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DA NON SALTARE
C vita in Italia

Dud, da buon uomo di quella famiglia, visto che la mia cagnetta Puggy era in calore voleva accoppiarsi. Non so se c riuscito, lo vedremo tra qualche mese.
Nichaela Biancofiore 23 gennaio 2014

Siliani a pagina 2

OCCHIO X OCCHIO
Che cosa sono le nuvole

Cecchi a pagina 7

PICCOLE ARCHITETTURE

t i r o i r p Le e s e a p del

Un nuovo quartiere

Stammer a pagina 5

ISTANTANEE AD ARTE
Lapo Binazzi, lUfo

RIUNIONE DI FAMIGLIA
a pagina 4

Il David uno e trino

Sympaty for thepope

Monaldi a pagina 6

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s.siliani@tin.it

DA NON SALTARE

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

di Simone SIliani

vita, ancora, nella societ italiana. Non tutto omologato al pensiero unico (che piuttosto assenza di pensiero) o al twitterismo esasperato (ci che non si pu comunicare in 140 caratteri non degno di esistere). Al contrario, esistono esperienze vitali di innovazione culturale e sociale che si aprono varchi inauditi in questa fitta nebbia che avvolge il Paese e lo rende incapace di reagire alla crisi, che non solo economico-finanziaria ma prima di tutto di idee, di valori. Cercheremo di dare conto di alcune di queste tracce di vita pulsante. Iniziando con lapertura a Firenze il 7 febbraio di Impact Hub Firenze, un vero cuore pulsante in cui si incontrano e si sviluppano le buone idee di impresa. Marco Tognetti lideatore di Impact Hub Firenze. Un team under 30, ma il profilo che a noi interessa dimostrare che ci sono reazioni intelligenti alla crisi, intelligenti non solo dal punto di vista del successo economico certo augurabile ma soprattutto di modello sociale, economico e culturale diverso da quello che la crisi ha appunto ha scoperto come inefficace, fondato sulliperindividualismo e sul successo economico ai danni di altri. Unidea magari non tecnicamente cooperativo ma fondata su persone che insieme producono idee ed esperienze innovative. Partiamo dal pensiero e poi veniamo al suo modello di realizzazione. Lesperienza nasce dalla cooperativa LAMA fondata nel 2007, con la quale abbiamo lavorato come consulenti strategici, aiutando altri nella realizzazione dei loro progetti sia di enti pubblici che di privati, in Italia e allestero, profit e no profit. Questo ci ha dato lidea che un movimento di cambiamento deve essere trasversale, che rappresenti non solo una parte della societ e che si muova in una nuova direzione. Un direzione che ritroviamo nellesperienza di tanti soggetti di natura diversa e che poggia su quattro pilastri: la comunit, gli scambi, la fiducia, la partecipazione. Comunit intesa come un insieme di persone, che identificano dei tratti che ne costituiscono una identit comune. Non una comunit semplicemente geo-localizzata, caratterizzata dallinsistere su un certo luogo; bens basata su un contenuto comune (content community). Un insieme di soggetti che per quel tema, contenuto, al di l di dove siano posizionati nel mondo, hanno questo filo rosso che li collega. Questo vale nellambito business (comunit di imprenditori e di professionisti, intorno ad un certo tipo di prodotto o servizio, che magari si ritrovano in un brand) ma anche in quello no profit. Comunit che stanno insieme per la forza dei legami, che sono rafforzati da elementi di fiducia. Lesempio pi semplice quello dei social network: si parte da una rete basata su persone che si conoscono (amici veri) e che piano piano di allarga. Un po come Linkedin: circoli sempre pi ampi che mantengono fra loro connessioni forti. Il trasfe-

C vita in
Italia
rimento di fiducia allinterno della comunit rafforza il tuo progetto: se tu sei impresa, questo di genera reputazione, affezione al prodotto; se sei una istituzione pubblica, questo rafforza la tua capacit di intervento; se sei un partito politico, rafforza la fiducia. Questo elemento della fiducia ha un significato sia nel mantenere la qualit delle relazioni allinterno della comunit, sia dal punto di vista funzionale rispetto al destino delle singole componenti. Questa fiducia allinterno della comunit nel tempo presente necessita e si rafforza ancora di pi con elementi di partecipazione. Nel momento in cui si rendono trasparenti alcuni processi e si rafforzano i legami reputazionali e fiduciari fra i vari componenti della comunit (stakeholders), si costretti ad aprire momenti di cessione parziale di potere a questa comunit. Al momento in cui si aprono spazi e questi vengono occupati da altre parti della societ, questa stessa societ poi pretende. La cosa interessante, che economicamente si

chiamerebbe self enforcing mechanism, che un meccanismo che si autoalimenta. Se si apre in percorso che cede quote di decisione a questo gruppo di portatori di interesse, lo stesso gruppo poi pretende che la sua proposizione venga seguita. Di nuovo, accade nel business: se la Apple, portatore simbolico di un mondo pulito ed efficiente, produce in Cina e concorre a disastri ambientali, perde quote di mercato, ma prima ancora fiducia e credibilit. Stessa cosa nel no profit: se tu mi chiedi lsms di donazione per una causa nobile e scopro che ti sei fatto la piscina, io non ti dono pi niente. Comunit come elemento di base, fiducia come ingrediente di connessione fra le diverse componenti della comunit, partecipazione come elemento fondamentale che da un lato una posizione valoriale e dallaltro elemento che rafforza il sistema. Ultimo elemento, che conduce alla parte economica: scambi. Stiamo assistendo allevoluzione dal concetto di propriet a quello di uso. Lo abbiamo visto nel successo di Car-to-go, lesperienza di car sharing a Milano: in un mese 50mila iscritti. Oppure nei vari RB&B nellaffitto delle case, couch-surfing, le banche del tempo. Tante diverse forme, allinterno delle quali ci sono meccanismi di scambio, elemento collante di queste grandi comunit. Scambi che, per la parte business, conduce agli aspetti economici. Nel mondo no profit invece investe esperienze come quelle del crowd funding, finanziamento di massa di iniziative che avrebbero due meccanismi, quello reward based (tu doni e ti viene dato qualcosa in cambio di simbolico che fa comunit) e quello equity based (in cui lo scambio dato da una quota di propriet della societ, lequity appunto). Questi quattro ingredienti vanno a costruire una modalit che ha elementi cooperativi che per non prescinde da quelli competitivi (tanto nella parte scambi che in quella reputazionale), ma che per riconosce lutilit cooperativa. Con questo pensiero in testa abbiamo incontrato la rete Hub internazionale nel 2010 a Milano (portata da Alberto Magretti Zannini): l abbiamo visto la rappresentazione concreta di un modello di business concepito con il sistema facilitante, prima che con quello del co-working o dellincubatore o dellacceleratore. Esso raccoglie tutte e tre le dimensioni citate perch dentro lHub si pratica il co-working, avvengono programmi di accelerazione e si fa anche incubazione di start-up. Per queste tre cose avvengono allinterno di una cornice di pen-

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DA NON SALTARE
avere tutti la propria macchina? Il problema muoversi, poter utilizzare un mezzo per farlo. RB&B ad esempio consente di avere migliaia di case nel mondo, o di insegnanti di inglese, o altro, cio consente di utilizzarli. Un po alla Amartya Sen: capabilities e functioning. C lingrediente della sfida nel nostro progetto, ma nel senso della convinzione che ci siano dei meccanismi evolutivi da sfruttare. Esiste una utilit importante nella gerarchia funzionale, cio esistono funzioni che hanno gradi diversi di potere e responsabilit e di controllo reciproco; ci non significa che leffettiva capacit di incidere sul sistema sia dipendente unicamente da vertici molto acuti. C bisogno della funzione di presidente, di amministratore delegato e del CdA e del loro rapporto con lassemblea; ma ci non esclude che possano esistere meccanismi di feedbeck, di partecipazione e di collaborazione fra le diverse funzioni.La nostra visione, dunque, pu essere dirompente, ma uno sguardo laico, non ideologico. Che cosa ha raccolto finora questa rete? Cosa ci sar nellHub? Anche perch a noi interessa anche verificare che cosa c di vitale nella societ italiana che di solito non emerge. Vi sono gi diverse realt che aderiscono. Ma mi interessa anche parlare della comunit che le sta intorno. Anche per regole internazionali, al momento in cui Hub apre, deve aver fatto un percorso di community engagement, di coinvolgimento di portatori di interesse che, alla fine, arrivano ad aprire lHub. Allapertura dellHub di Firenze, per quanto riguarda le imprese, avremo cooperativa LAMA, la societ Namaqua che si occupa di sviluppo web, EDA servizi che una cooperativa bibliotecaria; poi ci sono le imprese incontrate al Social Innovation Camp (evento organizzato da noi, un contest per idee basate sul web con impatto socio-ambientale positivo), in particolare Mind the Fridge che connette la spesa con il tema della scadenza dei prodotti e con la tracciabilit di spesa e consumi, e SociaLap una associazione che si occupa di favorire lo scambio di beni o servizi allinterno di comunit come i condomini. Inoltre il percorso di fellowship lanciato insieme alla Fondazione Il cuore si scioglie di unicoop Firenze allinterno del quale saranno selezionate tre realt che entreranno nellHub, tre team che si prefiggono di costruire unimpresa sociale che sfrutti la diseconomia dello spreco della scadenza del

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siero, quella del sistema facilitante, per cui allinterno non c solo il beneficio di pagare una scrivania a tempo, bens una metodologia che si chiama art-hosting (larte di accogliere) che prevede la presenza di persone dedicate (lo staff) che non solo offre i programmi e risolve i diversi problemi tecnici, ma chefanno di mestiere i connettori di punti. Per cui nellHub non entra chiunque, bens le persone che hanno un certo livello di coerenza con il resto della comunit, portando e ricevendo benefici allinterno di essa.. Ci che tiene insieme questi Hub (nella rete mondiale vi sono ormai 7mila persone, 40 spazi aperti e altri 24 in apertura fra cui quello di Firenze) il tema dellinnovazione sociale. Cio qualcosa di inedito in quel luogo specifico e che ha nel suo pensiero un impatto socio-ambientale positivo sul mercato. Gli esempi pi banali sono quelli della green economy; oppure nel mondo dei servizi, del design e dellarchitettura sostenibile. Limportante che tutti nella comunit abbiano gli elementi di scambio, partecipazione e fiducia come collanti. Latto fisico di ingresso nella rete banale, basta affittare la scrivania o lo spazio in cui venire a lavorare tutti i giorni, ma qui dentro benefici dei servizi, ma anche del fatto che vi incontrerai la comunit locale, oppure il collegamento con gli altri sei Hub italiani (Milano, Trieste, Rovereto, Roma, Bari e Siracusa), oppure anche con la rete internazionale (per cui troverai i concorsi che avvengono a Londra, piuttosto che partner che stanno a Madrid e cos via). Se consideriamo i 4 pilastri di cui parlavi, ci accorgiamo che sono veramente 4 pilastri alternativi a quelli del modello imperante fino ad oggi: al posto di comunit avevamo lindividuo (Tatcher docet: non esiste la societ, esiste lindividuo), il sospetto al posto della fiducia (su cui si costruita la gigantesca illusione finanziaria globale), il verticismo al posto della comunit (era questo il paradigma su cui si sono strutturate le organizzazioni complesse, pubbliche e private, negli ultimi decenni) e, infine, la propriet al posto dello scambio duso. Siete consapevoli, dunque, che oltre alla buona pratica costituite una sfida culturale al sistema? Certo, anche se io la vedo piuttosto che come una rivoluzione, come una evoluzione. Non la rivincita della comunit sul sistema imperante. Il limite fisiologico di quel sistema venuto a galla e a questo punto necessario trovare delle soluzioni in avanti. Anche nelle economie sviluppate, se prima il pensiero progressista si poneva il problema della redistribuzione, ora il problema anche quello del mantenimento del benessere, in una situazione in cui non sono immaginabili picchi significativi di crescita che secondo taluni avrebbero consentito la redistribuzione. Il punto oggi come non depauperare un sistema di welfare o la capacit industriale costruite nel corso di decenni. In questo ambito, lottica trasformativa diventa interessante; cio il fatto che alcune modalit di fruizione di beni e servizi vengano trasformati. Il passaggio dalla propriet alluso va in questa direzione: perch

Intervista a Marco Tognetti uno dei fondatori di The Hub a Firenze Primo passo del racconto di Cultura Commestibile del mondo della cultura dimpresa

cibo allinterno della grande distribuzione per trasformarla in uniniziativa socialmente utile e sostenibile dal punto di vista imprenditoriale. Poi ci sono altre realt nellambito del design, come Think Benci che allinterno della Pensione Bencist ha portato a Firenze designer creativi di livello internazionale, giovani emigrati alla S.Martin University di Londra che poi tornati qui hanno portato le cose interessanti che l hanno maturato dal punto di vista dello scambio e della creativit. Ci sar il gruppo della Scena Muta, musicisti e artisti che organizzano da indipendenti momenti di cultura e creativit allinterno del panorama fiorentino. Vi saranno persone e gruppi dellambito della cooperazione internazionale allo sviluppo che individuano nel nostro spazio un punto di appoggio. Ci sono dottorandi allUniversit, oppure il Green Energy Camp che in Mugello fanno formazione in ambito naturalistico. Inoltre, gestendo come cooperativa LAMA il progetto TOM Tuscany On the Move della Regione Toscana che prevede di portare imprenditore preferenzialmente giovani a S.Paolo, a Boston, a Shangai, ad Amsterdam, ci saranno anche questi soggetti che parteciperanno a questi viaggi di formazione: allinterno di questi abbiamo trovato anche imprese produttive, non solo di servizi, per quanto innovative. Cosa vuol dire per voi il tema generazionale? In Hub abbiamo la convinzione che oggi serva la relazione intergenerazionale, tanto dal punto di vista filosofico (siamo qui, compresenti sulla terra, e dunque dobbiamo fare i conti gli uni con gli altri; aiuto reciproco; propensioni diverse al rischio che possono beneficiare di esperienze pi vaste di alcuni), quanto dal punto di vista utilitaristico (per i giovani non c il tempo per ricostruire da capo tutto quanto gi esiste e nel frattempo buttare tutto rischia di farci perdere cose che non avremo il tempo e il modo di ricostruire; per la parte matura per occorre riconoscere limpossibilit ad andare avanti cos). Inoltre i giovani sono numericamente meno e siamo arrivati alla coda del picco di crescita, in un mondo in cui la competizione si allargata terribilmente, dove le categorie dello sviluppo di sono radicalmente trasformate. Noi pensiamo che un ingrediente che manca alla nostra generazione anche quello di riconoscersi in una condizione comune e di lavorare per rafforzarci a vicenda, in una maniera non contrapposta alle altre generazioni. Esiste, certo, una sfida di chi ha vissuto questo tempo in questo modo, di quelli nati nei primi anni 80, che penso possano portare avendo visto sia la coda del vecchio mondo analogico sia linizio di quello digitale un contributo originale. Allinterno di Hub non ci interessa creare una comunit omogenea di soggetti under 30, ci interessa il mix, ma indubbiamente poter rafforzare chi ci coetaneo o anche pi giovane di noi, un obiettivo. Ma Hub non una rete di giovani per i giovani.

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RIUNIONE DI FAMIGLIA LE SORELLE MARX

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

I CUGINI ENGELS

Sympaty for the pope


Era gi successo. I giovani avevano tolto i manifesti dei nostri illustri parenti dalle loro camere per sostituirli con cantanti e gruppi rock. Solo il Che ha resistito sui muri dei nostri adolescenti ma ora rischia anche lui. S perch dopo la copertina di Rolling Stone dedicata a Papa Francesco, una nuova icona pop definitivamente sbocciata. Certo questo Papa ha tutto per piacere. Simpatico, diretto, irriverente, perfetto per questi tempi mediatici. A partire dalla sua prima parola da Pontefice, quel buonasera in un italiano stentato che ricordava i cantanti quando ai concerti salutano il loro pubblico nella nostra lingua. Certo non ai livelli del siete caldi del primo concerto italiano di Madonna, ma va detto che era la prima uscita di Francesco. Nel frattempo Papa Francesco cresciuto, ha acquisito familiarit e ci fa temere che i tempi di sesso, droga e rock n roll siano definitivamente finiti. Adesso non gli manca che partire in tour dove, per, immaginiamo il servizio dordine, a differenza degli stones in america nel 68, non lo faranno gli Hells Angels.

LA STILISTA DI LENIN

Il David, uno e trino


Dopo la genialata della copia del David simbolo dell'Expo2015, si vanno moltiplicando senza remore usi abnormi del campione michelangiolesco. E vai cos col kitch! David, l'ideale-perfetto-di-bellezza-nell'arte, simbolo di Firenze e del Rinascimento, diventato buono per il cinese Li Hongbo, specializzato in sculture con fogli di carta, per dar sfogo alla sua creativit e pensate un po' cosa di inventato? Ma s, un bel David flessuoso con 5.000 fogli di carta. E uno! Poi c' la geniale idea di Pep Maqrchegiani che, siccome constata che l'arte contemporanea a Firenze stagnante, ci offre la sua idea rivoluzionaria: ripartiamo dal David! E cos la Pep ha pensato bene di fare 50 miniature del David (con membro pendulo di dimensioni giganti, bonjour finesse!) e di piazzarle dal 7 gennaio in location strategiche della citt. E cos sboccia l'arte contemporanea anche a Firenze, urrah! E due! Ma noi esportiamo questi colpi di genio anche all'estero ed ecco spuntare una bella statua, alta 4 metri, evocativa della grandeur italienne, realizzata dall'architetto Antonio Pio Saracino, nel bel mezzo di Manhattan, che rappresenta chi? Ma David, of course, solo che lo chiama colpo d'ala il Guardiano. Posizionata nel novembre scorso nella Grande Mela, voleva marcare l'anno della cultura italiana negli Stati Uniti, donata dal nostro Ministro degli Esteri, sponsorizzato da Eni, inaugurata con fanfara diplomatica il 10 dicembre. E tre!

Lideologo Briatore
Il pi grande successo di Matteo Renzi? La vittoria alle primarie? Laccordo sulla legge elettorale? Niente di tutto questo ma laver costretto Berlusconi a rivedersi stilisticamente. Parola del nuovo intellettuale di riferimento Flavio Briatore sulle colonne di Repubblica, che allo stile dei due leader dedica forse la risposta pi pregnante dellintera intervista. Scopriamo cos che la giacca con il lupetto sotto, indossata ormai quotidianamente da Berlusconi, colpa di Matteo Renzi. Uno dei crimini maggiori del sindaco di Firenze, ci sia permesso; visto il non certo slanciato fisico del cavaliere, uomo ossessionato dal tempo che passa, incapace di rassegnarsi allinvecchiare. Ma lintervista sancisce anche la preferenza di Briatore per il giovane Renzi. Merito delle scelte politiche? No a lui piace comunque Renzi: odio la cravatta, il formale.

di Paolo della Bella e Aldo Frangioni

Finzionario

VINTAGE

Registrazione del Tribunale di Firenze n. 5894 del 2/10/2012 direttore simone siliani redazione sara chiarello aldo frangioni rosaclelia ganzerli michele morrocchi progetto grafico emiliano bacci editore Nem Nuovi Eventi Musicali Viale dei Mille 131, 50131 Firenze contatti

OTTOBRE 1971 Due mitra Col mitra nella mano e la mitra sulla testa il rumor che fa mariano fatale a chi contesta. Non si tratta di una favola Avola
Ogni anno si pubblicano in Italia 62mila libri, uno pi, uno meno, anche se il 55% degli italiani sopra i 6 anni non ne legge neppure uno. Non c quindi n da meravigliarsi n da preoccuparsi che sia stato possibile dare alle stampe un tomo strampalato come La danza da Matisse al Bunga Bunga, tanto, quasi sicuramente, nessuno lo legger. Lautrice si firma Agata Cristi, pseudonimo con cui mostra una rara mancanza di fantasia. Il testo prevede una miscellanea di brani, presi da Wikipedia direi, che hanno la comune finalit di dimostrare come la imbarazzante fama raggiunta in Italia dal Bunga Bunga sia paragonabile a quella raggiunta nel mondo intero dal famoso quadro di Matisse Danse. Ma che dico paragonabile ! grazie allex-Cavaliere emerso come esso sia assurto allinvidiabile rango di pi raffinato ballo dei nostri giorni superando mitico Tango, Rock and Roll e Tuca Tuca. Leggendo sembra di sentir parlare allunisono Mora, Briatore e Ghedini, in un indistinguibile guazzabuglio. Se ve ne regalano una copia, o lavete malauguratamente acquistata, vi suggeriamo, visto che per indiscutibile principio i libri non si bruciano, di collocarlo in bagno con il ruolo di scialuppa di salvataggio: ad estreme difficolt estreme soluzioni.

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RUGGERO uRLANDO e gesticolando non riesce a celare che in America si vive si muore sparando Per un pasto al sole il poeta impegnato negando in francese scandiva sempre pas come nel maggio francese. Ma il poeta impegnato un giorno disse s.p.a. e per uns impura cambi modi e natura

Con la cultura non si mangia


Giulio Tremonti

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PICCOLE ARCHITETTURE PER UNA GRANDE CITT

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

di John Stammer

ravamo alle solite. Il ministero finanziava interventi importanti senza il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. Una vecchia legge del secolo precedente finanziava case in affitto per le forze dellordine senza curarsi di conoscere se larea indicata per la loro realizzazione era inserita nei Piani Urbanistici. E ora, che le risorse erano sempre pi scarse, perdere il finanziamento sarebbe stato uno smacco. Ma realizzare lintervento nellarea agricola a sud ovest della citt, dove il ministero, e i privati che avevano ottenuto il finanziamento, pensavano di realizzare quellintervento, non era possibile. La citt non doveva continuare ad espandersi. Le nuove costruzioni si sarebbero fatte solo recuperando aree dismesse, o negli spazi ancora liberi allinterno della vecchia maglia urbana costruita negli anni 50 e 60. Un obbiettivo dichiarato di costruire una citt compatta, attraverso anche interventi di ricucitura urbana, per ottimizzare i servizi esistenti e evitare maggiori costi di gestione della citt. Insomma lobbiettivo era evitare lo sprawl urbano, quelleffetto di citt diffusa che obbliga a muoversi con il mezzo privato e non con il mezzo pubblico, e che costringe i servizi a rete (strade, fognature, acquedotti) ad inseguire ledificazione. Un obbiettivo che era il cuore del nuovo strumento urbanistico, gi in gestazione in quellanno 2001, e che imponeva di ricollocare quelle risorse allinterno di una delle aree dismesse della citt. Una scelta che sollev polemiche e critiche, anche allinterno della stessa maggioranza che governava la citt. E sempre difficile governare il cambiamento, soprattutto se a cambiare sono anche i contenuti del processo di trasformazione urbana di una citt. Si rompono consuetudini, abitudini, si cambiano interlocutori, si interrompono connessioni e rapporti economici e professionali. La difesa di tutto questo, di una rendita di posizione, di una consolidata prassi amministrativa, si intravedeva sullo sfondo delle critiche e delle proteste., Ma il sindaco, e lassessore con lui, non avevano dubbi e tirarono dritto. Unarea speciale quella scelta per la ricollocazione. Larea dello ex scalo merci di Porta al Prato che era anche lunica area pubblica disponibile, in quanto di propriet delle Ferrovie dello Stato, fra quelle censite allora come dismesse. Perch questa era la condizione essenziale. Il plusvalore determinato da quella scelta doveva essere incamerato dal pubblico. Unarea nella quale sono stati realizzati, su progetto urbanistico di Achille Michelizzi, una nuova strada, residenze per laffitto alle forze dellordine, residenze private, residenze pubbliche e un grande albergo, oltre a parcheggi interrati ,servizi urbani e una pista ciclabile. E dove Ferrovie ha riattivato il servizio passeggeri sulla vecchia ferrovia Leopolda con la

Un nuovo quartiere

nuova fermata di Porta al Prato. Insomma un nuovo pezzo di ctt a due passi dal centro storico. Unarea strategica per la citt, limitrofa alla nuova fermata della tranvia per Scandicci, nella direzione della nuova strada per lOvest, a margine del vecchio fosso Macinante, dove poco dopo fu deciso di realizzare anche il nuovo teatro della citt. Unarea limitrofa alla vecchia stazione Leopolda ora sede di manifestazioni di moda, culturali e politiche, ma un tempo il terminale della ferrovia per Livorno, una delle prime linee ferroviarie costruite nella penisola italiana in periodo preunitario. Unarea che sta ancora un poco in disparte, rispetto alla citt. Che fa vedere,a chi percorre la cerchia dei viali del Poggi, la facciata obliqua del nuovo grande albergo e la fermata della ferrovia. Ma che contiene interventi edilizi ordinati e di buona qualit formale, e che ha dato spazio, oltre alle nuove case in affitto anche ad una grande piazza ancora da completare, cos come da completare sono gli ultimi interventi edilizi. Ma unarea aperta alla citt e alle nuove architetture, che rimane in attesa del completamento della nuova strada per lOvest e del collegamento con il parco delle Cascine.

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ISTANTANEE AD ARTE

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

di Laura Monaldi
lauramonaldi.lm@gmail.com

Lapo Binazzi
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ntorno agli anni Sessanta e Settanta anche larchitettura insieme alla musica, alla letteratura e alle arti visive subisce lo scarto dalla norma tradizionale, operando un vero e proprio cambio di direzione: la normale visione delle strutture architettoniche viene radicalmente messa in crisi dalla presa di coscienza di un mondo in completa evoluzione e da un senso di oppressione storico-culturale che andava sviscerato e trasformato. La tendenza alla sperimentazione interdisciplinare e linguistica, propria di questi anni accomunata alle diverse linee neoavanguardiste, si unisce alla nascente concezione di uneffimera estetica urbana del contemporaneo. Ironia e denuncia divengono i diktat di una rinascita architettonica, dove il capitalismo, la societ borghese e la consueta pratica edilizia incontrano la parodia, la ribellione, la creativit e un diverso modo di concepire lo spazio pubblico e privato. proprio nel 1967 che Lapo Binazzi, insieme a Carlo Bachi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto e inizialmente Sandro Gioli, fonda a Firenze il gruppo UFO, concretizzando lidea di unArchitettura Radicale, ribelle alla regola e al razionalismo: una sperimentazione libera, immaginativa, antiaccademica e interdisciplinare, in quanto appropriazione territoriale e quotidiana simbolica e decisivamente comunicativa. La radicale presa di posizione sulla necessaria rinascita di comportamenti naturali si manifesta nella prassi artistica di Lapo Binazzi come un ritorno alle tecniche pi semplici e lineari, ma al tempo stesso creative e libere nella loro struttura e composizione, tese a operare una spettacolarizzazione dell'architettura, della progettazione e della

Ufo

realizzazione delloggetto quotidiano, nel tentativo di trasformare la creazione in evento e azione di 'guerriglia' urbana e ambientale, nella dimensione di un quotidiano caotico e culturalmente oppressivo. Unarchitettura e un design che procede nella direzione del nichilismo progettuale e della ricerca sul linguaggio contemporaneo come impegno ideologico e attenzione particolare al comportamento politico e sociale. Quello di Lapo Binazzi il traguardo di un processo di frattura con la tradizione e di progressivo annullamento di unalterit culturale ideale e astratta, in virt di una concretezza espressiva nella quotidianit fisica, perch anche larchitettura e il design possano essere considerati a pieno a titolo come operazioni artistiche, dal gusto e dalla sensibilit esistenziale ed espressiva. I progetti realizzati dallartista saranno visibili fino all8 febbraio in una interessante retrospettiva curata da Andrea Lemmi alla Biblioteca di Lastra a Signa (FI): un invito a riscoprire la florida attivit artistico-progettuale che ha animato la Firenze degli anni Sessanta e Settanta
Tre opere di Lapo Binazzi In alto a destra Letto-mobile, 1970 Tecnica mista su carta cm. 30x42 Progetto per listallazione Letto-mobile realizzata nel 1970. A sinistra Casa A.N.A.S., 1975 Stampa offset in proprio presso Galleria Zona, cm 21x30 Al centro Rocchetto e ombrellone, 1976 Oggetto multiuso Rocchetto Boffi per Pirelli per Lapo Binazzi + ombrellone da trippaio con 2 lampade applicate + metri 8,00 circa di forassite arancione del diametro di cm 5, cm 240x120x120 Tutte courtesy Collezione Carlo Palli, Prato

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OCCHIO X OCCHIO
Danilo Cecchi

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

Danilo Cecchi

Che cosa sono le


di Danilo Cecchi
danilo.c@leonet.it

nuvole
tende unaltra profonda verit, sottolineata nei primi anni Ottanta da Philppe Dubois. Semanticamente, le nuvole hanno la stessa natura indicale delle immagini fotografiche, non rappresentano mai se stesse, ma altro, sono tracce meteorologiche che stanno per il vento, la pioggia o la tempesta, ed annunciano il brutto o il bel tempo. Strutturalmente le nuvole non hanno una sostanza propria, sono composte da una miriade di gocce di vapore acqueo in sospensione, proprio come le immagini fotografiche sono composte da una miriade di punti (grani dargento o pixel), e proprio come le immagini fotografiche non sono altro che il riflesso delle variazioni luminose che le circondano. Sospese nel cielo le nuvole non hanno un verso, n un alto n un basso, non hanno una forma, e per questo le racchiudono tutte, non hanno sostanza ma solo apparenza, non hanno continuit ma una ininterrotta trasformazione. Sono immateriali, sono sempre poste allinfinito, e come diceva Stieglitz, sono l per tutti, a disposizione. Le nuvole sono viste ancora da troppi fotografi come un complemento del paesaggio, vengono rappresentate, sempre pi spesso, ma gli autori non riescono quasi mai a liberarsi della schiavit della prospettiva e della linea dellorizzonte, rimanendo ancorati al suolo, magari solo nella parte inferiore dellimmagine. Sono capite e raffigurate per quello che sono solo da pochi fotografi ed artisti che ne comprendono lintima ed ambigua natura. Forse gli unici avere pienamente compreso il messaggio di Baudelaire: Quaimes tu donc, extraordinaire tranger? Jaime les nuages, les nuages qui passent, l-bas, l-bas, les merveilleux nuages.

Nel panorama dei temi fotografici le nuvole hanno un significato del tutto particolare. In origine la forte attinicit della luce solare rendeva del tutto impossibile esporre correttamente sulla stessa lastra la scena inquadrata e la porzione di cielo corrispondente. Ovviamente allepoca si sceglieva di esporre per la scena, che si trattasse di un paesaggio, unarchitettura o una cerimonia, lasciando che il cielo apparisse nella stampa come una campitura, pi o meno ampia e del tutto privo di dettagli, di un colore assolutamente neutro, chiaro e lattiginoso. Per ottenere nei suoi paesaggi dei cieli nuvolosi Gustave Le Gray dovette inventare a met Ottocento un suo metodo, basato sulla esposizione successiva e differenziata di due lastre diverse, una per il cielo e laltra per il paesaggio, combinando poi le due immagini in una unica stampa. Ma lo scopo era ancora quello di ottenere dei paesaggi pi drammatici, non di fotografare le nuvole in quanto tali. Le nuvole come tema principale, anzi, esclusivo, delle immagini, viene scelto relativamente tardi, quando la fotografia ha gi compiuto gli ottantanni e lindustria produce gi da tempo le lastre pancromatiche, da una fotografo allepoca quasi sessantenne, Alfred Stieglitz, che dopo quarantanni di attivit fotografica, dedica alla fotografia delle nuvole altri nove anni della propria vita, dal 1923 al 1931. La scelta motivata dalla necessit di liberarsi da qualsiasi condizionamento imposto dalloggetto fotografato, e di trattare le immagini fotografiche in quanto tali, espressioni pure dei sentimenti dellautore. Al di l di queste giustificazioni, e della presunta equivalenza fra le nuvole e gli stati danimo dellautore, la scelta delle nuvole come tema sottinDanilo Cecchi

Alfred Stieglitz Equivalent (1930)

Alfred Stieglitz Equivalent

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PECUNIA&CULTURA

n 61 PAG. sabato 1 febbraio 2014

di Michele Morrocchi

h la crisi, cantava Rodolfo De Angelis in una canzone degli anni trenta, e anche se molto probabilmente il solo slancio volontaristico che la canzone prospettava per far passare la crisi, non sar sufficiente per far terminare questo lungo periodo nero, bisognerebbe pur provarci ad inventare qualcosa. Un qualcosa che, invece, questa edizione di Artefiera a Bologna non ha nemmeno tentato. Comprensibile certo che le gallerie abbiano puntato sui grandi classici; autori come Fontana, Mir, Botero, De Chirico. Nomi sempre spendibili, con un mercato a prescindere. Poco rischio massima resa, almeno speriamo per loro. Anche tra i giovani poche le novit, pochi gli artisti a rischio. Che sia il rischio di una provocazione, di una polemica, di un investimento nessuno se l sentita. Meglio la fotografia, con qualche guizzo in pi. Assenti tutte le tecniche meno commerciali, street art, fumetto, installazioni. Scelte capibili in periodi nei quali di soldi ne girano pochi e le quotazioni crollano; eppure le presenze numerosissime in fiera dimostrano che unattenzione e un pubblico potenziale di acquirenti esistono. Non perdere questo pubblico, anzi attrarlo e catturarlo, rischia di essere lunico modo, quando passer la notte, per farlo tornare a spendere in arte invece che in qualsiasi altra cosa.

Artefiera

ai tempi della crisi


dove il serpente piuma-to/canto pi e pi volte/il suo grido di rivolta. Rispetto alla poesia del mito dellultimo novecento, Allegri rivendica scelta di campo in cui i dati antropologico, umano, culturale, politico assumono un riferimento epico-lirico. Del rapporto che ha trovato fra poesia e viaggio planetario Alfredo ci dice: Il mio girovagare per il mondo stato la linfa essenziale che ha dato origine a buona parte della mia produzione. Viaggiare per me inteso come riscoperta della meraviglia attraverso contatti diretti con la gente, un vero viaggio intessuto e arricchito da relazioni umane dalle quali ho attinto leggende, abitudini, miseria e allegria. LAmerica Latina lho vissuta direttamente nel mezzo della rivoluzione dei poeti in Nicaragua. Nellesperienza cubana ho trovato lestrema sintesi tra nostalgia e poesia. Lultima importante esperienza sono stati i diversi viaggi in Cina alla riscoperta di una cultura millenaria che va rapidamente dissolvendosi.

PIANETA POESIA
di Franco Manescalchi
novecentopoesia@gmail.com

Il viaggio utopico di Alfredo Allegri


caro prezzo, come tutte le scelte che contano, per un uomo, e che la sua rosa dei venti (dallAfrica allAmerica latina, dal nostro Sud allEuropa fredda, alla Cina.) ripropone la solarit del quotidiano e linquieta dinamica dellulisside. Da un lato emerge la narrativit del mito di Pavese, dallaltro l agile scansione delle entropie delle geografie interiori Per questo motivo anche i nessi storico-ideologici vissuti tanto intensamente mi paiono da inquadrare non nella illusivit dei tempi brevi, ma nel disegno possibile dei tempi lunghi. Fra rivoluzione e verit, prima, sempre, la verit del proprio e comune traversamento in una lingua fatta di analogie che essa stessa un viaggio perch rivelatrice e rilevatrice di un tratto di esperienza vera e di verit esperienziale. La singolarit della sua poesia consiste in una sintesi in cui il senso nuovo acquista valori esponenziali ed anche il grido pi lacerante risplende nellunit stilematica dellinsieme: Quanti anni hai per la mia debolezza. / Ho fame ho sete ho sonno /I provengo da molto lontano / dalla terra del rosso e del nero / dallintricata selva di mangrovie /

Alfredo Allegri, vive a Firenze dove nato nel quartiere di San Frediano e svolge la sua attivit di animatore culturale. Il suo impegno volto a mettere in scena la poesia con testi dei suoi poeti congeniali rappresentati spesso sulle assi traballanti di teatri improvvisati e popolari. Da lungo tempo tiene aperto il suo laboratorio di scrittura poetica per i ragazzi delle scuole, basato essenzialmente sul gioco giocato, che di volta in volta fa emergere anche dalle piccole cose il coraggio della scrittura. E stato redattore negli anni ottanta/novanta della rivista Collettivo R diretta da Luca Rosi. Ha pubblicato: La trota di Luglio per le Edizioni Polistampa e Levento del fuoco Per la Casa Editrice Nerbini. Ci che emerge nellopera di Allegri la naturale appartenenza alla poesia di latitudine mediterranea in cui il viaggio muove continuamente lago della bussola fra senso e segno orientandosi nella direzione di Utopia. In lui etica ed estetica sono fuse al calor bianco di scelte di vita pagate a

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DE-SEGN

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di Emo Risaliti

l modo in cui venuta definendosi la mia professionalit stato poco ortodosso. Non ho avuto grandi maestri ma ho imparato da tanti, provando, osservando e riprovando. Diplomato con il corso di Magistero allIstituto dArte e poi in pittura allAccademia di Belle Arti a Firenze, ho aperto bottega nel 1981, mentre ancora studiavo. Vorrei con orgoglio ricordare tre fasi significative della mia carriera professionale: quella che mi ha visto responsabile della comunicazione per il Comune di Fiesole; il rapporto con la casa editrice Giunti, per la quale ho curato la comunicazione esterna; e lincarico di Visual Art Director per "Opera Festival". La svolta professionale nella direzione del packaging del vino avvenuta nel 1997 grazie alla collaborazione con Matura, un team di professionisti del settore vitivinicolo, del quale facevo parte per tutto ci che riguardava l'immagine dell'azienda e del prodotto. Per me era un settore nuovo che doveva essere affrontato con modestia ed onest intellettuale. Misi a punto un metodo che applico tuttora - che partiva con lascolto delle esigenze del produttore e la comprensione delle qualit intrinseche del vino e proseguiva con la ricerca e lindividuazione dei caratteri distintivi del prodotto (storia dellazienda, cultura e particolarit del territorio, parametrazione con prodotti concorrenti, ecc.); poi avviavo la progettazione, prendendo in considerazione i vincoli e le richieste del committente (costi, caratteristiche della bottiglia, coerenza con il marchio e con altre linee, evoluzione di una linea esistente o completa rivoluzione dell'immagine, creazione ex novo di unidentit visiva) e ricercando un family feeling che coordinasse l'immagine nel caso di lavoro su linee diverse di prodotti. In questi anni ho progettato circa quattrocento etichette per una trentina di clienti, sia italiani che esteri, e il rapporto di fiducia stabilito con alcuni produttori mi ha permesso di contribuire alla definizione dei vari aspetti della loro identit aziendale. Sono un artigiano che si applica con passione su ogni singolo dettaglio. Cerco sempre la collaborazione dello stampatore sia per concordare il modo di realizzazione pi lineare, sia per sperimentare nuovi effetti grafico-cartotecnici. Perch l'etichetta deve eccitare i sensi del consumatore, evocando visivamente, ma anche col tatto, sia la qualit gustativa del prodotto, sia la piacevolezza dell'evento - pranzo o cena che sia - di cui il vino sar co-protagonista. Il banco di prova lo scaffale del negozio: qui si misura se il packaging adottato ha un consistente riscontro sulle vendite ed una efficace fidelizzazione alla marca. La bottiglia sullo scaffale accanto ad altri prodotti e l'etichetta deve attrarre senza ingannare il consumatore con una promessa eccessiva rispetto alle qualit del prodotto, poich ci creerebbe una memorizzazione negativa del brand. Le

Ritratti di
leggi del marketing mi stanno strette perch spesso impediscono di creare un'immagine che esprima loriginale identit che un vino pu meritare e che il mercato pu premiare. Ogni vino diverso da un altro, anche se vinificato dallo stesso vignaiolo poich ogni vino ha il proprio "genius loci". Anche le mie etichette sono diverse una dallaltra: ciascuna ha una propria storia, e, di ogni vino, ciascuna un piccolo ritratto.

vino

MINUTAGLIE

Foto dallarchivio Roberto Minuti

La luce in fondo al tunnel

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LUCE CATTURATA

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Florence city center


di Sandro Bini
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Firenze 2008-2013 Itinerari turistico commerciali

Sandro Bini - Florence City Centre - Itinerari turistico commerciali (2011)

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KINO&VIDEO

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di Cristina Pucci

erzo film in cui Irene Amantini, ancora nella seconda decina degli anni, fa la costumista ed io, come gli altri due, vado a vederlo subito, sempre con gioia e ne scrivo. La mia classe il suo titolo, ne regista Daniele Gaglianone e lo interpreta Valerio Mastandrea. A Firenze debutta allAlfieri, cinema cui un tempo si aggiungeva dessai, la sala ha perso il complemento di specificazione, ma non il suo definire i programmi in questo ambito. A presentarlo arriva Valerio Mastrandrea che in scena al Teatro Puccini nella angosciante e catastrofica pice sullattesa Qui ed ora. La sala si riempie ben presto, molti giovani e diversi amici, parenti e fans per Irene. Il film bello, decisamente. Il regista, che ha fatto anche alcuni documentari, decide di farci vedere subito e non solo, se stesso e i tecnici che microfonano alcuni dei protagonisti del film, un film nel film o forse, meglio, un p un documentario sulla realizzazione di un film. Siamo in una classe di adulti, extracomunitari, veri, che vogliono imparare litaliano, serve loro per fare lesame per avere il fatidico permesso di soggiorno, unico attore, vero, Mastrandrea, molto maestro vero comunque e semplice e capace di mostrarci che pensa e sente. Nel presentarlo ci ha raccontato come questo film non avesse un vero copione e che quando entrava in classe per essere il professore che insegna italiano a persone eterogene e provenienti da varie parti del mondo, gli veniva data una suggestione iniziale, un tema intorno al quale parlare e scrivere, poi veniva ripreso ci che avveniva. Molto simpatici errori e discorsi e pensieri e battute che nascono durante le lezioni, commoventi i racconti che alcuni fanno dei loro viaggi, delle loro radici, ancora di pi colpiscono oggetti e foto che mostrano e che tengono sempre con s. Una donna nera, con una bella faccia in cui si vedono delle piccole cicatrici, parla di un viaggio in cui si moriva di fame e in cui si beveva la pipi, ripete molte volte questa parola che ha ben imparato, si emoziona ma dice dai miei occhi non esce mai acqua, non piango.. Vengono insegnate cose utili, ad esempio come parlare a telefono per rispondere a un annuncio in cui si cercano le pi varie professionalit, a leggere e a scrivere in italiano. Grande impegno di tutti, entrano fra gli apprendimenti sfruttamento, solitudine e non sentirsi a casa, non essere di casa qui da noi, quando sono in casa sono a casa, quando esco non mi sento pi a casa... Entra nel film un vero allontanamento, Issa che ha visto morire i suoi amici e parenti non ha pi il permesso, anche se tutti vogliono che resti, non possibile, non pu lavorare, se non lavora e non sa litaliano non avr il permesso. Era un rifugiato politico , ma il suo paese ha detto che non ci sono pi problemi. Due carabinieri lo arrestano mentre dorme su una panchina. Essere

La mia classe
clandestino come reato. Entra nel film un suicidio, falso per fortuna questo. Ha detto Mastandrea un lavoro faticoso questo film, una vita faticosa quella dei suoi protagonisti dalla pelle di colori vari e di diverse etnie. Levi ha scritto, per altri ancora pi infelici e sfortunati, versi universali comunque Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo un uomo

CATTIVISSIMO

IN GIRO

Detesto le feste
di Francesco Cusa
info@francescocusa.it

Campo visivo

Ho sempre detestato le feste. Non le sopporto. Eccomi qua ad una delle feste pi noiose del momento. Piena di imbecilli, donne sguaiate e tuttologi. Di gente che ha opinioni. Provo una sorta di ribrezzo costante per tutto ci che si esprime in chiave di politicamente corretto. Detesto il garbo di facciata e le maniere paludate quando non si sia appartenenti quantomeno alla schiatta dei Lancaster. Non poteva mancare - digrigno i denti - quello col vestito elegante e i dred. Afferro una qualche olivetta e mi disseto nel relativo cocktail. La mia non sete: una sorta difastidio palatale. Mi muovo silenzioso tra la calca, come il sommergibile Nautilus quando affiora tra i marosi. Attivo il radar. Decodifico con accentazioni. Stanza Alfa: Io in quanto donna mi sento dscriminata, milata. Cio. Basta mi dico e mi sono detta basta. Cos ho fatto. Lui il classico che si approfitta. Ok: ho queste forme. Voglio vestirmi come mi pre e pice. Ti devo dare ancora conto? Ciao bllo! Glielho detto. Ho fatto male?. No tesoro sei stata fantastica, Ti posso dare un bacio? Io non ce lavrei fatta. Mappi secondo teLui mica poi tutto sto granch no? A me piaceva dai tempi del ginnasio. Poi diventato stronzo. Stanza Gamma: Ladiscriminante sempre la legge elettorale. Stanza Beta: Ancora con Cartesio, Cartesioe daiil corpo universalit. E certo. Tutte le cure alternative. E poi venite a curarvi sempre dallo zio, quando cavete un raffreddore o il mal di testa. Io sempre ra-di-ce- di Ta-ras-sa-co. Col cazzo che mi prendo pi farmaci. E certo fin quando hai il raffreddorinovoglio vedere poi con cose pi

serienon mi cercare eh?. Stanza Omega: Il paese congestionato. La speculazione finanziaria. Non diciamo minchiate. LItalia come la Grecia e Cipro. Uguale. La salvano i poteri massonici. Mazzini era massone. Garibaldi?. Massone. Siamo ancora alla questione meridionale. Roba da terzoche terzo! quarto mondo!. Stanza Alfa: Mi stanno stretti i jeans?. Ma se hai delle forme fa-vo-lo-se. Stanza Gamma: Ladiscriminante sempre la legge elettorale. E la colpa di DAlema con la Bicamerale. Stanza Beta: Cera uno che voleva curarsi il cancro col risoDurato dieci giorni. Dipende da che riso. Era integrale?. Stanza Omega: Cuccia? Massone pure!. Paolo Villaggio? Comunque lunico che ha pagato realmente stato Craxi. Prendo una boccata daria nello splendido balcone barocco che d sulla vallata. Il cielo restituisce una notte stellata. Laria fredda ma salubre. C qualcosa di confortante in queste sideralit. Nel silenzio. Nel perenne moto degli astri. In questo sbrago di abisso che ci concesso contemplare.

Alla Srisa Gallery of Contemporary Art di Firenze fino al 28 febbraio Bianco-Valente presentano un progetto espressamente pensato per lo spazio fiorentino e curato da Pietro Gaglian, un lavoro scaturito dallosservazione delle relazioni tra le persone, e tra queste e i luoghi e i linguaggi.

Save the world


Sabato 1 ore 21.00 e domenica 2 febbraio ore 16.00 arriva al Florida lopera finalista al premio Ne(x)T Work 2013 Save the world. In prima nazionale coreografia e interpretazione di Leonardo Diana

Petrin allAlfieri
Carlo Petrini fondatore di Slow Food e presidente di Terra Madre presenta il suo libro Cibo e libert luned 3 alle 17.30 allo spazio Alfieri di Firenze Saranno presenti Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Tomaso Montanari Storico dellArte

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LO STATO DELLA POESIA


sofisticatezza che, nella speranza di essere originali, rende nullo il valore del verso, come leditore a pagamento che la poetessa, per evitare ogni equivoco, enumera tra i fraudolenti in chi si fida che Dante metterebbe nella Giudecca. Ci che delinea un poeta, secondo Rosaria, non tanto latteggiarsi, n

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di Matteo Rimi

ntraprendo con Rosaria Lo Russo un viaggio controcorrente nella Poesia, partendo proprio da dove i buoni critici formulerebbero le proprie conclusioni. Ma io non sono un critico e mi faccio trasportare dalle emozioni che un mezzo come quello poetico ogni volta mi trasmette. E lo stesso fa Rosaria. Per questo il nostro viaggio parte dal significato, da ci che rende una poesia utile a discapito degli scimmiottamenti dei tanti che cercano la perfezione stilistica, dal messaggio. Rosaria non ha dubbi quando sancisce nei poeti donna la vera istanza destabilizzante, dura, rivoluzionaria che la poesia pu portare. Reduci da unoppressione durata millenni e combattuta cantando la natura della propria femminilit, le poetesse affidano alla manifestazione stessa del loro essere una dichiarazione di guerra nei confronti del gi detto, del codificato, dellinutile. Una guerra che, indipendentemente da ci che decreter un certo accademismo tradizionalista (e maschilista), sono destinate a vincere. A vincere insieme a tutti coloro che, finalmente, si affrancheranno dalla smania di dover dimostrare la propria arte e tenderanno invece alla conoscenza, dimostrando una volta di pi che la poesia consapevolezza! Per Rosaria non ci sono dubbi: si ottiene la bellezza solo esprimendo la verit. Incede veloce, il nostro viaggio, evitando con cura le trappole che la sorte tende al malcapitato poeta: la troppa

In viaggio con Rosaria Lo Russo


dentista nel tempo andato, racconto soltanto di un mitologico personaggio romano, un frate la cui fama di risolutore di dolori e ascessi dentari era straordinaria e che prest la sua opera anche in Vaticano, dicesi che le predilette tenaglie fossero le sue enormi dita! Si chiamava Fra Orsenigo, era figlio di un macellaio e fu avviato alla piccola chirurgia all'ospedale San Giovanni di Dio di Firenze da tal Fr Nappi, a Roma stava ai Bonfratelli dell'Isola Tiberina, pare che abbia estirpato un dente addirittura a Papa Leone XIII e alla Regina Margherita. Non chiedeva soldi per s, ma donazioni per i poveri, con i, comunque cospicui, proventi della sua attivi costru un Sanatorio a Nettuno, quello in cui mor S. Maria Goretti. Fu trovato morto nella sua cella, aveva 67 anni e tutti i suoi denti in bocca e in tre cassette nel retro dell'ambulatorio tutti quelli che aveva estratto, si favoleggia fossero pi di due milioni....

lessere percorsi da unispirazione che non riesce ad esprimersi o riconoscersi come detentori di una grande sensibilit che poi diventa autocelebrazione quando incisa sulla carta, bens il creare anche una sola opera credibile, collettiva, che trafora i tempi arrivando fino a noi come pura manifestazione di qualcosa di talmente profondo da travalicare lindividuo e da insinuare le sue radici fino al lontano passato, quando loralit era segno di tradizione e umanit, quando la poesia rivestiva il ruolo di preghiera o di insegnamento, dove anche io trovo la conferma, tramite le parole della mia interlocutrice, che il versificare solo in parte letteratura e per il restante frutto di un non-io che opera in ogni individuo. Ci che ci attraversa agisce in tutte le cose, dalla pi piccola alla pi grande, e determina ogni accadimento; per questo pu avvenire che due personalit che altrimenti non si sarebbero mai riconosciute al fine si scoprono, arrivando ad incarnare un significato profondo nellanimo del poeta. Per concludere questo viaggio, Rosaria ci consiglia di diventare noi stessi i primi giudici delle nostre opere, di scegliere loralit, la lettura in pubblico, prima dellinchiostro. Di tendere alla qualit pi difficile che un poeta possa conquistare e che nessuno pu insegnare: la semplicit.

BIZZARRIA DEGLI OGGETTI

Dalla collezione di Rossano

Cavadenti
a cura di Cristina Pucci
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Cassetta militare per operazioni dentarie, in legno americano con maniglia nichelata e serratura a chiave con due linguette e nottolino . Questa accurata descrizione si trova all'interno insieme all'altrettanto accurato elenco di tutti gli strumenti che contiene. Perfettamente conservata, stata in produzione a partire dal 1923 fino alla fine della seconda guerra mondiale ed era in dotazione ai dentisti militari verosimilmente. Come si pu vedere dalle foto veramente ben fornita di strumenti di tortura medicale e odontoiatrica e di raffinatezza tale da far apparire ai poveri soldati desiderabile la prima linea e la trincea piuttosto che l'idea di dover aprire la bocca e mostrare carie e denti. Questo almeno il parere di Rossano. Non mi inoltro nella storia del cavadenti cos era chiamato il

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VIAGGI

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Certe volte, destate, nelle notti di luna, uno strano insetto notturno attraversa la finestra come un brutto presagio. Non ho il tempo di scuotermi e pensare ad altro che il sonno mi immerge in un incubo fatto di luoghi e persone sconosciute. La mattina, sparita la luna, mi rimane un grande ed incomprensibile dolore, senza nessuna memoria del sogno.

Disegni di Pam Testi di Aldo Frangioni

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SU DI TONO

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di Giacomo Aloigi

icola Vannini aveva concluso la sua esperienza nei Diaframma alla fine del 1983. Da storico fondatore della Rokkoteca Brighton, presso la casa del popolo di Settignano, Vannini, era diventato cantante della band di Federico Fiumani, con la quale aveva inciso il minilp Altrove. Per circa un anno Nicola continua a dispensare preziosi consigli ai clienti del negozio di dischi Contempo, in Via de Neri al numero 47, dove lavora, ma gi prepara il suo ritorno sulla scena musicale fiorentina. Ritorno che avviene nel 1985 sotto lo pseudonimo di Soul Hunter, con lEp Cains sign, pubblicato, ovviamente, per la Contempo Records. Tre brani che marcano il netto distacco dalle sonorit dei Diaframma e guardano piuttosto alla nuova psichedelica doltremanica sulla falsariga di artisti come Julian Cope e Robin Hitchcock. Riunita attorno a s una nuova band, gli ex Straal, Soul Hunter si esibisce per la prima volta in occasione dellIndipendent Music Meeteing al Teatro Aurora di Scandicci il 9 ottobre 1985. E linizio di una nuova avventura che lanno successivo porter alluscita di un singolo picture disc (che contiene la cover degli Yardbirds Mr Youre a better man than I) e del mini lp Maelstrom, in cui ancora

pi netta la sterzata psichedelica gi accennata in Cains sign. Nel 1987 i Soul Hunters, ormai diventati un gruppo a tutti gli effetti, partecipano con il brano I cant believe you live alla compilation Eighties Colours edita dalla Electric Eye. Poco dopo il chitarrista e compositore Stefano Magnaschi lascia la formazione

e viene rimpiazzato da Davide Ragonesi (poi nei Pankow). Nel 1988 Nick Saloman (polistrumentista inglese, nonch leader dei Bevis Frond) di passaggio a Firenze, registra alcune sessions con gli Hunters che vengono immortalate sullalbum Nick and Nick and the psychotic drivers. Smaltita cos la

Il cacciatore di anime

ICON

Vinili dautore
di Ilaria Sabbatini
ilaria.sabbatini@gmail.com

Domani alle ore 22 inaugura al Glue di Firenze la dodicesima tappa espositiva del progetto itinerante Sketchvinyls, a cura di Alessandra Ioal, che propone uno spaccato dellarte contemporanea, operando uno zoom su alcune delle discipline pi in fermento illustrazione, fumetto, pittura e urban art attraverso la realizzazione di opere a tema. Fino al 28 febbraio sar possibile vedere le opere di una "paint_list" di quaranta artisti di spicco del panorama contemporaneo italiano, con un background culturale e formativo distinto, chiamati a scegliere di reinterpretare la copertina di un LP o customizzare un vinile sulle note della loro play_list preferita. Il vinile, insieme alla propria copertina, stato da sempre oggetto di culto e gioia per gli occhi di collezionisti e appassionati di musica, soprattutto per lalto livello qualitativo, tecnico ed artistico. La tiratura limitata delle copie non fa altro che aumentarne il valore fino a farlo diventare un manufatto collezionabile. Che succede quando il vinile e la sua copertina vengono separati e riconsiderati come oggetti singoli? Sulla base di questa domanda il progetto propone due percorsi diversi: quello di reinterpretazione della copertina di un

Daria Palotti, a destra Made514

33 giri, in cui gli artisti si cimentano nella rielaborazione di unimmagine preesistente e quello di customizzazione di un disco. Nel primo caso gli artisti interagiscono direttamente su immagini grafiche o illustrazioni gi in s concluse e proprio per questo collezionate; nel secondo trasformano un prodotto impegnativo come il vinile operando un ready made delloggetto decontestualizzato dalla sua funzione primaria di supporto musicale. Sketch-vinyls una collettiva itinerante, documen-

tata da un piccolo catalogo auto-prodotto, catalizzatrice di un interscambio culturale ambizioso tra il pubblico, gli artisti e gli operatori culturali che gravitano intorno ai diversi spazi espositivi che laccoglieranno. Ecco alcune delle tappe espositive del tour 2013 del progetto: Lab21 di Viareggio; Cinema Caff Lanteri di Pisa; AFALab di Lecce; CRACK! di Roma; Marea Festival di Fucecchio; Oltremare di Grosseto; Circolo degli Artisti di Roma e Belleville Comics di Torino. Espongono: 108 / AkaB / Tiziano Angri / Aris / Francesco Barbieri /

Nicola Vannini

sbornia psichedelica, il gruppo entra nella sua ultima fase, decisamente zappiana. Fulminati sulla via di Damasco dal poliedrico ed eccentrico artista di Baltimora, gli Hunters pubblicano nel 1990 Just in the nick of time, lp appunto profondamente intriso di echi freaknroll tipici del compianto Zappa. Tra le otto composizioni spiccano O.S.V.A.L.D.O., Party Chemist e Vacuum cleaner, ma tutto il disco nel suo complesso evidenzia maturit e buona vena compositiva. Purtroppo per lalbum giunge forse fuori tempo massimo, quando linteresse delle giovani leve ormai proiettato verso altre sonorit. Sono infatti gli anni del grunge, del successo planetario di band come Nirvana, Smashing Pumpkins e Pearl Jam. Vannini e Co. vanno avanti ancora per un po (una delle loro ultime uscite dal vivo li vede come spalla dei Christian Death allanfiteatro delle Cascine a Firenze il 12 luglio 1991) per poi sciogliersi. Il bassista Gigi Masini dar vita ai Susy likes Nutella (tuttora attivi) mentre Nicola si limiter nel corso degli anni a qualche apparizione revivalistica sia con Fiumani sia con gli stessi Hunters. Nel 2012 si nuovamente esibito alla casa del popolo di Settignano, dove la Rokkoteca Brighton ha rivissuto per una notte i suoi vecchi fasti, interpretando un set di canzoni dei Diaframma del suo periodo.

Giorgio Bartocci / Checkos Art / Pollo Cioni / Corn79 / Crash / Dado / Duke1 / Pablo Echaurren / Etnik / Camilla Falsini / Cristina Gardumi / Francesco Levi / Frank Lucignolo / Macs / Made514 / Mad Kime / Maicol&Mirco / MP5 / MR Fijodor / Nigraz / Ozmo / Daria Palotti / Alice Pasquini / Massimo Pasca / Tuono Pettinato / Alberto Ponticelli / Antonio Pronostico / Vacon Sartirani / Amalia Satizabal / Senso / Sera KNM / SPAM / Umberto Staila / Fabio Tonetto / Vesod

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VUOTI&PIENI

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di Danilo Cecchi

barca ad Empoli, presso lo Spazio DArte Sincresis, una mostra, curata da Marco Mazzi e da Vincent van Gerven Oei, dal titolo Uninspired architecture public space and public memory in Albania, frutto di una serie di interventi di artisti albanesi ed europei nel corso del loro soggiorno a Tirana, ospiti del Dipartimento delle Aquile. Uninspired architecture pu essere letto come Architettura priva di ispirazione, ma anche come Architettura piatta, tenendo ben presente la differenza che esiste fra larchitettura e ledilizia, ma soprattutto fra il linguaggio dellarchitettura ed il mutismo della stessa, che diventa fortemente drammatico in determinate circostanze. Il crollo del regime di Enver Hoxha ed il vuoto apertosi dopo la sua caduta diventano il filo rosso che accomuna loperare degli artisti in relazione a quegli spazi pubblici che del regime e del successivo vuoto sono insieme lo specchio ed il simbolo. Utilizzando tecniche diverse, dalla pittura alla ri-pittura, dalla fotografia al video, gli artisti agiscono sugli elementi caratterizzanti gli spazi, dipingendo di rosso le statue accantonate in un magazzino allaria aperta di Lenin e di Stalin (Collettivo Ag), dipingendo a nuovo le piramidi installate sulle tubazioni in funzione di ostacolo insuperabile (Vincent van Gerven Oei), modificando la ciclopica scritta ENVER sul fianco di una montagna per trasformarla nella parola NEVER (Armando Lulaj), attingendo alla pubblicistica di regime in chiave demistificatoria (Iva Lulashi), oppure semplicemente indicando le trasformazioni avvenute, come la fusione delle statue in bronzo del dittatore per dare vita a nuove statue di significato completamente diverso (Pim van der Heiden). Lintervento di Marco Mazzi, invece, costituito dalla presentazione di un volume contenente oltre duecento fotografie in bianco e nero, le quali, analogamente a quanto espresso nel volume precedente Relational Syntax, perseguono lo scopo di dimostrare, indipendentemente dalloggetto fotografato, che la fotografia lesatto opposto dellimmediatezza pura. Ognuna delle immagini scattate in una Tirana minore, sub-urbana o post-urbana, in realt un discorso sulla essenza stessa della fotografia, sul rapporto fra losservatore e loggetto osservato, per quanto il primo possa essere disinteressato ed il secondo poco interessante, privo di attrattive, privo di fonti di ispirazione, addirittura privo di nome. E tuttavia ogni immagine deriva da un incontro, che Marco preferisce definire un nonincontro, ed frutto di una scelta, o forse di una non-scelta, perch Marco confessa di agire come in uno stato di afasia, anche se in realt non riesce a staccarsi da quello che vede. Quello

Collettivo Ag Red Lenin and Stalin

che Marco intende effigiare non mai loggetto, ma qualcosa che sta dietro loggetto, nella impossibilit di concettualizzare ed esprimere concettualmente i pensieri. Perch se la fotografia lantitesi della possibilit dellesperienza, e trasforma linfattibilit dellesperienza nellinattaccabilit di un documento, per tradurre questo concetto in immagini nessun luogo pi adatto di un non-luogo come una periferia urbana sospesa fra un passato che si preferisce dimenticare ed un presente che non si riesce ancora ad immaginare, ma che la fotocamera ci permette ancora di registrare e di documentare nella sua ineludibile immanenza.

Architetture dAlbania

SCAVEZZACOLLO
di Massimo Cavezzali

Hieronymus Bosh
cavezzalicartoons@hotmail.com

odore della cucina entr di forza nel suo studio che odorava di vernici, di colori, di tutti i peccati e di tutte le redenzioni. Gli odori lottarono per stabilire chi era il pi forte. Se lodore delle candele o quello delle streghe che entravano dalla finestra aperta. Oppure lodore dolce della pomata di laudano. O quello acido della pelle dei rospi. Lodore greve della lucerna. E quello acuto dei pesci squamosi. E poi cerano gli odori degli insetti e degli anfibi, dei coleotteri, delle libellule, delle salamandre. Lodore acre delle penne dei cigni. E lodore di muschio degli Ippogrifi. Lodore del fumo del sabba che arrivava da lontano e quello delle contadinelle che si affacciavano con i loro vestitini corti e gli occhi

fosforescenti. Il mantello blu sulla sedia sapeva di muffa e la sfrenatezza nellaria di residui organici. Poi cera lodore dei tronchi fradici del bosco e quello delle cornacchie, delle scimmie, della cenere e degli

unguenti. E lodore forte dei fauni, dei loro piedi forcuti e quello dei corpi nudi delle femmine, degli istinti, del piacere, del sudore. Ed era dolciastro lodore di tutte le delizie e di tutti gli accoppiamenti e quello del bollire degli alambicchi. Cera lodore stordente dellalchimia e della mutazione e quello nauseante dellallucinazione, della disperazione, delle molecole dissolte, delle viscere in cerca del loro corpo e lodore del fieno e lodore della luce del paradiso e quello del fetore dellinferno e .Hieronymus!! E pronto da mangiare!! Hieronymus Bosh apr un po la porta e guard la moglie. Aveva un buon odore di cucina. Ma stai ancora dipingendo? Cosa stai facendo? Sto dipingendo dei fiori, caradei semplici fioriadesso arrivo.

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LUCE CATTURATA
di Ilaria Sabbatini

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Sguardi sul Padule

ilaria.sabbatini@gmail.com

CARCIOFI ALLA GIUDIA


di Ugo Caffaz
ugocaffaz@virgilio.it

Cuscuss
mente i ricordi lontani, quando magari non ti ricordi cosa hai mangiato unora prima. E cos il timore di rivivere quei momenti di infantile dolore lentamente si attenuato ha ceduto il posto alla celebrazione del ricordo. Ed eccomi ai fornelli partendo proprio dal piatto pi difficile ma carico di valore emotivo: il Cuscuss che era appunto il suo vero nome a casa mia, oltre che di Tot che in un famoso film diceva appunto: il Cuscuss che non va n su n gi. Ma ora basta con le parole e veniamo ai fatti. Semola consigliata: quella grossa o cruda o precotta. Quantit: un etto a testa. Verdure: per 8 persone, 1 cavolo verza e 1 cavolo crauto Una base di minestrone per tre persone tagliato grosso 1 chilo di carote Carne:1 chilo di macinata 8 salcicce kasher cio di manzo 16 cotolette di agnello Cottura. E indispensabile una cuscussiera. Preparare un abbondante soffritto per il brodo di verdure. Dopo il soffritto mettere tutte le verdure tagliate a pezzi nella pentola con acqua abbondante, aggiungere dadi a piacere per salare, un po di pepe. Mescolare la semola in un recipiente con olio per rendere i grani indipendenti e successivamente travasarla nella parte superiore della pentola perch si cuocia al vapore. Tempo di cottura: 2,5 ore se precotto, 4 se crudo. Ogni ora va tolta la semola dal recipiente per manipolarla con lolio in modo che non si creino grumi. Si consiglia luso di guanti per non bruciarsi! Mentre avviene la cottura si approfitta per preparare il resto. Con la macinata confezionate piccole polpette della dimensione di una bilia. Convenzionalmente 5 a testa usando solo sale e pepe, buttatele nellolio bollente, dopo poco spruzzatele di vino, fate evaporare e poi aggiungete pomodoro abbondante, fate ritirare un po e spegnete, poi vi dir cosa farne. Cucinate le salcicce di manzo con un soffritto di solo aglio o al forno come preferite. Cucinate in umido bianco o al forno le cotolette di agnello. Tagliate a fettine le carote, fate rosolare laglio, buttatele nellolio,aggiungete pomodoro e tanto peperoncino, cuocete a fuoco lento aggiungendo via via acqua. Verso la fine della cottura della semola gettate dentro la broda (si chiama cos al femminile, non chiedetemi perch) e dopo mezz'ora spegnete. Una parte della broda va filtrata e resa liquida. A questo punto travasate la semola in un capiente recipiente, aggiungete un mestolo di minestrone di cavolo, non molto, girate per amalgamare il tutto e lasciate riposare coprendo con un panno per un quarto dora, venti minuti. Per servire in tavola prendete voi scodella per scodella, mettete cuscus a piacere, aggiungete una bella mestolata di verdure e polpette, una salciccia, due cotolette, un cucchiaio di carote piccanti . Accanto al piatto che, come vedete, unico fornite una tazza di brodo bollente filtrato che ciascuno pu aggiungere alla propria porzione per renderla pi liquida oppure, che meglio, ogni tanto berne un sorso stando attenti a non scottarsi la lingua. Beteavon, buon appetito P.S. Avanzer sicuramenteil giorno dopo pi buono!

Il Cuscus o meglio il Cuscuss era il piatto pi importante della cucina di mia madre. Veniva deciso per tempo ed era usanza invitare tanti familiari quanti la nostra modesta casa poteva ospitare. Quale fosse lorigine della ricetta per me facile: come tutti i cibi che venivano cucinati nelle nove famiglie nate attorno ai figli di Ettore Lopes Pegna avevano una unica matrice, quella della nonna Ida Genazzani da Livorno. Anche le nuore non ebree dovevano impararle e fra queste la zia Evelina si sarebbe rivelata la migliore. In realt non saprei descrivere la genesi nel tempo di questo piatto nordafricano, probabilmente giunto sulle nostre coste con le leggi Livornine dalla Spagna e dal Portogallo della fine del 500 con le quali la Toscana chiam ebrei ed arabi garantendo condizioni di libert uniche nel mondo di allora. Fu cos che, fra laltro, arriv luso del pomodoro senza il quale il Cacciucco e le Triglie sarebbero rimasti piatti in bianco. Inimmaginabile! Per molti anni non ho avuto il coraggio di misurarmi con nessun piatto della mamma. Lavevo persa ad appena dieci anni e il dolore mi aveva suggerito di dimenticarla e insieme a lei stendere un velo sulle delizie che preparava sotto il mio sguardo curioso. Come noto, per, invecchiando vengono in

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U O
p.marini@inwind.it

ODORE DI LIBRI
meglio in grado di risarcire, infliggendo dolore, la sofferenza delle vittime. Ma il legislatore deve piuttosto chiedersi (...) se il carcere contribuisce davvero ad evitare che ci siano altre vittime, che la violenza e linganno divengano sempre pi la normalit della vita sociale (Bonetti). Mi sento di tranquillizzare, chi dovesse temere dal testo la vieta minestra buonista, che nessuno degli Autori ritiene che una societ, anche la pi liberale, possa prescindere dal porre il reo di fronte alle conseguenze negative del gesto compiuto. La critica rivolta alleccessivo ricorso al carcere, che livella e confonde ci che non uguale, uniforme. Non mancano riferimenti alle origini e allevoluzione degli istituti della giustizia riparativa e della mediazione penale, alla evoluzione dellordinamento giuridico nella inevitabile cornice internazionale e comunitaria - oltre che ad alcune decisioni giurisprudenziali. Le soluzioni proposte, offerte allattenzione del lettore professionale come del cittadino, puntano ad un sistema personalistico della sanzione penale, alternativo al modello totalitario (che pone in primo piano le esigenze dello Stato e della collettivit) e con ci diversificato e selettivo, capace di graduare qualitativamente oltre che quantitativamente la pena e quindi di dare compimento al precetto costituzionale. Una domandaobiezione, fuori dal testo, potr sovvenire al lettore disincantato: avremo mai un legislatore e un potere esecutivo in grado di rispondere a sollecitazioni come queste?

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di Paolo Marini

IL CONVEGNO

i inaugura come di rito lanno giudiziario e come in un rito si deplora la situazione delle carceri. Nel gorgo insulso e inconcludente di questi decenni la politica non ha risolto naturalmente neanche questo problema. Ci che ha ispirato Sulla pena al di l del carcere (Liberilibri 2013, pp. 188, 16 euro) lapproccio vlto al superamento della pena carceraria non soltanto per una crisi di efficacia come scrive il prof. Giovanni Fiandaca nellintroduzione - ma anche di significato, di senso e di legittimazione. Il testo si articola in quattro contributi (Silvia Cecchi: Verso una penalit oltre la pena carceraria / Giovanna Di Rosa: Il sistema penale della vittima / Paolo Bonetti: Per un pluralismo delle pene / Mario Della Dora: Dalla parte di Isacco) e parte dalla espansione del diritto penale contemporaneo, che sta occupando settori di condotte umane, di fattori di rischio, di beni offesi o minacciati, prima dora inediti, cui corrisponde la necessit di una sanzione che sposti (...) laccento dal rimprovero morale mosso al reo (...) ad una pi plausibile responsabilit da violazione dei doveri di relazione (Cecchi). Da questo crocevia prende forma lidea che il reo dovr essere considerato in uno con la persona offesa e valutando le conseguenze prodotte. Se i limiti del processo penale si annidano nella concezione imputatocentrica dello stesso, allora bisogna cominciare a porsi delle domande: che cosa dovuto alla vittima, che cosa chiede la vittima al reo, alla comunit, allo

Tolleranza zero
di Isabella Mancini
soloconlamiatesta.wordpress.com

Per una pena ad personam


Stato? La parte offesa centrale nel ragionamento di tutti gli Autori perch il processo, in Italia, costruito sul reo, estrania la vittima (Di Rosa), non la considera - centrato com sul gioco competitivo tra accusa e difesa (Della Dora), dominato da una preoccupazione che sovrasta ogni altra: giungere alla sentenza. Dopo la sentenza, poi, anche peggio. Dal lato del reo, il carcere sembra a molti la pena pi giusta, quella che

GRANDI STORIE IN PICCOLI SPAZI


di Fabrizio Pettinelli
pettinellifabrizio@yahoo.it

Il 6 febbraio la Giornata Internazionale Tolleranza Zero Mutilazioni Genitali Femminili, istituita nel 2003 , per segnalare l'urgenza di combattere queste pratiche dannose per la salute di bambine e donne. Ad oggi sono 28 i paesi africani in cui le MGF vengono praticate. I progetti di cooperazione realizzati in questi anni hanno individuato per delle risposte: l dove si investito in formazione e si puntato sulla riconversione lavorativa delle ex mutilatrici si sono ottenuti buoni risultati di abbandono della pratica. Per capire a che punto siamo, sia all'estero, che in Toscana, sull'analisi e prevenzione del fenomeno, Nosotras organizza, nell'ambito del Festival della Cooperazione un convegno il 5 febbraio alle 16 in Sala Quadri di via dei Ginori 14 a Firenze: MGF, obiettivo tolleranza zero entro il 2015: azione locale e azione globale. In questa occasione verr lanciata anche la campagna ExEx, di adozione a distanza di ex mutilatrici. Maggiori informazioni dal sito web www.nosotras.it

Via della Rosa

Nel centenario della nascita di Vasco Pratolini, il Comune di Firenze, attraverso il circuito delle biblioteche cittadine, ha organizzato un ciclo di conferenze intitolato Strade di carta, che prendeva spunto dai luoghi fiorentini descritti da Pratolini. Nel rispetto della competenza e della preparazione degli oratori (sia pure con qualche perplessit: si parlato ad esempio di come lidentificazione di Viola, la protagonista del Mannello di Natascia con Annamaria Mantini, la militante dei NAP uccisa in circostanze mai chiarite nel 1975, confermasse che Pratolini, uscito dal PCI, si fosse avvicinato a posizioni estremiste), devo rilevare come, per quanto riguarda le Strade di Carta in quanto tali, siano state correttamente ambientate nel lavoro pratoliniano ma non ne siano state neppure citate alcune peculiari caratteristiche che, forse, convinsero Vasco a sceglierle fra centinaia di altre; cerchiamo qui, in tutta umilt, di colmare questa lacuna. Cominciamo da Il quartiere, ambientato in Santa Croce, e da Via della Rosa.

Le strade di Vasco
Se percorrete questa stradetta, troverete, sullangolo di Via Ghibellina, una lapide che proclama come la strada sia stata cos intitolata Per decreto dei Capitani di Parte il 7 settembre 1730. Pare che i Signori Capitani di parte accogliessero benevolmente, con questo decreto, una petizione dei residenti (promossa presumo dai condomini del n.c. 28), che non ne potevano pi di abitare in Via dei Becchi. Unaltra strada citata nel romanzo Borgo Allegri; pare che lorigine del toponimo, che non sembra giustificato dallaspetto della Via, sia imputabile a un fatto avvenuto nel 1267. Si dice che lungo l'attuale Borgo Allegri si trovasse la bottega di Cenni di Pepo. Quellanno, mentre lavorava a un grande dipinto della Madonna, commissionatogli dai frati domenicani, pass da Firenze Carlo d'Angi, che volle a tutti i costi vedere, sebbene incompiuto, il quadro, che dice-

vano essere stupendo. Alla "visita" reale parteciparono anche migliaia di fiorentini e la felicit provata nel vedere quel capolavoro fece s che la strada, da allora in poi, perpetuasse il ricordo di quel giorno di gioia. Fatto che, allepoca, quel pittore era semi-sconosciuto; solo dal 1272 si trova documentata la sua presenza a Roma, dove era pi conosciuto con uno pseudonimo: Cimabue. Arriviamo a Piazza Beccaria, della quale Pratolini descrive lanimazione nelle serate del 900. Anche in epoca lorenese la

zona era molto animata, sia pure per altri motivi; in prossimit di Porta alla Croce, infatti, venivano macellati i maiali. Scrive Giuseppe Conti in Firenze vecchia: "Molta gente del popolo andava con delle grandi pentole a comprare quel sangue caldo per fare i cosiddetti roventini, una delle ghiottonerie della bassa gente (...) alcuni li cuocevano col fornello e la padella vendendoli a un quattrino l'uno e spruzzandoci sopra - senza aumento di spesa - un pugnello di cacio di Roma". O trovateli ora i roventini!

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LULTIMA IMMAGINE

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L'incubo finito! Tribunale di San Jose, 1972


Sala Stampa del Tribunale di San Jose. Finalmente libera, Angela Davis e sua madre si abbracciano e il loro grande e liberatorio sorriso fa immediatamente il giro del mondo! Fine dellincubo e ritorno nel mondo dei vivi, come molti dei suoi sostenitori neri, e non solo, hanno gridato per settimane in preda a un sentimento di grande felicit e orgoglio nazionale. Questo evento stato una plateale dimostrazione della vitalit di un sistema giudiziario che, almeno in questo caso, ha saputo distinguere tra le prove dei fatti e quei pregiudizi diffusi che per molta parte del processo avevano fatto temere a molti una soluzione completamente diversa. E stato davvero uno di quei giorni in cui il sistema americano ha saputo dare il meglio di se stesso.

berlincioni@gmail.com

Dallarchivio di Maurizio Berlincioni

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