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PROFILO DI STORIA DELLA LETTERATURA LATINA STORIA 753 a.C. Data tradizionale della fondazione di Roma.

Inizia il periodo regio. 509 Fine del periodo regio. Inizio della repubblica 495-272 Guerre di espansione: dal Lazio tro Latini, Volsci, Equi, citt etrusche sulla riva destra del Tevere) a tutta la penisola italica (guerre sannitiche:343-290; guerra tarantina: 280-272) 493-300 Contrasti sociali (lotte tra patrizi e plebei) e loro graduale composizione: 493: istitu. tribuni della plebe; 47\: istitu. comizi Tributi; 451: leggi delle XII tavole; 445: matrimoni misti (Lex Canuleia) 367: ammissione dei plebei al consolato (Leges Liciniae-Sextiae) 300: completa parificazione dei plebei nei diritti alle magistrature: i plebei possono accedere anche alle cariche sacerdotali compresa quella di Pontifex Maximus 264-241 PRIMA GUERRA PUNICA La letteratura latina sorge quasi dun tratto verso la met del terzo secolo a.C. (240: esordisce Livio Andronico), dopo che Roma in breve tempo ha conquistato e unificato tutta la penisola italica e, vincendo la 1 guerra punica, si affermata come potenza mondiale; lavere una letteratura propria diventa necessario per il prestigio di una grande potenza egemonica. Le forme letterarie sono desunte dai Greci, cio dallunico popolo che nel bacino mediterraneo aveva una cultura valida e universalmente diffusa; ma queste forme, trapiantate in Roma, si permeano dello spirito, del costume e delle antiche tradizioni preletterarie delle popolazioni latine e italiche. Del resto fra la civilt romana in rapida ascesa e quella greca ormai in declino, vi era necessariamente una sfasatura, per cui limitazione non fu pedissequa e si ebbero profonde differenze nello spirito della produzione artistica. STORIA 219-201 a.C. Seconda guerra punica 200-130 ca. Guerre di conquista in Oriente (Macedonia, Siria, Grecia, eredit di Pergamo) 149-146 Terza guerra punica (Scipione Emiliano) 133 Assedio di Numanzia (Scipione E.): vengono concluse le guerre si Spagna. LETTERATURA Allinizio la letteratura latina, per quanto favori-ta e incoraggiata dalla classe dirigente, non o-pera di circoli intellettuali isolati dalle forze vi-ve della societ, ma ha sostanzialmente caratte-re popolare e democratico, con autori di grande genialit come Nevio (275-201 ca. e Plauto (254ca. 184) le cui commedie sono il frutto pi significativo del contatto fra il mondo italico, LETTERATURA - Primi documenti della lingua latina (fibula predestina ecc.) - Documenti preletterari : a) La poesia in versi saturnio: - carmina popolari (scongiuri, giuramenti, ecc.) - carmina religiosi ( Carmina Salaria, Carmen Arvale, Carmen lustrale) - carmina convivalia (gentilizi: per esaltare membri della gens resisi illustri per eroismo N.B. sono messi in dubbio da alcuni storici e critici gi nellantichit) - Poesia comica e popolaresca: Fescennino, Atellana, Satura/carmina triumphalia (con frizzi salaci allindirizzo del generale trionfatore) b) la prosa: - leggi regie, Annali, elogi (iscriz. funebri), laudationes funebres. Lunico nome pervenutoci fra gli autori di opere preletterarie quello di Appio Claudio Cieco (fine 3 - inizio 4 secolo).

LETTERATURA ricco di energie vitali, e le forme letterarie e il costume di vita pi raffinato del mondo ellenistico. Plauto sembra apparentemente estraneo ai grandi avvenimenti di politica interna ed estera del suo tempo, ma in realt la freschezza dellinvenzione, il gioioso ottimismo, la straripante fantasia alacre e grottesca delle sue commedie, sono il prodotto di una societ in rapida espansione, che si affaccia a nuovi orizzonti di vita e di costume. Dopo Plauto, la letteratura latina perde il contatto diretto con il popolo e gradualmente si pone al servizio dellaristocrazia e dei suoi ideali, adempiendo ad una funzione politica e sociale ispirata dalle classi dirigenti. La letteratura di ispirazione aristocratica da un lato celebra le imprese dei grandi personaggi politici e le storie di Roma, dallaltro mira alla diffusione di un tipo di cultura raffinata di derivazione ellenistica. Questa duplice tenenza rappresentata in modo eminente da Ennio (239-169), che riveste la cultura nazionale aristocratica delle forme pi evolute dellellenismo (vedi anche lintroduzione dello esametro omerico nellepica latina: Annales). Nel corso del secondo secolo questi princpi sono ulteriormente sviluppati dal circolo degli Scipioni, che adatta gli ideali della filosofia greca alle esigenze dellimperialismo romano, dandogli una giustificazione illuministica, i nome dei principi di umanit, filantropia pacificazione delle genti. N.B. Il principale teorico del circolo degli Scipioni fu Panezio di Rodi, secondo il quale lideale stoico della repubblica universale, fondato sul principio che tutti gli uomini sono uguali per natura, si realizza nellimpero universale di Roma, che non puro dominio imperialistico, ma protettorato, da parte del popolo che ha doti politiche superiori, sulle altre genti incapaci di governarsi saggiamente da sole. (Adattamento della filosofia delluomo universale al civis Romanus, che anche miles e conquistatore). Accanto a questo aspetto pi strettamente politico dellideale di humanitas, nel campo morale, sociale e individuale Panezio dice che fra i doveri inerenti alla natura umana, oltre a quelli comunitari, vi quello di sviluppare liberamente la propria natura individuale, dedicandosi quindi anche a una vita di puro studio se questa si conf ai gusti. Sul piano del costume di vita e dellarte, i nuovi ideali sono rappresentati da Terenzio (195 ca. 159), che alla vivacit comica e plebea di Plauto sostituisce unarte delicata e aristocratica, portatrice di precetti di comprensione umana, di gentilezza, di cortesia. Il suo spirito universale di umanit supera largamente per profondit e commozione di sentimenti i modelli greci, ed apre la via a quella poesia dellintimit e dellintrospezione che sar una delle caratteristiche pi originali della letteratura latina. Mentre larte di Terenzio era ancora legata strettamente ai problemi del costume ed aveva una sua funzione civile, a poco a poco, dagli stessi ideali del circolo degli Scipioni, che pongono laccento sui valori dellindividuo ed accolgono dallellenismo lamore della cultura in s stessa (vedi quanto detto di Panezio) e contro i quali era rimasta senza successo anche lopposizione di Catone, che alla fine della sua lunga esistenza (234 149) fu indotto ad una parziale conversione verso la cultura e il costume ellenizzante in Roma nasce una trasformazione nella concezione dellarte.

STORIA 133-80 a.C. Dai Gracchi alla dittatura Sillana 133: Tiberio Gracco 123-121: Caio Gracco e fallimento dei loro sforzi per risolvere gli urgenti problemi sociali 111-85: Mario contro Giugurta, contro Cimbri e Teutoni e prima gueera civile tra Mario e Silla 90-89: guerra sociale: gli italici si sollevano contro Roma e ottengono la cittadinanza romana 85-80: Silla contro i mariani 80-79: dittatura di Silla N.B. Scipione lEmuliano muore nellanno 129 a.C.

LETTERATURA La trasformazione si svolge parallelamente alla evoluzione della vita e delle consuetudini materiali e morali della classe dirigente romana: le occupazioni politiche e militari non assorbono pi totalmente lindividuo, cresce lamore per gli agi e per i piaceri del corpo e dello spirito, per lotium; il costume tradizionale entra in crisi. Mentre da un lato matura uno spirito critico spregiudicato, che cerca forme darte pi schiette e libere dal conformismo (vedi lindividualismo e la satira demistificatrice di Lucilio, il primo cittadino delle classi Alte che trascura dedicarsi alla letteratura), dallaltro la carriera politica per il riconosci-mento del valore autonomo della cultura e dellarte conduce al distacco delle lettere dalla vita della comunit e dal contatto col popolo; lautore non soltanto mira ad affermare liberamente nellarte la propria personalit e i propri sentimenti, com il caso di Lucilio, ma finisce collisolarsi completamente dalla vita sociale, concependo la poesia come divertimento dello spirito ed espressione di dottrina raffinata come sar il caso di Lutezio Catulo e dei poeti lirici del suo circolo, complessivamente privo di profondi ideali e di energie creatrici originali. La crisi in cui viene a trovarsi la classe dirigente, dalle cui file provengono nella massima parte i letterati, si riflette drammaticamente nella letteratura dellepoca. Ma crisi che favorisce il sorgere di grandi e originali geni e laffermarsi di nuove forme letterarie: la lirica soggettiva damore (Catullo), il poema scientifico (Lucrezio), il dialogo filosofico (Cicerone), e lepistolario intimo (Cicerone). Si potr dire che questi generi derivano dalla letteratura greca, ma i porti dellet di Cesare e i pensatori e gli storiografi acquistano un timbro e una voce nuovi e raggiungono una profondit e drammaticit sconosciuta ai Greci. I poeti dellet augustea raggiungeranno un maggior grado di equilibrio e di perfezione formale, ma i poeti dellet di Cesare esprimono pi immediatamente e in forma pi vibrata il grido e lappello della propria anima: la passione, la sofferenza e la ansia di Catullo e di Lucrezio sono vicine allanima moderna. Cicerone cerca di contemperare le contrastanti tendenze dellepoca col suo ideale dellhumanitas, che

80-44 a.C. Et di Cesare: la dittatura di Silla dittatura personale! d inizio ad una serie di tenta-tivi per instaurare un potere per-sonale che si sovrapponga agli organi costituzionali: la ristretta oligarchia gi dominante viene minacciata da singoli uomini potenti che si sottraggono alle regole del vecchio gioco costi- tuzionale e cercano lappoggio di nuovi strati sociali emergenti dal basso: la borghesia, i pro-vinciali, i collegia degli artigia- ni. Perci, dalla dittatura di Silla allavvento del principato di Augusto, la Repubblica scossa da lotte civili, da rivolgimenti politici e sociali, che modificano

radicalmente le strutture dello stato e le condizioni della vita politica: 71: guerra servile (insurrezione degli schiavi guidati da Spartaco) 63: congiura di Catilina, durante il consolato di Cicerone, che la sventa 60: 1 triunvirato: Cesare, Pompeo, Crasso 59: consolato di Cesare 58-52: Campagna di Cesare nelle Gallie 53: morte di Crasso 52: Milone uccide Clodio in uno scontro di bande armate. Pompeo nominato Consul sine collega (praticamente padrone del Senato e di Roma). Reazione di Cesare: 49: inizio guerra civile fra Cesare e Pompeo 48: Cesare sconfigge Pompeo a farselo - perdona gli anticesariani - toglie lEgitto a Tolomeo e lo passa a Cleopatra 44: Uccisione di Cesare. Antonio ne assume la eredit politica, ma Ottaviano gli si oppone: 43: battaglia di Modena , indi 2 triunvirato, vendette di Antonio e morte di Cicerone, che tra il settembre del 4 e laprile del 43 aveva oosteggiato Antonio con le sue Filippiche (14) E T A DI CESARE

incontro della cura dello stato e dellattivit politica con lattivit intellettuale e culturale, per formare luomo completo. Tuttavia, nonostante il suo sforzo di conciliazione, Cicerone lascia nella sua opera e ci propone nella sua persona e nei suoi errori storici e politici i segni delle contraddizioni e delle incertezze del suo tempo. Solo Cesare sembra immune da incertezze nelle sue scelte politiche e nei suoi Commentarii; mentre Sallustio, seguace di Cesare, nonostante la notevole penetrazione dei fenomeni storici nellacuta analisi delle cause politiche e sociali della crisi, dibattuto fra aspirazioni mistico-moralistiche e passione per la vita politica.

La poetica dei poetae novi o neoteroi (alla greca) Il gruppo degli intellettuali di avanguardia che, nellet di Cesare, si appartano dalla vita politica e si dedicano al culto della raffinata poesia alessandrina, denominato poetae novi perch cos li defin Cicerone, che nel 45 li chiamer addirittura con disprezzo cantores Euphorionis (Euforione = poeta greco ellenistico in cui prevale la ricerca di dottrina mitologica e di erudizione preziosa). Fra tutti o su tutti spicca la figura di Catullo. POETICA dei Poetae novi: Gli ideali letterari a cui i poetae novi ( o poeti neoterici) si ispirano sono sostanzialmente quelli di Callimaco e dei poeti alessandrini del terzo secolo a.C. Eccoli: 1. ripudio della poesia epica, e in genere della poesia solenne,gonfia, prolissa 2. gusto della poesia breve e raffinata, di argomento tenue, delicata e ironica quindi, composizione di brevia carmina: epigrammi, epilli (epigramma = componimento assai breve, che esige intensit di sentimento e acutezza di concetti, di argomento vario e soprattutto amoroso. Allepigramma viene affidata lespressione di sentimenti personali, ed quindi la forma pi soggettiva che sia giunta a Roma dalla poesia alessandrina. Ma solo in Catullo diventer veramente lespressione dei moti dellanima.) ( epillio = poemetto di soggetto mitico, che del mito sceglie aspetti non eroici, episodi secondari e poco noti, vicende patetiche o idilliche). 3. tendenza ad esprimere, o direttamente o sotto il velo del racconto mitologico, i propri sentimenti specialmente amorosi. (In questo senso Quintiliano aveva ragione di dire: Nella elegia sfidiamo i Greci. 4

Infatti gi nel poetae novi lelegia alessandrina, che era la narrazione di una vicenda mitologica di soggetto amoroso e passionale, ma era solo narrativa (anche quando lelegia era dedicata alla donna amata dal poeta, lespressione di sentimenti personali damore trovava poco posto), diventa opera soggettiva e nei poeti elegiaci dellet augustea sar riservata alla effusione lirica del sentimento amoroso). 4. sfoggio dellerudizione e cura scrupolosa della tecnica metrica e delleloquio ( il poeta novus devessere doctus, cio ricco di dottrina letteraria e mitologica, e capace di elaborare squisitamente la forma dei versi e del linguaggio . 5. mentre la poesia arcaica aveva tenuto docchio principalmente i grandi modelli della poesia greca classica, i neoteroi introducono definitivamente in Roma il culto della poesia ellenistica. E, nella loro ansia di amalgamare la cultura delloriente ellenizzato, bench fossero in politica anticesariani e conservatori, demolivano tuttavia le tradizioni morali e letterarie del partito conservatore (da qui lantipatia di Cicerone per loto). 6. Gusto per quello che di stringato, puntuale, sobrio, offriva Callimaco: quindi ripudio degli effetti vistosi e barocchi. E il corrispondente, in poesia, dellatticismo della prosa darte: non per nulla Licinio Calvo, poeta novus e amico di Catullo, nella sua attivit di oratore fu uno dei principali rappresentanti dellatticismo. 7. Gusto per la parola antica, rara, ben scelta: come una gemma preziosa incastonata nelleloquio moderno. 8. Edonismo: ispirato dalla loro giovinezza, pi che per una precisa scelta filosofica di tipo epicureo. Il carattere del coetus (gruppo) dei neoteroi era quello della spontanea spensieratezza e della vigoria latina. N.B. I poeti neoterici esercitavano un influsso duraturo sulla poesia augustea e postaugustea: i poeti del circolo di Mecenate, sebbene biasimassero i neoteroi, impararono da loro la diversa maniera di rivivere i classici della grecit (si pensi a Virgilio, allo stesso Orazio, che pur vantandosi di aver trasferito nella lingua latina i metri dei greci, deve moltissimo a Catullo nel campo della metrica, anche se nella metrica catulliana c ancora qualche impaccio strutturale; si pensi agli elegiaci dellet augustea); e nel periodo imperiale, quando si torna agli ideali di una cultura romana ellenizzata, in superficie si rivendicano Virgilio e Orazio, ma in realt locchio va al gusto, allo stile, allesperienza dei neoteroi C I C E R O N E O R A T O R E (106-43 A.c.) Cicerone fu un grande oratore, anzi il pi grande del mondo romano, non solo perch fu un signore della parola e seppe crearsi una maniera di esprimersi tutta sua in un periodo ampio, solenne, musicale ma anche perch seppe dare alleloquenza sostanza dottrinale e disciplina metodologica (=arte retorica). Cio, Cicerone fu grande oratore perch fu grandissimo rtore. Perci necessario vedere quale fu la preparazione retorica di Cicerone. Leloquenza in Roma E proprio Cicerone nel Brutus a darci unanalisi minuta delloratoria del tempo. Risalendo al 2 secolo a.C. troviamo i nomi di Emilio Paolo (il vincitore di Pidna nel 168 a.C. e padre di Scipione Emiliano), di Scipione Emiliano, di Lelio, (da cui Cicerone sottolinea leloquenza posata e garbata), di Servio Sulpicio Galba (appassionato e di grande effetto), di Caio Tizio (autore anche di tragedie, oratore di notevole arguzia, di vivacit narrativa, di limpida perspicuit. E sempre in quel secolo, verso la fine, nellet graccana, incontriamo negli oratori una maggior ricchezza di toni, un pathos pi vibrante. Pare che leloquenza di Tiberio Gracco fosse pacata, riflessiva, mentre quella di Caio era travolgente, spontanea e insieme esperta dei pi efficaci artifizi della retorica.

Nellet di Mario si scontrarono, nelloratoria, tendenze diverse, rappresentate specialmente da Marco Antonio e Lucio Licino Crasso, che Cicerone, cogliendo felicemente il carattere delle idee dei due rivali, scelse a protagonisti della sua pi vasta opera retorica, il De Oratore, facendo sostenere al primo la sua tesi della inutilit della cultura e della necessit, invece, dellinventio, e affidando a Crasso il compito di esporre la sua convinzione circa la necessit, per essere buon oratore, della cultura, oltre ai doni di natura. L. Licino Crasso coltivava infatti un genere di eloquenza sostenuto da una ricca cultura generale (filosofica,letteraria, giuridica, scientifica) e garbato, fine, ricco di arguzia, accuratissimo nella espressione, perfettamente asiano nella brevit concettosa del periodo. GLI STILI Infatti nellet mariana e negli anni della prima giovinezza di Cicerone, vigeva in Roma un tipo di eloquenza che gli oratori romani del 1 secolo, fautori dellopposto indirizzo, denominarono asiana. Ma non si deve credere che lAsianesimo fosse un indirizzo unitario: 1 - accanto allasianesimo di Egsia di Mileto (oratore asiatico del 3 sec. a.C.) che consisteva nello spezzettare il periodo, quindi nel gusto per le punte brillanti, per lingegnosit e i concetti (e che vedemmo caro a Licino Crasso e vedremo ripreso nellet imperiale) 2 vi era anche un altro tipo di asianesimo che, proprio nellet di Cicerone , con Eschilo di Chido ed Eschine di Mileto si orient verso la scelta dei vocaboli poetici e lampollosit patetica. Questo secondo tipo fu coltivato da Quinto Orternsio Ortalo (nel 95 a.C. inizia lattivit forense; battuto da Cicerone esordiente, ne diventa poi amico e muore nel 50). E proprio di Ortalo, Cicerone sub, nella sua formazione alloratoria, la suggestione e il fascino ed imit lo stile nelle prime due cause cui prese parte e nelle quali sconfisse Ortalo usando le sue stesse armi, cio quelle dei periodi sonori, degli ornamenti barocchi, della gonfiezza e dellenfasi. Per colpa di Cicerone si suole parlare, gi per gli anni della sua giovinezza, della presenza di tre stili nelloratoria: Asiano, Attivista e Rodiese (che sarebbe una via di mezzo fra il primo e il secondo). Ma in realt lAtticismo in Grecia non era esistito: o nasceva verso gli anni 50 a.C. in Roma come rivendicazione di purismo arcaistico. Uno stile Rodiese non aveva dunque motivo di essere come stile mediano negli anni 80, quando non cera ancora il 2 termine di confronto. In fondo Cicerone ci present questa scuola Rodiese solo perch voleva dare autorevolezza e importanza alla formula da lui conquistata riconducendola ai due rtori Apollonio Mlaco e Apollonio Molone, che tennero scuola a Rodi, insegnando a mitigare lesuberanza degli ornamenti asiani e a rifuggire dallnfasi, richiamandosi ai modelli dei grandi oratori attici (=greci) dellAttica) Eschine e Demostene. Cicerone ascolt Molone a Roma nel87 e poi a Rodi nel 78 a.C. Sulla base delle indicazioni Ciceroniane si suole considerare lincontro di Cicerone a Rodi con il retore Apollonio Molone come il momento dellorientamento di Cicerone verso un tipo di oratoria pi sobrio quanto ad artifici espressivi e concettuali e pi ricco di articolazioni e di raccordi nel congegno sintattico della frase. In realt Cicerone ha sempre teso alleffetto ed ha sempre modulato loratoria secondo le diverse esigenze dellargomento e delluditorio, con fiuto finissimo di parlamentare e di avvocato. LAtticismo, coltivato da Licinio Calvo, Bruto, e, sotto certi aspetti da Cesare, quindi nellet della maturit di Cicerone, propugn la pi assoluta semplicit e stringatezza, il ritorno agli oratori romani del periodo arcaico, ma solo in apparenza, perch di fatto anche gli attivisti furono influenzati dal neo-purismo ormai imposto per sempre alla prova oratoria latina ( = evitare vocaboli e frasi troppo vicini al sermo vulgaris, cio alla parlata del popolo). Gli attivisti rimproveravano a Cicerone la sua sovrabbondanza di argomentazioni e di parole (che linsopprimibile eredit asiana della sua eloquenza, bench egli avesse creduto di rinnegare

lasianesimo sostituendo all eccesso di confettini e giochi dialettici l eccesso di parole e giri di frase). Cicerone dal canto suo contrattacc gli attivisti rimproverando loro la ieiunitas, la povert dei mezzi espressivi. Di fatto, la fluidit armonica di Cicerone, con un gusto spiccato per la costruzione simmetrica (concinnitas), contrastava sia con landamento stringato e scarno degli attivisti, sia con landamento altrettanto stringato e spesso affannoso delloratoria egesiana (cio asiana del 1 tipo, quello caro a Licinio Crasso). Cicerone era quel che si dice un oratore di razza. Lunico che, a detta di Quintiliano, fosse capace di contrastare la preminenza di Cicerone, era Cesare, lodato dallo stesso Cicerone e poi, oltre che a Quintilliano, da Tacito (dial. de oratoribus), da Frontone e da Marco Aurelio. Per non ci sono pervenuti documenti diretti delloratoria cesariana per poter instaurare dei confronti. Lo si ritenuto volgarmente atticista; ma per Cesare luso del vocabolo appropriato era una seconda natura ( basta leggere i suoi diari di guerra); e daltra parte un dominatore di folle non poteva lasciarsi imprigionare da unoratoria che riponeva tutta la sua cura nella scelta dei vocaboli e nella stringatezza programmatica; ma doveva aggiungere calore e pathos e implacabile rigore argomentativi e dialettico. N.B. Dopo queste note che ti devono aver orientato con abbondanza di rilievi, vedi la vita di Cicerone, leggi quanto il testo dice delle opere retoriche e studia bene il paragrafo delle orazioni con particolare riguardo alle catilinarie e alle filippiche. Ricorsa che la 1 e la 4 catilinaria furono pronunciate in senato, la 2 e la 3 al popolo, e che le date sono 7 novembre, 8 novembre, 3 dicembre e 5 dicembre del 63 a.C. E ricorda che proprio le catilinarie segnano linizio della piena maturit delloratoria ciceroniana. Per le filippiche devi sapere anche perch Cicerone chiam con questo nome le sue 14 orazioni contro Antonio. (per la disputa fra asiani e attivisti, ricorda il fatto curioso che sia Egsia di Mileto, esponente dellasianesimo, quanto gli attivisti romani del 1 secolo si proposero come ideale di eloquenza le orazioni scritte da Lisia, il quale fu scrittore di orazioni (greco, originario di Siracusa). Nato verso il 445 e vissuto soprattutto ad Atene, Lisia adott una prosa nuda e disadorna, ma per questo precisa ed efficace, ed us la lingua attica spoglia sia di qualsiasi influenza lessicale esterna, sia delle forme proprie del linguaggio comune ateniese). STORIA 42 a.C. Battaglia di Filippi (Ottaviano e Antonio contro i cesaricidi) 40 Rappacificazione fra Ottaviano e Antonio, i cui rapporti si erano guastati 40-31 Progressivo deterioramento fra i due 31 Battaglia di Azio: vittoria di Ottaviano . Morte di Cleopatra e Antonio. Finisce praticamente la Repubblica LETTERATURA Le dissonanze e i dissidi che contrassegnano le grandi personalit dellet di Cesare si vanno attenuando con lavvento della pace augustea che si riflette in una maggiore armonia degli spiriti, in un pi sereno equilibrio interiore. Tuttavia il passaggio avviene gradualmente, ed i maggiori poeti dellet augustea, Virgilio e o Orazio, risentono ancora delle drammatiche esperienze sofferte nella giovinezza, e da queste ricavano la profondit della loro meditazione sulla condizione umana. Augusto intendeva valersi della cultura e dei letterati

27 Ottaviano proclamato Augustus avvia il principato, cio, afferma la propria autorit, piena ed assoluta come quella di un sovrano, senza per assumerne la veste, lasciando in vita, anzi, la costituzione repubblicana per salvare le apparenze. Combatter solo per difendere le frontiere dai Germani: 17 a.C.: campagna fortunata di Druso fino al Weser e allElba 9 a.C.: massacro di tre legioni romane nella selva di Teutoburgo ad opera dei Germani. 14 d.C. Morte di Augusto.

in appoggio al suo programma di restaurazione dei valori morali e religiosi della tradizione romana e italica; e i letterati, almeno in una prima fase, diedero un adesione non servile a questo programma, in quanto esso si accordava con la loro sincera aspirazione alla pace (vedi Virgilio, Orazio. Non possiamo dire altrettanto di Properzio, che, pur essendo del circolo di Mecenate, rimasto legato ai temi erotici della sua elegia apertamente ispirata a modelli ellenistici, nonostante la tendenza esplicita al classicismo degli altri poeti del circolo e solo dopo molte riluttanze si pieg ad accontentare Mecenate cantando, un po a modo suo, argomenti civili e dedicando qua e l qualche nota svagata e svogliata alla celebrazione delle gesta di Augusto.)

CIRCOLI DI OPPOSIZIONE 1) Il circolo di Asinio Pollione.Pollione, che da giovanissimo deve aver partecipato al cenacolo dei poetae novi e l deve aver conosciuto Virgilio pi giovane di lui di solo sei anni, attivista, uomo politico, deluso alla fine nelle sue ambizioni politiche, inaugur una specie di circolo letterario dove diede inizio alle recitationes pubbliche di opere poetiche, e si sfog un po contro tutti sia politici che letterati con la malignit delluomo deluso. 2) Il circolo di Marco Valerio Messala Corvino, tipico rappresentante di quellaristocrazia repubblicana riconciliatasi poi con Augusto, ma nel cui fondo sussisteva una segreta avversione al nuovo ordine di cose. Da qui il disimpegno politico degli artisti del suo cenacolo, fra cui Tibullo e, nei suoi primi esercizi poetici, Ovidio. Poesia erotica, frivola, lasciva, edonismo sottilmente corrosivo. Per Tibullo ha un messaggio pi ricco e sincero. E T A A U G U S T E A Tito Livio, lunico grande prosatore di questa et, anche lunico letterato che ponga realmente al centro della sua arte gli ideali della romanit. I poeti invece non pongono i temi politici al centro della loro poesia, anche se non li ignorano: essi dellideologia augustea accolgono e propagandano quasi esclusivamente il concetto della missione universale di Roma, cui spetta di assicurare giustizia, pace, ordine sociale a tutte le genti. Perci da questo particolare momento storico i poeti traggono linclinazione a inserire le loro esperienze personali in un quadro pi vasto di meditazione sulluniversale sorte dagli uomini. Caratteri dellarte nellet augustea: classicit = equilibrio formale, senso della misura, dignit di stile derivanti dalla riconquistata armonia spirituale. Il grande celebratore banditore del classicismo sar Orazio Classicismo = ritorno ai modelli classici, scavalcando almeno apparentemente lesperienza neoterica, che si era ispirata ai poeti alessandrini del periodo ellenistico. Ma questa pi una professione a parole che una realizzazione di fatto, in quanto su Virgilio ag profondamente e durevolmente la giovanile esperienza neoterica, e lo stesso Orazio insieme alle suggestioni poetiche di Lucrezio ha sentito anche quelle di Catullo se non altro nel campo molto importante in Orazio della metrica:

infatti, pur essendo poeta riflessivo ed equilibrato, Orazio ha prediletto i metri di Alceo e Saffo, usati dai due poeti di Lesbo per esprimere limmediatezza dei loro sentimenti e delle loro passioni . Perch questo? Proprio perch tra i poeti di Lesbo e Orazio cera stata lesperienza alessandrina; e Orazio, pur avendo spregiato i neoteroi, ha raffinatamente sfruttato la sapienza dei poeti alessandrini nel riprodurre con accorta elegante pacatezza i modi della grande poesia melica dellet classica greca: ma poich ai poeti alessandrini si erano ispirati i neoteroi, vero quanto abbiamo anticipato a pag. 5/6: i modi nuovi di rivivere i classici della grecit, i poeti augustei li hanno imparati attraverso la mediazione dei poetae novi! Questa tendenza al classicismo tanto meno evidente nei poeti dei circoli dissidenti. Si veda ad esempio Tibullo che, sviluppando la tendenza gi implicita nei neteroi e le premesse di Cornelio Gallo, rese soggettiva lelegia alessandrina; Properzio. addirittura, pur essendo del circolo di Mecenate, rivendic a s il merito di aver recato in primo piano lelegia erotica nelle derivazioni da Callimaco e da Filita (alessandrini!) dai quali mutua anche il gusto delle favole mitologiche damore. (N.B. Invece la mitologia manca totalmente in Tibullo) universalit nei poeti maggiori: Virgilio e Orazio interiorizzazione dellelegia alessandrina nella poesia soggettiva damore di Tibullo e Properzio. E T A A U G U S T E A Virgilio Vedi il testo della letteratura latina. Ricorda: nei primi anni a Roma Virgilio entra in contatto con il circolo neoterico e in amicizia con Asinio Pollione e Cornelio Gallo. Lincontro con i poetae novi e con la filosofia Epicurea, insieme con lamarezza per le lotte civili e la vicenda della confisca dei beni sono alla base delle sue Egloghe (Bucoliche): Nelle Bucoliche cogliamo: - linflusso di Teocrito (poeta ellenistico) - linflusso dellepicureismo: nella fuga dalla realt travagliata delle guerre civili per rifugiarsi nel sogno dellArcadia pastorale. - il sentimento del dolore presente nelluomo e nel mondo e quindi una nota elegiaca, che attenua e sfuma di malinconia la serenit del mondo pastorale Le Georgiche segnano la graduale conversione agli ideali di rinnovamento morale presenti nel programma augusteo: - viene riconosciuto, sia pure fra molte oscillazioni, il valore morale della sofferenza e della fatica - in esse lamore virgiliano per la terra e per la vita degli umili si innesta, in coincidenza col programma d Augusto, sulla celebrazione dellantica Italia agreste. - influssi della poesia lucreziana - genere letterario: poema didascalico ma, per il dono di poesia che proprio di Virgilio, tutta la materia trasfigurata dalla poesia, dal sentimento personale del poeta cio dalla sua visione della natura: della vita agreste, legata a certi valori morali: il lavoro liberazione dal bisogno e redenzione morale. Il tutto sostenuto da unarte perfetta, imparata a contatto con i neoteroi

visione del mondo: dalla trattazione dellargomento il poeta si leva alla visione generale universale dei problemi. - Secondo la tradizione, nella prima stesura il IV libro chiudeva con le lodi di Cornelio Gallo, che poi sarebbero state sostituite dallepistilio di Aristeo (il doppio epillio squisitamente alessandrino che parla della discesa del pastore Aristeo negli abissi marini per interrogare la madre Cirene sul modo di riavere le api distrutte, e della discesa di Orfeo nellAde per ricondurre sulla terra Euridice) per ordine di Augusto quando C. Gallo cadde in disgrazia dellimperatore e si tolse la vita (26 a.C.) NellEneide, al di l e prima dellintento di lodare Augusto, c la volont di cantare non solo Roma, ma tutta lItalia,(Pallante, Lauso, Camilla, Turno, sono eroi italici, come italico di Mantova era Virgilio) e le tradizioni agresti dellantico Lazio (vedi lincontro con Evandro nel libro VIII). NellEneide le guerre e le sofferenze appaiono dettate da un disegno provvidenziale, che mira ad assicurare pace e civilt alle genti mediante la fondazione di Roma (e qui sincontrano lideale di Panezio vedi pag. 2 e il programma politico Augusteo). Tuttavia il sentimento poetico dominante di Virgilio rimane sempre la piet per il dolore umano; e il volere della Provvidenza rimane avvolto dallombra del mistero e del dubbio, con una visione tragica ed elegiaca che non riesce a giungere allottimismo. ORAZIO Anche Orazio attraverso unevoluzione per certi aspetti analoga a quella di Virgilio (nel passaggio dai travagli dellet di Cesare e del 2 triunvirato alle speranze dellet di Augusto), ma la profonda differenza di temperamento lo port a soluzioni diverse. Dopo aver partecipato nella giovinezza alle guerre civili ed aver provato delusioni ed amarezze, che trovano espressione nelle poesie giovanili, gradualmente si ritrasse in se stesso mirando al perfezionamento morale e al raggiungimento dellequilibrio interiore, secondo i dettami della filosofia epicurea. A differenza di Virgilio, egli rinuncia ad affrontare il problema di Dio e della sorte delluomo, e nella sua poesia lirica uno dei temi dominanti proprio linvito a questa rinuncia. Ciononostante il tema della rinuncia e dellinvito a chiudersi in se stessi pur sempre collegato ai grandi temi della morte, del tempo, del destino, dai quali la poesia di Orazio, in apparenza superficiale, riceve solennit e profondit di vibrazioni. (1) Il freno dellironia e della perfetta misura formale larma di cui Orazio si vale per difendersi dallemozione sentimentale troppo forte e dallurgere dei problemi dellesistenza. Egli riesce sempre a mantenere il dominio di s, vincendo i segni dellinquietudine, che affiorano specialmente nelle Epistole. La celebrazione del principato augusteo, per quanto sincera la si, voglia considerare, rimane un aspetto marginale della poesia oraziana, che ha il suo centro nella meditazione lirica e nella riflessione intima delle Odi e delle Epistole (specie Libro 1) N.B. Vedi testo di Letteratura e leggi le introduzioni alle Odi, alla satira e allepistola che abbiamo tradotto. (1)come vedi, anche in Orazio troviamo il carattere delluniversalit, anche se in chiave diversa che in Virgilio. Ricorda: - Gli Epodi e alcune satire del libro I (come la II,VII,VIII) riflettono il mondo inquieto della poesia giovanile di Orazio: imitazione dei giambi di Archiloco e Ipponatte, poeti greci celebri per la violenza di gran parte della loro produzione poetica (appunto in giambi)

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Corrispondono al periodo della ribellione titanica, quasi romantica di Orazio; vi cogliamo: fede epicurea pi battagliera (orizzonti poetici meno vasti, per di quelli dellepicureo Lucrezio!); eccessiva prevalenza dei motivi pratici, del moralismo declamatorio; ricchezza di fermenti, colori cupi, concitazionetutte cose, specie queste ultime, che il sorvegliatissimo Orazio della maturit lascer cadere. Ma gi qui, specie nelle satire, si preannuncia lOrazio classicista e si coglie un sempre pi accentuato e graduale passaggio ad un carattere di universalit. (N.B. il classicismo negli epodi si coglie specialmente nel risalire direttamente ad Archiloco e Ippomatte, senza passare attraverso la meditazione dei poetae novi e, quindi, degli alessandrini). Nelle satire composte dopo il 38 (anno in cui Virgilio e Varo lo presentano a Mecenate) si fa gradualmente presente la riacquistata fiducia in s e nelle sorti dellUrbe (da allora Orazio non ricadde pi in crisi di sconforto): incomincia il periodo dellequilibrio e della sorridente saggezza del poeta. Le Odi segnano il momento lirico del poeta. In esse si nota una oscillazione continua fra lo slancio e labbandono del vero poeta e linesorabile severit dal critico darte che gli raggelava lestro. Gli abbandoni pi schietti se li concedeva nei levia carmina (scherzose poesie damore), dove il gioco damore si smaterializza quasi sempre fino a cos aerea levit di tono che tutte le donne e tutti i nomi di donna finiscono per diventare puri pretesti per un leggiadro arabesco poetico. Nelle odi che proclamano il suo ideale del limite, dellaccontentarsi, troviamo toni di sobria franchezza che ben si accorda con la sostanza cantata, la moderazione, e ci d forse le odi pi perfette, proprio perch non c contrasto fra lestro poetico e il raffinatore senso critico. Perfetti anche quei carmi dove, al di l della grazia ellenistica del particolare, sembra tralucere un riflesso della poesia agreste di Virgilio per il quale la campagna modello e fonte di vita morale, di superiore idealit. La lirica civile unindiscutibile e duratura creazione oraziana; tuttavia spesso in essa si sostituisce alla vera poesia la grande eloquenza delloratoria commossa e trascinante. Epistole. Gi nel I libro (dedicato a Mecenate) si coglie un senso di raccoglimento, di rinuncia e addio ai sogni e alla poesia: rispunta insieme alla riflessione intima, la voglia di fare il moralista. Nel 2 libro si accentra la tendenza alla regolarit e alla pedagogia (fino a cadere nella retorica pedagogica)

ETA AUGUSTEA T I T O L I VI O (vedi il testo di letteratura latina) Ricorda: - Livio fa degli ideali della romanit il centro della sua arte: per lui la storia di Roma come una storia sacra che sottolinea momento per momento il patto che vinvolava la divinit al popolo eletto: nel libro 1 fa dire da Romolo riapparso dallOlimpo sulla terra: va, annunzia ai Romani che cos vogliono gli dei: che la mia Roma sia caput orbis terrarum - Sotto laspetto politico il pi tradizionalista fra tutti gli scrittori dellet augustea (Augusto lo chiamava scherzosamente pompeianus per il suo acceso repubblicanesimo). - Lunico punto di contatto con la sua et e col rigido moralismo di Augusto e con la sua tendenza a restaurare i riti tradizionali: non per nulla Livio nomina Augusto

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sempre in legame con costumanze religiose. Come storiografo indietro di una ventina danni: infatti i suoi gusti letterari sono pi vicini a quelli dellet di Cesare: vicino al colorismo sallustiano, anche se un po pi moderato; da Sallustio mutua lo spirito della monografia (infatti divide la storia in blocchi: le decadi; e, avvicinandosi a parlare di fatti meno antichi, approfondisce la psicologia dei singoli personaggi, come Sallustio aveva schizzato il ritratto fisico e morale dei suoi; pone anche lui i discorsi in bocca a insigni personaggi) Nello stile dipende evidentemente da Cicerone, in contrasto con latticismo di moda al suo tempo, anzi disobbedisce ai canoni dello stesso Cicerone per non rinunciare al colorismo poetico, adatto al suo innato senso del drammatico e del patetico. - Larte. Leterna grandezza di Livio sta nellaver infuso agli eventi storici il palpito di unarte potente: quadri mossi, drammatici, rappresentati con scorsi potenti o raccontati con uno stile frondoso, quasi di fiume in piena (lactea ubertas chiamer Quintiliano questa frondosit dello stile). - Limiti. Fu accusato di provincialismo linguistico (la patavinitas di cui lo riprende Asinio Pollione) La sua pi epopea che storia, cio dal punto di vista storico poco attendibile, perch Livio non ha vagliato criticamente le fonti: infatti, se dove vi era discrepanza evidente tra le fonti egli lannotava senza prendere una sua decisione, il pi delle volte fondeva le varie fonti bench poco coerenti fra loro. E inesatto quindi il detto dantesco: Livio che non erra N.B. Daltra parte per gli antichi la storiografia era soprattutto opera darte (vedi lanalogo concetto della storiografia nel nostro umanesimo) Fra il Virgilio dellEneide e Livio v qualcosa di simile, specie nella ricerca di saldare il passato di Roma col presente, ma in Livio vi minor ricchezza di valori umani (l attenzione prevalentemente volta alle virt civili) - Data la mole dellopera, non mancano momenti di stanchezza opaca E T A A U G U S T E A Il fervore intellettuale ed artisticocce aveva caratterizzato la prima fase dellet di Augusto, si va gradatamente spegnendo quando, secondo la logica storica, il principato liberale si rivela in sostanza come un assolutismo mascherato. Lassenza di una vera libert politica e il controllo che il principe esercita sulle lettere portano alla decadenza dei grandi ideali e la letteratura tende a diventare accademia e divertimento da salotto (ricorda le recitationes inaugurate da Asinio Pollione) OVIDIO colui che annuncia sul piano letterario la decadenza spirituale e morale. La sua arte brillante e colorita manca di un fondo di solidi ideali e rispecchia la societ frivola che si forma alla corte di Augusto e nelle alte classi della capitale: larte diventa virtuosismo/stilistico e sfoggio di bravura retorica. Ma in Ovidio esistono anche aspetti originali e positivi, che troveranno sviluppo nella letteratura del periodo imperiale: lanalisi sottile del sentimento erotico e della passione la rappresentazione del favoloso e del meraviglioso la raffinatezza della musicalit del verso (o musica verbale) (vedi il testo della letteratura latina) Proprio nellet di Augusto ebbe la sua lunga incubazione il torbido arianesimo della letteratura fiorita sotto la dinastia Giulio-Claudia. Infatti latticismo era diventato programmatico nei letterati fedeli allideale augusteo, e quindi i nostalgici del regime repubblicano, per opposizione, non seguirono latticismo (bench fosse stato lo stile dei repubblicani det cesariana: Calvo, Bruto, ecc..) anzi la loro tendenza fu quella di ritornare allasianesimo. Si and formando a poco a poco una letteratura viva nei suoi aneliti

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anche se un po retorica nello stile che mirava a scuotere dalle fondamenta ledificio della romanit trionfante costruito dalla prima generazione augustea. Daltra parte latticismo augusteo non rifuggiva da effetti patetici. Ne venne, negli oppositori, un ritorno allasianesimo, ma ad un arianesimo particolare, a met fra quello brillante, preziosistico, spezzettato nelle frasi di Egsia e quello ricco di pi gonfia pateticit di Eschilo Conidio. Tale indirizzo fin per istillare il gusto degli effetti vistosi, dello sfoggio di artifici oratori, delle coloriture snodate; ma ebbe anche il merito di aver raccolto un cospicuo materiale di analisi psicologica (infatti si prediligevano, per le esercitazioni nelle scuole di retorica, i casi patetici e paradossali) che influ sui passi migliori di Seneca, Petronio, Giovenale, Tacito, nel quale ultimo cogliamoi pi profondi succhi dellasianesimo det augustea e post-augustea. E T A IMPERIALE LETTERATURA Dopo la morte di Augusto, il conformismo e il vuoto degli ideali deprimo la vita letteraria. Sotto Tiberio e Caligola soltanto la erudizione e la scienza offrono rifugio agli spiriti colti e trovano possibilit di sviluppo. In questepoca dominata dalladulazione emerge la voce indipendente dellumile Fedro, che sotto la veste della favola animalesca leva la sua protesta contro lingiustizia che regna nel mondo, contro la sopraffazione dei potenti a danno dei deboli. Nellultima parte dellimpero di Claudio e sotto Nerone si ha un risveglio della letteratura, che solo in minima parte si spiega con la relativa maggior libert lasciata dagli imperatori ai letterati. Per lo pi i letterati di questa poca sono legati ai circoli aristocratici di opposizione al regime dispotico, quindi predomina un atteggiamento di reazione alla nuova realt dellimpero, e larte dellepoca neroniana nasce da uno stato di rottura fra il letterato e la societ. Da queste condizioni, diverse da quelle dei letterati della prima et augustea, sorge unarte quasi opposta a quella che si suole definire classica: unarte tormentata e convulsa, incline alle tinte cupe e ai violenti contrasti di luce e ombra, barocca nelle immagini e nello stile. Comunque essa nettamente ORIGINALE e tenta vie nuove sia esplorando nuovi contenuti, sia innovando il linguaggio e lo stile.

STORIA 14-37 d.C. Impero di Tiberio (figliastro di Augusto) 37-41 Caligola (pazzo) minaccia la vita di Seneca 41-54 Claudio si libera della prima moglie, la corrotta Messalina condannandola a morte. Sposa la nipote Giulia Agrippina, sorella di Cali-gola, che induce Claudio ad adottare il figlio avuto da un precedente ma-trimonio, Nerone, a scapito di Bri-tannico legittimo figlio di Claudio. 554 Muore Claudio. Forse alla sua morte non fu estranea Agrippina 54-68 Nerone 54 Assassinio di Britannico (veleno) 59 Matricidio (dopo che Agrippina era gi sfuggita a un precedente attentato a Baia) Nerone manda a morte Burro, il saggio prefetto del pretorio,e gli sostituisce Tigellino . Allonatana Seneca. Ripudia e fa uccidere Ottavia per sposare Poppea 64 Incendio di Roma 65 Congiura dei Pisoni scoperta: vittime anche Seneca e il nipote Lucano (poeta epico) 68 Caduta e morte di Nerone Fine della dinastia Giulio-Claudia La figura principale di questepoca SENECA

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E T A I M P E R I A L E Dinastia Giulio Claudia (14-68 d.C.) FEDRO - nato in Turchia; liberto di Augusto. Scrisse i primi libri sotto Tiberio. Uscito indenne o quasi dal processo intentatagli da Seiano per il sospetto che nelle sue favole ci fossero malevoli allusioni ai potenti del tempo, continu a scrivere fino sotto Claudio (uno degli ultimi componimenti indirizzato a Fileto, liberto di Claudio). E il primo autore della poesia latina che abbia fatto della favola la sua unica forma darte. Nei poemi Fedro manifesta un singolare prurito della rinomanza letteraria, nella semplicistica illusione di giungere alla gloria coltivando un genere di poesia quasi irrimediabilmente condannato ad un inevitabile schematismo e ad una inevitabile monotonia e monocromia, per cui sotto lattraente scorrevolezza e la sapida brevit dei componimenti, la sua arte non giunge a farci vivere effettivamente un personaggio e neanche un tipo Opera: in 5 libri (ce ne d la sicurezza Aviano, un favolista in versi vissuto forse nel IV secolo d.C.) Stile: di gusto alessandrino: - sorvegliata brevit delle favole - ogni vocabolo soppesato e collegato al giusto posto - raffinatezza della tecnica metrica - densit epigrammatica della morale Seneca ignor volutamente Fedro. Marziale lunico degli autori illustri che lo abbia ricordato. Lopera di Fedro ci giunta probabilmente incompleta. Forse le favole a noi giunte son quelle che entrarono presto nelle scuole e dalle scuole furono raccolte e conservate. Il Medioevo non conobbe direttamente le favole di Fedro, ma esse furono certamente alla base di quella raccolta di favole in prosa che va sotto il nome di Romulus o Aesopus latinus. Nel sec. XV Niccol Perotto raccolse non si sa da quale fonte 30 o 31 favole di Fedro fin allora sconosciute che vanno sotto il nome di Appendix Perottina. Non sappiamo quante in essa siano di Fedro, quante di Aviano, quante dello stesso Perotto. PERSIO (34-62 d.C.) Aulo Persio Flavio appartiene alla generazione che trascorse e bruci la sua giovinezza nella et Neroniana. Nato a Volterra nel 34 d.C.; a 6 anni perdette il padre; a 12 and ad abitare a Roma. Visse sempre allombra della madre, della sorella, degli austeri maestri (grammatici, retori, filosofi stoici) eppure, inesperto come era della vita, volle atteggiarsi a maestro di vita. Ne nacquero 6 satire (era lento a scrivere) che tradiscono la formazione tutta e solo libresca: in esse Persio ammassa tutti i luoghi comuni diatribici pi vieti, in un linguaggio fra i pi oscuri e faticosi della latinit. Persio trov nellacre satira luciliana, meno umanamente comprensiva di quella di Orazio, il modello pi congeniale, tuttavia indubbio che egli ricalc non solo Lucilio ma anche Orazio. Ricchissimo, si diede a voler imitare il tono della predica cinica! Stile: Lo stile di Persio costituisce un isolato esempio di ricercato arianesimo mascherato da atticismo. Ebbe il torto di avviare nella satira di tipo graziano la tradizione dello stile oscuro, da cui neppure G. Giovenale, poi, seppe liberarsi. (segue) E T A I M P E R I A L E DINASTIA GIULIO CLAUDIA (14-68 d.C.) SENECA Nella sua visione politica egli rimane sempre coerente, perci gi nel 39 d.C. per un suo discorso pronunciato alla presenza di Caligola, incorse nellira dellimperatore che gli risparmi la pena ca-

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pitale solo perch una sua favorita gli fece osservare che Seneca sarebbe morto tra breve per consumazione. Dal 41 al 49 fu in esilio in Corsica per essere stato coinvolto in un processo intentato da Messalina contro Livella (sorella di Caligola) della cui bellezza era gelosa. Nel 49 fu richiamato a Roma da Agrippina perch educasse Domizio (Nerone), il futuro imperatore. Seneca, il cui ideale politico era quello di un principato rispettoso delle pubbliche libert, pretese creare in Nerone il modello dellimperatore filosofo e determin alcuni atti significativi della politica neroniana (un provvedimento per lenire la condizione degli schiavi, un progetto di riforma fiscale bocciato dal Senato che si sentiva leso nei suoi interessi privati.) Quando Nerone, dopo 5 anni di governo, inizia apertamente una politica da rigido autocrate, Seneca cade in una crisi di disgusto e di sconforto e nel 62, morto Burro, si decide al ritiro. Seneca dunque fu dibattuto fra lideale filosofico della vita ritirata ed ascetica e lanelito a giovare agli altri uomini partecipando alla vita attiva. Suoi maestri: stoici, cinici e neopitagorici, ma specialmente Papirio Fabiano, retore e filosofo stoico: da lui e dal padre Seneca ricevette lamore alla retorica e divenne cos, ancor pi di Cicerone, loratore della filosofia, di una filosofia stoica con preponderanti interessi morali. Dante giustamente lo chiam Seneca morale. Oratoria In Seneca loratoria pi sottile, quasi pi insidiosa di quella di Cicerone: fine sprezzatura, moderna vivacit e variet di raccordi, sapienza di scorci ed effetti improvvisi, sfaccettamente dunidea in modo da renderla sempre nuova, da far penetrare nel vivo di un pensiero, il suo pensiero, che sofferenza, coscienza tormentosa di tutte le infinite contraddizioni della vita e dellanima umana. Da qui la cronica asistematicit ed empiricit del suo pensiero! Seneca non ci d un sistema filosofico, non ha preoccupazioni gnoseologiche: il problema morale assilla Seneca. ma un problema che immanentistico e perci Seneca non pu essere avvicinato a S. Paolo! Immanentismo, cio Dio nel sacrario dellumana personalit, nella ragione intensa non come indagatrice dei massimi problemi delluniverso (anche se ha scritto il De providenzia e le Naturales quaestiones), ma come illuminatrice dei recessi umani secondo il principio dellesame di coscienza. Ricorda: i caratteri della filosofia Senecana su esposti donde scatturisce la constatazione che egli porta avanti il processo dellinteriorizzazione; i caratteri della sua prosa, del suo stile nervoso e vibrante; aggiungi lesasperazione delle passioni e il gusto delle scene atroci e macabre nelle tragedie, segno evidente dellepoca di rottura e di crisi in cui furono scritte e annuncio di una moda letteraria che sar seguita da molti scrittori e poeti dellet imperiale. E vedi bene tutto il testo. E T A I M P E R I A L E DINASTIA GIULIO CLAUDIA (Neroniana) PETRONIO Laura di modernit che lo stile e il decadentismo di Seneca (e di Lucano) ci hanno fatto intravedere nella Roma neroniana, raggiunge nellopera di Petronio la sua pi ampia e cristallina espansione: - nello stile - nel genere letterario - nellatteggiamento spregiudicato di rottura nei confronti della tradizione letteraria e dellambiente socio-politico-culturale dellepoca.

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Stile. Nonostante le sue esplicite simpatie per Virgilio e Orazio, e nonostante critichi i gusti stilistici della sua epoca (vedi la parodia dello stile lucaneo della Pharsalia nel pezzo in versi che introduce sotto il titolo De Bello Civili), si professi cio contrario alle tendenze dellasianesimo contemporaneo, lo stesso Petronio , forse inconsciamente, asiano per il tono saltellante, vivido, irto di punte e di frizzi; anzi egli rappresenta dellasianesimo, come di tutta larte det neroniana, il culmine e la purificazione. Ma egli piega questo arianesimo al suo genio: la spinta verso il nuovo, che ora insita nel gusto asiano, viene da lui adattate alle esigenze della sua creazione, con lintroduzione, nella cena di Trimalcione e nei passi pi audacemente veristici, di solecismi (1) della plebe e di barbarismi: quando occorre, Petronio si mette a parlare il linguaggio delle cortigiane dinfimo rango, dei tavernieri, dei liberti ignoranti. Genere letterario. Si pu dire che il Satyricon, misto di prosa e di versi, sia una Menippea che presenta per la novit di essere gigantesca e divisa in libri. (Le Satire Menippee sono lopera pi schiettamente letteraria di un grande erudito dellet di Cesare: Varrone Reatino, quello che nel De comoediis Plautinis determin quali commedie di Plauto dovessero ritenersi sicuramente autentiche. Il titolo Satire Menippee ci riporta da un lato a Lucilio (Satira) e dallaltro a Menippo di Gdara, il filosofo cinico greco che aveva iniziato una forma originale di satira del costume che mirava, con linguaggio popolaresco e vivacit di spirito e dinvenzione grottesca, a riformare la societ umana mettendone in ridicolo vizi ed errori. Laspetto pi evidente, formalmente, dellopera di Menippo era la mescolanza di prosa e versi. Varrone lo segu in questa mescolanza, cio nella forma; ma nei contenuti, pi che a riformare il presente, Varrone mir a celebrare nostalgicamente il buon tempo antico, contrapposto alla corruzione presente. Tuttavia ci sono anche in Varrone trovate grottesche, battute spiritose, immagini comiche di sapore italico, mescolanza di linguaggio popolaresco e di linguaggio solenne usato a scopo parodistico ma dai frammenti superstiti pare che manchino originalit e unit stilistica. Anche Seneca ci diede una menippea nel Ludus de morte Claudi o Apokolokyntosis.) Forse fu il Ludus di Seneca a suggerire a Petronio di dare forma di Menippea al Satyricon che in verit un romanzo -, per dare ad un genere ancora disprezzato come quello del romanzo maggior dignit letteraria e avere la possibilit di inserire nel racconto tutte le digressioni suggeritegli dalla fantasia, non esclusi i pezzi poetici che gli servivano per la parodia letteraria. Quindi possiamo definire lopera di Petronio romanzo, anzi, romanzo erotico ma parodistico (e qui ritroviamo laggancio alla satira menippea). Abbiamo detto parodia del romanzo erotico perch lopera fondamentalmente modellata sul romanzo erotico in voga, ma con una grossa novit: la coppia una coppia maschile, nelle cui vicissitudini entrano scene sentimentali, tradimenti, riconciliazioni, effusioni patetiche o disperate, tentativi di suicidio. Non mancano nel Satyricon gli altri ingredienti del romanzo erotico: naufragi, processi, colpi di scena Ma accanto alla parodia del romanzo erotico ellenistico, troviamo anche la satira letteraria, abbiamo visto, e la satira del costume. Ma non possiamo attribuire allopera intenti moralistici! Lunico giudizio che Petronio formula sulla materia trattata, un giudizio di gusto: egli cio mette in caricatura il cattivo gusto imperante in arte e nella vita (vedi la cena di Trimalcione). Dunque non condanna morale, ma condanna estetica! Al di sopra della materia opprimente (ambienti chiusi, racconti di magia, sfarzo eccessivo che diventa pesante, elementi funebri e macabri inseriti nel grottesco tutte cose che concorrono alla impressione di soffocamento), al di sopra della societ di cui fa specchio il romanzo, si leva Petro(1) solecismi = sgrammaticature

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nio non solo col suo spirito brillantissimo e vivacissimo, ma anche lironia distaccata e con la sua superiore capacit artistica: il vasto repertorio della materia, che avrebbe potuto restare amorfo e sbiadito, diventa, sotto la penna di Petronio una narrazione coerente e piena di vita: c una grande coerenza di tono, una stretta aderenza a una visione realistica del mondo evocato, e una immediata e felice potenza di caratterizzazione: tutti i personaggi e tipi vivono ciascuno di vita propria, colmi di sangue e di linfa, schizzati con due o tre tocchi che ce li rendono subito indimenticabili (vedi la moglie di Trimalchione) POSSIAMO DIRE CHE IL SATYRICON E ANCHE LA PRIMA GENUINA E GRANDE OPERA VERISTICA DELLA LETTERATURA MONDIALE. Atteggiamento di rottura. Troviamo, nellopera di Petronio, spregiudicatezza riguardo ai canoni della letteratura aulica; audacia nelladerire a un mondo precluso quasi interamente allinteresse dei letterati; modernit, felicit e immediatezza di creazione in un campo in cui non vi erano precedenti se non episodici o occasionali. Petronio fu, nella letteratura della sua et, irregolare di genio che diede di quellet la sintesi pi felice con sopraffino disinteresse artistico. Se non fosse sopravvenuta la stroncatura classicistica dellet flaviana, forse questa prorompente modernit avrebbe avuto seguito in altri autori. VEDI TESTO E ANTOLOGIA E T A I M P E R I A L E STORIA 68-69 Guerra Civile con la rapida successione di Galba, Otone, Vitello. 69 Vespasiano viene acclamato imperatore dalle sue legioni 69-96 DINASTIA FLAVIA: 69-79 Vespasiano 79-81 Tito, sotto il cui regno avviene la eruzione del Vesuvio (79) e l inaugurazione dellAnfiteatro Flavio (Colosseo) 81-96 Domiziano, figlio di Vespasiano come Tito, ma diverso dal fratello: riduce ulteriormente la potenza del senato avviando, in politica, il dominato, facendosi chiamare domi-nus ac Deus Ottimo amministratore, severo contro gli abusi, largo nel concedere il di-ritto di cittadinanza, fu daltra parte assolutista in politica e perseguit i cristiani . I senatori lo odiarono e contribuirono alla congiura che lo spense. Tacito ce ne lasci un ritratto pessimo. LETTERATURA Alla fioritura dellet neroniana succede nellet dei Flavi un nuovo irrigidimento in forme accademiche: gli imperatori esercitano un pesante controllo sulla cultura, e favoriscono il classicismo (modelli dellet augustea), che sempre ben visto dai governi autoritari. Il teorico dellimitazione classicheggiante Quintiliano (35-96), sostenitore duneducazione retorica e formalistica e nemico dello stile moderno di Sene-ca. Ovviamente lerudizione e la cultura scientifica trovano un clima favorevole, come ci viene testimoniato dallenciclopedia scientifica di Plinio il Vecchio, importante pi per labbondanza di materiali raccolti che per la capacit di approfondimento e di sintesi. Nellet dei Flavi quasi tutti i poeti si riducono alla fredda imitazione del poema epico di tipo virgiliano: Silio (25-101); Stazio (40- 96?), il poeta incontrato da Dante in Purgatorio, che oltre alla prolissa Tebaide e alla non finita Achilleide, coltiv per anche il genere lirico nelle Silvae. Al di fuori della cultura accademica si pone deliberatamente il poeta satirico Marziale (40-104):

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MARZIALE ripudia le forme retoriche e solenni e scrive epigrammi scherzosi che riflettono schiettamente la debolezza morale della societ romana del tempo. Alla vivacit comica e allo spirito pungente di Marziale manca una robustezza di coscienza che gli permetta di levarsi al di sopra della materia, spesso bassa e lubrica, e lapparente realismo viene costretto in schemi caricaturali che molto concedono alle esigenze commerciali. Da questi schemi Marziale si libera quando esprime la sua sincera aspirazione alla campagna e allevasione. Della prima et flavia devessere la Praetexta OCTAVIA , pervenutaci fra le tragedie di Seneca. QUINTILIANO (35-96 d.C.) vedi il testo e lantologia Ricorda: - il De causis corruptae eloquentiae, (che non ci giunto), dove egli esprimeva la sua avversione allo stile di Seneca. - i discepoli raccolsero 2 libri artis rhetoricae e li pubblicarono senza lautorizzazione del maestro e alcuni stenografi raccolsero e pubblicarono a fini di guadagno alcune orazioni, ma egli non ne fu contento, perch amava il labor limae che in quei testi cos raccolti non poteva esserci. - LInst.Orat. fu scritta nel periodo del collocamento a riposo - Fu il primo maestro di retorica stipendiato dallimperatore. In questo gesto di Vespasiano bisogna vedere la volont politica, in quanto appoggiando le idee lette-rarie di Quintiliano, che proclamava il culto di quellet dAugusto a cui ora guar-davano le forze politiche tradizionaliste, vittoriose nella nuova alleanza tra imperatore e Senato costituitasi allavvento di Vespasiano, Vespasiano veniva ad appoggiare la sua politica tradizionalista (non dimenticare che let dei Flavi pu dirsi, con Vespasiano e Tito, la fase di maggior splendore dellimpero nel periodo del definitivo rassodamento del medesimo: questa et fu una restaurazione politica e spirituale dellet augustea). Da allora Quintiliano fu larbitro di ogni giudizio e dogni indirizzo letterario della capitale. - Fu anche avvocato. - LInstitutio Oratoria lesposizione della formazione del perfetto oratore dalla puerizia fino alla sua affermazione, ma anche, nel suo sviluppo, una celebrazione di Cicerone come maestro di eloquenza e di stile. Eppure lInstitutio, cos come la possediamo, di stile asiano: (Se il dialogus de oratoribus, attribuito a Tacito, di un suo scolaro, certamente lo scolaro ha superato il maestro in una pi fedele imitazione dei modi ciceroniani!) Troviamo, nella prosa di Quintiliano, i modi spigliati, sbrigativi ed ellittici (cio dove certi passaggi sono sottintesi), che sono propri dellasianesimo. Forse lopera fu compiuta di getto e manc poi allautore il tempo di rivestirla, di tornirla secondo il periodare ciceronico: Certo per che allora il suo sarebbe stato un ben povero ciceronianesimo, ridotto ad un involucro esterno! - Contenuti dellInst. Orat.: - larte del dire ancora considerata, tradizionalmente, il centro degli interessi spirituali della romanit (=pensiero di Cic.) - il faro di luce la latinit ciceroniana e la spiritualit tradizionalista, quindi - loratore deve pi che mai essere non solo dicendi peritus, ma anche e specialmente vir bonus e la purezza dei suoi costumi deve essere uno dei cardini della sua formazione. - Quintiliano ebbe persistente fortuna dallumanesimo in poi, perch la sua concezione classicistica sta alla radice dellumanesimo formalistico tanto caro al tipo pi rigido ed

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antiquato di educazione classica Ancora viva e interessante la parte pedagogica.

E T A I M P E R I A L E - IMPERATORI ADOTTIVI STORIA 96-98 Nerva imperatore. Era un senatore e fu nominato dai senatori. Introduce per la successione il siste- ma delladozione, e adotta Traiano, perch gli succeda al potere. Avvia cos una serie di ottimi prin-cipi che si interromper solo quando verr abbandonato il sistema della- dozione e Marco Aurelio non si sen- tir di privare della successione il figlio Comodo, che salir al trono diciannovenne ma sar un imperatore degenere. 98-117 Traiano, dorigine spagnola conquista la Dacia lattuale Romania) e lArmenia. Famoso per la rettitudine del suo governo. PLINIO IL GIOVANE (61-113) Autore di un Epistolario e del Panegirico a Traiano, il testimone della felicitass temporum. Lepistolario ci conserva anche un carteggio fra lui, allora governatore in Bitinia, e Traiano, che risponde sicuro e conciso alle lettere lunghe, tortuose e piene di dubbio di Plinio. Egli ci d limmagine, contenta del principato, delle classi alte e medie; ce le presenta dedite ad opere di bene ed amanti dei trattenimenti culturali. Ma rivela altres a sua insaputa, sotto la veste esteriore di una civilt amante del benessere e ispirata da sentimenti filantropici; si cela una povert di vita spirituale che preannuncia la crisi politica ed economica dellimpero nei secoli successivi. GIOVENALE (55 ca. 130 ca. d.C.) Dorigine plebea, scontento delle sperequazioni sociali, odia i nuovi ricchi venuti dal basso e dalle genti non italiche (egli era italico dAquino). Scrisse 16 satire divise in 5 libri. Pi violente e personali le prime (indignatio facit versus), le ultime svolgono temi moralistici pi generici, con tono pi pacato dove il sarcasmo ha ceduto il passo allironia. Forse ci si deve allinvecchiamento del poeta pi che a una sua conversione dal pessimismo. Limpronta fortemente pessimistica si deve al fatto che Giovenale non crede che le condizioni politiche e sociali siano radicalmente cambiate: lautorit effettiva era pi che mai concentrata nelle mani dellimperatore e della sua burocrazia e non si poteva parlare di un ritorno alle libert politiche, n di un rinnovamento radicale dei costumi, come se potessero essere bonificati ipso facto dal cambio degli imperatori. Arte agghiacciante, cupa, fosca, con notturni, brividi dorrore, ecc. LETTERATURA Lavvento al trono di Nerva e di Traiano, i quali consentono maggior libert ai letterati e svolgono una politica di restaurazione morale, favorisce il rifiorire della letteratura. Ma, mentre Plinio il Giovane nel suo tranquillo e sere-no ottimismo, mostra di essersi adattato allassolutismo imperiale, cos come in generale sembra sia gradualmente caduta la vecchia opposizione repubblicana col graduale estinguersi delle vecchie famiglie patrizie e col sostituirsi di una classe senatoriale composta in gran parte di uomini nuovi e di provinciali, questo ottimismo manca nelle opere di Giovenale e di Tacito, che pure sembrano accontentarsi del nuovo principato moderato e liberale

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E T A I M P E R I A L E

IMPERATORI ADOTTIVI NERVA E TRAIANO

TACITO ( vedi testo, anche per la discussa paternit del Dialogus de oratoribus) Dial. de Orat. Lo stile profondamente diverso da quello delle altre opere tacitiane, per vi si possono scorgere alcune particolarit sintattiche che preludono allo stile del Tacito maggiore. Marco Apeo difende ed esalta leloquenza moderna, le idee di Vistano Messala riecheggiano quelle di Quintilliano, di cui Tacito sarebbe stato scolaro, e sostengono il decadimento delleloquenza. Curiazio Materno addita le cause del corrompersi delleloquenza nelle cambiate condizioni politiche (probabilmente questa lopinione di Tacito). La virile requisitoria contro limmorale educaz. dei giovani nel tempo in cui appare svolgersi il dialogo (primi anni del regno di Vespasiano, quindi riferimenti alla societ formatasi sotto Nerone) ha tutto il tono dello spirito di Tacito. Agricola. Il tono oratorio ci d unidea di quel che doveva essere loratoria tacitiana: agitata dalla medesima veemenza di quella di tutti i retori asianeggianti, ma un po pi carezzata e rotonda, con quella particolare cura del vocabolo che in qualche modo preannuncia il risorgente atticismo. Emerge lelemento narrativo e si affaccia uno dei due motivi fondamentali dellarte Tacitiana: le grandi scene di massa. Germania. Attira lattenzione dei Romani sul pericolo rappresentato dalle popolazioni germaniche, cos valide, frugali e guerriere. Forse c anche lintento di contrapporre alla degenerazione morale dei Romani la strenua semplicit dei Germani e la loro vigoria fisica e morale. Historiae. Visione meno pessimistica che negli Annales: segno che Tacito non mette ancora in discussione, a questo tempo, la legittimit del potere imperiale. Anzi aveva concepito lopera proprio come historia, come ricerca del modo con cui limpero, attraverso le tempeste dellanno dellanarchia (68-69 d.C.), attraverso la mite restaurazione Flaviana (Vespasiano e Tito) e attraverso la reazione autocratica del regno di Domiziano, fosse pervenuto alla definitiva tranquillit e dignit del regime di Nerva e Traiano. Nelle Historiae non c nessuna profonda ispirazione filosofica: gli basta attenersi ad una scrupolosa forma annalistica della narrazione e porre il meglio di s nel rielaborare artisticamente il materiale gi elaborato dalle fonti a cui attinge. Prevale il primo dei due motivi dellarte tacitiana: le descrizioni piene di pathos e le grandi drammatiche scene di massa (ereditate dallellenismo e da Sallustio): descrizioni e scene di massa rese con colorismo suggestivo, e dove per la prima volta il paesaggio diventa stato danimo. Ma gi presente anche il secondo motivo: lo studio della psiche dei personaggi. Per le individualit nelle Historiae non riescono mai a stagliarsi per lungo tratto sullo sfondo, ma balzano fuori e poi sono subito riassorbite nel vortice della concitata narrazione: tutto si risolve in chiave di coralit. Il linguaggio tacitiano gi formato, ma ogni tanto lespressione si adagia ancora in pause pi mollemente scandite. Il grande Tacito sar negli Annales. Annales. Sono la massima espressione del genio tacitiano. - lo stile assume la sua precisa individualit e forme, - prevale con strapotente suggestione lanalisi di grandi individualit, tutte segnate dal stigma del male: Egli ne fruga tutte le pieghe pi tenebrose attraverso il racconto stesso dei loro atti, la notazione minuta dei loro pensieri, delle loro reazioni sentimentali, a piccoli colpi di sonda. Le scene di massa si ritirano sullo sfondo e sono riservate alla politica estera (il trionfo dellImpero sui nemici esterni) e si restringono in scorci fulminei spesso conclusi da una lapidaria

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conclusione morale dellautore. Ma nei fatti interni grandeggia la penetrazione nella psiche dei personaggi. Questa analisi psicologica, gi presente nella storiografia ellenistica e passata di l nellopera di Sallustio, viene raccolta come eredit da Tacito che la porta al culmine della sua espressione con lacutezza e il severo moralismo che gli sono propri. Per questo lo stile si consolida e rimane costante nellapplicazione delle caratteristiche che lo costituiscono: gravit austera e solenne, assoluta mancanza di concinnitas, brevit, scorci, omissioni, asindeti, concentrazione. Il mezzo stilistico gli consente di dare rilievo alle sozzure in cui sprofonda la vita interna della capitale e di segnale, insieme, col marchio del suo giudizio morale severo; inoltre gli consente di presentare la psiche dei suoi personaggi in rapide vibranti registrazioni. Tono dellopera: decisamente pessimistico. Ne viene fuori una storia della dinastia Giulio-Claudia palesemente truccata (anche perch attinse a fonti spesso ribellistiche e ferocemente anti imperiali). Il pessimismo deve essergli derivato dalla graduale consapevolezza che Traiano, pur simulando deferenza per i poteri tradizionali, aveva compiuto lopera di Caligola, Nerone, Domiziano; cio la definitiva instaurazione del principato autoritario. Pu anche darsi che la vecchiaia abbia contribuito a renderlo pessimista o che egli si sia lasciato trascinare dal suo gusto del tragico e del tenebroso. Tacito si mostra assillato dal problema della decadenza morale e politica di Roma e della sua classe dirigente; il mostruoso dispotismo degli imperatori, il servilismo e linettitudine dellaristocrazia senatoria, sono i due aspetti essenziali della decadenza, rinchiudendosi in un amaro e scettico fatalismo. Daltra parte, Tacito non poteva dare spiegazioni e suggerire rimedi, perch gli manc un chiaro ideale etico-poilitico fondato su rigorose premesse filosofiche. E neppure ebbe una visione religiosa coerente delle vicende umane. Inoltre ebbe fortissimo il sentimento di casta (la sua casta senatoria) e lo manifest col profondo disprezzo per la gente salita dal basso. Tacito non vede con simpatia limpero che ha livellato le classi sociali e condotto al cosmopolitismo, facendo s che gli italici non si distinguano pi dai provinciali. Non vede per il futuro un sistema politico migliore di quello esistente, ma vede limpero come portatore del peggior male: quello di aver posto fine alla libert politica, conducendo cos allinfiacchimento delle coscienze e al servilismo: senza libert politica difficile conservare dignit morale e altezza danimo. 117-138 Adriano, provvido amministratore malato di ellenomania in campo cultu- rale (si veda la villa Adriana a Tivoli o i medaglioni di gusto classico elleniz- zante raffinatissimo; che sono stati in- seriti poi nellArco di Costantino per abbellirlo). Favor le arti e le lettere. 138-161 Antonio Pio,massimo promotore del benessere civile dei sudditi. 161-180 Marco Aurelio; famoso per la vigorosa difesa delle frontiere contro i barbari, e per la sua rettitudine. Scrisse i Ricordi, in greco(!). In questa opera sembra riprendere le posizioni stoiche, ma in lui si accentua fortemenLa conciliazione raggiunta fra imperatori e aristocrazia senatoria, e le condizioni generali di pace interna ed esterna, sotto Adriano e gli Antonini; assicurano allimpero un grande benessere esteriore, ma la stasi sociale di questo periodo si ripercuote negativamente sulla cultura, dominata dal formalismo, dalla pedanteria, e dallerudizione. Le lettere apparentemente tornano a fiorire. Lellenizzante Adriano favorisce lincontro di Roma con la cultura ellenistico-orientale, per cui a Roma nasce e si diffonde la Seconda Sofistica, che tende a mitigare lesuberanza del neo-asianesimo del 1 secolo dellimpero, con un ritorno a una forma di atticismo moderato, inteso per come ritorno alle cadenze espressive e al lessico de-

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te il senso della nullit delluomo di fronte a Dio e della vanit delle costruzioni umane. Pi che un sapiente e un filosofo, egli un irrazionale e un mistico; e tende alla fuga dal mondo. Per s impegnato nella vita politica e militare sia come imperatore sia come soldato. Fu lultimo degli imperatori adottivi; perch design come successore il figlio.

gli scrittori arcaici. E larcaismo di Frontone, maestro alle nuove generazioni romane e allo stesso Marco Aurelio. Si diffonde anche la familiarizzazione con la lingua greca: gli arcaismi parlano indifferentemente latino e greco. E questultimo effetto del cosmopolitismo, che fa perdere a Roma e allItalia il primato egemonico.

Alcuni nomi: SVETONIO, erudito, arcaizzante, bibliotecario e segretario di Adriano, coltiv il genere biografico. Raccolse molte notizie su poeti, oratori, storici, filosofi, retori, ma di questopera che era intitolata De Viris illustribus ci giunta solo la sezione De grammaticis et rheroribus; e dalla sezione De poetis, solo le vite di Terenzio, Orazio, Virgilio, Lucano. Ci giunta intera lopera in 8 libri De vita Caesarum da Cesare a Domiziano. (E pettegolo: gli piace raccogliere e raccontare gli episodi piccanti) AULO GELLIO, autore di una miscellanea enciclopedica, le Notes Atticae. APULEIO, africano. E interessante sia perch la sua Metamorfosi (o Asino doro) sono lunico romanzo latino che possediamo integralmente, sia per lo stile e per il contenuto dellopera. Stile: un prestigioso impasto di correnti e di gusti: attinge allarcaismo frontoniano, al preziosismo asiano, allo spregiudicato modernismo della retorica africana e fonde tutte queste tendenze in una festevolezza spigliata e tesa, in unopulenza barocca che alla fine stanca, perch allabilit stilistica non si accompagna pari vigoria nel creare realisticamente (come invece aveva saputo fare Petronio) le situazioni e i personaggi. Contenuto: fiaba, dramma, magia, misticismo: Lucio trasformato in asino per magia ridiventa uomo per opera di Iside, di cui diventer devoto fedele. Latmosfera torbida; Apuleio tende al magico e allirrazionale (Favola di Amore e Psiche). Profondamente originale e nuova, quindi lispirazione di Apuleio. E T A I M P E R I A L E STORIA 180-192 Comodo, figlio (non adottivo!!) di Marco Aurelio. Sale al trono a 19 anni. Feroce e vano, vien tolto di mezzo da una congiura. 192-193 Gravissima crisi, breve guerra civi- le. 193-211 Settimio Severo, africano, buon soldato, conquista il trono e instaura u- na monarchia assoluta di carattere mili- tare esaurendo il senato. Liberale e benigno verso i soldati e il popolo. La moglie, Giulia Domna, favorisce letterati, giuristi e filosofi. III SECOLO LETTERATURA Nel terzo secolo la crisi politica e sociale dello impero, lanarchia militare e lemergere ai posti di comando di elementi delle province meno civilizzate, causano una completa decadenza della letteratura latina pagana. La grande poesia aveva gi taciuto nel secolo precedente (lultima voce personale era stata di Giovenale morto intorno al 130-140). Limperatore Adriano aveva avviato un tipo di versificazione scherzosa e svagata di gusto arcaizzante. Verso la fine del secondo secolo era fiorita la scuola dei poetae novelli, che adattarono argomenti solenni in versi popolareschi costruiti per secondo le regole di una metrica raffinata:

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211-217 Caracalla, figlio maggiore di Settimio Severo. 212 Caracalla emana la famosa Constitutio Antoniniana che estende il diritto di cittadinanza romana a tutti i cittadini liberi dellImpero: conclude cos il fenomeno del cosmopolitismo: LItalia per- de la posizione di privilegio rispetto alle province, ma la legislazione roma- na viene cos estesa in tutti il mondo al- lora sconosciuto. 217 Macrino, poi trucidato 217 Eliogabalo, figlio di Giulia Mesa che era sorella di Giulia Domna. Porta sul trono corruzione, dissolutezza, culti orientali. Massacrato con la madre nel 222 222-235 Alessandro Severo (14 anni) Affidato al consiglio di uomini insigni per sapere. Era cugino di Eliogabalo. Fu restituito al senato lantico onore. 235 Inizia la grande anarchia militare con luccisione di Al. Severo. 235-268 Anarchia: si succedono 12 imperatori, fra cui Decio, che si rese famoso per la spietata persecuzione contro i Cristiani (250)

bambolegggiamenti di una poesia minore di tipo arcadico. (vedi testo p.381) Da collocare forse agli inizi del iii secole il Pervigilium Veneris, che da ascrivere anchesso al gusto della poesia arcaizzante e popolaresca dei poetae novelli. (N.B. Per il Perv.Veneris vedi testo a pag. 382) Nel 3 secolo, accanto ai motivi arcadici dei poetae novelli troviamo temi civili esprimenti la speranza di un ritorno allet delloro per Roma e per il suo impero, e parallelamente si ha un ritorno al classicismo (=imitazione virgiliana). Nella prosa troviamo solo eruditi di scarso rilievo. * * * * Mentre la letteratura latina pagana decade, sorge, apportatrice di nuovi contenuti, la LETTERATURA LATINA CRISTIANA, i cui primi scrittori, gli apologisti, pur accogliendo la tecnica letteraria e la retorica della civilt pagana, rifiutano la concezione pagana della vita. (v.pag. 432-33 e 400). (Per il significato do apologia, vedi un dizionario italiano e quanto ci dice a pag. 446 del testo di Lett. lat. a proposito dellApologetium e Scritti apologetici di Tertulliano)

LA LETTERATURA CRISTIANA DEL III SECOLO E incerto se venga prima Minucio Felice o Tertulliano. Sta di fatto che lopera dei due presenta indiscutibili interdipendenze, per cui luno ha imitato certi passi dellaltro. Tuttavia tra i due c diverso atteggiamento: MINUCIO FELICE: Il suo decalogo, Octavius, imita la forma del dialogo filosofico Ciceroniano e, prima che apologia, presentazione della fede cristiana da parte di un cristiano Ottavio al pagano Cecilio. C quindi tutta una parte positiva, senza diatriba. Poi naturalmente viene anche la critica dei vari culti superstiziosi e della religione di stato romana, in nome della quale i conquistatori fecero violenze e saccheggi. Segue lapologia vera e propria, cio vengono respinte le varie accuse di immoralit rivolte ai cristiani. Si conclude con lesaltazione delle virt dei cristiani: purezza e semplicit di vita, precetto della carit, interiorit del sentimento religioso, significato del simbolo della croce, fede dei martiri nel premio eterno. E il dialogo chiude con la conversione di Cecilio! TERTULLIANO non ha nessun atteggiamento conciliante verso la cultura classica. Africano: ebbe dalla sua terra il fuoco dellintelligenza, della volont, del carattere, dello spirito. Fu un lottatore che non conobbe soste n ostacoli, sostenuto sempre da una forza interiore incrollabile e sicura, da unaudacia dazione che rasenta la temerit, da una tenacia di propositi che lo fanno apparire orgoglioso e sprezzante.

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Lati discutibili della personalit di Tertullian : - inflessibilit dura del carattere - ansia tesa ad una vagheggiata perfezione di vita - insoddisfazione di ogni meta raggiunta - Quindi, asprezza, inquietudine, durezza con s e con gli altri - mancanza di freno nel misurare il valore reale dei fatti umani e nelladeguare i principi etici alle esigenze pratiche della vita cristiana. Meriti della sua personalit: - coerenza - ingegno possente, dialettica formidabile, aggressivit, mordacit. - Fu acerrimo difensore del diritto divino e naturale contro la forza e la violenza dei persecutori. - fu indomabile combattente della fede, della verit, della libert religiosa contro ogni calunnia e sopraffazione. Stile Veniva dalla cultura classica e, se la rinneg e la combatt. (infatti, a differenza di Minucio Felice, rifiut polemicamente tutto il mondo classico per finalit inconfessabili), non riusc per mai a liberarsene del tutto. Col passare degli anni, arricchendo la sua eloquenza anche di echi biblici e caricandola di tensione mistica, egli, che era stilista capace di forte originalit, arriv a conquistare una netta indipendenza da tutto ci che era schema, regola fissa. Egli fu veramente il creatore della lingua teologica latina. Opere pi di 30, raccoglibili in 4 gruppi: apologetiche; - di lotta contro leresia (quindi rivolte non a pagani ma a cristiani eretici e perci si chiamano controversie); - do contenuto morale e ascetico; - di disciplina sacramentale. Vedi testo

E T A I M P E R I A L E STORIA

III E IV SECOLO LETTER ATURA DEL IV SECOLO

268-270 Claudio II. Rafforza il potere centrale e pone fine allanarchia. E il primo degli imperatori ILLIRICI, cos definiti perch provenienti dalla Illiria (vanno dal 268 al 284, anno in cui diventa imperatore il pi grande, anchesso il lirico: Diocleziano) 270-275 Aureliano 275-284 Sei imperatori il lirici 284-305 Diocleziano. Inaugura una nuova formula di successione: la tetrarchia. Riafferma il principio di autorit: non pi il primo cittadino, ma il signore assoluto del mondo romano. Inaugura una monarchia di tipo orientale. Perfeziona la burocrazia per accentrare meglio lamministrazione. Opera riforme sociali ed economiche.

Nel IV secolo la riorganizzazione dellimpero, promossa da Diocleziano, e la cura dedicata da-gli imperatori alle scuole di retorica, in cui si formano i funzionari della burocrazia imperiale, favorisce il risveglio della letteratura latina pa-gana, che si manifesta soprattutto con una gran-de fioritura di opere grammaticali, erudite, enci-clopediche. Il maggior grammatico del IV secolo fu Elio Donato che scrisse anche commenti a Virgilio e a Terenzio. Di Virgilio tende a dare una interpretazione allegorica, conforme le tendenze del tempo. Seguace e continuatore di Donato fu Servio, di cui ci pervenuto un ampio commento vir-giliano, in cui c anche interesse al pensiero fi-losofico e mistico. Servio considera Virgilio Maestro di ogni sapere.

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E lultimo imperatore che tenta di sterminare i cristiani con una persecuzione sistematica. 306-312 Prima fase della guerra civile scoppiata quando Diocleziano si ritira a vita privata (infatti la successione tedrastica non funziona). 312 Dopo la Battaglia di Ponte Milvio, in cui Costantino batte Massenzio, i competitori si riducono a due: Costantino in Occid. e Licinio in Oriente. 313 Editto di Milano: data libert di culto ai Cristiani 324 Costantino sopraffa Licinio e diventa unico imperatore 324-337 Costantino unico imperatore sinteressa di politica religiosa, porta la capitale a Costantinopoli, riforma lordinamento amministrativo delle province.

Non mancano ingegni letterari notevoli, come lo storico Ammiano Marcellino e il poeta e retore Ausonio.

Dopo il riconoscimento ufficiale del 313, la letteratura latina cristiana si adegua alla nuova situazione, accogliendo quegli elementi della cul-tura classica che non sono incompatibili con la nuova dottrina e che possono meglio giovare a il-lustrarla e diffonderla ( non occorre pi difenderla, quindi non avremo pi apologisti, ma i padri della Chiesa). Lultimo apologista, Lattanzio (morto dopo il 317), riflette questa conciliazione in atto scrivendo in perfetto stile ciceroniano e utilizzando argo-menti usati dagli antichi filosofi.

E T A I M P E R I AL E - II met IV secolo inizio V secolo STORIA 337-363 Dinastia costantiniana: Costantino II, Costanzo e Costante, e poi Giuliano lApostata (361-363) ammiratore entusiasta del mondo ellenico e del pensiero pagano 363/4 Gioviano 364-393 Dinasta valentiniana: Valentino I in Occ. (364-375 Valente in Oriente (364-378) I barbari rompono definitivamente gli argini: cominciano le grandi invasioni. Graziano in Occ. (375-383) Teodosio in Oriente (379-393) Nel 388 Teodosio sconfigge Magno Massimo che aveva travolto con una rivoluzione militare Valentiniano II e riconferma sul trono di Occid. questultimo, che era succeduto a Graziano nel 383. 393 Valentiniano II viene ucciso da ribelli. 393-395 Teodosio unico imperatore N.B. Nel 380 con leditto di Tessalonica aveva proclamato il cristianesimo unica religione ufficialmente riconosciuta dallo Stato e messo al bando il paganesimo (fa le persecuzioni a rovescio). LETTERATURA SCRITTORI PAGANI. Poeti: CLAUDIO CLAUDIANO (seconda met IV sec.) ultimo grande poeta della paganit. Fu panegirista di Silicone. Nel 402 Onorio e Ar-cadio gli dedicarono una statua nel Foro Traia-neo. Coltiv tutti i generi della poesia latina antica e port in ogni componimento ardore di spirito romano e freschezza di sentimento. No-tevole specialmente il poemetto in tre libri De Raptus Prossenpinae, per gli squarci de-.scrittivi. Rutilio Namaziano (fine IV_inizio V sec.) Necessitato nel 417 a lasciare Roma per tornare in Gallia, nel De reditu, il poemetto in due libri che dedica al suo viaggio, rivolge a Roma un appassionato saluto: a Roma che riusc a fare di diverse genti una sola patria e di un mondo disperso una sola citt. Ma era la grandezza del passato Rutilio Namaziano lultima schietta voce della stanca poesia pagana. Oratori: QUINTO AURELIO SIMMACO romano, di nobile famiglia pagana (340-391 circa)

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395-455 Dinastia Teodosiana: Onorio in Occid. (395-423) Inetto, si sbarazza del generale Silicone, che aveva fermato Visigoti e Unni. Cos Roma nel 410 verr saccheggiata dai Visigoti di Alarico che poi scendono a sud ( tra i prigionieri anche Galla Placidia, sorella di Onorio, che sposer Ataulfo , fratello di Alarico) Morto Alarico a Cosenza e sepolto nellalveo del Busento, i Visigoti si disperdono. Galla Placidia sposa Flavio Costanzo e genera il futuro Valentiniano III. Arcadio in Oriente (395-408) indi Teodosio II e Marciano e tutta la serie degli imperatori orientali (fino al 1453 quando i Turchi arriveranno a Bisanzio e anche lo impero romano doriente cadr. E T A I M P E R I A L E STORIA 423 sgg Reggenza di Galla Placidia per il piccolo Valentiniano III 424-455 Valentiniano III 430 Ormai tutte le province dellOcc. sono staccate dallimpero e costituiscono i premi regni barbarici. Allimpero rimane poco pi che lItalia . 451 Invasione degli Unni guidati da Attila. Lo ferma Ezio, ultimo dei grandi generali romani, in Gallia; ma poi Attila penetra lo stesso in Italia: lo allontana la forza morale di Papa Leone I. 455 Ezio ucciso da Valentiniano III e Valentiniano III ucciso da due soldati di Ezio per vendetta. 455 Il senatore Petronio Massimo sposa con la forza Eudossia vedova di Valentiniano III e si fa imperatore. Si dice che la stessa imperatrice Eudossia, per vendicarsi della violenza usatale, chiamasse Genserico. 455 Genserico con i suoi Vandali si reca via mare dallAfrica Occ. ai lidi del Tevere e sottopone Roma a un terribile saccheggio. Fra i prigionieri, Eudossia e le due figlie. N.B. Onorio aveva portato la capitale da Roma a Ravenna. Con Petronio Massimo la capitale era tornata a Roma. V secolo d.C.

Lultima solenne e sincera voce che si leva a difendere il paganesimo, la grande civilt romana che tramonta. Fu pericoloso ed efficace nemico del Cristianesimo; e S. Ambrogio dovette controribattere e smantellare ad una ad una le argomentazioni di Simmaco, per scongiurare il pericolo di una ripresa pagana. SCRITTORI CRISTIANI: (Patristica): Alle opere polemiche degli apologisti succedono le grandi costruzioni dogmatiche dei Padri della Chiesa. S. Ambrogio il 1 dei grandi padri occidentali (335-397): profondamente imbevuto di cultura classica, ne conserva i procedimenti stilistici e il metodo razionalistico.

LETTERATURA SCRITTORI CRISTIANI (./. Padri della Chiesa o Patristica) S. Girolamo dalmata (356-420 ca) a dif-ferenza di Ambrogio, sente in s il contrasto fra lamore per gli autori classici e le inclinazioni mistiche e ascetiche: immagina che Cristo lo rimproveri chiamandolo Cice- ronianus. Spirito passionale e irrequieto, fu in polemica anche con S. Agostino; e nel-.lEpistolario, scritto con barocco splendore di stile, ci lascia un documento insigne del trava- glio dellanima sua. Fu lavoratore formidabile: tradusse in latino, dallebraico e dl greco, tutto lAntico e il Nuovo Testamento. La sua traduzione fu adot-tata in lingua latina e va sotto il nome di Vul- gata.
AURELIO CLEMENTE PRUDENZIO poeta

Nato in Spagna, probabilmente a Calagurris, nel 348. Comp agli inizi del 400 un viaggio a Roma. Mor non prima del 405 Fu il pi grande poeta del IV secolo, lOrazio Cristiano, secondo alcuni; mentre per altri la sua poesia sarebbe espressione somma di cattivo gusto e di artificio retorico.

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455-475 Otto imperatori si susseguono dopo Petronio Massimo, ma di fatto comanda Ricimero un barbaro Svevo elevato al comando supremo dellesercito, col titolo di patrizio 475-Oreste succede a Ricimero come patrizio: si ribella allimperatore Giulio Nipote, lo costringe ad abdicare e pone sul trono il proprio figlio Romolo che fu denominato Augustolo. 476 Odoacre pone fine allimpero dOccidente. Col crollo dellimpero tramonta anche la .

Le forme sono classicheggianti, per manca a Prudenzio, del classicismo, il senso della mi-sura, lequilibrio, la verosimiglianza. La sua poesia permeata dalla luce del miracolo, sia che si tratti di visioni allegoriche, sia che si narrino leggende sacre. Il fulgore delle immagini si mescola con uningenua esasperazione del macabro e dellorrido. D vita a unarte prettamente medievale, lontana dalla sensibilit moderna. Segna, con S. Agostino, il limite fra la civilt classica e la medievale.

E T A I M P E R I A L E - FINE IV SECOLO PRIMA META V SECOLO SCRITTORI CRISTIANI S. AGOSTINO Mentre in Ambrogio e in Girolamo il problema di adeguare allo spirito cristiano la cultura e lo stile letterario non riceve una vera soluzione, perch luno e laltro accettano sostanzialmente le forme retoriche della tradizione classica, Agostino invece, che interpreta il Verbo di Cristo nella forma pi radicalmente rivoluzionaria, adegua larte e lo stile alla originalit del pensiero, e rinnega i principi stessi delleducazione retorica classica (Tertulliano non vi era riuscito del tutto neppure lui): nega che la cultura retorica possa essere ricercata come un valore autonomo (quindi condanna il formalismo classicista e umanistico) in ogni caso la cultura retorica pu essere solo un mezzo per consentire un fine soprannaturale anzi la retorica non indispensabile per la formazione letteraria o artistica del cristiano: al cristiano basta la lettura della Bibbia e dei migliori autori cristiani I testi sacri cristiani sono al tempo stesso sorgente di verit e modello di stile letterario. Egli vede la Bibbia adorna di bellezze artistiche e attinge largamente allo stile biblico per la creazione di un nuovo stile cristiano. VEDI IL TESTO Ricorda: i Soliloquia, dove si annuncia, e il De vera religione, dove viene approfondito il tema del colloquio interiore alla ricerca di Dio, che sar il motivo pi costante della meditazione agostiniana. Fra le molte opere antimanichee, il Contra Faustum Manichaeum, in 33 libri, in cui sostiene che il male non un principio sostanziale contrapposto a Dio, ma una deficienza di essere, una defezione della volont. Fra gli scritti antipelagiani, il De natura et gratia. Ricorda il De magistero dove studia, il rapporto alla scienza, il vero valore del linguaggio. Soprattutto, ricorda le Confessioni e il De Civitate Dei (vedi testo) . Stile delle confessioni, lopera che il santo ricorda con maggiore calore e orgoglio nelle Retractationes (recensioni critiche della sua molteplice e multiforme opera, di cui rettifica e critica le posizioni che non gli sembrano pi accettabili). Anzitutto opera originale, (le Confessioni), senza precedenti nella letteratura classica questa storia spirituale di unanima, che, se in certa misura rientra nel solco della spiritualit latina (Catullo, Lucrezio, Orazio, Virgilio, Seneca), rimane tuttavia inconcepibile senza lo spirito del cristianesimo che ha fornito allapprofondimento psicologico forme prima impensate. Originalit dello stile: rompe con la tradizione classicheggiante, diventa del tutto intimo; anche le numerose immagini sono di natura spirituale e mistica, ricche di emozioni interiori, rarefatte, 27

prive di corposit. Prevalentemente le immagini son volte a esprimere linfinit dello spazio, lo scorrere del tempo, limmensit delleterno, laltezza imperscrutabile dellessenza divina; o a conferire una vita metaforica allanima. Alleuritmia e alla musicalit del periodare classico sottentra una sintassi faticosa che segue lordine e la successione dei sentimenti, raggiungendo unefficacia espressiva e unincisivit straordinarie. Prevale la disposizione paratattica (poche subordinate, molte coordinazioni), con un incalzare di frasi brevi e di interrogazioni affannose, con un giro serrato di parallelismi, di antitesi, di giochi di parole spesso paradossali. Si potrebbe pensare allo stile asiano, ma non ; Perch Agostino non si abbandona mai al gioco intellettualistico e letterario. Le antitesi e i giochi di parole esprimono la sorpresa di scoprire celata nellinterno dellanima una realt opposta allapparenza, di scoprire insomma il mistero paradossale dellanima umana. Se un influsso stilistico c, quello della Bibbia. La lettura non d monotonia, perch il sottile gioco del ragionamento si alterna col lirismo della preghiera e con la sublimit della visione mistica, e talvolta il racconto dei fatti in forma semplice e popolare, si avvicina alla drammatica essenzialit dei testi evangelici. Le Confessioni sono unopera non mai priva di senso darte e di dignit stilistica. Il De Civitate Dei, dopo i primi dieci libri di carattere apologetico (non vero che il cristianesimo causa della rovina dellimpero) allarga il suo disegno e diventa una storia universale dellumanit da un punto di vista religioso e provvidenziale. il genere umano appare ad Agostino diviso in due classi di individui: - quelli viventi secondo il mondo Citt terrestre, e - quelli viventi secondo Dio, Citt celeste. Le due Citt compiono il loro processo storico, luna accanto allaltra, dalla loro remota origine, che risale alla caduta degli Angeli, sino alla fine del mondo, implicante la discriminazione definitiva con il Giudizio Universale. Con questopera Agostino si afferma come il fondatore della scuola storica della Provvidenza. Il De Civitate Dei anche unenciclopedia cristiana del sapere. E filosofia o teologia della storia? Meglio vedere nel De Civitate Dei una filosofia e una teologia, cio linterpretazione pi profonda possibile della storia umana nella sua gnesi, nella sua vitalit, nelle sue finalit divine. A questopera sispireranno le speculazioni storiche del Medioevo; questopera ispirer il sublime Discorso sulla storia universale del Bossuet (teologo e oratore francese del primo 1600). Stile del De Civitate Lo stile si adegua allopera. Essa simile ad una cattedrale gotica adorna di una folla disordinata di pinnacoli e di guglie e tutta tesa verso il cielo. Lo stile non pi spezzettato in brevi frasi paratattiche, ma organizzato in ampi periodi. Ma non si avvicina lo stesso allo stile ciceroniano, perch non ricerca larmonia della sintassi e del suono: le frasi si accumulano apparentemente disordinate e accozzate a caso. In realt si tratta anche qui di unarte cosciente e padrona dei mezzi, che segue lordine e lo slancio del pensiero rifiutando gli strumenti retorici tradizionali.

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