Una disciplina chiamata

storia economica

1.1. La disciplina chiarnata «stork economica» (hirtoire t:con«tnz-

que in francese, c~conomlchatory in inglese, Wirt.schufi.sKeschh%~~ in te-
deseo. blStori~1econo~tilwin spagnuolo e portoghese, (~konotnichesk~7-i(-hesk~7~~~,
ivtor&u in russo. jznjz shi in cinese, k~izizishi in giapponese) i. la storia
dei tatti e drlle vicende economiche a livello individuale o aziendale o
collettivo. Come talc si differenzia dalla «storia delle dottrine» cio6 d ~ l -
la storia delle teorie econoniiche. Una definizione conie quella or ora
fornita necesita di Lina precisazione nel contenipo 1imitatii.a ed ampli-
ficativa. La precisazione liniitativa consiste nella cor-istatazionedel fatto
che per storia econoinica si intende storia economica dell'uomo. Si
possono iinn-iaginare storie economiche di fcirniicai o di societi di api.
La natura stessa nel suo insirine ha una sua ecoiiomia la cui storia var-
rebbr certamente la pena di essere scritta. hla per ~ s t o r i aeconomica»
noi comunemente si intende la storia dell'uomo, sia esso bi~ir-ico,giallo,
mciro o rosso, paleolitico, neolitico o ind~istriale.Questa osservazione,
che a prima vista pare se non proprio cretina almeno banale, significa
pero che nella analisi storico-economica bisogna tener conto ariche del-
le peculiari caratteristiche fisiologiche e psicolo~ichedell'uonio, della
sua razionalita come Jella sua irrazionaliti. delle sue caratteristiche
mentali. sociali e culturali, sia a livello individuale che collettivo.
D'altra parte come si Jetto, la definizione di storia economica for-
nita prima va considerata iii senso lato, nel senso cioe che con essa si
deve intendere non solo la narrazione dei fatti economici. ma anche la
storia di uomini e di istituzioni oltre che delle strette e spesso inestrica- PROSPEiTO 1. Riviste di storia economica e sociale,datadi inizio e paese di pubblicazione
bili relazioni tra istituzioni e vicende economiche e tra quest'ultime e 1871 Germania
Hansische Geschichtsblatter
le vicende sociali, politiche e culturali. Vierteljahrschrift fur Sozial und Wirtschaftsgeschichte 1903 Germania
Revue d'histoire économique et sociale 1908 Francia
Business History Review 1926 USA
1.2. La storia economica e disciplina relativamente giovane. Certa The Economic History Review 1927 GB
Journal of Economic and Business History 1928 USA
proto-storiografia economica rimonta al secolo XVII, ma una storio- Annales d'histoire économique et sociale 1929 Francia
Rivista di storia economica 1936 Italia
grafia economica matura e di riconosciuta dignita accademica compar- The Journal of Economic History 1941 USA
Past and Present 1952 GB
ve solo con la meta del secolo XIX e piu decisamente ancora con gli Scandinavian Economic History Review 1953 Svezia
inizi del XX. Caricando polemicamente le tinte, Henry Hauser scrisse The Agricultural History Review 1953 USA
The Journal ofTransport History 1953 GB
una volta che «la grande storia tradizionalmente passava sdegnosa ac- Kwartalnik Historii Kultury Materialnej 1953 Polonia
Economia e Storia 1954 Italia
canto a questi relitti. Interrompere la narrazione di imprese brillanti Australian Economic History Review 1956 Australia
per annotare il prezzo del grano, sostituire il testo di un'arringa orato- Afdeling Agrarische Geschiedenis Bijdragen 1956 Olanda
Journal of the Economic and Social History of the Orient 1957 Olanda
ria con la storia della candela, dello zucchero o del caffi., fare la storia Histoire des Entreprises 1958 Francia
Technoloqy and Culture 1959 USA
delle spezie e degli speziali, oh, no! raccontare la vita di mastro Jour- Comparative Studies in Society and History 1959 USA
dain il pannaiuolo, di mastro Josse I'orafo e di mastro Dimanche il sar- Jahrbuch fur Wirtschaftsgeschichte 1960 Germania
Rivista di storia dell'agricoltura 1961 Italia
to, del lavorante berrettaio o dell'apprendista muratore, dei borghesi e The lndian Economic and Social History Review 1963 India
Annales de démographie historique 1964 Francia
del popolame, cio sarebbe stato un rovinare la storia». Tra il 1846 ed il Explorations in Economic History 1964 USA
1856 George Grote, uno dei piu illustri grecisti del suo tempo, poteva Journal of Social History 1967 USA
Histoire Sociale 1968 Canada
pubblicare una monumentale Histovy o/G'vc.ece nella quale gli aspetti Anuario de Historia Economica y Social 1968 Spagna
Journal of European Economic History 1972 Italia
economici e sociali erano appena e molto superficialmente sfiorati. Revista de Historia Economica e Social 1978 Portogallo
Oggi, a cent'anni di distanza, la cosa sarebbe assolutamente inconcepi- Societa e Storia 1978 Italia
Revista de Historia Economica 1983 Spagna
bile: anche nelle opere di storia generale e comune trovare intieri capi- Boletin de la Asociation de demoqrafia historica 1983 Spagna
Annali di Storia dell'lmpresa 1985 Italia
toli dedicati agli aspetti economici e sociali.
Affermatasi adunque, come si e detto, dalla meta del secolo XIX,
tra il 1930 ed il 1970 (ad onta dell'interludio bellico 1939-45) la disci-
1.3. La storia economica, e a maggior ragione le discipline che si
plina conobbe uno sviluppo straordinario a tal punto che talune sue
sono sviluppate da1 suo interno, sono peraltro frutto di partizioni arti-
branche evolvettero in senso autonomo. Oggigiorno vi sono riviste
ficiose dell'attivita umana. L'homo occononcirzis come I1l?omofabev o
specializzate (vedi Prospetto 1) ed anche corsi universitari dedicati
l'l7orno pl?ilosophicu.s e una pura astrazione. La realta vera e l'uomo
specificamente alla storia della popolazione, alla storia del commercio,
nella sua complessita biologica, psicologica, sociale. Similmente la so-
alla storia dell'agricoltura, alla storia dell'industria, alla storia della
cieta opera non per compartimenti stagni; essa opera come un insieme
irioneta e della banca, alla storia dei trasporti, alla storia aziendale (bu-
quanto mai complesso su piani diversi ma inestricabilmente interdi-
rhc~srhistovy), alla storia sociale. La storia della storia economica nel
pendenti. Nella realta delle cose non c'e storia economica come non
corso degli ultimi tre secoli offre cosi l'esempio affascinante della na-
c'e storia politica, storia sociale, storia tecnica, storia culturale. C'e la
scii:~c dello sviluppo di una nuova branca del sapere.
storia nel suo insieme, la storia con la S maiuscola, cio? la vita nella sua
 infinita ecl inestricabile coiiiplessita, m a p a in cc>iitinuo tlusso, pos-
scnte e nel conteinpo fragile. A scopo descrittivo ed ailalitico si i. co-
stretti a ricorrere nllc partizioni di c ~ i isi i- detto prima. Ma bisogna
senlpre tener presente che tali partizioni sono frutto di sei-iipliticazioni
eroichc. talvolta al limite dell'assiirdci.
D;i yuanto precede se ne deriva che lo storico ecoiioriiico il quale
voglia rendersi pieno coiito dci fcnomeni che intei-ide studiare e de-
scrivere, anche se questi tciioineni son« di natlira sq~iisitarilenteeco-
norilica, deve tener conto dei contributi di altre Jiscipliile quali la sto-
ria della tecnica e della sciciiza, la storia della medicina. I'archeologia,
l'antropologia, In niimisii~atica,la storia del diritto, la storia della filo-
sofiii, yuella dil>loiiiatica e qiiclia milit;ire, la storia &lIe reiigioili, la
storia dell'arte e qiiella ~lell'architettiira.liittc qlieste discipline che si
scino elencate (non in nrdiiie di rileranza) possoilo recare contrihuti
sostanzinli alla coiiiprensioiie della storia cconcimica, e possono quii-idi
essere consi~lcrates~issidiai-icallri storia economica. Ma questa s,irchhc
una deforiii~iziorieprospettica. A suii volta la storia ecciiioiiiicr~piib \,e-
iiir considerata tra le discipline scissidiarie per ciasciin;~cielle discipline
suiin~miiiate.Tiitto dipciide da1 piiiitn di vista in cui si pone l'osser-
vatore.
1.4. Nella dizionc 'storia ccononiica' il teriiiiiie 'storia' pub cssere
fonte di nniliguita circa il coi-itcnuto della disciplina. 11 termine 'storia'
teridc. clif~irtincl discorso qiiotidiano ad essere ritcrito ad iilteressi anti-
qiiariali e l'infercnza che taluno pub trarre da q~icstouso p ~ i 6essere
che la storia econoiiiica si occupi o si ~lcbbaoccupare di avveiiinienti
economici oramili lontani nel tempo. L'impressioile pero vil corretta
perché erronea. La storia 6 vero si occupa del passato. Ma t~ittii fatti in
qiianto fatti sono gia a \ ~ e n i i t ei percib apparteilgono al passnto. La
diflcreiiza tra passato e fut~iroi- che mentrc l'uno e costituito da fatti
av\reiiuti clie non posscinn piii essere né cancellati né modificati, il fu-
turo 61111 ventaglio apcrto ad una panima piu o iilenc, ~lastadi soluzioni
altcriiiitivc. C)uelln che noi si chiainii presente non i- clie I'attimo f u g
Reiitc ~ I i eiiel iiloniento stcsso in cui viene percepito come realta fat-
tuale e divenuto passato. La storia occupandosi di fatti e non di previ-
sioni si occupa quindi del passato: di un passato che pu6 essere assai
remoto come pub essere a noi \:icinissimo, dei tempi del paleolitico
come di pochi giorni or sono. Per questa rapione non trovo scorretta la
definizione di storia economica ciata nel Dictionavy ofillodevn Econo-
)nic.r di Horton, Ripley e Schnapper per i quali «Storia economica 6 lo
studio depli avvenimenti economici passati ~~pverenti in uno o piu Pae-
si>>'(il corsivo e inici).
Nat~iralmenteesistono delle differenze sostanziali tra l'occuparsi
di avvenimenti occorsi migliaia o centinaia di anni fa e occuparsi cli av-
venimenti occorsi soltanto qciülche anno o qualche mese addietro. 11
tipo e la massa di infornlazioni disponibili sono estrcmamente diversi.
Di piu, lo studioso che si occupa di e\:enti lontani nel tempo ha map-
giori possibiliti cli vedere dctti eventi in una prospettiva storica che
perinette di tener corito delle loro conseguenze a lungo termine. D'al-
tra parte piU lungo i: il tei-ilpo che separa lo studioso dagli eventi stu-
diati, pih difficile e problematica si presenta la comprensione (lelle
nientaliti e della cult~iraciegli uomini clie dettero luogo agli eventi in
q~iestione.
Esistono sensihili diversiti di metodo e di preparazione tra
stnrici economici che si occupano di epoche da noi lontnne e storici
economici che si occupano di cpoche a noi vicine, ma resta il fatto che
121 storia economica copre tutta la gamma del tempo clie tu. Come ha
scritto il prof. Kula cccincepire la storia economica come scieriza del
passato e l'economia come scienza del presente significa formulare un
giudizio che non resiste alla critica»'.
1.5. Finora si e guardato al121 dizione 'storia econoinica' con parti-
colare riguardo al termine 'storia'. 6 tempo di spostare I'attenzione
sulllaggettivo 'economica' e cercare di precisare cib che differenzia la
Storia economica dalla Economica.
Anche 17Economicae una disciplina relativamente giovane che ha
avuto uno sviluppo sostanziale soltanto a partire dalla seconda meta
del secolo XVIII. Anchc 1'Economica nel suo sviluppo ha finito COI
 l ( . ~ . \ i 1 1 1 1:11111. sotto I,I.;IIIC~IC CIIC hanno dato origine a tina lette-
'II(/~/I\I,
sl~<~ci;iliz~:ii:i,
I.;II iii-;i :I i.i\istc. sl)cci;ilizzate, a corsi universitari specitici:
cosi oggi si ~);wl¿i c h i scri\lc cli iiiacro-economia, di niicrn-economia, di
politica economica, Ji ccntiometria, di economia industriale, di econo-
inia del lavoro, di economia dei trasporti, di economia monetaria e
bancaria, di economia agraria. di economia dell'organizzazione sanita-
ria. In Italia ci sono anche corsi universitari di economia del turismo. 11
lettore potra facilmente notare che vi e una certii corrispondenza tra le
sottcibranche dell'Economica e le sottobranche ciella Storia economi-
ca. Alla macro-economh corrispoiiiie la storia ecanoinica generale.
All'econometria corrisponde la cliometrica. Alla micro-economia cor-
risponcie la storia aziendale. E cosi via.
Per chiarire le relazioni tra I'economia e la storia econoinica gene-
rale e utile considerare:
a) la probleniatica delle due discipline e l'uso degli strunieriti con-
cettuali d'analisi;
b) il fine a cuí miraiio le due discipline.
1.6. Diamo un primo sg~iardoalla probleniatica e agli strumenti
concettuali inipiegati nelle due discipline. Chiaramente Linci studio de-
dicato a precisare la data di nascita di un nicrcante non puo conside-
rarsi un lavoro di storia economica solo perché il persotiaggio chiave
dell'indagine ha poi nella sua vita professato attiviti mercatitile. Simil-
mente non p~iiiragionevolmente considerarsi opera di storia economi-
ca un lavoro dedicato alle disavventure coniugali di un banchiere a
meno che tali disawenture siano state la causa principale della banca-
rotta del banchiere stesso. I'er essere yiustificatamente considerata
opera di storia economica una ricerci deve rispondere ad una prohle-
marica di tipo economico ci&. in priiii~iapprossimazione, a una prn-
blematica che trovi riscontro nei tre q~iesitifondamentali dell'Econo-
mica: 1)cosa produrre, 2) conle prodiirre. 3 ) come distribuire quanto
prodotto. In pratica questi tre quesiti fondamentali si articolano in una
serie di quniti piii specifici relativi alla deternlinazione dei prezzi, alla
;illocazione di risorse scarse. alle variazioni nel breve e nel lungo perio-
do della prodiizione, d e l l ' o c c ~ ~ ~ a z i odella
n e , domanda e della loro
struttura, della distribuzione della ricchezza e del reddito, etc. etc.'.
Un lavoro che voglia essere q~alificatodi storia economica deve far
uso deali strumenti concettuali, dclle categorie analitiche e del tipo di
logica forgiati dalla teoria economica. Caveva pia detto;incora nel lon-
tano LSC)2 Luigi Cossa quando scrisse che la teoria economica eleve
~forriirealla storia economica i criteri teorici che le sono indispensabili
per la scelt;i, la coordinazione e l'apprczzamento dei fatti, Jelle condi-
zioni e degli istituti che ne costituiscono la materia»-'.
L'obbiezione che gli strumenti concettuali e la teoria elaborati dalla
scienza economica contemporanea non siano adatti all'interpretazione
di realti diversc perché lontane nel tempo e una obbiezione mal postil.
o almeno ha bisogno di ulteriori spiegazioni di cui ci si occuperi nel
capitolo V. Resta il fatto che se una data analisi che ha per opgetto
eventi di storia econoniica non fa uso di strumenti concettuali e cate-
gorie analitiche economiche non solo non e qualificabile come opera
di Storia econoniica ma facilmente produce risultati inattenciibili.
D'altra parte, c'e da concedere che per I'LISO e l'applicilzione che se
ne pub fare nella Storia ecotioniica non sono necessari gli strumenti
piii raffinati elaborati dalla tcoria. Come ha scritto il prof. T.LKJ,Hut-
chinso~i«I1analisiastratta del tipo piti sofisticato non trova applicazio-
nc ne1 mondo rede ... L'esperienza insegna che il tipo di analisi teorica
effcttivamente utile [per applicazioni pratiche] e quella di livello ele-
mentare e che modelli piu sofisticati possono riuscire piu fuorvianti
che utili nel mondo della re alta^^.
1.7. Si e argomentato che n ~ l l aosta a che I'econoniista si occupi e
prenda esempi da1 passato e che, similnietite, nuUa impediste che lo
storico economico si occupi di fatti economici contemporanei. Si e ag-
giunto che, con certe limitazioni, la Storia ecot-iumica e 1'Economica
dovrebbero avere in coniune sia la problematica che pli strumenti con-
cettuali e le categorie analitiche. Non e q i n d i sorprendente che un
econoniista del prestigici di A.K. Cairncross abbia scritto: «Trovo diffi-
cile pensare agii eccinoniisti e agli storici econoniici conie entiti sepa-
 mte. 1 loro interessi sono identici. 11lavoro dell'economista 6 cpello di
spiegare come si muove l'economia; quello dello storico economico e
di spiegare come si 6 mossa nel passato»? E tuttavia la Storia econoiiii-
ca e l1Economicasono e restano due discipline nettamente distinte.
L'economista 6 di norma orientato verso il futuro. John Maynard
Kevnes sosteneva che «l'economista deve studiare il presente alla luce
del passato per fin¡ che hanno a che fare col futuro». E John Hicks
scriveva che «buona parte del lavoro degli economisti si concentra
su1 futuro, con previsioni e pianificazioni»'. L'econoniista 6 di norma
interessato alla deterniinazione di regolariti nei rapporti di associa-
zione tra variabili econoiiiiche considerate rilevanti. Per usare una
parola grossa, l'economista e essenzialmente interessato alla deternii-
nazione di «leggi» che gli permettano di formulare previsioni e piani.
Alla formulazione di «leggi» e paradigrni l'economista perviene per
vía di analisi fatt~ialiconcrete ( e quindi di un passato piu o meno
prossimo) o per via di Iogici~deduttiva formale. Anche quando fa uso
di logica astratta I'ecoiioiiiista si fonda su considerazioni e relazioni
intuitive si ma che sostanzialrnente derivano dall'esperienza. H a
quindi ragione John Hicks quando dopo aver affermato che «buona
parte del lavoro degli economisti si concentra su1 futuro, con previ-
sioni e pianificazioni» sente il dovere di aggiungere: «Ma le previsioni
sono triviali e le pianificazioni inutili se non sono basate sui fatti. E i
fatti a nostra disposizione sono fatti del passato - che puo essere pas-
sato recente ma 6 pur sempre passato))'. Ci6 nonostante l'economista
rimane di fatto orientato verso il futuro e in varia misuta a seconda
che la sua tecnica previsionale sia mer~inienteestrapolativa o adatta-
bile o rifletta le cosiddette aspettative razionali, h sua posizione im-
plicita riniane pur senipre quella che in qualche modo il futuro rical-
cheri il passato.
Lo srnrico 6 invece orientato decisamente su1 passato e in quantn
storico non si preoccupa del futuro né ha la pretesa di poterlo condi-
zionare. Anche lo storico pu6 sentirsi cpalche volta tentato di insistere
su certe ~ipparentiregolariti o analogie e magari adombrarc certe «leg-
gi» valicie per ogni tempo. Ma sono deviazioni per lo piu pericolose.
Mentrt. l'economista usa dell'esperienza passata per predire o cercare
di cotidizion~ireil futuro, lo storico si contenta di osservare il passato
per comprenderlo nei suoi termini. Come sciisse Hempel «la storia, al
contrario delle scienze fisiche, si occupa della descrizione di particola-
ri eventi del passato anziché della ricerca di leggi generali che possano
governare detti eventi».
La diversa posizione dell'econoiiiista e dello storico comporta due
atteggiamenti metodologici diversi. Stiinolato dall'ansia di individuare
paradignli operativi, l'econoniista e portato a limitare il numero delle
variabili da prendere in considerazione, e a prendere in esame quelle
variabili, e quelle variabili soltanto, che possono dimostrare certe re-
golariti nei loro rapporti di associnzione e che sembrano riflettcre
coi-i~~ortarnenti predicihili e razionali. Le nunierose altre variabili ven-
Fono esorcizzate o ignorate considerandole coriie «esogene» al siste-
iiia. Conle scrissero R.C.O. Matthews e C.H. E'einstein «ci6 che gli
econoinisti generalrnerite fanno e costruire un modello limitato delle
leggi che governano la dinamica di un sistema prendendo in conside-
razione soltanto alcuni aspetti e relegando gli altri nella categoria degli
esogeni ... [Mal I'esogeneita 6 una qualiti affibbiata da un punto di vi-
stii coiicettuale e non e affatto un attributo intrinseco dei fattori in que-
~ t i o n e »Diciamo
~. allora che il numero delle variabili endogene consi-
derate dall'econoniista nel suo niodello sia b.
Lo storico ccnnoniico nori puo conlpiere la stessa operazione. I'er
spiegare il funzioiiamcnto e la peyfo~n'dnredi una data economii~,lo
storico econornico deve prendere in considerazione tutte le variabili,
tutti gli elenienti, tutti i fattori in gioco"'. E non solo le variabili ed i
fattori ecoiiomici. Lo storico deve includere nella sua analisi le istitu-
zioni giuridiche, le struttlire sociali, le caratteristiche cultural¡, le isti-
t~izionipolitiche, sia per I'irnpatto che tal¡ istituzioili e strutture ebbe-
ro sulla perf&//itrilce ~iell'ecoiioiniastudiata, sia, in censo opposto, per
I'irnpatto che la sit~iaziont.economica ebbe su dette strutture e su
dette istituzioni. Deve tener conto delle condizioni geografiche del-
l'ambiente, delle condizioni e dele variazioni climatiche di lungo pe-
riodo. delle condizioni biologiche delle popolazioni umane e delle
 ~~ol'ola~ioiiianiniali, microbiche e virali che convivono con o afflig-
gono I'uoino.
ln aggiunta lo storico econoniico non p ~ i btrascurare neppure tutte
le altre piu minute viriabili e gli accidriiti. rnzionali e irrazionali, pre-
vedibili e imprevedibili che contribuirono a caratterizzare una data si-
tuazione storica, fosse anche il mal di pancia clie impedi ad un uomo
d'affari di condurre iii porto una certa operazione finanziaria, lo scop-
pio imprevisto e iniprevedibile di una epidemia, lo scoppio di una
guerra, l'azione erratica ed imprevedibile di un fanatico capo ine-
dio-orientale nel sabotare rifornimenti petroliferi. In altre parole, lo
storico economico deve tener conto di tutte le M variabili di uila data
situazione storical'.Per lui tutto fa parte integrante di una complessa
realti e quelli clie per l'economista possono essere elementi di distur-
bo per lo storico sono il sale che deterniina la peculiare specificiti di
,
1
qi~elladata e irripetibile situazione storica1?.
L'insieme k di variabili cui e interessato l'econoniista teorico i.
cjuindi notevolniente minore e sostanzialmente piu oniogeneo dell'in-
sieinc di variabili 11 considerate dallo storico. la linlitatezza di k ri-
spetto a t? e la rigiditi clelle correlazioni assunte all'iilterno di k che co-
lorano di irrealisino e di artificiositi la costruzione teorica dell'econo-
I mista. E d'altra parte e la estrenia vastiti di n, la sua estrema disonioge-
ncita ed il suo carattere caotico che impediscono allo storico di formu-
lare leggí e lo inchiodano alla irripetibiliti della sua storiii.
D'altra parte Keynes sosteiieva a ragionc che il solo niettere dei nu-
nieri a1 POSIC) di lettere per iiidicare le variabili o i rapporti di associa-
zioni ira le variabili di iin niodello teorico basta a rendere inutilizzabile
il inodello come strumento concett~ialedclla teoria. «Fa parte dell'inti-
ma natura di un iiiodello - scriveva Keynes - che non vi si inseriscano
dei valori reali per le funzioiii víiriabili. Compiere una siniile azione si-
gnificherebbe rendere un inodello inutilizzabile per la seniplice ragio-
ile che se si coinpie I'operazione indicata il modello perde la sua generi-
cita cd il silo valore come modo di pensare»13.In altri termini, l'econo-
niistii e inchiodato alla irrinunciabile genericiti dei suoi paradigmi cosi
conie lo storico i. inchiodato alla iiieluttabile specificita della sua storia.
1.8. Quanto si e detto nel paragrafo precedente acquista pii! chia-
ro sigiiificato se proiettato sulla distinzione che gli economisti faniio
tra ~ ~ e r i o breve»
do (xshort run») e «periodo lungo» («k,ng run»).
La definizione di periodo breve quale fornita dai testi deU'Econo-
mica e abbastanza semplice e apparentemente precisa: «periodo breve
e il periodo durante il quale si puo assumere che il capitale íisso del-
l'impresa rimanga invariato». A livello macroecononlico la niusica non
cambia perché l'economista ipotizza che nel periodo breve lo stock di
capitale muti ma non in maniere tale da influenzare sensibilrnente il
prodotto lord», potenziale o attuale che sia. A ben guardare le cose
pero ci si accorge che, quando operano con inoJclli macroeconomici,
gli economisti ipotizzano come dati fissi nel breve periodo anche altri
elementi della realti storica cpali la popolazione, la sua struttura per
eta, il grado di istruzione e di ~~ecializzazione della popolazione attiva,
il livello tecnologico, le istituzioni giuridiche, le strutture politiche e
sociali, le scale di valori, i sistemi orgianizzativi,i gusti, le mode. 11pro-
blema non e grave perché gli elementi suddetti si modificano di solito
sensibilmente in inomenti di turbolenza (rivoluzioni politico-sociali,
ri\~oluzioniscientifico-tecnologic1ieeguerre) per poi adagiarsi su tassi
di cambianirnto relativamente ridotti. Per cui il niodello semplificato-
re di breve dell'economista (salvo che per i periodi di turbo-
leilza suddetti) mantiene un buon grado di rerosiiniglianza.
11 drainma a \ ~ ~ i e cpando
ne si passa da1 breve al lungo periodo. Nel
lungo periodo t~ittocambia e né da un lato si.possono postulare ele-
iiienti o fattori inimutabili, né, d'altra parte. si possono esorcizzare cer-
te variabili cacciandole iiella gabbia dei fattori esogeni. Nel lungo pe-
riodo tutto cambia e tutto e endogeno. Per l'economista il problema
di\renta intrattabile. Negli anni Trenta Keynes se la ca\iava con una
boutade: il lungo periodo non interessa gli economisti perché cnel l~in-
go periodo siarno tutti morti» («in the long run \\7e al1 are deadx).
D»p» la seconda guerra niondiale un tale atteggiarnento snobistico
non fu piu possibile. I1 ~robleniadello sviluppo econoinico di lungo
periodo si impose all'attenzione di tutti - uomini politici, econoniisti,
pubblico in generale. Divenne allora di moda uria branca dell'Econo-
 grazie alla faniiliariti con le fonti, che gli permette di essere flessibile
per comprendere il mondo». Anzitutto lo studio della storia I X - 1 i i ( . i i i ,
nelie conclusioi-ii, cauto nelle spiegazioni, sempre cosciente della im-
di vedere nella loro corretta dimensione storica probleriii attii:iIi c o i 1
precisione insita e non misurabile della ricostruzione storica.
cuí dobbianlo confrontarci e, come scrisse Richard Lodge nel I S'H
«esso offre l'unico strumento con il quale l'uomo puo comprcndei-c a
1.10. Nel corso della storia ricorrono frequei-iti situazioni che mo- fondo il presente».
strano tia di loro rimarchcvoli anelogie. hla per quanto msrcate possa-
D'altra parte lo studio della storia rappresenta un escrcizio pratico
no risiiltare tali analogie ogni situazione storica rimane unica ed irripe-
nella conoscenza dell'uomo e della societi. Tutti noi si tende ad essere
tibile. Si puo indulgere in un rozzo parallelo dicendo che esistono indi-
provinciali, intolleranti ed etnocentrici. Tutti noi si ha bisogno di com-
vidui che si somigliano ina cio non toglie che ciascui-io di essi sia unico
piere sforzi continui per esercitarci ;id essere comprensivi e intelligenti
ed irripetibile. 11 fatto fondamentale della irripetibilita della storia con-
di sistemi di vita, scale di valori, inodi di comportamento diversi dai
Ierisce un particolare sigiiificato al detto trailizionale .historia magi-
nostri - il che sta alla base di ogni convivenza civile tra gli individui
stra vitae». In ecfetti c'e incompatibilita tra I'aftermazione che la storia
comc tra i popoli. Lo studio della storia e essenziale al riguardo. Stu-
si ripete e la norma che «la storia e maestra di vita» perché se una data
di21re la storia vri01 dire conipiere un viaggio nel passato che la ricerca
situazione si ripetesse coloro che una volta hanno perduto, la volta se-
storica comporta. Viaggiare apre gli occhi, arricchisce di conoscenze,
giientc, traendo vantaggio dall'esperienza, si comporterebbero ii-i nla-
invita ad aperture mentali. Piu lungo 6 il viaggio e piu distanti i paesi
niera diversa per evitare di essere nuovamente perdenti, e per via di
visitati. piii robusto e il cbriiletzRe alla nostra visione del mondo. Per
questo loro comportamento diverso 121 nuova situazione si dicferenzie-
questo io credo che gli storici che si occupano di societa piu lontane
rebbe da quella prrceclente.
nel tempo dalla nostra abbiano, a pariti di altre condizioni, un senso
Henry Kissinger scrisse una volta che la storia «non e iin libro di
storico piu sottile ed affinato degli storici di e t i a noi piu vicine. Con
cucina che offra ricette gii speri~nentate»'~. Una tale affermazione e iI
questo non voglio, né intendo dire, che lo studio della storia o il viag-
corollario del postulato precedente che la storia non si ripcte. A questo
giare bastino a fare di rin (lomo iin saggio. Se coil tosse i pmfessori di
punto mi iminagino che ci sia chi si chieda a che serve allora stlidiare 121
storia sarebbero tritti dei saggi - il che e ben lungi dall'essere vero. 11
s t o r i ~A. mio modo tii vedere la domanda e rozzamente stupida. Ogni
viaggio e una conoscenza della storia sono cnndizioni necessarie ma
forma di sapere si giustifica in quanto tale. Nel caso specifico della sto-
non sufficienti alla coniprensiorie degli eventi umani.
ria ho anche difficolti a concepire una societi civile che no11 sia inte-
ressata allo studio delle proprie origini. La storia ci dice chi siamo e
perché siamo che siamo. «Noi uoniini siamo sempre coinvolti iii NOTE
storie», scrisse Wilhelm Schapp. Tuttn ci6 per me elementare. Ma
sono convinto che non siano pochissinii coloro che considerano una 1 IIorton, Rtpley e Schnapper, Dic,llonar~~
oJMod'ern Ecr~nomics,p. 106.
tale posizione elitistica e socialmente ingiustificahile. Per costoro, am- Kula, Proi7k~mi melodi, p. 7 8 .
malati di utilitarismo benthamita o di corrente rilevantismo, penso clie j Quanto aftermato nel testo va modificato riel scnso di quanto si dira piu
sia opportuno far iilteriormente rilevare che lo studio della storia ha un avanti nel par. 2.2.
significato eminentemente fomnativo. Come scrisse Hiiizinga, la storia 4 Cossa. Irilrod~~iione,
pyi. 26-28.
non e soltanto u11 ramo del sapere ma anche «una forma intellettliale Hutchinson, Knoir'ltdgige ~2nd'Ig110rat7ic' in Economics, p. 93.
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