queensland Symphony Orchestra En Shao, direttore

Franz LISZT

Wolfgang Amadeus MOZART Anton WEBERN


fnf Stze OP.5, baGateLLen OP. 9 --------------------------------------

SACD MYR 006

ABC 476 4236

DIES
Tomas Luis de VICTORIA (1548-1611) Officium HebdOmadae Sanctae (1585)
--------------------------------------Escolania del Escorial Real Capilla Escurialense Javier M.Carmena, direttore WorldPremiere

LA MA DE GUIDO

Maurice OHANA (1913-1992)


S tudi d interPretaziOne ----------------------------------Maria Paz Santibaez, pianoforte

4CD a prezzo speciale DIES 201123

LMG 4009

a cura di

Antonio MARTIN Y COLL (1671-1734)

c OmPOSiziOni anOnime deL S eicentO SPaGnOLO --------------------------------------Ignasi Jord, organo di Montesa (1744) La Dispersione Ensemble Joan B. Bols, direttore

m uSicHe di b. de S eLma y S aLaverde d.O rtiz , G.b.b OnviceLLi , G.b aSSanO c.m Onteverdi , f.r OGnOni -teGGiO --------------------------------------Ercole Nisini, trombone rinascimentale Instrumenta Musica Ensemble (flauto dolce, organo, dulciana e percussioni)

IL TROMBONE RINASCIMENTALE

EN 2031

VKJK 1012

CODAEX ITALIA s.r.l.

ENCHIRIADIS
WorldPremiere WorldPremiere

QUERSTAND

W W W . C O D A E X I T A L I A . I T - Trovate tutte le novit nella sezione iGusto scaricabili in pdf

giugno 2011

i dischi 5 stelle del mese


NIREO CD ONYX CD STRADIVARIUS CD HARMONIA MUNDI CD CHANDOS CD

Premiato con 5 stelle dalla Rivista

DELOS

CD

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ALTO

CD

URANIA

CD

MIRARE

CD

WIDE CLASSIQUE

CD

HNSSLER

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HYPERION

CD

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DG

CD

NAXOS

CD

DOMINIQUE RECORDS

CD

HARMONIA MUNDI

CD

BIS

SACD

FINELINE CLASSICAL

CD

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CHALLENGE CLASSICS CD

DYNAMIC

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LINN

SACD

VIRGIN CLASSICS

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DECCA

CD

HARMONIA MUNDI

CD

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URANIA

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HARMONIA MUNDI

CD

AUDITE

CD

NAXOS

CD

PARADIZO

CD

URANIA

CD

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Premiato con 5 stelle dalla Rivista


HARMONIA MUNDI DVD HARMONIA MUNDI DVD ARTHAUS DVD

recensione a pagina 66

recensione a pagina 66

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segnala i dischi eccezionali recensiti in questo numero

LE RECENSIONI DI

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Negativo Discreto Buono Ottimo Eccezionale

La fascia di prezzo segnalata e puramente indicativa `

DVD Video
ADAMS Doctor Atomic (opera in 2 atti su libretto di P. Sellars) G. Finley, R.P. Fink, T. Glenn, S. Cooke, E. Owens, E. Patriarco, M. Arwady, R. Honeywell; The Metropolitan Opera Orchestra, Chorus and Ballet, direttore Alan Gilbert regia Penny Woolcock scene Julian Crouch regia video Gary Halvorson SONY 88697806659 (2 DVD) M 171:00

A . M . B .

Alto Medio Basso

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Nellottobre del 2008 il capolavoro di John Adams ` e arrivato anche al Metropolitan, ` con una velocita (la prima mondiale a San Francisco si tenne il primo ottobre 2005) del tutto eccezionale, considerando i gusti conservatori del pubblico del teatro newyorchese. E riguardando questo doppio DVD limpressione suscitata dallopera, ` gia recensita in occasione della pubblicazione del DVD Opus Arte (su MUSICA n. 202), rimane estremamente positiva. Una partitura di potente impatto teatrale, musicalmente raffinata, che dipinge con efficacia i contrasti morali che la ` scienza e invenzioni cos paurose come la bomba atomica sollevano nellanimo umano. Quella di Ro` bert Oppenheimer e una figura prometeica, insomma, ma lacerata dai dubbi e dalle inquietudini delluomo del Ventesimo secolo. Un ` ruolo di grande difficolta vocale, tra laltro, che pone allinterprete enormi richieste in termini di musicali` ta, dominio del registro acuto e introspezione: Gerard Finley si con` ferma ancora (il cast e sostanzialmente immutato rispetto alla pro-

duzione di Amsterdam conservata nellaltro video) artista di statura storica, arricchendo il suo ritratto con una sorta di rassegnato fatalismo. Interessante anche la lettura orchestrale che Alan Gilbert direttore musicale della New York Philhar` monic da della complessa partitura, di cui sottolinea i momenti onirici, amorosi e meditativi, compresi quelli affidati alla native American Pasqualita, a scapito forse di quel` lasciuttezza ritmica che e tratto saliente dellultima mezzora del se` condo atto. Va altres detto che John Adams ha nel frattempo rivisto la partitura e ne ha ammorbidi` to certe asperita armoniche e diluito, a mio parere in modo eccessivo, la lunghezza di alcune scene. Una revisione che spero venga presto dimenticata, perche lequilibrio della lezione precedente viene compromesso. Ma dove il DVD Sony perde nettamente il confron` to con quello Opus Arte e nella parte visiva: alla stratificata, emozionante, polisemica regia di quel geniaccio di Peter Sellars (il quale, ` va ribadito, e anche librettista dellopera), si sostituisce linnocua mi` se en scene di Penny Woolcock, di per se corretta ma lasciata troppo alliniziativa dei singoli nella recitazione, senza unidea ben chiara al ` di la di una buona illustrazione dei singoli momenti e colpa maggiore di tutte incapace di uniformarsi alla musica in troppi punti, specie durante la sublime scena del countdown finale.

Gli altri cantanti sono in massima parte gli stessi delle precedenti produzioni: come Jack Hubbard (qui chiamato Frank Hubbard, contrariamente a ogni dato storico) non ab` biamo piu, purtroppo, James Maddalena, sostituito da un assai meno efficace Earle Patriarco, e cambiano anche gli interpreti del giovane scienziato James Nolan (un ottimo, trasognato Roger Honeywell) e di Kitty, moglie di Oppenheimer, la ` cui tessitura e stata riportata a quella mediosopranile, trovando in Sasha Cooke unartista efficace ma poco ` piu. E gli altri sono sempre bravi, ma privi di quella spinta totalizzante mostrata nel video precedente, ` molto piu ricco anche negli extra. ` Nicola Catto

CD
BACH Mottetti Vocalconsort Berlin, direttore Marcus Creed HARMONIA MUNDI HMC 902079 A DDD 70:57

HHHH

Vocalconsort Berlin, basta un solo album per esaurire la ricognizione integrale del genere musicale in oggetto. Rispetto alla raccolta di Gardiner sono scomparsi due mottetti, ` ma in compenso si e aggiunto Ich ` lasse dich nicht BWV Anh 159, gia ritenuto opera del prozio di Bach, Johann Christoph, e ora accolto dagli specialisti fra le opere giovanili del sommo Johann Sebastian. Unanaloga oscillazione riguarda le ` modalita esecutive di questi lavori. ` Per esempio, il piu celebre dei mottetti, il possente e gioioso Singet dem Herrn ein neues Lied BWV225, si esegue di norma con unorchestra che raddoppia le parti vocali, mentre Marcus Creed lo restituisce alla dimensione puramente corale, per sole voci e basso continuo (nella fattispecie, organo e violone). Il magnifico ensemble del Vocalconsort Berlin in tutto diciotto coristi con voci femminili per le parti di soprano e contralto, dunque senza controtenori supera a pieni voti la difficile prova e restituisce a queste ` pagine la loro essenzialita espressiva in stretto rapporto con i testi tratti dai Salmi e dalle epistole paoline. Marco Bizzarini

I Mottetti di Bach non rappresentano un insieme immutabile come le sinfonie di Beethoven: il loro numero oscilla a seconda del parere degli studiosi che periodicamente rimettono in discussione le tradizionali attribuzioni. ` Cos, se una trentina danni fa John Eliot Gardiner pubblicava un doppio CD dedicato a queste composizioni bachiane, ora al maestro inglese Marcus Creed, direttore del

CD
C.P.E. BACH Sei Concerti per il cembalo concertato Wq 43 clavicembalo Andreas Staier Freiburger Barockorchester, direzione Petra Mullejans HARMONIA MUNDI HMC 902083.84 (2 CD) M DDD 94:30

HHHH

Affascinante iniziativa quella dellHarmonia Mundi austriaca di proporre i Sei Concerti per il cem-

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BACH

SACD
BACH Passione secondo Matteo BWV 244 A. Dieltiens, S.K. Thornhill, T. Mead, M. White, G. Turk, J. Podger, C. Daniels, P. Harvey, S. Noack; Kampen Boys Choir, Netherlands Bach Society, Museum Catharijne Convent, direttore Jos van Veldhoven CHANNEL CLASSICS CCS 32511 (3 SACD) A DDD 165:25

HHHH
balo concertato elaborati tra il 1770 e il 1772 dal massimo esponente dello stile sensibile (o sentimentale ), vale a dire Carl Philipp Emanuel Bach, allepoca appena giunto ad Amburgo, dopo il non sempre gratificante soggiorno berlinese, al servizio di Federico II (i cui gusti musicali erano notoriamente conservatori). Essi rappresentano dunque come sottolinea Andres Staier nelle interessanti note di presentazione la prima importante raccolta tardiva dellautore, precedendo le Sei Sinfonie per archi (1773), le Orchestersin fonien mit zwo lf obligaten Stimmen (1780) e le Clavier-Sonaten und freye Fantasien (1779-1786), con le quali presentano diversi punti di contatto, soprattutto con le sinfonie, di cui anticipano lo splendore timbri` co e linesauribile vitalita, oltre ad alcune peculiari soluzioni formali, come il diretto collegamento tra i vari movimenti (che si snodano uno dietro laltro senza soluzione di ` continuita). Dal punto di vista espressivo risalta` no poi lintensita e leloquenza patetica dei tempi lenti: si ascoltino, ad esempio, il dolente soliloquio dellAndante del Concerto in Fa maggiore n. 1, la soave connotazione del Larghetto del Concerto in Mi bemolle maggiore n. 3, o, ancora, lassorto divagare del Poco adagio del Concerto in Do minore n. 4, (articolato in quattro movimenti), per avere la ` cifra esatta della profondita delli` spirazione e della varieta espressiva, come emerge anche dallo scintillio dei movimenti veloci, sempre esuberanti e vitalistici, ulteriormente ` valorizzati dalle novita formali, dalla ricchezza della strumentazione, dalla singolare ampiezza di soluzioni dinamiche ed agogiche, al punto che Staier ha potuto concludere che in nessunaltra raccolta Bach ` ha presentato in modo cos sistematico tutte le sfaccettature di un compito formale dato come nei sei Concerti . ` Questa raccolta ci e ora presentata integralmente dallo stesso Staier, affiancato dalla Freiburger Barockorchester diretta da Petra Mulle jans: unedizione che non esitiamo a considerare di assoluto riferimento per adesione stilistica, per lenergia e la brillantezza della conduzione orchestrale, per il sicuro ` virtuosismo e la flessibilita del solista (che per loccasione ha utilizzato una copia di un clavicembalo Hass del 1734). Un itinerario ricco di sorprese, trascinante nei movi` menti piu veloci, spesso toccante in quelli lenti, dato il non comune spessore di uninvenzione melodica altamente eloquente. Un approccio, peraltro, privo di quei limiti che spesso hanno compromesso non poche esecuzioni clavicemba` listiche, vale a dire la meccanicita ` o la rigidita del fraseggio nei tempi ` piu mossi, quando affrontati con ` ` analoga incisivita. Lunico neo e il livello di una registrazione senzaltro limpida e naturale, ma nella quale lo strumento solista sembra relegato nello sfondo, probabilmente per riprodurre lesatto equilibrio fonico tra il cembalo (timbricamente delicato) e unorchestra dallorganico comprendente anche diversi strumenti a fiato (flauti e corni in particolare). Una nota di merito infine per lelegante realizzazione grafica e per il libretto allegato. Claudio Bolzan

CD
BACH Passione secondo Giovanni BWV 245 M. Padmore, H. Muller-Brachmann, P. Harvey, B. Fink, K. Fugr, J. Lunn; Monteverdi Choir, English Baroque Soloists, direttore John Eliot Gardiner SOLI DEO GLORIA SDG 712 (2 CD) M DDD 114:47

HHHH

La Passione secondo Giovanni di Gardiner risale al 2003 e ha i pregi e i difetti delle registrazioni live (vivezza ma anche una non sempre nitidissima presa di suono). Tra le voci soliste svetta quella contraltile di Bernarda Fink (si vedano le arie Von den Stricken e soprattutto Es ist vollbracht! ), assecondata dal timbro brunito della viola da gamba. Ma non dispiace neppure la voce ferma e ascetica del Cristo del basso Mu ller-Brachmann e quella multicolore e partecipe dellEvangelista del tenore Mark Padmore. ` ` La Bach Society olandese e il piu antico ensemble di musica antica in Olanda e dal 1983 viene diretta da Jos van Veldhoven. Anche se i nomi dei cantanti non appartengono allo star system internazionale, la registrazione surround della Pas` sione secondo Matteo e allultimo gri` do. Nellesecuzione ce gloria per tutti: per i solisti che hanno, come noto, le loro zone di primo piano, gli snelli e duttili cori, lorchestra attenta alla prassi antica. Ascolto avvincente come in una sequenza filmica. Molto curato, soprattutto iconograficamente, il libretto con le note illustrative. Lorenzo Tozzi

SACD
BARTOK Concerto per violino n. 2; Concerto n. 1 op. post. violino Arabella Steinbacher Orchestre de la Suisse Romande, direttore Marek Janowski PENTATONE PTC 5186 350 A DDD 61:12

Dopo la partenza di Julia Fischer, accolta a braccia aperte dalla Decca, la violinista di casa PentaTone ` e oggi, al cento per cento, Arabella Steinbacher. Monacense classe ` 1981, la Steinbacher e stata allieva di artisti assai dissimili ma tutti importanti quanto ad apporti complementari: Ana Chumacenko ossia una tecnica a prova di bomba, Dorothy de Lay vale a dire i modi eloquenti della Juillard School, ed Yvry Gitlis liconoclasta, con quanto ne consegue. Dopo il Concerto di Dvorak e il Primo di Szymanowski (ancora la PentaTone); in coda a emissioni per Orfeo (Beethoven, Berg, Shostakovich), ecco il dittico bartokiano. ` Dittico che in verita si sostanzia nel Secondo Concerto, essendo il Primo, che lautore non volle mai pubbli` care e infatti e stato edito postumo, di semplice interesse documentario ` (e la versione iniziale dei giovanili Due ritratti op. 5). LOrchestre de la Suisse Romande, quella con cui il compianto Ernest Ansermet faceva miracoli, sotto la bacchetta esperta di Jarowski suona ` bene ma non benissimo; e sempre un po agglutinata, poco analitica anche se a un risalto sonoro di rispetto concorre il SACD. Quanto alla Steinbacher, va osser` vata una forte personalita che, vicina, qui, al Gitlis di storiche registrazioni e lontanissima dallo stile Juillard , accentua gli aspetti espressionisti del lavoro con forti contra` sti, bruschi accenti e una pensosita dolorosa molto marcata. Il tutto con intonazione inappuntabile, fa` cilita, coerenza del dire. Ne scapitano un po il lirismo e lo squillo aperto nelle stesure soprane, punto di forza della lettura di Shaham con Boulez, DG , interpreti che a loro volta sottolineavano mahlerismi trascurati, in questa interpretazione, da direttore e solista. In un brano nato come tema con variazioni, dunque tutto variazioni incanalate nel sonatismo da Concerto, un direttore dal solido senso dellarchitettura come Janowski ottiene risultati eccellenti ed esemplare affiatamento con la solista. ` Alberto Cantu

DVD Video
BELLINI Norma (melodramma in due atti di F. Romani) J. Anderson, D. Barcellona, S.Y. Hoon, I. Abdrazakov, S. Ignatovich, L. Melani; Coro del Festival Verdi, Orchestra Europa Galante, diret-

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musica 227, giugno 2011

BORODIN
` tore Fabio Biondi regia Roberto Ando scene Giovanni Carluccio ARTHAUS 107 235 (2 DVD) A 163:00

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Questo video della Arthaus propone la registrazione del coraggioso esperimento belliniano andato in scena al Teatro Regio di Parma nel 2001. Lidea di applicare alla musica ottocentesca, dopo anni ` di lavoro sui repertori piu antichi, la prassi esecutiva storicamente in` formata era dieci anni fa gia ampiamente praticata sul fronte sinfonico (pensiamo alle conquiste di Gardiner negli anni novanta). Ap` plicare pero tale convenzioni esecutive a un titolo come la Norma ` di Bellini, con tutto cio che ne ` consegue a livello di sonorita orchestrali, agogica e rivisitazione generale del testo, era invece una ` novita. Lirruenza e i ritmi concitati dellEuropa Galante danno risultati notevoli sul piano espressivo e la lettura di Biondi attenua i tradizionali toni epici a vantaggio di unalternanza tra momenti di barbarica concitazione e altri di nudo sostegno per le voci. E June Anderson garantisce un altro livello di ` verita espressiva in una parte che le richiede alcuni sforzi virtuosistici ma soprattutto una linea vocale elegiaca e dolente. Il finale primo, la scena dei figli e Deh! Non volerli vittime sono momenti altissimi che forse nessunaltra cantante negli ultimi anni ha saputo rendere con altrettanta pertinenza. Se la visione interpretativa della Anderson si sposa perfettamente con la prospettiva di Biondi, non ` altrettanto si puo dire di Daniela Barcellona. Che certo sfrutta con calore e trasporto la propria rigo` gliosa vocalita , ma che, chiamata in una parte come quella di Adalgisa, reitera, in un contesto che guarda del tutto altrove, la tradizione del mezzosoprano in una ` parte creata da Giulia Grisi. Cio naturalmente non significa che in generale la parte debba per forza essere affrontata da soprani acuti (come accade talora da quando il ` Festival di Martina Franca convoco ` Lella Cuberli), ma e chiaro che vi ` sono richieste una certa facilita nel sostenere le alte tessiture e una ` certa ingenuita daccento che non sono mai state le caratteristiche peculiari della Barcellona.

Shin Young Hoon possiede tutte le note di Pollione, ma poco dello slancio eroico del personaggio ne sembra complessivamente dare un qualsivoglia spessore interpretativo al proprio canto. Se di questa operazione di rilettura ` si puo comunque dare un giudizio ` complessivo piu che lusinghiero, dispiace che sul fronte registico si assista invece a una sostanziale rinuncia. Lo spettacolo di Roberto ` ` Ando e tradizionale nel senso meno lusinghiero del termine e non offre grandi stimoli alle notevoli risorse attoriali delle due protagoniste. Riccardo Rocca

DVD Video
Berlin Opera Night (musiche di Handel, Mozart, Puccini, Dvorak, Wa gner, R. Strauss, Saint-Saens, Leon cavallo, Lehar, J. Strauss II) G. Bumbry, A. Schwanewilms, Charles Castronovo, R. Pape, V. Kasarova, A. Pieczonka, M. Crider, J. Kowalski, V. Galouzine, J. Banse, S. Licitra, A. Kirchschlager, M. Bruck; Orchester der Deutschen Oper Berlin, direttore Kent Nagano EUROARTS 2053589 A 73:00

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Beneficenza, quanti delitti si commettono in tuo nome! Ben trentasei tracce conteneva loriginale registrazione su CD del concerto di gala a sostegno della Deutsche Aids-Stiftung (dal 1994 evento clou della stagione invernale berlinese; qui si tratta delledizione 2003). Nella versione su DVD ne sono rimaste appena tredici e non sempre il criterio di selezione pare obbedi` re ad un criterio di qualita musicale o interpretativa. Prevale invece il facile ascolto, mentre il corpo tipografico del frontespizio, volendo dividere i cantanti fra serie A e serie B, meriterebbe solo fischiate, o quanto meno un bel rimescolamento di carte. Ignorando le furbate del marketing, come pure una ` regia assai modesta, forse piu adatta alle riprese di una convention elettorale statunitense, diremmo comunque che il prodotto meriti lattenzione del collezionista, e domani ` chissa pure dello storico. Anzitutto il mostro sacro Grace Bumbry, qui nel suo sessanteseiesi` mo anno di eta e tuttavia capace di destare brividi sensuali con unaria di Dalila affrontata a passo

maestoso, sviluppata in spire e riprese adorne dei maliosi portamenti allantica appresi alla scuola di Lotte Lehmann, ed infine conclusa sullo squillo di un Si bemolle acuto che molte colleghe trentenni le invidierebbero. Poi un inedito Rene Pape, oggi affermato specialista di ruoli wagneriani, impegnato a snocciolare il catalogo di Leporello tra sulfurei ammiccamenti, note basse scolpite, impeccabili sillabati. Peccato solo che due versi del testo gli scappino ` dalla memoria; ma pazienza: e un infortunio che non riesce a intaccare una prestazione maiuscola sotto ogni aspetto. Anche laria della lettera dal Werther trova in Vesselina Kasarova una lettura memorabile: duttile fraseggio, colore rotondo nei centri, saldezza nel registro basso, forza dirompente in acuto. La polacco-canadese Adrianne Pieczonka completa il podio donore con uninvocazione alla luna dalla Rusalka tale da farci rimpiangere che non canti spesso dalle nostre parti: bel suono, grazia di legati e mezze voci, acuti esultanti e senza sforzo. Pure interessanti laristocratica Anne Schawanewilms come Elsa di Brabante nellaria del sogno, lex sovietico di lungo corso Vladimir Galouzine con un Vesti la giubba molto drammatico e dignitoso, e il giovanissimo tenore Charles Castronovo con un Dein ist mein ganzes Herz (per noi: Tu che mhai preso il cor ), affrontato da ` lirico spinto di grandi mezzi piu che da crooner di rito operettistico ` viennese. Sara poco filologico ma lascia a bocca aperta. Lasciamo ai rispettivi fans il privilegio di emozionarsi per le prodezze di Angelika Kirchschlager, Juliane ` Banse, Salvatore Licitra, Miche le ` Crider; divi che gia allora avevano ` perso il fascino della novita e cominciavano a mostrare la corda di uno scorretto metodo di canto. ` ` Quel che piu ci preme e segnalare la superba prova di Kent Nagano, ancora capelluto e corvino come ` un Beatle ma gia elegantissimo per indipendenza totale delle mani,

` precisione, economia e fluidita di gesto. Sotto la sua bacchetta lOrchestra della Deutsche Oper suona allaltezza della propria fama; non senza qualche fiorettatura umoristica nel finale straussiano, ossia il gran concertato del Pipistrello cui si uniscono gli emarginati dal montaggio di EuroArts: il controtenore Jochen Kowalski e il baritono Markus Bruck. Nellaltro Strauss (terzetto dal Rosenkavalier), neppure Nagano riesce a frenare lo sgomitamento fra le signore Banse e Pieczonka, mentre la Kirchschlager appare rinunciataria in partenza. Complice il suono orchestrale un filo troppo turgido, ne nasce una discreta confusione. Carlo Vitali

CD
BORODIN Quartetto per archi n. 1 op. 26 Quartetto Borodin STRAVINSKI Concertino per quartetto darchi Quartetto Borodin MIASKOVSKI Quartetto per archi n. 13 op. 86 Quartetto Borodin ONYX 4051 M DDD 67:40

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Il timore di compromettersi con la musica tedesca potrebbe aver indotto i compositori russi a limitare linteresse verso la forma sacra del quartetto darchi. In effetti, fatto salvo il caso di Shostakovich, che di quartetti (e che quartetti!) ne scrisse ben quindici, in questarea geografica i capolavori ` del genere non sono, poi, cos numerosi. La ricerca di equilibrio tra naziona` lismo e occidentalismo e presente nel Quartetto n. 1 in La maggiore di Borodin composto tra il 1875 e il ` 1879. E addirittura Beethoven a fornire il materiale per il primo tema dellAllegro iniziale, ma levidente citazione dal Finale del Quartetto op. 130 esibisce qui contorni squisitamente autoctoni. Per quanto riguarda Nikolaj Miaskovski si ` puo affermare che lo sdoganamento della sua musica sia appena iniziato

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BOTTESINI

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qui da noi. In questo CD possiamo ammirare lottima fattura dellultimo Quartetto per archi del prolifico (e poco progressista) musicista, un lavoro composto nel 1949, un anno prima della morte, che si colloca ai vertici della sua produzione cameristica. Il lirismo intenso dellAndante con moto e molto cantabile (terzo ` movimento), di gusto un po retro, si imprime nella memoria. Igor Stravinski instaura, invece, un rapporto fugace con il medium quartettistico. Il Concertino licenziato nel 1920 in risposta a una commissione del Quartetto Flonzaley, storico complesso fondato a ` New York nel 1902 gia dedicatario ` dei Tre Pezzi per quartetto darchi e una gemma preziosa, un distillato di limpidezza graffiante sulla via del neoclassicismo, sostanzialmente tripartito (stuzzicanti gli equilibrismi armonico-coloristici della sezione mediana) con Coda che si dilegua in modo impercettibile; eppure Stravinski, evidentemente non pago ` del risultato, lo arrangera, trentanni ` piu tardi, per ensemble allargato ai prediletti fiati. Il Quartetto Borodin qui nella sua ultima formazione con Ruben Aharonian e Andrei Abramenkov al violino, Igor Naidin alla viola e Vladimir Balshin al violoncello va a nozze con questa musica. Ad esempio, rapiti, assaporiamo i delicati cromatismi che innervano il secondo tema del primo movimento, ` mentre non e vietato intenerirsi nel Trio dello Scherzo di fronte allimpagabile cantilena dei suoni armonici resi dal complesso russo a mo di iridescente carillon. Nessun personalismo e nemmeno motorismo fine a se stesso nella pagina stravinskiana, e davvero encomiabile lim-

Il Quartetto Borodin

pegno profuso al servizio del Quartetto n. 13 di Miaskovski, un lavoro intriso ancora di spirito romantico. Massimo Viazzo

CD
BOTTESINI Concerto per contrabbasso n. 2 in si; Duetto per clarinetto e contrabbasso contrabbasso Enrico Fagone clarinetto Corrado Giuffredi Orchestra della Svizzera Italiana, direttore Christoph-Mathias Mueller Gran Duo Concertante per violino e contrabbasso; Passione amorosa per violino e contrabbasso violino Walter Zagato contrabbasso Enrico Fagone Orchestra della Svizzera Italiana, direttore Christoph-Mathias Mueller STRADIVARIUS 33865 M DDD 48:06

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Ecco un bel programma bottesiniano pubblicato dalletichetta Stradivarius; un disco che dovrebbe entrare di diritto nella discoteca di tutti gli appassionati del genere concertistico italiano romantico. Quattro composizioni con accompagnamento orchestrale che hanno per protagonista il contrabbasso (strumento delezione del compositore cremasco) trattato da Bottesini con virtuosismo paganiniano e accompagnato con altrettanta bravura da clarinetto e violino. Composizioni che esprimono appieno pregi e limiti del sinfonismo ottocentesco italiano di genere: profondamente legato al modello del Concerto di bravura paganiniano e intimamente correlato con lo stile operistico dominante. Compositore in proprio di melodrammi oggi completamente di-

menticati, Bottesini passa alla storia della musica per il suo ampio lascito contrabbassistico e per aver diretto la prima assoluta di Aida di Verdi al Cairo. Il programma del CD (purtroppo breve) si apre con il Secondo Concerto per contrabbasso e orchestra risolto con estrema bellezza di suono e intonazione dal solista Enrico Fagone, strumentista italiano primo contrabbasso dellOrchestra della Svizzera italiana. Fatta salva lirre` prensibile qualita tecnica dellesecu` ` zione, a stupire e la grande qualita musicale della sua interpretazione. Labitudine a esibirsi in ensemble da camera con grandi solisti come Martha Argerich o Boris Belkin e la partecipazione a un gruppo stabile come il Quintetto Bislacco hanno avuto sicuramente uninfluenza sul` la capacita di questo strumentista di plasmare il fraseggio con eleganza: ` qualita non comune quando si ha a che fare con uno strumento dalla ` sonorita poco malleabile come il contrabbasso. Nel Concerto in Si minore consiglierei di ascoltare con attenzione la bellezza con cui Fagone fraseggia il tema cantabile che apre il secondo movimento (da notare la ` linearita della cavata) o lo spolvero virtuosistico con cui chiude il primo movimento (quartine di grande pulizia e precisione). Il successivo Duetto per contrabbasso e clarinetto, una sorta di divertimento in tre parti per i due solisti con accompagnamento orchestrale, ci offre ulteriori momenti di piace` re dati dalla capacita dei due solisti di dialogare tra loro scambiandosi i ruoli di protagonista. Anche in ` questo caso colpisce la capacita di Fagone di far cantare il proprio ` strumento nella prima parte piu lirica e la leggerezza con cui riprende nella sezione virtuosistica la brillantezza espressa dal clarinetto. Il successivo rapporto con il violinista Walter Zagato, nei due brani ` conclusivi della silloge, e sicuramente facilitato dal rapporto musicale sviluppato tra i due solisti nel Quintetto Bislacco. Nulla da dire sullapporto orchestrale fornito dallOrchestra della Svizzera Italiana e dal direttore Christoph-Mathias Mueller. Molto attento a fornire un accompagnamento elegante, flessibile e puntuale, Mueller rinuncia a priori a qualsiasi tentazione protagonistica (anche nei brevi passaggi a solo dellorchestra) mostrando un rispetto ammirevole. ` Unica nota discutibile la qualita della registrazione, leggermente artefatta nei piani sonori. La presa del

` suono dei solisti e vistosamente ravvicinata, mentre il riverbero appare innaturalmente lungo rispetto alla ` prossimita di ripresa. Non siamo ai livelli da antro della strega tipici di certe terribili registrazioni ECM, ` ma il risultato e comunque un poco spiazzante per il mio orecchio. Riccardo Cassani

CD
BRAHMS Concerto in Re op. 77 violino Isabelle Faust Mahler Chamber Orchestra, direttore Daniel Harding Sestetto in Sol op. 36 violini Isabelle Faust, Julia-Maria Kretz viole Stefan Fehland, Pauline Sachse violoncelli Christoph Richter, Xenia Jankovic HARMONIA MUNDI HMC 902075 A DDD 74:55

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Cambi anzi mutazioni generazionali. Non esi` ste piu il violinista istintivo duna volta; istintivo nel bene Menuhin dove listinto si faceva rivela` zione e nel male Ricci, piu veloce di mano che di pensiero. Oggi Isabelle Faust studia il carteggio Johannes Brahms-Joseph Joachim lo Joachim che collabora alla composizione del Concerto in Re ` maggiore, di cui e dedicatario e primo interprete e sulla base del carteggio disegna la propria lettura dellop. 77 assieme a Daniel Harding e alla Mahler Chamber Orchestra. La Faust e il Concerto di Brahms ovvero un suono terso anzi di cristallo, luso volutamente parsimonioso e molto accorto del vibrato (come ai tempi di Joachim & soci), modi esecutivi di grande scioltezza e prontezza, magari scatenati ma sempre ordinatissimi, accordi e bicordi asciutti ad esorcizzare, col resto, il pericolo dellenfasi. Questo senza trascurare, fra mille chiaroscuri, oasi e plaghe liriche (non solo ` lAdagio). Modi svelti pero con i giusti, ben evidenziati respiri. An` damenti piu spesso serrati come nel Finale, Allegro giocoso energicamente accentuato anche archi e ottoni ` e piu stilizzazione di modi tzigani che espressione di accenti, appunto, zingareschi. La rara cadenza di Busoni, ovvero il senso della storia (rimandi a Beethoven), fra le poche, forse lunica, composta per lop. 77 da un non ` violinista, e una scelta azzeccata perche, con le parti di timpani (rulli) e gli interventi orchestrali a sostegno del solista, esalta il carattere

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e il respiro, il fluire sinfonico del componimento. ` Harding e protagonista di una buona anzi ottima esecuzione filologicamente magra ma notevole come sempre la Mahler Chamber Orchestra anche se con quellincertezza stilistica per cui Mozart diventa parente di Schumann e Mahler nonno di Haydn che notammo sin da un lontano, famoso Don Giovanni (regia di Peter Brook) in scena anche al Piccolo Teatro di Milano e dove lacerba ma notevole interpretazione di Harding lasciava immaginare sviluppi che non abbiamo invece riscontrato. ` Notevolissima e la lettura del secondo Sestetto (la Faust con cameristi e prime parti dorchestra), mira` bile per larga, pacata interiorita e chiarezza delle parti. Molto superiore a quella di Menuhin, Gendron e via citando (Emi), moltissimo superiore a quella del Quartetto ` Amadeus piu aggiunti (DG; si sa che intonazione e smalto non erano ` virtu primarie dellAmadeus), appena meno spontanea di quella con Pina Carmirelli & soci al Festival di Marlboro (Sony). Cinque stelle, nonostante Harding: ovvero unesposizione orchestrale (Allegro non troppo) poco memorabi` le, riscattata pero in buona misura dalleccellente sintonia con il partner e dai risultati complessivi. ` Alberto Cantu

CD
BRAHMS Ein deutsches Requiem soprano Natalie Dessay baritono Lu dovic Tezier Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte, Coro della Radio Svedese, direttore Paavo Jarvi VIRGIN 6286100 7 A DDD 72:17

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Nellottobre del 2009 lOrchestra Sinfonica della Radio di Fran` coforte festeggio alla Alte Oper il proprio ottantesimo compleanno eseguendo il Deutsches Requiem di Brahms insieme al suo direttore stabile Paavo Jarvi che ora viene fissata in CD da Virgin Classics. Non sorprende certo limpiego del Coro della Radio Svedese, a buon diritto considerato uno specialista del ca` polavoro di Brahms e gia presente nella sua discografia con le incisioni ` di Abbado e Gergiev. Puo invece sorprendere la scelta come solisti di due cantanti francesi, peraltro fra i

migliori oggi, come Natalie Dessay e Ludovic Tezier. ` La personalita del direttore si impone fin dalle prime battute per la scelta di un suono asciutto e trasparente molto lontano dai colori scuri e dai densi spessori di tante incisio` ni storiche. E una immagine sonora peraltro perfettamente intonata a ` una visione di nordica severita che privilegia la contenutezza introspettiva allo sbalzo monumentale, senza ` pero alloccorrenza rinunciare ad un notevole impeto drammatico. I tempi sono abbastanza spediti ma tutto sommato nella norma inscrivendosi comunque in un taglio misurato che rifugge da ogni esagerazione retorica. Jarvi e ammirevole ` ` nella capacita di garantire lintelligi` ` bilita dei piu piccoli dettagli durante i momenti di maggiore concita` zione e densita di suono. Ogni par` te strumentale e vocale e nettamente isolabile dal contesto anche nelle ` pagine dalla scrittura polifonica piu fitta e articolata. Una lettura analitica che comunque non esclude un approccio intenso e profondamente commosso al quale il celebre coro svedese diretto da Christoffer Holgersson presta un nitore di fraseg` gio, una qualita di impasti e un equilibrio di insieme oggi con po` chi confronti. Qualche riserva puo essere invece suscitata dalla prova dei solisti. La bella voce chiara e delicata di Tezier non possiede certo il bronzeo rilievo timbrico e la ` scultorea terribilita di accento di tanti grandi interpreti del passato, ` anche se la sua sobrieta di accento si intona allimpostazione generale dellesecuzione. Il bellissimo Lied cantato dal soprano richiederebbe unangelica purezza di suono che non rientra fra le tante doti di una artista pur straordinaria come Natalie Dessay, dal timbro un po querulo e dal fraseggio della lingua tedesca scarsamente incisivo. Il suo ` intervento costituisce in realta lunico vistoso punto debole di unincisione che comunque nellinsieme ` puo essere considerata fra le migliori degli ultimi anni, senza naturalmente scomodare i riferimenti storici di Walter e Klemperer, Furtwangler e Karajan, Kempe e Giuli ni, Celibidache e Sawallisch. Giuseppe Rossi

CD
BRITTEN Suite sinfonica da Gloriana op. 53a tenore Robert Murray BBC Philharmonic, direttore Edward Gardner Sinfonia per violoncello e orchestra op. 68 violoncello Paul Watkins BBC

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BUCHHOLTZ
Philharmonic, direttore Edward Gardner Quattro interludi marini da Peter Grimes op. 33a BBC Philharmonic, direttore Edward Gardner A CHANDOS CHAN 10658

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Questa pubblicazione dedicata a Britten accosta la ` sua piu celebre composizione sinfonica, i Quattro interludi marini da Peter Grimes, a due opere assai meno note e registrate. La Suite sinfonica da Gloriana si riferisce allopera andata in scena al Covent Garden di fronte a un pubblico di invitati nel 1953 per celebrare lincoronazione della regina Elisabetta. Il lavoro imperniato sulla relazione tormentata fra la regina Elisabetta I e il conte di Essex fu giudicato inadeguato alla circostanza e accolto molto freddamente, anche se oggi se ne riconosce la bellezza e la capitale importanza nellevoluzione del teatro britteniano. La Suite fu diretta per la prima volta da Rudolf Schwarz a Birmingham nel 1954 e curiosamente non figura fra le incisioni realizzate in studio dal compositore, anche se ` recentemente e stata recuperata una sua esecuzione radiofonica con Peter Pears registrata nel 1956 a Baden-Baden. La Sinfonia per violoncello e orchestra fu dedicata a Rostropo` vich che la esegu sotto la direzione dellautore a Mosca nel 1964 e ne ` realizzo insieme a lui una pregevole ` incisione in studio. Ricchissima e infine la discografia degli Interludi marini, diretti da Britten per la prima volta nel 1945 e registrati per la Decca. Una incisione famosa alla quale si aggiungono tante altre eccellenti versioni discografiche come quelle di Bernstein, Giulini, Previn, Kempe, van Beinum, Boult, Ormandy. Le interpretazioni di Ed` ward Gardner sono pero da includere fra le migliori e riescono a tenere testa perfino a quelle del compositore. La Suite da Gloriana diretta con incantevole finezza mostra unattenzione ai dettagli superiore a quella dimostrata dallautore, anche per merito della straordinaria quali` ta della registrazione, e trova in Robert Murray un interprete appropriato del Lute Song. La Sinfonia concertante eseguita da Paul Watkins ` e da Gardner e molto diversa da quella di Rostropovich con Britten. La presenza prepotente del grande violoncellista russo conferiva a quella un denso spessore sonoro e ` un fraseggio piu plastico e carico di

` cheggiante. La melodia talora e accurata e larmonia naturale e sem` plice, il pianismo poco piu che dilettantistico, comunque mai arduo. ` Una certa ricerca armonica piu volutamente sperimentale la si nota solo nel primo movimento della sua Sonata. Comunque questa musica la si ascolta con piacere e relativo impegno. Le note daccompagnamento scrivono in termini assai elogiativi sia della musica sia della ` sua compositrice, piu di quanto esse non meritino, ma in questo caso la ` motivazione e comprensibile. Riccardo Risaliti

CD
CASTELNUOVO-TEDESCO Platero y yo (selezione) narratore Moni Ovadia chitarra Emanuele Segre DELOS DE 3383 M DDD 50:37

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pathos. I due artisti inglesi puntano invece in perfetto equilibrio a una lettura introspettiva, asciutta e tra` sparente, piu moderna e paradossal` mente piu britteniana. Infine gli Interludi marini si pongono fra i migliori in assoluto ascoltabili in disco per la sottigliezza dedicata dal direttore ad analizzare lo spettro sonoro di ogni battuta e la delicatezza di tratteggio che contraddistingue le ` pagine piu estatiche ma anche limpeto travolgente della Tempesta finale. Insomma un grande disco da collocare ai vertici nella discografia del maggior compositore inglese del Novecento. Giuseppe Rossi

Britten

CD
BUCHHOLTZ Piano Works (musiche per pianoforte) pianoforte Marco Kraus CPO 777 635-2 A DDD 55:46

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Charlotte Helena Buchholtz fu una distinta signora lussemburghese vagamente somigliante nelle splendide foto dellepoca (attorno allanno 1900) a certi ritratti di Felix Nadar. Compositrice autodidatta, sempre vissuta nel suo angolino, ` si dedico per tutta la vita al suo

hobby creativo, lasciando centotrentotto composizioni: liriche da camera in varie lingue (anche in lussemburghese), pezzi per pianoforte tra cui molte sonate, opere corali e sinfoniche, musica per banda. Dopo la sua morte questo materiale, scampato fortunosamente a un incendio, fu ritrovato e in parte ` fatto conoscere. Vi e naturalmente una associazione che se ne interessa, anche dietro motivazioni nazionalistiche, e forse anche le varie associazioni musicali femminili, note ` per la loro bellicosa attivita propagandistica (hanno una casa editrice musicale che si chiama Furore!) hanno preso in carico la dama lus` semburghese. Il disco quindi e una ` primizia e come tale ha delle rarita, anzi delle prime assolute, presumo. Il pianista e musicologo lussemburghese Marco Kraus, che vive nel ` granducato, si e accollato lapostolica fatica di farci conoscere un mazzetto di composizioni della signora, e lo ringraziamo: fa sempre piacere per ogni studioso conoscere il nuo vo e linedito, anche perche non dimentichiamolo la storia non si ` fa solo con la grosse personalita, ma anche con quelle minori che apparentemente non ne fanno parte. Non saprei definire storicamente, in effetti, la musica della Buchholtz, che non appartiene a nessuna epoca ben definita, tranne un romanticismo alquanto di maniera e classi-

Mario Castelnuovo-Tedesco nutriva unantichissima ammirazione per la cultura spagnola, da cui trasse ispirazione per molti lavori: dalle Coplas ai Capricci di ` Goya. Non puo dunque sorprendere che, nellautunno della sua esistenza e a seguito di un episodio particolarmente deludente dal punto di vista umano (gli intrighi per non far rappresentare alla Scala il suo Il mercante di Venezia), sia rimasto affascinato dalla narrazione liri ca Platero y yo di Juan Ramon Ji me nez, allepoca fresco premio Nobel per la letteratura: un ciclo poetico di sfondo autobiografico (1914-1917) che racconta in centotrentotto liriche la singolare amicizia per un asinello, nel quale il misantropo alter ego del poeta trova le ` qualita che non riconosce negli umani. In effetti Castelnuovo stesso, nelle sue memorie, riconduce il vasto affresco musicale creato sulle poesie di Jimenez a una sorta di periodo animalista , in quanto in quello stesso 1960 il compositore ` creo altre due importanti opere in qualche modo affini: la Sonatina zoologica, pensata come ampliamento della giovanile Lucertolina; e il ciclo per canto e pianoforte Il Bestiario, su poesie di Arturo Loria. Ma nella stessa occasione il compositore confida che tra i tre lavori di gran ` ` lunga il piu vasto e importante e costituito dalle ventotto scene per narratore e chitarra costruite sulle liriche del poeta spagnolo: opera difficile da maneggiare per natura

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CHOPIN
` e vastita (Segovia stesso, pur avendo progettato una registrazione inte` grale, non riusc che inciderne dieci, e nella sola versione strumentale), che pure ben si presta ad esecuzioni parziali. Come quella che, dopo una parallela esperienza concertistica, ci presentano Moni Ovadia ed Emanuele Segre: che hanno selezionato dodici brani, interpolandovi una significativa poesia-manifesto non musicata dal composi tore ( Asnograf a ) e chiosando con la delicata trascrizione per chitarra, di mano del compositore fiorentino, della Pavane pour une infan te defunte di Ravel, adattissima con ` la sua dolcezza lirica (e tanto piu ` nella spiccata cantabilita offerta da Segre) a fungere da commosso epitaffio per lumanissimo asinello. La musica con cui CastelnuovoTedesco accompagna o commenta le liriche appartiene senzaltro alla sua migliore ispirazione: percorsa da una forte vena popolaresca, la ricchezza della palette ritmica e coloristica riesce ad evocare vividamente le atmosfere dei vari piccoli affreschi, creando una sinergia tra voce e strumento raramente raggiunta nello spinoso campo del melologo. ` A volte laltezza della poesia e tale ` che a Castelnuovo e sufficiente fornire un adeguato sottofondo musi` cale: e il caso del finale di Amistad , in cui il poeta scrive di Plate` ` ro E cos uguale a me... che sono arrivato a credere che sogni i miei stessi sogni . La bellissima strofa ` iniziale di La Luna , invece, e introdotta da un suggestivo firmamento di armonici; che sottende anche ai versi di Leopardi (poeta amatissimo dal compositore fioren tino) a cui Jime nez lascia brevemente la parola. Appropriatissima levocazione di una canzone popolare per lintensa strofa finale de La Tsica : sul dorso dellasinello la bambina, con il suo vestito candido... trasfigurata dalla febbre e dalla speranza, sembrava un angelo che entrasse in paese dal cielo del Sud ; su un cante jondo si impernia anche lestesa e bellissima La Arrulladora . Altrettanto efficace il tono lirico e asciutto, ma struggente individuato per La Muerte e per Melancol a , conclusa dalla bella immagine di Platero che, in cielo, porta in groppa gli angeli adolescenti, mentre il ricordo del vecchio padrone-amico si materializza nel volo di una farfalla bianca. Praticamente perfetto laffiatamento tra voce e strumento, essenziale in questa forma ibrida tra musica e re` citazione. Emanuele Segre e interprete ideale di queste pagine, per ` versatilita sonora ed espressiva, per poesia del fraseggio; la voce di Moni Ovadia, almeno in disco, inizialmente non appare altrettanto ricca ` di inflessioni, ma in realta gradualmente convince nellefficace caratterizzazione del Narratore, grazie ` alla qualita timbrica matura e appena rude e a una declamazione scabra ed essenziale. Nel booklet due brevi ma sentite annotazioni da parte degli interpreti introducono alle liriche, presentate anche in traduzione italiana, seppur con qualche piccolo errore ed omissione. Roberto Brusotti

CD
CHOPIN Concerto per pianoforte n. 1 in mi op. 11; Concerto per pianoforte n. 2 in fa op. 21 pianoforte Daniel Barenboim Staatskapelle Berlin, direttore Andris Nelsons DG 477 9520 A DDD 73:34

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` Si e dato molto da fare, Daniel Barenboim, nel duecentesimo anniversario della nascita di Chopin. Dopo il recital dal vivo del ` febbraio 2010 a Varsavia, e arrivato questo live, registrato ad Essen, con i due Concerti, che il pianista argentino non aveva mai inciso prima. Al suo fianco la Staatskapelle Berlin, diretta dal giovane lettone Andris Nelsons. LOrchestra appare un poco ruvida nel fraseggio e Nelson, direttore musicale della City of Birmingham Orchestra, si mantiene nellambito di una prudente ed impeccabile ` professionalita. Alla tastiera Barenboim non mette del tutto a fuoco le intuizioni e le intenzioni. Del re` ` sto se la tecnica non e piu quella di una volta, se le scale non sono perfettamente sgranate, se nei fortissimi il suono si fa aspro e se gli stacchi di tempo devono forzatamente essere contenuti, linterpretazione finisce per risultarne frenata. Barenboim suona da gentiluomo e da vi` veur, senza pero lasciare davvero il ` segno. E indicativo che il ritmo, per esempio nel Maestoso dapertura del Concerto in Fa minore, acquisti ` nei soli orchestrali una vitalita assente quando lorchestra deve accompagnare il solista. A compensa` re la mancanza di verve ce una convincente retorica del fraseggio, in particolare nei movimenti lenti,

` dove il pianista argentino puo abbandonarsi senza preoccupazioni al cantabile. Si tratta di un fraseggio marcato e dal respiro ampio, suadente e a piena voce, il fraseggio di un pianista-direttore abituato a fre` quentare lopera lirica. E la caratteristica distintiva, oggi, del pianismo di Barenboim, che sembra poco incline, invece, a lavorare sul suono e sul timbro. ` In virtu di questa retorica troviamo dei passaggi suggestivi anche nei movimenti veloci, come lentrata del pianoforte nel Maestoso del Concerto in Fa minore, che ha il piglio autorevole dellattacco di unaria tenorile. Il Rondo conclusivo del Concerto in Mi minore, pur staccato a un tempo piuttosto lento e faticoso, ` possiede la ruvida vitalita di una danza ispirata al folklore. E la stessa ` semplicita un po grezza caratterizza il Finale del Concerto in Fa minore. Luca Segalla

CD
CHOPIN Fantasia in fa op. 49; Sonata in si bemolle op. 35; Notturno in RE bemolle op. 27 n. 2; Barcarola in FA diesis op. 60; Valzer in la op. 34 n. 2; Valzer in FA op. 34 n. 3; Valzer in RE bemolle op. 64 n. 1; Valzer in do diesis op. 64 n. 2; Berceuse in RE bemolle op. 57; Polacca in LA bemolle op. 53 pianoforte Daniel Barenboim DG 477 9519 A DDD 79:15

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Il pianismo di Daniel Barenboim vive di retorica, nel senso nobile del termi` ne. Tutto e finalizzato, nei recital del musicista argentino-israeliano, a rendere evi-

dente lessenza della partitura attraverso accentuati contrasti dinamici ed un fraseggio molto espressivo, ma anche per mezzo di una componente gestuale che in CD non ` puo essere apprezzata. Lo hanno dimostrato i concerti di questi anni al Teatro alla Scala. Erano interpretazioni non rifinite, a volte imprecise, che tradivano un certo affanno. Eppure il riscontro del pubbli` co e stato (quasi) sempre entusiasta. ` Perche? Forse e solo il tributo a un nome, come quando il vecchio Horowitz affrontava la Polacca op. 53 di Chopin (che qui Barenboim suona con uno slancio non sempre ` sostenuto dalla solidita della tecnica) pestando maledettamente sulla tastiera, ma facendo scoppiare la sala dagli applausi. La risposta, in ` ` realta, e unaltra. Barenboim, da grande musicista e da grande direttore, coglie distinto il senso di un brano. Si veda la Sonata in Si bemolle minore, il brano centrale di questo recital registrato dal vivo a Varsavia il 28 febbraio del 2010 e disponibile anche in DVD , con i fortissimi esasperati e una tenuta ritmica a volte precaria, ma proprio per questi motivi affannata e lacerata e quindi convincente sul piano emotivo. Lapproccio retorico funziona me` no dove la retorica non ce, come nei Valzer e nella Berceuse op. 57. I Valzer, sornioni e senza orpelli, su scitano grandi applausi, perche Barenboim conosce bene i mezzi per sedurre il pubblico (basta ascoltare come mette in evidenza il controcanto nel Valzer op. 62 n. 3); man`, cano, pero di rifinitura nei dettagli timbrici (sono sempre un poco opachi) ed a volte difettano di brillantezza.

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CIAIKOVSKI
` ` Il fatto e che Barenboim e oggi un ` ` grande musicista e non e piu un grande pianista. Prendiamo la Fantasia op. 49. Siamo lontani dalla levigatezza sublime e apollinea di Michelangeli, come dalleleganza nobile di Salomon. Eppure, anche se a tratti Barenboim arranca un po ` nei passaggi piu complicati, lascol` tatore viene travolto. E uninterpretazione di fuoco. Rivelatrice. ` Cos il Notturno op. 27 n. 2, che non incanta per la finitezza e la leggerezza del suono si ascolti, per un confronto, la levigatissima interpretazione di Pietro De Maria (cfr. n. 211 di MUSICA ), con il basso sempre in ombra e calibrato al millimetro eppure incanta per la bellezza del fraseggio. Luca Segalla cenni non ha mai inteso divenire celebre oltre la stretta cerchia dei ` capaci dintendere la musica. Vorra pur dire qualcosa? Live, fra parentesi. Paolo Bertoli ne ciaikovskiana viene riaffermato ` da Rozhdestvensky in maniera piu che mai perentoria: basti infatti dire che, fra sue mani, lincipit della Sinfonia n. 2 potrebbe essere tranquillamente scambiato per una scena del Boris Godunov; la quasi tota` le immunita rispetto a seduzioni austrogermaniche, francesi o italia` ne e coerentemente ribadita nel prosieguo di unesecuzione sempre ottimamente sostenuta, persuasiva ed efficace. Nella Terza il direttore ` moscovita si spinge pero ben oltre: il presunto carattere leggero , rilassato e quasi ballettistico della partitura (si pensi alle affettuose ed eleganti interpretazioni di Beecham ` e Boult) e negato da Rozhdestvensky con un radicalismo che definire impietoso suona quasi eufemistico. Il mondo fatato dello Schiaccianoci appare infatti remotissimo: al con` trario si puo leggere in tralice addirittura una lontana anticipazione delle Danze Sinfoniche di Rachmaninov. Capolavori assoluti di questa versione sono il secondo e il terzo movimento. LAllegro moderato e semplice suona qui come uno stralunato giro di valzer con la morte, che nel Trio si toglie platealmente la maschera (le figurazioni in terzine degli strumentini sembrano proprio grottesche e beffarde risate). Allo stesso modo lAndante Elegiaco (traccia 7) schiude inediti panorami di sconforto: si ascoltino soprattutto, da 7.45 alla conclusione, i glaciali tremoli degli archi e gli interventi prima vanamente imploranti (flauto, clarinetto) e poi cupamente rassegnati (fagotto e corno) dei fiati. ` Tale pessimismo cosmico e accuratamente bandito nel Ciaikovski di Barbirolli: la certezza della sconfitta ` non puo e non deve indebolire la pervicace lotta contro le forze av` verse. Laperta ostilita del mondo, anziche rendere inutile lIo, lo rafforza. Larduo viaggio della vita, con le sue infinite bellezze, occasioni e conquiste (per quanto provvisorie), va dunque assaporato ` fino in fondo. La sensibilita profonda e sottile del maestro londinese, per mezzo di un sismografo emotivo invidiabilmente ben calibrato, prende per braccio lascoltatore conducendolo con discrezione e delicatezza alla scoperta di dettagli preziosi che, a mano a mano, giustificano le premesse. Il rifugio della bellezza diviene roccaforte impenetrabile persino agli assalti del Fato: prova ne siano laffondo degli archi nel secondo tempo della Quarta (da 4.36), sottolineato da colpi cadenzati del timpano quasi haydniani nella loro gioiosa pienezza, oppure lo spirito sanamente voluttuoso che pervade la Valse della Quinta Sinfonia. Paolo Bertoli

CD
CIAIKOVSKI Sinfonia n. 2 op. 17 Piccola Russia ; Sinfonia n. 3 op. 29 Polacca Orchestra del Ministero della Cultura dellURSS, direttore Gennadi Rozhdestvensky ALTO ALC 1103 A DDD 78:03

SACD
lude a lapre ` `s-midi DEBUSSY Pre dun faune; La mer; Jeux London Symphony Orchestra, direttore Valery Gergiev LSO LIVE LSO0692 M DDD 56:07

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CD
CIAIKOVSKI Il lago dei cigni, suite RACHMANINOV Danze Sinfoniche Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, direttore Yuri Temirkanov SIGNUM SIGCD229 A DDD 74:38

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CIAIKOVSKI Sinfonia n. 4 op. 36; Sinfonia n. 5 op. 64; Sinfonia n. 6 op. 74 Patetica ; Romeo e Giulietta, Fan tasia-ouverture Halle Orchestra, direttore John Barbirolli URANIA WS 119 (2 CD) B ADD 150:10

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` In sede critica si e spesso parlato di una vera e propria antinomia in senso stretto, come compresenza di due affermazioni contraddittorie che possono tuttavia essere entrambe giustificate tra la visione interpretativa orientale e quella occidentale della musica di Ciaikovski. I massimi paradigmi dei due modelli contrapposti (fatto salvo il denominatore comune del supremo virtuosismo esecutivo) sono facilmente rintracciabili in Evgeny Mravinsky con il suo lucido e affilato barbarismo e in Herbert von Karajan con il suo estetismo decadente e patologico , espresso attraverso una quasi maniacale soprattutto nelle versioni EMI e DG degli anni 70 ricerca timbrica. Due splendide ristampe caratterizzate da remastering particolarmente accurati ci offrono loccasione ideale per meditare nuovamente sul problema: da una parte Alto recupera le incisioni della Seconda e della Terza realizzate da Rozhdestvensky per la Melodiya nel 1988-9, dallaltra Urania rende nuovamente disponibili le storiche registrazioni HMV di Quarta, Quinta, Sesta e Ro meo con la Halle Orchestra diretta da Barbirolli (Manchester, 195759). Lascolto di questi CD conferma su ` tutta la linea linconciliabilita e al ` tempo stesso la complementarita delle due prospettive. Il carattere fieramente autoctono dellispirazio-

Parliamo fuori dai denti. Daccordo, negli ultimi anni Yuri Temirkanov appare un po fermo sulle proprie posizioni: quanto a repertorio, certo; e sempre daccordo anche quanto a proposte interpretative. Il CD di cui ci oc` cupiamo non presenta novita cla` morose, per coloro che hanno gia sperimentato in concerto o sul proprio impianto stereo lebbrezza della suite dal Lago dei cigni o delle Danze Sinfoniche da colui dirette. Del resto analoghe licenze non sono concesse ad altri benemeritissimi senatori del podio (Abbado, Boulez, Haitink, oppure scindendo e scendendo Maazel, Masur, Mehta ` e cos via)? ` La vera novita sta nel saper ritornare in luoghi consueti garantendo un immutato, palpabile, piacere dascolto. Tutto si gioca su sottigliez` ` ze. La Suite dal Lago dei cigni e piu che mai colorita e festosa; le Danze Sinfoniche si sono fatte meno profonde, cupe e mortifere, rispetto alla formidabile incisione RCA... ma quanto maggiormente sfumate, scivolose, sornione, vellutate, allusive. ` Insomma, Ars est celare artem e mot` to sempre piu consapevolmente sposato da un direttore che meditate su questo nonostante la formidabile orchestra diretta per de-

Dopo un CD raveliano con Daphnis, Pavane e Bole ro Valery Gergiev torna a confrontarsi con il Novecento francese in questa pubblicazione dedicata a Debussy ugualmente registrata dal vivo fra il 2009 e il 2010 con la London Symphony Orchestra. Nella sua ` voracita di stili e autori diversissimi il direttore russo talvolta licenzia re gistrazioni di scarso rilievo perche contrassegnate da un approccio ` scarsamente personale. Non e questo il caso del suo Debussy, giudicabile anche severamente ma certo ricco di idee e a suo modo indiscutibilmente originale. Bisogna dimenticare tanto le evanescenze impressionistiche degli interpreti storici francesi quanto la radiografica lucentezza di Boulez o di Abbado di fronte a queste letture dai tempi insolitamente lenti prodighi di rubati ` e delle sonorita dense e impastate. ` Un Debussy cos marcatamente languoroso o in certi casi smodatamente violento e drammatico, in ` una parola cos inelegante, non lo si ascoltava in disco da un pezzo... Gergiev ricrea i tre celebri lavori in unestetica da poema sinfonico attraverso un plastico descrittivismo illustrativo. Impregnata di melassa ` ` lesecuzione del Prelude a lapres-midi dun faune, pur ottimamente suonata dal primo flauto Gareth Davies, si spinge ad evocare un erotismo quasi pornografico. Le maggiori sorprese vengono dallenigma` tico Jeux, forse la piu straordinaria opera sinfonica di Debussy, certo la ` piu moderna sul piano concettuale come ha dimostrato da tempo Boulez. Lesecuzione di Gergiev ` nella carnosa tangibilita dei rilievi ritmici come nella totale assenza di ` continuita e tensione formale fra i diversi episodi interni resta fra le ` piu umorali e bizzarre che conosca. Gli spunti migliori vengono invece

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FRANCK
dalla Mer rappresentazione di un mare del nord cupo e limaccioso che comunque nel tempo finale non manca di evidenziare una propria dirompente forza espressiva. Nella discografia di Debussy questo disco arriva ad assumere il significato di un esempio estremo di alterazione stilistica, in quella di Gergiev segna la tappa certo discutibile ma non incolore di una carriera curiosamente zigzagante. Giuseppe Rossi piamo bene quali furono le vere ragioni che propiziarono la composizione del Requiem. Fra il 1889 e il 1891 Faure sottopose la partitura a una revisione ampliando lorganico e aggiungendo lHo` stias e il Libera me, che in realta ` era gia stato scritto nel 1877 come ` pezzo indipendente. E la versione per orchestra da camera che lautore diresse nel gennaio del 1893 nella stessa chiesa parigina. Solo nel 1900 la partitura fu nuovamente modificata per un organico ` ancora piu vasto forse da un allie` vo del compositore ed e la versio` ne piu nota che venne presentata ` al pubblico da Eugene Ysaye. Solo agli inizi degli anni ottanta John Rutter grazie al ritrovamento del manoscritto nella Biblioteca Na` zionale di Parigi riusc a riproporre la versione originale. Per non ri` nunciare pero ai due bellissimi ` tempi aggiunti Rutter li inser nella propria edizione recuperandoli dalla terza versione. Infine nel 1994, grazie al ritrovamento di nuove fonti, Jean-Michel Nectoux and Roger Delage hanno potuto ricostruire interamente la seconda ` stesura che e sotto ogni aspetto preferibile alle altre. Lo stesso ` Rutter curo nel 1984 una incisione della propria edizione (Collegium Records), mentre quella di ` Nectoux puo essere ascoltata nelle registrazioni di Philippe Herreweghe (Harmonia Mundi), Laurence Equilbey (Naive) e ora di Michel Corboz, in questa registrazione ` Mirare che e senzaltro la migliore ` di tutte. Il direttore ne aveva gia realizzate due incisioni nel 1972 (Erato) e nel 1992 (Virgin) seguendo la versione per grande orchestra. Questa supera nettamente le precedenti non solo per la scelta della versione del 1893 ma per un taglio interpretativo di mirabile equilibrio che punta ad esaltare proprio il carattere raccolto e intimo della partitura in una dimensione sonora di diafana purezza e ` toccante semplicita espressiva. Il baritono Peter Harvey si inserisce nella visione delicata e affettuosa ` del direttore con sensibilita e la voce ferma e limpida, quasi infan` tile, del soprano Ana Quintans e ` fra le piu appropriate dellintera vasta discografia del lavoro. Mira` bile sotto ogni aspetto e anche lapporto dellorchestra e del glorioso Ensemble Vocal de Lausanne, fondato cinquantanni fa dallo stesso Corboz, nel Requiem come ` negli altri piu rari e bellissimi pezzi sacri che completano il CD. Una ` pubblicazione che puo essere considerata un vertice assoluto nella discografia delle opere sacre di Faure. Giuseppe Rossi

CD
FRANCK Sonata in LA per violino e pianoforte RAVEL Sonata per violino e pianoforte; Tzigane Rhapsodie de Concert per violino e pianoforte violino Francesca Dego pianoforte Francesca Leonardi WIDE CLASSIQUE WCL125 M DDD 57:36

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CD
FAURE Messe de Requiem op. 48; Ave Verum op. 65 n. 1; Ave Maria op. 67 n. 2; Tantum ergo op. 55; Messe des pecheurs de Villerville soprano Ana Quintans baritono Peter Harvey Ensemble Vocal de Lausanne, Sinfonia Varsovia, direttore Michel Corboz MIRARE MIR 028 A DDD 63:23

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La storia del capolavoro sacro di ` Faure e complicata e in parte ancora avvolta di mistero. La prima versione in cinque tempi fu diretta dallautore alla Madeleine nel gennaio del 1888 per i funerali dellarchitetto Joseph ` La Soufache ma in realta non sap-

Quanto garbo traspare dal tocco delicato di Francesca Leonardi, pianista che introduce lAllegretto moderato della Sonata di Franck ` con una sonorita calda e suadente. E in questa atmosfera intimista, si innesta il dialogo con la violinista Francesca Dego, che sa dosare fin dalle prime battute i chiaroscuri ` della partitura. E la dialettica larma ` principale di queste due personalita musicali che si fondono in un unico disegno esecutivo. La pianista ama cesellare ogni frase con degli impercettibili rallentandi che aumentano la tensione espressiva; la violinista alla bellezza del suono ag-

GERSHWIN
` giunge la fluidita e la scorrevolezza del fraseggio che acquista sempre nuove screziature dinamiche e tim` briche. E cos lAllegretto diviene unintroduzione quanto mai parlante . Poi si entra nel vorticoso Allegro con il tocco calligrafico della Leonardi sul quale si sovrappone la cristallina bellezza della quarta corda di Francesca Dego. Colpisce la ` straordinaria fluidita del dialogo tra violino e pianoforte anche durante ` quelle zone insidiose dove e facile lasciarsi trascinare e perdere lappiom` bo. Il Recitativo-fantasia e ben tornito e avvolgente: le atmosfere immobili dellinizio producono solo sul finire un graduale e ben dosato crescendo, impreziosito da celatissimi sostenuti ` che rendono ancora piu tornite le splendide timbriche dei due strumenti; poi il movimento si spegne in un piano mai impalpabile. LAllegret` to, poco mosso e staccato con un tempo non troppo spigliato nel quale si ` torna a godere della gioiosa serenita del fraseggio. Forte e fortissimo sono centellinati per emergere solo nella parte conclusiva, quando la melodia diventa estroversa e passionale; poi tutto si richiude verso zone delicate ed intermedie della dinamica fino al` la coda; mai sguaiata nelle sonorita e staccata con un tempo ben controllato. La Sonata di Ravel palesa colori nitidi e tersi nellAllegretto, dove si coglie, oltre al trasparente e calligrafico tocco della Leonardi, la straordi` naria duttilita del braccio destro della Dego. Splendide le zone spettrali della partitura ( quinte vuote del pianoforte). Blues, moderato esordisce con i carnosi pizzicati del` la violinista e ogni asperita dellassieme viene risolta con brillante disinvoltura. Infine, un Perpetuum mobile sempre ben controllato, dove le note sembrano scolpite nellalabastro. E che dire, infine della superba Tzigane di Ravel? Brano che esalta le splendide doti della Dego, musicista che non solo domina le diffi` colta tecniche, ma rivela una perso` ` nalita interpretativa gia ben delineata, persino esaltante nel suo controllo della materia musicale. Carlo Bellora ` ` Ferde Grofe e tornato in auge, in questi ultimi mesi, come arrangiatore delle musiche di George Gershwin, in particolar modo per quanto riguarda le versioni per jazz band (recensione MUSICA n. 222) dei lavori per pianoforte e orchestra del compositore newyor` kese. Questa volta e il raffinato pianista francese Jean-Yves Thibaudet ad accomodarsi alla tastiera; ` e questa volta la chicca e costituita ` dalla piu rara redazione per jazz band del Concerto in Fa, agile, sorniona e maggiormente swinging rispetto alla versione orchestrale tradizionale. Linizio del Concerto, ` ad esempio, cos urbano e chiassoso, ricorda neanche tanto da lontano quello di An American in Paris. Thibaudet centra la cifra stilistica di questi lavori, in costante bilico tra il mondo della musica colta e quello del jazz, senza eccessi o vuoti istrionismi. Quando il pianista francese decide, per esempio, di passare allo swing nella celebre pagina solistica in Sol maggiore che precede lAndantino moderato nella Rhapsody in Blue lo fa con consapevolezza e discrezione. Giustamente netti e scattanti, inve` ce, i momenti piu ritmici. Ma Thibaudet sa anche colorire le ` melodie piu cantabili sfruttando la sua paletta timbrica con un pianismo fine e sempre molto nitido. Marin Alsop offre una direzione non fantasiosissima, ma disinvolta in questo live registrato durante tre concerti tenutisi a Baltimora nel novembre 2009. Massimo Viazzo incisione di Stokowski. La n. 53 soprannominata Limperiale forse per le pompose battute iniziali o per il particolare favore che le ac` cordo la regnante sembra essere un lavoro messo insieme riunendo pa` ` gine per lo piu destinate allattivita teatrale di Esterhaza specialmente per gli spettacoli di marionette tanto apprezzati dal principe. La sinfo` nia ci e giunta in versioni differenti e la nuova incisione presenta due diverse stesure del Finale, il Capriccio originale in coda ai primi tre tempi e al termine del CD una stesura alternativa indicata semplicemente Presto. La pagina migliore ` della partitura e comunque individuabile nellAndante costruito in forma di doppie variazioni con un secondo tema in minore. ` ` Ancor piu interessante e la n. 54, anche questa pervenutaci in versioni diverse con un organico modificato. Vi spicca soprattutto lo straordinario Allegro assai in Sol maggiore ricco di sorprese a cominciare dalla curiosa cadenza affidata poco prima della fine a due violini soli. In que` ste sinfonie ricche di problemi gia sotto laspetto della scelta testuale si ` conferma in pieno laffidabilita stilistica di Thomas Fey con esecuzioni caratterizzate dallappropriatezza di tempi e di fraseggi che contrassegna ogni suo confronto con Haydn. Basti fra i tanti esempi possibili segnalare le deliziose ornamentazioni introdotte nella ripresa del Minuetto della n. 53. La soluzione di accostare strumenti depoca e moderni utilizzati secondo criteri rispettosi delle attuali convinzioni in fatto di prassi esecutiva settecentesca risulta anche in questo caso vincente e lorchestra tedesca aderisce alle richieste del suo direttore con la ` grande bravura gia rilevata nei precedenti volumi. Giuseppe Rossi dalla penna del compositore di Rohrau. Anche i tempi risultano tranquilli e una certa rilassatezza, ` ` qua e la, limita un po la vivacita, lesuberanza di queste pagine contenendone la temperie emotiva. I ` Sonnenquartette (cos reca il frontespizio delledizione Hummel di Berlino del 1779 pubblicata sette anni dopo la loro composizione) si situano, inoltre, in una fase quasi sperimentale della produzione haydniana accanto alle cosiddette Sinfonie Sturm und Drang : ci sono, ad esempio, ben tre finali in forma di Fuga, per non parlare del sorprendente Capriccio del Quartetto op. 20 n. 2 in Do maggiore (secondo movimento), del cullante Adagio a mo di ninna-nanna del Quartetto op. 20 n. 4 in Fa minore (terzo movimento) e, infine, della nuova concezione di indipendenza fra le voci che governa il dettato strumentale. Nellesecuzione del complesso americano tutto suona, in tal senso, pulito ed eufonico, ma a volte un po smorto. Massimo Viazzo

CD
HENZE Guitar Music 2 (musiche varie) chitarra Franz Halasz mandolino Anna Torge arpa Cristina Bianchi Ensemble Oktopus, direttore Konstantia Gourzi NAXOS 8.557345 B DDD 70:24

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CD
riaHAYDN Sinfonia n. 53 in Limpe le ; Sinfonia n. 54 Heidelberger Sinfoniker, direttore Thomas Fey HANSSLER 98.626 A DDD 62:10

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CD
HAYDN Sei Quartetti per archi op. 20 Daedalus Quartet BRIDGE 9326A/B (2 CD) A DDD 140:08

CD
GERSHWIN Rhapsody in Blue; I Got Rhythm Variations; Concerto per pianoforte in FA pianoforte JeanYves Thibaudet Baltimore Symphony Orchestra, direttore Marin Alsop DECCA 478 2189 A DDD 57:26

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Nel quindicesimo volume della pregevole integrale haydniana che Thomas Fey e gli Heidelberger Sinfoniker stanno portando avanti per Hanssler Classic sono ac costate due sinfonie presumibilmente datate 1778-79 e 1774. Due ` opere poco conosciute e per lo piu registrate solo allinterno delle raccolte complete, anche se di quella in Re maggiore ricordo una curiosa

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Un po in controtendenza rispetto alla spregiudicatezza e ai funambolismi dei giovani quartetti ` odierni, il Daedalus Quartet da una lettura tutto sommato sobria, equilibrata, temperata della fondamentale op. 20 haydniana, il primo ciclo quartettistico rilevante uscito

Lo strumento ` protagonista e sempre lui: la chitarra. Ma lo stile compositivo cambia ad ogni ` traccia, come e tipico di Henze. Si comincia con Royal Winter Music, la prima sonata henziana per chitarra (1975-76), in cui lautore ha tentato di circoscrivere a un solo strumento la sua vocazione (passione) per il teatro: First Sonata on Shakespearean Characters, annuncia infatti il sottotitolo, perche ciascuno dei ` sei movimenti e ispirato a uno o ` piu personaggi di Shakespeare (nel ` 79 Henze scrivera una seconda Royal Winter Music shakespeariana ` in tre tempi). Si tratta, come e no` to, del piu impegnativo pezzo per chitarra sola del repertorio secondonovecentesco insieme alla Sequenza XI di Berio: Julian Bream, il chitarrista committente, aveva chiesto a Henze qualcosa di paragonabile, come respiro e impegno per il solista, allHammerklavier di Beethoven, e fu accontentato.

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The Italian Intermezzo


Segue Carillon, Recitatif, Masque, un ` lavorino del 1974, molto piu leggero, in cui tutto si riduce al fascino dei tintinnii dorati scaturiti dallintreccio di tre strumenti a corde piz` zicate cos simili nel principio orga` nologico e cos diversi nelleffetto: ` chitarra, mandolino, arpa. Piu che una composizione, un gioco di prestigio musicale. Anche Drei Marchenbilder aus Pollicino appartiene alla stessa linea disimpegnata: tre melodie accompa` gnate, niente di piu, trascritte per chitarra da Reinbert Evers dallopera per bambini Pollicino, composta da Henze nel 1980 per il suo Cantiere di Montepulciano. Chiude lOde an eine A olsharfe, di nuovo lHenze maggiore: un compositore che, nel 1986, riscopre le proprie origini espressioniste e, travestita la chitarra da arpa eolia, la fa emergere da un paesaggio strumentale oscuro nelle tinte e arcaico nelle ` sonorita : flauto contralto, flauto basso, oboe damore, clarinetto basso, viola damore, viola da gamba... ` Franz Halasz e un chitarrista raffinato, con un suono nobile, armonici pieni e una notevole allure. Primeggia, dunque, nei brani dal fraseggio tradizionale o in cui al centro del` linvenzione e il timbro (Carillon, Drei Marchenbilder, lOde). Laddove ` ce drammatizzazione, come nella Sonata, Halasz tende a uniformare i contrasti sotto un velo di eccessiva bellezza, siano quelli lividi di Gloucester (n. 1) o quelli schizofrenici di Ophelia (n. 4). Unesecuzione molto elegante, ma poco teatrale. La voce di un attore talmente suadente, da attirare lattenzione tutta su di se, a scapito dell azione . Massimo Pastorelli la drammatica morte (per saperne ` di piu si legga la preziosa Legenda aurea di Jacopo da Varazze). La tomba del Santo divenne presto meta di pellegrinaggi non solo da tutta la Gallia ma anche da fuori: il ` ` primitivo oratorio divento cos pre` sto una ampia basilica che esorto anche il re Clodoveo alla conver sione e pote resistere sino alla distruzione degli eserciti rivoluzionari francesi (1801), intrecciando un legame indelebile con la corona francese (carolingi e capetingi) sino alle soglie del secolo decimonono. LEnsemble ultraspecializzato Diabolus in musica, diretto da Antoine Guerber, ci rinvia ora con la memoria agli antichi riti ecclesiali, alle liturgie della laus perennis (lode perenne) attraverso la registrazione del Grande Uffizio Solenne della Basilica di S. Martino di Tours, databile al XIII secolo, un misto di cantus planus (gregoriano) e di antiche forme polifoniche come il variegato rondellus, il sillabico e processionale conductus, il responsorio). La storia del Santo riceve quindi luce alterna ora dalla cantillazione (canto declamato) che esalta la parola, ora dalle pratiche polifoniche (anche organuli) che esaltano il colore del` limpasto e la varieta intervallare delle voci sovrapposte. Un colore particolare viene dal ricorso a sole voci maschili (due tenori, un baritono, due bassi-baritoni ed un basso) a conferire al racconto la giusta ` ` dose di pensosita ed arcaicita pietrificata come nelle pareti delle grandi cattedrali gotiche del tempo. Il gruppo francese segue le indicazioni piene di dettagli del canonico Pean Gatineau, scritte tra il 1226 e il 1237, relative alla pratica musicale in uso al tempo nella importante ` basilica, una pratica che duro anche oltre ( allepoca in cui tesoriere era il fiammingo Ockeghem). La festa ` piu importante e solenne (l11 novembre) coincideva con la data della sepoltura del Santo e proprio questo rito di S. Martino dinverno ` e qui riproposto nella sua composita articolazione musicale. LUfficio (databile al 1230 circa), dopo la processione del Mattutino, comprende tre Notturni, articolati ciascuno in tre Salmi con relative antifone e qui intercalati da tre conductus polifonici talora della Scuola di Notre Dame di Parigi, e tre lectiones (che raccontano la fine di Martino) seguite da altrettanti responsori ed immancabilmente concluse da un Te Deum laudamus. La ricerca filologica di questa preziosa esecuzione si spinge al punto di plasmare la pronuncia del latino sul vernacolo dei canonici di Tours all inizio del Duecento, ovvero la lingua doil ` dei trovieri. Il risultato e a tratti sorprendente per dovizia di colore, perfezione di risonanze armoniche: un mondo sepolto tra le nervature ogivali del grande gotico nord-europeo. Lorenzo Tozzi no costruite a posteriori con la dovuta cura: di solito le case discografiche blasonate o meno si accontentano di accozzare una dozzina di brani alla belle meglio attingendo spregiudicatamente al back catalogue. Qui, per fortuna, ci si muove su un piano completamente diverso: da una parte laccostamento di autori e brani risulta particolarmente raffinato e stuzzicante; dallaltra, il livello omogeneamente ` elevato delle esecuzioni e garantito da una BBC Philharmonic in ottimo spolvero guidata da Gianandrea Noseda con partecipazione, gusto e fantasia. Attraverso una concertazione sapiente e accurata (si ascoltino ad esempio la parte conclusiva dellIntermezzo da Adriana Lecouvreur o il Preludio al secondatto di Siberia), opportunamente il maestro milanese si preoccupa di porre in luce anzitutto le finezze timbriche e armoniche caratterizzanti queste partiture, svelando se ancora ce ne fosse bisogno linfondatezza dei consunti luoghi comuni concernenti limperizia dei nostri autori scapigliati e veristi. Al tempo stesso, grazie a unadesione sincera e viscerale allappassionato e inconfondibile melos che contraddistingue il teatro musicale italiano da Verdi in avanti (si ascoltino ad esempio le prime pagine dellIntermezzo da LAmico Fritz o i due squarci sinfonici dellEdgar pucciniano), sa garantire agli ascolti un indispensabile surplus di carica emozionale. Vista la ghiotta occasione sarebbe stato forse auspicabile ripescare ` qualche altra rarita sostituendola ` ai brani maggiormente celebri, gia ` serviti da una piu che copiosa di-

CD
The Italian Intermezzo CILEA Adriana Lecouvreur: Intermezzo PUCCINI Manon Lescaut: Intermezzo; Suor Angelica: Intermezzo; Edgar: Preludio atto I, Preludio atto III CATALANI Loreley: Danza delle Ondine; La Wally: Preludio atto I, Preludio atto IV VERDI La Traviata: Preludio atto III GIORDANO Siberia: Preludio atto II; Fedora: Intermezzo Atto II PONCHIELLI La Gioconda: Danza delle ore MASCAGNI LAmico Fritz: Intermezzo WOLF-FERRARI I Quattro Rusteghi: Intermezzo; I gioielli della Madonna: Intermezzo LEONCAVALLO Pagliacci: Intermezzo BBC Philharmonic, direttore Gianandrea Noseda CHANDOS CHAN 10634 A DDD 72:32

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La pregevole collana Musica Italiana della Chandos si arricchisce di un bel CD interamente dedicato ad estratti sinfonici da opere nostrane del secondo Ottocento e primo Novecento. ` In un repertorio come questo e ben raro imbattersi in antologie appositamente realizzate o quantomeGianandrea Noseda

CD
Historia Sancti Martini (musiche sacre del XIII secolo) Diabolus in musica, direttore Antoine Guerber AEON AECD 1103 A DDD 66:02

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La vita di San Martino, morto a Tours nel 397, ` ci e ben nota grazie al suo amico e biografo Sulpicio Severo che ne ricorda le vicende: labbandono della legione romana, la condivisione del mantello con un povero per strada, il suo incontro con santo Ilario vescovo di Poitiers, la fondazione dei primi monasteri, lascesa al soglio vescovile di Tours, le numerose conversioni, i miracoli e

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Les lecons particulieres de musique `


scografia. In questi ultimi casi non ` bisogna pero temere che Noseda si adagi nella comoda routine consegnandoci letture tutto sommato superflue: avviene anzi lesatto contrario, come dimostrano ad esempio la restituzione tesa e tragica dellIntermezzo da Manon Lescaut o quella assai elegante, scorrevole e vivace della Danza delle ore. In somma delle somme, se il primo ` pensiero che vi passa per la mente e quello di comprare questo CD per regalarlo al classico amico neofita, ` sara meglio non lasciarsi andare alla tentazione di ascoltarlo preventivamente: la tentazione di conservarlo nella propria collezione diverrebbe troppo forte. Paolo Bertoli ` e complessita di indicazioni sul piano della notazione. La sua lezione tenuta nel 1988 si svolge nellatelier di un pittore parigino e fra gli allievi riconosciamo lo svizzero Emmanuel Pahud, allepoca diciottenne e ` oggi diventato una celebrita come solista e primo flauto dei Berliner. Artaud introduce ai segreti del flauto moderno partendo dallemblematico Syrinx di Debussy, coronamento di unimmagine tradizionale pastorale e galante dello strumento ma anche rivelazione di una sua nuova dimensione sonora poi sviluppata dalle avanguardie. Il lavoro di Artaud si svolge interamente sui dati concreti delle partiture e oltre al pezzo di Debussy riguarda due lavori di Yoshihisa Taira (Synchronie e Maya), a dimostrazione dellinfluenza esercitata dalla musica orientale su certi stili della musica contemporanea, e Cassandras Dream Song di Brian Ferneyhough che vediamo presenziare alla lezio` ne. Al termine e poi lo stesso Artaud a suonare stupendamente Unity Capsule del musicista inglese. Con Anner Bylsma siamo invece di fronte a un guru del violoncello ` barocco e soprattutto a uno dei piu illustri studiosi e interpreti delle Suites di Bach. Attento e scrupoloso, Bylsma parla poco, preferendo suggerire la soluzione di un problema attraverso lesempio, anche se da bravo insegnante non punta a inculcare unimitazione del proprio stile ma a raggiungere una propria visione del pezzo. Assistiamo a lezioni tenute in ambienti diversi, nella sua casa di Amsterdam poi in una cappella barocca vicino Harlem, e lo vediamo spaziare fra mondi musicali lontani, quasi in una sintesi ideale degli stili dello strumento, uno Studio di Franchomme, una Canzone di Domenico Gabrielli, La Ligne des toits di Henri Pousseur e naturalmente Bach, quello della ` Suite in Do minore. Come e consuetudine del ciclo anche questo volume si chiude poi con unesecuzione del maestro, una ricreazione austera e bellissima del Preludio dalla Suite in Sol maggiore. Giuseppe Rossi
STRAUSS Burleske pianoforte Marc Andre Hamelin Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, direttore Ilan Volkov HYPERION CDA67635 A DDD 56:53

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DVD Video
` Les lecons particulieres de musi que Pierre-Yves Artaud un film di Roger Kahane HARMONIA MUNDI HMD 9909034 A DDD 52:00

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` Les lecons particulieres de musi que Anner Bylsma un film di Francois Manceaux HARMONIA MUNDI HMD 9909035 A DDD 56:00

Sullinteresse della collana di Olivier Bernager e Francois Manceaux ` mi sono gia soffermato segnalando i volumi dedicati a Jacobs, Ross, ` Baumann e la Loriod. Ricordero solo che si tratta della serie di dodici trasmissioni diffusa fra il 1987 e il 1991 da La Sept, poi Arte, ora diffusa in DVD da Harmonia Mundi. Filmati realizzati in anni e luoghi diversi che ci permettono di seguire le masterclasses dei alcuni dei maggiori musicisti del Novecento. In questo caso si tratta di specialisti di repertori molto diversi. Il francese ` Pierre-Yves Artaud e uno dei maggiori conoscitori della letteratura e delle tecniche del flauto contemporaneo. Come un tempo il nostro ` Gazzelloni, Artaud e dedicatario di molte composizioni che hanno segnato levoluzione tecnica dello ` strumento ed e quindi liniziatore ideale a un mondo sonoro poco noto, ricco di delicati problemi ese` ` cutivi a cominciare gia dalla varieta

CD
LISZT Fantasia e fuga su B.A.C.H.; ne Be diction de Dieu dans la solitude; Venezia e Napoli; Sonata in si pianoforte Marc-Andre Hamelin HYPERION CDA67760 A DDD 79:25

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REGER Concerto per pianoforte op. 114

Marc-Andre Hamelin ha fatto precedere oltre quaranta dischi alla sua registrazione della Sonata in Si minore, che viene realizzata adesso, nellanno dellanniversario, in questa bella scelta di composizioni lisztiane che costituisce il suo terzo disco dedicato interamente a questo compositore. Nei due precedenti (il primo per la Music & Arts) era palese la predilezione di Hamelin per ` i settori piu desueti della letteratura pianistica, anche nellambito di un compositore di maggior richiamo: nel caso di Liszt alcuni brani giovanili o tardi, o preziose scoperte nel campo della trascrizione (le tre grandi Marce di Schubert, ad esempio). Abbiamo invece qui e fa parte dellattuale politica di recupero, da parte di Hamelin, del grande repertorio oltre alla Sonata, la versione pianistica della Fantasia e fuga su B.A.C.H. scritta da Liszt (come Preludio e fuga ) per orga` no, uno dei brani piu belli del ciclo Harmonies poetiques et religieuses, che ` e Benediction de Dieu dans la solitude, infine i tre brani che costituiscono il supplemento, Venezia e Napoli, al ` secondo anno delle Annees de pelerinage. Inutile dire che in questo repertorio il pianista canadese si muove come un pesce nellacqua, direi come uno squalo nelloceano: la sua tecnica gli permette effetti timbrici tellurici: si ascolti quel tremolo in accordi nel finale della Fantasia e fuga, o le note ribatture della Tarantella di Venezia e Napoli. Splendide anche le rapidissime filigrane della Gondoliera (dallo stesso ciclo). Ma sono cose cui ormai Ha` melin ci ha avvezzo. Il lavoro piu ` impegnativo, appunto la Sonata, e da lui resa non solo con la tecnica ` giusta (quindi velocita, impeti, scat` ` ti) e la sonorita piu accattivante (bellissima la parte centrale, Andante sostenuto), ma con convincente coerenza discorsiva e strutturale. Egli ` non esce pero qui dai canoni interpretativi ormai affermatisi riguardo questo capolavoro, che non pongono in primo piano le suggestioni immaginifiche e il lato visionario del pezzo, privilegiandone invece le

` novita strutturali e le invenzioni ` tecnicistiche. Non mancano pero ` in questo la personalita di Hamelin non si smentisce soluzioni particolari e scelte anche un tantino eccentriche, che il testo pur permette. Con laltro disco, dedicato al Concerto di Max Reger e alla Burlesca di Richard Strauss, Hamelin arriva a venti brani orchestrali registrati per ` la casa inglese, per lo piu nella serie Romantic Piano Concerto . E brani non da poco, se si pensa che ` gia comprendevano Concerti di Busoni, di Brahms (Secondo), di Henselt, di Scharwenka (Primo), di Shostakovich, e che con quello di Reger giungono a uno dei vertici ` della difficolta pianistica, oltre che dellimpegno musicale (specialmente per lascoltatore). Celebre per lincisione di Rudolf Serkin, che ancor giovanissimo lo aveva eseguito nientemeno che con Furtwan gler a Berlino, questo Concerto non fu mai popolare, sia per la dif` ficolta di esecuzione (soprattutto di memorizzazione), sia appunto ` per la difficolta di ascoltarlo: eccessivo spessore orchestrale, mancanza di melodie ben definibili, vicissitudini armoniche abbastanza contorte. Ci vuole un interprete di livello superiore non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto capace di muoversi con chiarezza nella complessa struttura: deve credere in questa musica ed esporla in modo convincente. Serkin ci si buttava a corpo morto e creava tensioni decisamente brahmsiane (il Concerto risente chiaramente dellesempio del Primo Concerto di Brahms). Ha` melin e meno coinvolto emozionalmente, rispetto a Serkin, ma la ` ` facilita con cui supera la complessita ` strutturale e tecnica del lavoro e al solito sorprendente. E nel direttore Volkov ha trovato analogo chiarificatore della parte sinfonica. Ottima anche la partecipazione dellOrchestra della Radio di Berlino, le cui prime parti (ovviamente qui il timpanista) brillano nella Burlesca di Strauss, straordinario brano del giovane Strauss, tale da farci rimpiangere che il compositore poi abbia voltato le spalle al pianoforte, sia pure per darci i capolavori che ci ` ha dato. Avevo gia ascoltato Hamelin in questo lavoro a Torino, con lOrchestra della RAI , in una interpretazione pressappoco analo` ga: egli crede nella modernita di questo pezzo, evidenziando di que` sto enorme valzer sinfonico piu la coerenza strutturale e il tessuto pianistico, decisamente arduo, che non le reminiscenze romantiche che la

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LULLY
forma stessa di danza si porta dietro: diciamo, siamo agli antipodi de La Valse di Ravel, ma anche del Rosenkavalier! Splendida prestazione, anche qui, dellorchestra e del direttore, che ha parecchio da fare per tenere assieme un materiale ritmicamente trascinante e timbricamente lussureggiante. Riccardo Risaliti celebrato da Rossini con la sua ultima opera italiana: Il viaggio a Reims (1825). A quel tempo le tragedies lyriques del bizzarro genio fiorentino erano ormai reperti archeologici noti solo a bibliotecari e storici della musica. Nemmeno limpetuoso revival barocco del secondo Novecento si era mai occupato di questa partitura, che ha sperimentato la riesumazione in forma di concerto solo lanno scorso, ed ora dopo un tour da Beaune a Vienna via Versailles e Parigi affronta il mercato discografico in una veste di ` gran lusso. Il libretto e curato come si deve quanto a metrica del testo cantato e traduzioni, benche con qualche errore di numerazione delle tracce; le note introduttive di Jean Duron, piacevoli a leggersi, contestualizzano storicamente il lavoro senza burbanza accademica, la ` grafica e sontuosa come i manoscritti antichi di cui cita le immagini. Tutti pregi non comuni di questi tempi. Manca tuttavia un testo ita` liano, e in simili casi il danno e grave. Senza aver mai frequentato lat tico di Racine ne gli atrii della Co ` medie Francaise e inevitabile smar rirsi nella selva dei lunghi discorsi versificati in sonore e tortuose polimetrie, dove coabitano grandeur militaresca e ampollose trasfigurazioni mitologiche del quotidiano a maggior gloria del Re Sole. I valori di quella cultura cortigiana qui trovano espressione suprema mediante gettoni semantici di sicuro effetto ( gloire , valeur , heros , victoire ) da introdurre in una sorta di slot-machine compositiva che rimunera il giocatore con un diluvio di declamati e brevi ariette, di trilli, marce e fanfare in ritmo saccade. Ma ` ` ` cio che piu interessa e la loro applicazione finalizzata alla conquista di tendresse , jeux , plaisirs ... ` Fondamentale e poi la funzione del coro, da considerarsi alla stregua di un vero personaggio collettivo secondo i canoni del classicismo allora imperante. Esso non si limita a commentare lazione in corso, anzi vi partecipa a pieno titolo sonorizzando i movimenti scenici di un invisibile corpo di ballo: Muse e Amazzoni, maghi, sacerdoti e popolo. Ci voleva il DVD per rendere giustizia a un lavoro che esige macchine, mostri e spettacolari scenografie secondo lessenza dellopera ` barocca; tanto piu se corredata di un prologo allegorico-politico ambientato nella reggia di Parnaso. Sa` ra per unaltra volta. ` Intanto godiamoci quello che ce: una compagnia di canto mediamente assai competente, con lunica eccezione del pur scultoreo baritono Evgueniy Alexiev (Jobate, re di Lidia), la cui fonetica slava suona troppo fuori contesto. Laltro catti` vone, il mago Amisodar, e Jean Teitgen: neppure lui uno specialista, ma il suo timbro cavernoso alla ` Sparafucile risolve con autorita un ruolo centrale nelle convenzioni librettistiche del tempo. La regina Ste nobe e, perfidissima femmina che non esita a devastare un intero paese per vendicarsi di ` uno scacco amoroso, e Ingrid Perruche, soprano dallampia gamma espressiva svariante fra gli sdegni, le velenose ipocrisie e la patetica scena-lamento del finale; pagina da catalogare fra le vette del secolo, diciamo fra lOttavia monteverdiana e la Dido di Purcell. I due nobili amanti bersagliati dal destino sono il tenore Cyril Auvity (Bellerophon) e il soprano belga Ce line Scheen (Philonoe ). Possiedono entrambi colore grato, ` duttile fraseggio, facile agilita; ma lui prende molti rischi come suo solito, mentre lei si contiene meglio nei limiti di una composta eleganza, e nei duetti legano senza problemi. Bene i comprimari Jennifer Borghi e Robert Getchell, strepitoso il

CD
rophon (tragedie lyrique LULLY Belle in un prologo e cinque atti su libretto di T. Corneille) C. Auvity, C. Scheen, I. Perruche, J. Borghi, E. Alexiev, J. Teitgen, R. Getchell; Chur de chambre de Namur, Les Talens Lyriques, direttore Christophe Rousset APARTE AP 015 (2 CD) M DDD 133:46

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Il Belle rophon di Lully, inaugurato nel 1679 allAcademie Royale de Musique, sopravvisse sulle scene operistiche francesi per quasi un secolo. Precisamente fino al 1773, quando il conte dArtois pote ascoltarlo alla propria festa nuziale; quello stesso conte dArtois che, effimero re col nome di Carlo X, fu

MAHLER
Chur de Chambre di Namur, dinamica la concertazione di Christophe Rousset alla testa dei suoi Talens Lyriques, seppure con qualche intemperanza alla Rene Jacobs nelluso di una panoplia di percussioni maneggiate con virtuosismo da Marie-Ange Petit. Carlo Vitali che offre una trama sonora sontuosa e infinitamente ricca di colori, dinamiche, dettagli; ancora, una concezione flessibile e direi creativa dellarticolazione interna di ogni singolo Lied; e infine il contributo di un liederista e mahleriano di primordine come Thomas Hampson, che nonostante qualche durezza ` vocale dimostra una capacita di penetrazione di queste pagine ammirevole. Del resto proprio due album Telarc di Lieder (mahleriani e non) basati sulla raccolta di Arnim e Brentano furono tra i primi a segnalare il baritono americano allattenzione universale, ormai una ventina di anni or sono. ` Il palinsesto e costruito abilmente: al centro il gruppo di Lieder in cui ` e protagonista quella figura, dominante nella poetica mahleriana, della vittima del destino; lultima parola alla trasfigurata (e qui davvero commovente) Urlicht . Un aspet` to che emerge immediatamente e ` che la visione piu levigata del tessuto orchestrale si traduce in una minore esasperazione del carattere ` ` grottesco, in favore di sonorita piu
Thomas Hampson

CD
MAHLER Lieder da Des Knaben Wunderhorn baritono Thomas Hampson Wiener Virtuosen DG 477 9289 A DDD 67:04

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I quattordici Wunderhorn-Lieder dei quali ` Mahler lascio anche una versione orchestrale sono presentati qui in uninterpretazione stimolante e sorprendente, per la ` ` novita della prospettiva e lelasticita del fraseggio. Sono molteplici i punti di forza che convergono a simile risultato: da un lato la rico-

sforma il cammino del condannato in una dilatata e interiorizzata marcia funebre, amarissima ma priva di ogni distorsione caricaturale. Anche Revelge diviene qui una favola macabra, una marcia a tappe forzate verso lossessione e verso la morte. Ma in ciascun Lied le nostre attese e abitudini di ascolto vengono messe fertilmente in gioco: anche in ` pagine piu liriche come Wo die scho nen Trompeten blasen , di cui ` ` risalta tutta lessenzialita e genialita dellorchestrazione. Qui peraltro, come nel finale di un Der Schildwache Nachtlied elastico e prodigo di indugi, Hampson dimostra di saper cantare ancora con levigata morbidezza. Roberto Brusotti

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MAHLER Sinfonia n. 5 London Symphony Orchestra, direttore Valery Gergiev LSO LIVE LSO0664 M DDD 70:46

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struzione delloriginale equilibrio interno dellorchestra, sbilanciato verso i fiati (nella maggioranza dei Lieder, per dare unidea, il compositore prevede quattro corni) rispetto a un tessuto degli archi maggiormente votato alle trasparenze; poi lelevatissimo livello dellensemble cameristico, imperniato sulle prime parti della Filarmonica di Vienna, sottili e sfumate; senza perdere peraltro vigore e graffio (vedi Lob des hohen Verstands ), ma ripor` tandoli a una dimensione piu ironi` ca, alla fine piu umana. La raffina` tezza della visuale si puo apprezzare particolarmente in Der Tamboursgsell , caratterizzato da un cambio di atmosfera improvvisa (tra la terza e la quarta strofa) che tra-

` Con la piu popolare delle sinfonie di Mahler, registrata a Londra nel settembre del 2010, si conclude lintegrale di Valery Gergiev per LSO Live. Un ciclo dagli esiti alterni che tirate le somme non sembra aver mantenuto certe interessanti promesse intraviste nei primi volumi. In una posizione intermedia fra i risultati migliori (Prima e Sesta) e i peggiori (Quarta e Settima) si viene a collocare questa Quinta indubbiamente ben diretta ma non contraddistinta da tratti particolarmente personali. A differenza di altri illustri interpreti della sinfonia come Scherchen e Maderna, per vie diverse tendenti ad esal` tarne gli aspetti centrifughi piu che quelli coesivi allontanandola dalla tradizione e proiettandola nel futu` ro, Gergiev punta in realta su una lettura di solida tenuta formale che riesce a collegare in un arco compatto il suo percorso lungo e variegatissimo. Affrontata col cuore in ` mano, come e consuetudine del direttore russo, questa Quinta conosce momenti interessanti soprattutto quando lapproccio viscerale basta a circoscriverne gli scenari ` poetici. Cio vale per certe convulse esplosioni del secondo movimento, rese con enfasi febbrile e indiscutibile impatto drammatico, come per ` le zone piu eccitate dello Scherzo e del Finale. Altrove il direttore ap-

pare meno convinto e convincente. La Marcia funebre iniziale non procede con la inesorabile deremina` zione e lineluttabilita che rende tanto suggestive le letture pur diversissime di Bernstein, Solti e Abbado. Le parentesi liriche e introspettive del secondo movimento denotano una scarsa sottigliezza di fraseggio e lAdagietto, pur eseguito a un tempo moderatamente lento, non conosce la necessaria immate` riale poeticita e ricercatezza di sfumature timbriche. Nellinsieme si ` tratta pero di una buona esecuzione, forse non destinata ad occupare un posto di primo piano nella sterminata discografia della Quinta ma certo ben suonata (magnifiche fra le prime parti la tromba e il corno) e a tratti perfino coinvolgente. Limitatamente alle precedenti incisioni della London Symphony, che curiosamente non includono grandi ` nomi, la versione di Gergiev e comunque preferibile alle versioni marginali di Schwarz, Farberman, Kaspsyk e DePriest. Giuseppe Rossi

DVD Video
MAHLER Sinfonia n. 4 soprano Camilla Tilling World Orchestra for Peace, direttore Valery Gergiev Sinfonia n. 5 World Orchestra for Peace direttore Valery Gergiev CMAJOR 702608 A 154:00

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` E piuttosto raro ascoltare la Quarta e la Quinta Sinfonia di Mahler nello stesso ` concerto e non e certo un compito facile per lorchestra e il direttore che le devono ` eseguire di fila. E accaduto il 5 agosto del 2010 in una serata dei Proms londinesi dedicata alle celebrazioni del 150 anniversario della nascita di Mahler. Sul grande palcoscenico della Royal Albert Hall cera la World Orchestra for Peace, un complesso ideato da Georg Solti nel 1995 che di volta in volta riunisce strumentisti provenienti da ogni parte del mondo e da allora si ` e ricostituito una volta allanno per tournees stagionali. Questa volta a dirigerla nel ricco omaggio a Mahler cera Valery Gergiev, fresco dellintegrale registrata con la London Symphony. Il video immortala lec` cezionalita della serata con unorchestra del tutto particolare, priva per forza di cose di una definita

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MENDELSSOHN
de tutti i movimenti del lavoro. Vitale, esuberante la resa dei Quattro Pezzi op. 81, sorta di quartetto per archi assemblato solo in sede editoriale, mentre discorsiva e mobilissima, pur in una compostezza formale di fondo, pare la fotografia sonora del celeberrimo Quartettsatz in Do minore D 703 di Schubert. Ancora pagine giovanili mendelssohniane nel CD CPO il Sestetto per pianoforte e archi op. 110 (1824) e lOttetto per archi op. 20 (1825) , ma linterpretazione dei Solisti Filarmonici Italiani, pur dignitosa, non sembra saper cogliere quella ` spontaneita e leggerezza loro connaturate, con un impiego della dinamica poco variegato e un fraseggio un po monocorde. Massimo Viazzo Se il tenore americano David Poleri ha dato prove rilevanti di talento nel corso della sua purtroppo breve carriera tra Europa e Stati Uniti, non saprei dire per esempio quali altre imprese abbia compiuto il soprano Gabrielle Ruggiero, qui semplicemente perfetta nellincarnazione esangue e smarrita di Annina tra estasi religiose e passioni terrene consumate nello spaesamento della little Italy americana, al cen` tro della Santa. E la sua sincerita alla deriva nel contesto di fede e fanati`` smo della comunita e anche lelemento strutturale energetico di questo melo in cui si intersecano fervori devozionali da oratorio popolare verista, impeti sensuali, turbamenti ambigui alla Tennessee Williams (Michele quasi un nipote di Turiddu emigrato negli States tra gli ardori per lamante Carmela e lincestuoso sentimento per la sorella Annina), piani-sequenza neorealisti. Gli estremi dellopera menottiana, quelli che coinvolgono la protagonista, suo malgrado, in un impianto corale di ottima fattura, sono anche le pagine migliori della Saint of Bleecker Street, ma tutta la prima scena del terzo atto (lincontro di Annina e Michela nella stazione della metropolitana, con la montante cupezza di quellAllegro im` petuoso da Pacific 231) e un numero davvero impressionante. Difficilmente trascurabile in una panoramica del teatro musicale del Novecento. Certo fece orrore ai critici di quarantanni fa il cartolinismo verista di sangue e di coltello enfatizzato da Michele. Nellottica del Musical ` leffetto e garantito. Ma allora, si sa, al Musical non si concedevano permessi di residenza nel teatro musi` cale serio . Oggi la prospettiva e forse cambiata e con tutte le riserve del caso, il mestiere e la maestria di Menotti in questo affresco sono innegabili. Sarebbe uno spettacolo da fare invidia a Lloyd Webber. Si aggiungano, in questa edizione, le emozionanti accensioni concertate e dirette dal venticinquenne Thomas Schippers e il ritmo sbalzato quasi visivamente dallesecuzione. Lalbum della Naxos riserba un ` supplemento di qualita in un secondo CD con il delizioso esercizio di stile prodotto da Menotti subito dopo la Santa, con spericolato, raffinato scarto di linguaggio e di misura drammaturgica: il balletto in forma di favola madrigalistica (omaggio a Banchieri) di The Unicorn, the Gorgon and the Manticore:

` identita timbrica, anche se provvista ` di alcune individualita di grande spicco, a cominciare da Rainer Kuchl il primo violino dei Wiener. Un confronto fra la Quarta registrata nel gennaio dello stesso anno per LSO Live, una delle meno felici del ciclo, rivela un taglio meno stucchevole e discutibile ma anche meno personale. Gergiev sembra qui preoccupato soprattutto di assicurare una tenuta allinsieme con una lettura discorsiva e quadrata ma anche poco rifinita nei dettagli e soprattutto decisamente anonima sul piano delle idee. Solo nel Lied conclusivo, staccato a un tempo assai lento come nellincisione precedente, la voce fresca e il candore espressivo di Camilla Tilling sembrano vivacizzare un po unesecuzione per il resto priva di spunti interessanti. ` La Quinta e nellinsieme migliore ` soprattutto quando il direttore puo sfogare liberamente la propria pro` pensione per le sonorita accese e i fraseggi carichi di enfasi. Convincente e talvolta perfino entusiasmante nei climax carichi di tensio` ne e di suono, Gergiev e altrove meno coinvolto e come incapace di ` preparali cos che quei momenti culminanti sembrano configurarsi come i classici effetti senza causa. ` Lesecuzione e comunque in generale molto simile a quella immortalata il mese successivo con la London Symphony e recensita in questo stesso numero, solo che quella era meglio suonata, mentre questa ` ` e in fondo piu godibile grazie alle riprese di Matt Woodward che si soffermano sul gesto instabile e apparentemente incomprensibile del direttore, sul curioso raduno di strumentisti di nazioni e scuole di-

verse e sul colpo docchi spettacolare della sala londinese con il suo pubblico colorito ed entusiasta. La ` pubblicazione e completata dal documentario Soltis Vision sui primi ` quindici anni di attivita dellorchestra-simbolo collegata allUnesco. Giuseppe Rossi

CD
MENDELSSOHN Quartetto per archi in LA op. 13; Quattro Pezzi op. 81 per quartetto darchi Quartetto di Roma SCHUBERT Quartettsatz in do D 703 Quartetto di Roma DISCANTICA 225 A DDD 58:07 MENDELSSOHN Ottetto per archi op. 20; Sestetto per pianoforte e archi op. 110 I Solisti Filarmonici Italiani CPO 777 524-2 A DDD 62:28

CD
MENOTTI The Saint of Bleecker Street (opera in tre atti su testo di G.C. Menotti) G. Ruggiero, D. Poleri, G. Lane, M. Di Gerlando, L. Lishner, C. Akos, M. Marlo, E. Gonzales, D. Aiken, L. Becque; Orchestra e Coro non specificati, direttore Thomas Schippers The Unicorn, the Gorgon and the Manticore coro e orchestra non specificati, direttore Thomas Schippers NAXOS 8.111360-61 (2 CD) B ADD 155:48

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Il Secondo Quartetto per archi in La maggiore op. 13 di Mendelssohn, in ` realta il primo scritto dal composi` tore di Amburgo, e restituito dal Quartetto di Roma con grande partecipazione e slancio. Le relazioni, per nulla velate, con lop. 132 di Beethoven (qui Mendelssohn sembra rendergli un commosso omaggio a pochi mesi dalla sua scomparsa) vengono evidenziate dal complesso italiano con una lettura molto comunicativa, di suono vi` goroso e fantasiosa. Ma e soprattutto la forza del canto a imporsi, un canto vibrante e sincero che perva-

Rammento limpressione di romanzesca, cinematografica tea` tralita suscitata da una rappresentazione di questopera nel 1970, in un teatro incapsulato nel ghiaccio di una serata da tregenda, di quelle ` piu maligne dellinverno triestino. ` Menotti pero vi aveva personalmente riattivato e portato a incandescenza tutti i lambicchi del suo laboratorio teatrale. Lartifizio stava nel rimettere a punto tutti i meccanismi tipici del Musical. Non a caso The Saint era nata a Broadway. Nel congegno aveva inserito, al posto delleccellente David Poleri, interprete della prima edizione, un te` nore che piu tenore non si poteva, come Franco Bonisolli. Meritereb` be un saggio a parte labilita del compositore-regista nellinventare ogni volta cast pressoche impeccabili non solo per le opere proprie, ma anche per le sue regie di repertorio e in genere per le sue produzioni di Spoleto: interpreti capaci di brillare come stelle solo per quella occasione, di ballare insomma una sola estate e poi magari di perdersi nelle nebbie.

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MENOTTI
una galleria e una allegoria polifonica mossa e impaginata con grande fantasia, tanto da essere apprezzata persino da Stravinski. Lesecuzione ` e quella newyorchese del 57, coordinata da Schippers, con un formidabile ensemble vocale e un non meno acuminato complesso strumentale. Il tutto ben conservato dalla rigenerata registrazione. Gianni Gori nel 47 da Emanuel Balaban serve su un piatto di agrodolci trasparenze i fantasmi di Madame Flora (Baba) e le dinamiche drammatiche dellopera, non meno delle lievi mordenze di quella cameristica tempesta in un bicchiere dac` qua che e lesile Telephone In entrambe le opere guizzano spiritelli vocali oggi dimenticati: la Monica adolescenziale di Evelyn Keller, la Lucy di Marilyn Catlow che cinque anni pria, non ancora diciannovenne, aveva debuttato come Regina della Notte. Ma il pezzo ` da novanta e la protagonista storica della Medium (e della madre nel Console): quella Marie Powers, che a Menotti avrebbe dato tante soddisfazioni e tanti grattacapi per il suo temperamento. Allieva di Giannina Russ, dopo breve avventura italiana, la Powers aveva imboccato la strada dei grandi caratteri. Qui apre con grintosa, alluci` nata teatralita una galleria di Medium, che avrebbe attratto, a volte con qualche eccesso, grandi per` sonalita (dalla Pederzini alla Resnik) o cantanti forti daccento se non di risorse vocali. Il finale del primo atto, in cui la disperata preghiera di Baba si sovrappone alla cullante ballata di Monica ( The ` sun has fallen ) e un momento di grande teatro. ` La fragilita di Amahl (sempre a rischio come tutte le opere che richiedano bambini-cantanti) trova in Schippers una concertazione perfettamente cesellata, da carillon natalizio, come si addice a questa edificante parabola televisiva in tinta pastorale per la NBC Television Opera Theatre di New York nel ` 1951. La fiaba devozionale e filtrata abilmente (anche nella musica) da una delicata ironia. Tutti suasivi gli interpreti, dai Re Magi alla bravissima Rosemary Kuhlmann nella parte della madre di Amahl. ` Ma la sorpresa del CD e in coda con la Suite del balletto Sebastian oggi meno frequentato ma per oltre un ventennio in repertorio affidata alla direzione analitica di Mitropoulos. Tutte in evidenza, lucidamente sbalzate, nei sei episodi strumentali, le componenti di una partitura raffinata. Lo spunto viene da Prokofiev per scivolare e distendersi poi in morbidezze wolferrariane, ritessute con finezza e senso figurativo della danza, in linea con lestetizzante vicenda dello schiavo moro Sebastian (che si sacrifica per salvare loggetto del suo amore segreto) e con lassunto del balletto creato nel 46, pur tra molti contrasti, per il Marchese de Cuevas. Gianni Gori

CD
MENOTTI The Medium (opera in due atti su libretto di G.C. Menotti) E. Keller, M. Powers, B. Dame, F. Rogier, C. Mastice; Orchestra non specificata, direttore Emanuel Balaban The Telephone (opera in un atto su testo di G.C. Menotti) M. Kotlow, F. Rogier; Orchestra non specificata, direttore Emanuel Balaban ADD 77:51 B NAXOS 8.111370

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MENOTTI Amahl and the Night Visitors (opera in un atto su testo di G.C. Menotti) C. Allen, R. Kuhlmann, A. McKinley, D. Aiken, L. Lishner, F. Monachino; Orchestra e coro non specificati, direttore Thomas Schippers Sebastian, Suite dal balletto Robin Hood Dell Orchestra di Philadelphia, direttore Dimitri Mitropoulos ADD 63:06 B NAXOS 8.111364

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Continua la Menottiade della Naxos, omaggio postumo al Duca di Spoleto, che proprio in questi giorni avrebbe compiuto cento anni. Si ` rigenerano cos in CD gli introvabili (allora eccellenti) vinili che nellimmediato dopoguerra avevano ` documentato uno dei piu brillanti fenomeni di successo nel teatro musicale. Se il fenomeno accusa ` adesso gli anni, la qualita di quelle registrazioni storiche (specie quella ` della Columbia) e ancora pregevole e rispecchia la calibrata regia musicale di Menotti nella sua drammaturgia desordio. Le inci` sioni del piu fortunato dittico menottiano (La Medium e Il telefono) confermano equilibri pressoche perfetti. E non si tratta di facili operine, di proporzioni e organico ridotti, anche se oggi vengono spesso riproposte come integratori operistici per fare serata . Aveva ragione Schippers nel dire che ogni direttore avrebbe dovuto considerare unopera come The Medium un impegno insidioso. La registrazione diretta a New York

MESSIAEN

CD
MESSIAEN Harawi soprano Annika Skoglund pianoforte Carl-Axel Dominique DOMINIQUE RECORDS DM14 M DDD 65:01

la, non troppo profondo. Da vero allievo che fu di Messiaen. Massimo Pastorelli

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DVD Video
te MOZART Die Zauberflo (opera in due atti su libretto di Schikaneder) P. Beczala, D. Roschmann, D. Roth, M. Salminen, D. Rancatore, W. Schone, G. Le Roi; Orchestre et Choeur de lOpera National de Paris, direttore Ivan Fischer regia Benno Besson scene e costumi Jean-Marc Stehle regia televisiva Francois Roussillon ARTHAUS 107 233 A 158:00

Qui Tristano si chiama Pirout` cha. E Isotta e una colomba ` verde. Qui e il folklore peruviano, in cui Olivier Messiaen si immerse nel 1945 per dar vita al ciclo di dodici canti per soprano e pianoforte Harawi, prima parte di un trittico sul mito di Tristano e Isotta (le altre due saranno la sinfonia Turangalla e i Cinq rechants per dodici cantanti a cappella). Ma, nonostante la fuga dei due amanti, sotto falso nome, nelle Ande, tutto, vocalmente e armonicamente, rimane occidentale, francese in particolare. E romantico: che si tratti di melodie accompagnate, non lo si dimentica mai, nonostante i complicati canoni ritmici retrogradi, le sovrapposizioni di figure irregolari divenute regola, gli accordi solidificati in cluster rocciosi (n. 3, ` Montagnes). E neppure e raro che la voce, circondata dagli immancabili cinguettii sopracuti del pianoforte, intoni languidi intervalli da chanson... ` Harawi e un lavoro multiforme, insomma, che, come tutta lopera di Messiaen, riflette, senza preoccuparsi minimamente di nasconderle, le contraddizioni della Weltanschauung del suo autore: misticismo ` e sensualita , cristianesimo e culto pagano della natura, trascendenza ` dellanima e carnalita del corpo. Con le difficili conseguenze, per gli interpreti, che si immaginano. Per passare da suoni fissi a grida selvagge, da vocalizzi morbidi a ecolalie sillabiche rituali, il soprano Annika Skoglund sfodera un trasformismo vocale alla Cathy Berberian, frutto di unestensione ampia e una dutti` lita timbrica naturali, certamente, ` ma, soprattutto, e facile dedurlo leggendo la biografia, di una formazione divisa tra opera, jazz e canto popolare. Quanto a Carl` Axel Dominique (che aveva gia inciso il ciclo nel 78 con Dorothy Dorow), il musicista svedese si guarda bene da spettacolarizzare troppo il pianismo di Messiaen (tentazione fortissima): preferisce rimanere sospeso tra il romanticismo da chants damour et de mort (come recita il sottotitolo) e qualche contemporaneo taglio nella te-

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Nel 2001, data alla quale lOpera ` parigino allest questo Flauto magico, Benno Besson aveva settantanove anni e non so se avesse mai provato a cimentarsi nel teatro musicale; ma se questo fu lesordio va subito detto che mai esordio ` avrebbe potuto essere piu esaltante. Opportuna allora liniziativa di pro` porre nel DVD lo spettacolo: e un

ha provato almeno per qualche istante la sensazione dellabbiocco in presenza del pur inopinabile capolavoro; le quasi tre ore del testamento operistico di Mozart scorro` no qui invece con linattesa felicita di condividerne i due poli, il candore favolistico e la grave materia massonica, alla quale ultima Mozart ` dedico il segno della sua insorpassabile scienza contrappuntistica ma ` qua e la anche qualche pesantezza. Besson sembra limitarsi a illustrare ` con una sorta di gioiosa ingenuita i fatti ma trova lequilibrio giusto; e ` tale e la sfrenata fantasia dei fulminei mutamenti di scena, a modo di scatole cinesi, e lapoteosi del colore, da sorprendere il colto e ligna` ro. Talvolta e possibile si rasenti lovvio, vedi le prove iniziatiche della coppia amorosa alle prese col ` fuoco e lacqua; ma assai piu spesso si resta ammirati: le tre colombe che si depositano, per un arcano gesto da prestigiatore, nella gabbia di Papageno; la sfilata di fiere ammansite ed elegantissime, tigre e pavone in testa a tutte, al suono del flauto di Tamino; il primo ingresso della Regina della Notte appollaiata

delle ambivalenze mozartiane, ma` gari con qualche concessione in piu ` alla sfera del solenne, senza pero che ne discapitino accensione lirica e senso del comico. E lapice sconvolgente della Ach, ich fuhls di Pamina non viene tradito: in pari misura se ne contendono il merito la casta dolenza di Dorothea Roschmann e unorchestra di vigile tensione. Tutte le voci, del resto, evitano di cadere nella ormai insopportabile pratica del cosiddetto mozartese , con cui un tempo si ammanniva a forza di moine e fini dicitori lopera del geniale ragazzo ` austriaco: la Roschmann e una Pa mina di intensa presenza espressiva, lancora pastoso Matti Salminen fa il suo bravo Sarastro senza mancare ` la prova delle note gravi, ed e ormai uno dei rarissimi a poterselo permettere; Detlef Roth esibisce un simpatico, giovanile Papageno. Dal loro canto De sire e Rancatore e Piotr Beczala, Regina della Notte e Tamino, fanno apprezzare, luna i propri giochi di funambolismo e laltro il limpido timbro che gli consente lesecuzione di una insinuante aria del ritratto. CompletaIvan Fischer

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bellissimo Flauto, baciato dalla concomitanza di un livello musicale non meno che degno, e vale a ri` cordo di uno dei piu importanti uomini di teatro che abbiano calcato le scene europee. Coloro ai quali procura un inguaribile mal di pancia far i conti con regie operistiche rispettose di tempi, luoghi e costumi e sdottoreggiano di reato di vecchiezza, se ne tengano alla larga: ` e un Egitto tutto di scene dipinte alla moda dun tempo e di trucchi visivi, questo di Besson; ma lintelligenza del fatto teatrale vi domina incontrastata. Alzi la mano chi non sul suo lunghissimo manto azzurro, lapparire dello Sprecher dal sottosuolo a far lezione di illuminismo a Tamino. Vien voglia di credere che giusta fosse la primitiva idea di autore e librettista di capovolgere i termini della contesa tra Ragione e Oscurantismo e di relegare Sarastro e la sua corte al loro vero ruolo di imbonitori di precetti ipocriti. La realizzazione esecutiva dellOpe` ra e allaltezza del disegno della regia. Ivan Fischer non pare bacchetta da magiche illuminazioni, eppure ` autorevole e la manovra del fraseggio orchestrale e adeguato il risalto no con giustezza il team di palcoscenico lottimo Sprecher di Wolfgang Schone, la graziosa Papagena di Gaele Le Roi, il terzetto femmi nile Perrin-Schneidermann-Perraguin quali dame della Regina, i sempre insostituibili ragazzini del Tolzer Knabenchor viennese. Bes son era stato servito con riguardo, insomma; e oggi che lillustre regi` ` sta non ce piu, morto cinque anni dopo questo suo Flauto, possiamo rivolgere grato pensiero al Palais Garnier per avercene fatto godere uno degli ultimi sortilegi. Aldo Nicastro

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MOZART

CD
MOZART Requiem K 626; Ave Verum Corpus K 618 soprano Marinella Pennicchi mezzosoprano Gloria Banditelli tenore Mirko Guadagnini basso Sergio Foresti Coro Canticum Novum di Solomeo, Accademia Hermans, direttore Fabio Ciofini DISCANTICA 236 A DDD 50:47

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Il Requiem mozartiano non ha certo bisogno di presentazioni, essendo unopera ` che piu di ogni ` altra e assurta a una dimensione mitica, sia per le circostanze della sua creazione che per le vicende legate al suo completamento, affidato a tre diversi allievi del maestro, tra i quali Franz Xaver Su ssmayr, forse il ` ` piu dotato e il piu rispondente al dettato mozartiano. Dato anche il fascino esercitato dal suo essere un opus ultimum, la sua discografia ha raggiunto proporzioni gigantesche, come del resto la stessa bibliografia. Qui ci troviamo di fronte a un approccio intenso, ricco di ombreggiature e di efficaci sottolineature espressive (culminanti nel piagato Lacrimosa), approccio dovuto a una direzione di Fabio Ciofini costante` mente tesa tra cupa drammaticita e

assorta introspezione. Qualche squilibrio emerge nei rapporti tra masse corali (particolarmente dense e compatte) e organico strumentale ` (piu esiguo), con il particolare risalto conferito alle trombe e ai tromboni. Il forte riverbero della chiesa di San Bartolomeo di Solomeo (PG) rende a tratti poco differenziato il fronte timbrico (i tenori e i contralti non sempre emergono con la do` vuta chiarezza ed incisivita). Tra i solisti emergono il mezzosoprano Gloria Banditelli e il tenore Mirko Guadagnini, dotati di bella voce e ` di sensibilita apprezzabile, mentre il soprano Marinella Pennicchi risulta carente di naturalezza. Molto disciplinato il coro Canticum Novum di Solomeo, efficace nei momenti ` piu concitati e drammatici (notevole, ad esempio, il Confutatis) e nei brani contrappuntistici, resi con rigore e con la dovuta energia (come nel Kyrie). Uninterpretazione di tutto rispetto, insomma, arricchita da un fascicolo contenente note (firmate da Silvia Paparelli) assai puntuali, vivaci e ottimamente documentate. Claudio Bolzan

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fortepiano Viviana Sofronitzki, Linda Nicholson, Mario Aschauer Musicae Antiquae Collegium Varsoviense, direttore Tadeusz Karolak ETCETERA KTC1424 (11 CD) B DDD 701:19

CD
MOZART Integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra clavicembalo e

Arriva dalla casa discografica Etcetera la prima registrazione completa dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart su strumenti originali. Le ormai antiche registrazioni di Malcom Bilson con John Eliot Gardiner e di Robert Levin con Christopher Hogwood o ` quella piu recente di Jos van Immerseel per la Channel non comprendono i primi quattro Concerti K 37, 39, 40 e 41, scritti a Salisburgo da un Mozart undicenne, tra ` laprile e il luglio 1767 in realta trascrizioni di tempi di sonata di autori quali Leontzi Honauer, Hermann Friedrich Raupach, Johann Gottfried Eckhart e Johan Schobert e i tre adattamenti del 1772 per clavicembalo, due violini e basso continuo di altrettante sonate di Johann Christian Bach. Ben venga allora questedizione completissima, affidata a Viviana Sofronitsky, figlia dellillustre pianista russo, e allorchestra Musica Antiqua Collegium

Varsoviense, diretta da Tadeusz Ka` rolak. Lo strumento utilizzato e una copia di un fortepiano Anton Walter, alternato al clavicembalo nei lavori giovanili. Il pregio di questa ` incisione, al di la dei meriti di completezza e di carattere filologico rispetto assoluto delle indicazioni in partitura, uso attento degli abbellimenti, appropriatezza delle cadenze ` (nel booklet se ne tace la paternita) ` e quello di proporre delle esecuzioni estremamente vitali e sbarazzine, fresche nei fraseggi e per nulla intimorite nei grandi capolavori ` delleta matura, dove i paragoni potrebbero essere schiaccianti. Lor` chestra polacca e molto reattiva e ` soprattutto nei Concerti in tonalita minore si fa corrusca e spigolosa ` nelle sonorita , mettendo in luce certi caratteri stu rmisch, che contraddistinguono molti tratti di queste composizioni: lintroduzione del primo tempo Allegro del celebre K 466 in Re minore e la terza sezione in minore dellAndante sprigionano un vigore e una forza teatrale contagiosa davvero favolosi gli interventi dei fiati precipitosa e cupa. ` ` Peccato poi e questo e il piu vistoso limite della proposta che a tanta forza non segua un adeguato vigore strumentale alla tastiera, do` vuto alle sonorita troppo contenute e ovattate del fortepiano, che no-

MOZART
nostante il fraseggio mosso della pianista, mostra tutti i suoi limiti, al punto da risultare spesso soffocato dallorchestra. Conseguentemente Concerti come il K 491 e il K 537 perdono molto della loro dimensione sinfonica e del dialogo serrato tra la tastiera e lorchestra, facendo rimpiangere la presenza del moder` no gran coda, mentre migliore e il risultato nei tempi lenti, resi espressivi grazie anche al suono particolarmente dolce dello strumento. ` Piu compiuti risultano i tre Concerti ` K 413, 414 e 415, piu contenuti ` nelle dimensioni, cos come i lavori giovanili, brillanti ed estroversi, resi ` con grande abilita digitale e sensibile intesa con il direttore. Ottime riuscite sono anche i Concerti per due e tre pianoforti K 242 e K 365, dove a Viviana Sofronitsky si affiancano Linda Nicholson e Mario Aschauer. Complessivamente una riuscita di piacevole ascolto, ottimamente registrata, che tuttavia non scalza le pioneristiche registrazioni su strumenti originali di Bilson e Levin. Stefano Pagliantini nellintegrale di qualche anno fa per la Brilliant (cfr. numero 180 di MUSICA), con una compostezza molto didattica e che qui rivela, invece, ` tutta la sua brillante solarita. Il primo movimento scivola via rapido e leggero, senza forzature e senza indugi ma anche con molto humour, mentre il finale appare molto divertente nel suo ritmo finto pomposo. ` LAndante cantabile e una di quelle pagine che iniziano in modo innocente per poi rivelare una profon` ` dita inattesa. La sua malinconia e colta bene da Bezuidenhout, che indugia sui dettagli, introduce molti abbellimenti, si lascia sprofondare in zone di sofferto intimismo, mentre ` Bart Van Oort tende a procere piu a scatti ed accelerazioni. Questa inclinazione a ritirarsi nel`` lintimita e evidente anche nellAdagio in Si minore K 540, anche una la lettura come quella di Paul Badura-Skoda (cfr. n. 139 di MUSICA) ` risulta piu efficace sul piano della ` resa drammatica. Emozionante e il Rondo in La minore, con il suo fraseggio precario e irregolare, a rendere lumor nero di una pagina che appare pericolosamente sospesa sullabisso (mentre lAdagio in Si minore ` nellabisso e ormai precipitato). La stessa tensione espressiva caratterizza la Sonata in Do minore K 457. An` cora una volta e illuminante il conKristian Bezuidenhout

fronto con Bart van Oort, che imposta la sua lettura sulla tensione del movimento, staccando tempi esasperati. Bezuidenhout, invece, punta sui contrasti, nel movimento dapertura come nel movimento conclusivo, dove la contrapposizione tra le prime sedice battute in piano e le successive in forte viene resa con unincredibile forza drammatica. E lAdagio, umorale e in` quieto, e un capolavoro di introspezione psicologica. Luca Segalla

SACD
MOZART Divertimento K 563 per trio darchi Trio Zimmermann SCHUBERT Trio D471 per archi Trio Zimmermann BIS 1817 A DDD 59:25

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CD
MOZART Sonata in DO K 330; Rondo in la K 511; Rondo in RE K 485; Adagio in si K 540; Sonata in do K 457 fortepiano Kristian Bezuidenhout HARMONIA MUNDI HMU 907498 A DDD 70:42

Il Trio-Divertimento K 563 di ` Mozart e un lavoro che sembra fatto apposta per far risaltare la bravura degli strumentisti che sono chiamati a eseguirlo. Composto nel settembre del 1788 per lamico e sovvenzionatore massone Puchberg ` (non e un caso che sia in Mi bemolle maggiore, quindi!), subito a

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Un Mozart iridescente e frizzante. Imprevedibile e drammatico. Questo secondo volume della musica per tastiera del genio di Salisburgo con il fortepianista Kristian Bezuidenhout esplora gli estremi opposti dellispirazione mozartiana. Sudafricano di nascita, studi in Australia e negli USA, il trentaduenne Bezuidenhout oggi vive a Londra e collabora con gli ensem` ble piu accreditati per il repertorio barocco e classico su strumenti originali; per questa registrazione ha utilizzato unottima copia moderna di un Anton Walter & Sohn, datato circa 1802. Evitando gli eccessi virtuosistici, Bezuidenhout mostra di aver compreso come molta della musica per tastiera di Mozart conservi quella bizzarria e quella verve ritmica che ` sono uneredita del Barocco. Avviene nella Sonata in Do maggiore K 330, una sonata facile che il fortepianista Bart Van Oort risolveva,

` ruota delle ultime tre sinfonie, e un lavoro imponente che va ben al di ` la delle prerogative della forma settecentesca del divertimento. Si tratta di un vero e proprio Trio per ar` chi, nella sua accezione piu compiuta, ampliato a sei movimenti. Il Trio Zimmermann, formato da tre solisti del calibro di Frank Peter Zimmermann, Antoine Tamestit e Christian Poltera, ha un impatto sul lavoro chiaramente sinfonico. Il primo movimento, Allegro, ci permette di godere della robusta for` ma-sonata in cui e strutturato direttamente dallinterno, tanto le linee si alternano con precisione (mai meccanica) ed eufonia in un dialogo avvincente. Il canto puro e pudico del violino si esprime, poi, nel successivo Adagio in La bemolle maggiore. Qui lequilibrio dei pesi ` sonori e pressoche perfetto. Dopo un primo innocente Minuetto di va` go sapore agreste e lAndante in forma di variazione a mettere in evi` denzia al meglio la musicalita dei tre solisti. Qui Zimmermann, Ta mestit e Polte ra inanellano perle mozartiane di rara bellezza. La tim` brica e assolutamente affascinante (gli strumenti utilizzati sono due Stradivari e un Guarneri) e il Divertimento dopo unulteriore Minuetto si avvia alla conclusione leggero, amabile, in un clima di raffinatezza apollinea. Per chi non conosce questopera la registrazione Bis, tra ` laltro di ottimo suono, e senzaltro raccomandabile, anche perche il successivo Trio in Si bemolle maggiore ` D471 di Schubert non e solo una semplice chicca scelta per riempire il CD. Massimo Viazzo

CD
OBRECHT Missa de Sancto Donatiano Cappella Pratensis, direttore Stratton Bull FINELINE CLASSICAL FL 72414 M DDD 63:13 + DVD 118:00

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Quando impegno scientifico e talento musicale collaborano onestamente, il risul` tato e da non perdere. Basta poco a dar conto di una produzione come questa, dedicata a un capolavoro della polifonia che pare lopera meglio documentata nella storia musicale di ogni tempo: la Missa de Sancto Donatiano (1487) del vagabondo maestro fiammingo Jacob Obrecht, venuto a morire di peste nel 1505 in quel-

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lItalia dove sperava di raccogliere la successione di Josquin. Dagli scavi archivistici di Reinhard Strohm e Rob Wegman sappiamo tutto ` sulla personalita dei facoltosi coniugi committenti e le loro strategie comunicative (in una combinazione di mecenatismo artistico a 360 gra` di, pieta cristiana e opere di assistenza sociale), sullambiente di Bruges in cui la Messa nacque e fu eseguita per la prima volta, sulle fonti del materiale musicale; insomma una Messa minuto per minuto , volendoci avvalere di una metafora forse poco riguardosa. Entrare nel dettaglio sarebbe irrispettoso per gli specialisti e superfluo per gli altri, visto che troveranno il tutto organicamente esposto nel corredo cartaceo del CD ma soprattutto nel DVD annesso, dove lesecuzione si avvale di unillusionistica sceneggiatura tipo macchina del tempo: cantori in cotta davanti al gran leggio corale, graziosa vedovella orante, celebrazione liturgica in tempo reale con le giuste intonazioni gregoriane del proprium debitamente nasalizzate alluso gallicano. E poi, terzo strato della sontuosa torta, un lungo bonus filmato di sopraluoghi, retroscena delle prove, piacevoli dialoghi didattici fra la musicologa statunitense Jennifer Bloxam e il falsettista Stratton Bull, direttore del complesso Cappella Pratensis. Questultimo, a due voci maschili per parte, dipana senza rampanti estremismi la fabbrica politestuale e pluringuistica intessuta da Obrecht sui tenores scelti in omaggio al defunto da suffragare, con suono fuso e carezzevole ben ` che rispettoso delle individualita timbriche. E per gli interessati (studenti, studiosi o semplici musicofili ` in vena di approfondimenti) e perfino disponibile un sito web dedicato: www.ObrechtMass.com. Schiaffo morale a quei maestri di cappella moderni pronti a spacciare le proprie arbitrarie intuizioni per frutto di severe ricerche musicologiche che mai non fecero, e che il servo encomio di certa critica accredita loro sulla parola. Carlo Vitali

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Philharmoniker, direttore Willem van Otterloo CHALLENGE CLASSICS CC 72383 (7 CD) B ADD 507:35

CD
WILLEM VAN OTTERLOO Musiche di Smetana, Franck, Beethoven, Schubert, Brahms, Bruckner, Wa gner, Saint-Sae ns, Rachmaninov, Berlioz, Weber, Meyerbeer, Grieg, Prokofiev organo Feike Asma pianoforte Cor de Groot violino Theo Olof violino Herman Krebbers Hague Philharmonic, Royal Concertgebouw Orchestra, Wiener Symphoniker, Berliner

Il nome di Willem van Otterloo ` e noto ai discofili ` di una certa eta che non avranno dimenticato le sue tante incisioni in vinile per la Philips, anche se il direttore olandese ` ` non e mai diventato una celebrita fuori dai patrii confini e dallAustra` lia, dove ricopr incarichi stabili a Melbourne e a Sydney e dove nel ` 1978 mor in un incidente dauto al` leta di settantuno anni. Dopo le prime affermazioni come violoncellista ` e compositore la sua carriera si lego nel dopoguerra alle maggiori orchestre olandesi compresa quella del Concertgebouw ma soprattutto alla Residentie Orkest o Filarmonica dellAja con un incarico stabile dura to dal 1948 al 1973. Ne mancarono assidue collaborazioni con alcuni grandi complessi sinfonici di altri paesi come lOrchestra dei Concerti Lamoureux di Parigi, i Berliner e i Wiener Philharmoniker. Fino a non molti anni fa il ricordo della notevole statura interpretativa di van Otterloo era custodito soprattutto dagli irriducibili cultori del vinile, a parte qualche isolata ristampa Philips, Decca, DG e Doremi Records. Oggi invece poggia essenzialmente sul massiccio impegno di Challenge ` Classics che ha gia pubblicato un singolo dedicato al van Otterloo compositore e un cofanetto di tredici CD con registrazioni effettuate fra il 1950 e il 1960 insieme alla Residentie Orkest. Questo nuovo album completa la documentazione includendo incisioni realizzate fra il 51 e il 66 anche con altre orchestre, il Concertgebouw, i Wiener Symphoniker e i Berliner Philharmoniker. Registrazioni bellissime fra le quali si segnalano alcuni dei maggiori esiti discografici del direttore, la Quinta e la Sesta di Beethoven la Settima di Bruckner, la Sinfonia, Les Eo lides e Psyche di Franck, la Terza di Saint-Saens, il Siegfried Idyll di Wa gner. Per riferirsi ad altri illustri direttori olandesi lo stile di van Otterloo appare vicino a quello classico e controllato di van Beinum e di Haitink piuttosto che alle geniali intemperanze di Mengelberg. Due i settori privilegiati del suo repertorio, il sinfonismo austro-tedesco da Beethoven a Mahler e la musica francese fra Ottocento e primo Novecento. Le sinfonie di Beethoven registrate a

PROKOFIEV
` Vienna nel 1958 (la Quinta costitu la prima incisione stereo del direttore) e nel 1953 (la Sesta) evidenziano il senso della tradizione nella concezione del suono e allo stesso tempo ` la modernita dello stile del direttore ` nellagile mobilita dei tempi, nella cura dei dettagli come nel lirismo dei cantabili. Letture allo stesso tempo robuste ed eleganti che posso ricordare il rigore e la misura di Walter ` ` piu che la fantasiosa liberta degli interpreti di scuola romantica. Pregevoli sono anche le due Romanze registrate nel 1951 e nel 1952 con due magnifici strumentisti olandesi Theo Olof, allepoca primo violino della Residentie Orkest e collaboratore privilegiato di Maderna, e Herman Krebbers. Il Terzo Concerto per pianoforte proviene dallintegrale realizzata con il pianista olandese Cor de Groot (1914-1993) interprete ` notevolissimo che alleta di quarantacinque anni, allapice della carriera, per una paralisi alla mano destra dovette limitare il suo repertorio alle opere per la sinistra. Il suo Beethoven limpido e asciutto diverge radicalmente dal taglio accentuatamente romantico di molti dei suoi colleghi dellepoca e stabilisce un accordo perfetto con la visione di van Otter` loo. Cor de Groot e anche interprete autorevole dei primi due Concerti di Rachmaninov registrati con la Filarmonica dellAja nel 1954 e nel 1952. Il pianista sfoggia una grande tecnica ` e una fantasiosa elasticita di fraseggio ma allinterno di una visione priva di eccessi, imbrigliata da van Otterloo in una cornice orchestrale che non manca di evidenziare con bravura il fasto della strumentazione. Di Bruckner van Otterloo incise lOuverture in Sol minore, la Quarta e la Settima Sinfonia adottando in entrambe le edizioni di Robert Haas. La Sinfonia in Mi maggiore incisa con i Wiener Symphoniker nel 1954 illustra le credenziali dellinterprete bruckneriano di razza nellenfasi e nella tenerezza che contrassegnano lenunciazione dei temi come nella chiarezza assegnata agli intricati sviluppi polifonici. Una esecuzione dai tempi scorrevoli ma accurata e intensamente lirica, lontana dalla sa` cralita monumentale degli interpreti di scuola tedesca e animata da una concezione decisamente moderna. In particolare lAdagio, privo del famoso unico colpo di piatti aggiunto da Schalk, sfoggia un legato e una gradazione dei piani dinamici assolutamente esemplari. Fra le incisioni di van Otterloo raccolte in questo cofanetto spiccano le tre pagine di Franck registrate ad Amsterdam nel 1954 (Psyche) e in stereo nel 1964 (Les Eolides e la Sinfonia). Di fronte al composito amalgama di influenze diverse riscontrabili nel Franck sinfonico il direttore sembra curiosamente privilegiare il versante francese rispetto a quello tedesco, risultan` do insomma piu vicino a Monteux che a Furtwangler. Lo si avverte nel ` la trasparenza e vaporosita del suono orchestrale, nel nitore dei particolari, nella inflessibile logica dei tempi come nella sinuosa eleganza di un fraseggio che evita di accentuare il turgore espressivo caro ad altri illustri interpreti. Tre esecuzioni magnifiche collocabili fra i vertici storici nella discografia del musicista belga. ` Nella stessa prospettiva e ricreata con spolvero virtuosistico e mobi` lissima varieta di fraseggi la Terza di Saint-Saens incisa nel 1954 con la Filarmonica dellAja e lorganista Feike Asma, una registrazione mono fra le migliori dellepoca. Originariamente abbinata alla Sinfonia fantastica di Berlioz lincisione dellIdillio di Sigfrido di Wagner realizzata ` a Berlino nel giugno del 1951 e un ` gioiello di incantevole semplicita espressiva e raffinatezza di colori. Il direttore ne propone la versione per orchestra ma trattandola con ` una delicatezza e una lucidita di analisi che sembrano conservare la preziosa filigrana della stesura originale. Nellultimo CD, accanto a varie piccole pagine che illustrano la brillantezza tecnica e leleganza del direttore olandese, spicca infine la Seconda Sinfonia di Weber incisa ad Amsterdam nel 1956, allepoca ` unautentica rarita dagli scarsissimi riferimenti discografici, della quale van Otterloo fa ammirare una lettura di deliziosa freschezza, ben suonata nello spicco concertante di flauto, oboe, corno e fagotto dalle prime parti della Filarmonica dellAja. Lo stampaggio originale la abbinava alla Sinfonia di Cherubini diretta da Carlo Zecchi. Tutte le ` registrazioni gia allorigine di otti` ma qualita tecnica sono state riversate con grande cura e la pubblica` zione e corredata da un serio opuscolo illustrativo di Otto Ketting contenente molte utili informazioni sul direttore e sulla sua discografia. Giuseppe Rossi

CD
PROKOFIEV Concerto per violino n. 1 op. 19; Concerto per violino n. 2 op. 63 violino Pavel Berman Orchestra della Radio Svizzera Italiana, direttore Andrey Boreyko Sonata per due violini in Do op. 56 violini Pavel Berman, Anna Tifu DYNAMIC CDS 676 A DDD 62:22

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` Si puo dire qualcosa di nuovo con due classici del Novecento, iper-conosciuti e iper-eseguiti, come i Concerti violinistici di Proko` fiev? Si puo, se ci sono le condizioni. Come in questo CD, illuminato, pure, nel completare i sessanta e passa minuti con la trascurata Sonata per due violini soli: quella che non piaceva a David Oistrakh, il Virgilio delle Sonate prokofiane (le due col pianoforte). Per dire cose nuove ci vuole un violinista quale Pavel Berman, medaglia doro al Concorso di India` napolis, che e anche un vero direttore dorchestra. Musicista che ha dunque della partitura una visione non limitata alla parte solistica ma totale . Il Berman che, tra laltro, si sta leggendo, in russo, le novecento e passa pagine di Memorie di Prokofiev dopo avere registrato, sempre per la Dynamic, pochi mesi fa, la coppia di Sonate e le Cinque melodie prokofiane (pianista Vardan Marmikonian). Ci vuole ancora unorchestra di assoluta eccellenza, camaleontica nel cambiar pelle a seconda dei direttori ospiti, chiarissima come quella della Radio Svizzera Italiana; complesso certo stimato ma che meriterebbe ben altra considerazione nel panorama delle compagini internazionali. Ci vuole anche e naturalmente una bacchetta comme il faut. Qui il simpatico e giovane quanto navigato Andrey Boreyko che con strumentisti e solista stabilisce il rapporto cameristico-concertante di un con` certo mozartiano; che e poi quello della musica da camera. ` Ed ecco la novita di queste letture, chiare, fluide, naturali. Mozartiane, appunto. Dove il solista si fa da parte se la scrittura sinfonica lo ri` chiede; dove Boreyko e misurato ed equilibrato come Berman stes` sa lunghezza donda ; dove lOSI e un prodigio di nitore ed evidenza; dove tutto fluisce come in quei lirici meccanismi di precisione che so-

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RACHMANINOV
no appunto i lavori violinisti prokofiani. ` Con, in piu, lex enfant prodige Anna Tifu che, nella sonata a due, dimostra di avere mantenuto le promesse e scioglie, in perfetta intesa, col partner, la linea neoclassica del lavoro con belleloquio e bellissima misura. ` Alberto Cantu resto della vicenda si dipana con ` bastevole credibilita e crea un clima di fosca foia che rende adeguatamente la cupa vicenda di sesso e sangue. E per una volta diamo un senso, tra laltro, alla lussuria del tristo barone e della incolpevole diva: Tosca resta in sottoveste e si prepara allimmolazione, Scarpia si toglie giacca e cravatta e si butta sulla sua vittima, la quale, guarda ` caso, se sdraiata sulla grande tela che ritrae lAttavanti, tela che Scar` ` pia, chissa perche, se portata a Palazzo Farnese. La vicenda musicale soffre di analoghi strappi, stavolta non tanto alla convenzione quanto alla norma esecutiva; per una Tosca provvista, fra tenore, baritono e regista, di ` cos tanti titoli di glamour, Paolo Carignani offre una lettura per molti versi pregevole, attenta soprattutto a far risaltare con cura analitica gli innumerevoli, piccoli episodi strumentali che fanno la ` gloria di Puccini, e pero manca forse quel tratto di isteria sonora necessario a dar risalto alle convulse violenze libertine della musica. ` E manca una cantabilita franca, sontuosa, atta a dipingere la Roma papalina che il compositore aveva in mente. In tal senso si poteva ` esigere di piu, per dire, dallesplo` sivo finale primo (ma l centra in buona misura anche Hampson), che trascorre invece privo della sua ` carica di tragica opulenza. Pur e dato riconoscere al direttore italiano almeno un grande momento, la splendida apertura orchestrale del terzo atto: unalba quirite di note` vole fascino sonoro, che e la perla dellintera esecuzione. ` Ma dicevo del glamour, che e garantito specialmente dalla presenza di Jonas Kaufmann come Cavaradossi; il giovane tenore tedesco conferma quanto di buono sera ` sentito di lui: il colore e brunito, quasi baritonale, ma gli acuti squillanti il giusto; e la mezza voce, di cui egli forse un poco abusa, ottiene al suo E lucevan le stelle effetti di malia oggi impensabili con ` altri protagonisti. Emily Magee e una bella signora alquanto ubertosa e fa la sua Tosca con grande pro` fessionalita, difettando magari nel ` registro grave; la voce non e voluminosa ma regge bene i passi aspri dellopera, Do della lama compreso. Quel che le manca sono la ` vera sensualita del timbro e labbandono nervoso che fanno le grandi Tosche. Thomas Hampson, ` infine, e quel meraviglioso liederista che tutti ammiriamo, ma la sua

DVD Video
PUCCINI Tosca (opera in tre atti su libretto di L. Illica e G. Giacosa) E. Magee, J. Kaufmann, T. Hampson; Coro e Orchestra dellOpernhaus di Zurigo, direttore Paolo Carignani regia Robert Carsen scene e costumi Anthony Ward DECCA 074 3420 A 125:00

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Non tutti i registi ` dopera cui e demandato di rinnovare la pratica degli spettacoli odierni sono riusciti a imparare che in quel riottoso apparato del teatro musicale fa capolino unincognita maligna, predisposta non tanto dagli uomini quanto dalle convenzioni stesse dellopera. Mettiamo il caso di questa Tosca, proveniente da una ribalta ` autorevole quale e oggi lOpernhaus di Zurigo: Robert Carsen, uomo di teatro cui non mancano intelligenza e senso della scena, ` immagina Tosca ambientata piu o meno ai giorni nostri, e fin qui niente di male; la vicenda si presta e la stessa ricostruzione dei luoghi deputati avviene con sobria verosimiglianza: una chiesa, linterno di un importante palazzo romano, un terrapieno che funge da fortezza per la finale fucilazione. Ma lo scherzo glielo gioca quella bene detta convenzione, perche la convenzione vuole che i cantanti, specie nei momenti topici dellazione, cantino rivolti alla bacchetta e al pubblico e non mai in posizione sbilenca o di spalle. Il Nostro escogita invece nel primo atto un luogo di preghiera con le sedie rivolte non verso il fondo ma in linea orizzontale, quasi laltare si trovasse sul limitare estremo destro della scena; di modo che, nellatto del finale Te Deum coristi e baritono sono costretti a esporre le loro ragioni canore di sghembo, voltan` dosi verso la platea. E mai possibile incappare in una gaffe teatrale del ` genere? E possibile, secondo Car` sen; ed e un peccato, visto che il

` confidenza con il melodramma e troppo scarsa perche si possa parlare di un congruo Scarpia. Dovessi confessarlo sotto tortura, egli mi sembra allora il vero punto oscuro della Tosca zurighese: la voce e il fraseggio non reggono alla tensione declamatoria della parte e il Te Deum letteralmente lo sovrasta. ` Buoni momenti, s, specie quando la foga mortifera cede il passo alle insinuazioni e ai sussurri, ma niente che consenta di farne il polo dialettico che la drammaturgia pucciniana esige. Il glamour, alla fi` ne, e insomma parziale; ma con ` quello che si ascolta in giro, e inutile fare i preziosi: questa Tosca non ` si iscrivera nel libro mastro delleccellenza eppure si ascolta e si vede senza grandi emozioni ma con gusto. Aldo Nicastro

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RACHMANINOV Variazioni su tema di Corelli op. 42 BACH-BUSONI Ciaccona RAVEL Valses nobles et sentimentales STRAVINSKI Trois mouvements de trouchka pianoforte Freddy Kempf Pe BIS SACD-1810 A DDD 63:45

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Quando uscirono, alcuni anni fa, i primi dischi di Freddy Kempf (Studi di Chopin e di Liszt, Ballate di Chopin) pensai che al giovane Kempf mancava una f per esser preso in seria considerazione, dal ` momento che la sua gia notevole ` manualita non eguagliava la musi` calita e la bellezza di suono del grande Wilhelm Kempff con due f. Molto del suo Chopin e del suo Liszt, peraltro lontano da quello dei grandi virtuosi del passato, era eseguito meccanicamente nei passi ` brillanti e con una espressivita deformata e poco ispirata nel canta` bile. Non ho seguito piu, poi, lo sviluppo, la carriera e la discografia del pianista inglese. Vedo che ha registrato varie cose, soprattutto

autori russi, nei quali presumo un pianista come lui si trovi a suo ` agio: e musica poco difficile da interpretare, quando si ha la tecnica ` giusta per superarne le asperita tecniche e realizzarne gli effetti, dato ` che la ricerca delleffetto e lelemento base di questo repertorio. La conferma infatti eccola in questo recente disco, unantologia un po sconclusionata che ha nei due brani russi, di Rachmaninov e di Stravinski il suo punto di forza, ` anche se in realta lo spirito fieraio` lo di Petrouchka e la tragicita che alligna in questa sagra paesana nella figura del Pierrot russo sfuggono allinterprete, teso a realizzare il celebre trittico come un semplice pezzo di bravura. Un pezzo di bravura non sono le raveliane Valses nobles et sentimentales, ma gli effetti timbrici sono ben ` realizzati e con ottima sonorita . ` Ce poi la Ciaccona in Re minore di Bach, nella celebre trascrizione di Busoni. E qui mi chiedo: per suonare la Ciaccona con chi dobbiamo fare i conti, con Bach o con Busoni? Gli interpreti si dividono: o con luno o con laltro, ossia ri` spettando piu loriginale o la libera versione busoniana. Benedetti Michelangeli fece i conti con se stesso, eseguendo una Ciaccona che ` non e ne di Bach ne di Busoni, ma di Benedetti Michelangeli. Ecco, Freddy Kempf invece fa i conti con Rachmaninov, dandoci una Ciaccona vista alla russa, e con gli occhiali di Rachmaninov in particolare: la suona infatti non dissimile da quelle Variazioni op. 42 che hanno aperto il disco. Manca la logica discorsiva bachiana, ogni variazione va per la sua strada non curandosi di quella che viene prima e di quella che segue. Una serie di frammenti, una collezione di francobolli. ` Leffetto naturalmente ce : non tanto quello dato dalla tecnica digitale, di cui era maestro Michelangeli, ma certo in fatto di poten` za sonora e aggressivita percussiva. Riccardo Risaliti

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RAVEL

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RAVEL Sonata postuma per violino e pianoforte; Sonata in SOL per violino e pianoforte; Pezzo in forma di Habanera per violino e pianoforte; Ber ceuse sul nome di Gabriel Faure per violino e pianoforte; Tzigane per violino e pianoforte violino Francesco DOrazio pianoforte Giampaolo Nuti RAVEL Sonata per violino e violoncello violino Francesco DOrazio violoncello Nicola Fiorino DECCA 476 4399 A DDD 67:04

frirne maggiormente) caratterizzate da una timbrica piena, virile, ma poco sfumata. Massimo Viazzo

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REICH Kuniko plays Reich Electric counterpoint, Six marimbas counterpoint, Vermont counterpoint vibrafono, marimba, percussioni, nastro preregistrato Kuniko Kato LINN CKD 385 A DSD 47:06

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BRAHMS Quintetto in fa op. 34 per pianoforte e archi pianoforte Paolo Restani Quartetto darchi della Scala SCHUMANN Quintetto in Mi bemolle op. 44 per pianoforte e archi pianoforte Paolo Restani Quartetto darchi della Scala DECCA 476 4373 A DDD 72:58

Nel primo dei due compact disc pubblicati dalla divisione italiana della Universal il protagonista asso` luto e Francesco DOrazio, fresco vincitore del Premio Abbiati 2010, unico violinista italiano ad aver conseguito lambito riconoscimento dopo Salvatore Accardo (nel 1985). ` DOrazio e un violinista che fa del` la versatilita (e la motivazione del premio della critica italiana sottolinea proprio questo aspetto) la sua arma vincente nei confronti dei re` pertori piu disparati: lo possiamo apprezzare, e sempre ad alti livelli, in una esecuzione filologicamente informata di una sonata di Vivaldi, come pure nella vertiginosa Sequenza di Luciano Berio. In tal senso il solista pugliese incarna al meglio la figura del concertista contempora` ` neo. La solidita tecnica, la lucidita nel mantenere viva la frase, limpiego di un suono bello, ma non edonistico ricordo che DOrazio suona su un Giuseppe Guarneri del 1711 rendono lincisione di questomnia raveliana certamente interessante, anche se lesecuzione, a volte, un po sbilanciata proprio verso il violino. Nellaltra proposta firmata Decca ecco la classica accoppiata che abbina i due Quintetti con pianoforte di Schumann e Brahms, e che vede impegnati il pianista Paolo Restani e il Quartetto darchi della Scala. Esecuzioni quadrate, ineccepibili dal punto di vista formale, non fan` tasiosissime (ed e Schumann a sof-

Esponente di spicco del minimalismo in musica, Steve Reich ` e presente in questo disco con tre ampie composizioni per organici diversi, arrangiate e presentate dalla percussionista giapponese Kuniko Kato in una nuova veste strumentale (realizzata consultando direttamente lo stesso compositore): Electric counterpoint, articolato in tre movimenti (da eseguire senza solu` ` zione di continuita), e presentato in unelaborazione per vibrafono, marimba e nastro preregistrato; Six ` marimbas counterpoint e offerto in una riduzione per la sola marimba

e nastro preregistrato, mentre Ver` mont counterpoint e eseguito nella versione per solo vibrafono e nastro preregistrato. Si tratta di composizioni nelle quali un modulo ritmi` co-melodico e ripetuto dallinizio alla fine apportando microvariazioni tese a creare un impercettibile movimento allinterno di un tessuto compatto e, solo apparentemente, uniforme. Nellaffrontare questo arduo itinerario, la percussionista ` giapponese Kuniko Kato si e dimostrata una strumentista straordinaria, pienamente in grado di dipanare questi vasti e complessi edifici con ` ` una lucidita e una organicita tali da dar vita a una trama sonora di singolare fascino, grazie anche alle magie timbriche create con la ma` rimba: e il caso, ad esempio, del Six marimbas counterpoint, reso con una precisione ritmica e con una energia davvero sorprendenti, o, ancora, del Vermont counterpoint, pagina di ` liquida fluidita affrontata con un controllo assoluto non solo del ritmo, ma anche delle dinamiche. Al ` disco e allegato un elegante fascicolo comprendente ampie e dettagliate note di presentazione firmate dallo stesso Reich e da Kuniko Kato. Claudio Bolzan

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RISTORI Divoti affetti alla Passione di Nostro Signore D. Mields, F. Vitzhum; Echo du Danube Esercizi per lAccompagnamento Echo du Danube ACCENT ACC 24209 A DDD 63:57

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Dobbiamo ai corpulenti Annales ( de la musique et des musiciens en Russie au ` XVIII sie cle, Ginevra 1948-51 ) del musicologo Robert Aloys Mooser la conoscenza del principale merito del compositore bolognese Giovanni Alberto Ristori, figlio del capocomico Tommaso. La sua commedia per musica Calandro (novembre 1731) risulterebbe infatti essere la prima opera rappresentata in terra russa per desiderio della Zarina Anna. Precedendo dunque anche quel Francesco Araja, giunto ` a Pietroburgo nel 1735, che e considerato lantesignano del teatro musicale in Russia. ` ` In realta il nostro fu molto piu attivo nel non meno blasonato terri` torio di Dresda, citta dalla intensa ` e qualificata produttivita musicale tra barocco e classicismo come attestano i nomi di Zelenka, Heinichen, Hasse e Naumann. E il viaggio a Mosca si era reso necessario proprio per i trionfanti successi in terra tedesca della concorrenza rappresentata dallemergente Hasse. Numerosi gli incarichi del Ristori tra Dresda e Varsavia, da Kapellmeister del re polacco, organista da camera di Federico Augusto II (1733), compositore di chiesa e vice-kapellmeister (1750), mentre gli si riconosce il merito di aver inserito opere comiche in Sassonia sotto la forma non solo di intermezzi ma anche di commedie in musica. ` Nel suo catalogo pero oltre a melodrammi (il Calandro, unica sua opere registrata discograficamente, Don Chisciotte o Arianna), Oratori, Cantate e musica sacra (quindici messe, tre Requiem e ventidue mottetti). ` A riportarne in auge il nome e ora lEcho du Danube (salterio,arpa, liuto, cembalo, organo e viola da gamba) con le voci del soprano Dorothe e Mields e del contralto Franz Vitzhumt, che ripropone allascolto una serie di devote meditazioni sonore del periodo quaresimale dal poetico titolo di Divoti affetti alla Passione di Nostro Signore , duetti sacri da camera scritti per essere eseguiti dalla Real

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ROSSI
Cappella di Dresda nella antica Chiesa cattolica di corte nei giorni ` di Venerd e Domenica della Quadragesima e intercalati, secondo luso del tempo, con una serie di Esercizi per lAccompagnamento (comprendenti una tripartita Sonata in Sol minore) allora destinati allo studio del basso continuo e alla improvvisazione, realizzati per una ` bella varieta di gamma strumentale dallo stesso Alexander Weimann, cembalo-organista dellensemble. Apre e chiude ad esempio il medesimo Esercizio (Andante) in Do minore eseguito rispettivamente prima al cembalo e poi allorgano. La morbidezza vocale delle due voci e ` la grande varieta dellorganico strumentale appaiono pienamente convincenti e rendano pienamente giustizia al dimenticato compositore bolognese. Lorenzo Tozzi causa del forfait di un collega. Quello che, viceversa, si fa molta ` fatica a comprendere e il motivo per cui, nel momento in cui si sceglie di riportare alla luce unopera sepolta da centotrenta di silenzio, la si debba aggiustare accorciandola ` qua e la a proprio piacimento, espungendo ad esempio lintera sinfonia. ` Protagonista, in tutti i sensi, e Dimitra Theodossiou. Il soprano gre` co, come e solita fare quando manca un direttore autoritario, si concede qualche eccesso negli acuti buca-orchestra, ma riesce a dipingere a tutto tondo il personaggio della regina egizia, supportata co` me da una voce piena e luminosa e da una solida tecnica che le permette lo squillo sonoro e le smorzature, i filati in pianissimo nel regi` ` stro piu acuto e in quello piu grave. La partitura, offrendo a Cleopatra un campionario di situazioni senti` mentali varie (la felicita, lapprensione e il disinganno, la fierezza della regina ferita, la seduzione della femme fatale, la morte a testa alta), permette alla Theodossiou di sfoggiare il proprio carisma interpretativo nellaria del II atto: dalla delicatezza del recitativo alla dolcezza fremente del cantabile che si conclude in unatmosfera trasognata, subito prima che le giunga la notizia delle imminenti nozze romane di Antonio. Appresa la notizia, si rivela regina torreggiante e vendicativa nei suoi acuti lancinanti. Un simile mutamento spirituale si ha anche nel duetto di Cleopatra con Ottavio Cesare (Ottaviano, non ancora divenuto Augusto) nel IV atto, dove la notizia della morte di Antonio, suicida dopo la sconfitta ` di Azio, giunge a meta del colloquio e permette ad Ottaviano di gettare maschera mostrando il proprio disprezzo per la regina, che abbandona il timbro seducente per assumere laccento terribile della disperazione. Lopera che segue abbastanza da vicino le forme tipiche del melodramma ottocentesco nei duetti e ` nei finali, mentre preferisce la piu libera romanza per le arie solistiche fa un certo uso di elementi timbrici e ritmici di sapore esotico. Dei personaggi, se si toglie la monumentale regina, lunico a subire una ` propria evoluzione interiore e Antonio. Il tenore Alessandro Liberatore, tuttavia, riesce solo parzialmente ad esprimerne il carattere, appiattendosi su uninterpretazione ` sforzata che puo andar bene a raffigurare il dolore della sconfitta nel-

CD
ROSSI Cleopatra (melodramma in quattro atti su libretto di M. DArienzo) D. Theodossiou, A. Liberatore, P. Pec` chioli, S. Catana, W. Corro, T. Carraro, P. Gardina, G. Medici; Orchestra Filarmonica Marchigiana, Coro Lirico Marchigiano V. Bellini , direttore David Crescenzi NAXOS 8.660291-92 (2 CD) B DDD 105:10

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Chi scrive era al Lauro Rossi di Macerata quando, nel luglio ` 2008, e stata rappresentata la Cleopatra che ora viene pubblicata dalla Naxos in registrazione live; e ricorda ancora il clangore che la grande orchestra del tardo Ottocento Cleopatra risale al 1876 produceva nella piccola sala settecentesca del Bibbiena. Per riscoprire il compositore maceratese nel teatro a lui dedicato si sarebbe potuta scegliere una delle opere che lo avevano portato al successo quarantanni prima, e se si voleva riesumare questo titolo con i suoi effetti-colossal bisognava avere il coraggio di rappresentarlo allo Sferisterio. Nelledizione discografica, il buon lavoro dei tecnici del suono fa scomparire i problemi di natura ambientale. Ma non sempre lesecuzione procede a ranghi serrati, ` come e del resto comprensibile se si pensa che David Crescenzi, maestro del Coro Lirico Marchigiano V. ` Bellini , si e trovato, a pochi giorni dalla prima, a dover ricoprire anche il ruolo di direttore dorchestra a

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D. SCARLATTI
clavicembalisti. Per esempio la Sonata K 132 supera i 7:30 contro i 6:35 di Andreas Staier, mentre la Sonata K 239 dura 3:30, circa trenta ` secondi in piu rispetto allinterpretazione di Pierre Hanta . Anche quando qualche concessione al virtuosismo viene fatta, come nel caso della Sonata in Re minore K 141, il fraseggio resta naturale, quasi parlante. Le stesse considerazioni valgono per ` il tocco, che e trasparente ma non brillante, perche i preziosismi timbrici sono estranei alluniverso espressivo del pianista francese, attento alla concretezza dellespressione musicale. Lo dimostra la Sonata in Mi maggiore 380, che sotto le diun grancoda Yamaha nellormai mitica sala LHeure Blue a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera. Luca Segalla

Sedici domande ad Alexandre Tharaud


` Alexandre Tharaud si e mosso sem` pre con liberta nel mondo del concertismo, seguendo il suo gusto e le sue passioni. Anche nei ritmi di lavoro, con lunghe pause tra una ` tournee e laltra, Tharaud e un pianista insolito. Decisamente origina` le e il suo repertorio, molto francese e molto clavicembalistico. Bach, Rameau, Couperin e Scarlatti. Poi Chopin, Ravel, Satie e Poulenc. ` Nella sua discografia ce anche un album con i Pezzi lirici di Grieg (nel 1993, a inizio carriera), poi la musica da camera non moltissima, a dire il vero e quindi un CD dedicato al contemporaneo francese Thierry Pecou. Antivirtuoso ma a suo modo un divo, Tharaud, parigino, classe 1968, ` e poco incline ai preziosismi timbrici; si concentra sul senso della ` musica, e abituato a scavare in pro` fondita. A lavorare sulla struttura di ` un brano piu che sulla superficie timbrica. Matura lentamente le sue idee e poi le realizza con determinazione. Anche quando ci racconta del suo nuovo disco, le parole sono misurate e precise.
Dopo molta musica francese, un CD dedicato a Domenico Scarlatti. Perche questa scelta? Credo fosse un passaggio obbligato dopo Bach, Rameau e Couperin. Per anni, alla fine dei miei concerti, molta gente veniva a chiedermi quando avrei fatto un disco con le sonate di Scarlatti; poi ci sono molte sonate scarlattiane poco note al pubblico, che ritengo importante ` far conoscere. Cos mi sono deciso. Con quali criteri ha selezionato le sonate del disco? In primo luogo ho voluto registrare le sonate che ho studiato quando ero molto giovane, a sette-otto an` ni, leta in cui ho scoperto Scarlatti. Poi alcune sonate virtuosistiche e alcune malinconiche, altre basate sui ritmi delle danze di corte come la gavotta e infine qualche sonata di ispirazione popolare, dal momento ` che e molto importante a mio avviso sottolineare il legame di Scarlatti con la musica del popolo e della strada, come il flamenco. Ho notato che in molti casi i Suoi tem-

lultima aria, ma manca, nel I atto, tanto di grazia quanto di squillo eroico. Gli altri interpreti sono tutto sommato capaci, pur con mezzi non sempre smaglianti, di incarnare i semplici caratteri delineati da Lauro Rossi: linsistente vibrato del mezzosoprano Tiziana Carraro per linsicurezza trepidante di Ottavia; il fraseggio dolente e la voce un po impastata del baritono Sebastian Catana per Diomede, amante respinto ma sempre fedele a Cleopatra; la voce solida e capace di significative sfumature del basso Paolo Pecchioli per lastuto uomo di Stato Ottaviano. Marco Leo

minuti ad offrire il terreno fertile a una fantasia inventiva ed a un acume quanto mai rari. Il tratto saliente delle sue interpretazioni questo CD ` lo conferma e infatti la ricerca di una chiave di lettura capace di rivelare lessenza profonda di un compositore. In questa prospettiva ChoAlexandre Tharaud

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CD
D. SCARLATTI Sonate K 239, K 208, K 72, K 8, K 29, K 132, K 430, K 420, K 481, K 514, K 64, K 32, K 141, K 472, K 3, K 380, K 431, K 9 pianoforte Alexandre Tharaud VIRGIN 50999 64201 627 A DDD 68:05

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Uno Scarlatti co` s trasognato e trasparente, so` speso tra vivacita e malinconia e animato da uneloquenza umanissima poteva uscire solo dalla fantasia di un artista estroso e riflessivo come Alexandre Tharaud. Estroso perche il pianista francese ha sempre mostrato di possedere inventiva e verve in Rameau come in Ravel, in Chopin come in Chabrier, in Schubert e Satie. Riflessivo perche le sue interpretazioni possiedono una forte coerenza interna, nascendo tutte da un lungo percorso di studio. Possiamo rinvenire, anzi, un filo comune nei CD di Tharaud, per cui questa antologia scarlattiana, che segna il debutto con letichetta Virgin, appare come il completamento di un cammino iniziato molti anni fa con Grieg, Poulenc e i clavicembalisti francesi. Tharaud predilige le miniature. Sono proprio le dimensioni ridotte di pagine destinate a esaurirsi in pochi

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` pin non e soltanto il creatore di malinconiche suggestioni da salotto, ma un geniale ricreatore di musica ` di origine folklorica. Chabrier e un grande e cordiale affabulatore e non solo un bizzarro inventore di illusio` nismi ritmici sulla tastiera. Cos Domenico Scarlatti, oltre a essere il virtuoso imprevedibile delle corti di Portogallo e Spagna, si rivela un ` esploratore delle profondita della psiche. Si vedano il clima introverso della Sonata in Do maggiore K 132, dove tutto appare come trasfigurato, linquietudine umbratile della Sonata in La minore K 3, la bizzarria strana della Sonata in Do maggiore K 420. I tempi sono estremamente mode` rati (in genere Tharaud e poco incline a tempi veloci), soprattutto se messi a confronto con i tempi dei ta di Horowitz era un miracolo di invenzioni timbriche, mentre con Tharaud conserva intatto il suo carattere di danza popolare. Il carattere danzante viene meravigliosamente accentuato nella Sonata in Re minore K 64, su un robusto ritmo di gavotta. Anche la pagina con cui si apre questa personalissima antologia, compilata secondo criteri puramente estetici e non di completezza musicologica, la Sonata in Fa minore K 239, possiede, pur nella sua malinconia svagata, un eloquio molto naturale. Lo Scarlatti di Tharaud, ` insomma, non e confinato in un olimpo di pura e intatta bellezza, ` ma viene calato nella quotidianita dellesperienza. ` ` Molto curata e anche la qualita tecnica della registrazione, effettuata su

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` pi sono piu lenti rispetto a quelli di altri interpreti, soprattutto nelle sonate in modo minore. Per quale motivo? ` La velocita non dipende soltanto dal pianista, ma anche dal pianoforte, dallacustica, dalle condizioni ` della sala. In realta non potrei dire come sono davvero i miei tempi, perche ogni volta, in concerto, cambiano! ` Dove e avvenuta la registrazione? In una fantastica sala in Svizzera, LHeure Bleue, a La Chaux-deFonds: erano anni che sognavo di registrare in quella sala. Ho usato uno Yamaha, come nel CD di Satie di tre anni fa: sono riuscito a trovare uno strumento meraviglioso, ideale per Scarlatti. ` Oggi e abbastanza comune affrontare Scarlatti al pianoforte, mentre qualche ` decennio fa erano piu frequenti le interpretazioni al clavicembalo. Quali sono i vantaggi e i limiti? ` E importante, per prima cosa, avere in mente che queste sonate sono state scritte per il clavicembalo: bisogna cercare sul pianoforte la leggerezza del suono clavicembalistico. In secondo luogo bisogna conside` rare la modernita della musica di Scarlatti. Handel e Bach sono nati nello stesso anno di Scarlatti, eppu` re appaiono piu legati al loro periodo storico, mentre la musica di Scarlatti sembra essere stata scritta `` ieri. Cos e molto facile suonare questa musica su un pianoforte, ` certamente piu facile rispetto alla musica di Bach, di Handel, di Ra meau o di Couperin. Il limite del ` ` pianoforte e che e troppo lirico e che in alcune situazioni manca di forza: sembra incredibile, ma a vol` te le sonorita del clavicembalo sono ` piu incisive, anche se si pensa sempre il contrario. Fra gli interpreti di Scarlatti chi apprezza in particolare, tra i pianisti? Marcelle Meyer, Clara Haskil e Vladimir Horowitz. Ritengo la ` Meyer la piu grande pianista donna ` della storia: e il mio idolo e tutti i suoi dischi sono per me fondamen tali. Poi viene Clara Haskil, perche ` ` quella di Scarlatti e la musica piu ` adatta alla sua personalita , per la ` teatralita e per lhumour. Infine ` Horowitz, perche lui e il cinema noi in Francia diciamo un piccolo bambino con un carattere difficile. ` Ed e anche molto lirico. Tra i clavicembalisti direi Pierre Hanta. E ` un interprete fantastico, semplice ma deciso quando serve, sempre pieno di sorprese: al clavicembalo,

` per il repertorio scarlattiano, e sen` za dubbio il piu grande.


Quali autori di solito affianca a Scarlatti nei suoi recital? Mi capita spesso di fare una prima parte dedicata a Beethoven e una seconda parte dedicata a Scarlatti. ` In effetti Scarlatti e in grado di reggere da solo un intero tempo, per che le sue sonate hanno caratteri ` molto diversi. Ed e anche interessante accostarlo a Beethoven, per esempio fare prima la Sonata op. 109 e poi delle sonate di Scarlatti: funziona molto bene. A questo punto dobbiamo aspettarci un disco beethoveniano? No, non a breve. Ho in progetto di incidere due Concerti di Beethoven, ma non nei prossimi tre anni. Devo ancora scegliere il direttore e lorchestra e non sono scelte facili, perche bisogna trovare lorchestra ideale per questa musica e un direttore con il quale si lavora bene. Un direttore disponibile, ` possibilmente un amico. E poi ce ` ` il problema della sala. E molto piu facile registrare dei CD solistici che registrare con unorchestra. ` ` I direttori con i quali si e trovato piu in sintonia? Ho avuto unesperienza molto bella insieme allOrchestre de la Suisse Romande e a Rafael Fruhbeck de Burgos, lo scorso anno in tournee con i Concerti di Ravel. Vede, il ` mio direttore ideale non e solo un musicista che conosce molto bene ` il brano da eseguire, ma e anche una persona che, per esempio, non parte subito dopo la prova, ma si ferma a mangiare con me. Insomma, un direttore con il quale posso avere un dialogo vero: per registrare un disco bisogna passare cinque o sei giorni insieme! ` E vero che ha rinunciato ai concerti per sette mesi prima di registrare questo CD? ` In realta ho fatto sette mesi sabbatici dopo averlo registrato. Ho bisogno di prendere i miei tempi, di lavorare al pianoforte senza la tensione del concerto. Di lavorare sul mio suono e sulla tecnica. ` ` ` Oggi, pero, questo e sempre piu difficile: in un mondo globalizzato i solisti sono spinti a dare continuamente concerti. Lei sente questa pressione? ` Nella vita e possibile dire di no. Ormai sono cinque stagioni che riesco a prendermi ogni anno alcuni mesi pausa dai concerti e sono contento di questa mia decisione.

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E la musica da camera? Poca, adesso. In passato ne ho fatta, ma oggi preferisco i Concerti con orchestra e i recital, perche sono ` molto piu rischiosi. Ed a me il rischio piace: nella vita non voglio la ` tranquillita! I prossimi dischi per la Sua nuova etichetta, la Virgin? Ho registrato i Concerti di Bach con una meravigliosa orchestra canade` se, Les Violons du Roi. E unorchestra che utilizza strumenti moderni, ma con larchetto barocco. Abbiamo trovato mi sembra un bel colore, molto leggero e un suo` no barocco: per queste pagine e importante, perche di solito risultano troppo pesanti. In Francia il di` ` sco uscira in novembre. Poi ce un altro progetto, ma preferisco non anticipare nulla. Ho letto, in unintervista al mensile francese Diapason , che la Sua ope` ra preferita e il Parsifal. Io mi sarei aspettato unopera del Settecento... ` Arrivera ad affrontare le parafrasi operistiche wagneriane di Liszt? Ho ascoltato il mio primo Parsifal a ` diciassette anni, a Bayreuth ed e stata unesperienza che ha cambiato la mia vita. E Liszt mi piace molto, come mi piacciono le opere di Wagner e anche quelle di Verdi. ` Pero le parafrasi, che ho suonato dieci anni fa, oggi sono diventate meno interessanti per me. In questo periodo quali brani sta studiando? Le Variazioni Goldberg di Bach, le ho suonate in pubblico per la prima volta a Barcellona pochi giorni fa. ` E veramente lopera della mia vita, unopera che desideravo suonare da ` molti anni che credo suonero per tutta la carriera. Per la registrazione, ` pero , voglio ancora aspettare. In genere suono per molti anni un ` brano prima di registrarlo. E avve` nuto cos per tutti i miei dischi ed anche per le Goldberg mi piacerebbe aspettare tre o quattro anni. Isola deserta, in assoluta solitudine. Tre dischi da portare. Quali sceglierebbe? Il Preludio del Parsifal con Toscanini, lintegrale discografica della cantante francese Barbara e le Variazioni Goldberg con Glenn Gould, la versione del 1955. Luca Segalla

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GLOSSA OCD 921511 DDD 63:40

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Del palermitano Alessandro Scarlatti Bonizzoni restituisce alla luce (ed allascolto) due preziose serenate a tre voci (due soprani e un contralto) con strumenti: Tacete, aure, tacete e O mie figlie canore, entrambe composte a Roma nel 1706. E proprio in quellanno insieme a Corelli e Bernardo Pasquini Scarlatti fu tra i primi musicisti ammessi alla nobile accademia romana dellArcadia, insignita sino allora solo di poeti e letterati. Nella prima i pastori Fileno, Niso e Doralbo, infelici compagni di sventura amorosa, lamentano a turno la spietata crudezza dellamata ninfa Filli che giace addormentata, unendosi a volte in brevi ma succose arie a due o tre voci, sempre genialmente assecondate dagli archi: un vero e proprio caleidoscopio del pathos amoroso tra speranza e delusione, rimpianto e compiaciuta sof` ferenza. Nella seconda invece e il Sole, insieme alle figlie Urania e Clio, a decantare le bellezze della venerea Filli tiberina (forse una favorita del marchese Ruspoli): la guancia vezzosa simile a una rosa, il seno candido che sembra un giardino di gigli, gli occhi dardeggianti.

Doti alle quali si aggiunge natural` mente quella delle virtu. Linvito ` finale del Sole tramontante e quello di godere di un sereno sonno notturno. La lettura di Bonizzoni e della Risonanza, affidata alle voci esperte dei soprani Emanuela Galli, Yetzabel Aria Fernandez e del controtenore Martin Oro, si dimostra molto rispettosa del testo poetico e delle sue valenze emotive, ma piacevole ` e anche il colore strumentale che scaturisce dallaffiatamento dellensemble e dalla prassi esecutiva barocca. Ne deriva un linguaggio sonoro ricco di sfumature, di sottolineature psicologiche, di umori, di affetti, che rende onore a un padre fondatore della moderna musica europea. Lorenzo Tozzi

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SCHONBERG Variazioni op. 31 CIAIKOVSKI Sinfonia n. 6 op. 74 Patetica West-Eastern Divan Orchestra, direttore Daniel Barenboim DECCA 478 2719 A DDD 69:02

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Insolito laccostamento di Schon berg e Ciaikovski proposto da questo CD che riproduce il programma di un concerto tenuto da

Daniel Barenboim al Festival di Salisburgo il 13 agosto del 2007 escludendone liniziale Ouverture Leonore n. 3 di Beethoven. La West-Eastern Divan Orchestra fondata nel 1999 dallo stesso Barenboim e dal critico letterario Edward Said riunendo musicisti ` arabi e israeliani, lo si e ripetuto ` ` ` piu volte, e una delle piu straordinarie dimostrazioni di quanto la ` musica possa unire cio che secoli di storia hanno diviso. In questo ` ` caso sara pero opportuno accantonare per una volta lammirazione per la formidabile testimonianza di impegno umanitario e concentrarsi sul livello di unorchestra capace di restituire in concerto una delle ` opere piu complesse dellintero repertorio sinfonico con una disin` voltura e una qualita di suono degne di sostenere il confronto con qualsiasi altra incisione in studio delle Variazioni op. 31, siano pure quelle lussureggianti di Karajan con i Berliner e di Solti con la Chicago Symphony, di Mehta con la Los Angeles Philharmonic o di Rattle con la City of Birmingham. La lettura di Barenboim punta a sottolineare i legami della partitura di Schonberg con il passato, non solo con Bach naturalmente, ma con il mondo di Brahms, Mahler e Strauss. La ricerca di una estrema chiarezza formale non comporta quindi latteggiamento distaccato e impersonale di tanti specialisti dello stile dodecafonico ma si accompagna a una ricchezza di colo` ri, un lirismo e una intensita espressiva capaci di far godere lo splendido lavoro come musica ` normale e di emozionare. E la stessa strada percorsa dalla celebre incisione di Karajan ma forse con una convinzione perfino maggiore e certo senza il compiacimento virtuosistico di quella. Dopo una

Daniel Barenboim con la West-Eastern Divan Orchestra

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A. SCARLATTI Serenate a Filli E. Galli, Y. Arias Fernandez, M. Oro; La Risonanza, direttore Fabio Bonizzoni

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SCHUBERT
` lettura cos insolitamente partecipata del capolavoro di Schonberg laccostamento al tardoromanticismo dellultima sinfonia di Caikovski non appare in fin dei conti ` cos stridente come ce lo eravamo prospettato. E anche in questo caso ci troviamo di fronte a una bella esecuzione seppure non origina` le come quella delle Variazioni. E una lettura dai tempi lenti, commossa e affettuosa, immersa in una calda luce crepuscolare che rimanda ad angolazioni interpretative lontane, perfino con il recupero di insistiti portamenti nel fraseggio degli archi come non se ne ascoltavano da tempo. In ogni caso anche qui lorchestra mediorientale suona superbamente e il risultato ` complessivo e di fortissimo impatto emotivo a coronare uno dei migliori dischi recenti del Barenboim direttore. Giuseppe Rossi Schmalcz, inanella traendoli dal vasto catalogo schubertiano, mirano a ritrarre un ventaglio di emozioni, ora rattenute ora dirompenti, legate al tema della morte, del sogno infranto, della speranza delusa. La voce robusta del baritono, capace di ombrose discese verso il basso (come in Totengrabers Heimweh ) ma anche di tenorili salite allacuto, scandaglia questi microcosmi con ` grande varieta di espressione, pas` sando dalla vellutata cantabilita del ` Lied che da il titolo alla raccolta, e che con la sua invocazione Ritorna, santa notte! Dolci sogni tornate sembra introdurre ante litteram il tema della notte wagneriana, alla dolcissima An Silvia su testo di Shakespeare o An die Geliebte , cantata con voce trattenuta ed eccellente legato. O ancora An den Mond con quellaccompagnamento pianistico in terzine che ricorda ` cos da vicino il primo tempo della Sonata Al chiaro di luna di Beethoven. ` Da sottolineare ancora la capacita del baritono di dare plastica evidenza ad alcune parole chiave dei testi poetici scelti, ricorrendo agli accenti, alla dizione particolarmente scolpita oppure a lievi rallentandi. ` Quello che semmai sembra qui e la ` difettare e un qualche spiraglio di luce, trascurato in favore di un to` no per lo piu malinconico, spesso addirittura drammatico che, in taluni casi, assume una dimensione quasi operistica (si ascolti lincipit di Totengra bers Heimweh ). Una scelta, tuttavia, ampiamente plausibile considerando il tema scelto, e che non inficia minimamente lottima riuscita complessiva della registrazione. Valido il supporto piani` stico di Schmalcz, che puo contare su una lunga collaborazione con il baritono tedesco e su un altrettanto considerevole esperienza come accompagnatore. Stefano Pagliantini proprio, spesso con risultati digni` tosi ma con pochissime possibilita di poterlo realmente distribuire. Arrivano al debutto discografico dopo il successo in qualche con` corso piu o meno importante. Oppure si dedicano a un repertorio raro, dove visto che mancano i concorrenti hanno qualche ` possibilita di farsi notare. Il trentenne Luca Ciammarughi non appartiene a nessuna di queste categorie. Non vanta vittorie di prestigio, non costruisce un CD di autopresentazione infarcito di pagine virtuosistiche e sta alla larga dalle ` rarita, visto che ha scelto lultima Sonata di Schubert. A debuttare in disco con una pagina simile, registrata da quasi tutti grandi pianisti, ci vuole del coraggio e un po di incoscienza; a suonarla bene ci vuole talento. Ciammarughi riesce a essere originale e coerente in un capolavoro dove la tentazione di imitare i ` grandi del passato e sempre dietro ` langolo. Il fatto e che Ciammarughi, oltre a un essere un ottimo ` pianista e un ottimo camerista, e anche un valido giornalista e un fine musicologo; lo dimostrano le note del booklet, un saggio in miniatura scritto con la chiarezza di ` chi e abituato dai microfoni di Radio Classica a fare quotidianamente divulgazione musicale. Nella Sonata D960 la sua prospetti` va e quella di un intimismo doloroso e dolce, senza eccessi di intellet` tualismo. Lesordio e lento, non lentissimo come nella celebre e provocatoria interpetazione di ` Richter, ma piu lento, per avere un termine di confronto, dellinterpretazione di Radu Lupu del 1991. Il ` colore timbrico e piuttosto scuro, le ` sonorita sono tutte contenute, con il forte (ascoltare la ripetizione del tema alle battute 36 e seguenti) ridotto di fatto a un mezzoforte. Sono tutte caratteristiche che ritroviamo anche negli altri movimenti della Sonata, compreso un finale che ` suonato cos lentamente rischia di ` ` sfilacciarsi. E evidente la volonta di rinunciare ad ogni brillantezza, ad ` ogni amabilita di stampo salottiero. Anche il terzo movimento, pure risolto con una grazia malinconica, in perfetto spirito da Hausmusik, resta immerso in questa penombra. Una penombra che nel secondo movimento assume tratti quasi spettrali, con un suono scarnificato appena ravvivato nella parte centrale cantabile. La stessa penombra sembra avvolgere lImprovviso op. 142 n. 1, men tre il secondo dei Klavierstu ck D ` 946 e tutto immerso, al contrario, in unelegante dolcezza salottiera. Il giovane Brendel, nel 1962, era ` molto piu neutro... ` ` Pregevole e anche la qualita tecnica della registrazione, effettuata su un grancoda Yamaha C 7 ben preparato. Luca Segalla

CD
SCHUMANN Humoreske op. 20 KNUSSEN Ophelias Last Dance op. 32 LISZT Sonata in si pianoforte Kirill Gerstein MYRIOS MYR005 M DSD 65:30

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CD
SCHUBERT Nacht und Tra ume (Lieder D827, D833, D637, D869, D876, D778, D842, D193, D194, D891, D889, D517, D289, D434, D502, D861, D303) baritono Matthias Goerne pianoforte Alexander Schmalcz HARMONIA MUNDI HMC902063 A DDD 60:40

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Con questa registrazione Matthias Goerne prosegue nella sua Schubert Edition per Harmonia Mundi, unimpresa titanica coronata finora da lusinghieri suc` cessi. Il baritono tedesco e, infatti, uno dei maggiori liederisti attual` mente in attivita e il livello altissimo delle sue esecuzioni, sotto il profilo vocale e interpretativo, lo rendono degno erede del grande ` Dietrich Fischer-Dieskau, di cui e ` stato allievo. Distinguendosi pero, rispetto al modello, per una visione di questo particolarissimo universo ` domestico che e il Lied, maggiormente spontanea, imprescindibilmente attenta al significato del testo, ma anche capace di trascenderlo nel segno della freschezza e dellimmediatezza espressiva. Tratti che sono evidenti anche nella nuova uscita, che porta il titolo Nacht und Traume (notte e so gni): due emblemi del romantici` smo piu puro su cui sono stati versati fiumi di inchiostro e sparse copiose lacrime. La scelta dei diciassette Lieder che Goerne, accompagnato dal pianista Alexander

CD
SCHUBERT Sonata in SI bemolle D 960; Improvviso in fa op. 142 n. 1; Klavierstu in MI bemolle D 946 n. ck 2 pianoforte Luca Ciammarughi CLASSICA VIVA GTSELC0901 A DDD 66:26

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I giovani pianisti che mettono piede in sala di registrazione appartengono, in genere, a tre categorie. Si confezionano un CD in

` Kirill Gerstein e un pianista di origine russa, trasferitosi a quattordici anni negli Stati Uniti per studiare jazz al Boston Berklee College of Music e successivamente alla Manhattan School of Music di New York, dove ha approfondito gli studi classici con Solomon Mikowsky, poi con Dmitri Bashkirov a Madrid e con Ferenc Rados a ` Budapest. Se dunque e a stelle e ` strisce la sua formazione, in realta ` questa e avvenuta nellalveo della grande tradizione russa. ` Gertein ha gia registrato per Myrios Classics un disco con Tabea Zim` mermann, ma questa e la sua prima incisione da solista. Il programma scelto sembrerebbe pretenzioso, almeno a guardare la Sonata di Liszt, per un pianista giovane (ma non ` giovanissimo: Gerstein e del 1979) come lui: i precedenti in questo campo si sprecano e ogni paragone, in effetti, potrebbe giocare a suo sfavore. Tuttavia sono pochi i giovani pianisti di oggi che accetterebbero, come fa il russo Gerstein, di rinunciare allo sfoggio virtuosistico e alla retorica altisonante di certi passaggi del capolavoro lisztiano per ` offrirne, piuttosto, una versione piu contenuta, attenta ai dettagli e alle voci interne, che procede non per grandi campiture, ma piuttosto per piccoli tocchi. Il che non vuol dire che lesecuzione sia tecnicamente dimessa, perche anzi qui la tecnica ` e infallibile e superbo il controllo ` anche nei passaggi piu ostici. Il suo` no e sempre luminoso e diviene ` parlante nei momenti piu lirici, quelli meglio riusciti, come il secondo movimento Andante sostenu` to. Il limite, che peraltro e legato a

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SHOSTAKOVICH
questo tipo di scelta interpretativa, ` e la parziale rinuncia a quella reto` ` ricita cos innegabilmente associata alla musica di Liszt. In ogni caso uninterpretazione coraggiosa e coerentemente sviluppata. ` La stessa squisita musicalita si ritrova nelle Humoreske op. 20 di Schumann, con il loro caleidoscopico ventaglio di emozioni contrastanti: leggerezza, brio virtuosistico, attenzione certosina ai dettagli sono le ` qualita precipue dellesecuzione di questo pezzo schumanniano di non ` cos frequente ascolto. Da ricordare il sognante Einfach iniziale, dimesso e virginale, che subito trapassa nellesuberante Sehr rasch und leich, lansia rattenuta del secondo movimento Hastig, il poeticissimo Inter` mezzo e la luminosita della virtuosistica Stretta nel quarto movimento. Una riuscita da ricordare, che di` mostra una particolare congenialita di Gerstein per il pianismo schumanniano. ` Piu discutibile la scelta di incidere, tra i due capolavori del Romanticismo tedesco, Ophelias Last Dance, una composizione di Oliver Knussen, classe 1952, originariamente scritta per Paul Crossley nel 2004, rimaneggiata per il Gilmore International Keyboard Festival nel 2010 proprio per Kirill Gerstein. Un pezzo, stilisticamente ancorato al passato, quasi impressionistico, costruito su imprevedibili cambi di ` tonalita, uniforme nella successione delle diverse sezioni, cui il pianista russo rende omaggio con unesecuzione accuratissima, ma che risulta piuttosto fuori luogo in tanto consesso. Stefano Pagliantini
campana Houston Symphony Orchestra, direttore Leopold Stokowski URANIA WS 114 (2 CD) B ADD 146:18

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strumento, rivelando i lati oscuri e animaleschi attraverso luso di tecniche non convenzionali . E bisogna riconoscere che la musica si tiene lontana dal facile effettismo, ` grazie alla serieta con cui Scodanibbio ha affrontato il lavoro di catalogazione, sistematizzazione ed esecuzione dei suoni utilizzati in esecuzione. Questopera, nata inizialmente per uno spettacolo intitolato La fine del pensiero, con coreografie di Herve Diasnas e la voce recitante di Gior` gio Agamben, avrebbe pero bisogno, secondo la stessa testimonianza scritta dellautore, della presenza visiva del solista live, i cui gesti vengono enfatizzati e commentati da giochi di luce. Lascolto della riduzione stereofonica modifica in maniera sostanziale la percezione spa-

ziale della partitura rendendo di difficile riconoscimento gli interventi dal vivo del solista con il risultato di ridurre sensibilmente la ` complessita di percezione del lavoro da parte dellascoltatore. Meglio sarebbe stato pensare direttamente a un bonus DVD tratto da una delle numerose esecuzioni rese da Scodanibbio nel corso dellultimo decennio da allegare alla versione CD proposta dalletichetta americana specializzata in musica contemporanea. Riccardo Cassani

CD
SHOSTAKOVICH Sinfonia n. 1 op. 10; Sinfonia n. 11 op. 103; Lanno 1905 Symphony of the Air, direttore Leopold Stokowski KACHATURIAN Sinfonia n. 2 La

CD
SCODANIBBIO Oltracuidansa contrabbasso Stefano Scodanibbio MODE 225 A DDD 58:14

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` Qual e il linguaggio del contrabbasso? Come dar voce a un pensiero? A questo e altri quesiti vuol dare risposta Oltracuidansa: ter` mine provenzale da cui e derivata la parola tracotanza. Lo fa con una ` approfondita analisi delle possibilita sonore dello strumento amplificate e riverberate dalluso di materiale sonoro registrato su un nastro magnetico a otto piste. Secondo le parole dellautore e interprete: Oltracuidansa scava ora nelle viscere dello

` Chi e solito identificare Leopold Stokowski solo con labile uomo di spettacolo che in Fantasia di Disney stringe la mano a Mickey Mouse dimentica che in ` realta fu uno dei direttori maggiormente impegnati nella diffusione della musica contemporanea e che grazie a lui circa duecento opere ebbero la prima esecuzione negli Stati Uniti fra le quali ben quattro sinfonie di Shostakovich, Prima, Terza, Sesta e Undicesima. La Sinfonia n. 11 fu presentata per la prima volta al pubblico americano il 7 aprile del 1958 a Houston e subito ` registrata in disco da Capitol. E appunto la superba incisione riversata in questo album Urania accanto alla Sinfonia n. 1 incisa nello stesso anno a New York con la Symphony of the Air, il complesso che aveva raccolto buona parte degli strumentisti della NBC Symphony sciolta nel 1954 dopo il ritiro di Toscanini. La stessa orchestra impiegata poco dopo nella registrazione della Sinfonia n. 2 di Khachaturian. Stokowski ` aveva gia inciso la Prima di Shostakovich a Philadelphia nel lontano ` 1933 realizzandone cos la prima edizione discografica in assoluto. Unesecuzione contrassegnata da un virtuosismo formidabile e dal rilievo di unorchestra non di poco superiore alla Symphony of the Air. ` Cio limita solo in parte la bellezza di questa registrazione, peraltro nettamente migliore sotto il profilo tecnico, tuttora da considerarsi fra le migliori del capolavoro giovanile ` di Shostakovich. Impressionante e linterpretazione dellUndicesima nella quale gli incalliti detrattori di Stokowski non mancheranno di scorgere la sua smodata inclinazione ` alla spettacolarita . Personalmente non escludo che il suo approccio allimponente affresco sonoro sia in un certo senso condizionato da un gusto illustrativo degno di una colonna sonora hollywoodiana. Lattenzione allatmosfera di ogni scena attraverso un ventaglio timbrico di incredibile variegatezza e la terrifi` cante plasticita dei volumi si traducono certamente nel descrittivismo minuzioso di uno sgargiante documentario storico ma i dettagli finiscono per trasformarsi anche in simboli sonori di straordinaria forza

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SIBELIUS
dinamiche, mentre la forcella della macro-dinamiche risulta ben realizzata. Il palcoscenico sonoro risulta sufficientemente delineato e dettagliato. Riccardo Cassani Il Trio Wanderer vive queste pagi` ne con grande intensita, trasporto e ` passione tormentata. Il suono e corposo e la timbrica suadente. Emblematici in tal senso, ad esempio, linfuocata esposizione del primo tema nel Moderato assai con cui si apre il Trio in Sol minore, o la furibonda ed elettrizzante cavalcata che ne contrassegna il Presto finale, o, ancora, lo struggente assolo di violoncello che apre lElegie n. 1 del compositore ungherese. Massimo Viazzo

CD
espressiva. Sul piano della messinscena timbrica nei primi due tempi ` nessuno e giunto a tanta efficacia evocativa ma a saper ascoltare senza pregiudizi liperromanticismo struggente dellAdagio funebre e la restituzione ruvida e monumentale del Tocsin finale testimoniano anche uno sguardo interpretativo di note` vole profondita. Quanto alla Seconda di Khachaturian, confrontandola con le incisio` ni realizzate dallautore e possibile valutare quanto un grande direttore possa contribuire a rendere accattivante lascolto di una partitura decisamente retorica e banale. Prodigo quanto Khachaturian di enfasi ` sentimentale Stokowski riesce pero a ingentilire la pesante rozzezza della strumentazione senza per questo perdere di mordente e di vigore drammatico. La pubblicazione presenta una confezione assai spartana e per riunire i ` tre lavori in due CD si e dovuto spezzare la Prima di Shostakovich collocando lAllegretto alla fine del primo e il resto allinizio del secon` do. I riversamenti sono pero accurati nel riprodurre registrazioni ste` reo gia in origine di livello tecnico eccezionale. Giuseppe Rossi epiche della composizione. Questo va a beneficio di passaggi come il solo del violoncello nella seconda sezione del Vivacissimo, ma a scapito ` dei passaggi piu intensamente drammatici del secondo movimen` to dove a tratti si puo notare anche ` una certa scolasticita del fraseggio ` legata alla volonta dellinterprete di rendere estremamente chiara la scrittura di Sibelius. Il celebre tema dellultimo movimento esce dalle mani di Inkinen quanto mai candido ed espressivo, ma nello sviluppo successivo e soprattutto nellultima sezione (dopo la ripresa del Vivacissimo) lascesa verso la chiusura epica della partitura manca di tensione drammatica creando una sensazione ` di staticita. Le pagine della Suite Karelia, meno universalmente note e meno impegnative dal punto di vista musicale ` risultano piu convincenti. Lapproccio morbido dellinterprete non nuoce ai due movimenti estremi, mentre la Ballata risulta al meglio ` grazie alla qualita del canto ottenuta dal podio. Confermo quindi il netto ` salto di qualita rispetto alla precedente integrale a catalogo Naxos (firmata da Leaper), ma se dovessi consigliare una edizione di riferimento a cui rivolgersi per la Seconda Sinfonia la scelta cadrebbe sulla ristampa Testament della bellissima registrazione realizzata da John Barbirolli con la Royal Philharmonic Orchestra per la Selezione dal Readers Digest nel 1962. Unesecuzione travolgente magnificata da una presa del suono eccezionale firmata dal tecnico RCA Kenneth Wilkinson nella mitica Walthamstow Town Hall di Londra. La registrazione di questa nuova produzione Naxos, effettuata nel 2008 a Wellington, si caratterizza con uno spettro di frequenze insolitamente ampio e un rilievo tim` brico di particolare qualita plastica, ma non particolarmente incisivo in particolare nella restituzione forse ` troppo morbida delle frequenze piu ` gravi (che pero non sono fuori controllo). Ovviamente con queste ` premesse la resa dinamica non puo essere molto incisiva nella microSMETANA Trio in sol per pianoforte, violino e violoncello op. 15 Trio Wanderer LISZT Tristia, per violino, violoncello e pianoforte S. 723c Trio Wanderer LISZT Die Zelle in Nonnenwerth, per violino e pianoforte S. 382; Romance e oublie per violino e pianoforte violi no Jean-Marc Phillips Varjabe dian pianoforte Vincent Coq LISZT Elegie n. 1 S. 130 per violoncello e pianoforte; Elegie n. 2 S. 131 per violoncello e pianoforte; La Lugubre Gondola S. 134 per violoncello e pianoforte violoncello Raphael Pidoux pianoforte Vincent Coq HARMONIA MUNDI HMC 902060 A DDD 72:33

CD
STRAUSS Vier letzte Lieder (3 Lieder); Monologo di Elektra WAGNER Wesendonck-Lieder; Scene e Arie da Tristan und Isolde e tterda mmerung soprano Kirsten Go Flagstad Orchestra dellOpera di Stato di Berlino, direttore Georges Sebastian AUDITE 23.416 (2 CD) B ADD 96:55

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CD
SIBELIUS Sinfonia n. 2 op. 43; Karelia suite op. 11 New Zealand Symphony Orchestra, direttore Pietari Inkinen NAXOS 8.572704 B DDD 62:00

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Lintegrale di Pietari Inkinen prosegue con la pubblicazione ` della piu famosa delle opere orchestrali di Sibelius: la Seconda Sinfonia. In questo nuovo CD troviamo gli stessi pregi e i medesimi limiti ` gia riscontrati nella recensione della Quarta e della Quinta Sinfonia. Inkinen caratterizza la Sinfonia n. 2 in maniera estremamente lirica, evitando con convinzione di porre ` laccento sulle caratteristiche piu

Lidillio tra Liszt e la musica da camera sboccia, in parte, solo nel suo ultimo periodo compositivo. Si tratta di una manciata di lavori spesso non esclusivi ed autonomi in quanto trascrizioni o adattamenti di brani composti in precedenza. Nellinteressantissimo CD edito da Harmonia Mundi possiamo ascoltare Tristia, un trio per violino, violoncello e pianoforte basato su materiale tratto dalla pianistica Valle e dObermann (Liszt opera sulla versione cameristica effettuata dal compositore danese Eduard Lassen), come pure da un originale pianistico del 1848 na sce la Romance oubliee per violino e pianoforte, mentre Die Zelle in Nonnenwerth, ancora per violino e pianoforte, affonda le proprie radici in un Lied dellinizio degli anni 40 consacrato allamata Marie dAgoult. Ci sono, infine, due Elegie, crepuscolari e nostalgiche, che esistono anche in altre versioni (fra le ` quale quella pianistica e , naturalmente, dobbligo), e una dolorosissima Lugubre Gondola modellata sulla sua seconda redazione. Molto intelligente labbinamento con il Trio in Sol minore op. 15 per pianoforte, violino e violoncello di Bedrich Smetana, pagina gagliarda, appassionata, con ampi tratti elegiaci (suggestionata dalla morte prematura della figlia primogenita) apprezzata, ai tempi, quasi solo da Liszt, musicista considerato dal compositore ceco un modello quasi inarrivabile.

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STRAUSS Vier letzte Lieder soprano Lisa della Casa Wiener Philharmoni ker, direttore Karl Bohm Arie e scene da Arabella, Capriccio e Ariadne auf Naxos soprano Lisa della Casa Wiener Philharmoniker, direttori vari NAXOS 8.111347 B ADD 67:21

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STRAUSS Vier letzte Lieder; Rosenkavalier-Suite; Till Eulenspiegel soprano Anja Harteros Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, direttore Mariss Jansons BR KLASSIK 900707 M DDD 63:33 STRAUSS Vier letzte Lieder; Scene da Ariadne auf Naxos e Capriccio MOZART Arie da Le nozze di Figaro, ` Don Giovanni, Cos fan tutte soprano Aga Mikolaj WDR Rundfunkorchester Koln, direttore Karl Sollak CPO 777 641-2 M DDD 67:30

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Vengono pubblicati quasi simultaneamente quattro CD che propongono altrettante interpretazioni dei Vier letzte Lieder, molto lontane per epoca e per importanza storica, e la

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STRAUSS
` prima cosa che salta allocchio e che in nessuno dei casi ci troviamo di fronte a un recital liederistico: il ` ciclo del crepuscolo e sempre affiancato a pagine operistiche e sinfoniche del compositore monacense. Un fatto significativo (anche ` guardando alla globalita della discografia) di quanto i Vier letzte Lieder non vengano percepiti come unopera di genere , ma costituiscano veramente una sorte di epitome dellintero opus straussiano, dal punto di vista stilistico-musicale e tematico: ricollegandosi a quel tema del congedo, nel segno della rigenerazione ma appena velato di ` malinconia, che si puo riscontrare attraverso tutta lopera matura del compositore, a partire naturalmente dal Rosenkavalier. ` E chiaro che, tra quel 1911 e il secondo dopoguerra, tale senso di distacco avesse acquisito un sapore particolarmente concreto. A ottantaquattro anni, gli orrori bellici appena alle spalle, il compositore si sente davvero al termine del cammino: esplicita limmagine del viaggio mano nella mano del quarto Lied, immanente la stanchezza che impregna tutte le liriche (tranne Fruhling ) e tracima in uno stato danimo di compimento estatico che si traduce nellorchestrazione rarefatta e nelle volute aeree e disincarnate della voce, in cui sembrano trasfigurarsi la Marescialla e Madeleine. Il compositore era morto da otto mesi quando i Quattro ultimi Lieder (che, pur con tutta la loro unitarie` ta, non furono concepiti da Strauss come un vero ciclo) vennero battezzati da Kirsten Flagstad alla londinese Royal Albert Hall, il 22 maggio 1950, assieme alla Philharmonia Orchestra diretta da Wilhelm Furtwangler: dellevento (o ` meglio della prova generale) e rimasta una storica registrazione. Quasi altrettanto significativa si rivela la documentazione divulgata ora dalla Audite, etichetta che sta guadagnandosi rapidamente lo status ` di benemerita: si tratta in realta di due concerti consecutivi al berlinese Titania-Palast (9 e 11 maggio 1952), il primo su un palinsesto interamente wagneriano (comprendente i Wesendonck-Lieder) e il secondo diviso tra Wagner e Strauss. Dei nostri Lieder, presentati per il resto nello stesso ordine della prima ` esecuzione (diverso da quello, piu logico, di pubblicazione, sempre postuma peraltro) viene omesso il primo, Fruhling : sicuramente a causa della tessitura acuta, che al soprano norvegese aveva creato qualche preoccupazione anche alla prima (tanto da consigliare una variante grave onde evitare il Si naturale su Wunder ). Nonostante qualche piccolo disturbo acustico, la registrazione ci permette di ammirare ` senza problemi le qualita della voce, piena e matura, che colora i brani di una vena non troppo nascosta di rimpianto; lampia arcata e i melismi sontuosi danno quasi un senso di stordimento e il congedo finale, Ist dies etwa der Tod? ` ( sara forse la morte? ), pur correttamente esitante, assume qui una sorta di malinconica consapevolezza. Alcune modifiche del testo caratterizzano September : se linterpolazione di muden nel meli ` sma su Augen (gia proposto con Furtwa ngler) sembra obbedire a una logica prettamente tecnicomusicale, sono curiose le altre variazioni, con le acacie che diventano per loccasione castagni. Per quanto riguarda gli altri estratti, il cinquantaseienne soprano si dimostra ancora in grado di mantenere il suo leggendario livello come Isotta (debuttata esattamente ventanni ` prima), Bru nnhilde, Elektra cos come nei Lieder su testi di Mathilde Wesendonck.
Kirsten Flagstad

Allanno successivo risale quella che va considerata una delle registrazioni di riferimento della raccolta straussiana: fu anzi la prima registrazione in studio dei Vier letzte Lieder, anticipando per pochi mesi unaltra versione mitica, quella di Elisabeth Schwarzkopf con la Philharmonia diretta da Otto Ackermann. Si tratta di uninterpretazione troppo co nosciuta perche sia necessario dilungarsi in questa sede: sia Karl Bo hm che Lisa Della Casa erano interpreti straussiani delezione, e se lapprezzamento del sontuoso con` tributo orchestrale e appena condi` zionato dalleta ormai venerabile della registrazione (ma lassolo del violino, vero protagonista di Beim Schlafengehen risuona sempre rapinoso e vellutato), la cantante trentaquattrenne offre timbro e stile praticamente perfetti per i Lieder da Hesse e Eichendorff; gli unici limiti riscontrabili sono note gravi appena vuote e una minima carenza di dettagli nel fraseggio, ma per il resto la purezza perlacea del timbro, leleganza, il legato, la qua` lita raggiante dellatteggiamento espressivo rivelano una perfetta sintonia con laereo crepuscolarismo dellopera estrema.

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` Il resto del CD e molto omogeneo: tre ruoli di parata del soprano svizzero esemplificati in registrazioni, sempre Decca, del medesimo periodo (1952-4) e tutte con la Filar` monica di Vienna. Di Capriccio e compresa tutta la scena finale; di Arabella tre pagine celeberrime, una per atto, registrate in due diverse occasioni. ` E chiaro che per gli interpreti odierni il confronto con questi veri ` giganti dellinterpretazione e alquanto ostico. Ma almeno nel caso del disco commercializzato dalletichetta di casa dellorchestra bava` rese, il confronto e sostenuto con onore. Il palinsesto ha logicamente ` un taglio decisamente piu sinfonico degli altri: particolarmente felice lidea di accostare ai Lieder la Suite dal Rosenkavalier, allestita da Strauss nel 1945. Il CD tuttavia mette insieme estratti da tre diversi concerti; quello da cui sono estratti i Lieder, qui presentati nellordine di pubbli` cazione, e del 2009. Un vantaggio evidentissimo alla` scolto-confronto e che lattuale tecnica di registrazione permette di cogliere tutti i dettagli della raffina` tissima orchestrazione, tanto piu grazie alla trasparente concertazione di Mariss Jansons, capace di mettere in risalto lo splendido velluto dellorchestra bavarese. Fin dalle prime battute di Fru hling colpisce in effetti il fraseggio esuberante e plastico, che asseconda pienamente la ` mobilita armonica del pezzo. Anja Harteros poi quasi non fa rimpiangere le grandi apripista, grazie alla pienezza vocale e al fervore interpretativo; se nel primo Lied gli acuti appaiono appena forzati, in ` September avvince la qualita estenuata del canto, ben accordata al clima dellestate declinante. Molto ben controllato il melisma su ` Augen , che da avvio con grande naturalezza al prezioso assolo conclusivo del corno. Nel terzo Lied spicca soprattutto lintervento del violino solista, velato di malinconia, piuttosto trattenuto dinamicamente, resistendo alla tentazione di espandersi e gonfiarsi; in Im Abendrot apprezziamo nel canto qualche acconcio portamento, e a ist dies etwa der Tod il tono privo di autocompiacimento, annuncio del lutto che prevale nel finale orchestrale, nonostante linnesco del tema della Trasfigurazione e i garruli trilli dei flauti. ` Piu ordinaria la versione che proviene da Colonia. Lapporto orchestrale appare generoso, ma mai particolarmente illuminante: ancora

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` una volta e soprattutto lassolo di Beim Schlafengehen a spiccare, nobile, quasi barocco, elegante ma non avaro di rubato. La voce della polacca Aga Mikolaj possiede le ` qualita necessarie di estensione e legato, ma risulta un poco impersonale e controllata: a volte si avverte ` che e troppo impegnata dalla scrittura vocale per esprimersi appieno. Anche le pagine operistiche che completano il CD non rivelano ` qualita particolari, lasciando alla fine un sapore di alta routine. Roberto Brusotti

CD
` STURLA Passio di Venerd Santo Il Concento Ecclesiastico, direttore Luca Franco Ferrari BRILLIANT 94184 B DDD 51:58

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Ancora una volta la Brilliant propone una prima incisione mondiale di unopera degna di attenzione. Dellautore, Carlo Sturla, si sa ben poco: nato a Genova nella ` prima meta del XVIII secolo, fu attivo come musicista presso il locale Convento di Santa Brigida, dando vita a composizioni che dovevano essere eseguite nel corso delle svariate funzioni luturgiche, culminanti nelle cerimonie per la Settimana Santa, come nel caso della Passione qui registrata. Si tratta di un lavoro nel quale al testo evangelico di Giovanni, intonato secondo gli austeri canoni del cantus firmus, sono aggiunti brevi cori a due voci, recitativi e svariate arie per soprano e contralto, in genere piuttosto concise (fatta eccezione per il solo duetto Noli scrivere rex Iudeorum , pagina ben altrimenti elabo` rata). E una musica concepita in modo semplice, con organico ridotto, comprendente solamente il basso continuo, realizzato con cinque strumenti impiegati in modo assai vario nel corso dellesecuzione. Un itinerario dunque privo di ` ` quella densita e drammaticita tipica delle Passioni doltralpe, in ogni caso tradotto dagli interpreti del Concento Ecclesiastico con partecipazione e consapevolezza stilistica. Una nota di merito, in particolare, per Emanuela Esposito impegnata nella lunga parte dellevangelista, delineata con chiara dizione e voce gradevole. Non meno efficace il soprano Laura Dalfino, spesso chiamata a tradurre arie di notevole vir-

tuosismo (come nel caso delliniziale Numquid et tu , assai concitata e ricca di passaggi insidiosi) rese sempre con scioltezza, mentre nei ` ` brani piu meditativi (e il caso, ad esempio, dellintensa Ego nullam ` ` invenio ) da prova di sensibilita e ` di apprezzabile fluidita. Non sempre interessante, nonostante la voce densa e morbida, il contralto Marina Frandi, a causa soprattutto di una dizione poco chiara, mentre assai compatte sono le voci femminili della turba. La direzione di Luca Franco Ferrari ` e improntata a una notevole incisi` ` vita ritmica e a una vitalita capace di mettere in piena evidenza i mo` menti piu concitati, dando vita a un affresco ricco di luci sferzanti e di violenti chiaroscuri, peraltro ben evidenziati da una registrazione al` quanto aggressiva. Al disco e allegato un fascicolo comprendente note di presentazione (firmate da Luisa Bagnoli) solo in lingua inglese e il testo integrale in latino (con traduzione inglese): non era il caso di pensare anche ai possibili acquirenti italiani? Claudio Bolzan

CD
TELEMANN Lukas Passion soprano Veronika Winter contralto Anne Bierwirth tenore Julian Podger bassi Clemens Heidrich, Matthias Vieweg Rheinische Kantorei, Das Kleine Konzert, direttore Hermann Max CPO 777 601-2 (2 CD) A DDD 91:32

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Una guida mu` sicale della citta di Amburgo, intitolata Musica amburghese e datata 1657, documenta eloquentemente limportan` za delle attivita musicali legate alla Settimana Santa, con particolare riguardo per le esecuzioni delle Passioni. In questo contesto anche lordine dei Vangeli utilizzati come testo di base era rigorosamente prestabilito fin dal 1691, partendo dal Vangelo secondo Matteo per proseguire con quelli di Marco, Luca e Giovanni. Ogni quattro anni, dunque, Telemann avrebbe dovuto riprendere il medesimo testo (sono ben 46 le Passioni da lui composte per queste funzioni cittadine), avendo comunque ` la facolta di inserire delle sezioni diverse creando un quadro emozionale sempre nuovo, derivante dalla messa in musica di arie, recitativi accompagnati, cori, secondo lo schema formale della Passione-orato-

TELEMANN
rio . Anche la Lukas Passion del 1748 obbedisce sostanzialmente a questa impostazione, presentando, ` pero, allinizio e alla fine della parti ` tura, un grande coro anziche il piu consueto versetto corale (oltre a of` frire la consueta varieta di interventi della Turba). La stessa parte iniziale del lavoro offre una singolare gamma di soluzioni nella successione di arie e di recitativi accompagnati, dando vita a una vera e propria introduzione connotata in senso teatrale e tesa a preparare lo spettatore allevento straordinario della passione e morte di Cristo. Oltre ai brani connessi alla narrazione vera e pro` pria, incontriamo cos quattro grandi affreschi destinati al coro, cinque recitativi accompagnati, dieci arie e sette corali, tutti caratterizzati da unispirazione ormai orientata nel segno di quella Empfindsamkeit che ` ` con la sua densita e linearita melodi` ca stava ormai soppiantando le piu complesse costruzioni barocche. Lincisione qui proposta da Her` mann Max e basata su una registrazione dal vivo, datata 13 marzo 2010, messa a punto in occasione dei Magdeburger Telemann-Festtagen e realizzata utilizzando i Rheinische Kantorei e Das kleine Konzert (con strumenti depoca). Se le parti corali e strumentali possono essere considerate pienamente allaltezza della situazione per aderen` za stilistica, compattezza e sensibilita (basterebbe lascolto dei quattro cori sopra menzionati a dimostrarlo, ` e, piu in particolare, dellultimo Seht noch einmal, mit welchem Blicke , con il delicato episodio centrale impreziosito dalle tenere ` sonorita dei flauti), non meno ri` spondente agli intenti e stata la pro` va dei solisti. E doveroso rilevare la ` chiarezza della dizione, la flessibilita e la morbidezza del tenore Julian Podger, impegnato nel non facile ruolo dellEvangelista. Sostanzialmente persuasivi anche i due bassi Clemens Heidrich (nel ruolo di ` Gesu ) e Matthias Vieweg (impegnato nelle arie), anche se questultimo mostra talvolta di una certa ri` gidita. Ottimo il soprano Veronika Winter, morbida e fluida nei fraseggi, sempre chiara nella dizione e espressiva negli accompagnati e nel` le arie piu meditative. Complessivamente interessante il contralto Anne Bierwirth, in grado di cogliere le diverse esigenze espressive e drammatiche della sua parte. Unedizione, in definitiva, di notevole ` livello, resa tanto piu godibile da una registrazione equilibrata (nonostante il fatidioso effetto cattedrale , evidente soprattutto negli interventi corali) e dalla ricchezza degli apparati, comprendenti ampie note di presentazione e il testo integrale in due lingue. Claudio Bolzan movimenti (una componente essenziale della musica barocca). Tutto questo non ha compromesso, ovviamente, lo scintillio nella resa dei pas` saggi piu virtuosistici, qui affrontati ` con invidiabile scioltezza e fluidita dal giovane flautista Julien Martin, uno strumentista davvero eccellente ` per leleganza e lariosita dei fraseggi, ` per la rotondita del suono e per la chiarezza con cui vengono dipanati ` ` i passaggi piu brillanti. Cio vale an` che per le tre Fantasie, forse le piu ispirate tra quelle composte da Telemann, qui interpretate con grande ` ` sensibilita e flessibilita nella resa dei repentini contrasti dinamici e agogici. Analoghi risultati anche nel bel Concerto in La minore per flauto dolce, viola da gamba, archi e basso continuo, anche se la viola risulta relegata un po nello sfondo a tutto vantaggio del flauto. Sia nellOuverture che nel Concerto Sempe ha pensato di utilizzare per il ripieno le sole parti reali: una soluzione che ha trasformato i due lavori in pagine cameristiche, quindi non sempre rispondenti alla loro effettiva concezione, per quanto il notevole livello della registrazione permetta di far risaltare i diversi piani sonori tipici delle forme concertanti. Una produzione, infine, molto curata anche negli apparati, costituiti da un fascicolo contenente uninteressante in tervista a Sempe e a Julien Martin. Claudio Bolzan la basilica di San Marco. In questo ` contesto, nella seconda meta del XVII secolo, incrociarono il loro iti` nerario artistico nella citta lagunare tre compositori: Rosenmuller, Le ` grenzi e Stradella. Non e noto se i tre ebbero modo di incontrarsi o se conoscessero le loro rispettive opere. Johann Rosenmuller, originario da un paesino della Sassonia e attivo a Lipsia come Kantor nella Scuola di San Tommaso, accusato di omoses` sualita, dovette abbandonare preci` pitosamente la citta, approdando a Venezia, ove ebbe solide protezioni negli ambienti mercantili dorigine tedesca (come il Fondaco dei Tedeschi), venendo poi chiamato a Wolfenbuttel per riorganizzare lorche ` stra di corte, impegno che non riusc ` pero ad espletare a causa della morte avvenuta nel settembre 1684. Giovanni Legrenzi, originario di Bergamo, giunse a Venezia intorno al 1670, ottenendo il posto di maestro di cappella a San Marco e distinguendosi sia come autore di opere e di oratori che come magistrale compositore di musica strumentale (la sua raccolta di Sonate, intitolata La Cetra op. 10, venne dedicata allimperatore Leopoldo I). Alessandro Stradella, di origine toscana, trasferi tosi poi a Roma, ove pote andare incontro ad esperienze musicali assolutamente determinanti, diede vita a ` una intensa attivita creativa culminante, anche in questo caso, nella messa a punto di lavori teatrali e oratoriali. Implicato in diversi intrighi ` fu, pero, costretto a fuggire, ripie` gando nella citta lagunare ove ottenne importanti commissioni da parte di influenti mecenati e ove si distinse anche come virtuoso: le sue raffinate e brillanti sinfonie videro la luce, con ` ogni probabilita, in questo contesto. Anche a Venezia, tuttavia, fu implicato in ulteriori intrighi, che lo costrinsero alla fuga e che furono poi causa del suo assassinio. Una cospicua selezione di sonate e sinfonie di questi autori ci sono ora presentate dal valente complesso The Rare Fruits Council, diretto dal violinista Manfredo Kraemer: si ` avvicendano cos sei Sonate di Rosenmu ller, quattro Sonate di Le grenzi e tre Sinfonie di Stradella, permettendo non solo un raffronto tra questi autori, ma anche di verificare levolversi stesso delle forme strumentali in questione (globalmente articolate in svariate sezioni assai contrastanti tra loro per condotta agogica e per valenza espressi` va), in un itinerario reso tanto piu ` interessante dalla notevole abilita dei sette interpreti, tutti capaci di

CD
TELEMANN Ouvertu in la; Tre Fanre tasie per flauto dolce; Concerto in La minore per flauto dolce flauto dolce Julien Martin viola da gamba Josh Cheatham Capriccio Stravagante, di rettore Skip Sempe PARADIZO PA0002 A DDD 61:19

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Giustamente Skip Sempe definisce lOuverture in La minore di Telemann la Suite per flauto dolce di tutta lepoca barocca : un lavoro giustamente cele` bre per varieta melodica, brillante virtuosismo, ampiezza di concezione. Anche per questo si tratta di una ` delle creazioni dellautore piu registrate, a cominciare dalle pionieristiche versioni con strumenti depoca e prassi storica realizzate negli anni sessanta del secolo scorso (tra le quali spiccano le brillanti versioni di David Munrow e Frans Bruggen). Nel ` disco in esame e abbinata a tre delle Dodici Fantasie per flauto solo (trascritte per flauto dolce) e al singolare Concerto in La minore per flauto dolce, viola da gamba, archi e basso ` continuo, esempio tra i piu suggesti` vi della versatilita e del gusto per le ` piu svariate combinazioni strumentali di Telemann. Anche se il catalo ` go discografico dellOuverture e ormai imponente, questa nuova versione non deve essere considerata superflua: Sempe, infatti, sostiene a ragione che le esecuzioni correnti appaiono spesso troppo rigide e incisive, basate su preoccupazioni ereditate dalla tradizione [esecutiva] tedesca , mentre in questo repertorio barocco, che presenta spesso degli elementi di sfumato e di atmosfera , lo stile francese produceva allepoca un esito musicale ge` neralmente piu flessibile e risonante ` rispetto a cio che si ascolta spesso oggi . Date queste premesse, le scelte interpretative appaiono indubbiamente innovative: i tempi sono ` sensibilmente piu lenti (e non solo ` nei brani piu meditativi, come la ` celebre Air a lItalien), landamento ` globale piu morbido, la gamma dei abbellimenti assai variegata, comprese le diminuzioni aggiunte nella riproposta delle sezioni dei singoli

CD
Venezia: Sonate e Sinfonie (musi che di Rosenmuller, Legrenzi, Stradelli) The Rare Fruits Council, violino e direzione Manfredo Kraemer AMBRONAY AMY028 A DDD 81:53

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Come giustamente evidenziato nellampio fascicolo allegato, la repubblica di Venezia fu in ogni tempo un crogiolo di popoli, di tradizioni e di costumi diversi. Autoctoni e stranieri convivevano fianco a fianco e for` mavano, al di la dei secoli, uniden` tita culturale unica e singolare che, fino ai nostri giorni, non ha perduto nulla del suo potere di fascinazione . ` ` In questa realta le attivita musicali erano particolarmente intense: le chiese, i teatri, gli ospedali (o orfanotrofi), le dimore borghesi risuonavano letteralmente di musica, spesso ` improntata a una grande vivacita e a un autentico splendore timbrico, come avveniva nelle funzioni presso

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VERDI
` piegarsi con duttilita alle esigenze di una scrittura irta di passaggi insidiosi, di repentini cambi di umore, di ` imprevedibili scatti di vitalita. Una proposta che si apprezza, co` munque, oltre che per lorganicita della concezione, per il notevole affiatamento, la freschezza dellap`` proccio. A queste qualita e doveroso aggiungere lelevato livello della registrazione, ben spaziata e timbricamente naturale, e la ricchezza delle note di presentazione. Claudio Bolzan ma di sala originale (Riccardo Allorto), lintroduzione di Giorgio Gualerzi (che piacere ritrovare la prosa e la saviezza di questo civilissimo raccontatore), la storia dellallestimento, il racconto per immagini (venticin` ` que o giu di l foto darchivio del teatro, la gran parte in technicolor, a tenere in alta memoria non solo la bellezza delle scene, la ben nota maniera ` di Benois, la rega della immutabile Wallmann, che rischiano di essere solo nomi per i nuovi operofili se ne siano, i cantanti in immagine, Corelli che sembra Stewart Granger in Scaramouche, soprattutto la grande Vinevskaja indimenticabile nel suo s completino vedette chinoise), il libretto stampato senza pasticci come ormai ` quasi mai si verifica; questo e il futuro del live documentario. Qualcosa di pallidamente simile era stato tentato nei primi tempi del CD dal Tea tro dellOpera di Roma, ahime talo` ra con una precarieta di ascolto (la Fanciulla del West con Lauri Volpi e la Caniglia) da riempirti soltanto di inappagato desiderio. Il Trovatore della Urania non precisa nemmeno che lesecuzione che stiamo per ascoltare fu in occorrenza di una spedizione ufficiale del Teatro dellOpera a Berlino (lunica volta di ` Corelli in Germania). Il sonoro e dozzinale e fa poco grazia a voci tan` to ricche. La serata era stata gia diffusa in CD (1993) in una collezioncina elegante di breve vita, la Datum; e non essendomela riuscita a procurare a tempo, ricorsi a un amico arabocanadese che ci ha una botteguccia nelle caverne della Sierra Madre, ` Hatz-zahly, che me ne procuro una riproduzione eccellente. Unico plusvalore della Urania credo sia aver ` serbato lapplauso che segu alla prima scena dellopera, con uno dei migliori Ferrandi, Agostino Ferrin. Del resto davvero gli applausi a scena aperta e a fine datto (e, come tradizione, allentrata in arengo delle voci amate) tengono campo in una occasione eccezionale. ` Cos a distanza di tre anni possiamo ` misurare due diverse ufficialita. A entrata nel decennio Roma va a Berlino, come ci sarebbe potuta andare la Roma o la Lazio; prima della ` meta di esso la Scala va a Mosca, come ci sarebbe andata la Juventus, con tutte le piume al vento. Sorpresa? La Roma vince 4 a 2. La Turandot qui lucentemente testimoniata era la ripresa di quella che i Moscoviti avevano ascoltato con Prevedi al posto di Corelli e la Mirellina al posto della Vinia. Mancai Prevedi-Calaf a Firenze, quando fu sostituito da un ormai spento Campora; venni via do-

CD
VERDI Il trovatore (dramma in quattro atti di S. Cammarano) F. Corelli, E. Bastianini, M. Parutto, F. Barbieri, A. Ferrin, A. Marcangeli, V. Pandano, C. Platania, M. Russo; Orchestra e Coro del Teatro dellOpera, direttore Oliviero de Fabritiis URANIA WS 121.115 (2 CD) B ADD 123:36

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PUCCINI Turandot (opera in tre atti di G. Adami e R. Simoni) F. Corelli B. Nilsson G. Visnevskaja, N. Zaccaria, R. Capecchi, F. Ricciardi, P. De Palma, A. Mercuriali, V. Carbonari, I. Farina, J. Valtriani, R. Pelizzoni; Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, direttore Gianandrea Gavazzeni LA SCALA MEMORIES (2 CD) A ADD 113:51

Esamineremo in questa cartella la forza del tempo, la forza del caso, la forza dei nervi, la forza del destino, la ` forza dellimbecillita mica tanto furba, la forza dellingegno che si deve ` sperare che prevalga. Vincero, vin` cero. Troppe forze per una cartella? Mega biblon mega kakon. Il tempo: questanno Franco Corelli avrebbe novantanni. Probabile che il Trovatore rimesso in lizza dalla Urania inauguri una pioggia di ristampe live ` che bagnera tutto lanno. La riedita ` Turandot delle Scala Memories e un altro discorso: qui si celebra (siamo al numero sei della portentosa collana) ` la gloria di una Scala che non ci sara ` ` piu. Corelli e una delle perle della ` ` corona, non la piu amata ne la piu risplendente, certo lirripetibile. Labbinamento Scala-Skira compie oltre ogni sognabile perfezione quello che ci si aspetta da una riesposizione di ` testimonianze gia diffusissime. Basti lindice del libro-disco: il program-

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VERDI
po Nessun dorma . La Visnevska` ja, ancora prima stella del regime, e ` lunica Liu nel mio ricordo che non si metta al seguito delle reginette del lacrimatoio. Qui rifulge lintelligenza di Gavazzeni, che seppe trasformare uno scambio di inchini in una proposta interpretativa tagliente. Cera il precedente della Schwarzkopf nella Turandot leggheiana che ` resto ai margini del mito della Callas. ` Eppure quella e ancora (direttore Serafin, Calaf lo strapotente e misurato Eugenio Fernandi) la migliore esecuzione discografica dellopera, altrimenti a rischio di essere letta come un prodotto minore dello Strauss orientaleggiante (Karajan, Maazel) o come una passarella offenbachiana di glorie del can-can (Pavarotti Suther land Caballe , perfino Pears a far lImperadore, nella lussuosa registrazione Decca diretta da Mehta indiano-paggio). Forse a torto il Gavazzeni che dirige Puccini non ha stabilito la fama che questa estrovagante per` sonalita ottenne nei domin del Donizetti da riscoprire, del Verdi meno noto da riqualificare; io ne ascoltai la Fanciulla del West a Firenze con la re` ga intelligente di Sylvano Bussotti e posso rompere tutte le lance a favore del Gavazzeni anche pucciniano. A ` meta sentiero esatto fra i nemici della musica e la musica comme il faut. Dar torto al comme il faut metteva ali ai piedi del Gran Bergamasco. In lui oltre che il lettore sterminato di tutti i libri e il concertatore divertitissimo vera anche un Pedagogo sommo. ` Con tutto cio litinerarium Schalae in ` Muscam non fu molto piu che un successo diplomatico. Se ne veda la storia nel bellissimo Musica e veri` ta di Beniamino Dal Fabbro. Laver
Franco Corelli

previsto come la cosa sarebbe finita ` costo indecentemente al grande critico e letterato, amico-nemico perpetuo di Gavazzeni, il posto al giornale. La serata di gala del 7 dicembre 1964 fu un trionfo, prevedibile ep` pero roso da qualche tarlo. Fu anche lultima venuta di Corelli alla Scala. Tutti aspettavano lesordio della Freni nella Traviata di Karajan. Non ci sarebbe stata battaglia per la successione nel ruolo di primo tenore , le armi si affilavano sulla proba` bile (e paradossale, cos poco avven` turosa come sempre si vanto di essere la prima della classe modenese) successione della ormai decantata Callas. Invece il glorioso De Fabritiis ` porto il Trovatore romano a una in` candescenza e fabulosita che non scapitano rispetto al Karajan della Lucia scaligero-berlinese del 1955. ` Il segreto e la narrazione e la convinta poesia (ascoltare lattacco, con la corrente degli archi, del Balen del suo sorriso ). Il vecchio collaboratore di Beniamino Gigli non ha scrupoli: il Trovatore deve accendersi e deve commuovere. I cantanti non vanno frenati ma guidati alla gloria, come nella carica dei Seicento. La Barbieri, spesso insopportabile per eccesso di gesto, suona qui come il tardo Del Monaco: scostolata e arcipotente. Era stata lAzucena di Bjorling (RCA), di Di Stefano (EMI), di Del Monaco (RAI), ` qui e al massimo e al meglio di se stessa. Ci sono oggi gli allergici a Bastianini, ma non lo hanno ascol` tato in teatro. Il suo Luna e bieco in bassi profondi, tenorilmente sognante in canti rapiti dallidea pura della altezza. In forma eccezionale, pensare che gli restava un pugno di tempo prima della spietata malattia.

Corelli ah Corelli. Siamo alle soglie ` del suo (in realta brevissimo) periodo di sommo sul trono. Pochi mesi ` e sara leroe della Battaglia di Legnano (nel complesso unesecuzione meno convinta di quella del Limarilli, alla rinascita fiorentina dellopera, diretta paradigmaticamente da Vittorio Gui, messa in scena come delle figurine Liebig da Franco Enriquez, con la Gencer perfettamente vice-Callas e un Taddei che non disgiunge mai il canto dalla parola), finalmente il Raoul di quei vertiginosi Ugonotti. A quel punto fiori` scono le scommesse: sara Arnoldo, ` ` sara Arturo, sara Otello. Fu (mediocremente) Werther, Edgardo, Ro meo, Rodolfo. Qui non soccorre la ` storia ne la critica. E la favola di un Arcangelo dimenticatosi in terra e ogni volta sorpreso e titubante per quelle ali che spiccano il volo o ` posson trascinarlo giu allinferno. Solo una parola sulle due signore: difficile che possa sorprendere la Turandot di Birgit Nilsson, scavata nella rupe (si capisce la scommessa di Karajan sulla Ricciarelli, paradossale e ` non cos a fondo perduto come di solito si sente pretendere) e tuttavia sorprende e conquista una tenuta che pare sempre quella di una prima volta. La Leonora di Roma, Mirella ` Parutto, fu poco piu che una meteo` ra, che in ultimo tento riciclarsi nel registro di mezzosoprano. Per dare unidea siamo sulla linea ManciniBanaudi, alternativa a quella belcantista fiorita dalla Callas in avanti: la ` Parutto vi e fresca, valorosa, sincera. Lho ascoltata ammirando. Marzio Pieri

CD
VERDI Inno delle nazioni tenore Francesco Meli Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, direttore Gianandrea Noseda Libera me dalla Messa per Rossini; La vergine degli angeli soprano Barbara Frittoli Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, direttore Gianandrea Noseda Quattro pezzi sacri Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, direttore Gianandrea Noseda CHANDOS CHAN 10659 A DDD 70:35

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Gianandrea Noseda e i complessi del Teatro Regio di Torino rendono omaggio a Verdi con uninteressante antologia di opere corali che include due pagine abbastanza rare e dalla discografia limitata. LInno delle nazioni composto su

testo di Boito nel 1862 per lEsposizione internazionale di Londra ma ` in realta non eseguito in quella cir` costanza e un pezzo doccasione retorico e francamente bruttino per molto tempo conosciuto solo attraverso la celebre registrazione di To` scanini con Jan Peerce, in realta basata su un arrangiamento del direttore che aggiunge al Canto degli italiani con testo rifatto, alla Marsigliese e a God Save the King The Star-Spangled Banner in onore degli Usa e lInternazionale in onore dellUrss. Noseda torna naturalmente alla stesura originale dirigendola con generosa convinzione e Francesco Meli presta la sua bella voce e la sua nitida dizione allintervento del Bardo previsto nella Cantica. ` ` Piu interessante e la versione del Libera me originariamente destinata alla Messa per Rossini e poi riciclata come ultima parte del Requiem alla memoria di Manzoni. Nel riprendere il brano composto nel 1869 Verdi lo ` miglioro radicalmente estendendo le 391 battute originali a 421. La versione del 1874 rimodella linee melodiche, armonie e strumentazione, sostituisce dieci battute della prima con trenta nuove allinizio della ripresa del Dies irae e affida al soprano lultima intonazione salmodica del Libera me che in quella del 69 era destinata al coro. In questo caso i maggiori precedenti discografici sono quelli di Rilling (Hanssler), Chailly (Decca) e Chung (DG). La nuova incisione di Noseda si affianca degnamente a quelle e affida la difficile parte del soprano solista a una Barbara Frittoli senzaltro brava nonostante il vibrato molto accentuato e una certa insufficienza di corpo nel registro grave. La ` riascoltiamo poi piu a suo agio in chiusura di programma nella celebre preghiera che chiude il secondo atto della Forza del destino. Il miglior risultato interpretativo di Noseda e dei validi complessi tori` nesi e comunque individuabile nei Quattro pezzi sacri restituiti con nitore e misura in unangolazione saggiamente equidistante fra intimo fervore religioso e suggestioni drammatiche di segno teatrale. La ` concorrenza e in questo caso spietata (Giulini, Muti, Abbado, Solti, Mehta, Fricsay, Gardiner, per tacere del Te Deum inarrivabile diretto da Toscanini), ma le esecuzioni meditate e accuratissime di Noseda, alloccorrenza provviste anche della ` giusta eloquenza e monumentalita, si collocano comunque in una posizione di rilievo allinterno della discografia dei Pezzi sacri. Giuseppe Rossi

Maurizio Baglini celebra lanniversario di Franz Liszt con un nuovo, bellissimo CD

CD 476 4418

Mephisto Valse, S514 Valse oublie n.1, S215 6 Grandes Etudes daprs Paganini, S141 (1851) Grande Fantaisie de bravoure sur La Clochette, S420 d'aprs La Clochette Concerto pour Violon op. 7 de Paganini Hungarian Rhapsody n.2, S244 Liebestraum n.3, S541 Rve damour

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La presente guida e composta da una ` lista in ordine alfabetico delle case discografiche, affiancate ognuna da un numero. Ai vari numeri corrispondono i relativi distributori, che troverete di seguito elencati con indirizzi e numeri telefonici. Le case discografiche momentaneamente sprovviste di una distribuzione ufficiale in Italia, sono ugualmente presentate nella lista generale senza tuttavia un numero di riferimento. 2L Abc Classics Accademia Accent Accentus Music Acte Prealable Aeolus Aeon Ages Agpl Albany Records Alia Vox Allegria Almaviva Alpha Altara Alto Altus Ambroisie Ambronay Ame Son Amon Ra Analekta Andromeda Anemos Aparte Apex Appian Records Arbiter Arcana Archipel Archiphon Archiv AR RE-SE Argo Arion Arkadia Arlecchino Armide Classics Arte Classica Arthaus Arsis Ars Produktion Arte DellArco Arte Nova Arte Verum Arts ASV Atopos Atr Attacca Audiomax Audite Aulia Avanti Classic Avenira Avi Avie Bayer Records BBC Legends Bella Voce Bel Air Classiques Berlin Classics Berliner Philharmoniker BMC Records BIS Black Box Bluebell Boheme Music Bongiovanni Bottega Discantica BR Klassik Bridge Brilliant Classics Brodsky Records Cabaletta Calliope Camerata Campion Canary Classics Cantaloupe
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Cantus Classics Cappella Sistina Capriccio Capston Records Carpe Diem Caro Mitis Carus Cascavelle CBC Records Cedille Records Challenge Classics Chandos Channel Classics Chopin Institute Christophorus Clarinet Classics Classic Records Classica dOro Classical Archive Classound Claves Cmajor Cobra Records Coda Arrese Col Legno Collegium Records Columna Musica Concerto Coro Coviello Classics CPO Cristal Records CSO Resound CV Cybele Records Cypres ` Dacapo Dal Segno Danacord Dapheneo Datum DDT Decca Delos Deutsche Grammophon Deutsche Harmonia Mundi Deux-Elles Dies Digital Classics DVD Diligence Discant Divox Dom Disques Doremi Dorian Ducale Dutton Laboratoires Dux Dynamic Early Music EBS ECM Edel Classics Edipan Edition Alberto Moraleda Edition RZ Eloquentia E Lucevan Le Stelle EMI Enchiriadis Erol Etcetera Eufoda EuroArts Everest Explore Records Fabula Classica Farao Fimvelstar Fineline Classical Finlandia First Edition Flora Fone ` Fonit-Cetra Fonoteca Forlane Forum Fra Musica Fuga Libera Fugatto

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Gavin Bryars Genuin Classics GHA Gimell Glissando Globe Glor Classics Glossa Glossa Reprise Glyndebourne Golden Melodram G.O.P. Gramola Great Hall Guild Historical Hanssler Classic Hardy Classic Hat Hut Harmonia Mundi France Helicon Classics Helios Heristal Hortus Howe Records Hungaroton Hyperion Ideale Audience Idis III Millennio IMP Classics Indesens Inedita Inscena Jade JVC XRCD JuxtaPositions Kairos KHA Kicco Music King KLE K 617 Laborie Classique La Ma De Guido Largo Laserlight Lebendige Vergangenheit Le Chant du Monde Leman Ligia Digital Lindoro Linn Records Live Classics LOiseau-Lyre LPO LSO Ludi Musici Lycanus Lyrinx Lys MAA Mandala Marc Aurel Marco Polo MA Recordings Mariinsky MDG Medici Masters CD Medici Arts DVD Megadisc Melodiya Membran / NCA Meta Records Metronome MGB Micrologus Myto historical line Milan Mirare Mode Monopole Motette Ursina Mudima Music Multisonic Music Digital Musica Antigua Aranjuez Musica Ficta Musica Sveciae Music and Arts Musique a la Chabotterie ` Musique en Wallonie

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MV Cremona Musique en Wallonie Myrios Naim Nave Nalesso Records Naxos NB Musika Nbe Live Neos NBB Records NMC Records Newton New World Records Nonesuch Nuova Era Internazionale NVC Arts OBS Obsidian OCL Records Oehms Classics Ondine Onyx Opera Rara Opera Tres Opus 106 Opus Arte Orf Orfeo Original Master Recording Osteria / Ponto Pan Classics Pan Dream Parnassus Paradizo Passacaille Paula Pavane Pentatone P&P Phaedra Phi Philarmonia Phil. Harmonie Philips Phoenix Phoenix Edition Phono Suecia Piano 21 Plus Loin Music Pierre Verany Pneuma Praga Preiser Records Prezioso Priory Profil Gunther Hanssler Pyramid Q Disc Quartz Quindecim Querstand Rai Trade Ramee Rare Raumklang RCA

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RCOC RCO Live Reference-Recordings Regent Regis Ricercar Ricordi Rivo Alto Rondeau Royal Opera House RSI RTVE Rugginenti Sanctuary Classics Satirino Saydisc Scandinavian Classics SDG Soli Deo Gloria SFS San Francisco Symphony Sheffield Signum (UK) Simax Sipario Sittelle S.M.P. Solstice Solo Musica Solo Voce Somm Recordings Sony Classical Spring Art Sterling Stradivarius Supraphon Symphonia Tacet Tactus TDK (CD) TDK (DVD) Telarc Teldec Telos Testament Timpani Toccata Classics Transart Tony Palmer Triton Tudor United Archives Urania Vanguard VAI Verso Videoland Virgin Classics VMS Walhall Warner Fonit Well Music WHRA Wergo Westminster Wigmore Hall Live Winter&Winter WLA e Ysay Records

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Sony Music via Amedei, 9, 20123 MILANO - tel. 02/8536272 Bottega Discantica Via Nirone 5, 20123 MILANO - tel. 02/862966 Deltadischi Via P. Pomponazzi 9, 20141 MILANO -tel. 02/87392039 Ducale Via per Cadrezzate 6, 21020 Brebbia (VA) - tel. 0332/771771 Edel Italia Ripa di P.ta Ticinese 63/A, 20143 MILANO - tel. 02/831381 EMI Music Italy Corso Sempione 68, 20154 MILANO - tel. 02/777971 La Tosca srl Via San Zanobi 43r, 50129 FIRENZE - tel. 055/3841760 Hardy Trading Ripa di Porta Ticinese 91, 20143 MILANO - tel. 02/ 48705646 9 Jupiter Via dellIndustria 31/b, 28924 Verbania Fondotoce (VB) - tel. 0323/586200 10 Milano Dischi Via Sormani 18, 20093 Cologno Monzese (MI) - tel. 02/ 25396575 11 New Communication Via Campani 38, 50127 FIRENZE - tel. 055/ 4368733 12 P&P Classica Via Bartolomeo Gosio 85, 00191 ROMA - tel. 06/3338370 13 Sound and Music Via Mazzarosa 105, 55100 LUCCA - tel. 0583/581327 14 Universal Music Italia Via Crespi 19, 20159 MILANO - tel. 02/802821 15 Warner Music Italia Via Milano,16, 20090 Redecesio di Segrate (MI) - Tel. 02/637831 16 Well Music International C.P. 196, 65100 PESCARA - tel. 031/611648 17 Codaex Italia srl Via Reina 15, 20133 MILANO - tel. 02/36562060 18 Art Communication srl Mottola (TA) - info@artcommunication.it 1 2 3 4 5 6 7 8

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musica 227, giugno 2011

osn.rai.it

Riparte la stagione dellOrchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Difficile non farsi catturare. 24 appuntamenti in nove mesi, solo grande musica, solo le migliori interpretazioni dal vivo. In pi se hai meno di trentanni puoi avere lintero abbonamento a soli 84 euro, o un carnet da minimo sei serate a 5 euro luna.

Biglietteria: piazza Rossaro . 011.8104653/4961 . biglietteria.osn@rai.it

Juraj Valuha, Roberto Abbado, Ramin Bahrami, Mario Brunello, Semyon Bychkov, Renaud e Gautier Capuon, James Conlon, Enrico Dindo, Matthias Goerne, Christopher Hogwood, Leonidas Kavakos, Sergej Krylov, Omer Meir Wellber, Ennio Morricone, Helmuth Rilling, Giovanni Sollima, Christian Tetzlaff

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Antica Novecento Sinfonica Pianistica Operistica Contemporanea Cameristica Concertistica Liederistica Barocca

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Indici di MUSICA 1977-1991


Vladimir Horowitz di P Rattalino . Wilhelm Backhaus di P Rattalino . Sviatoslav Richter di P Rattalino . Arturo Benedetti Michelangeli di P Rattalino . Glenn Gould, di P Rattalino . Sergej Rachmaninov di P Rattalino . Ignaz Ian Paderewski di P Rattalino . Artur Rubinstein di P Rattalino . Claudio Arrau di P Rattalino . Josef Hofmann di P Rattalino . Ferruccio Busoni di P Rattalino . Friedrich Gulda di P Rattalino . Yehudi Menuhin, di A. Cant Jascha Heifetz, di A. Cant Dimitri Mitropoulos di A. Zignani Herbert von Karajan di A. Zignani Linterpretazione pianistica di P Rattalino . Sergiu Celibidache di U. Padroni Carlo Maria Giulini A. Zignani Leonard Bernstein di A. Zignani Carlos Kleiber di A. Zignani Happy Fingers+DVD di T. Poli Viaggi di note, note di viaggi di M. Malvasi LEuropa allOpera di P Marvasi .V.

25,00
15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 19,00 19,00 19,00 19,00 19,00 20,00 20,00 20,00 20,00 25,00 19,00 19,00

Indici di MUSICA 1992-2004


. Schumann: Robert & Clara, P Rattalino . Sergej Prokofiev, P Rattalino I grotteschi della musica, H. Berlioz P Buscaroli svela limbroglio del Requiem . . Manuale del pianista concertista, P Rattalino Il Bianco e il Nero, Nino Gardi Angelo Mariani, V. Ramn Bisogni La Sonata per pf. nel 1700 e 1800, A. Gherzi Franco Corelli di V. Ramn Bisogni David Oistrakh di A. Cant Thomas Schippers di Maurizio Modugno Richard Wagner di V. Ramn Bisogni Alfred Cortot di Piero Rattalino Alfred Brendel di Piero Rattalino Controtenori di A. Mormile Guida alla Musica Sinfonica Guida al Teatro dOpera Bellini di A. Bucci Charles-Marie Widor di G. Clericetti Ermafrodite armoniche+CD di Beghelli-Talmelli La Sinfonia dellOttocento di D. Toro Le seduzioni di Bach di A. Brena I suoni del tempo di A. Zignani LOrchestra del Reich di M. Aster

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Con CD allegato
Il contralto morto. O forse no: semplicemente cerchiamo oggi ci che non , rigettiamo ci che sarebbe. Lascolto delle pionieristiche registrazioni di contralti attivi negli ultimi anni dellOttocento ci rivela voci di inimmaginabile ambiguit sonora: baritonaleggianti al grave, sopranili in acuto, senza nessun tentativo di mascherare lo scarto di registro ed anzi sottolineando le differenze con effetti da jodel. Dilettanti? Eppure furono le voci predilette da Wagner e Saint-Sans, Strauss e Toscanini! Risalendo i decenni, scopriamo che lappellativo audace di ermafrodite armoniche era stato speso con la pi alta ammirazione per cantanti del calibro di Maria Malibran e Marietta Alboni, mentre emissioni baritonali furono apprezzate in castrati come Farinelli, Carestini, Pacchierotti, Marchesi. Il Novecento ha per spazzato via landroginia della voce doppia, la tradizione operistica del contralto sopranile, preferendo il mezzosoprano destensione pi contenuta ma omogenea, con acuti sonori e ben coperti, note gravi prive di eccessive risonanze di petto. E i veri contralti che hanno tentato di riproporre in pubblico il dualismo vocale naturalmente presente nella loro voce sono stati emarginati dalla vita teatrale. Documenti sonori (nel Cd allegato) e verbali (tante testimonianze depoca) sintrecciano in questa trattazione assolutamente originale, che porter il lettore (nonch ascoltatore) a dischiudere i segreti di un mondo solo apparentemente perduto.

Marco Beghelli - Raffaele Talmelli

ERMAFRODITE ARMONICHE
Il contralto nellOttocento
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Troverete il libro: nelle migliori librerie, on-line visitando il sito www.zecchini.com, oppure potete usufruire del modulo dordine contenuto nellultima pagina della rivista

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P R O G R A M
Con riserva di cambiamenti
Mercoled 31 agosto - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Academy of St. Martin-in-the-Fields, dir. e sol. Murray Perahia pianoforte Concerto sinfonico - Musiche di Ries, Beethoven, Schubert Venerd 2 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Deutsches Sinfonieorchester Berlin, Lars Vogt pianoforte, dir. Philippe Jordan Concerto sinfonico - Musiche di Wagner, Schumann, Brahms Gioved 8 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Solisti e Coro della Radiotelevisione Svizzera, I Barocchisti Max Emanuel Cencic e. a., dir. Diego Fasolis Vivaldi: Il Farnace Sabato 10 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 London Philharmonic Orchestra, Dezs Ranki pianoforte, dir. Vladimir Jurowski Concerto di gala - Musiche di Kodaly, Liszt, Brahms Marted 13 settembre - Chiesa del Collegio Papio - Ascona, ore 20.30 Quartetto Faur Quartetto con pianoforte - Musiche di Mahler, Mendelssohn, Brahms Venerd 16 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Orchestra della Svizzera italiana, Jinsang Lee pianoforte, dir. Heinz Holliger Concerto sinfonico - Musiche di Beethoven Mercoled 21 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Amsterdam Baroque Orchestra & Choir, dir. Ton Koopman Concerto corale - Musiche di Mozart

SETTIMANE MUSICALI DI ASCONA


31 agosto - 14 ottobre 2011

Venerd 23 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Junge Deutsche Philharmonie, Martin Helmchen pianoforte, dir. Lothar Zagrosek Concerto sinfonico - Musiche di De Raaf, Mozart, Benjamin, Strawinsky Luned 26 settembre - Chiesa del Collegio Papio - Ascona, ore 20.30 I Musici di Roma, Xavier de Maistre arpa L'arpa virtuosa - Musiche di Vivaldi, Marcello, Bacalov, Debussy, Geminiani Venerd 30 settembre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Orchestra della Svizzera Italiana, Vadim Gluzman violino, dir. John Axelrod Concerto sinfonico - Musiche di Mendelssohn, Mozart Marted 4 ottobre - Chiesa del Collegio Papio - Ascona, ore 20.30 Venice Baroque Orchestra, Michele Favaro, flauto traverso, oboe, dir. Andrea Marcon Concerto barocco - Musiche di Vivaldi, Hndel, Bach Venerd 7 ottobre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Orchestra della Svizzera Italiana, Sergej Nakariakov tromba, dir. Hubert Soudant Concerto sinfonico - Musiche di Schubert, Hummel Marted 11 ottobre - Chiesa di San Francesco - Locarno, ore 20.30 Grigory Sokolov pianoforte Recital di pianoforte - Il programma sar comunicato successivamente Venerd 14 ottobre - Chiesa del Collegio Papio - Ascona, ore 20.30 Accademia d'archi di Bolzano, Viviane Hagner violino, dir. Jrg Faerber Concerto di chiusura - Musiche di Mozart

Ente Turistico Lago Maggiore Viale B. Papio, 5 - 6612 Ascona - Svizzera Tel. 004191 7851965 - Fax 004191 7851969 www.settimane-musicali.ch - e-mail: booking@settimane-musicali.ch

Per informazioni:

Settimane Musicali di Ascona

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