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[Festival] Collana di poesia a cura di Valentino Ronchi

n.11

Giovanni Catalano

L amico di Wigner

Lampi di stampa

1a Edizione ottobre 2009 Copyright 2008 Lampi di stampa Via Conservatorio, 30 - 20122 Milano ISBN 978-88-488-0000-? e-mail: lampidistampa@lampidistampa.it

internet: www.lampidistampa.it

Abstract
La semplicit delle leggi naturali generata dalla complessit del linguaggio che usiamo per esprimerle.
Wigner Eugene

Una piccola scossa, una vibrazione il segnale che ti stai riaddormentando. Io non ho sonno e penso a cosa faremo domani o a come farci piacere le vite degli altri. Basta poco che lesperimento fallisca: un sogno, un dolore. La sveglia che non suona. Allora, resto a guardarti come si guardano i cantieri. Perch nel sonno che si costruiscono le case, i ricordi si fissano. Noi no, se gli altri avranno una distrazione, noi dobbiamo sempre dimostrare di poter essere di pi di quelle citt distrutte

dal terremoto.

Anche stamattina ci siamo svegliati con il pensiero di doverci alzare. E ci siamo svegliati col ghiaccio sui vetri quando tutto tende a diventare linguaggio. Tu che srotoli le calze ed io che ancora invece damarti ecco le cose come stanno. Sono giorni che meglio non uscire, che spegnere la luce sembrer un ripensamento. Allora, sai, essere in un altro posto per quanto lontano non riguarda solo te che sei gi uscita. Il muro sottile, non ci rester nientaltro. Tenersi la mano. No. Al pi negare che ci separi la morte.

Lequazione di Schrdinger Ai piedi del letto. Gli occhi gonfi dun gatto persiano dal pelo bianco. Non esiste ma lho disegnato con una carezza. E seguendo larco della sua schiena gli ho dato una voce, il tuo nome, quasi tutto il mio pane.

Sembra forse di poter tornare allet delle ragazze con cui uscivamo, quando cera la lira. Un s con la testa, le lezioni di fretta, la biblioteca. Io andr coi mezzi, ovviamente. Verr da te, da quel poco di te che mi ricordo e nel silenzio di chi legge ti trover appoggiata ad un racconto di Fitzgerald. O chiuso il letto, per incontrarsi a met, star a vantarmi degli occhi.

Chiama i bambini intenti a rovesciar cartelle e poi di corsa a tavola, felici come televisori accesi. Chi torna a casa guarda nei figli per scoprire a chi somiglieremo. Sono gli ultimi e restano ancora in piedi, come i pi alti delle foto. Se cambiata negli anni la nostra grafia, penserai (quanto cambiata) avr soltanto ripreso a studiare. Non so perch la scuola, tutto quello che so era gi scritto nei bagni, ripetuto come formule infallibili. E le ragazze che si tengono la porta. Se questo scrivere non avesse avuto una ragione, non so, fare di questo posto un altro posto.

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E farlo tutto in un punto. Ma dobbiamo andare a casa, adesso. E fare come tutti, pregare una sola donna, credere in un solo Dio. Sapere che le persone dormono nei loro letti, al sicuro. L non possono morire.

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Sei tu. Ti fermi, mi guardi finch non comincio a parlare. Perch il fatto che amiamo quasi tutto di questo posto. La gente grano, frumento. Uno appena arrivato, un altro deve andare. Abitavamo qui ma potevamo anche essere nati da tutta altra parte. Tu, invece, ti fermi e per raccogliere i capelli dietro la nuca. Io scrivo solo questo e poi ritorno al mio lavoro, siamo in ritardo. Se abbiamo smesso lo abbiamo fatto davvero una volta per via di una ragazza. Ma quando penso a te c sempre vento ed difficile star fermo. Se solo penso a quante volte ho gi pensato a te

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senza successo. La sedia da regista Siamo quello che manca. Inganni, saranno poche, due o tre fermate di metropolitana. Siediti pure e leggi, io preferisco stare in piedi anche se stanco per non rischiare dabituarmi alle cose, tenere la borsa a terra come un figlio tra le gambe. Saranno in pochi con la tracolla, a togliersi la borsa. Ad aspettare (piccoli seni rosa dietro una maglia chiara) mentre uno parla e per partito preso laltro aspetta di parlare. E si tengono il vestito a fiori, la gonna troppo corta hanno qualcosa

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tra i capelli una farfalla sulla spalla, una macchia scura come una voglia e cantano (oltre recinti di ferro spinato fiori viola di buganvillea sai, fanciullo, ho pianto allidea che al vento poi volino via) coi giornali di oggi sempre gli stessi seduti ancora e ora che il parco chiude. E piove senza miracolo. Si pu dire: piove anche prima della pioggia, quando pu piovere da un momento allaltro. Questo discorso di non voler sentire, ogni cosa ha il suo tempo. Infatti poco prima almeno noi eravamo a letto e ci scoprivamo continuamente

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erano anni che non bevevo e non dormivo cos bene coi vestiti ancora addosso. E gli ombrelli chiusi come fiori dentro un vaso accanto alla porta. Alcuni si sentono legati ad un giardino come cani, legati a un albero. Si salver chi nel giardino, dicono, era una quercia e una quercia vive centanni, cera poco da capire. Ma io che passo lento devo tenere. Il mio posto lequilibrio di queste case a picco. Che a volte sedersi, stare seduti, come essersi appena lasciati cadere al sole, casa sul lago un fine settimana. Dopo tutto ci dividiamo in piccoli gruppi

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e lei si scioglie i capelli. Non proprio lei, soltanto lei in un film. O scegliere dei tanti proprio questo: la gente che ha cominciato ad andarsene e che si alza e va nella sola direzione in cui doveva. Un futuro di vento e di gerani senza ossa, di sedie e tavoli in giardino, posaceneri pieni di pioggia.

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Ma per vedere la pietra che non cera, la pietra che cambiata di posto. Per amor di Dio lasciamo affondare le navi. Era tra le cose da fare, non preoccuparti. Se abbiamo fatto bene a partire, ad andare lontano. Ne sei sicura. Tranne certe donne con le sedie davanti alle porte, senza figli. E tu che dormi di giorno. Abbiamo appena chiuso. Parliamo uno alla volta, diciamo una cosa per volta. Ritorniamo sulle cose, anche al telefono. La voce di nostra madre da bambina, noi che non siamo ancora nati. Si vede che non siamo andati troppo lontano.

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In un altro mondo che questo mondo comunque consente mi sono alzato di scatto perch dellaltro che non sappiamo nascondere comincia cos, con sentimenti uguali e contrari, comincia la giornata quando inizio a ricordare di aver avuto altre ragazze prima e dopo di te, saranno state cos poco. E ognuna ha il suo, cos va il mondo, il mondo. Chi sogna, un sogno, di non riuscire a muoversi o non sente pi la mano sotto il cuscino. Magari non avrai capito, avr soltanto rinviato, qui non c nessuno che pu sentirti gridare. Non sar per te se la paura svegliarmi dalla parte del mondo.

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Anche altre cose si svegliano dentro al mio corpo: sono lacci, bottoni, ruote dentate.

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Dal quaderno in rosso


Ces objets si parfaitement domestiqus qu'ils auraient fini par les croire de tout temps crs leur unique usage.
Perec Georges

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Gaza Dopo un giorno senza scuola abbasso la luce e sulla mia met del letto mi si butta addosso una gamba. Eppure so che non ti basta arrivare a toccare laltra parte, il fianco asciutto o spogliarti di tutto e strappare le braccia. Contendersi una striscia, non basta. Tu ricordami stavolta. Prima che il respiro si faccia pesante e a noi cadano le labbra.

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Lelastico del costume allentato dalle spalle per non lasciare il segno, il sole ti apre i denti. Ci salver la reticenza, leducazione. E una buona parte del tempo io non ti ho detto niente, era il nostro ponte di Mostar e a bordo piscina aspettavo. I ciechi nuotano, anchio chiudo gli occhi. Come se da altre cause dipendesse la mia vita e non da quel boato in cui tu, prima dentrare, chiudi la bocca.

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Barcelona in a bag Per incidente, a un certo punto un altro amore ci accarezza duro, ruvido come le mani, come questo asciugamani duna partita a tennis ora che spiove. Solo una scusa non esser stati che due cerniere. Due bocche appena troppo corte. Perch non quella sera? Se avessi detto se ti avrei riconosciuta. Tu, che ogni volta che ridi, urti col piede, rompi un bicchiere.

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La Cina uno di quei luoghi in cui pi di altri non sono stato. E ho imparato per il cuore ho provato. Ho letto Li Po ma non basta. Perch amo sempre due donne: una viva e una morta, una vera, una sogno.

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Tutti abbiamo commesso un errore nella vita. questo il senso di un errore: che stato commesso da tutti o prima o poi. E, niente, fuori c una grande fotografia. Fuori dalla nostra testa. No, non siamo contemporanei siamo piuttosto come Luglio e Agosto e devi scegliere dove vorresti andare questestate (una capitale europea o unisola greca, un piccolo posto di mare). Quante altre volte dimenticheranno il giorno del tuo compleanno. Se ti dicessi che il carattere di una persona si vede anche dal modo in cui piega la carta dei cioccolatini. Tutto ha sempre avuto per me un certo sapore zen (la farfalla di Chuang Tzu, le monete dei Ching ad esempio). il limite di ogni analogia. Ti fai una doccia ed esci, te ne vai ma che vuol dire (per sempre) hai lasciato un pettine dosso,

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uno specchio appannato, la spugna. questo il senso di andarsene?

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Promesse di Buenos Aires Cera poco da capire. Dovevo perdere quella stazione del sud, trovare la forza per assomigliare luno allaltro. Non tornare troppo presto. Se a te non mancano i luoghi, il buon nome, non fai figli. Non hai fatto nulla. Pi passa il tempo e pi torniamo da lontano. A Palermo non si vede il mare che a tratti c qualcosa di sale e di limone che brucia, qualcosa di veloce come un taglio. Ma scendere e salire non ha senso. Sai talvolta che anche a noi sar capitato di rimanere soli e fermarci, dire qualcosa e poi sederci a guardare un tramonto.

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Senza aspettarlo, senza aspettarci mai nulla di pi di quello che avevamo sentito dire. Forse perch questo non un tramonto ma piuttosto quello che Borges ha scritto di questa sera che di unaltra Palermo. Come fidarsi.

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Autoritratto di Schiele Appena sveglio, mani e piedi senza chiodi, vedo in tutto la punizione: se non so fischiare o piegare la lingua, se non so pi giocare come ogni altro ad allargare e chiudere le dita, se anche lombra del mio cane tra il medio e lanulare non abbaia.

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Bambole russe Oltre ai ricordi dietro gli occhi, quando muore una madre e smetti dessere figlio, soprattutto al mattino che prove abbiamo daver vissuto? O di non aver vissuto che questo non sia il primo e lultimo dei giorni duna festa e il dolore in dormiveglia non sia breve come un giglio? Oggi che il mondo nostro, che il giorno dei ciechi. Quando si muore tutto dentro una scatola, scatole concentriche, insiemi di insiemi. Qualunque colpa sia: lastrazione geometrica, il disegno infantile. quando usciremo come faremo senza di loro, senza qualcosa

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del giorno prima.

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In questo periodo le ciliegie e le pesche vengono dal Cile. I denti fortunatamente dritti, duri, uguali. Cos prendo unaltra pesca e bacio la spalla della tua assenza. Eppure l'Europa un grande esportatore di pesche: le esportazioni infatti sopravanzano le importazioni. Ma qui le donne non sono come le donne in Cile poco sotto le macerie e viste le parole pronunciate non sono nemmeno come le donne invisibili dei paesi arabi, le donne in Bangladesh dove ogni due ore una donna muore o in alcune zone del Nepal col tappeto sulle spalle che un profumo di uomini mai avuti o che se entrano di fianco senza bussare, piedi di geisha poi escono sempre dal letto e a piedi nudi

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ritornano dal bagno le donne sfigurate dallacido vivono meno degli uomini le donne depresse che non parlano daltro, le donne grasse coi piedi freddi e che non dormono la notte sono donne tutte per gli uomini le mogli dei soldati con le scarpe di legno se per giorni, settimane di mare o di deserto per raggiungere la Libia certe persone sono fatte per restare sole ma si sentono come i gemelli si dice sentano luno il dolore dellaltro. Poi diventano insensibili come una mano aliena o un arto fantasma, c uno schema. La mente umana si organizza per schemi, ricostruisce per simmetria, ragiona come nelle frasi impossibili di Chomsky. Perch non pu far altro. E sono brave persone

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solo che parlano dei morti come fossero vivi.

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Se sono queste le cose che si salveranno. I regali, gli oggetti che perderemo al prossimo trasloco o che fai prima a ricomprare. E tutti gli altri che non sapevi pi di avere, domani ci salveranno le forbici, un biglietto e del nastro adesivo. Perch dentro ogni scatola c lidea che le cose sono nostre, esattamente intendo. E ancora qui sul comodino: le chiavi accanto al portafoglio, gli occhiali e lorologio. Un cellulare. Se, anche qui, per dedizione saranno queste cose i nostri guardiani.

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La meccanica del punto


The first principle is that you must not fool Yourself and you are the easiest person to fool. Richard Feynman

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La nave di Teseo La nave ci porta a velocit costante al tempo in cui non dovevamo spiegare, ripetere a parole nostre che questa la teoria. Poi ci sono le luci mosse del porto, le foto meno riuscite con il sole nei capelli, gli occhi rossi, gli occhi chiusi. Allunghi un braccio dimenticato nel sonno e siamo arrivati, era evidente che era questo: arrivare.

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Penso a una ragazza appena uscita dalla vasca. Delle due, solo una si pettina, laltra si guarda allo specchio. Non uscirai dalla mia vita. Deve essere una mania come i trenini elettrici e i pesci tropicali se per finire questo libro avr ancora bisogno di te. Lo sai, il pi delle volte scrivevo la sera ed era come versare la birra nei bicchieri inclinati, senza schiuma. Non la stessa cosa. Se non altro, adesso, con la stessa pazienza di chi colloca i pezzi sulla scacchiera rimetto a posto i piatti. E penso al lavoro che abbiamo scelto. Penso a domani. Chi lavora deve sempre sperare che ci sia un giorno di ferie per finire un libro perch non pu finire cos

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in pausa pranzo o la notte quando ti rimetti a letto o ti alzi. E un nuovo nodo sembra un discorso da calzolai, di stringhe, di mani sporche di colla e piccoli chiodi sotto le suole. Deve essere un disordine, una compulsione, come oscillare nervosamente un ginocchio, tamburellare con la punta delle dita. Unossessione questa di scendere e salire, controllare di continuo daver chiuso a chiave, la certezza di aprire e chiudere di nuovo. O lavarsi sempre le mani, conservare tutto e di tutto fare sempre una copia: delle lettere mai spedite, dei certificati, i fax di inizio malattia, le ricevute del taxi. E a maggior ragione se ognuno di noi un voto, una causa, un giuramento.

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Ci sono scrittori che per tutta la vita hanno scritto un solo libro sugli storioni del Po o del fiume Oreto. Credevano in ci che scrivono e questo li rende meno pericolosi. Io personalmente preferisco stare con un piede dentro e uno fuori. Leggere a mente. Non centra la voce, potrei leggere anche solo con le dita se i nomi avessero un rilievo come sulle cassette postali o sulle targhe automobilistiche. Perch vai ai reading, allora? Uno scrittore non dovrebbe interpretare, il regista non lattore. Ma a forza di guardare ognuno vede nelle nuvole ci che vorrebbe vedere, sente ci che vuole sentirsi dire.

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Anche se il segno che lasciamo arbitrario il n'y a pas de hors-texte mi dici non c lettura che non produca scrittura e viceversa io lo dico a te come se fosse la prima volta che leggi i Lunch Poems di Frank OHara. Io leggo perch scrivo ma tu? What are you reading for? Deve essere unossessione comera per i collezionisti di francobolli ma ha anche a che fare con il futuro, con la capacit di ascoltare. Come nella danza moderna limportante andare a tempo. Come nel nuoto sincronizziamo respiro e bracciata, fino ad entrare in risonanza. C un momento in cui i guadagni compensano le perdite. Ma solo un modo per nascondersi. Lo sai, si d a certa poesia un peso e uno spessore che altrimenti non avrebbe e in questo c

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deve esserci credo una contraddizione continua. Non poesia contemporanea, n pu essere attuale al massimo precede la realt, la rende impraticabile. Prima si immagina una ragazza e poi si incontra sul serio con quel taglio, al mare in quel giorno di Luglio, lo stesso nome che le avevamo dato anni prima di conoscerla, di nascosto, di proposito. O ti dimentichi di qualcuno come nelle lettere dei suicidi, dimentichi qualcosa e tutto cambia. Come quando gli eserciti rompono il passo quando attraversano i ponti o i pellegrini in cima alla scalinata smettono allimprovviso di pregare. Cosa chiedevano, cosa hanno ottenuto? Non c verso. Gli amici chiamano

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per dirti che stasera non escono. Non esce nessuno.

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Natura morta con bicchiere e limone Supponiamo per un istante di essere cambiati, di essere uomini nuovi o migliori. Una mostra antologica su Lichtenstein che per una volta fa il punto su tutto e tutti. E andiamo insieme che ci sentiamo meglio ma soltanto se ci ripetiamo che dellimmagine conta pi la sua riproducibilit. Prendi una pietra ad esempio che se esiste soltanto perch ce ne saranno migliaia di pietre come queste. Le canne nel canneto, gli uccelli migratori. Tutti capiscono di cosa stiamo parlando e forse se ne ricorderanno. Ma noi ci che ci distingue dagli animali non sapere usare uno strumento. Se molte specie di scimmie rompono una noce durissima battendo una pietra sopra laltra e alcuni corvi tengono col becco una cannuccia di legno per stanare le larve. Solo luomo moderno uomo o donna, naturalmente

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e con ogni gradazione se sa usare uno strumento per realizzare un altro strumento che non esiste per caso si dice uomo. Forse, migliore. Come da piccoli in campagna, se non sbaglio, un vecchio aveva preso ad affilare una lancia con lo spigolo scheggiato di una pietra. Dovesse entrare uno scorpione, diceva, per i gechi. Un vecchio con le macchie nere sulle mani come gli occhi sulle ali delle farfalle.

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Il fantasma di Roussell Se si potesse capire tutto senza uscire da una stanza o comunque di pi. Era un quattordici Luglio, stanza duecentoventiquattro, Grand Hotel delle Palme. I malati chiusi in casa perdono il sole. In un silenzio daghi. Forse il gatto mi passa tra i piedi del tavolo. Sa che siamo sempre qui, che probabilmente pi sicuro. Soffia tra un si e un no fino a quando il suo respiro non diventa un miagolio, arrota la erre di artigli su una coperta di lana grossa. Meglio uscire sul balcone ed imparare a memoria la foglia di basilico. Perch non smetta mai di crescere. La devi moltiplicare.

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E poi comunque ritornare sul tavolo che traballa, accarezzare il gatto. E fare i conti con la sua et invisibile nascosta in fondo alla conchiglia di un orecchio, nel triangolo impossibile del gomito.

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Madrelingua Ricordavamo quasi tutto e tutto rimasto. Per forza, la casa. Le finestre di una certa casa. Molte finestre, molte donne aspettano molto di noi. Un grande terrazzo necessario che ci sia un grande terrazzo sul mare. Le stelle, le lampare, le luci accese di notte nelle camere dei figli. Palermo tutta un porto. E per una volta il porto ci parlava a mezza voce, ci sembrava un altro se mentre smettiamo di guardare, guardiamo ancora. Palermo unisola, dentro unisola, dicono. E intendono unisola grande abbastanza da perdersi, unisola piena di gente che se ne andata

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per seguire altra gente che allimprovviso salita sul primo carro merci in corsa per cantare le canzoni del sindacato. Perch? Cio, che cosa mi spinge fin qui? Io non sono un fatalista ma volevo dire unisola e mi accorgo che a dividerla ancora di pi dal resto soltanto questo specchio qui dietro lanta dellarmadio (per provare vecchi cappelli, un gilet, un foulard, due o tre giri di cravatta). proprio vero che a volte la gente di vetro, specchio. E a ben vedere non neanche questo, se ci sono tanti di quei posti nati dal mare come unisola che se non fossi nato qui e sai che adesso non siamo qui, ma chi poteva dirlo. Alla fine possiamo sbagliare il che non significa niente assolutamente. Certo occorre capire da quale parte stiamo, quando torniamo.

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Oppure non niente. In fondo la notte non fa nulla di male se ci rende sconosciuti quanto inutili, vicini. La notte notte. Ma cera qualcosa sotto gli occhi di tutti, tutti guardano gli occhi.

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Alzare gli occhi per riconoscerti davanti a me. Se non fosse possibile alzarsi e camminare. Anche soltanto alzarsi, stare in piedi. Ci sono cose nella vita che non bisogna vedere. Io so anche dire ci sono cose nuove che non sono fatte per parlare o c qualcosa di sbagliato in questo guardarci le mani e scambiarci le chiavi. Non davvero le mani ma prima, o dentro, le mani. Come i tuoi piccoli seni rosa dietro una maglia chiara, quasi sempre, qualcosa bucher gli occhi.

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Perch c solo un modo di prendere i treni ed di corsa, rischiando di perderli quando cadono gi gli ultimi corpi e chi non sale, saluta per la lunghezza delle braccia. Noi torniamo dentro alle nostre cose, saremo sempre una minoranza.

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Skyline Il peggio che vedi la ruota dei luna park, un aspetto del tempo, una certa continuit. Mi chiedo com che ci siamo ridotti, che siamo diventati tutto questo. Cerco una pietra di paragone. Ma le cose non le vedi da un momento allaltro, le cominci a vedere al limite esatto della loro leggibilit. Un altro esce, rientra, lancia un fischio. E poi?

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Linvenzione del fuoco


This is the way the world ends This is the way the world ends This is the way the world ends Not with a bang but a whimper. T.S.Eliot

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La fine del mondo Avevamo la fine del mese tra le dita. Romolo, la sera, pi di tutte le sere quando faremmo meglio a cercare una pensilina sotto cui aspettare e fumare e contare i pullman che non erano il nostro quando piove mi chiedo quale fosse stata la necessit di avere un corpo tutto mio, con tutte queste tasche e tutte queste braccia cos lunghe, cos stanche che finiscono sempre che finiscono con dieci fiammiferi bagnati.

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Le figure della ripetizione Alle sette del mattino due cani nati sulla strada annusano la spazzatura che la sera prima aveva preso fuoco. Poi si scambiano di posto e si annusano a vicenda. Ora si tengono a distanza, la distanza dovuta, ora quasi si mordono un orecchio, immobili. Tutta la faccenda non dur pi di dieci minuti. Una donna ritira i panni senza vento e li piega come fossero carta da regali. Non porta gli occhiali in pubblico, la calza bianca da ginnastica, i pantaloni della tuta (guarda fuori il giallo invincibile delle forsythie). Non vero, la sagoma di un uomo piega cartoni nel cortile accanto al cassonetto. Luomo solo. Io avevo appoggiato la bicicletta nellintermittenza delle letture estive (le ragazze dellestate

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arrivavano per prime e appoggiavano le biciclette agli alberi). Non conoscere quelle ragazze, quello che rappresentano, non dimostra niente. E chi, conoscendole, scommetterebbe su di loro. Erano le ragazze consuete e, a mano, strane biciclette immaginarie o viceversa. M parso che potessero chiamarsi con altri nomi. Si sbrigano a salutarsi come quando si racconta troppo spesso la stessa storia fino a dubitare dei dettagli. Una di loro parte a gran velocit diretta verso la collina ma i fatti non ci porteranno da nessuna parte. Il custode mi chiama, una multa, fa cenno di un pacco o una busta troppo grande e gi sa che le brutte notizie arrivano sempre per posta altrimenti avrebbero telefonato. Si sa che i documenti non sono in ordine oppure manca una marca da bollo, una firma, un timbro.

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Ci vuole poco per rovinarsi la giornata. E adesso, svegliandomi alla radio, le sette, la tovaglia a quadri rossi e bianchi, aspetto il limone nel t e linutile equilibrio del cucchiaio sul bordo della tazza che non cade come se tutto questo adesso stesse succedendo insieme ma senza sonno.

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Vorrei stare con te come un giudizio sospeso, unestate come unaltra. Dove gli insetti della sera sono la nostra resistenza. E le ali sono plettri. Qui nessuno riesce a dormire e questo prima non si sapeva. Ma siamo giovani e qui nessuno ha fretta. C chi si perde, certo. Se ne avr voglia e ho voglia di tornare indietro per cercarli, li ordiner per nome o per anno. Lanno in cui stavamo appoggiati ai muretti, in quella pazienza, gli insetti, le chitarre. Se Agosto fosse Luglio. E noi gli stessi

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identici errori. Lultimo miglio Ma quello che vediamo sono le cose di ieri, prese un po per come siamo, un po per come siamo stati. E anchio allungo le mani nella speranza che le scelte possano cambiare. Ma ieri ieri, mi guardi, la morte morte. Cos ti cade per tre volte: una moneta, un anello, la chiave. Un rumore del genere, una disattenzione. E ci inchiniamo entrambi per raccogliere da terra quellultima benedizione che qualsiasi cosa ci venga tolta, ci verr data un giorno. Qualsiasi cosa.

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Ma ci prende uninutile nostalgia per i vinili, le polaroid, i videoregistratori, per tutte le cassette prestate e il nastro da riavvolgere sempre ma non solo rimpiangiamo lintimit dei vecchi telefoni di casa. Quando chiamavo e poteva rispondermi tuo padre e decidere che ceri o che non ceri. Cosa cambia? Le condizioni al contorno, il regime. Prima uscivamo dalle feste come numeri dai dadi. Invece qui mi mancano tutte queste invisibili sfumature: i pianti in fondo allo stomaco, i sorrisi da orecchio

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a orecchio. Non ho pi il tempo per dare valore alle mezze misure.

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Lezioni private Ho chiesto a Freud di mandarmi altri colori. Il grado zero, il sottinteso, il come se. Possiamo andare oltre e fecero come per alzarsi. Ma prima qualche aggiustamento lo si dovr pur fare. Cos passiamo da un foglio allaltro, tra le puntine da disegno, le mine. Giriamo la vite di un compasso. Pensa se non avessi fatto in tempo a darti una mia interpretazione: un sottoscala, il dopoguerra, gli ospedali. E certe persone, parlando ripassano da qui. Pi passa il vento e pi le donne si legano una sciarpa. E allora? chiese lei ma voleva sapere come stai.

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Tu non mi ascolti mai. Saremmo andati in giro col tempo che migliora, miglioriamo tutti. E il vento viene sempre da un altro vento.

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Genetica C un pensiero che viene dietro come un cane. Ma qui oggi c abbastanza di cui essere felici: basta X per diventare Y. Quello che non abbiamo, quello a cui rinunceremo per ottenerlo. Le scarpe nuove, offrire un posto da sedere. Oppure questo, lundicesimo verso, il dodicesimo adesso.

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I giganti di Acapulco Una notte ho letto questione di proporzioni: la verit sta al concetto come la metonimia sta alla metafora. Non era strano che la pelle sulla sabbia si facesse pi sottile, un invisibile confine tra due deserti. L lasciavamo piano gli occhiali sulla stuoia di paglia, sicuri di trovarli, sicuri di tornare. Era importante per noi. Eppure in altre notti avevo rubato il segreto del fuoco dalla tua borsa da mare e acceso dalla tua lultima mezza sigaretta, dormito accanto alla tua bocca. E altre notti ti avevo spiato i capelli, le cosce, lorecchio, la mano,

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la nuca e poi il fianco. Ma solo adesso che non sei qui sei tutta intera dentro al mio sguardo.

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Notizia Oggi si muore di tutto. Non toccarti gli occhi. Siamo per met di qua, met di l. Non ci sono numeri, senti negli occhi la febbre. Fai conto che io lo scriva e poi chiuda la busta. A quanto si legge ti addormenti in un giorno, ti svegli in un altro. Ogni giorno si muore di qualcosa.

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(Processo breve) Ieri i cuori erano chiodi. Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Ma per dimenticarti bastano tre giorni. Il primo, indovino, mi serve per scegliere i fiori, tagliarli, legarli. Dividerli. Il secondo per cambiare lacqua ai morti.

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Lazzaro Di spalla in spalla, di mano in mano mio nonno scendeva tra le scale fiorite. Chi misurava la cassa o il peso del legno ed angolo per angolo fino al pianerottolo cera chi credeva che per passare dagli stipiti avrebbero dovuto rimetterti in piedi.

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Linferno Sono pesci di mare, non puoi sbagliare. Anche stare con te un posto buono per pescare, vicino al faro. Tutto gi accaduto almeno una volta se non su questa barca da qualsiasi altra parte. Se dipendesse da noi. A me quel posto ricorda in ordine: i giochi, i baci, le voci. Tu che mi dici: dormi, che non ho detto nulla. Avevo cominciato a svegliarmi di notte. Forse perch ogni volta che mi hai lasciato la moltiplico per ogni donna che ho amato o che amer dopo di te. Cos rifaccio colazione (cos o in un altro modo) e stendo un velo di burro sul pane duro di un albergo.

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O uscito fuori, sorrido a cameriere bianche e blu come la Grecia. Il sole ti risplende sulla fronte, alla ringhiera. Sai da qui si pu vedere tutto quello che abbiamo fatto in questi anni. E accontentarci.

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Afterimage
Che viaggio questo, ragazzina? questo, uscire di prigione? Che Dio ci aiuti questa la vita dopo la morte? Anne Sexton

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Gli scrittori della domenica Domenica lunico giorno in cui dormo dieci ore non undici o nove dieci ore di fila. Non una scelta o un bisogno, non ha a che fare con la sete o con il resto del sonno. Non ha a che fare con lamore n tanto meno con la luce del bagno.

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Caff della stazione Se a colazione un invisibile vento lava via la gente e la richiude nelle case, nelle automobili. Solleva la polvere fuori le porte dei bar. E poi ci soffia a dosso il primo velo di zucchero. Nel freddo dei ciechi appoggiati ai bagagli, al buio di chi ha amato ed rimasto aperto. Per accidente pu accadere smarriti ad un lampione dessere presi e gettati pi in l. Non era un buon motivo per partire, pensai. Hanno lasciato le impronte sui banconi dacciaio, i loro caff sugli scontrini. La gente muore e i bar restano aperti.

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Sono cose come queste, sono altre cose insomma che ci dimostrano che niente impossibile. E non ne sono sicuro ma sto cercando di fare qualcosa di diverso. Anche se poi penso domani non ancora arrivato quel libro che ho ordinato, chiss se lhanno spedito. Niente, nessuno praticamente. Se arriver il corriere perch non dovremmo alzarci cos presto relativamente presto perch dovremmo sparire o restare qui e uno crede, perch non dovrebbe. Certo che qui ci sono le strade e i corrieri, i libri, le storie. prevedibile. Ma niente di tutto questo fa al caso nostro e niente far di questo un posto pi abitabile.

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Sui due lati Finito linganno dessere soli, rispondi che stanotte c il lavaggio delle strade. Hai ragione. Non c modo di non rispondere. Sono domande stupide, ne siamo solo sfiorati. E cos scendi e sposti la macchina. In fondo, hai ragione: la ragione tutta nel modo in cui facciamo le cose. E a te piace avere ragione, sdraiarti al buio ognuno un libro non dire niente, accendere una piccola luce e non volere dire niente, letteralmente. Poi quando dormi giochiamo ad io sono tuo e tu sei mia ed ogni volta troviamo un buon motivo per litigare.

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Sai. svegliarmi accanto a te mi spinge a riconsiderare la nostra posizione. E a guardarti a lungo come se fossi fatta soltanto di differenze. E quindi alzarmi. Imparare il verso in cui saprono le porte, indovinare in fretta i posti. Indovinare le cose che indovinerebbero tutti. Lo zucchero, la tazza. E senza chiedere, decidere di preparare il caff. Perch svegliarsi accanto a te talvolta impone di svegliare anche te.

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La rivolta dei lenzuoli Quando dei volti amati si perderanno i tratti e resteranno le stanze senza musica o nella polvere delle mansarde le borse di pelle piene di carte di giornale accartocciate, i due cappelli di lana, un vecchio abete artificiale. Le lenzuola di flanella. Non sar facile. Gi adesso pensa a quando torniamo in auto dallaeroporto di Punta Raisi e allaltezza di Capaci smettiamo allimprovviso di chiamare le cose coi loro nomi osserviamo i lunghi monumenti, le gallerie, i guardrail. Con il tramonto negli occhi, gli occhiali scuri. Che la memoria una nuvola che passa e ci nasconde. Lodore che non dura della macchina nuova,

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questo paesaggio che fa di me un bugiardo. Allora penso ai morti. Che la mia morte sar comunque diversa o che siamo felici e anche per questo non possiamo essere felici. Perch lo so, vediamo che un giorno buono. Siamo qui ma sono io, sei tu e oggi, domani dico non avremo giorni migliori. Nemmeno noi che di questa vita abbiamo amato gli angoli e nella notte gli altri poco prima di svegliarsi. Persino noi, la stessa distanza. Piegati in due a far combaciare i lembi tra lindice e il pollice e un passo contro laltro, in due, in quattro, in otto.

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(Preghiere in aeroporto) Belle, pi belle le studentesse con le code, pantaloncini corti, magliette a strisce sulle scale dei collegi e poi subito fuori dalle universit. Sono pi belle se oggi leggono un libro. Se con lindice, alzano gli occhi, tengono il segno. E da un punto esatto ricominciano. Chi non ha peccato si siede sugli scogli di unaltra citt per amarti da lontano. Uninversione della testa e gli aeroplani incrociano i gabbiani. Questi sono i miei confini: uno scaffale, un giradischi, la punta avvelenata

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di una canna. La liberazione alzarsi. Tutta la pena che mi sono preso e poi di corsa verso casa, come la seconda coda di un geco.

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Leffetto Lombard Che leffetto di iniziare automaticamente a parlare a voce pi alta e in modo pi accurato se i rumori ambientali crescono. Batto una mano sul tavolo e non so se questo il rumore che fa il legno, il rumore della mano. esperienza comune che al tavolo di un ristorante i primi dialoghino in toni moderati. Un vocio che una manifestazione tremante di s, un annuncio. Come se il tuo corpo essere qui e non altrove, non questo che fa di un corpo un corpo? non finisse dove inizia il corpo degli altri, la loro voce. E man mano che il locale si affolla, si allunga la coda il brusio continua a crescere di livello per cui chi insiste se prima parlava a molti costretto a parlare allorecchio di pochi e a voce sempre

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pi elevata, contribuendo al rumore di fondo con un calo di attenzione e un certo affaticamento. Comprende raucedine, bruciore di gola, voce strozzata e tosse con rischi seri di polipi e noduli alle corde vocali. Poi certe sordit non sono uguali, tagliano le alte frequenze, di pi le consonanti. E le pareti dure e regolari non fanno che peggiorare lacustica. Dovreste forse rivestirle coi cartoni delle uova. Ma non crediate di aver risolto il problema dellisolamento. Non parlo della critica accademica, della casta. Ma delle lezioni di democrazia che oggi arrivano dallAfrica. Egitto, soprattutto. Qualcosa andava detto, di diverso. Che lorizzonte un occhio chiuso

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tra il mare e il cielo. Non basta. la differenza che passa tra un pianoforte e il suono di un pianoforte. Si, servono regole. Ma come non stupirsi che se scrivo una frase (si, servono regole) gi perfetta. La domanda non chi comanda. La cornice o il quadro, la finestra di fronte. La domanda come controllare chi comanda, chi controlla. E a volte mi sembra di tornare indietro e giocare a palla contro un muro o nei parcheggi condominiali. Il riverbero dei muri, leco dei palloni. Le sirene, gli allarmi.

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I cambiamenti climatici Se i pensieri fossero visibili li vedresti camminare, rialzarsi e di nuovo cadere, rincorrersi felici come i figli la prima volta al mare. Perch un ragionamento sta in piedi se una replica esatta di noi. Quando entriamo nelle grandi librerie dei centri commerciali. siamo daccordo, non sono luoghi. Dovremmo semplificare: un comportamento rimane un comportamento, il mondo una visione del mondo. O i ragazzi che eravamo torneranno a giocare nei campi rom. Non sono luoghi. E oggi che Auschwitz non n vicina n lontana, chi tornato ha detto che adesso ne hanno fatto un museo per fermarsi a pregare e dire grazie, essere grati, dicono, di non essere stati la soluzione e non la spiegazione,

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cambiare idea ci rende liberi. Eppure sono sicuro, ci sta sfuggendo qualcosa, riprendiamo da dove ceravamo lasciati. La memoria un gas che si espande, che tende ad occupare lo spazio a sua disposizione. Ma un ricordo sta in piedi se una replica esatta di noi di tutto ci che avevamo cominciato a costruire o distruggere nel sonno. Di tutto ci che eravamo. O se fosse un fraintendimento, un modo di dire, la libert? Noi a casa non ci siamo mai, gli altri gi convivono, un appartamento. cos che va: dividono un problema in tanti quadrati pi piccoli ma prima o poi dovranno dimostrare il contrario. Noi che siamo una coppia di quelle che richiedono continue energie. Uno stanco anche solo dalzarsi dal letto

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e andare in bagno scalzo, met uomo e met specchio e quel che rimane da dire, figurati, questo. Se questo il paradiso terrestre, la sorpresa di non saper distinguere il bene dalla miseria. O il sabato uscire, fare un giro allIkea come una prova damore le economie di scala, i parcheggi, le code ma vedi la verit non due cose. Io lo so non pu funzionare. Se ci pensi, chiunque sostituibile e questo dovrebbe renderci pi liberi, spero meno facilmente ricattabili. Ogni cosa si trasforma ma il calore si conserva. E tutto di colpo si riflette in ci che non facciamo o ci assorbe totalmente come unidea che non abbiamo avuto.

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Ho voglia di svegliarmi e stare sveglio. Ma non ho scritto niente, mi sono riposato. Ognuno avr le sue ragioni per dormire. Sa che siamo sempre qui. Non per quello, non solo. Un fermo-immagine, uno zoom. Le croci verdi delle farmacie di guardia, le luci buone di via della Moscova dopo la neve. Tutto ieri, tutta la notte ha nevicato. Non nevica molto. Le insegne sporgono dai piccoli negozi che oggi restano chiusi come i libri. Ma la neve ci soffoca. Allunga la notte,

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nessuno sa niente. Anche il medico smonta dal turno. Tu no, ti prego non dormire, parlami perch ancora non so quanti sono i tuoi capelli. E se cominci dai capelli o, come tutti, dalle dita. E se in qualche modo che nemmeno conosci anche tu, come il sonno, finisci quando finiamo di contare.

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Simmetrie e riflessioni
di Debora Pioli
Un gatto, una scatola, una fiala di veleno. E un laboratorio. Mi sembrano i suppellettili di una messinscena noir di un imprecisabile autore anni millenovecentoventi. Invece era una equazione, meglio, una teoria travestita da diatriba scientifica. Le teorie, per, alla fin fine non garantiscono una determinazione inequivocabile. Nessuna vaccinazione di massa a guarire la possibilit di una coscienza individuale, non ascrivibile alle categorie; in assetto libero. Unica e 'personale', la coscienza di ognuno. Motore percettivo di una meccanica di cui siamo punti mobili in moto sinapsico e ancestrale, sebbene tendiamo a raggrupparci a seguito di parvenze di luci nelle tenebre sottomarine dell'inconscio. Il placton di mamma balena dove la balena la scatola e il placton il gatto la coscienza che sta tutta tra cielo e terra. Perch proprio questa qui la coscienza di cui siamo affamati; e che disarma pi che armare contro le improvvise sparizioni: chiamiamole pure angosce, mortitudini, 'non so perch' o nonsense. Se il collasso causato dal primo osservatore cosciente del fenomeno, qualcuno dovr pure prendersi la briga di assolverne il compito, perch il collasso necessario, non demandiamolo allo ieri. Una necessariet paradossale e di per s fenomenica, utile ad un'evoluzione che non ammette stasi ma margini di miglioramento, regolata sul tempo sincronico della poesi. Ad un certo punto non si possono pi barattare attese o porzioni di spazi neutri; ad un certo punto si impone l'accadere e la sua traduzione in forme di ricostruzione che sono esistenza. Dalla parabola di un esperimento mentale agli avvenimenti minimi del quotidiano l'interagire tra il mondo e gli uomini, ogni atto di questa interazione ogni uomo - particella di una quantistica che si rivolge ad un dato di fondo: se non c' una osservazione cosciente (e forse pur esistendo comunque l'oggetto osservato e nonostante l'osservazione stessa), se non c' quella coscienza, non c' costruzione. Non c' moltiplicazione, implementazione genetica, magnete nel nucleo, psiche nel noumeno; non ci sono arti per i corpi e specchi per i neuroni. Il gatto se non lo vedi non c'. Non c' la vita, se non la 'vedi'. Allora, resto a guardarti come si guardano i cantieri. Era cos semplice. Bastava vedere. Bastava con l'atto di volont pi doloroso che esista, il 'vedere' di trovarsi a capire quell'immagine: il cantiere. Uno spazio-bacino in continua costruzione; una promessa di misure, lo svelamento delle nude impalcature, la precariet delle forme e il progetto finale. Sta tutto l dentro. O meglio, sta tutto dentro gli occhi di chi guarda, di chi vede una volta e per sempre furono decretati ciechi, i poeti, perch pi comodo saperli ciechi per accettarne la risorsa illimitata e illimitante del vedere e vede il fenomeno e persino la sua transizione, vede tutto; le particelle e il loro insieme. Un poeta un esubero di coscienza visiva (se mentre smettiamo/di guardare, guardiamo/ancora e ancora ma solo adesso/che non sei qui/sei tutta intera/dentro al mio sguardo). Il poeta sa 'vedere' e sa 'di' vedere, in continuo 'eccesso' di coscienza e quindi paradossalmente 'distrazione'. Nella distrazione si colgono meglio i particolari che non sono mai irrilevanti; svelando la natura ontologicamente paradossale della realt: Cos ti cade per tre volte:

una moneta, un anello, la chiave. Un rumore del genere, una disattenzione. E ci inchiniamo entrambi per raccogliere da terra quellultima benedizione che qualsiasi cosa ci venga tolta, ci verr data un giorno. Qualsiasi cosa. La relazione con il vissuto con qualsiasi cosa di un soggetto osservatore di questo tipo include sia la facolt dinamica di analisi e interpretazione della medesima, che la risorsa 'imperdonabile' (Gli imperdonabili, di Cristina Campo) della captazione dell'accadere in tutte le sue sfaccettature, invisibili e impercettibili. L'intercettazione dell'accadere ancor prima dell'accaduto anche quando non gli appartiene in prima persona, diventando sua esperienza in virt (o in difetto) di questa coscienza cos vigile e vigilante. Un poeta scienziato non tanto dell'esperienza, quanto del proprio esperirsi come parte di essa, anche se basta poco/che lesperimento fallisca:/ un sogno, un dolore. E succede che l'osservatore di detta fattispecie della fattispecie del poeta Giovanni Catalano faccia rimbalzare le onde d'urto della ricerca testuale su un coefficiente di ripetizione infinita; in cui la realt 'data', ricevuta in dotazione e la sua antimateria 'immaginata', che come dire sottratta all'esperienza si parcellizza, si ammortizza con il ricordo e si dilata con il sogno, si enumera nel formulario delle ipotesi e confligge con i dolori; si extrapola dal sentimento e si traduce nel segno di una algebra carnale, umana; una liturgia laica di celebrazione di iper-esistenza. In questo caso il poeta-scienziato diventa egli stesso gatto, scatola, fiala di veleno. E laboratorio. In cui la variabile nascosta l'evidenza che tutto tende/a diventare linguaggio. Bastava vedere, non occorre altro a Catalano. E capire, ovvero non ostacolare l'opportunit di avvalersi della propria capienza. La possibilit di 'capire' etimologicamente di farsi 'volume', spazio che accoglie e comprende. Capire (e cum prendere) il linguaggio; finalmente domarlo e quindi non parlargli addosso: l'asse di rotazione di tutta la meccanica di questo sistema. Catalano non esercita infatti una poesia di linguaggio strettamente inteso; non ci sono egocentrismi di retorica. Si tratta di manipolazioni sempre lievi e sapienti della materia lessicale; di andamenti sintattici che rivelano le mani logorate del fonditore. Entra nella fonderia di Vulcano per sgranare il linguaggio e ricomporlo a parti quanti invertite. Uomini, oggetti, luoghi e fatti sono lo stesso linguaggio del racconto: Ogni cosa si trasforma ma il calore si conserva. E tutto di colpo si riflette in ci che non facciamo o ci assorbe totalmente come unidea che non abbiamo avuto. E per vedere con i suoi occhi, se mai volessimo necessario anche noi diventare

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linguaggio. Per seguire le grammatiche di questo linguaggio di cui ne siamo gli attori. Incidenti in luogo di congiunzioni; ricordi improvvisi come apposizioni; persone-verbo, ausiliari dell'essere e dell'avere. Quel tutto che tende a diventare linguaggio il tutto. Potrebbe essere interessante provare, e frequentare il laboratorio dello scienziato, farsi 'amici', andare a scoprire se il gatto c', se vivo e cosa sta facendo. Il poeta ci indica proprio questo come lo scienziato un metodo per trovare il nostro luogo nell'accadere: Siamo gli ultimi e restiamo ancora in piedi, come i pi alti delle foto. E ancora: Come se il tuo corpo essere qui e non altrove, non questo che fa di un corpo un corpo? non finisse dove inizia il corpo degli altri, la loro voce. Esattamente questo, s, il nostro 'luogo'. Ecco cosa mi fa dire Catalano. Un posto tutto nostro, che di nostro nel senso possessivo di cui ci ostiniamo a impaludare le logiche non abbiamo niente. Un luogo, per, non un ruolo. Ricordiamoci che il poeta apolide del mondo per eccezione, perch distrazione e quindi attenzione del mondo medesimo pi di altri combatte i 'ruoli', e in essi si nasconde per compiere le sue rivoluzioni. Non a caso benedetto concetto, il 'caso' Catalano alacre e produttivo ingegnere della multinazionale della comunicazione, e non si tratta di una perifrasi, proprio il suo 'ruolo' sociale, che ha trovato nella rapida operosissima Milano il suo luogo; lo specchio rovesciato e il controcanto del suo sangue insulare, profondamente segnato dai ritmi e dalle percezioni paniche dell'ambiente. E la velocit senza tempo dell'isola trova nel luogo metropolitano il moto a luogo delle sue applicazioni relazionali, i ponti con l'universo nella grammatica del linguaggio: Ma quando penso a te c sempre vento ed difficile star fermo. Se solo penso a quante volte ho gi pensato a te senza successo. E: Se non fosse possibile alzarsi e camminare. Anche soltanto alzarsi, stare in piedi. E ancora, andando 'a caso': La nave ci porta

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a velocit costante al tempo in cui non dovevamo spiegare, ripetere a parole nostre che questa la teoria. Ovunque luogo, il poeta ha pagato un costo alto per questa acquisizione. L'abbandono. Ha lasciato alle spalle l'isola per addentrarsi dentro il suo stesso sguardo. Non ci sono mai sparizioni, solo apparizioni continue. Paesaggi umani che si profilano senza omissioni lungo un itinerario di viaggio che ha un incedere sonoro, costituzionale del processo di avanzamento. La direzione la conferisce chi si affianca al percorso; l'autore non declina ma neanche dichiara. Non importante. Tanti sono gli scatti, le soste e di nuovo le rincorse (c solo un modo/di prendere i treni/ed di corsa,/rischiando di perderli). Il moto non cessa, altrimenti collassa. I particolari degli oggetti, delle azioni (il modo di piegare la carta dei cioccolatini), saltano incessantemente all'attenzione di chi non 'distratto' come il poeta. Mi piace, per Catalano, ricordare l'autore di Isola e La forza degli occhi, Alfonso Gatto: Vorrei dire che ogni poeta []lavora nel finito []: lavora nellempiria, nella misura dei mezzi che gli vengono dati e che egli stesso mostra di adoperare. La poesia non n unenfasi, n una retorica, n una scommessa: un accertamento di realt, un accertamento di misure, di limiti, di figure. In questo senso chiaro che il poeta deve tenere conto (e tiene conto per raggiungere questi limiti []) di tutto lillimite, di tutto lo sfigurato, di tutto lincreato, di tutto lurgere psicologico, politico, di tutta lenfasi interiore, di tutta la retorica che gli urge dentro, e della quale egli deve tenere conto, avendo per sempre di mira questo risultato finale, che nei limiti e nella figura. La poesia di Giovanni Catalano induce alla determinazione del proprio luogo. Un punto da cui riuscire a vedere e segnare il proprio andamento. E che i suoi riferimenti alcuni, non tutti, e in controluce si individuino nei giganti della cosiddetta Scuola di New York non incidentale. Perch New York (e Milano, diversamente eppure in simile maniera), come ricorda bene Nicola Gardini (La citt dei poeti, New York; Crocetti Editore, 1994), [...]sconcia, abnorme, sfrontata, iperbolica, irripetibile, nata non per sopprimere la natura, ma per sostituirla: parodiarla, emularla. Forse perch questo non un tramonto ma piuttosto quello che Borges ha scritto di questa sera che di unaltra Palermo. Come fidarsi. Cos come stato 'facile' seguire lo sgorgare fragoroso de L'amico di Wigner, e leggerlo imparando a riconoscersi spazio e luogo, cos non altrettanto semplice indicarne i semi, o scovarne la sorgente. Probabilmente non nemmeno prioritario. Voglio pensare che la lettura di ogni sua poesia ognuna un passo del moto a luogo, anfratto del luogo, ritmo dell'andatura sia pi esauriente e assolutamente

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nullificatrice di ogni simmetria e riflessione. Al massimo, ricorda, Henry Miller, ne Il Colosso di Marussi, il pensiero non che congettura, un passatempo quale gode la macchina quando scintilla. questa l'equazione conclusiva, dove il poeta ci presta le sue costanti per le nostre variabili, e il pensiero non cade, ma si trasfigura nell'immagine. Transitoria come noi, e come tutto il resto; quindi vera: Ai piedi del letto. Gli occhi gonfi dun gatto persiano dal pelo bianco. Non esiste ma lho disegnato con una carezza. E seguendo larco della sua schiena gli ho dato una voce, il tuo nome, quasi tutto il mio pane.

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Indice

L amico di Wigner Abstract....................................................................5 Dal quaderno in rosso..............................................21 La meccanica del punto...........................................34 Linvenzione del fuoco..............................................51 Afterimage...............................................................70

Simmetrie e riflessioni di Debora Pioli......................88

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Elenco dei volumi pubblicati


1. Raimondo Iemma luglio 2. Lorenzo Carlucci La Comunit Assoluta
Prefazione di Claudio Damiani

3. Silvia Monti cos uguale


Postfazione di Mary Barbara Tolusso

4. Aa.Vv Sul ponte sconfinato di Limey 5. Federico Zuliani Travelling South


Con contributi di Martin Zadeka e Lorenzo Carlucci

6. Giovanni Catalano Immaginate la ragazza Prefazione di Gianluca Chierici 7. Federico Federici Lopera racchiusa 8. Massimo Orgiazzi Reliquia realia
Prefazione di Stefano Guglielmin

9. Adriano Napoli Lalbero capovolto


Introduzione di Sauro Damiani

10. Antonio Pibiri Il mondo che rimane


Postfazione di Antonio Fiori

11. Giovanni Catalano Lamico di Wigner


Postfazione di Debora Pioli

[fuori collana]
Patrizio Belloli Resa e ripresa dei lilium mandati alla guerra
Prefazione di Raimondo Iemma

Silvio Perego Jazz


Introduzione di Ottavio Rossani

Alberto Mori Archi Scritture


Introduzione di Cristina Petrelli

INDICE

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Finito di stampare nel mese di xxxxx 200X da LegoPrint s.p.a. Lavis (TN)

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