DOSSIER WOJTYLA. Il complotto
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Di nazionalità francese, Jean-Marie Benjamin risiede in Italia dal 1974. Compositore di musica classica e colonne sonore di film, regista di cinque film, ha pubblicato una decina di libri in Italia, Francia e Svizzera, è stato ordinato sacerdote a Rome nel 1991.
Assistente del cardinale Agostino Casaroli (dal 1991 al 1995) per alcune “missioni” all’estero a richiesta di papa Giovanni Paolo II, Benjamin ha avuto occasione di approfondire con il cardinale alcuni aspetti dell’attentato che ha colpito il Pontefice. Informazioni che Giulio Andreotti ha confermato a Jean-Marie Benjamin.
Nel 1976, Benjamin incontra a Roma padre Andrew Felix Morlion.
Il domenicano, agente della CIA, collaboratore di papa Giovanni XXIII, che ha fatto costruire la Pro Deo Università, attuale Luiss Università di Roma. All’indomani dell’attentato, padre Morlion rivela a Jean-Marie Benjamin informazioni sconvolgenti su vari aspetti dell’organizzazione dell’attentato.
Dopo un incontro con Antonio Marini, il Magistrato consegna a Benjamin una copia degli atti dei processi ad Alì Agca. Dopo vari incontri con politici italiani e della Chiesa, padre Benjamin decide di scrivere Dossier Wojtyla - Il complotto.
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DOSSIER WOJTYLA. Il complotto - Jean-Marie Benjamin
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Dello stesso autore
«Les mystères de Padre Pio», in collaborazione con Paul Lesourd, Editions France Empire, Paris 1969.
«Jean-Paul II - L’octobre Romain», Éditions France Empire, Paris 1981. Prix Montyon de l’Académie Française.
«Le document du moine d’Aïn Karem», Éditions Fayard, Paris 1991.
«Irak Apocalypse», Éditions Favre, Lausanne 1999.
«Iraq Apocalisse», Edizioni Andromeda, Bologna 1999
«Obiettivo Iraq», Editori Riuniti, Roma 2000.
«Ce que Bush ne dit pas», Editions CLD, Paris 2002
«Irak-L’effet boomerang», Editions Ballan, Paris 2015
«Iraq-L’effetto boomerang», Editori Riuniti, Roma 2016
Bisogna fare tutto il bene possibile, amare la libertà sopra ogni cosa e non tradire mai la verità.
Eraclito
Introduzione
DOSSIER WOJTYLA
si avvale di fatti inediti e informazioni esclusive che sono state riferite all’autore da politici italiani, dal cardinale Agostino Casaroli - del quale l’autore di questo libro fu assistente in diverse missioni in Italia ed all’estero (dal 1991 al 1995) - da magistrati, dal padre Felix Andrew Morlion o.p., da personalità del Vaticano, un lavoro che compendia 30 anni di ricerche.
Quanto è riportato in questo libro narra l’autentica realtà degli eventi che hanno preceduto l’attentato contro Papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981.
Personaggi
MEHMET ALÌ AĞCA
Nato a Yesiltepe il 9 gennaio 1958.
È stato militante nell’ organizzazione terroristica di estrema destra Lupi Grigi
, fortemente anticomunista.
Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro ha commesso l’attentato contro Papa Giovanni Paolo II.
ANDREW FELIX MORLION O.P.
Padre Andrews Felix Morlion (1904-1987), domenicano. Una figura importante nella vicenda dell’attentato. Padre Morlion era un agente della CIA e organizzò una rete di spionaggio internazionale. Fondatore della Pro Deo università, oggi Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS). Una figura chiave con importanti rivelazioni sull’organizzazione di una cospirazione internazionale.
OSKAR NEZEH (pseudonimo)
Agente della NSA (National Security Agenzia) degli Stati Uniti.
ORAL CELIK
Amico di Alì Ağca. Trafficante di armi e rivenditore di droga. È stato capo militare dei "Lupi Grigi».
ABDULLAH ÇATLI
Figura di spicco nel mondo della criminalità organizzata turca, fu principalmente un trafficante di droga e assassino su contratto per la contro-guerriglia. Ha guidato, inoltre, il ramo giovane del gruppo ultranazionalista Milliyetci Hareket Partisi.
BEKIR CELENK
Trafficante di droga e di armi.
ABUZER UGURLU
Capo della mafia turca. Trafficante di armi e droga.
YALCIN OZBAY
Trafficante di stupefacenti.
MEHMET SENER
Membro dei Lupi Grigi.
MUSAR CEDAR CELEBI
Presidente della Federazione incaricata di raggruppare le 65 associazioni turche operanti in Europa.
OMER MERSAN
Un impiegato di una società turca import-export con sede a Monaco. Ha lavorato a stretto contatto con Abuzer Ugurlu.
SERGUEI ANTONOV
Capo scalo della Balkan Air e responsabile dell’ufficio di Roma della stessa compagnia aerea
TONOR AYVAZOV
Commercialista dell’ambasciata di Bulgaria a Roma.
JELIO KOLEV VASSILEV
Segretario dell’Addetto militare dell’ambasciata di Bulgaria a Roma.
OTTO TINTNER E HORST GRILLMAYER
Armaioli a Vienna.
IVAN
Giovane agente della CIA.
Altri personaggi:
KENAN - SEDAT SIRRI KADEM - AHMUT INAN - OMER BAGÇI - HENRY ARSAN - OMER AY - CIHAT TURKOGLU
Turchia. Istanbul, 25 novembre 1979
È l›alba su Istanbul. I pallidi raggi di sole accarezzano i minareti della moschea blu. Risona sulla città che dorme ancora l’eco del canto del muezzin per l’appello dell’adhan alla preghiera del mattino.
Poco traffico a quest’ora. Aprono alcuni negozi di alimentari, il canto del muezzin si è fermato. Una macchina corre veloce sulla via Maltepe Ceza Infaz Kurumu, gira a destra e arriva all’ingresso della prigione di Kartal Maltepe. Frena. Un uomo esce dall’auto. È un militare. Guarda a destra e a sinistra poi fa segno agli altri di uscire della macchina. Escono altri quattro militari. Si dirigono verso l’ingresso della prigione. Uno di loro marcia leggermente davanti, è il capo. Si fermano davanti ad una guardia della prigione.
Il capo del gruppo dei militari fissa la guardia negli occhi, tranquilla, mostra un documento.
— È un ordine di missione, firmato dal generale Nurettin¹.
Senza rispondere, la guardia prende il documento sul quale getta uno sguardo rapido, poi si dirige verso il comando del posto di guardia. Si ferma davanti al suo capo, mostra il documento. Impassibile, il capo getta uno sguardo sui militari rimasti fermi ad alcuni metri, prende il documento e lo legge. Resta perplesso, dà un nuovo sguardo verso i militari, porta di nuovo un’occhiata sul documento e con un gesto verso la cabina di comando ordina di aprire il cancello. Con il documento nella mano sinistra alza il braccio e si dirige verso l’ufficiale dei militari, salutandolo.
— Tenente, non posso restituirvi il documento. Devo tenerlo.
-Nessun problema - risponde l’ufficiale con un leggero sorriso.
I soldati ripartono, passano altri due controlli e si fermano in fondo ad un lungo corridoio. Una guardia siede in una piccola stanza dietro una grande finestra. Sta mangiando un panino. Si ferma, appoggia su un piatto il panino, osserva i militari, poi si alza ed esce della stanza.
Fissando il guardiano negli occhi il tenente ordina con tono deciso.
— La chiave... per Alì Ağca.
Perplesso, la guardia risponde
— La chiave della cella di Alì Ağca?
— Sì, veloce - risponde il tenente, con un’occhiata esasperata verso i soldati.
La guardia lancia uno sguardo verso i militari, si gira, rientra tranquillamente nella stanza, prende una chiave ed esce. Seguita dai militari, la guardia avanza lungo il corridoio e arriva a una cella. Sempre con calma, apre la cella.
— Grazie. Puoi andartene. Ti ridarò la chiave all’uscita, gli ordina il tenente, prendendo la chiave.
Fissando il militare, la guardia passa due dita sopra i suoi grossi baffi e si ritira in silenzio.
In fondo alla cella Mehmet Ali Ağca è seduto per terra, le gambe ripiegate, la testa appoggiata sulle ginocchia.
[Mehmet Alì Ağca ha appena compiuto 23 anni, nato il 19 gennaio 1958 a Yesiltepe in Turchia, nella provincia di Malatya ai confini del Kurdistan, una provincia devastata dal massacro degli armeni e più tardi dalla ribellione curda. Alì aveva soltanto 10 anni quando suo padre alcolizzato morì, lasciando la madre, Müzeyen, a provvedere da sola ai suoi tre figli. In giovanissima età, Ağca è arruolato nei movimenti idealisti fascisti di Alparslan Turkès e indottrinato all’idealismo nazionalista, dove ebrei, curdi, armeni e cristiani sono i nemici della nazione. Lì si fa nuovi amici: Oral Celik e Mehmet Sener. Dopo un breve soggiorno all’istituto di formazione per insegnanti di Yesiltepe, nel 1976 il giovane Mehmet Alì Ağca si reca nella capitale, e raggiunge presto a Istanbul i suoi amici di Malatya. Nel bisogno, trova un lavoro presso il caffè Marmara nel quartiere di Bayazid, frequentato dai membri dell’organizzazione Lupi Grigi
, café dove Oral Celik è cameriere. I due ragazzi diventano presto attivisti dei Lupi Grigi, addestrati e armati. Nel 1977, godendo della protezione di Ilhami Yelekci, un giudice militare, Celik uccide Nevzat Yldirim, un insegnante di filosofia del liceo di Gazi. Per mantenersi, Ağca e Celik offrono i loro servizi al padrino della mafia turca, Abuzer Ugurlu. I due giovani vengono incaricati di esecuzioni sommarie e della protezione di trafficanti di droga, armi e sigarette.]
[Il 1° febbraio 1979 Abdi Ipekci, caporedattore del quotidiano liberale Milliyet, è al volante della sua auto in Emlak Tesvikiye Boulevard. La macchina si ferma. Mehmet Alì Ağca si avvicina e spara diversi colpi. L’uomo è colpito a morte. Poco prima, Ipekci aveva incontrato Paul Henze, un uomo della CIA che si fingeva giornalista, per consegnargli un articolo che denunciava la complicità dello Stato con il crimine organizzato. La mafia turca aveva affidato a Mehmet Alì Ağca la sua prima missione
per impedire la pubblicazione dell’articolo nel giornale Milliyet. All’età di 21 anni, Ağca diventa un riferimento per la mafia turca e il 5 febbraio 1979 riceve una ricompensa di 200.000 lire turche. Nel giugno dello stesso anno Ağca raggiunge i Lupi Grigi di Istanbul. Si incontrano al caffè Marmara, già loro favorito luogo d’incontro, da ormai tre