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N.

3203/13
N. 1034/13

R.G. notizie di reato


R.G. Tribunale

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Data del Deposito: Data di Irrevocabilit: N. N. Iscrizione nel SIC il

Reg. Sentenze

Reg. Esec. Reg. Ree. Crediti

TRIBUNALE DI MONZA SEZIONE PENALE


REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

II Tribunale di Monza - in composizione collegiale - in persona dei giudici Doti. Letizia Anna Brambila - Presidente Dott. Emanuela Corbetta - Giudice Dott. Pierangela Renda - Giudice all'udienza del 25/11/2013, ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente

SENTENZA
nei confronti di: 1) MIRIADI Vincenzo, nato il 20 giugno 1978 a Vimercate, elettivamente domiciliato presso la propria residenza sita in Vimercate, via Passirano nr. 34, attualmente detenuto, per questa causa, presso la Casa Circondariale di Monza difeso di fiducia dall'Aw. Federico BEVILACQUA, del Foro di Milano, con studio in Milano, via Panizza nr. 11; 2) MIRIADI Giovanni, nato il 10 agosto 1982 a Vimercate, elettivamente domiciliato presso la propria residenza sita in Vimercate, via Passirano nr. 34, attualmente detenuto, per questa causa, presso la Casa Circondariale di Monza difeso di fiducia dall'Aw. Giambattista COLOMBO, del Foro di Milano, con studio in Milano, via Podgora nr. 12; 3) GIRASOLE Mario, nato il 20 novembre 1983 a Vimercate, elettivamente domiciliato presso la propria residenza sita in Vimercate, via Brianza nr. 14, attualmente detenuto, per questa causa, presso la Casa Circondariale di Monza difeso di fiducia dall'Avv. Attilio VILLA, del Foro di Monza, con studio in Monza, via Italia nr. 28; 4) CREA Isidoro nato l'I maggio 1965 a Vimercate, elettivamente domiciliato

presso la propria residenza/abitazione sita in Vimercate, via Podgora nr. 3 ed ivi attualmente detenuto, per questa causa, in regime di arresti domiciliari difeso di fiducia dagli Aw.ti Andrea ORABONA e Federico RAGAZZO, entrambi del Foro di Milano, con studio in Milano rispettivamente, in via Visconti di Modrone nr. 2 ed in via Podgora nr. 4. IMPUTATI MIRIADI Vincenzo. MIRIADI Giovanni. GIRASOLE Mario e CREA Isidoro A) delittop. ep. dagli artt. 81 cpv., 110, 112 co. 1 nr. 2, 56, 629 co 1 e 2 c.p. in relazione all'ari. 628 co. 3 nr. 1 c.p. perch, in concorso tra loro e con altri soggetti rimasti ignoti, MIRIADI Vincenzo e MIRIADI Giovanni quali promotori e coordinatori dell 'azione delittuosa nonch quali autori delle minacce unitamente agli altri partecipi GIRASOLE Mario e CREA Isidoro, con pi azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di realizzare un ingiusto profitto con altrui danno, mediante violenza e reiterate minacce ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere i fratelli MALASPINA Giuseppe, MALASPINA Carlo e MALASPINA Antonio a cedere loro un terreno sito a Vimercate, via Pellizzari nr. 13, acquistato da MALASPINA Giuseppe circa 20 anni addietro, nonch a consegnare loro un'ingente somma di denaro pari a diversi milioni di euro. In particolare: MIRIADI Vincenzo e MIRIADI Giovanni nei mesi di maggio e giugno 2010 si recavano in pi occasioni presso l'abitazione di MALASPINA Carlo pretendendo che organizzasse un incontro con il fratello MALASPINA Giuseppe e rivendicando la propriet di materiale edile che gli stessi asserivano essere giacente su un terreno sito a Vimercate, via Pellizzari nr. 13, che quest 'ultimo aveva acquistato circa 20 anni addietro; nel corso del predetto incontro, avvenuto in Vimercate tra il mese di giugno e il mese di luglio 2010 presso l'abitazione di MALASPINA Carlo, MIRIADI Vincenzo e MIRIADI Giovanni intimavano quest'ultimo e il fratello MALASPINA Giuseppe a consegnare loro una somma di denaro pari a 500.000,00 euro, corrispondente al valore del materiale edile di loro propriet asseritamele presente sul suddetto terreno e nel contempo, con toni palesemente minacciosi, asserivano che MALASPINA Giuseppe non avrebbe mai dovuto acquistare quel terreno, gi ceduto in locazione negli anni '80 al loro padre MIRIADI Natale Assunto (assassinato nel corso di un agguato il 04.05.1990) e che facendolo "aveva mancato loro di rispetto "; MIRIADI Vincenzo e MIRIADI Giovanni, nel corso di un successivo incontro avvenuto in Vimercate nell'estate del 2010 presso l'abitazione del loro zio MALACRINO' Antonio, avanzavano a MALASPINA Giuseppe la richiesta di avviare a proprie spese un progetto di edificazione immobiliare sul predetto terreno (nel frattempo divenuto edificabilc) e consegnare poi loro il ricavato di tale operazione. A fronte del rifiuto di h4ALASPINA Giuseppe profferivano nei suoi confronti esplicite minacce verbali e MIRIADI Vincenzo, aprendo il marsupio che teneva in vita, gli mostrava in modo palese una pistola, cos sfruttando la portata intimidatoria che usualmente si riconnetle ali 'esibizione

di un 'arma nelle peculiari circostanze descritte; in data 26.10.11 MIRIADI Giovanni e il cugino GIRASOLE Mario tentavano di costringere con la forza MALASPINA Carlo a salire a bordo di un 'autovettura, cos integrando il reato di tentato di sequestro di persona meglio descritto nel successivo capo B), cagionando in tale occasione alla persona offesa gravi lesioni personali di cui al capo C); circa tre giorni dopo il predetto tentativo di sequestro, CREA Isidoro si presentava presso l'abitazione di MALASPINA Carlo dicendogli di essere stato incaricato dai fratelli MIRIADI, Vincenzo e Giovanni, d riferirgli quanto segue: S che avevano sostituito il lucchetto del cancello posto a delimitazione del terreno di propriet di MALASPINA Giuseppe (lucchetto che veniva successivamente rinvenuto sotto l'abitazione di MALASPINA Carlo) e pertanto d'ora innanzi per accedere al predetto terreno avrebbero dovuto rivolgersi ai MIRIADI; v' che MALASPINA Giuseppe doveva recarsi subito da un notaio e farsi rilasciare un procura a vendere il suddetto terreno a favore degli stessi MIRIADI; S che oltre al terreno avrebbe dovuto consegnare ai MIRIADI una somma di denaro pari a 8 milioni di euro. La medesima circostanza relativa alla sostituzione dei lucchetti veniva contemporaneamente riportata a MALASPINA Giuseppe dal suo dipendente GIORDANO Ernesto su incarico degli stessi MIRIADI; contestualmente CREA Isidoro si recava presso gli uffici della GIMAL S.r.l. e ribadiva anche a MALASPINA Giuseppe le medesime richieste estorsive gi avanzate al fratello Carlo, dicendogli che i fratelli MIRIADI, Giovanni e Vincenzo, vogano che andasse dal notaio per fare una procura a vendere a loro nome, aggiungendo che doveva ritenersi fortunato perch "Ninni" (ovvero Giovanni MIRIADI) si accontentava solo del terreno mentre il fratello Vincenzo oltre al terreno pretendeva otto milioni di euro, nella notte del 05.11.11 veniva infranta la vefrata della porta di ingresso dell'agenzia immobiliare "PROGRAMS.r.l. ", sita in Vimercate, via Rota m: 4, di cui titolare POTI Adriana, moglie di MALASPINA Giuseppe, e lasciata sulla scrivania posta all'ingresso una bottiglia contenente benzina; subito dopo tale atto intimidatorio CREA Isidoro reiterava anche a MALASPINA Antonio le richieste estorsive gi in precedenza avanzate ai fratelli Carlo e Giuseppe, ovvero di cedere a Vincenzo e Giovanni MIRIADI il terreno acquistato dal MALASPINA Giuseppe circa 20 anni prima e di consegnare loro una somma di denaro pari a 8 milioni di euro, aggiungendo che i MIRIADI pretendevano una risposta entro Natale; in data 18.11.201 i, alle ore 22.40 circa, in Vimercate, via Fiorbellina 20, presso gli stabilimenti della "GIMAL Sri" (Gruppo Immobiliare di MALASPINA Giuseppe), venivano esplosi all'indirizzo delle vetrate dell 'azienda 6 colpi di arma da fuoco; subito dopo tale atto intimidatorio i fratelli Vincenzo e Giovanni MIRIADI, per il tramite di GIRASOLE Mario, reiteravano le loro pretese estorsive. In particolare, quest'ultimo contattava MALASPINA Antonio dicendogli che i MIRIADI volevano la "ferrata'' entro Natale; in data 10.12.2011, alle ore 02.00, in Vimercate, presso la "Progeam s.r.L "

di cui sopra, veniva fatto esplodere un ordigno di fattura artigianale che provocava un foro di forma ovoidale delle dimensioni di circa 20 cm di lunghezza e 15 cm di larghezza, posto immediatamente al di sopra del maniglione di apertura. Veniva altres provocato lo sfondamento e la distorsione della porta d'ingresso all'altezza delia serratura; tra il 4 ed il 5 gennaio 2012, in Ornago, Via Banfi s.n.c., veniva danneggiata la recinzione esterna del maneggio denominato "II Boschetto", di pertinenza della famiglia MALASPINA.

Con le aggravanti di avere commesso il fatto in pi persone riunite e con armi e con l'ulteriore aggravante, per i soli MIRIADI Vincenzo e MIRIADI Giovanni, di avere promosso e diretto l'azione esecutiva dei concorrenti nel reato. Fatti commessi in Vimercate dal mese di maggio 2010 al mese di gennaio 2012 MIRIADI Giovanni e GIRASOLE Mario: B) delitto p. e p. dagli artt. 110, 56, 630 co. 1 c.p. perch, in concorso tra loro, al fine di conseguire un ingiusto profitto come prezzo della liberazione connesso alle pretese estorsive di cui al capo A), ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a privare delle libert personale MALASPINA Carlo. In particolare, dopo aver bloccato la persona offesa mentre percorreva a piedi la via Verga di Vimercate tagliandole la strada con un'autovettura di grossa cilindrata modello mercedes e ostruendole cos il passaggio, scendevano dati 'auto e con tono minaccioso le intimavano di salire a bordo, profferendo nei suoi confronti frasi del seguente tenore: "muoviti sali sulla macchina non perdere tempo pezzo di merda". A fronte del rifiuto opposto da MALASPINA Carlo, entrambi lo aggredivano fisicamente cercando di farlo salire in auto con la forza e nel contempo MIRIADI Giovanni, nel tentativo di persuaderlo ad assecondare le loro pretese, profferiva le testuali parole: "ti giuro sulle ossa di mio papa che ti torno indietro ". Evento che non si verificava per fatti indipendenti dalla loro volont e, segnatamente, per la pronta reazione della persona offesa che facendo leva aggrappandosi alla maniglia posta ali 'interno dell 'autovettura puntava i piedi a terra opponendo un 'energica resistenza e nel contempo gridava chiedendo aiuto, attirando l'attenzione di alcuni abitanti della zona e mettendo cos in fuga i suoi aggressori che vistisi scoperti decidevano di desistere dal loro intento. ' Fatti commessi in Vimercate il 26.10.2011 C) delitto p. e p. dagli artt. 110, 61 ni: 2, 582, 583 co. 1 n. 1) c.p. perch, in concorso fra loro, nelle circostanze di tempo e di luogo di cui al capo che precede, cagionavano a MALASPINA Carlo gravi lesioni personali consistite nella frattura composta diafisaria del perone della gamba destra e la rottura dell 'inserzione distale del tendine bicipitale sinistro, da cui derivava una malattia giudicata guaribile in 60 giorni. Con l'aggravante di avere commesso il fatto al fine di eseguire il reato di cui al capo B). Fatti commessi in Vimercate il 26.10.2011 MIRIADI Giovanni: D) delitto p. e p. dagli art. 81 cpv., 697 c.p.. 2 e 7 I 895/67 (come modificati dagli

artt. IO e 14 I 497/74), 23 co. 4 I 110/75 perch, con pi azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in violazione di diverse disposizioni di legge, illecitamente deteneva un'arma comune da sparo clandestina con relativo munizionamento costituita da una pistola semiautomatica marca Beretta cai 7,65 con mat'icola abrasa, munita di caricatore con nr. 12 cartucce cai. 7,65 marca GLF atta all'impiego, che portava fuori dalla propria abitazione occultandola sotto il tappetino del sedile anteriore lato guida della propria autovettura Mercedes Benz classe A, targata BK069FK. Illegalmente deteneva, altres, ali 'interno della propria abitazione, sita in Vimercate, via Passinaro nr. 34, due caricatori marca Beretta per pistola semiautomatica cai 7,65 con munizionamento separato costituito da nr. IO cartucce, cai 7.65 marca GFL. In Vimercate il 12.09.2012 E) delitto p. e p. dal'art. 648 c.p. perch, alfine di procurarsi un ingiusto proftto e conoscendone l'illecita provenienza, riceveva la pistola semiautomatica marca Beretta cai 7,65 con matricola abrasa di cui al superiore capo D). In Vimercate in epoca anteriore e prossima al 12.09.12 GIRASOLE Mario: F) delitto p. e p. dagli art. 81 cpv., 697 c.p., 2 e 7 I 895/67 (come modificati dagli artt. 10 e 14 I 497/74) perch, con pi azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in violazione di diverse disposizioni di legge, illecitamente deteneva un 'arma comune da sparo costituita da una pistola marca Beretta cai 9 corto mod. 1934 brevet Cardane Vaitrompia VT 1941 XRIXR, di cui cercava di liberarsi ali 'atto del controllo lanciandola attraverso una finestra nel giardino sottostante l'abitazione, sita in Vimercate, via Brlonza nr. 14. Illecitamente deteneva, alt'es, ali 'interno della predetta abitazione un caricatore per pistola semiautomatica, nr. 7 cartucce cai 9 corto con ogiva e nr. 7 cartucce cai 9 corto con ogh'a blindata. In Vimercate il 12.9.2012 Per tutti gli imputati, con l'aggravante di cui all'ari. 7 D.L. n. 152/1991 per avere commesso il delitto avvalendosi delle condizioni previste dal'art. 416 bis c.p., avendo utilizzato metodi mafiosi propri dell'associazione calabrese denominata 'ndrangheta, essendosi comportati come 'ndranghetisti, ostentando, in maniera evidente ed anche provocatoria, condotte idonee ad esercitare sui soggetti passivi, sui loro conoscenti del paese di Vimercate ed in quelli limitrofi, nonch sui dipendenti e sulle potenziali parti contrattuali delle imprese ed attivit delle persone offese, una particolare coartazione ed una conseguente intimidazione proprie della predetta organizzazione criminale, anche in ragione della circostanza dell'essere pure le persone offese di origine calabrese, inclini a percepire gli aspetti simbolici e di minaccia dei "messaggi" rappresentati dai vari atti intimidatori che si susseguivano nel tempo, ed a rispondere con "riunioni" presso "parenti" ritenuti "importanti" i problemi posti dalle richieste d carattere estorsivo. (aggravante contestata all'udienza in data 17 luglio 2013). per MIRIADI Giovanni con recidiva specifica ex art. 99 c.p. CONCLUSIONI DELLE PARTI II Pubblico Ministero: condanna degli imputati per tutti i reati loro rispettivamente

ascritti, da ritenersi aggravati ai sensi dell'art. 7 DL152/91 come segue; 1) MIRIADI Vincenzo, imputato del capo a), alla pena di anni 17 di reclusione ed E. 2800 di multa (partendo da anni 15 ed E. 2000 di multa; diminuiti da 1/3 a 2/3 ex art. 56 c.p. ad anni 10 di reclusione ed E. 1300 di multa; aumentati per le due aggravanti, quella ex art. 112 c.p. e quella di cui art. 7 da 1/3 alla met); 2) MIRIADI Giovanni, imputato dei capi a), b), e), d) ed e); gli contestata la recidiva specifica ex art. 99 c.p.; alla pena di anni 27 e mesi 2 di reclusione, ritenuta la continuazione tra tutti i reati, ritenuto pi grave quello di cui al capo b), pena base anni 14 di reclusione (partendo da anni 27 diminuiti da 1/3 a 2/3 ex art. 56 c.p.); aumento obbligatorio per la contestata recidiva specifica ad anni 18 e mesi 7 di reclusione; aumentati per l'aggravante ex art. 7 (da 1/3 alla met) ad anni 24 e mesi 8 di reclusione; ulteriori aumenti dovuti per i capi a) (anni 1), e) (mesi 6), d) (mesi 6) ed e) (mesi 6); 3) GIRASOLE Mario, imputato dei capi a), b), e) ed f), alla pena di anni 21 di reclusione, ritenuta la continuazione tra tutti i reati, ritenuto pi grave quello di cui al capo b), pena base anni 14 di reclusione (partendo da anni 27 diminuiti da 1/3 a 2/3 ex art. 56 c.p.), aumentati per l'aggravante ex art. 7 (da 1/3 alla met) ad anni 19 di reclusione; ulteriori aumenti dovuti per i capi a) (anni 1), e) (mesi 6) ed f) (mesi 6); 4) CREA Isidoro, imputato del capo a), alla pena di anni 12 di reclusione ed E. 1500 di multa (partendo da anni 12 ed E. 1500 di multa ; diminuiti da 1/3 a 2/3 ex art. 56 c.p. ad anni 8 di reclusione ed E. 1000 di multa; aumentati per l'aggravante ex art. 7 da 1/3 alla met). Confisca di quanto in sequestro (le armi), pene accessorie previste per legge. Le difese: 1) MIRIADI Vincenzo- assoluzione perch il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto assoluzione perch il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto; 2) MIRIADI Giovanni- capo a) assoluzione perch il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto o ex art.530 cpv. c.p.p., capo b) assoluzione perch il fatto non sussiste, in subordine derubricazione in artt.56 e 610 c.p., in estremo subordine, artt. 56 e 605 c.p., minimo pena, per i restanti capi, ritenuta la continuazione, attenuanti generiche e ex arti 14 c.p., minimo pena, esclusione dell'aggravante ex art. 7 DL 152/91; 3) CERASOLE Mario- capo a) assoluzione perch il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto o ex art.530 cpv. c.p.p., capo b) assoluzione perch il fatto non sussiste, in subordine derubricazione in artt.56 e 610 c.p., in estremo subordine, artt. 56 e 605 c.p., minimo pena, per i restanti capi, ritenuta la continuazione, attenuanti generiche e ex art.l 14 c.p., minimo pena, esclusione dell'aggravante ex art. 7 DL 152/91; 4) CREA Isidoro- assoluzione perch il fatto non sussiste o ex art.530 cpv. c.p.p., in subordine, riproposizione dell'applicazione della pena ex art.444 c.p.p., come richiesto nel marzo 2013 con pena finale di anni due di reclusione e con esclusione dell'aggravante ex art. 7 DL 152/91, in caso contrario, stralcio della posizione dell'imputato e trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale ex artt.516 e 517 c.p.p.. Le Parti Civili: condanna degli imputati alla pena di giustizia e al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, da liquidarsi in separato giudizio. Concessione di provvisionali e condanna alle spese del processo come da conclusioni scritte e nota spese depositate in atti.

MOTIVAZIONE

I fatti pregressi
II 19 novembre 2010, Malaspina Giuseppe, noto imprenditore edile calabrese, abitante nel vimercatese, si recava presso gli uffici della direzione investigativa antimafia di Milano per riferire spontaneamente in ordine ad una presunta attivit di natura estorsiva posta in essere nei suoi confronti dai fratelli Vincenzo e Giovanni (detto Ninni) Miriadi, appartenenti ad una altrettanto nota famiglia calabrese, anch'essa del vimercatese. Riferiva il Malaspina di aver acquistato un'area di circa 5/6.000 mq., per il prezzo dichiarato di lire 600.000.000, posta in Comune di Vimercate, nel 1993, su pressante richiesta dell'amico Galbussera Enrico, proprietario del terreno, gravato in quel periodo da problemi economici. L'area, ubicata tra le vie Pellizzari e Principato, era stata nei tempi passati sede di un'industria chimica, motivo per cui all'atto dell'acquisto ed a causa della necessit di bonifica del terreno sottostante, non risultava edificabilc. In epoca immediatamente successiva le dichiarazioni spontanee del Malaspina, precisamente il 24 novembre 2010, il Comune d Vimercate approvava il Piano di Governo del Territorio in cui il detto terreno era inserito tra le aree edificabili con prevalente destinazione residenziale ed obbligo di piano attuativo denominato comparto 4, ed inserito nell'ambito parco Nord Vimercate, in tal modo modificandone, oltre la destinazione edilizia, il valore economico. La stessa area era stata concessa in locazione negli anni 80 dall'allora f^Tietario Galbussera al padre dei fratelli Miriadi, Natale Assunto, deceduto nel 1990 Attinto da numerosi colpi di Kalashnikov, che la utilizzava, tra l'altro, quale deposito di materiale edile relativo all'attivit da lui svolta. Nel maggio/giugno 2010, il Malaspina era avvicinato dai fratelli Miriadi, preliminarmente pi volte presentatisi nell'abitazione di Velasca di Vimercate, alla via Tolmino n.5, del di lui fratello Carlo, chiedendo ed ottenendo un incontro presso l'abitazione dello stesso Carlo, rivendicando diritti sull'area, genericamente derivanti dai pregressi diritti vantati sulla stessa per eredit dal loro padre rivendicando, inoltre, specificamente le somme provenienti dalla vendita dei materiali, di propriet del loro defunto padre, da quello lasciati sull'area precedentemente la morte. A casa di Carlo si teneva, dunque, una preliminare riunione tra i fratelli Malaspina (il 'fratello Antonio presente solo per pochi minuti) e i fratelli Miriadi, nel corso della quale era esposta la somma di un miliardo/ un miliardo e mezzo di vecchie lire quale pagamento del materiale di propriet del padre Natale, abbandonato sul terreno. Riferivano conclusivamente i fratelli che l'acquisto dell'area doveva ritenersi una sorta di mancanza di rispetto, uno sgarbo nei loro confronti. Pur sollecitato a non riferire ad alcuno del predetto incontro, Malaspina lo comunicava all'amico Galbussera, a suo giudizio in qualche modo responsabile per la pregressa vendita. Quest'ultimo gli chiariva che le modeste somme derivanti dalla vendita del materiale abbandonato sull'area e recuperato alla morte del Miriadi padre, circa diciotto milioni di vecchie lire, erano state appena sufficienti a coprire le somme a lui dovute per la locazione dell'area t che, in ogni caso, aveva provveduto a versare a persona vicina alla famiglia Miriadi, collaboratore del padre defunto, tale Michele Novella, la somma di lire sei milioni.

Malaspina Giuseppe interessava, poi, Malacrin Antonio, zio dei fratelli Miriadi, persona di "prestigio", ritenuta in grado di dirimere la controversia sull'area. I fratelli Giuseppe e Carlo Malaspina, lo stesso Galbussera e, infine, il Malacrin si incontravano presso gli uffici della Gimal S.p.A., una delle societ riconducibili a Giuseppe, e nell'occasione Galbussera chiariva a Malacrin i termini della questione riguardante il materiale lasciato sul terreno di causa, quest'ultimo si impegnava a riferire quanto appreso ai propri nipoti Miriadi. Nel mese di luglio 2010 lo stesso Malacrin organizzava un incontro presso la sua abitazione, sita in Velasca di Vimercate, alla via Velasca, cui partecipavano, oltre l'ospite, il Malaspina Giuseppe e i due fratelli Miriadi. Miriadi Vincenzo, al termine dell'incontro, mostrava a Malaspina un'arma, occultata all'interno di un marsupio, dopo avergli riferito in tono intimidatorio di conoscere l'ubicazione della sua casa vacanze in Sardegna e dopo che il fratello Giovanni lo aveva invitato ad abbassare il tono di voce. L'incontro, dai toni forti, si concludeva con la proposta del proprietario dell'area ai fratelli Miriadi di acquisto della stessa per la somma minima di copertura delle spese gi sostenute, meno un euro. La proposta di vendita per la somma calcolata sui presupposti di cui sopra in due milioni di euro, riferita successivamente al Malacrin, al rientro dalle vacanze estive, che si impegnava a riferirla ai nipoti e che doveva rimanere ferma sino al mese di dicembre, non aveva alcun seguito. Dopo la deposizione spontanea sui fatti, il Malaspina, preoccupato da possibili ritorsioni nei confronti suoi e dei suoi familiari ad opera dei fratelli Miriadi, chiedeva di non verbalizzare le informazioni rese in via confidenziale avanti gli interlocutori della direzione investigativa antimafia di Milano. II 3 novembre 2011, Malaspina Giuseppe si ripresentava, per, spontaneamente agli uffici della dia di Milano, questa volta formalizzando le dichiarazioni gi rese nel precedente incontro ed altres riferendo di un tentativo di sequestro posto in essere nei confronti del fratello Carlo, da Giovanni Miriadi e Girasole Mario, cugino dei Miriadi per parte di madre, il 26 ottobre 2011, dopo un periodo di silenzio durato circa 7/8 mesi. Mentre Carlo Malaspina percorreva a piedi la via Tolmino di Velasca di Vimercate, intorno alle ore 20.00, un'autovettura di colore nero lo raggiungeva bloccandogli il passaggio. Ne scendevano Miriadi Giovanni e Girasole Mario che ponevano in essere un'aggressione fisica nei suoi confronti nel tentativo spingerlo a forza all'interno dell'auto Ne nasceva una colluttazione per la forte resistenza opposta dalla vittima, che chiedeva aiuto urlando, cos attirando l'attenzione di alcuni abitanti della zona, e che riusciva infine a liberarsi. Malaspina Carlo riportava gravi lesioni agli arti superiori ed inferiori, come refertati presso l'ospedale di Monza quello stesso giorno, frattura composta diafsara del perone e emigomiteria a dx per rottura inserzione distale bicipitale sx, con prognosi iniziale di giorni 60 e con esiti tuttora perduranti (cfr. ampia ed esauriente documentazione medica in atti). Temendo, dunque, future ritorsioni nei confronti suoi e della sua famiglia, il Malaspina confermava integralmente quanto precedentemente riferito in via confidenziale aggiungendo ulteriori episodi e richieste estorsive poste in essere nei suoi confronti. Riferiva in particolare che i Miriadi avevano provveduto a sostituire i lucchetti posti sul cancello di ingresso al terreno in contestazione con altri di loro propriet, contattando un

dipendente del Malaspina, Giordano Ernesto, chiedendogli di riferire al suo datore di lavoro che per entrare in detto terreno, da quel momento in avanti, avrebbe dovuto chiedere la loro autorizzazione. Nei giorni seguenti qualcuno suonava all'abitazione di Antonio Malaspina, adiacente quella del fratello Carlo, e la mattina successiva nel giardino dell'abitazione era ritrovato il lucchetto sostituito, la sera del 1 novembre nuovamente suonavano il campanello di Antonio, il 2 novembre lo stesso dipendente di Giuseppe, Giordano, riferiva l'ordine proveniente dai fratelli Miriadi, di procedere alla sottoscrizione della procura per la vendita del terreno a loro favore, riferendo anche della conoscenza dell'appartenenza del terreno ad una societ riconducibile alla moglie di Giuseppe, Poti Adriana. Malaspina Giuseppe riferiva anche di una telefonata intimidatoria ricevuta sulla sua utenza cellulare o paghi o salta per aria il maneggio e di un tentativo di intrusione presso la sua abitazione, sita in Arcore, e della conseguente decisione di avvalersi di forme di tutela della propria persona e dei suoi familiari, oltre che delle sue propriet, assumendo addetti alla vigilanza, posizionando telecamere all'esterno degli immobili interessati, utilizzando altres il suo dipendente Martella Antonio. Qualche giorno dopo l'intervento del Giordano, Crea Isidoro, personalmente conosciuto dai tre fratelli Malaspina ma particolarmente legato a Carlo, riferiva a Giuseppe che i fratelli Miriadi avrebbero voluto che si recasse dal notaio per sottoscrivere una procura a vendere loro il terreno ma, a richiesta di Giuseppe, rifiutava di fornirgli il numero di cellulare di uno dei due fratelli Miriadi. Il Crea si recava anche da Carlo, nei giorni successivi all'aggressione, per ribadire anche a lui, per conto dei Miriadi, l'errore di Giuseppe nell'acquisto del terreno, che doveva essere restituito ai Miriadi. Qualche sera dopo l'aggressione, sempre il Crea chiamava Carlo al telefono riferendogli di essere stato contattato "dai suoi amici" e il giorno successivo, sabato, intorno all'ora di pranzo, si presentava da lui, apparentemente spaventato, esponendo di un incontro a casa del Girasole, in cui erano presenti anche i fratelli Miriadi e Squillaci Pietro, riferendo la necessit della sottoscrizione della procura a vendere e in ordine alla sostituzione del lucchetto. Il 22 marzo 2012 Malaspina Giuseppe ribadiva integralmente al pm di Milano quanto gi narrato nelle due precedenti occasioni avanti la dia e, quello stesso giorno, anche il fratello Carlo, gi sentito dai Carabinieri di Monza il 9 febbraio, confermava le dichiarazioni rese da Giuseppe e denunciava il tentativo di sequestro della sua persona, pome gi descritto dal fratello, Carlo confermava di essere stato contattato dai fratelli Miriadi una prima volta nel maggio 2010, di averne immediatamente informato il fratello e Galbussera, di avere organizzato un incontro nella sua abitazione poich pressato dai fratelli Miriadi in almeno altre due/tre occasioni, di essere stato lui a suggerire al fratello di rivolgersi al Malacrin e, infine, di ritenere il suo tentato sequestro l'ennesimo episodio estorsivo nei confronti del fratello. Lo stesso 22 marzo anche il fratello Antonio Malaspina era sentito dal pm di Milano e confermava integralmente attraverso le sue dichiarazioni quanto gi riferito autonomamente dai fratelli, ci per esserne personalmente a conoscenza e/o per averne avuto analitica descrizione dai fratelli. Galbussera Enrico, sentito dalla dia il 23 marzo e dal pm il successivo 27 marzo 2012, confermava a sua volta le dichiarazioni gi rese dai fratelli Malaspina, per conoscenza diretta e personale o per averlo appreso direttamente da loro nell'immediatezza dei fatti.

Riferiva, tra l'altro, il Galbussera del tentativo di sequestro di Carlo per esserne venuto a conoscenza attraverso lo stesso interessato che, in un primo momento, gli riferiva essere stato vittima di un sinistro e solo successivamente, a causa della sua insistenza, gli confidava l'episodio delittuoso di cui era stato protagonista. Confermavano analogamente di essere venuti a conoscenza del fatto Falbo Giovanni, interessato dal Galbussera per praticare delle iniezioni al Malaspina Carlo, Rosato Luigi, amico del Falbo cui quest'ultimo aveva confidato l'episodio, Zaza Rocco, Filippelli Giuseppina e Deni Cannine, abitanti nei pressi del luogo ove era avvenuta l'aggressione, intervenuti per prestare soccorso alle grida di aiuto della vittima. Giordano Ernesto, sentito a sommarie informazioni il 4 aprile 2012, confermava di essere stato contattato in due occasioni da Ninni Miriadi e di aver riferito in entrambe le occasioni a Giuseppe le "ambasciate" che Ninni gli chiedeva di portare, la prima, che quest'ultimo gli voleva parlare della questione del terreno, la seconda, quella relativa al cambio del lucchetto al cancello di accesso del terreno. Confermava, infine, di aver chiarito a Ninni di non volersi pi interessare della questione e di essersene effettivamente disinteressato. Immediatamente dopo la formalizzazione delle dichiarazioni di Giuseppe alla dia, nella notte del 5 novembre 2011, la vetrata di ingresso dell'agenzia immobiliare Progeam Sri, sita in Vimercate, alla via Rota n.4, di cui titolare la coniuge di Giuseppe, Foti Adriana, veniva infranta ad opera di ignoti che lasciavano su una scrivania dell'ingresso una bottiglia di plastica contenente benzina. Il 18 novembre successivo erano esplosi sei colpi di arma da fuoco contro le vetrate di un immobile di propriet della Gimal, gruppo immobiliare riconducibile a Malaspina Giuseppe, sita in Vimercate, alla via Fiorbellina n.20, edificio in cui erano altres inseriti gli uffici di altra societ, la Immobiliare Gruppo Edile Caronno SpA, creata da Giuseppe e successivamente trasferita ai fratelli Carlo e Antonio e alla nipote, deceduta nell'anno 2013, Nanci Rosa Maria, poi dichiarata fallita da Tribunale di Monza nell'ottobre 2012. Una parte dell'immobile, quella prospiciente l'assetto stradale colpita dai proiettili, risultava concessa in locazione dalla Gimal, i cui uffici risultavano spostati nella parte posteriore, alla Gruppo Edile Caronno, nonostante il permanere all'esterno dell'insegna "Gimal". I colpi, due dei quali si conficcavano su un muro interno, erano sparati da due individui a bordo di una Fiat Punto di colore bianco. La stessa Fiat Punto bianca il successivo 22 novembre tentava di introdursi nel maneggio di propriet di Giuseppe Malaspina, sito in Ornago, alla via Banfi, ma l'intervento del custode Martella sventava il tentativo. II 10 dicembre la stessa Progeam era fatta oggetto di un ulteriore atto criminoso poich un ordigno artigianale esplodeva contro la porta d'ingresso, all'altezza della maniglia di apertura, provocando un foro di forma ovoidale e delle dimensioni di circa 20 cm di lunghezza e 15 di larghezza. Malaspina Giuseppe riconduceva anche tali episodi all'attivit estorsiva posta in essere nei suoi confronti dai fratelli Miriadi, pur non avendo avuto alcun tipo di rivendicazione e pur nell'impossibilit oggettiva di attribuirlo loro, sul presupposto dell'immediata presentazione, dopo ogni episodio, del Crea che chiedeva di incontrarlo e parlargli, ricevendo sempre netti rifiuti dai suoi dipendenti, da lui istruiti in tal senso. I telefoni dei fratelli Malaspina e degli odierni imputati, oltre quelli di Squillaci ed altri personaggi gravitanti nell'ambiente degli imputati, erano posti sotto controllo ed intercettate tutte le telefonate in entrata ed uscita per un lungo periodo.

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Il tenore delle conversazioni tra i tre fratelli tra loro confermava nuovamente quanto dagli stessi autonomamente riferito agli inquirenti in ordine ai tentativi estorsivi ed agli individui coinvolti. Con ordinanza in data 6 settembre 2012 il gip di Milano applicava la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dei fratelli Miriadi, del Girasole e del Crea (misura successivamente sostituita con gli arresti domiciliari per il Crea, con provvedimento del 1 ottobre 2012, anche in ragione del ruolo minore avuto dal Crea nella...vicenda} per i reati di tentata estorsione aggravata continuata (capo a), tentato sequestro di persona a scopo di estorsione (capo b) e lesioni gravi (capo e) commessi in pregiudizio dei fratelli Malaspina. Il 12 settembre 2012 i Carabinieri del Centro Operativo della dia di Milano si recavano presso l'abitazione del Girasole, sita in Vimercate, alla via Brianza, per eseguire l'ordinanza del gip di Milano. Gli operanti, prima di suonare il campanello d'ingresso, si posizionavano in modo da assicurare tutte le vie di fuga. L'operante che si trovava nel prato sovrastante l'appartamento recuperava un'arma, una Beretta calibro 9 corto, lanciata dalla finestra dell'abitazione della famiglia Girasole, quindi, prima di iniziare la perquisizione domiciliare, il Girasole consegnava spontaneamente un caricatore vuoto, posto all'interno di un marsupio, che poteva contenere sette colpi di calibro 9 corto, dello stesso calibro dell'arma lanciata poco prima dalla finestra di casa. All'interno dello stesso armadio ove era contenuto il marsupio consegnato agli operanti, erano custoditi una decina di armi bianche, coltelli di varie misure, un machete e una pistola scacciacani priva di tappo rosso (capo f dell'imputazione). Anche Giovanni Miriadi era tratto in arresto il 12 settembre 2012 in esecuzione della citata ordinanza e trovato in possesso di due caricatori marca Beretta per pistola semiautomatica cai. 7.65, con munizioni elemento separato costituito da 10 cartucce cal.7.65 marca G.F.L. (rinvenuti avvolti in una busta di cellophane, sotto un armadietto posto nella camera da letto a lui in uso) pistola semiautomatica marca Beretta cai. 7.65, con matricola abrasa, munita di caricatore con 12 cartucce cai. 7.65 marca G.F.L. (detenuti sotto il tappetino del sedile anteriore lato guida nella vettura Mercedes Benz a lui in uso e da lui consegnati spontaneamente) (capi d ed e dell'incolpazione). Lo stesso gip respingeva la richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti di Squillaci Pietro, ritenendo il suo ruolo assolutamente marginale rispetto alla complessiva attivit estorsiva posta in essere dagli altri indagati. Con decreto in data 7 febbraio 2013 il Gip di Milano disponeva procedersi con giudizio immediato nei confronti degli odierni imputati avanti questo tribunale (dopo averlo dapprima trasmesso al tribunale di Milano, territorialmente incompetente, e alla corte di assise di Monza, incompetente per materia) per i reati indicati in epigrafe, come a ciascuno rispettivamente ascritti.

Il processo
II dibattimento, apertosi all'udienza in data 18 marzo 2013 e svoltosi sempre alla presenza degli imputati, si articolava in svariate udienze in cui erano assunte le prove, documentali e testimoniali, richieste dalle parti. La posizione del Crea era inizialmente stralciata e trasmessa ad altro Collegio per la decisione in ordine alla richiesta di patteggiamento, veniva, quindi, nuovamente riunita al presente processo all'udienza in data 27 marzo 2013, a seguito del rigetto della

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proposta, nuovamente presentata alla precedente udienza del 18 marzo (l'istanza era stata precedentemente respinta dal Gip di Milano in data 17 gennaio 2013, in quanto la pena ritenuta assolutamente inadeguata sia per l'estrema gi-avit dei fatti che per la patente antisocialit del fatto), con parere contrario del P.M.. Nel corso del dibattimento veniva acquisita, tra l'altro, varia produzione documentale offerta dalla difesa degli imputati e delle parti civili e dal P.M., si acquisivano, inoltre, le trascrizioni di una serie di telefonate in arrivo e in partenza dalle utenze telefoniche fisse e cellulari dei fratelli Malaspina e Miriadi e degli altri imputati (intercettazioni che si protraevano dall'8 novembre 2011 al 30 marzo 2012) e si procedeva al conferimento di incarico peritale per la trascrizioni delle telefonate intercettate, spesso in dialetto calabrese, motivo per cui il consulente si avvaleva di un ausiliario esperto nell'idioma. Nei termini di legge si costituivano parte civile nei confronti dei prevenuti Giuseppe e Carlo Malaspina, Poti Adriana e le societ Progeam, amministrata dalla Poti, soggetto passivo dei due attentati del 5.11 e del 10.12.2011, II Boschetto societ agricola S.r.l., proprietaria del maneggio fatta oggetto dell'attentato in data 15 dicembre 2011, e la Martesana S.r.l., societ proprietaria del terreno di causa. Si procedeva, quindi, all'esame dei testi del P.M., Vangi Carlo, ispettore in servizio presso il centro operativo della direzione investigativa antimafia di Milano (udienze del 27 marzo e 8 aprile 2013), Occhiuzzi Fabrizio, Barsanti Marco, Gentile Stefano, Mortillaro Salvatore, Caruso Venerando, Carbone Dario (udienza 15 aprile 2013), Donghi Matteo, Scognamiglio Umberto, Redaelli Dario, all'esame della persona offesa Malaspina Giuseppe (udienza 22 aprile 2013), che si protraeva per ulteriori udienze (29 aprile, 20 maggio, 26 giugno e 1 luglio 2013), all'esame della persona offesa Malaspma Carlo (udienze 21 maggio, 3 e 26 giugno 2013), dei testi Malaspina Antonio (udienza 3 giugno e 10 luglio 2013)e Poti Adriana (udienza 3 giugno 2013), Zazza, Filippelli, Deni, Martella, Neri, deponevano, quindi, i consulenti Fiscella e Nava (udienze 10 e 26 giugno 2013), i testi Galbussera Enrico (udienze 1 e 10 luglio 2013) Bianchi Cristina, Giordano Eraesto, Falbo Giovanni, Rosato Luigi (udienza 1 luglio 2013), Fumagalli Sara, Giustini Sara (udienza 10 luglio 2013), gli imputati Miriadi Giovanni (udienza 17 luglio 2013), Miriadi Vincenzo (udienza 11 settembre 2013, tenutasi in periodo feriale con il consenso di tutte le parti) e Girasole Mario rendevano l'esame, quindi, venivano sentiti i testi della difesa, Campanella e Domestici (udienza 16 settembre 2013), Malacrin Antonio, Battaglia Demetrio, Miradi Giuseppe, Miriadi Antonio, Crea Cosimo (udienza 18 settembre 2013). L'imputato Crea rendeva spontanee dichiarazioni in pi occasioni (udienze 20 maggio, 3 giugno e 25 settembre). All'udienza del 17 luglio 2013 il P.M. contestava agli imputati l'aggravante prevista dall'art. 7 del d.l. 13.05.1991 nr. 152 con riferimento alle imputazioni rispettivamente loro ascritte ai capi a), b) e e). Nelle successive udienze le parti rassegnavano le loro conclusioni, come riportate in epigrafe e all'udienza in data 11 novembre 2013 il Tribunale disponeva, come richiesto dal P.M., a' sensi dell'ari. 507 c.p.p., l'integrazione della consulenza tecnica gi disposta con la trascrizione di ulteriori quattro telefonate intercettate. All'odierna udienza, acquisito l'esito dell'integrazione della perizia disposta su quattro ulteriori intercettazioni telefoniche (anche attraverso l'ascolto diretto di una delle quattro intercettazioni), concessa alle parti una breve conclusione sull'integrazione, dichiarato chiuso il dibattimento, il Tribunale decideva come da dispositivo letto in udienza. Delineata per estrema sintesi l'attivit processuale espletata nella fase del dibattimento, peraltro estremamente complessa ed articolata, occorre quindi illustrare i fatti ascritti a

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ciascuno degli odierni imputati, cos come emersi dall'istruttoria dibattimentale, precisandosi subito che gli stessi devono essere condannati per i reati a ciascuno ascritti, piena essendone risultata la responsabilit penale, derubricato il capo b) nel reato di tentato sequestro di persona di cui all'art. 605 c.p. in concorso.

Le risultanze dibattimentali: le persone offese


Prima di dare ingresso all'esposizione dei fatti, come emersi dall'istruttoria dibattimentale condotta, ritiene il tribunale di tracciare una breve analisi in ordine alla figura delle persone offese, apparendo necessaria una preliminare valutazione della loro credibilit ed attendibilit. Giuseppe Malaspina, che pu definirsi la vittima primaria del presente giudizio, nasceva nel 1953 a Montebello Ionico, luogo di provenienza anche della famiglia Miriadi. Saliva al Nord intorno agli anni 60 e il 21 maggio 1972 , diciannovenne, uccideva Zampagliene Santo. Il suo coimputato, D'amico Carmelo, fratello di Grazia (moglie del Malacrin Antonio) e padre di Antonio, inizialmente condannato con lui quale mandante dell'omicidio, era poi assolto con la formula dubitativa in sede di appello, era assolto anche da un'imputazione a sensi dell'ari. 416 bis c.p., contestatagli in concorso con il padre degli odierni imputati Miriadi, era infine coimputato di Miriadi Antonio e Assunto nel processo seguito alla scoperta dell'esplosivo sul terreno oggetto di giudizio. In tale ultimo caso era dichiarato non doversi procedersi nei suoi confronti poich nel 1989 Carmelo e Antonio D'amico venivano uccisi, attinti da numerosi colpi d'arma da fuoco. Il Malaspina era invece condannato per il reato di omicidio a 14 anni di carcere e ne scontava cinque in stato detentivo, venendo poi ammesso alla misura alternativa della semilibert, che eseguiva dapprima presso lo studio tecnico di tale geometra Valenza e, quando il titolare decedeva, presso lo studio professionale del geometra Galbussera. Terminata la pena, Giuseppe Malaspina diventava negli anni a seguire un imprenditore edile, esecutore di numerosi e vasti progetti immobiliari della zona, il titolare o la persona cui erano riconducibili numerose societ (lui stesso ne cita 38 nell'ultimo piano di ristrutturazione). Nella lunga testimonianza resa, di integrale conferma delle dichiarazioni gi fatte avanti gli inquirenti, Giuseppe ha pi volte esposto il suo riscatto da un pesante passato, attraverso la volont di estraniarsi dalla comunit calabrese della zona, prendendo addirittura le distanze nei confronti dei fratelli ed anche -attraverso il suo totale impegno nell'attivit lavorativa. Carlo Malaspina la vittima primaria del tentato sequestro ma secondaria rispetto alle richieste oggetto del tentativo estorsivo diretto nei confronti di Giuseppe. Non ha la patente e non guida un'auto, per questo motivo si avvale di una serie di amici e conoscenti per i suoi spostamenti. Prima di tutto, dell'imputato Crea, ritenuto il suo "autista" personale, ma anche di Miriadi Giuseppe e del Girasole. Sembra che non si faccia una ragione, infatti, della posizione assunta da Crea, quale oggettivamente indicata nell'ipotesi accusatoria, di "ambasciatore" delle pretese dei fratelli Miriadi e viene pi volte invitato dal fratello Giuseppe a ricredersi e a denunciare

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anche la presenza di quello nell'ambito dell'attivit estorsiva oggetto di giudizio (... fino all'ultimo mio fratello Carlo pensava che Crea fosse un suo amico, invece ho detto "Guarda che questo sta con loro, non vedi che venuto a chiederci i soldi e le cose... perch non lo devi denunciare?... perch Carlo non lo voleva denunciare perch lo riteneva un suo amico, cos testualmente Giuseppe). Per le sue caratteristiche personologiche e caratteriali indubbiamente il fratello pi conosciuto e pi esposto nell'ambiente del vimercatese e, tra i calabresi del vimercatese, conosce certamente Giovanni Miriadi e Girasole Mario, oltre che, come si vedr meglio nel prosieguo, Crea Isidoro. Gestisce in proprio o in nome degli altri fratelli, alcune delle societ del gruppo riconducibile a Giuseppe, come emerge dalle intercettazioni telefoniche, come il fratello, spesso in modo spregiudicato, spesso al limite della liceit. Il Galbussera, legato ad entrambi i fratelli, lo definisce il personaggio pi autorevole della famiglia... perch nel percorso di vita che ho potuto verificare era il pater familias... era la persona di maggiore responsabilit... che, al di l degli studi che sfortunatamente non ha fatto invece una persona molto colta, con una capacit di ragionamento e di intuizione notevole, e questa la sua forza, che riesce sempre a parlo al centro dei problemi, in modo da poterli dominare e non farsi dominare... capace di relazionare perch riesce con molta pazienza a capire gli altri e... ho notato che lui oggetto di stima per questa sua capacit, ma non per prevaricazione.... (cfr. pagg. da 177 a 181 udienza 1.7.13). Galbussera ipotizza che avrebbero cercato di sequestrare lui perch, una volta toltolo di mezzo, avrebbero indebolito tutta la famiglia. Maiaspina Antonio la figura rimasta pi in ombra tra i fratelli. Gestisce un negozio di frutta e verdura ed il legale rappresentante del Gruppo Edile Caronno anche se, in realt, sembra mero esecutore delle decisioni prese da Carlo. Nel corso della testimonianza resa ha inspiegabilmente pi volte risposto di non sapere o di non conoscere, di eseguire le indicazioni di Carlo (ad esempio di sottoscrivere assegni bancari perch cos da lui indicatogli) che, secondo le sue dichiarazioni, lo aiutava nella gestione della societ, essendo lui impegnato nella gestione del negozio di frutta e verdura. Anche lui per certamente a conoscenza dei fatti societari e dei fatti di famiglia, sembra spaventato quando riferisce ai fratelli di vedere i Miriadi ed altri personaggi gravitanti intorno ai Miriadi nei pressi del suo negozio o nel luogo dove si recava giornalmente ad acquistare pane. Detto quanto sopra delle persone offese, una prima osservazione si impone. Giuseppe Maiaspina, come del resto i suoi fratelli, non sembra avere alcun motivo professionale o di risentimento personale o familiare per denunciare gli odierni imputati, alcun motivo diverso dal sentirsi effettivamente pressato dalla morsa estorsiva degli stessi, al punto che formalizza effettivamente le sue dichiarazioni solo a fronte del grave episodio subito dal fratello il 26 ottobre. Si pu, per contro, ritenere che interesse primario di Giuseppe, ma anche degli altri fratelli, indubbiamente occupati ciascuno dalle proprie personali attivit, ciascuno interessato piuttosto a proseguire senza clamore negativo le predette attivit, fosse esattamente contrario alla denuncia e all'individuazione dei presunti estortori. Le difese degli imputati si sono variamente spese nell'intento di sottolineare, esplicitare e dimostrare una sorta di immoralit delle vittime, spregiudicati imprenditori, Giuseppe marchiato da quell'omicidio e da quella condanna, derivando da ci una diminuita capacit di testimoniare a proprio favore, autorizzala alla luce di quel passato e di un

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presente gravato dall'essere imprenditore di ampio livello, necessariamente coinvolto in dinamiche economiche e pubbliche disinvolte. Ribadito, per contro, che nessuna logica motivazione emersa nel corso di tutto il dibattimento, diversa dalla necessit di porre fine all'attivit delittuosa agita dal gruppo Miriadi contro di loro, deve ancora osservarsi che la ricostruzione dei singoli fatti ad opera di ciascuno dei tre fratelli Malaspina risultata coerente, congruente, adeguata, nonostante comprensibili inesattezze, in parte derivabili dal decorso del tempo e dalla conseguente e fisiologica debacle mnemonica, in parte solo apparente e/o direttamente derivante da esame e controesame delle difese, spesso condotto con tecnica bruente. Infine, discorso a parte merita la persona offesa Poti Adriana, ex coniuge di Giuseppe Malaspina, tuttora ampiamente coinvolta nella gestione di societ a lui riconducibili. La donna risultata persona di specchiata integrit, nel passato come nel presente, e la sua testimonianza risultata adeguata e corretta, estranea ad ogni mistificazione, ripulita dalla passionalit dei toni dell'ex coniuge, corroborando cos veridicit e congruenza della testimonianza da quello e dagli altri resa. Non ha e non ha avuto alcun rapporto con i fratelli Miriadi e con nessun altro a loro riferibile, neppure nel passato, non ha alcun motivo di inimicizia nei loro confronti, viene posta a conoscenza dell'intera vicenda dal marito molto dopo gli incontri preliminari, per averlo indotto a farlo, avendo avuto la netta sensazione che l'uomo fosse preoccupato da qualcosa ma, riferisce, mio marito sperava di risolvere bonariamente... La Poti, rispondendo ad una domanda del pubblico ministero, offre una pregevole interpretazione del collegamento di tutti i fatti-reato oggetto del presente giudizio e della loro complessiva attribuzione al gruppo Miriadi, che il tribunale assume integralmente come propria. Partendo dalla diretta visione degli agenti il tentativo di sequestro di persona ad opera della vittima, dalle pregresse richieste relative al terreno a Giuseppe Malaspina, la teste riferisce dell'inesistenza di ogni altra spiegazione alternativa logica e razionale, diversa dall'attribuzione a quel gruppo di tutti i fatti precedenti e successivi. capo a) - la genesi e il primo atto estorsivo Come gi visto, oggetto degli atti estorsivi lamentati da Malaspina Giuseppe il terreno posto in Vimercate, tra le vie Pellizzari e Principato. Galbussera, nel 1993, pressato da momentanei problemi economici, si rivolgeva a Malaspina nel momento in cui il terreno oggetto del presente giudizio andava all'asta. Malaspina acquistava dapprima il mappale 512, la parte pi consistente del terreno, circa sei mesi dopo acquistava il mappale 514 e, pi tardi, persistendo i problemi economici di Galbussera, acquistava anche il mappare 513 nell'anno 2000. Nel marzo 2011 (cfr. Richiesta approvazione piano attuativo ambito Vimercate Parco Nord-Comparto 4 depositato al Comune di Vimercate dalla societ La Martesana srl, proprietaria del terreno, in data 18 marzo 2011) il terreno di Vimercate viene inserito in un piano di lottizzazione che lo rende edificabilc, con ovvio incremento del suo valore economico. Evidentemente i fratelli, sul presupposto di asseriti diritti sull'area derivanti loro dal pregresso possesso del loro defunto padre, venuti in qualche modo a conoscenza (non vi motivo di alcun sospetto in ordine alla propalazione di notizie sul punto dal Comune di Vimercate, trattandosi di atti ampiamente preceduti da pubbliche vaiutazioni e

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decisioni, mentre, per inciso, si osserva che Lara Girasole non mai stata dipendente del Comune di Vimercate, come sostenuto dal P.M.) del futuro inserimento nel P.R.G., decidono di compulsare Malaspina Giuseppe, rivendicando i loro presunti diritti. Nel 2010 i fratelli Miriadi (nel maggio/giugno 2009 secondo l'assunto dei fratelli stessi) avvicinavano il Malaspina, attraverso il fratello Carlo, cui pi volte riferivano di voler parlare con Giuseppe, per chiedergli conto del materiale presente sul terreno, di propriet del loro defunto padre, all'atto dell'abbandono del terreno stesso ad opera del padre, del valore di circa un miliardo/un miliardo e mezzo di vecchie lire. Gli ribadivano, peraltro, che l'acquisto del terreno rappresentava nei loro confronti e nei confronti del padre una "mancanza di rispetto". Da subito Giuseppe chiariva ai fratelli Miriadi la materiale impossibilit della presenza di materiale del valore da loro esposto all'interno di un piccolo capannone di circa 200 metri quadri e di un annesso gabbiotto di circa 30 mq.. Nessun dubbio che un tale incontro sia effettivamente avvenuto perch confermato, oltre che da Giuseppe e Carlo, anche da Antonio Malaspina e dagli stessi imputati Miriadi che pure, come visto, lo datano a circa un anno prima. Sul punto deve sottolinearsi come in nessun modo i fratelli Miriadi abbiano mai negato nel corso di tutto il dibattimento i loro peculiari interessi sull'area, confermando invece sostanzialmente di avere sul terreno di causa una sorta di ius possessionis, se non addirittura una sorta di diritto di propriet, direttamente derivante dal loro padre, formalmente comodatario ma asseritamente vero proprietario della stessa. Miriadi Vincenzo lo ha specificamente chiarito nel corso dell'interrogatorio reso, corroborando le pretese familiari con il deposito di una nota, datata 25 gennaio 1990 ed indirizzata dal suo legale al padre Assunto, nella sua qualit di legale rappresentante della Immobiliare Brianza Orientale, secondo cui il tribunale di Monza avrebbe rigettato il ricorso per revoca dell'amministratore. Tale ricorso potr essere ancora presentato nel momento in cui risulter la Sua qualit di socio. Deriva da ci la prima e fondamentale conferma dell'impianto accusatorio stigmatizzato dalla primitiva pretesa dei due fratelli, odierni imputati, dell'intento estorsivo teso ad ottenere il rilascio dell'area o, quanto meno, i benefici derivabili da quell'area, a loro favore, in quanto investiti dai diritti esistenti in capo al padre. Dopo quel primo incontro a casa di Carlo, Giuseppe Malaspina, nonostante la specifica contraria richiesta dei Miriadi, si rivolgeva a Galbussera per avere chiarimenti su detto materiale e, rassicurato sul punto, organizzava una riunione nel suo ufficio, presso la Gimal, con la presenza del fratello Carlo, di Galbussera e dello zio dei Miriadi, Macerino Antonio (detto o ' turco). Quest'ultimo persona ben conosciuta da Giuseppe perch suo conterraneo ed in buoni rapporti con lui, la figlia, architetto, ha lavorato da lui (per circa sei anni secondo Malapina, per circa un anno e mezzo secondo Malacrin). Evidentemente il Malaspina coltivava la speranza che lo zio, persona ritenuta autorevole, potesse far desistere i nipoti dalle loro richieste ritenutamente immotivate. Malacrin, in esecuzione di una sorta di mandato mediativo, organizzava un'ulteriore riunione presso la sua abitazione, cui partecipavano i due fratelli Miriadi. Nel corso di tale ultima riunione l'atteggiamento dei fratelli, quale percepito dal Malaspina, non sembrava certamente di accomodamento, Giovanni lo ammoniva ad abbassare la voce, Vincenzo gli mostrava una pistola automatica che custodiva nel marsupio e, mentre stavano per andarsene, si rivolgeva a lui con fare intimidatorio chiedendogli conto della sua casa di vacanze in Sardegna (successivamente visitata da ignoti ladri).

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Gli imputati Miriadi, Vincenzo in particolare, offrivano per un ben diverso quadro dei fatti pregressi e degli "incontri" con le persone offese. Intanto datavano intorno agli anni 2000/2001 un incontro con Giuseppe che avrebbe loro promesso una qualche utilit a loro favore in caso di vendita del terreno oggetto di giudizio. Riferiva hanno poi che nei mesi di gennaio e aprile 2009 decedevano le loro nonne materna e paterna, mentre nel 2008 Vincenzo aveva contratto matrimonio e il Malaspina Giuseppe avrebbe omesso di presentarsi in tutte e tre le occasioni. Vincenzo lamentava con Carlo la mancata partecipazione di Giuseppe al matrimonio e ai funerali e, secondo l'assunto dei Miriadi, il primo incontro a casa di Carlo, che avveniva nel maggio/giugno 2009 e non nel 2010, era per discutere delle incomprensioni che potevano essere sorte con Giuseppe. A casa di Malacrin, poi, l'incontro verteva sul debito di Carlo nei confronti di Giovanni Miriadi, ci anche in assenza dello stesso Carlo che sicuramente non partecipava alla riunione. Carlo Malaspina, in effetti, sembra avere avuto una sorta di collaborazione professionale con Giovanni Miriadi e Girasole, sollecitata da loro pi che da lui, una collaborazione che in realt si esplica in un solo "affare", l'acquisto della propriet di tale Gaddi, presentatagli dai due. Secondo Giovanni Miriadi e Girasole Mario, a seguito dell'acquisto della propriet della Gaddi, che Carlo decideva autonomamente di effettuare nonostante le loro contrastanti indicazioni, sussistendo sulla propriet un diritto di terzi o forse un qualche peso ipotecario, ne nasceva a loro favore un conseguente diritto a percepire una somma per la mediazione. Le specifiche dichiarazioni rese dagli imputati e dal teste Campanella in ordine alla autonomia decisionale di Carlo sull'acquisto (dopo che loro stessi lo avevano variamente sconsigliato di acquistare il bene immobile gravato dai diritti altrui, gli avevano restituito l'assegno bancario che Carlo aveva predisposto e trasmesso loro per la consegna alla venditrice Gaddi) inducono univocamente ad escludere un diritto alla mediazione, per la assunta posizione di estraneit dei proponenti, come bene ha osservato la difesa di Carlo in relazione all'esclusione di un tale diritto. Sotto il profilo civilistico, infatti, nessun vantaggio economico al mediatore pu conseguire alla rinuncia a dare seguito all'operazione e al proseguimento di detta operazione ad opera dei diretti interessati. Oltre a ci, Giovanni ha riferito di vantare nei confronti di Carlo un credito per la presunta fornitura di piastrelle in un immobile di propriet di una societ riferibile a Carlo stesso, ma tale fatto risultato del rutto privo di ogni riscontro oggettivo esterno, testimoniale o documentale, diverso dalle indicazioni fornite dagli stessi imputati. Tornando all'incontro a causa di Malacrin, il primo degli atti estorsivi contestati agli imputati, osserva il tribunale che l'ospite nel corso della sua deposizione confermava totalmente l'impianto accusatorio come descritto da Malaspina Giuseppe, ma descriveva di aver percepito una ben diversa situazione tra i presenti all'incontro, diversa rispetto a quella descritta dall'amico Giuseppe. Intanto escludeva decisamente la presenza e la possibilit di visione dell'arma da parte di Giuseppe, poi, riferiva di un convegno, se non tra amici, quanto meno tra conoscenti rispettosi. Secondo lo zio, Giuseppe e Vincenzo sarebbero stati l'uno di^ fronte all'altro e non a fianco, con ci escludendo quella possibilit di visione dell'arma descritta da Giuseppe.

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Sul punto deve solo osservarsi che la percezione di Giuseppe di visione dell'arma appare ampiamente corroborata da indizi precisi e concordanti, in quanto l'esibizione di un'arma condotta certamente finalizzata ad accrescere la pressione nei confronti della vittima, perch la vittima non poteva avere alcun motivo per indicare un tale particolare, a fronte delle gravi pressioni che gi stava denunciando, mentre sembra ampiamente credibile il tentativo dello zio di tenere indenni i nipoti da quella contestazione. Il Malacrin, infatti, nonostante l'evidente tentativo di mantenersi al di sopra delle parti, non ha omesso lo sforzo di proteggere i nipoti, fatto risultato palese dall'aver ripetutamente escluso che si fosse mai alzato il livello delle voci e che si sia mai parlato di "mancanza di rispetto" (da parte di Giuseppe nei confronti della famiglia Miriadi), ed avendo escluso, come detto, la presenza dell'arma. Nonostante ci ha per esattamente confermato l'oggetto degli incontri presso la Gimal e presso la sua abitazione, con ci contraddicendo all'evidenza le dichiarazioni dei nipoti sulle motivazioni alla base del contrasto ed ha esattamente confermato che un contrasto tra le due parti sussisteva, riferendo parole univoche sul punto, quali potevo sistemare le cose e sistemare le controversie. Ma quel contrasto, come visto, deve ritenersi corroborato dalle stesse indicazioni, pur contrastanti, offerte dagli imputati Miriadi che non hanno potuto negare, ed anzi hanno affermato, di aver gi esposto a Malaspina Giuseppe i loro diritti sull'area e/o sul materiale, di aver avuto da lui promesse non mantenute. Del resto, lo stesso Galbussera conferma integralmente l'avvio del contrasto, confermando, per parte sua, di essere stato contattato da Giuseppe e da Carlo Malaspina, di aver partecipato alla riunione con Malacrin presso la Gimal e l'oggetto della stessa. Il teste Galbussera un personaggio centrale del presente processo, perch un "personaggio" (si autodefinisce ...// Berlusconi di Vimercate, per farla breve, bello, simpatico, la moglie giovane, ricco, ed ero brillante...), perch era o stato posto a conoscenza dei fatti, di volta in volta accaduti e quando accaduti dai Malaspina stessi, perch il precedente proprietario del terreno e conosce tutte le passate vicende e i retroscena, perch conosce tutti gli attori del presente giudizio, oltre i loro familiari, perch sempre al centro della vicenda e poi si chiama fuori (si, perch guardate io sono come Andreotti, li conosco tutti per non bacio... -nessuno-). Galbussera ha intrattenuto e intrattiene una lunga serie di relazioni con i personaggi del presente processo, con gruppi ed elementi di origine calabrese della zona, spesso caratterizzati dalla medesima provenienza da Montebello Ionico, spesso gravati da precedenti penali e giudiziari. Il teste'confermava anche di aver parlato autonomamente nel passato con i fratelli Miriadi del materiale, di avere regalato loro un milione di lire in nome della vecchia amicizia che lo legava ad Assunto ma anche perch temevo una nuova reazione da parte di questi ragazzi che ritenevo particolarmente pericolosi e violenti (come dichiarava nel corso delle sommarie informazioni rese alla dia il 23 marzo 2012 e come confermava nel corso dell'esame testimoniale, ma solo a seguito di specifica contestazione del P.M.). La riunione da Malacrin si concludeva con la proposta di Malaspina ai fratelli di acquistare il terreno al prezzo di costo "meno un euro", impegnandosi a riferire loro il prezzo al rientro dalle vacanze estive. In effetti, ad ottobre riferiva allo zio Malacrin che la richiesta per la vendita del terreno era di due milioni di euro (meno uno) ma la risposta a tale proposta era l'uscita di scena dello zio che se ne lavava le mani ... tu sei ima brava persona, loro sono i miei nipoti...(La frase, riferita da Malaspina, a precisa domanda, non* era esclusa dal Malacrin stesso).

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- il tentativo di sequestro di Carlo Malaspina e gli atti intimidatori successivi


Nel settembre 2011 Malaspina vendeva un immobile di sua propriet sito in via della Spiga a Milano, con rogito fissato intorno alla fine di ottobre e con la previsione di acquisire 7/7.5 milioni di euro, quale prezzo fissato per la vendita. Contemporaneamente in quei mesi l'iter burocratico ed amministrativo per l'edificabilit del terreno oggetto di causa subiva una accelerazione. Presupponendo una fuga di notizie, sia dai suoi uffici che dagli uffici comunali, Malaspina riferiva a tali fatti l'inizio di ulteriore attivit estorsiva, dopo un silenzio di alcuni mesi, ad opera dei Miriadi, dando una personale interpretazione dell'inizio e dell'intensificarsi degli atti intimidatori nei confronti suoi, dei fratelli, delle sue propriet. Riferiva, specificamente, della presenza all'interno delle sue aziende e societ di personale calabrese, delle pregresse controversie che avevano portato all'allontanamento dall'azienda di Poti Bartolo, Cotroneo Vincenzo e Guarnaccia Pasquale e della frequentazione di tali personaggi con i fratelli Miriadi e con Squillaci Pietro, tutti abituali frequentatori del bar Fermenti di Vimercate. Il 26 ottobre 2011, come visto, Miriadi Giovanni e Girasole Mario ponevano in essere l'aggressione nei confronti di Malaspina Carlo. La persona offesa riferiva che alla guida di una Mercedes di colore scuro era Giovanni Miriadi, l'auto gli tagliava la strada mentre lui camminava sul bordo della strada a fianco del marciapiede, ne scendeva prima il Girasole, quindi, lo raggiungeva anche Miriadi Giovanni, entrambi a volto scoperto e con forza cercavano di introdurlo nell'auto, anche con l'ausilio di una sostanza di colore rosso, probabilmente un narcotico, secondo la prospettazione della vittima, Giovanni gli ripeteva Pezzo di merda, muoviti, sali in macchina, non perdere nemmeno un minuto..., poi, Carlo, ti giuro ti torno indietro sulle ossa di mio padre. Il trambusto, le grida di aiuto di Carlo e la sua strenua opposizione a salire sull'auto attiravano l'attenzione dei vicini e inducevano i due a darsi alla fuga, allontanandosi velocemente da quel luogo. Le dichiarazioni della persona offesa, inequivocabili e intrinsecamente prive di contraddizioni, oltre che le convergenti dichiarazioni dei testi oculari (Zazza, Filippelli e Demi), riferenti specificamente della presenza di una vettura di colore scuro e di grossa cilindrata, forse Mercedes o Audi, di due individui, oltre la vittima, che cercavano di "aiutarla" a salire in auto, delle grida di aiuto di quest'ultima, le parziali ammissioni degli imputati e, infine, la documentazione medica depositata in atti, attestante la presenza di lesioni compatibili con l'aggressione descritta, non lasciano alcun dubbio sull'oggettivit dei fatti, come accaduti. Gli imputati hanno vanamente tentato di accreditare una diversa versione motivazionale, riferendo l'aggressione, non esclusa, a quel presunto credito (la mediazione per la vendita Caddi e le piastrelle di cui si detto) che l'imputato Miriadi Giovanni vantava nei confronti della vittima, escludendo altres l'intenzione di sequestrare Cai-Io Malapina, sostanzialmente circoscrivendo l'entit dei fatti ad un episodio di aggressione fisica. Il fatto per connotato da un vero e proprio tentativo di sequestro con l'esclusione dell'ipotesi di una semplice aggressione fisica perch questa non stata l'impressione fisica che la vittima ne ha avuto, perch le parole che il suo aggressore gli riferiva, tra l'altro, giuro che ti torno indietro contrastavano con l'ipotesi semplicemente aggressiva,

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perch i testi osservavano T'aiuto" ad entrare nell'auto, perch l'inquadramento dello specifico fatto ed i fatti estorsivi precedenti e successivi nonch i rapporti intercorrenti tra le parti in causa in quel periodo corroborano una sola e specifica tesi. D'altra parte non verosimile che i due imputati possano aver usato violenza fisica semplicemente con la finalit di riscuotere un presunto credito, tra l'altro assai risalente nel tempo, in considerazione dei rapporti amicali pregressi e pacificamente provati in atti. Di contro, trova una sua fondata e logica spiegazione la circostanza che i due imputati abbiano posto in essere siffatte condotte violente in un contesto di rapporti con la vittima oramai radicalmente mutati in ragione delle sopravvenute pretese estorsive, che di l a poco sarebbero state esplicitate, sia per le vie ordinarie che con modalit di eclatante violenza, di cui il tentato rapimento costituisce l'esordio clamoroso, pur se preceduto dall'esibizione dell'arma a casa del Malacrin. Nel tentativo di esclusione dell'intenzione di sequestrare la vittima, gli imputati hanno sottolineato che l'auto utilizzata era di tipo sportivo, con due sole portiere e che, pertanto, non poteva ritenersi idonea all'atto come contestato. La realt che quell'auto, con due sole portiere e l'impossibilit per il passeggero posizionato dietro di apertura autonoma e fuoriuscita dalla vettura, era il mezzo idoneo ad eseguire il prefissato sequestro. Il teste Galbussera riferiva le stesse preoccupazioni che Carlo non esprimeva apertamente ma lasciava sottese, dichiarando testualmente che Se vero che c' sfato un rapimento a viso scoperto, di una persona, presumibile pensare che la conclusione sarebbe stata infelice perch non si lasciano prove di queste cose qui. Questo il senso logico di questa faccenda qui, La realt e che i due aggressori contavano sulla forza di intimidazione loro derivante dall'appartenenza ad un gruppo che, come si vedr, si avvalso del metodo mafioso e che per tale motivo ritenevano di poter andare indenni dall'eventuale denuncia dei fatti ad opera della vittima. Del resto sempre il Galbussera che descriveva un episodio a lui descritto da Falbo Giovanni e coinvolgente Rosato Luigi, secondo cui quest'ultimo sarebbe stato pesantemente aggredito dai Miriadi, a seguito di una discussione avvenuta in un bar di Vimercate. Falbo e Rosato si sono variamente adoperati per smentire l'episodio pur non riuscendovi totalmente e, seppure nel tentativo di minimizzarne i toni e i contenuti, dovendo, quanto meno, ammettere essere avvenuta una discussione tra Rosato e i Miriadi. Dopo'il sequestro del fratello Carlo, in due successive occasioni, il dipendente di Giuseppe Malaspina, Giordano, si presentava dapprima riferendogli del cambio dei lucchetti all'accesso del terreno (successivamente ritrovati nel giardino dell'abitazione di Malaspina Antonio, secondo la versione fornita dai fratelli) e della necessit di chiedere il permesso ai Miriadi per i futuri ingressi, quindi, ribadendogli la necessit di una risposta. Malaspina evitava di prendere posizioni precise (... ho fatto lo gnorri...) ma chiedeva conto al Giordano del motivo per cui Giovanni Miriadi fosse in possesso del suo numero cellulare. Giordano, per quanto a lui riferito, ha integralmente confermato l'assunto di Malaspina relativo alle richieste a lui rivolte e da rivolgere a Giuseppe da parte di Giovanni Miriadi. Ha specificamente confermato essergli stato richiesto nel dicembre 2011 di portare una 'mbasciata (cos testualmente il P.M. con conferma diretta del teste) in ordine ai

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lucchetti ed alla necessit di rispondere ai Miriadi sulla questione del terreno, cos confermando la sostituzione dei lucchetti e l'utilizzo intimidatorio/estorsivo di tale condotta ad opera del gruppo Miriadi. Carlo stesso, il giorno successivo il tentato sequestro, raccontava al fratello Giuseppe che il Crea, recatosi da lui dopo il fatto, lo riferiva alla questione legata al terreno. Il sabato successivo al sequestro, avvenuto di mercoled, Crea andava da Carlo, spaventato gli riferiva che nel corso di una riunione a casa del Girasole, alla presenza dei due Miriadi e di Squillaci, veniva incaricato di rapportarlo sulla questione dei lucchetti tagliati e sostituiti e della conseguente necessit di rivolgersi ai Miriadi per fare nuovamente ingresso nel terreno. Girasole Mario, entrato prepotentemente nella vicenda in ausilio a Giovanni Miriadi nel tentativo di sequestro, vi si inserisce "di diritto" organizzando una riunione operativa del gruppo presso la sua abitazione. Si impongono a questo punto due considerazioni argomentative in quanto emerse con evidenza dall'istruttoria dibattimentale condotta. La preliminare osservazione riguarda il particolare secondo cui la riunione sarebbe stata effettuata a casa del Girasole, come dichiarato dal teste in quanto a lui riferito dal Crea. Si tratta, appunto, di un "particolare" che, per la sua ininfluenza in relazione ai gravi fatti che le persone offese hanno denunciato (la verit che nessuna pregressa riunione doveva ritenersi necessaria per addivenire alle richieste estorsive da trasmettere e, in subordine, che non era necessario che la riunione fosse proprio a casa del Girasole) si autoconferma e si corrobora proprio perch non necessaria e appunto ininfluente. L'ulteriore considerazione riguarda l'effettivit di un "gruppo" facente capo ai fratelli Miriadi, da loro promosso e diretto, da loro coordinato e condotto, da loro gestito, ci in quanto loro era l'interesse primario, loro sono i figli di Assunto Miriadi, preteso possessore/proprietario dell'area, loro avevano dato inizio alla "controversia" con Giuseppe Malaspina. Il gruppo era certamente pi ampio rispetto al numero degli odierni imputati, era quanto meno composto da quei personaggi gravitanti intorno ai Miriadi (quello stesso Squillaci uscito troppo presto di scena), come specificamente accertato dalle indagini in corso, come oggettivamente emerso dai numerosi colloqui telefonici intercettati e visualizzato nel corso delle osservazioni e dei pedinamenti condotti dai militari operanti. a questo punto dlia vicenda che anche Crea entra a far parte del "gruppo" perch, dopo essere stato avvicinato dai fratelli Miriadi, non si chiama fuori, al contrario, si fa portavoce delle loro istanze, recandosi da tutti e tre i fratelli, cominciando da quello che frequentava con quotidianit, con cui condivideva un rapporto di amicizia e altres di "dipendenza", adattandosi a fornirgli un servizio da autista, a sottoscrivere preliminari di compravendita finalizzati ad ottenere liquidit. Crea, dunque, riferiva a Carlo le ulteriori specifiche richieste riguardanti una risposta precisa alle loro precedenti istanze al Malaspina Giuseppe, la necessit di recarsi da un notaio per sottoscrivere la procura a vendere il terreno, specificava che Ninni (Giovanni Miriadi) si accontentava del trapasso del terreno mentre Vincenzo voleva altres otto milioni di euro. Ripeteva, poi, le stesse richieste anche a Malaspina Giuseppe direttamente, recandosi presso gli uffici della Gimal, quest'ultimo gli reclamava il numero di cellulare di almeno uno dei due fratelli ma quello rifiutava di fornirglielo senza aver prima richiesto il loro permesso. Da quel momento in avanti, Giuseppe decideva di non avere pi alcun contatto con il Crea, dava ordine ai suoi dipendenti in tal senso che, come richiesto, alle successive

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richieste del Crea di vederlo, gli impedivano di farlo (cfr. sul punto le dichiarazioni del teste Martella, delle due testi Fumagalli e Giustini, nonch l'intercettazione telefonica tra Giuseppe e il teste Martella stesso). Il 5 novembre 2011, alle ore 8.45, presso la sede della Progeam Sri, sita in Vimercate, alla via Rota n.4, di cui titolare Poti Adriana, si verificava lo sfondamento della vetrata d'ingresso, procurato con l'utilizzo di una mazza ferrata o altro simile oggetto, e l'abbandono di una bottiglia in plastica contenente benzina, su una scrivania posta all'interno, a distanza di una decina di metri dalla porta di accesso. Il resto degli uffici risultava intatto, come confermato dai testi (Barsanti, Mortillaro) e dalla stessa Poti. Immediatamente dopo tale ulteriore intimidazione, Crea Isidoro si faceva ambasciatore presso Malaspina Antonio delle richieste degli amici Miriadi ed i fratelli commentavano telefonicamente il fatto (progressivo 561 utenza in uso a Malaspina Giuseppe e progressivo 23 in uso a Malaspina Antonio). Il 18 novembre 2011, alle 22.40, venivano esplosi sei colpi di arma da fuoco contro le vetrate della Gimal, il Gruppo Immobiliare Malaspina, sita in Vimercate, alla via Fiorbellina n.20, ad opera di due individui a bordo di una Fiat Punto di colore bianco, precisamente del passeggero dell'auto che prima esplodeva due colpi, quindi, quando l'auto che si era data alla fuga in retromarcia, tornava indietro, ne esplodeva altri quattro. Martella Antonino, dipendente di Malaspina, aveva un alloggio all'interno della Gimal ove viveva con la sua famiglia ed era presente sul posto al momento dei fatti di cui era parzialmente in grado di riferire. La sera del 18 novembre era una sera di nebbia con limitatissima visibilit, il teste oculare riferiva del modello, non recente, e del colore dell'auto, che spiccava nella nebbia e che gli operanti riuscivano a loro volta a vedere, estrapolando le immagini dalle telecamere poste all'esterno della societ, a difesa della stessa, dopo i primi episodi estorsivi. Quando l'auto era vicina alla Gimal, il passeggero scendeva ed esplodeva due colpi, poi risaliva e l'auto si allontanava sulla strada sterrata parallela che costeggia via Fiorbellina, arrivava in fondo poi tornava indietro in retromarcia, il passeggero scendeva di nuovo ed esplodeva altri quattro colpi, quindi, l'auto si allontanava ed il passeggero simulava un atto intimidatorio indicante un'arma nei confronti del Martella. Due proiettili foravano la vetrata d'ingresso e entrando si conficcavano nel muro opposto. Nopostante le indagini, l'auto, riferitamente bruciata in campagna secondo informazioni confidenziali non meglio specificate, non veniva pi ritrovata. Venivano svolti accertamenti sulle posizioni dei telefoni cellulari gi sotto controllo, da cui emergeva che l'imputato Miriadi Vincenzo in orario molto prossimo all'evento si trovava in compagnia di Squillaci Pietro (cugino di Giordano Ernesto, il gi citato dipendente del Malaspina), quest'ultimo, definito dal teste Vangi nomo di fiducia (dopo la richiesta di archiviazione nei confronti dello Squillaci ad opera del P.M., il Gip di Milano disponeva l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti con decreto in data 23 gennaio 2013), persona di cui Miriadi Giovanni era stato testimone di nozze. Pi specificamente, come riferiva il teste, alle 22.07 l'utenza cellulare di Vincenzo era coperta dal ponte radio di via Valcamonica di Vimercate, alle 22.12 si collocava in un'area prossima a via Fiorbellina, alle 22.38 il telefono captava un ponte radio collocato nel comune di Arcore, con evidente spostamento in direzione ulteriore rispetto a quella dell'evento.

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Anche l'utenza dello Squillaci veniva collocata in una cella che fornisce copertura alla via Fiorbellina alle 22.40 di quella sera. Il gestore telefonico, dunque, indicava che le utenze cellulari di Miriadi Vincenzo e Squillaci Pietro erano collegate a celle compatibili con la zona del fatto. Sul punto deve sottolinearsi che una stessa zona pu tecnicamente essere compatibile con pi celle e, sebbene una tra le celle compatibili risulta la pi vicina e la pi "compatibile", l'aggancio pu avvenire con una delle altre celle per la temporanea occupazione di quella da parte di altri telefoni cellulari in funzione in quel momento. Il teste Carbone riferiva alcune indicazioni investigative secondo cui gli esecutori del fatto dovevano essere a conoscenza del posizionamento delle due telecamere e del renge di visibilit di ciascuna, come della presenza e dell'ubicazione del domicilio del custode, cos da porre in essere un atto intimidatorio sicuramente visibile ma anche certamente non ascrivibile ai reali autori del fatto, autovettura e individui, che potevano solo intrawedersi ma non identificarsi. I testi Donghi (Comandante della sezione balistica dei Ris di Parma) e Scognamiglio (in servizio presso il Gabinetto regionale di Polizia scientifica di Milano) hanno riferito sulle armi e sulle munizioni trovate e sequestrate agli imputati Miriadi Giovanni e Girasole Mario, da loro sottoposte a rilievi tecnici e investigativi, escludendo che dette armi e munizioni potessero essere state utilizzate per l'esplosione dei colpi del 18 novembre. II 19 novembre, nel corso di una conversazione telefonica tra Malaspina Carlo e Antonio (progressivo numero 80 in uso a Malaspina Carlo), quest'ultimo riferiva al primo della presenza all'esterno del suo negozio di ortofrutta, in Oreno di Vimercate, del lungo e del barbuta, unanimemente identificati dai fratelli Malaspina con Girasole Mario il primo, a causa della statura, e con Miriadi Giuseppe, fratello del padre degli imputati (persona con barba, definito anche in altre telefonate u' professore o u' scienziato, poich aveva insegnato gel passato) e padre di Paolo, titolare di una agenzia immobiliare posizionata poco distante dall'esercizio commerciale di Antonio Malaspina. I fratelli Miriadi e il cugino Girasole venivano visti da Malaspina Antonio in quello stesso luogo il successivo 22 novembre, alle ore 17.34, fatto che quest'ultimo riferiva al fratello Carlo nel corso di altra telefonata e che trovava riscontro dai rilevamenti telefonici relativi ai tre. II 22 novembre presso il maneggio di propriet della famiglia di Giuseppe Malaspina, sito in Ornago, alla via Banfi, la stessa vettura di cui al precedente episodio tentava ^un'intrusione, sventata dal tempestivo intervento del custode Martella Antonino che, vista arrivare l'auto lungo il tratto di strada sterrata che porta al cancello di accesso alla propriet privata del maneggio e riconosciutala, usciva in retromarcia all'esterno del cancello, ove stava entrando con la sua auto, con ci inducendo l'altra vettura ad andarsene velocemente (cfr. intercettazione telefonica in entrata sull'utenza di Giuseppe Malaspina progressivo n. 1760). L'episodio, pur non oggetto di specifica contestazione, si inserisce indubbiamente nella complessiva vicenda estorsiva, assumendo una sua valenza rafforzativa della prospettazione accusatoria. Il 27 novembre, alle 17.51, le telecamere poste davanti all'ingresso delle abitazioni contigue di Malaspina Carlo e Antonio, riprendevano un soggetto che arrivava a piedi e abbandonava sul vetro anteriore della sua auto parcheggiata all'esterno, un mazzo di rosmarino (simbolo funerario, sacro ad Ares, il rosmarino emblematizza, tra l'altro, la morte) e un paio di guanti, fatto interpretato dalle persone offese come atto intimidatorio, come minaccia di morte, appunto.

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Le telecamere riprendevano un individuo di sesso maschile, col capo ed il volto debitamente coperti, che appoggiava degli oggetti sull'auto per poi allontanarsi velocemente. Dopo l'allontanamento dell'individuo le telecamere riprendevano il transito di una vettura di piccola cilindrata e di colore scuro di cui non era possibile individuare modello, esatto colore e, tantomeno, la targa. La circostanza dell'impossibilit di identificazione dell'auto e dell'agente, specificamente del fatto che il soggetto agisse, se non travisato, con abbigliamento tale da rendere non identificabili le sue sembianze, comprova la fondatezza del racconto dei fatti offerto dalle parti civili, che hanno dichiarato di aver percepito come intimidazione siffatto episodio. Il 10 dicembre, alle ore 2.00, veniva fatto esplodere un ordigno artigianale contro la porta d'ingresso della Progeam, che lasciava un foro di forma ovoidale e un'impronta bianca. Si trattava di un ordigno a base di nitrati frammisti a ghiaia di provenienza da cantieri edili e ad altri componenti. Le successive indagini sulle vetture degli indagati portava ad escludere la vettura Mercedes in uso a Miriadi Vincenzo, utilizzata per il tentato sequestro di persona, poich risultava nelle immediate vicinanze dell'abitazione di Girasole Mario, quella intestata a Miriadi Giovanni, una Mercedes classe A, ma di fatto utilizzata da Vincenzo, veniva anch'essa esclusa perch parcheggiata nella via Prinetti n. 44 di Bernareggio, abitazione di Vincenzo. La localizzazione delle utenze cellulari, poi, concludevano sulla presenza di Giovanni nella citt di Venezia mentre il telefono cellulare di Vincenzo risultava spento, per contro, sulla vettura di Squillaci Pietro risultava installato un GPS che ne segnalava la presenza nel luogo e nel momento dell'esplosione (cfr. dichiarazioni Vangi pagg. da 80 a 84). Tra Squillaci e Girasole venivano intercettate due telefonate, alle 23.17 (progressivo 1020 in uso a Girasole) e alle 00.57 (progressivo 288 in uso a Squillaci), che facevano ritenere che i due erano insieme poco prima e che successivamente prendevano accordi per la restituzione di un paio di occhiali persi da Squillaci. Nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2012, infine, veniva nuovamente preso di mira il maneggio della societ "II Boschetto" di cui era tagliata la recinzione. Malaspina e l'accusa riconducevano anche tale circostanza ad un tentativo estorsivo, l'ennesimo e l'ultimo che sarebbe stato posto in essere dal gruppo Miriadi. Orbene, osserva il tribunale che le modalit esecutive del fatto, con sottrazione di materiale edile presente e custodito all'interno (cfr. testimonianza Neri, responsabili dei cantieri dell'azienda agricola "II Boschetto"), analoghe ad altri fatti furtivi commessi in tutti i cantieri edili, come in quelli del Malaspina (cfr. le stesse dichiarazioni di Giuseppe sul punto), inducono ad escludere tale fatto da quelli estorsivi contestati agli imputati, ci per la specificit delle modalit esecutive del tutto difformi da quelli in contestazione. Non vi chi non veda la sostanziale diversit tra un atto intimidatorio, tra gli atti intimidatori gi descritti, di violenza e gravita intrinseche, e il danneggiamento di una recinzione chiaramente finalizzato alla sottrazione di beni dal cantiere edile. Gli atti intimidatori ed estorsivi gi descritti, pur tra loro differenti per gravita, azione e metodo commissivo, appaiono legati funzionalmente dall'intento di piegare la volont di Giuseppe Malaspina, agendo contro di lui attraverso i suoi famifari e i suoi beni, ponendo in essere fatti non facilmente riconducibili, sotto il profilo materiale, a specifici

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individui ma certamente riconducibili a quell'intento estorsivo ampiamente manifestato nel tempo dai fratelli Miriadi e dai loro consociati. L'ultimo episodio certamente riconducibile all'attivit estorsiva del gruppo, come visto, dunque quello del 10 dicembre 2011 e non pu certamente ritenersi una coincidenza la cessazione degli atti intimidatori dopo la bonifica della vettura di Giovanni Miriadi il 15 dicembre 2011 (cfr. OCP nella medesima data versato in atti). Il 15 dicembre., infatti, lo Squillaci giungeva presso il centro commerciale Mega di Vimercate, si incontrava con Giovanni Miriadi all'interno del bar, poi, insieme procedevano all'operazione di bonifica della vettura con un apparecchio, riconosciuto dagli operanti quale strumento per le bonifiche ambientali e telefoniche. Il gruppo era dunque pienamente consapevole di essere attenzionato dalla Forza Pubblica e ci certamente a far data dalla notte del 19 novembre 2011, quando Vincenzo Miriadi avvertiva la presenza di cinque persone "sospette" all'esterno della sua abitazione di Bernareggio, sconsigliava vivamente il fratello e il Girasole, in rientro dal casin di Lugano, dall'avvicinarsi alla stessa e chiedeva addirittura l'intervento dei carabinieri di Vimercate. La circostanza ampiamente esplicativa dei mancati o limitati riscontri investigativi derivabili dalle intercettazioni telefoniche delle utenze in uso agli imputati e agli altri personaggi gravitanti intorno al gruppo. Conclusivamente, deve ritenersi pacifica la responsabilit penale dei fratelli Miriadi per tutti gli episodi contestati al capo a), con esclusione del solo fatto relativo al maneggio del 4/5 gennaio 2012, perch sono i soggetti direttamente e in prima persona interessati alle pretese estorsive. D'altra parte la storia pregressa del terreno di causa, ampiamente descritta per come emersa dal dibattimento, non pu che condurre alle persone dei due fratelli Miriadi che hanno inteso rivendicare la propriet del terreno, in quanto interessato dalle attivit criminose e imprenditoriali del defunto padre. A diverse conclusioni deve giungersi per gli imputati Girasole e Crea, il primo pacificamente inserito nell'attivit estorsiva dei cugini, quanto meno a partire dall'episodio del 26 ottobre, il secondo semplice ambasciatore e, in quanto tale, concorrente materiale per i tre episodi che lo vedono direttamente coinvolto in qualit di "ambasciatore" delle istanze estorsive dei suoi domini. La responsabilit specifica del Crea deriva, come gi chiarito, dalle tre autonome fonti testimoniali (i tre fratelli Malaspina), oltre che dalle convergenti dichiarazioni rese dai dipendenti del Malaspina Giuseppe, Martella, Fumagalli e Giustini e dalle oggettive emergenze delle conversazioni telefoniche intervenute tra i fratelli e i predetti dipendenti. Dovr, pertanto, addebitarsi ciascuno degli episodi estorsivi descritti a ciascun imputato, dimostratamente membro di un gruppo intimidatorio promosso e coordinato dai fratelli Miriadi, avendo ciascuno contribuito ed apportato un proprio personale contributo alla realizzazione dello scopo finale dell'acquisizione dell'area e della consumazione del reato di estorsione in questione, evento non conseguito per la pronta la reazione delle vittime, non essendo necessario che le descritte condotte siano state realizzate in concreto dai singoli, tutti nelle condizioni e nella consapevolezza di quel disegno. Per quanto gi riferito circa l'oggettiva esistenza di un gruppo gravitante intorno ai Miriadi, certamente nutrito dagli altri due imputati odierni, accertatamente coinvolti in prima persona, ma indubbiamente rafforzato da una serie di individui ascoltati ed osservati in collegamento pressoch quotidiano e diretto, non* vi alcuna necessit di attribuire a ciascuno degli imputati e/o ai cosiddetti collaboratori rimasti estranei al

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giudizio, ciascuno degli episodi contestati e ritenuti dal tribunale, in quanto tutti e ciascuno degli episodi esecutivi della volont estorsiva di cui al presente capo. Detto del complessivo intento estorsivo e di ciascuno degli episodi contestati e ritenuti, devono ritenersi provate anche le contestate aggravanti relative al numero delle persone, come detto pi ampio rispetto al numero degli odierni imputati, dell'uso delle armi e, per i soli Miriadi Vincenzo e Giovanni, per avere promosso e diretto l'azione esecutiva dei concorrenti nel reato, in una relazione caratterizzata da un rapporto di supremazia dei primi, tra l'altro, titolari diretti dell'interesse perseguito, nei confronti dei secondi, a volte meri esecutori della volont degli agenti primari. Ritiene, infatti, il tribunale che tale rapporto di supremazia deriva ai Miriadi non solo in quanto referenti di quell'interesse ma anche in quanto appartenenti alla "famiglia" Miriadi, conosciuta ed operante nel vimercatese sin dagli anni 80, come si vedr pi avanti, in " odore di mafia". Quanto, infine, allo specifico aspetto dell'utilizzo delle armi, ci deriva indiscutibilmente dal duplice positivo riscontro dell'oggettivo possesso di armi da parte di due degli odierai imputati, Miriadi Giovanni e Girasole Mario, tra l'altro di un'arma clandestina, dall'utilizzo dell'arma nell'episodio del 18 novembre 2011 e dall'esibizione di un'arma alla persona offesa Malaspina Giuseppe a casa del Malacrin, infine, dall'esplosione dell'ordigno artigianale alla Progeam il 10 dicembre 2011. L'intercettazione ambientale da ultimo trascritta (progressivo n.251 del 29/11/11), derivante dall'intercettazione dell'utenza cellulare in uso a Miriadi Vincenzo, ha confermato al tribunale che il gruppo utilizzava armi, cui aveva facile accesso, attraverso la richiesta espressa dall'interessato (quello di Vimercate ha detto che e'ha il pompa). L'utilizzo di armi, il facile accesso alle armi, la conoscenza delle persone cui rivolgersi per ottenerne prospettano un ovvio inserimento in ambito criminale di elevato livello, particolarmente a fronte dell'accertato possesso, tra l'altro, di un'arma clandestina. capo b) Come gi ampiamente osservato al capo a), dal punto di vista delle condotte appare incontestabile, alla luce delle risultanze probatorie, che la condotta posta in essere da Miriadi Giovanni e Girasole Mario fosse destinata a privare la vittima della sua libert personale. Si gi evidenziato, tra l'altro, che Finequivocabile finalit privativa della libert personale della vittima risulta corroborata dalle credibili dichiarazioni della parte cfvile/persona offesa che, nel caso di specie, sono state rafforzate dalle dichiarazioni dei testi oculari e da quelli direttamente interessati dal fatto. Si tratta di un atto intimidatorio che si inserisce in una sequenza di atti intimidatori finalizzati ad estorcere la propriet dell'area oggetto di giudizio a Giuseppe Malaspina. Non vi alcun dubbio che tra agenti e vittima vi fossero una pregressa frequentazione e precedenti rapporti amicali e "professionali". I primi indubbiamente confermati sia dalle parti coinvolte che dall'episodio legato ali'"incidente" con Battaglia Demetrio, i secondi giustamente ridimensionati da Carlo Malaspina alla luce del gi descritto unico " affare" Gaddi. Di fatto vi che, alla data del 26 ottobre e alla luce della condotta estrema posta in essere dai due imputati, quei rapporti erano ormai compromessi dall'intervenuto intento estorsivo del gruppo Miriadi nei confronti di Giuseppe, fratello di Carlo. Vi per anche la fondata valutazione della condotta dei due sequestratori, apparsa estranea alla possibilit di ottenere, attraverso il sequestro dell'individuo, la pretesa

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finale e, dunque, il passaggio della propriet dell'area attraverso la necessaria formalizzazione di un eventuale vendita ed invece finalizzata alla massima intimidazione, all'ulteriore minaccia. D'altra parte, secondo il dato testuale di cui al contestato articolo 630 c.p., come interpretato dalla costante giurisprudenza di legittimit, perch sussista il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione necessario che l'ingiusto profitto sia il prezzo della liberazione della vittima, cos instaurandosi una stretta e diretta correlazione tra i due elementi costitutivi del reato. In sostanza, il reato previsto e punito dall'art. 630 c.p. qualificabile come reato complesso poich in esso confluiscono fatti che costituirebbero per se stessi reato, appunto l'uso del mezzo-sequestro di persona, finalizzato a conseguire l'ingiusto profitto quale prezzo per la liberazione e si differenzia dal reato cui all'ari. 605 c.p. per il diverso elemento psicologico, rappresentato nel primo dal dolo specifico, costituito dallo scopo di conseguire per s o per altri un ingiusto profitto, nel secondo essendo sufficiente il dolo generico consistente nella consapevolezza di infliggere alla vittima la illegittima restrizione della sua libert fisica, intesa come libert di locomozione, come possibilit di attuare liberamente le azioni fisiche nel cosiddetto " spazio vitale". Ritiene il tribunale che nel caso di specie non sia stata raggiunta la prova che la liberazione della persona offesa sarebbe stata subordinata al trasferimento della propriet del terreno di cui si discute, non potendosi parimenti escludere che il sequestro di Carlo Malaspina costituisse invece uno strumento concreto di dimostrazione della capacit intimidatoria che, invero, di l a poco si sarebbe dispiegata attraverso quegli ulteriori atti di cui si dato in precedenza conto. Per quanto visto non vi spazio in ordine alle diverse indicazioni offerte dalla difesa Girasole e, specificamente, per eventualmente ritenere i diversi reati di violenza privata e, ancor meno, di ragion fattasi con violenza alla persona. Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni deve pacificamente ritenersi escluso, da un lato, per l'illegittimit della pretesa e per la giuridica impossibilit di ricorrere ad un'autorit giudiziaria per addivenire alla soddisfazione della pretesa, dall'altro, per la diversit tra l'oggetto del diritto preteso ed il soggetto a lui riferibile (Giuseppe Malaspina) ed il soggetto su cui si agita la violenza (Carlo Malaspina). Si gi detto del chiaro intento privativo della libert personale dell'azione, come certamente emerso dalle risultanze dibattimentali, ci che connota indiscutibilmente i fatti e la violenta aggressione dispiegata come tentativo di sequestro di persona, perch la violenza risultata utilizzata come specifico mezzo per ottenere la privazione della libert di locomozione della vittima, essendo nel reato di violenza privata la lesione della libert limitata alla costrizione di un singolo atto di autodeterminazione. Infatti, come conformemente sostenuto dalla Suprema Corte, // delitto di violenza privata ha in comune, con il delitto di sequestro di persona, l'elemento materiale della costrizione, ma se ne differenzia per il fatto che, in esso, viene lesa la libert psichica di determinazione del soggetto passivo, mentre, nel sequestro di persona, viene lesa la libert di movimento dello stesso. (Sez. 5, Sentenza n. 9731 del 03/02/2009) e ancora // delitto di violenza privata ha in comune con il delitto di sequestro di persona l'elemento materiale della costrizione, ma se ne differenzia per il fatto che in esso viene lesa la libert psichica di determinazione del soggetto passivo, mentre nel sequestro di persona viene lesa la libert di movimento dello stesso. (Sez. I , Sentenza n. 36465 <fe/26/09/2011).

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Quanto sopra induce, dunque, il tribunale a ritenere sussistente il reato di cui agli artt.110, 56 e 605 c.p., cos dovendosi riqualificare l'originaria imputazione di cui al capo b). capo e) Le risultanze dibattimentali, ed in particolare la ricostruzione dei fatti sopra descritti, ribaditi dalla parte offesa Malaspina Carlo al dibattimento, consentono di ritenere provata la responsabilit penale degli imputati Miriadi Giovanni e Girasole Mario anche in ordine al reato di lesioni aggravate dalla finalit di eseguire il reato di sequestro di persona di cui al capo che precede. Quanto sopra perch l'aggressione fisica posta in essere dagli stessi cagionava alla vittima le lesioni gi descritte (cfr. la gi citata documentazione medica in atti) alla gamba destra e al braccio sinistro, gli arti utilizzati dalla vittima per aggrapparsi fortemente alla vettura e per opporsi alla forza dei suoi aggressori che tentavano di introdurvelo. Le dichiarazioni della parte offesa al riguardo sono corroborate, oltre che dalla documentazione medica citata, dalla compatibilita delle lesioni riscontrate con l'aggressione di cui sopra ed inoltre con le dichiarazioni rese dagli stessi imputati. Tali dichiarazioni, comunque, seppure rese con l'intento di limitare la loro azione ad una mera aggressione finalizzata ad ottenere il pagamento dell'asserito credito, non ne limitano ne escludono la penale responsabilit atteso che da esse stesse si trae la volontariet dell'offesa effettivamente recata. A nulla rileva, infatti, che la volont degli aggressori fosse diretta alla produzione delle conseguenze lesive verificatesi poich nel nostro sistema penale la linea di demarcazione che separa il dolo dalla colpa con previsione va ricercata nell'acccttazione del rischio, onde risponder a titolo di dolo l'agente che, pur non volendo l'evento, risulta aver accettato il rischio che esso si verifichi come risultato della sua condotta, comportandosi anche a costo di determinarlo. L'uso della forza certamente dispiegata dagli imputati nei confronti di persona ben pi anziana e con diverso stato di salute fisica non poteva che lasciar prevedere quell'esito infausto effettivamente accertato, dovendosi anche prevedere una reazione della vittima, quella reazione che la vittima ha in effetti posto in essere. -la faldiglia Miradi e l'aggravante d cui all'art. 7 di 152/91 Le iniziali ipotesi di reato erano configurate anche alla luce dell'aggravante di cui all'articolo 7, come confermato dal teste Vangi, per l'appartenenza dei fratelli Miriadi ad una famiglia storicamente ritenuta far parte di un gruppo mafioso operante nel vimercatese e, secondo gli inquirenti, tuttora legata a consorterie di matrice 'ndranghetista (il teste Vangi ha chiarito di ritenere compresa nella denominazione "famiglia Miriadi", oltre ai due fratelli odierni imputati, anche l'imputato Girasole, cugino dei due, figlio della sorella Maria di Natale Assunto). All'udienza del 17 luglio 2013, all'esito dell'istruttoria dibattimentale svolta, nuovamente il P.M. contestava agli imputati, con riferimento alle imputazioni loro rispettivamente ascritte ai capi a), b) e e), l'aggravante prevista dall'ari. 7 del D.L. 13.5.1991 n. 152, convcrtito nella Legge n. 203/1991.

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Ci che rappresenta uno dei temi specifici del presente processo , dunque, se i fratelli Miriadi e i loro accoliti abbiano utilizzato il metodo mafioso per acquisire l'utilit illecita che si erano prefissati, la propriet del terreno di Malaspina. Il contestato utilizzo del metodo mafioso induce, in primo luogo, ad un breve excursus storico sulle vicende familiari degli imputati Miriadi. Il padre degli odierni imputati, Natale Assunto, era assassinato, attinto da numerosi colpi d'arma da fuoco (Kalashnikov), nel maggio 1990, da esponenti della cosca Coco Trovato a causa di una controversia intercorsa tra i Miriadi e la famiglia mafiosa di Papalia Antonio (dichiarazione di Schettini Antonio che si autoaccusa di aver materialmente eseguito gli omicidi con Pace Salvatore). Negli anni 80 (poco prima della nascita di Vincenzo, classe 1983, come riferito dal teste Galbussera) Miriadi Assunto prendeva in locazione dall'allora proprietario Galbussera il terreno di causa, utilizzandolo inizialmente solo quale abitazione, in seguito quale deposito di materiale edile relativo alla gestione della sua azienda edile, operante in quegli anni. Nel 1990 su detto terreno veniva scoperto un elevato quantitativo, 6600 kg, di esplosivo di tipo gelatina e per tale fatto erano rinviati a giudizio, oltre al Miriadi Natale Assunto, anche il D'Amico Carmelo (il gi visto coimputato di Malaspina Giuseppe, prosciolto con formula dubitativa), Miriadi Antonio, fratello di Assunto e zio degli imputati, che sar condannato anche a sensi dell'ari. 416 (cos derubricata l'originaria imputazione di cui all'art. 416 bis) c.p. e Tripodi Giovanni (deceduto in quanto assassinato con il coimputato Miriadi Natale Assunto) (cfr. sentenza n. 426 del 10/10/90 tribunale di Monza). Miriadi Antonio peraltro sar accusato, processato e assolto per l'omicidio di Zampagliene Giuseppe, fratello di Santo, quest'ultimo vittima del reato commesso da Giuseppe Malaspina. I collegamenti attuali dei due fratelli Miriadi con altri soggetti in odore di mafia sono risultati essere con personaggi quali Cotroneo Vincenzo, emerso nel passato (indagine Infinito) come partecipante a riunioni di 'ndrangheta nella sua qualit di autista di Poti Bartolo, quest'ultimo arrestato e condannato per associazione mafiosa quale organico alla Locale di Desio in primo e secondo grado (cfr. sentenze Infinito depositate in atti). Questi due personaggi, Cotroneo e Poti (attualmente detenuto presso il carcere di Opera), avevano in passato lavorato per Malaspina Giuseppe ed erano in seguito stati allontanati a causa di contrasti sorti tra lui e il Poti. Sia Giuseppe che Carlo Malaspina riferivano che una sera del 2009, mentre Carlo, a bordo dell'auto di tale Burgia Pietro e in compagnia del guardiano Martella Antonio si stava recando da Giuseppe, presso la sua abitazione sita in una strada interna del Comune di Arcore, una via chiusa che conduce solo all'abitazione di Giuseppe, notava il Poti, in auto con altri due individui, che in direzione opposta alla sua usciva dalla strada allontanandosi dall'abitazione di Giuseppe. Giuseppe si recava immediatamente dal Poti chiedendogli conto di tale fatto e quest'ultimo riferiva di essere entrato nella via perch inseguito dai carabinieri. La spiegazione appariva palesemente oscura perch, come sottolineato dalla persona offesa, non sembra credibile l'immissione in una strada chiusa per sfuggire alla Forza Pubblica. Cotroneo nipote di Poti ed la persona che ha tenuto i contatti tra i Miriadi ed il Poti, con incontri personali e/o telefonici esattamente coincidenti (precedenti e/o successivi) con la visita al carcere e il colloquio col Poti (cfr. testimonianza Vangi, annotazioni di servizio a firma del teste Carbone e conversazioni telefoniche intercettate).

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Cotroneo, del resto, in collegamento anche con Squillaci, tanto da utilizzare il telefono di quest'ultimo per prendere un appuntamento con una prostituta da cui si reca in compagnia di Verderame Fortunato. Nel corso delle intercettazioni telefoniche, poi, gli inquirenti accertano contatti con un soggetto, Poti Giuseppe (nessun legame di parentela con il Poti Bartolo di cui si detto prima), attualmente residente in Nizza, emerso nel corso dell'indagine Infinito per la sua funzione, in gergo 'ndranghetista, di persona addetta a risolvere i contrasti, dunque, le controversie tra cosche. Miriadi Vincenzo lo sente pi volte, chiedendogli di intervenire in una controversia sorta tra il fratello della madre e due personaggi di origine calabrese titolari di una rivendita di auto. Per la risoluzione della controversia Poti da incarico a due persone pregiudicate calabresi. D'altra parte il Poti, persona sino ad oggi incensurata, interviene anche in un contrasto sorto all'interno della stessa famiglia Miriadi, Vincenzo e Giovanni da una parte e lo zio Antonio dall'altra e in altra questione insorta tra personaggi calabresi ed ha contatti diretti con soggetti che ricoprono ruoli rilevanti nella 'ndrangheta calabrese. Di grande interesse risultata una telefonata intercorsa tra il Poti e Miriadi Vincenzo, nel corso della quale il primo indica al secondo, che ne gi a conoscenza, i principi cardine dell'affiliazione mafiosa (progressivo n.355 utenza telefonica cellulare in uso a Poti). Si tratta di una specifica prova di affiliazione formale, di un avvenuto "battesimo", dell'esecuzione di rituali caratteristici delle consorterie criminali calabresi. Il prozio dei fratelli Miriadi, Malacrin, intermediario tra loro e la persona offesa Giuseppe, come visto, coniuge di D'Amico Grazia, sorella di D'Amico Carmelo e zia di D'Amico Antonio. Tutti questi personaggi, tra cui gli imputati Miriadi, risultano provenire da Montebello Ionico, tutti sono risultati operativi nella Locale di Desio, ci che ha indotto gli inquirenti a ritenere i Miriadi legati a tale cosca, quale propaggine del vimercatese. Deve essere immediatamente evidenziato al riguardo che, come chiarito dalla Suprema Corte, ai fini della configurabilit della circostanza aggravante di cui ci si occupa, specificamente l'aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis c.p., del tutto irrilevante la formale contestazione ai soggetti cui essa sia stata addebitata di ipotesi di reato associativo, in quanto la ratto sottostante al citato art. 7 non solo quella di punire pi severamente coloro che commettono reati con il fine di agevolare le associazioni mafiose, ma essenzialmente quella di contrastare in maniera pi decisa, data la loro maggiore pericolosit e determinazione criminosa, l'atteggiamento di coloro che, partecipi o non di reati associativi, utilizzino metodi mafiosi, cio si comportino come mafiosi oppure ostentino/ in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente intimidazione che sono proprie delle organizzazioni della specie considerata. In sostanza, la funzione dell'aggravante di cui trattasi di reprimere il metodo delinquenziale mafioso, utilizzato anche dal delinquente individuale sul presupposto dell'esistenza in una data zona di associazioni mafiose. Ne consegue che la tipicit dell'atto intimidatorio ricollegabile non gi alla natura ed alle caratteristiche dell'atto violento in s considerato, bens al metodo utilizzato, nel senso che la violenza con cui esso compiuto risulta concretamente collegata alla forza intimidatrice del vincolo associativo.

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La pretesa che ha dato causa ai fatti estorsivi appare di per s indice della mentalit "mafiosa" degli imputati, ritenutisi parte lesa di una mancanza di rispetto, asseritamente consumata in loro danno da Malaspina Giuseppe e consistita nel sostanziale diniego di cessione dell'area alle condizioni oggettivamente sfavorevoli per la parte civile, in virt della pregressa occupazione della famiglia Miriadi. Le modalit esecutive dei fatti appaiono poi oggettivamente esorbitanti rispetto alle comuni condotte delittuose di estorsione, in ragione della efferata virulenza perpetrata in danno di cose e persone, del simbolismo utilizzato e del presupposto supporto organizzativo di mezzi e di uomini. Sotto tale ultimo profilo il tribunale osserva che logicamente inevitabile che alla commissione dei singoli fatti estorsivi abbiano partecipato, quanto meno quali autori materiali, anche persone diverse dagli odierni imputati, allo stato rimaste estranee al giudizio, per il numero degli episodi, per la molteplicit degli obiettivi presi di mira e riferibili a Giuseppe Malaspina, tutti variamente collocati sull'ampio territorio di Vimercate e zone limitrofe, all'evidenza ben conosciuto e capillarmente controllato dai soggetti agenti all'interno del gruppo, certamente pi ampio, per quanto gi riferito, rispetto al numero degli odierni imputati, quanto meno, comprendente quello Squillaci Pietro di cui si ampiamente riferito quanto alla partecipazione alle vicende estorsive e di cui deve sottolinearsi la frequentazione costante con gli imputati, quale emergente con tutta evidenza dalle intercettazioni telefoniche e dagli OCP in atti. D'altra parte, in corso di istruttoria dibattimentale, palese e ben percepibile stato il clima di intimidazione che ha pervaso la deposizione dei testimoni stanziali sul territorio interessato dai fatti, che ha portato a deposizioni oggettivamente reticenti e non conformi alle dichiarazioni gi rese in corso di indagini, in un ambiente protetto e in assenza di contraddittorio. La forza intimidatrice utilizzata nel presente processo e dagli odierni imputati emersa dalle circostanze oggettive gi descritte, tutte tali da dimostrare la capacit attuale del gruppo di incutere timore, nelle vittime primarie come nei testi, tutte tali da generare la generale percezione della collettivit sull'efficienza del gruppo criminale nell'esercizio della coercizione fisica. I soggetti passivi del processo (primari, perch nei loro confronti si diretta l'azione delittuosa primaria, e secondari, perch nei loro confronti era diretta una pressione psicologica finalizzata al processo) sono risultati ampiamente esposti e, in alcuni casi, soccombenti a quella forza intimidatrice, i testi sono apparsi in stato di soggezione psicologica e di soccombenza di fronte alla forza della prevaricazione. Le udienze dibattimentali condotte alla costante presenza dei numerosi familiari e "amici" degli imputati non hanno lasciato alcun dubbio sulla pressione esercitata sulle vittime del presente processo che, come del resto i testi sentiti, hanno indubbiamente percepito la minaccia e l'intimidazione proveniente dal gruppo gravitante intorno ai fratelli Miriadi (cfr. in particolare le dichiarazioni rese in udienza dai testi Falbo e Rosato, che hanno negato di aver mai parlato di " incaprettamento" tra loro e con il Galbussera, che hanno addirittura sconfermato le proprie dichiarazioni gi rese avanti gli inquirenti e contestate in udienza). Per altro verso, si osserva che "// metodo mafioso'" utilizzato dagli odierni imputati e perseguito, come emerso per buona parte delle testimonianze di causa, avvalendosi della forza di intimidazione, non risultato estraneo neppure a quella condizione di omert che la giurisprudenza ha ricompreso tra le sue espressioni. La reticenza dei testi di causa, per tacere ovviamente delle libere scelte processuali degli imputati, si spinta spesso a negare anche le evidenze processuali gi acquisite.

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Si gi detto del significativo possesso e utilizzo di armi da parte del gruppo, dell'evidente consequenzialit derivante da quel possesso dell'inserimento dei consociati in ambito criminale di elevato livello, tale da facilitarne l'acquisizione, pu solo aggiungersi ora, se ancora necessario, dell'altrettanto nota capacit intimidatoria legata all'uso delle armi. Di pi pu solo osservarsi il possesso di quello strumento idoneo alla bonifica ambientale rispetto a strumenti di controllo (video, audio, di movimento) utilizzati dalla Forza Pubblica, apparecchio tecnicamente avanzato, certamente di non facile acquisizione e di non ordinario impiego. Si osserva, infine, che la circostanza aggravante ha natura oggettiva, riguardando una modalit dell'azione, e si trasmette a tutti i concorrenti nel reato poich pu qualificare anche la condotta di chi, senza essere organicamente inserito in un'associazione mafiosa, offra un contributo al perseguimento dei suoi fini, a condizione che tale comportamento risulti assistito, sulla base di idonei dati indiziari o sintomatici, da una cosciente ed univoca finalizzazione agevolatrice del sodalizio criminale. capo d) Le risultanze dibattimentali, ed in particolare la ricostruzione dei fatti sopra descritti, quali emergenti dalle citate testimonianze e dai verbali di perquisizione e sequestro in atti, consentono di ritenere provata la responsabilit penale dell'imputato Miriadi Giovanni in ordine al reato di cui agli artt.697 c.p., 2 e 7 1.895/67, 23, comma quarto 1.110/75, per aver illecitamente detenuto le armi, i caricatori e le cartucce di cui all'imputazione e per aver portato fuori dall'abitazione Tarma clandestina munita di caricatore e cartucce che teneva occultata sulla propria vettura. Non vi alcun dubbio che l'imputato detenesse nella sua abitazione armi e munizioni ritrovate in luogo a lui normalmente accessibile e da lui normalmente praticato (la camera da letto) e portasse all'esterno, come visto sull'auto, anni e munizionamento, per l'oggettivo ritrovamento e per l'ammissione dei fatti ad opera dello stesso imputato che, come il Girasole, li ha giustificati finalizzando il possesso delle armi alla difesa personale, asseritamente sollecitata dagli individui "sospetti" notati da Vincenzo Miriadi nei pressi della sua abitazione. Sul fatto si osserva che Non vi pu essere assorbimento dei reati di detenzione e porto di arma comune da sparo in quelli di detenzione e porto di arma clandestina, essendo diversi sia la condotta dell'agente che l'interesse protetto dalle rispettive norme incrimmatrici (Sez. 1, Sentenza n. 5567 del 28/09/2011). capo e) Appare del tutto evidente, nel caso di specie, che, oltre all'elemento oggettivo del reato di ricettazione, desumibile dal possesso della pistola semiautomatica con matricola abrasa, in quanto tale, da considerarsi clandestina, di cui al capo che precede, sussiste, in capo all'imputato, anche quello psicologico, se si considera che nessuna indicazione sulla provenienza dell'oggetto stata fornita dallo stesso nel l'immediatezza dei fatti o nell'ambito dell'intero procedimento e, peraltro, per le specifiche caratteristiche, non si poteva ignorare l'illecita provenienza dell'oggetto stesso. Nessuna dichiarazione che potesse in qualche modo permettere di concludere per un possesso lecito di un'arma clandestina, perch non vi chi non veda la necessaria consapevolezza delFillegalit di tale detenzione, costituendo la clandestinit una

"qualit" dell'arma, tale da attribuirle una particolare pericolosit per l'ordine pubblico, attesa l'impossibilit di risalire alla sua provenienza, alle sue modalit di acquisizione, ai suoi trasferimenti.

capo/)
Nessun dubbio, infine, in ordine alla penale responsabilit dell'imputato Girasole in ordine al reato di cui agli artt.697 c.p., 2 e 7 1.895/67, per aver illecitamente detenuto le armi, i caricatori e le cartucce di cui all'imputazione Valutatone della condotta di cascun imputato -Miriadi Vincenzo L'imputato, l'attuale capostipite della dinastia Miriadi, il pi anziano dei due fratelli, apparso indubbiamente il pi consapevole del suo ruolo gestazionale del gruppo perch a conoscenza delle dinamiche pregresse, familiari e giudiziarie. Le intercettazioni telefoniche acquisite in atti hanno confermato il suo ruolo e la sua piena operativit nel gruppo. lui che chiede e cerca di procurarsi un blindato, un Hammer, una pompa, lui che per primo intuisce l'esistenza di un'attivit di indagine nei confronti del gruppo e organizza le contromisure, rappresentate da una significativa richiesta di intervento delle Forze dell'Ordine e da un'attivit di bonifica delle vetture.

-Miriadi Giovanni L'imputato risultava praticamente sconosciuto a Giuseppe, che non lo riconosceva tsicamente nelle fotografie mostrategli dagli inquirenti, sebbene certamente sapesse dell'esistenza di un figlio minore di Natale Assunto. Nell'anno 2006, come dichiarato da Malaspina Carlo, l'imputato lo fermava e gli si presentava, tra l'altro, riferendogli di un problema giudiziario avuto, chiedendogli di poter collaborare con lui nella vendita degli immobili, siti in Bernareggio, di una societ riferibile ai fratelli Malaspina, la Immobiliare Maria Sri. Alla collaborazione di Giovanni si aggiungeva quella di Girasole, in quanto entrambi collaboratori di un'agenzia immobiliare sita in Vimecate, di cui il teste Campanella era legale rappresentante. Effettivamente i due procuravano la proposta di acquisto dell'immobile di propriet della Caddi Claudia, ma il preliminare, sottoscritto in data 26 giugno 2006, era successivamente revocato, a seguito della scoperta della presenza di presunte ipoteche sull'immobile o forse solo dell'esistenza di diritti di terzi. In quello stesso anno Giovanni dava un passaggio in auto a Carlo, sull'auto era presente anche il Girasole che prendeva le difese di Carlo, aggredito da Battaglia Demetrio (il Battaglia chiudeva violentemente la portiera dell'auto ferma di Giovanni Miriadi, su cui si trovava Carlo con il piede sporto all'esterno, cos da procurargli trauma confusivo gamba destra -cfr. certificato medico dottor Lucchetta in atti-), Girasole interveniva schiaffeggiando il Battaglia. I rapporti tra i tre (Carlo Malaspina, Giovanni Miriadi e Girasole) dovevano certamente ritenersi amichevoli fino all'inversione di tendenza, conseguente alle insorte pretese sul terreno di Vimercate e culminante con il tentativo di sequestro.

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-Girasole Mario L'imputato era praticamente uno sconosciuto per Giuseppe mentre era stato presentato a Cario da Giovanni Miriadi, era, infatti, oltre che il cugino per parte di madre dei due Miriadi, assiduo frequentatore dei due. Dopo la conoscenza con Carlo Malaspina, attraverso Giovanni Miriadi e con quest'ultimo, cominciava la frequentazione della sua futura vittima, sebbene le riferite cause professionali, pi precisamente gli esiti di quelle circostanze, non siano in alcun modo emerse nel presente dibattimento, se non in quei limiti ristrettissimi gi descritti. Girasole certamente l'uomo d fiducia dei cugini, s accompagna costantemente a loro, ne sostiene le pretese, anche organizzando riunioni operative presso la sua abitazione, fa certamente parte del gruppo operativo di diritto, per la familiarit che io lega ai suoi principali esponenti, per la costante presenza accanto a loro. Probabilmente, anche per la giovane et, ha funzioni meno pregnanti rispetto ai cugini, quanto meno a livello decisionale, ma un esecutore di grande affidabilit e impegno. -Crea Isdoro La posizione di Crea si inserisce all'interno di una serie di fatti estorsivi, quale concorrente materiale, con apporto causale consistito nel fungere materialmente da tramite, da elemento di collegamento tra quelle che erano le pretese illecite degli altri imputati, avanzate con metodi di violenza, perch si introduce tra le parti esplicitando alle persone offese le richieste degli estortori. La difesa Crea si variamente spesa per dimostrare una presunta pregressa familiarit tra F imputato e Malaspina Giuseppe. Di fatto emerso che tra i due esisteva un semplice rapporto di conoscenza formale, conseguente alia provenienza di entrambi dalla Calabria, alla frequentazione del Malaspina dell'attivit commerciale di parrucchiere del fratello del Crea, Cosimo, alla comune passata esperienza politica di militanti del partito socialista, all'essere stata la sorella del Crea dipendente di Malaspina, infine, all'essere il Crea '"autista" del fratello Carlo, fatti tutti risalenti a ben pi di vent'anni addietro, se si escludono il rapporto col fratello Cosimo e le occasioni di familiarit con Carlo. Diversamente, tra Malaspina Cario e Crea Isidoro (u* panzone secondo Antonio Malaspina} doveva probabilmente esservi un'amicizia, come riferisce lo stesso Carlo, una costante frequentazione (si vedevano 4/5 volte la settimana) anche perch il Crea fungeva da suo "autista", in quanto sprovvisto di patente di guida ed i due erano spesso in compagnia l'uno dell'altro. Prova ne che, quando Carlo si riprendeva dal tentativo di sequestro, chiamava o faceva chiamare dalia sede della Gimal, ove era arrivato accompagnato dall'amico che doveva incontrare il giorno del tentato sequestro, immediatamente Crea per farsi accompagnare in ospedale a Monza. Il rapporto tra i due si spezzava quando il Crea si faceva portavoce delle richieste dei fratelli Miriadi. Sul punto la difesa Crea ha prodotto i tabulati telefonici da cui risultava effettuata dallo stesso Carlo la telefonata, effettivamente avvenuta alle 00.26 del 29 ottobre, avente ad oggetto le richieste dei Miradi. Di fatto Crea portava equamente le sue ambasciate a tutti e tre i fratelli, si recava da Carlo, da Giuseppe e anche da Antonio, nella sua abitazione e nel suo negozio di frutta e verdura di Oreno, alla via Carlo Borromeo.n.4.

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Malaspina Antonio lo conosceva ma le loro frequentazioni erano limitate ad incontri occasionati dalla presenza di Carlo e dall'abitare i due fratelli Malaspina nella stessa unit immobiliare, suddivisa in due distinte abitazioni. Crea si recava anche da Antonio ad esperire diligentemente la sua funzione di ambasciatore dei Miriadi, secondo Antonio (cfr. dichiarazioni rese dallo stesso Antonio all'udienza del 3 giugno 2013) dopo il tentato sequestro gli riferiva addirittura di un tentativo di sequestro, in due/tre precedenti occasioni, non andate a buon fine proprio a causa della presenza del Crea in compagnia di Carlo. Il Crea, poi, doveva evidentemente prestarsi a sopperire alle necessit di -liquidit economica di Carlo e, probabilmente attraverso lui o sempre per favorire lui, anche di Giuseppe Malaspina, sottoscrivendo preliminari di acquisto di immobili con consegna immediata alle societ venditrici, riconducibili a Carlo (Immobiliare Maria) o a Giuseppe, di somme importanti in effetti cambiari che erano immediatamente monetizzati (lavorati) in banca e che, con un gioco di successivi spostamenti di incasso, servivano ad introiettare somme presuntivamente future. Emerge con elementare evidenza la prestazione di liquidit del Crea dalla contemporanea sottoscrizione di ben due preliminare di acquisto di due diversi immobili, l'uno (6/5/2010), sito in Besana Brianza, da Giuseppe (Immobiliare Milano srl), per la somma di euro 185.000,00 con consegna immediata di euro 120.000,00 di effetti cambiari (dodici effetti da euro 10.000,00 ciascuno con scadenza al 30/4/2011, poi prorogata al 30/7/2011 e, infine al 3011/2011), l'altro (3/1/2011), sito in Bernarggio, da Antonio (Immobiliare Maria srl), per la somma di euro 290.000,00 con consegna immediata di euro 50.000,00 di effetti cambiari (con scadenza gennaio-febbraio-marzo 2012). Non pu ragionevolmente sostenersi una diversa interpretazione, diversa dalla fornitura di liquidit, a fronte della sottoscrizione di due preliminari per l'acquisto di una casa d'abitazione, a sette mesi di distanza l'uno dall'altro, entrambi con il rilascio di una notevole quantit di denaro, in forma di effetti cambiari, entrambi non andati a buon fine per la mancata vendita dell'abitazione originaria (secondo i Malaspina), perch nessuna vendita e nessun acquisto erano nelle intenzioni delle parti (secondo il Crea e la sua difesa) ma solo la sottoscrizione di quegli effetti cambiari da scontare in banca per ottenere credito. La predetta circostanza, che la stessa difesa del Crea ha ampiamente accreditato, ha indotto a ritenere le persone offese ancora pi credibili nei confronti di tale imputato, perch non avrebbero avuto interesse a coinvolgerlo falsamente, stanti i non specchiati i rapporti economici tra loro che indubbiamente avrebbero preferito tacere. La specifica funzione di ambasciatore delle richieste estorsive risultata diligentemente eseguita dall'imputato che, proprio avvalendosi della sua vicinanza alla famiglia Malaspina, si faceva portatore di richieste appartenenti al gruppo e a lui estranee, senza chiamarsi fuori., pur potendo (e dovendo) farlo come invece fatto dal teste Giordano, anche lui vicino alla famiglia delle vittime nella sua qualit di dipendente di Giuseppe Malaspina. Le pene inflfte Venendo alla determinazione della pena da inflggersi a ciascuno, anzitutto non si ritiene di concedere agli imputati le attenuanti generiche, seppure incensurati (tutti ad eccezione di Miriadi Giovanni), in considerazione della motivazione, delle modalit esecutive e del contesto delle azioni.

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La gravita e ripetitivit dei fatti, l'arco temporale tra il primo e l'ultimo degli atti addebitati agli imputati, che ben avrebbe potuto portare ad un ripensamento, oltre il riconoscimento dell'utilizzo del metodo mafioso da parte del gruppo, escludono che si possano ritenere sussistenti giustificazioni tali da indurre ad una diminuzione della pena da infliggersi. Deve essere ritenuto il vincolo della continuazione tra i fatti sub a), b) e e), come tra quelli di cui ai capi d) ed e), per l'evidente unicit del disegno criminoso (rappresentato dalla pretesa estorsva nel primo caso e dalla volont di possedere armi nel secondo) e la continuit e contiguit temporale dei fatti. Considerati i criteri tatti di cai all'ari 133 c.p., e, in particolare, le modalit odiose dell'azione, la pena che si ritiene congrua per Miriadi Vincenzo di anni dodici di reclusione ed euro 13.500,00 di multa (pena base per il pi grave reato di cui al capo a) e per il pi grave episodio del tentativo di sequestro, anni sei di reclusione ed euro 8.000,00 di multa, aumentata per la contestata e ritenuta aggravante di cui alFart.7 di 152/91 d anni due d reclusione ed euro 3.000,00 di multa, nuovamente aumentata per l'ulteriore aggravante di cui ali'art.l 12 c.p. di mesi due di reclusione ed euro 500,00 di multa, aumentata, inoltre, complessivamente di anni tre mesi quattro di reclusione ed euro 2.000,00 di multa per la continuazione interna, variamente per ciascun episodio estorsivo, alla luce della gravita di ciascuno -anni uno di reclusione ed euro 500,00 di multa per l'attentato del 10 dicembre alla Progeam, mesi otto di reclusione ed euro 400,00 di multa per l'esibizione dell'arma presso l'abitazione di Malacrin, altrettanto per gli spar alla Gimal del 18 novembre e per l'ordigno alla Progeam del 10 dicembre mesi due di reclusione ed euro 100,00 di multa per ciascuna ambasciata portata dal Crea-). Miriadi Giovanni dovr essere condannato alla pena di anni tredici mesi sei di reclusione ed euro 15.000,00 di multa per i capi a), b) e e) (alla pena di cui al capo a) indicata per Miriadi Vincenzo dovranno aggiungersi ex art.81 c.p. la pena di anni uno di reclusione ed euro 500,00 di multa per il capo b) e di mesi tre di reclusione ed euro 200,00 d multa per il capo e) e cos complessivamente alla pena di anni tredici mesi tre di reclusione ed euro 14.200,00 di multa, aumentata come sopra per la recidiva contestata e ritenuta (cfr. certificato penale in atti) e alla pena di anni tre mesi tre di reclusione ed euro 00,00 di multa, per i capi d) ed e) (pena base per il pi grave reato di cui al capo d) anni due di reclusione ed euro 4.000,00 di multa, aumentata per la continuazione interna di mesi sei di reclusione ed euro 1.000,00 di multa, nuovamente aumentata per il capo e) ex art.81 c.p. di mesi sei di reclusione ed euro 1.000,00 di multa, aumentata, infine, come sopra per la recidiva). Girasole Mario dovr condannarsi alla pena di anni dodici mesi cinque di reclusione ed euro 13.200,00 di multa per i capi a), b) e e) (la stessa pena inflitta ai fratelli Miriadi con esclusione dell'episodio dell'arma da Malacrin) e alla pena di anni uno di reclusione ed euro 3.000,00 di multa, per il capo f) (pena base mesi dieci di reclusione ed euro 2.500,00 di multa, aumentata come sopra per la continuazione interna), Crea Isidoro, infine, alla pena di anni quattro mesi quattro di reclusione ed euro 5.000,00 d multa (pena base anni tre di reclusione ed euro 3.000,00 di multa, aumentata per l'aggravante di cui all'art.7 di 152/91 di anni uno di reclusione ed euro 1.000,00 di multa, nuovamente aumentata per la continuazione interna di mesi due di reclusione ed euro 500,00 di multa per ciascun altro episodio). L'entit della pena da infliggersi al Crea esclude la possibilit di recupero dell'ipotesi di patteggiamento gi proposta ex art. 444 c.p.p.. * Alla condanna segue per tutti il pagamento delle spese processuali.

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Alla condanna seguono inoltre la confisca e la distruzione delle armi e del munizionamento in giudiziale sequestro. L'entit della pena detentiva inflitta non consente la concessione di alcun beneficio. Gli imputati vanno, inoltre, condannati al risarcimento dei danni cagionati alle parti offese costituitesi parti civili, da cui deve escludersi, per quanto sopra detto in relazione all'esclusione dell'episodio del 5 gennaio 2012 dagli atti estorsivi, la societ proprietaria del maneggio, II Boschetto Sri. Rilevato che le prove acquisite non ne consentono, tuttavia, la integrale liquidazione dei danni, morali e materiali, le parti vengono a tal fine rimesse davanti al giudice civile, come richiesto dalle stesse patti. Pu diversamente pervenirsi alla condanna degli sputati al pagamento di una provvisionale nei limiti del danno morale per cui si ritiene gi raggiunta la prova, come in dispositivo. Osserva il tribunale che la differenza tra le due somme liquidate alle persone offese tiene conto, oltre che delle oggettive lesioni subite da Malaspina Carlo, della maggior incisivit delle azioni criminose poste in essere nei confronti di Malaspina Giuseppe. Alla condanna generica al marcimento dei danni segue quella del pagamento delle spese processuali in favore delle parti civili che, tenuto conto delle tariffe attualmente in vigore, vengono liquidate come in dispositivo, egualmente per ciascun difensore, bench una difesa sia stata rivolta a favore di pi parti costituite, attesa la sostanziale espressione di parit di impegno difensivo. Alle condanne, come sopra inflitte, seguono le conseguenti pene accessorie, dell'interdizione peipetua dai pubblici uffici e dell'interdizione legale per la durata della pena per gli imputati Miriadi Vincenzo, Miriadi Giovanni e Girasole Mario e dell'interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque per l'imputato Crea.

P.Q.M. Letti ed applicati gli artt. 521, 533 e 535 ss c.p.p. dichiara MIRIADI Vincenzo, MIRIADI Giovarmi, GIRASOLE Mario e CREA Isidoro responsabili dei reati loro rispettivamente ascritti, riqualificato il capo b) nel reato di cui agli artt.81 cpv.? 110., 112 comma 1 nJ2T 56 e 605 c.p. e esclusi dal capo a) l'episodio del 4/5.1.2012 in danno del maneggio II Boschetto per tutti gli imputati e l'episodio della riunione presso Malacrin per Girasole nonch circoscritta per il medesimo capo la penale responsabilit di Crea ai tre episodi contestati a titolo di concorso materiale e, ritenuto il vincolo della continuazione tra i fatti sub a), b) e e) nonch tra i fatti sub d) ed e) condanna MIRIADI Vincenzo alla pena di anni dodici di reclusione ed euro 13.500rQO di multa, MIRIADI Giovanni alla pena di anni tredici mesi sei di reclusione ed euro 15.000,00 di multa per i capi a), b) e e) e alla pena di anni tre mesi tre di reclusione ed euro 800,00 di multa, per i cap d) ed e), GIRASOLE Mario alla pena di anni dieci mesi sette di reclusione ed euro 10.300,00 di multa per i capi a), b) e e) e alla pena di anni uno di reclusione ed euro 3.000,00 di multa, per il capo f), CREA Isidoro alla pena di anni quattro mesi quattro di reclusione ed euro 5.000,00 di multa, tutti inoltre al pagamento delle spese processuali. * Visto l'art. 29 c.p.

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dichiara gli imputati MIRIADI Vincenzo, MIRIADI Giovanni e GIRASOLE Mario interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena nonch l'imputato CREA Isidoro interdetto dai pubblici uffici per la durata di anni cinque. Ordina la confisca e la distruzione di quanto in giudiziale sequestro. Visti gli arti. 538 e segg. c.p.p. condanna gli imputati al risarcimento dei danni nei confronti delle costituite parti civili, con esclusione della societ II Boschetto srl, da liquidarsi in separato giudizio, disponendo fin da ora il pagamento di una provvisionale di euro 25.000,00 a favore di Malaspina Giuseppe e di euro 20.000,00 a favore di Malaspina Carlo. Visto Fart.541 c.p.p. condanna gli imputati, in solido, alla rifusione delle spese di costituzione e giudizio sostenute dalle parti civili, con esclusione della societ II Boschetto srl, che si liquidano in complessive euro 8.000,00, oltre IVA, CPAper ciascuno dei due difensori. Visto Fart.530 c.p.p. assolve tutti gli imputati dall'episodio di cui al capo a) in danno del maneggio " II Boschetto" nonch Crea Isidoro e Girasole Mario dalle residue contestazioni loro ascritte per non avere commesso i fatti. Riserva la motivazione in giorni trenta. Monza, cos deciso il 25 novembre 2013

Depositato in cancelleria

oggi
Fabbrim

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