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PILLOLE DI STORIA PAESANA

La fine di una dittatura


25 Luglio 1943

Ero a lavorare nellaia vecchia di Navelli quel giorno in cui ci arrivarono alle orecchie i

primi echi di quegli avvenimenti destinati a rimanere nella storia. Furono diffusi dagli altoparlanti della radio del dopolavoro del paese situati appena a ridosso della chiesa di Santa Maria del Rosario nella piazza S: Pelino. Furono echi talmente inaspettati che stentammo a credere alle nostre orecchie. Smettemmo di lavorare per esultare e chiedere conferma di quanto si diceva. Fra sbalorditi ed eccitati apprendemmo quello che non avremmo mai osato immaginare. Era stato spodestato addirittura il Duce e questo fatto segnava la fine dellera fascista. Ma chi lo avrebbe mai sperato! Per una volta tanto, noi appartenenti al popolo contadino di allora, esultammo di cuore. Cacciato Mussolini prese il suo posto il generale Badoglio che ebbe lincarico di presiedere un governo provvisorio. Ma, dopo lesultanza del primo momento, subentr in noi la paura perch quello sconvolgimento della vita pubblica era foriero di conseguenze drammatiche ed infatti determin poi una vera e propria catastrofe nazionale.

8 settembre 1943

Il fatto pi sconvolgente di tutti fu la firma di un armistizio con gli anglo americani ed il capovolgimento delle alleanze. I tedeschi diventavano nostri nemici mentre gli anglo americani divennero di botto i nostri alleati. Nella nuova situazione ci si doveva sbarazzare di quellincomodo di Mussolini e che cosa si pens di farne? Fu arrestato e deportato in fretta e furia a respirare aria fresca sul Gran Sasso dItalia, nella speranza di averlo cos definitivamente messo da parte. Ma non and proprio cos. I servizi segreti tedeschi vennero a sapere dovera stato deportato e riuscirono a riprenderselo, un po stralunato ma ancora vivo e vegeto. Se lo portarono via a bordo di un piccolo aereo. Ma se questa fu linizio dellodissea del Duce il Re come si comport il Re? E gi, il Re. Perch a quei tempi lItalia era ancora una nazione monarchica, vi regnava Sua Maest Vittorio Emanuele III, chiamato dal popolo semplicemente Pippetto a causa sia della sua bassa statura che dellineffabile inconsistenza del suo essere. Ebbene, Pippetto Re, liberatosi del Duce, avrebbe avuto il dovere di farsi coraggio e di prendere la situazione nelle sue mani. Ma Sua Maest non lo ebbe il coraggio anzi, nella speranza di salvare il salvabile, pens bene di tirarsi fuori dai guai squagliandosela dallItalia alla chetichella. Decise di attendere allestero che maturassero i tempi che gli consentissero di riprendere il suo ruolo di monarca senza problemi. Perci, quatto, quatto si fece portare nel porto di Ortona in Abruzzo e l si imbarc su di una nave che lo port in esilio, o se preferite in vacanza, in Egitto, ospite dellallora suo collega Re Faruk d'Egitto. E cos il paese Italia orfano sia del Duce che del Re divenne simile ad un cane cieco. Purtroppo questi eventi straordinari furono

solo linizio delle future rovinose tempeste. Al popolo italiano non rimase altro che annusare laria in attesa di novit. Non avevamo capito ancora che era la guerra quella che stava per dilagare allinterno di tutta la nazione. Purtroppo, come vedremo, quel che stava per accadere si rivel una vera tragedia con morti e distruzioni anche in casa nostra. Noi abituati alla calma ed alla tranquillit di un piccolo paese contadino di montagna, non vi eravamo preparati, perci disorientati e confusi fummo costretti a subire ogni sorta di malversazione.

Linvasione tedesca
Le S:S tedesche:

Tutto incominci nel giorno in cui vedemmo transitare lungo la strada provinciale che costeggia la parte bassa del nostro paese una strana carovana di camion militari, mai visti prima dalle nostre parti.. Non capimmo subito di che cosa si trattava per ,dopo il ripetersi di quellavvenimento, finalmente scoprimmo che si aggiravano dalle nostre parti le truppe dellesercito tedesco. Tuttavia questa prima scoperta non bast per farci capire il perch. Non capivamo per quale motivo su quei camion cerano i soldati tedeschi e non i nostri. La verit per non tard ad arrivare e si tratt di una verit amara. Lesercito italiano non esisteva pi. Che cosa era successo? I comandanti dellesercito italiano, dopo il capovolgimento delle alleanze, privi di direttive chiare entrarono in uno stato confusionale e non seppero che pesci pigliare, perci fecero cos come aveva fatto Pippetto, si eclissarono, consegnando di fatto lItalia in mano ai tedeschi. A loro volta il nostro esercito, senza comandanti, abbandonato al suo destino, non ebbe altra scelta che quella di sciogliersi. Abbandonarono vettovaglie armi e munizioni e si dettero alla fuga in un fuggi, fuggi generale e se ne tornarono nelle loro case, disertando in massa. Fu quella una delle pi ingloriose disfatte della recente storia del popolo italiano. Dopo di che accadde quello che era logico che accadesse. Evaporato lesercito italiano rimase padrone della piazza lesercito tedesco. Nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che, a causa di ci, avremmo dovuto subire le sevizie dei soldati di Hitler. Con tristezza e paure fummo costretti ad affrontare uno dei periodi pi incerti e pericolosi della nostra vita. Lunica speranza che ci rimaneva era che

arrivassero al pi presto gli anglo-americani a liberarci dalloccupazione tedesca. Le loro truppe, che erano sbarcate in Sicilia, stavano risalendo la penisola per la loro avanzata si dimostr lenta e difficile e perci da noi non arrivavano mai. Cos, passa oggi che viene domani, perdemmo anche quella speranza. Lavanzata alleata lungo la penisola rallent a causa della forte resistenza dellesercito tedesco che, con il passare dei giorni, si era sempre pi riorganizzato, anzi alla fine, il fronte di battaglia si stabilizz nei pressi di Cassino. Furono i cannoni dellarmata tedesca ad inchiodare gli alleati a Cassino per lungo tempo. E si che l le provarono tutte ma non riuscirono a passare. Disperati, ebbero addirittura la bella idea, con uno stile di guerra squisitamente americano che prevede la tecnica ancora oggi in uso dal loro esercito del distruggi e terrorizza, di distruggere sia la citt di Cassino che la basilica benedettina di Montecassino. Ma neanche questo serv a nulla perch la resistenza delle truppe tedesche rimase sempre la stessa. E perci, intanto, mentre il fronte era fermo a Cassino, a Navelli, retrovia del fronte, si stabilirono i servizi di sussistenza tedesca occupando di fatto tutta la parte bassa del paese utile ai loro scopi e vi istallarono forni, cucine e quantaltro serviva per la confezione dei cibi destinati alle truppe del fronte. Noi abitanti del posto diventammo loro sudditi. Alla sera avevamo lobbligo di rispettare il coprifuoco, di notte nessuno poteva pi uscire di casa. Ma i nostri sonni non erano tranquilli, spesso eravamo svegliati di soprassalto dai boati delle bombe+ sganciate dagli aerei inglesi in ricognizione notturna sul nostro territorio, sulla statale 17 e sulla provinciale per Capestrano. Erano le strade lungo le quali transitavano, in un continuo viavai notturno i convogli dellesercito tedesco diretti al fronte. Ma avveniva la stessa cosa anche di giorno, i caccia inglesi arrivavano allimprovviso a tutte le ore, perlustravano le strade e distruggevano quei convogli nemici che vi si avventuravano di giorno. Di notte invece; quei candelotti luminosi che gli aerei alleati sparavano nel cielo per illuminare il territorio sottostante sembravano fuochi di artificio. Di solito per il buio della notte era profondo ed era reso omogeneo anche nei centri abitati perch vigeva lobbligo del coprifuoco ed era obbligatorio per tutti il totale rispetto delloscuramento notturno. Per di pi, noi non potevamo immaginare che anche la struttura del territorio intorno al nostro paese avesse per i tedeschi una valenza strategica. Ce ne accorgemmo solo dopo che arrivarono da noi dei reparti militari della Repubblica Italiana di Sal, i cosiddetti repubblichini, agli ordini dei tedeschi. Accadeva che, siccome le truppe tedesche combattenti, attestate sul fronte di Cassino, promettevano di rimanerci a lungo, gli strateghi di guerra tedeschi ritennero di avere a disposizione tutto il tempo necessario per realizzare, a scopo preventivo, una linea fortificata di difesa nel nostro territorio, estesa fra la chiesetta di montagna di S. Eugenio ed il territorio di Civita Retenga. Naturalmente la manovalanza necessaria per

allestire quelle trincee fortificate di montagna era affidata ai repubblichini, ecco perch erano arrivati. Erano loro che muniti delle necessarie attrezzature da lavoro scavavano e fortificavano quelle trincee. Per nostra fortuna quella linea di resistenza di riserva non entr mai in funzione perch gli eventi poi si svolsero in maniera diversa dal previsto. Al momento per, nel paese, eravamo angosciati, vivevamo con il fiato sospeso a causa della pesante atmosfera di guerra che ci opprimeva nel timore di una futura e possibile catastrofe che da un giorno allaltro avrebbe potuto abbattersi su di noi. Nel frattempo per noi il pericolo maggiore era costituito dagli aerei alleati in ricognizione che sganciavano bombe qua+ e l e mitragliavano i convogli che sulle strade si muovevano di giorno. Ci convincemmo che nulla era dato per scontato tanto pi perch, un brutto giorno, a rafforzare i nostri tormenti e le nostre paure, fummo testimoni di una vera e cruenta battaglia fra aerei inglesi e la contraerea tedesca. Io, che allora ero un ragazzo di dodici anni, ricordo benissimo la paura che provai dal momento che quella battaglia si svolse fra cielo e terra proprio al di sopra della mia testa. Gli artiglieri della contraerea tedesca avevano piazzato le loro batterie mobili di contraerea leggera, fornite di mitragliatrici a quattro canne, lungo il tratto di strada provinciale che attraversa la parte bassa del nostro paese. Perci, quando arrivarono i caccia inglesi non fecero fatica ad individuarle ma, quando si accinsero a mitragliarle, i tedeschi furono pi svelti di loro e colpirono in pieno il primo aereo che picchi su di loro. E cos, laereo inglese, con grande angoscia di noi paesani, precipit sulla collina a ridosso dellabitato e ci rimise la vita quello sfortunato pilota che lo pilotava. Colti di sorpresa e vista la malaparata, gli altri aerei della pattuglia preferirono dileguarsi alla svelta. Quella fu la riprova del fatto che ormai per noi non cera pi sicurezza e tutto poteva ancora accadere in qualsiasi momento. Purtroppo la sussistenza tedesca, rimase l dovera sino allabbandono del fronte di Cassino da parte delle loro truppe combattenti. Il pane che usciva da quei forni consisteva in pagnotte scure e pesanti che a noi paesani abituati al buon pane casereccio facevano storcere il naso. Eravamo rassegnati, nessuno si sentiva al sicuro, nulla si poteva fare per proteggersi dalla scelleratezza dei nostri invasori. Tanto per citare qualche episodio che meglio ricordo mi torna in mente la paura di quella volta quando i tedeschi requisirono le donne del paese. Per, per fortuna, se le portarono nei loro capanni semplicemente per sbucciare i noccioli di mandorle che servivano per la confezione di dolci da inviare alle truppe del fronte in occasione del Natale. Ma era forte la paura anche al solo pensiero di chiss che cosa sarebbe successo se il fronte di Cassino avesse ceduto. Il fatto che quella linea di difesa di cui ho gi scritto prevedeva trincee fortificate sui monti, con a valle campi minati, le cui mine ivi interrate, dopo la ritirata tedesca uccisero comunque vacche e contadini del paese. Se il fronte si fosse spostato da noi sarebbero stati guai seri. In

previsione di questo scenario i contadini del paese cercarono di correre ai ripari accaparrandosi luso di tutte le grotte nascoste sparse nel nostro territorio per trasferirvi in caso di necessit il loro bestiame e le vettovaglie necessarie alla sopravvivenza per un certo periodo di tempo. Ed a questo punto ricordo una buffa preoccupazione dei contadini i quali temevano che gli asini che avrebbero voluto nascondere in quelle grotte avrebbero potuto ragliare facendo scoprire ai tedeschi il luogo dove erano nascosti ed allora addio sicurezza! Ma intanto mentre i contadini discutevano sul modo per non far ragliare gli asini i giorni passavano e con il passare dei giorni arriv il Natale ed arrivo anche linverno, che, manco a farlo apposta, fu un brutto inverno con tanta neve. Quellanno le nevicate furono particolarmente frequenti ed abbondanti ed ostruirono di continuo le strade non consentendo il transito ai convogli militari tedeschi. Ed allora, questa volta fu la volta degli uomini validi, i tedeschi li requisirono e muniti di pale li portarono a spalare la neve sulle strade. Il pericolo era evidente perch, siccome tali operazioni avvenivano di giorno, gli inermi spalatori di neve non potevano evitare di trovarsi costantemente esposti al tiro degli aerei alleati che sicuramente come al solito sarebbero arrivati Ed arrivarono infatti e lunico modo per tentare di ripararsi da quegli attacchi erano quelle file di buche a forma di L, profonde un paio di metri, che loro stessi scavarono sui due lati delle strade. Quando alla sera, gli spalatori tornavano a casa raccontavano che spesso i piloti alleati si rendevano conto della loro incolpevole situazione di pericolo e perci, a volte, prima di mitragliare facevano dei passaggi a bassa quota facendo capire agli spalatori che dovevano scappare. Ma non tutto perch, intanto, nel nostro borgo, la soldataglia tedesca spadroneggiava, era sempre a caccia di maiali o di galline alle quali sparava per strada incurante di chi avrebbe potuto trovarsi lungo la traiettoria dei tiri dei lo+ro fucili. Io stesso ricordo qualcosa del genere per esperienza diretta. Comunque, dopo tanto tempo, accadde quello che tutti aspettavamo, finalmente il fronte di Cassino fran a causa dello sbarco degli alleati ad Anzio a nord di Cassino. Allora i tedeschi che erano da noi non ebbero altra alternativa se non quella di sloggiare alla svelta, se non lavessero fatto sarebbero stati tagliati fuori dalle vie di fuga. Quindi non ebbero scelta e furono costretti ad una precipitosa e disordinata ritirata. Il contingente italiano repubblichino che non serviva pi, fu quello che spar per prima, alla chetichella, sicuramente di notte quando cera il coprifuoco. Lo stesso fece per lo stesso motivo anche la sussistenza tedesca, spar dalla sera alla mattina. Quando al canto del gallo il paese si svegli si accorse che i tedeschi non cerano pi. Si pu quindi facilmente immaginare la nostra gioia che per dur poco perch a rovinarci la festa furono gli eventi in procinto di verificarsi. Avevamo fatto i conti senza loste ed infatti dovemmo far fronte ad uno dei fenomeni pi pericolosi di una guerra, la ritirata dopo una disfatta.

Vi posso assicurare, per esperienza diretta, che non c cosa peggiore di quella di essere investiti dal una ritirata incontrollata di un esercito in rotta. Purtroppo, il flusso disordinato delle truppe di Hitler in fuga provenienti da Cassino dur diversi giorni, e per diversi giorni le soldataglie tedesche in fuga transitarono e sostarono da noi. Arrivavano sempre di notte, non si sa con quali mezzi, e la mattina ci li ritrovavamo fra i piedi. Si trattava sempre di una soldataglia abbandonata a se stessa, senza responsabili del comando ed ogni gruppo si gestiva la ritirata a modo suo. Erano soldati visibilmente stanchi, disorientati, sporchi, abbrutiti da una lunga permanenza al fronte, abituati ad uccidere senza pensarci due volte. Dal loro modo di comportarsi si capiva che erano molto pericolosi e per di pi senza propri mezzi di trasporto. Avevano fretta, si fermavano da noi un solo giorno, il tempo necessario per riposarsi e rifocillarsi con quello che trovavano con le loro razzie e poi, alla sera, ripartivano con mezzi di fortuna requisiti sul posto. Ma il particolare che, indelebile mi rimasto scolpito nella mente, il ricordo di quando, in uno di quei giorni di caos, io e mio nonno rischiammo davvero di rimetterci la vita. Ve lo racconto. Al mattino di quel giorno, noi due eravamo a sornione presidio della nostra cantina, ne avevamo spalancata la porta rendendola accessibile a tutti perch i soldati tedeschi, se trovavano delle porte chiuse, le forzavano e facevano razzia di quello che trovavano. Noi, per evitare questo pericolo, decidemmo di tenere la porta della cantina aperta perch fosse chiaro a chi passava fuori che non cera nulla da rubare. In realt non era proprio cos, linganno cera. Infatti la cantina aveva un vano sotterraneo al quale si accedeva da una botola situata subito a fianco della porta dingresso. Il problema era che in quel sotterraneo tutto il vicinato aveva nascosto qualcosa da sottrarre alle ruberie tedesche ed inoltre vi si trovavano anche delle botti piene di buon vino. Il compito di mio nonno e mio era proprio quello di fare in modo che i tedeschi non se ne accorgessero. Per nascondere alla vista la botola di accesso al sotterraneo vi avevamo sistemato sopra una catasta di legna. Al piano terra cera invece un vano in cui troneggiava un torchio per la spremitura delle uve. Nello stesso piano, ma dietro al vano del torchio, vi era un altro vano dove cera una vasca per la pigiatura delle uve ed un pozzetto per la raccolta del mosto. E dovera il trucco? Il trucco era rappresentato da una botte piena di vino adulterato posta da noi ad arte nellinterno di quella vasca, a copertura delle botti buone nascoste nel sotterraneo. Pensavamo che se era vero che la nostra era una cantina doveva pur avere, da qualche parte, una botte di vino. Entr un soldato tedesco, vide la botte del vino adulterato e, malgrado che quel vino facesse schifo al palato, ne tracann non si sa quanto, poi ubriaco fradicio sprofond malamente nel pozzetto per la raccolta del mosto. Ma quel pozzetto, alto un paio di metri, era in buona parte pieno di acqua. Quellacqua era per noi una riserva idrica di sicurezza da usare nel caso in cui i

guastatori tedeschi, che in quei giorni erano molto attivi, avessero distrutto anche il nostro acquedotto. Quel timore era giustificato dal fatto che i guastatori stavano gi abbattendo sistematicamente tutti i tralicci delle linee elettriche e stavano danneggiando anche ponti e strade ed era perci prevedibile che avessero danneggiato anche lacquedotto. Vi lascio immaginare in che modo quel soldato ubriaco e semi affogato si mise a gridare aiuto. I suoi commilitoni che stazionavano nella strada lo udirono e ,credendo che fosse stato aggredito, ci puntarono le armi contro pronti a spararci. Fortuna volle che il soldato incidentato, onestamente, riusc a fugare lequivoco dichiarando subito di essere caduto nel pozzo da solo, senza essere stato, per cos per dire, aiutato da noi. E fu cos che io e mio nonno ci salvammo la vita.

Renato Alterio

Bibliografa: Renato Alterio

Libro LUNGO LA STRADA DEI RICORDI


Casa Editrice BOOKSPRINT

Formato libro : A5 Pagine : 120 ISBN : 9788865950005 Anno di pubblicazione : 2010

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