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Avvenire 09/02/2012

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DOMENICA 2 SETTEMBRE 2012

Il Premio Campiello a Carmine Abate: nel romanzo La collina del vento i cento anni di una famiglia calabrese
VENEZIA. Carmine Abate con il romanzo "La collina

Rizziconi: omicida si costituisce incensurato


RIZZICONI (REGGIO CALABRIA). Si

Cosenza, in bici per dire no alla ndrangheta


COSENZA. Si concluso ieri

del vento" (Mondadori) il vincitore della 50esima edizione del Premio Campiello assegnato ieri sera al teatro La Fenice. Lo scrittore ha avuto 98 voti sui 273 arrivati della giuria dei 300 lettori. Al secondo posto Francesca Melandri con "Pi alto del mare" (Rizzoli), che ha ottenuto 58 voti e al terzo Marcello Fois con "Nel tempo di mezzo" (Einaudi), 49 voti. Quarto Marco Missiroli con "Il senso dellelefante" (Guanda), quinto Giovanni Montanaro con "Tutti i colori del mondo" (Feltrinelli), 32 voti. Dedico il Premio a mia moglie e ai miei figli: ha commentato Abate, scrittore che era gi entrato nella cinquina nel 2004 con "La festa del ritorno". In questa edizione del cinquantenario la responsabilit di scrivere storie non solo intriganti ma impegnate come questa ancora pi grande. Otto anni fa arrivai terzo. Sono proprio felice ha detto lo scrittore. Il suo romanzo racconta cento anni di resistenza ai soprusi attraverso una famiglia calabrese, gli Arcuri, che su una "collina dei misteri" per pi di un secolo assistono a nascite e morti, amori e ferite. una famiglia rara, che ci fa sperare, dice Abate.

costituito alla Polizia il giovane indiziato del triplice omicidio consumato a Rizziconi mercoled scorso. Si tratta di Francesco Ascone, incensurato di 36 anni. Nei suoi confronti era stato spiccato dalla Procura di Palmi un fermo di indiziato di delitto, notificato non appena il giovane si consegnato alla Polizia. Ascone indiziato dellomicidio di Remo Borgese 48 anni, e dei figli Antonio e Francesco, rispettivamente di 27 e 21 anni, e del ferimento di Antonino, 29 anni.

Si concluso il primo Giro della luce, gara ciclistica per percorrere la strada della legalit

pomeriggio nella sede del Coni di Cosenza il primo Giro della Luce, appuntamento ciclistico per dilettanti organizzato dalla commissione regionale contro la ndrangheta, dalle associazioni antimafia Libera e Riferimenti e dallassociazione ciclistica Luzzese per percorrere la strada dellonest, recita lo slogan scelto per liniziativa. I partecipanti, partiti allalba di gioved scorso, hanno pedalato per quasi settecento chilometri facendo tappa in luoghi simbolo dellarroganza e della violenza della ndrangheta ma soprattutto della resistenza civile e democratica alla criminalit organizzata. La prima tappa a Crotone, davanti al campetto dove il 25 giugno

2009 fu ferito a morte per errore, durante un agguato, il piccolo Domenico Gabriele, per tutti Dod. Aveva appena 11 anni ed morto per sbaglio. Se per sbaglio si pu morire, cos su un campo di calcetto, vittima innocente di un regolamento di conti tra drine. Una storia di spaccio ed estorsioni. Gabriele morto il 20 settembre, dopo tre mesi di coma. Il Giro della luce ha poi toccato Comuni che nei mesi passati sono saliti agli onori della cronaca per le intimidazioni subite dai rispettivi sindaci, tutte donne, come Monasterace e Rosarno nel Reggino, Parghelia nel Vibonese. Quindi, ancora, tappa a Reggio Calabria e Lamezia Terme prima dellarrivo e della conclusione ieri a Cosenza con un dibattito cui

hanno partecipato, tra gli altri, Donata Bergamini, sorella di Donato soprannominato Denis il calciatore del Cosenza misteriosamente morto nell89. In un primo tempo la morte del ragazzo era stata rubricata come un suicidio: Donato pensavano gli investigatori si gettato sotto le ruote di un tir dopo aver parcheggiato la sua auto in una piazzola di sosta lungo la Statale 106 ionica. I tanti dubbi sulla dinamica del fatto hanno convinto la Procura di Castrovillari a riaprire le indagini. Al dibattito partecipa anche la judoka cosentina, Rosalba Forciniti, recente medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra.
(D. Mar.)
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LA LOTTA AI CLAN

Perseguitato fin dal 2008, costretto a fuggire Poi ha ritrovato il coraggio di rivolgersi alle istituzioni

Telecamorra: La mia esistenza in balia dei boss


Il tecnico os denunciare i clan delletere Da anni subisce minacce e intimidazioni
presari unestorsione sotto forma di "rimborso" per liberare la frequenza occupata. Per le minacce ad Antonio Perugino verranno giudicati due nomi noti dellemittenza vesuviana: il pregiudicato Nicola Turco e Giuseppe Minervini, in primo grado condannati a tre anni di reclusione. Per la prima volta, Perugino decide di uscire allo scoperto e raccontare a un giornale lincubo di cui vorrebbe che la sua famiglia si liberasse per sempre. Nelle minacce subite, infatti, cera qualcosa di sinistro. Pi delle stesse aggressioni. Il tecnico in forza a "Julie tv" si aspettava s una qualche reazione. Quella stessa mattina, infatti, era stata pubblicata Parla Antonio Perugino: sul settimanale "Left" uninchiesta firmata da AlessanLe infiltrazioni delle cosche dro De Pascale, basata proci sono ancora, ma non torno prio sui dati raccolti da Perugino. Vedendosi piombare indietro. Per questo ci addosso uno come Nicola prepariamo a cambiare casa Turco, Perugino pens a una sfuriata provocata dalla letper la quarta volta tura del periodico. Invece gli venne messa sotto il naso la nunce?, la domanda gli venne spucopia della denuncia, con tanto di nutata in faccia dallurlo di Nicola Turmero di protocollo, che solo dodici oco, impresario televisivo e manager re prima il tecnico aveva depositato di musicisti "neomelodici". Era il 6 allIspettorato delle Telecomunicagiugno 2008. Perugino aveva appena zioni. Fu la conferma che tra i pubblici depositato negli uffici di Napoli del ufficiali cera almeno una talpa. Qualministero delle Telecomunicazioni il cuno che in tempo reale avvert "gli rapporto con il quale erano indicate amici degli amici". Nonostante indatutte le irregolarit nellutilizzo delle gini che a vario titolo hanno coinvolfrequenze, compreso lelenco delle eto sette funzionari ministeriali per mittenti abusive e di quelle che apnon aver fatto osservare le norme sulpositamente interferivano sui canali lemittenza, non ancora stato indiche avevano ottenuto una licenza leviduato il responsabile delle ripetute gale allo scopo di imporre agli imfughe di notizie.
DA MILANO NELLO SCAVO

IN CELLA
FOGGIA, RECLUSO SI AVVELENA. SALVO

Un detenuto di 42 anni ha tentato il suicidio nel carcere di Foggia ingerendo liquido chimico utilizzato per le pulizie del bagno e che aveva in dotazione in cella. Luomo stato soccorso dagli agenti di polizia penitenziaria e trasportato al Pronto soccorso; non grave. Lo riferisce in una nota il vice segretario nazionale dellOrganizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), Domenico Mastrulli. Lepisodio si verificato ieri mattina, quando nel carcere foggiano, che ospita 720 detenuti, erano in servizio solo 45 agenti di polizia penitenziaria.

ntonio Perugino rompe il silenzio. Dopo anni di intimidazioni, aggressioni, minacce alla famiglia, il tecnico che rivel la mappa di "telecamorra", ricostruisce i suoi anni in balia dei boss. Gli uomini che lo hanno perseguitato fin dal 2008, costringendolo a perdere il lavoro e a ritrattare le accuse poi coraggiosamente confermate in tribunale, sono stati condannati ma restano indisturbati alla guida dei loro controversi affari. E lo minacciano ancora. Perch continuate a fare queste de-

Sulle prime Turco prover a corrompere Perugino. Perch non molli Julie?, la tv per la quale il tecnico poi tornato a lavorare e il cui patron, lavvocato Lucio Varriale, una fabbrica di denunce. La prospettiva interessante: Io gli propone Turco stavolta con tono affabile ti do un bello stipendio e tu cos stai a casa senza fare niente: mille euro al mese, tremila in meno del suo reddito mensile. Perugino scuote il capo. Ma dai Antonio, tu hai i figli, passa con me. Il tono non pi quello di una proposta di lavoro, quel tu hai figli evoca la peggiore delle mi-

nacce. Poco dopo toccher a Varriale ricevere visite. Due sconosciuti lo avvicinano in moto: Abbiamo sistemato a Perugino, adesso stai attento tu. E Antonio Perugino, infatti, decide di mollare. Non andr a lavorare da Turco, ma lascer il suo impiego a "Julie tv", cambier casa, si render irreperibile. Gli amici e il suo datore di lavoro dovranno fare i salti mortali per rintracciarlo. Un uomo in fuga per salvare la sua famiglia. Ho quattro figli dir ad alcuni colleghi dellemittente

campana voglio vederli crescere. Lunico modo, riassumer il giudice Alberto Capuano nella sentenza di condanna, per non redigere pi le schede sulle irradiazioni abusive. Una sparizione durata poco. Grazie anche al sostegno della moglie Antonio Perugino ha ritrovato il coraggio di denunciare. Cos tornato al suo posto di lavoro, ma gi per tre volte ha dovuto cambiare casa e citt. I magistrati di Napoli stanno indagando su nuovi filoni delle infiltrazioni camorristiche nellemittenza

privata regionale. Le minacce racconta Perugino magari pi velate, attraverso voci riportate da "amici", perfino via Facebook, non si sono mai interrotte. E adesso che ha accettato di parlare con Avvenire? Lho fatto perch la mia storia deve essere conosciuta, perch "telecamorra" non mai finita, soprattutto perch si sappia che non torner indietro. Sa gi che non la prenderanno bene. Perci ci prepariamo a cambiare casa per la quarta volta.
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La tv come base per le rapine


telegiornale scatta il blitz. Alcuni pregiudicati vengono bloccati fuori dagli studi televisivi. n onda mandavano i video delle star dei Altri si barricheranno tra telecamere e studi "quartieri", ma la bella sede della regia. Loperazione si conclude con la cattura televisione serviva anche ad altro. Per dellintera banda: 11 arresti, nomi che pesano. esempio a pianificare ul colpo Su tutti Luigi Turco, 25 e colossale: 40milioni di euro da amministratore della Un colpo da 40 milioni televisione. il figlio di Nicola, soffiare in piena notte al deposito della Bsk, unagenzia studiato tra telecamere pluripregiudicato con una di portavalori. il 13 ottobre vasta esperienza e videocassette. Il capo nellabusivismo via etere. 2011. Da quel giorno a Napoli nessuno potr pi dire che non Dentro al palazzo di della banda era il vi siano collegamenti tra "Campania tv" secondo gli manager dellemittente inquirenti venivano pianificati criminalit ed emittenti locali. Quella sera gli agenti della furti e assalti. Quella sera era in sezione antirapina si appostano programma il colpo della vita. nella zona di Gianturco. Lintero quartiere viene Il piano dei malviventi era stato studiato come circondato da uomini in borghese. Allora del una diretta televisiva: tutto
DA MILANO

"cronoprogrammato", minuto per minuto, dallirruzione alla fuga. Obiettivo: il caveau della "Bsk Service", azienda partenopea che si occupa di sorveglianza e trasporto valori, pi volte vittima della criminalit. Secondo le forze dellordine il bottino avrebbe potuto essere tra i 35 e i 40 milioni di euro, come confermato dalla stessa azienda di vigilanza. Nessuno avrebbe sospettato della televisione come base logistica. E nessuno sarebbe andato a cercare armi tra i dischi dei neomelodici e le registrazioni delle televendite. Lintuizione della polizia, che da mesi seguiva le attivit del rampollo di Nicola Turco, portarono invece a scoprire nei furgoni che avrebbero dovuto trasportare il commando di rapinatori, una mitraglietta Uzi, un kalashnikov, pistole calibro nove, uniformi, mappe del caveau, manette e materiale elettronico di primordine: telefonini, radio ricetrasmittenti, microspie, trasmettitori in grado di provocare il balckout nei sistemi di comunicazione.(N.S.)
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lanalisi
Il gesto disperato di un detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova, 36esimo caso nel 2012, riaccende lattenzione sulle condizioni di vita dei nostri istituti di pena, intreccio di sofferenza e frustrazione

Suicidi in carcere, voce rauca di chi non ha pi note per la vita


DI MARCO POZZA

ome un grido rauco che sinnalza verso il cielo: Questa non vita. la triste cornice firmata dentro una delle patrie galere italiane che pone la parola fine ad unestate complicata e densa di solitudine dentro le celle della disperazione dei penitenziari italiani. Quelli che fuori sono i mesi del riposo e della spensieratezza, dietro le sbarre sono sempre pi i mesi della morte e dellangoscia. Un incrocio di odori: quello del sudore e della sporcizia, del minestrone e dellinsalata, del bucato e della pelle scottata dal sole

sul cemento. Un incrocio di sguardi: disperazione e fremito, angoscia e turbamento, desolazione e inquietudine del cuore. Un incrocio di pensieri: di morte e di vita, di rassegnazione e di disfatta, di riscatto e di impotenza. E come tela sulla quale scrivere pagine di storia pi o meno leggibili, quel senso di profonda angoscia che tinvade lanima, che infiacchisce lo spirito e che complica il viaggio della speranza dentro gli anfratti del male. Il Papa invita alla preghiera perch sia salvaguardata la loro dignit: eppure il suo il canto solitario di un Pastore amabile, la brezza leggera in unestate ac-

caldata di pensieri di morte e di sofferenza, il grido appassionato di un profeta indomito che nelluomo riesce ancora a scorgere la miniatura di Dio. Qualche giorno fa, nel carcere Due Palazzi di Padova, dopo il 36esimo suicidio dellanno, ci si svegliati con il rintocco lento di una campana: ancora una volta la cintura, da ornamento di eleganza, diventata la compagna di morte dentro langustia di una cella. Questa non vita: lo dicono in tanti, fanno finta di non sentirlo in molti, la morte gongola sulla sua apparente vittoria. Quello dei suicidi in carcere ormai un tema al qua-

Nella scelta estrema di chi vuole la morte, la richiesta daiuto pi delicata e inascoltata: aiutateci a ridare senso alle nostre giornate
le ci siamo assuefatti, come le stragi del sabato sera, il massacro dei cristiani dAfrica, il numero dei disoccupati e dei senza tetto: i numeri non riescono pi ad accendere pensieri, a smuovere le coscienze, ad immaginare una forma diversa di giustizia che non sia la sorella gemella della vendetta,

una forma di espiazione della pena che estirpi alle radici il male ma aiuti a riaccendere luomo che del male stato forse vittima oltrech carnefice. Perch luomo, imprigionato dentro una cella, un uomo sottoposto ad un regime di abbrutimento, una fonte di frustrazione e di impotenza, uno stimolo a non cambiare: Amare luomo - scrisse il romanziere russo Dostoevskij - significa vederlo come Dio ha voluto che sia. In tal modo lesperienza del carcere savvicina allesperienza alla quale fu costretto Geremia dentro la bottega del vasaio: largilla si frantuma, il vaso si sforma ma il tutto

pur sempre nella mani del Dio-Vasaio che capace di fargli ritrovare la forma originaria. Il vaso non va gettato, Ninive non va rasa subito al suolo, al fico sterile va concessa la chanche di una nuova annata: non lo capiva Giona e vest i panni del bambino geloso e capriccioso, non lo capirono nemmeno i discepoli, ma lo cap Maria che stette coraggiosa ai piedi della Croce per poi contemplare in anteprima lo spettacolo inaudito della Risurrezione in quel primo mattino tutto ebraico. Ogni suicidio toglie un peso al carcere: si libera un posto. Come dote lascia per un fardello ben pi grave: il so-

spetto che in carcere esistano gli uomini malvagi, ma che le persone disperate siano molte di pi. Sono queste ultime a sovraffollare gli istituti penitenziari e, inascoltate, diventano voce rauca di chi ha dimenticato anche lultima sillaba per cantare la vita. Nel gesto dellimpiccagione, la richiesta daiuto pi delicata e inascoltata: aiutateci a ridare senso e valore alle nostre giornate. Per non diventare zingari sperduti e vagabondi su un pianeta indifferente alla nostra tragedia, come scrisse Monod. Ma questa tutto sarebbe, eccetto che levangelica avventura dellesistenza.

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September 4, 2012 5:21 pm / Powered by TECNAVIA / HI

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