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po la caccia, il duca disse al re: - La Spagna da tre anni a questa parte sembrai tornata in buona salute.

Permette temi, Sire, di congratularmene con voi. E il re Alfonso sorridendo: - Si vede, caro duca, che voi non ricordate pi il vecchio proverbio dei mulattier i catalani: Se sei malato, curati; se stai bene, curati di pi, perch vuol dire che ignori la tua malattia. (Histoires diplomatiques). ALGAROTTI Francesco n. 1712 - m. 1764; letterato italiano e divulgatore di scienze. 269. Quando fu sul letto di morte, i familiari, per tenergli a freno i capelli, che naturalmente erano un po' disordinati, gli misero in capo una cuffia, che er a ornata di alcuni nastri. L'Algarotti sorrise mestamente e con fine spirito dis se: - Caspita! Che bel morto mi volete. fare! (FILIPPO MONNIER, Venise au XVIII sicle ). AL n. 602 - m. 661 quarto califfo, cugino di Maometto. 270. In una spedizione Al aveva ucciso il gigante Marah; e poich vendicare i propr i parenti era un obbligo sacro presso gli Arabi, Zeinao, sorella del gigante, ce rc di avvelenare Ali, a mezzo di un'agnella. Ali riusc a tare il tentativo, e inte rrog la colpevole sul perch del misfatto. - Se tu eri veramente profeta - essa rispose - ti saresti salvato; se non lo eri , avrei liberato il mondo da un impostore. (CANT, Storia Universale). ALIBERT Gian Luigi n. 1766 - m. 1837, famoso dermatologo, medico del re Luigi XVIII e di Carlo X. 271. Il celebre dottore aveva una vera passione per i casi patologici. Un giorno gli si present un poveraccio affetto da una spaventosa elefantiasi. - Che bellezza! - esclam Alibert estasiato. - un caso stupendo! - Ma, signor dottore, potr guarire? - Ti far dipingere! Meriti proprio un ritratto. - Ma, dottore, posso sperare di guarire? - Certo, certo, ma prima ti far fare il ritratto. - E potrei avere un letto nell'ospedale che voi dirigete? - Un letto? Ma per un caso come il tuo, se anche ci volessero dieci letti, te li troverei. Ti giuro che ti far fare il ritratto. (LENOTRE, Paris). ALIGRE (Stefano Francesco, marchese d') signore francese, vissuto intorno al 1850; famoso per la sua avarizia. 272. Il marchese d'Aligre era pi noto per la sua avarizia che per la sua ricchezz a. Quando usciva di casa, chiudeva una mosca nella zuccheriera, e al suo ritorno controllava togliendo il coperchio, che la sentinella alata si trovasse ancora al suo posto. (T.S.V.P.). 273. Il marchese d'Aligre, uno degli uomini pi ricchi e pi avari del secondo Imper o, diceva a due suoi nipoti, uno di tredici, l'altro di quattordici anni: - Ragazzi miei, se voi lavorerete attentamente tutta la settimana, domenica andr emo a vedere come si mangiano i gelati da Tortovi. (T.S.V.P.). 274. Il marchese d'Aligre, dopo un faticosissimo giorno di viaggio, scese a un p iccolo albergo che trov lungo la strada. - Avrei fame - disse - e vorrei pranzare. Quanto costa il pranzo? - Tre franchi, signore. Cospetto! Tre franchi? E quanto fate pagare la colazione? - La colazione, signore, costa un franco e mezzo. - Allora portatemi una colazione. Erano le sette di sera. (VILLEMESSANT, Figaro). ALLAIS Alfonso n. 1855 - m. 1905; brioso e fecondo scrittore francese. 275. Il celebre mistificatore entrando una volta in una sala di caff urt nel tavol ino di un signore e ne fece cadere un bicchiere. Il signore furioso gli tese la sua carta da visita volendo sodisfazione di quell'atto, e pretese che anche Alla is gli desse la sua. - Un momento - rispose Allais - vado a prenderla nelle mie tasche del pastrano c

he ho lasciato in anticamera. E andato difilato in anticamera, prese a schiaffi la prima persona che, incontr e prima che quello parlasse gli tese la carta di visita che aveva ricevuto dall'a ltro; poi pretese la carta da visita di questo secondo signore e, avutala, la po rt al primo che aspettava nell'altra sala. (Manuel gnral, 13 maggio 1933). O 276. Ad Alfonso Allais si narrava di un tale che si beveva sei caff per poter d ire: - Io sono un tipo sul genere di Balzar. - Io - interruppe Allais sono, invece, un tipo sul genere di Napoleone. - Come mai? - Mia moglie si chiama Giuseppina. (Candide, dicembre 1930). 277. Una volta Alfonso Allais invit a pranzo Giulio Renard in una trattoria. Il c ameriere venne ad offrirgli delle patatine novelle, ma Alfonso Allais gravemente gli rispose: - Caro mio, noi sappiamo bene che non c' niente di nuovo sotto il sole. (JULES RENARD, Journal). 278. Ecco la soluzione che trov un giorno Alfonso Allais alla questione shakesper iana: - Shakespeare - diss'egli - non mai esistito. Le sue opere sono state scritte da un altro uomo che si chiamava pure Shakespeare. E cos finalmente la famosa controversia ha avuto una decisiva soluzione! (Candide , marzo 1924). 279. Allais, quando comprava un francobollo, diceva al tabacchino: - E mi raccomando che il colore sia buono, perch deve fare un lungo viaggio. Una sera Guitry diceva in presenza di Allais che aveva molto da fare perch doveva accomodare alcune scene a una commedia di Capus. - Benissimo! - esclam Allais - io non conosco la commedia, ma so che ne ha molto bisogno (RENARD, Journal). 280. Allais andava a far un viaggio con il suo amico Gandillot. Gandillot portav a con s una valigia; ma Allais non portava che una camicia. - Vuoi mettere la tua camicia nella mia valigia? - gli disse l'amico. - Che discorsi sono questi! - esclama Allais, fingendo d'irritarsi - ti ho forse proposto io di mettere la tua valigia nella mia camicia? (RENARD, Journal). 281. Alfonso Allais diceva che era oltremodo odioso il modo con cui i camerieri svegliano i viaggiatori negli alberghi. Quel colpo battuto improvvisamente e vio lentemente alla porta come un bombardamento barbaro su una citt assopita. Egli av eva inventato un metodo ingegnoso e pi comoda per farsi svegliare. Poniamo che vo lesse esser svegliato alle cinque e che la sua camera fosse il numero 15. Egli l asciava detto che alle cinque si svegliassero i viaggiatori che stavano al numer o 14 e al numero 16. Cos udiva grida soffocate, rumori ed esclamazioni di persone maravigliate che lo svegliavano, progressivamente e dolcemente. 282. Un avviso informava il pubblico di una tenuta vastissima che era in vendita in Normandia. Accompagnato da due amici, Alfonso Allais si rec. dal notaio incar icato della vendita e domand molte informazioni sulla tenuta. Dopo mezz'ora di co lloquio, Allais volle sapere se sulla tenuta ci fossero ipoteche, e finalmente, dopo aver domandato se l'immobile si vendeva tutto intero o anche a lotti, e ave ndo avuto assicurazione che si poteva acquistarne anche soltanto una parte, Alla is serio serio concluse: - Molto bene allora, petch io vorrei comprarne una piccola parte. - E quanto, se lecito? - Oh, un soldo, appena un soldo! Vorrei farne una pipa di terra! Il notaio crede tte d'aver a che fare con un matto e non seppe dir di no. (Paris- soir, 15 febbr aio 1936). 283. L'Echo de Paris aveva pubblicato l'annunzio della morte di Alfonso Allais. Lo scrittore che godeva invece ottima salute prese la cosa con spirito, e scriss e al direttore del giornale: Io sto benissimo, ma quando morir sul serio vi autori zzo a pubblicare l'annunzio seguente: Come noi avevamo annunziato per primi vent icinque anni fa, Alfonso Allais morto ieri. (Manuel gnral, 28 settembre 1935). ALMA- TADEMA Lorenzo n. 1836 - m. 1912; architetto e pittore olandese; da giovane and in Inghilterra,

ove si fece naturalizzare cittadino britannico. 284. Alma - Tadema, il tanto disputato pittore di soggetti storici antichi, avev a un sosia nel parlamentare Maurier. Durante un pranzo di gala, una dama usc a di re che la somiglianza fra i due uomini non era poi tanta. - Una somiglianza lontana, signor Alma- Tadema, con un po' di buona volont la si pu ammettere, ma niente di pi. Non cos? - Non del tutto; io, signora, sono Maurier! (BRING, Das goldene Buch der Anekdote n). AMARI Michele n. 1806 - m. 1889; patriota e storico siciliano; autore della storia del Vespro Siciliano e della dominazione araba in Sicilia. 285. Quando nel 1848 Palermo ricadde sotto Todiato giogo dei Borboni,Michele Ama ri, che era stato ministro della rivoluzione ed era ricercato dalla polizia, dov ette cercar di fuggire. Ma in lui l'orientalista era pi forte quasi del cospirato re; e mentre il porto di Palermo era strettamente vigilato dalle guardie, egli, che s'era ricordato di aver visto sul molo un'iscrizione araba che non aveva pot uto mai copiare, and di nottetempo sul luogo e l, all'oscuro, con qualche foglio d i carta e un lapis fece il calco dell'iscrizione: per far ci dovette legarsi a un a corda e sprofondarsi sino alla cintola nell'acqua del mare. Sul suo capo passe ggiavano le pattuglie. Tornato sul molo, nascose i calchi ed, eludendo con mille stratagemmi la polizia, riusc a imbarcarsi finalmente in una barca da pesca che lasciava il porto, nascondendosi nella stiva. Esem- pio di coraggio e di amore p er gli studi! (Revue de Paris, 1 marzo 1897). 286. Amari, profugo politico a Parigi, vi trov cordiale ospitalit: fu incaricato d i far il catalogo delle opere arabe nella Biblioteca Nazionale, e l'impiego era di suo gusto come quello che favoriva i suoi studi: egli stava infatti preparand o allora la sua opera capitale Storia dei musulmani in Sicilia. Decifrava documenti, leggeva iscrizioni. tutti i giorni, accanto a lui, lavorava e studiava un giovane smilzo e timido da ll'aspetto di seminarista, che compulsava anche lui le opere voluminose di studi orientali. Amari, a cui il giovane chiedeva spesso schiarimenti e consigli, gli domand chi fosse. - Ernesto Renan - rispose il giovane sconosciuto. Amari a poco a poco si fece amico di Renan e, quando l'ebbe conosciuto meglio, u n giorno gli disse: - Sentite un po': perch voi non scrivete un'opera sulle origini del Cristianesimo ? Nessuno potrebbe farla meglio di voi. Renan disse che ci avrebbe pensato, e cinque anni dopo venne fuori infatti la Vi ta di Ges. (Revue de Paris, I marzo 1897). AMBOISE (Giorgio d') n. 1460 - m. 1510; cardinale, ministro; volendo assicurarsi l'elezione a papa, c ommise errori fatali e si lasci guidare dal card. Della Rovere che si fece elegge re in vece sua. 287. Il cardinale Giorgio D'Amboise, che fu ministro del re Luigi XII, ed ebbe o gni sorta di onori e di poteri, quando fu sul letto di morte, assistito da un po vero fraticello, chiamato frate Giovanni, esclam: - Frate Giovanni, frate Giovanni; perch mai non sono stato anch'io tutta la vita frate Giovanni! (Encyclopdie mthodique). AMBROGIO (Sant') uno dei pi illustri ed eruditi padri della Chiesa, vescovo di Milano, vissuto dal 340 al 397. 288. Il popolo era adunato in piazza per eleggere il suo vescovo. A un tratto un ragazzino grid: - Sia vescovo Ambrogio! Ambrogio era il prefetto mandato da Roma a governare la provincia e non era nemm eno prete. Ma allora il popolo era sovrano per le nomine delle cariche ecclesiastiche, e tutto il popolo milanese, che aveva imparato ad ammirare e d amare Ambrogio nella sua carica civile, grid che lo voleva vescovo. Ambrogio era umile quanto bravo, e appena cap che stava per piombargli addosso la responsabilit di pastore delle anime, prese una mula e scapp da Milano. Ma la mul

a alle porte della citt cominci a far la ritrosa e poi si ferm e non volle pi proseg uire. Il popolo che l'aveva rincorsa la raggiunse facilmente e Ambrogio fu porta to in trionfo a Milano, che da allora in poi l'ebbe suo vescovo. (BLANCHE, Sui m argini della storia). 289. Non trem mai dinanzi ai potenti della terra. Al giovane imperatore Valentini ano II, che voleva una basilica ariana anche in Milano, rispose: - Sebbene imperatore, non avete nessun diritto di violare la casa di un semplice privato; e vorreste invadere la casa di Dio? (Mussi, Meneghino ride). 290. Un giorno l'eunuco Calligone, gran ciambellano dell'imperatore Valentiniano , si present dinanzi al vescovo Sant'Ambrogio e lo minacci coi pugni tesi, dicendo gli: - Tu osi oltraggiare l'imperatore; ma io ti far saltar la testa. - Io - rispose il vescovo - far e soffrir tutto quel che deve fare e sopportare un vescovo; e tu fa pure quel che pu fare un eunuco. (A. DE BROGLIE, L'Eglise et l' Empire). 291. L'imperatore Teodosio aveva ordinato le stragi di Tessalonica ove migliaia e migliaia di infelici caddero sotto le spade dei sicari. Quando fu a Milano, vo leva recarsi alla cattedrale; ma trov sulla porta il vescovo Ambrogio che lo resp inse: - Con quali occhi osi mirare il tempio di Dio, con quali piedi oserai calpestare queste sacre spoglie? Le tue mani sono ancora stillanti di sangue. Teodosio arretr; voleva insistere, ma di fronte al coraggioso rimprovero del sant o vescovo dopo un istante di riflessione pieg le ginocchia e piangendo lagrime di pentimento domand perdono. (BLANCHE, Sui margini della storia). 292. Un vescovo, morendo, aveva lasciato i - suoi beni alla Chiesa. Ma la sorell a del vescovo impugnava il testamento e reclamava l'eredit per se. Sant'Ambrogio fu allora chiamato a giudicare la questione. L'uomo giusto fu superiore in lui a nche all'ecclesiastico. - Abbia l'eredit la sorella - stabil il santo vescovo. a chi gli osservava che in tal modo la Chiesa avrebbe perduto rispondeva: - No, la Chiesa non perde mai quando guadagna la carit. (MUSSI, Meneghino ride). 293. A dei giudici che gli chiedevano se, nello, stesso giorno in cui avevano pr onunciato una sentenza di morte, potevano accostarsi ai Sacramenti, rispose: - Se venite all'altare vi scuso, se non venite vi lodo. (Mussi, Meneghino ride). 294. Sant'Ambrogio soleva lavorare, specie nelle ore ntturne, nella sua piccola c amera, della quale lasciava aperto l'uscio. A chi gli osservava che quello era il modo pi sicuro di dover ricevere anche gl'i mportuni, rispondeva: - Meglio una buon'azione che una buona lettura. (Mussi, Meneghino ride). AMELOT Abramo Nicola n. 1634 - m. 1706; diplomatico e letterato francese. 295. Amelot, consigliere di corte, diceva che non provava nessun piacere ad abbr acciar la moglie perch non era nobile. (TALLEMENT DES REAUX). AMERY (Lord) noto uomo politico contemporaneo inglese. 296. Il celebre uomo politico deputato Amery volle, durante la prima guerra mond iale, prestare servizio militare. Fu mandato a un colonnello inglese in Fiandra, ma questi accolse piuttosto freddamente il deputato. - Che cosa siete buono di fare? - gli chiese il colonnello. - Non so... tutto quello, spero, che voi mi farete fare. Ma il colonnello, avendo poca speranza che egli potesse esser utile vera- mente a qualche cosa e non avendo nessuna stima delle sue qualit militari, gli consegn u n volume e gli disse: - Ebbene, ecco qui un magnifico volume sulla Serbia pubblicato dall'Ufficio del Ministero della Guerra. Studiatelo attentamente e tra sei settimane me ne riferi rete, dandomene le vostre impressioni. Da ci che mi direte capir che cosa posso fa rvi fare. Ci riuscirete? - Certamente - rispose serio serio Amery - poich questo libro l'ho scritto io, ed ho messo tre settimane a scriverlo: credo che in sei settimane riuscir a leggerl o! (HUNT, Fun with the famous).

AMILCARE generale cartaginese, padre di Annibale, fu sconfitto in Sicilia dai Romani; fu ucciso in Spagna nel 228 a. C. 297. Amilcare, capitano dei Cartaginesi, mentre assediava Siracusa si sogn una no tte che il giorno dopo avrebbe pranzato dentro la citt. Il mattino dopo, perch il sogno si avverasse, fece dare l'assalto alla citt; e pranz infatti in Siracusa, co me il sogno gli aveva preannunciato, se non che invece di pranzarvi, come egli c redeva, da vincitore, vi pranz da prigioniero dei Romani. (PANCKOUCKE). AMPRE Andrea Maria n. 1775 - m. 1836; celebre fisico francese. 298. Era notoriamente molto distratto. Un giorno,- essendo dovuto uscire di casa in fretta, scrisse su un foglio di carta: Sono uscito e lo attacc all'uscio. Dopo qualche ora tornando a casa, vide quello scritto e torn indietro. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 299. Ampre usciva un giorno dall'Accademia pensando ad un problema; ad un tratto la soluzione gli balena nella mente. Aveva in mano un pezzo di gesso che gli era servito poco prima, vedeva davanti a s un quadrato nero simile a quello della la vagna che usava abitualmente... e vi scrive le sue cifre. A un tratto il quadrat o fugge sotto la sua mano e fa tre passi. Ampre lo segue. Il quadrato prende il t rotto e Ampre lo rincorre. Finalmente si ferma e Ampre anche, stanco, sudato e senza respiro. La pseudo- lavagna non era che il dorso di un fiacre fermo. (KARR, Gupes). 300. - Un giorno Ampre, mentre andava a far lezione, trova per strada un sassolin o, che raccoglie e di cui si mette ad esaminare attentamente la venatura. Ad un tratto gli viene in mente la lezione che deve tenere; guarda l'orologio e, veden do che ne vicina l'ora, affretta precipitosamente il passo, rimette con cura il sasso in tasca, e lancia l'orologio dal parapetto del Ponte delle Arti. (T. S. V . P.). 301. La morte del celebre fisico fu dovuta a una sua distrazione, una delle tant e per cui andava famoso, e che fu purtroppo l'ultima. Essendo tornato a casa con una pioggia torrenziale, Ampre mise per distrazione l'ombrello tutto inzuppato d 'acqua nel proprio letto sotto le lenzuola. Gli venne una forte polmonite che in pochi giorni lo trasse al sepolcro. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 302. Ampre ebbe una memoria cos prodigiosa, che conosceva parola per parola buona parte dei libri della ricca biblioteca di suo padre. Vicino a morire, ad un amic o, che gli leggeva alcuni passi dell'Imitazione di Cristo, lo scienziato disse: - Non ti affaticare a leggere per me; tanto io ormai quel libro lo so tutto a me moria... Ed era vero. Per prova si mise infatti a recitarne a mente alcune pagine. (LAROU SSE, Grand dictionnaire universel). AMR (Amr ibn al Asi) principe e poeta arabo che nel 640- 642 conquist l'Egitto; morto nel 664. 303. Amr fu vinto in guerra dai Samanidi. Fatto prigioniero, mentre stava mangian do un pezzetto di castrato che costituiva tutta la sua cena, un cane glielo port via. Allora Amr esclam: Stamane il Gran Maestro diceva che per trasportar la mia cucina non bastavano tr enta cammelli, ora basta un cane! (CANT, Storia Universale). AMUNDSEN Roald n. 1872 - m. 1928; ardito esploratore norvegese, raggiunse il Polo Nord e il Pol o Sud. 304. Amundsen era un uomo semplice. Al suo ritorno dal Polo Sud un giornalista g li domand: - Sarete stato ben felice, arrivando alla meta! Avete gridato urr? Avete ballato? Vi siete abbracciati? - Oh, noi ci siamo seduti tranquillamente e abbiamo preso il t, perch era l'ora! P oi abbiamo proceduto ai lavori geografici, e siamo ripartiti. - Cos? - No, non cos... ma coi traini. E ben contenti di ritornare. Per andare, si cammi na nel grigiore, in una specie d'atmosfera di piombo ghiacciato. Ogni passo cost

a uno sforzo insensato. Si avanza per una specie di automatismo che ci si creato . La meta raggiunta da quella specie di fantasmi che eravamo era troppo poca cos a in confronto agli sforzi che da tanti giorni compivamo. Solo molto pi tardi, a riposo, abbiamo avuto coscienza della nostra gloria. (Candide, giugno 1924). AMURAT IV sultano turco dal 1623 al 1640; si impadron di Bagdad. 305. Come risaputo, i Turchi hanno la proibizione di bere del vino. Un giorno il sultano Amurat IV, passeggiando o per Costantinopoli, incontr un cittadino a nom e Mustaf, che l'apostrof con villane parole. Gli astanti intervennero, pregando il sultano di non badargli, perch Mustaf era ubriaco fradicio. Il sultano a ogni buo n conto lo fece imprigionare, per interrogarlo quando la sbornia gli fosse passa ta. Il giorno dopo Mustaf era ragionevolissimo e alle domande del sultano rispose : - Sire, perdonami quel che posso averti detto ieri. In compenso della tua clemen za, voglio darti un consiglio. Credi a me, ieri sera io ero in uno stato di tale felicit, che preferibile a ogni monarchia dell'Universo. Amurat gli dette ascolto e si mise a bere anche lui, ubriacandosi spesso; e da a llora in poi ebbe sempre Mustaf carissimo e volle che gli fosse sempre vicino. (E ncyclopdiana). AMYOT Giacomo n. 1512 - m. 1593; vescovo di Auxere e grande Elemosiniere di Francia; letterato insigne, tradusse Plutarco in una versione francese che rimasta classica e insu perata. 306. Un gentiluomo del Berry aveva incaricato Amyot dell'educazione dei suoi fig li. Venendo a passare il re Enrico II per quel paese, Amyot gli fece presentare dai suoi scolari un epigramma greco. Il re, vedendo che si trattava di una poesi a in greco, disse: - greco; io non ne capisco niente: datela ad altri. E gett via il foglio, che fu raccolto dal cancelliere del re. Questi ne rimase co s soddisfatto, che tornato a Parigi persuase il re a prendere Amyot come maestro dei suoi figlioli. E cos cominci la fortuna di Amyot. (Encyclopdie mthodique). 307. Carlo IX era stato discepolo di Amyot. Avendo inteso un giorno lodare molto Carlo Quinto, perch aveva fatto eleggere papa il suo precettore, volle per forza eleggere Amyot Grande Elemosiniere di Francia, sebbene Amyot, che era molto mod esto, se ne schermisse. La regina, che voleva dare quella carica a un suo protet to, fece chiamare Amyot e gli ingiunse di rinun. ciare subito al posto, se no sa rebbe stato ucciso entro le ventiquattro ore. Il povero Amyot, tra la testardagg ine del re che lo voleva a quel posto e le minacce della regina, non sapeva che pesci pigliare e fin per nascondersi. Il re, impressionato da quella scomparsa, c api come stavano le cose e prese tali provvedimenti che la regina dovette pregar e Amyot di accettare la carica. (Encyclopdie mthodique). 308. Amyot era stato maestro di Carlo IX, che quando divenne re diede al suo pre cettore parecchi benefici ecclesiastici, i quali gli rendevano assai bene. Ma Am yot non era punto soddisfatto e chiedeva al re avidamente sempre nuovi benefici. - Come! - esclam il re - non dicevate un tempo che la ricchezza doveva essere dis prezzata dal savio, e che voi sareste stato pago di una rendituccia di mille scu di l'anno? - S, Maest, - rispose l'Amyot; - infatti l'ho detto; ma l'appetito viene mangiando . (Encyclopdiana). 309. Un amico, parlando con Amyot, gli domand: Perch, Amyot, non pensate a scrivere la storia di Francia? - Che volete? - gli rispose Amyot - voglio troppo bene al re di Francia e ai suoi predecessori per scrivere la loro vita! (E. GUERARD, Dictionnaire d'an ecdotes). ANACARSI Savio Scita, discepolo di Solone, uno dei Sette Savi della Grecia, morto nel 610 av. Cr. 310. Anacarsi, il famoso filosofo, era Scita. Un Greco si burlava un giorno di l ui, perch barbaro. - vero - rispose Anacarsi - la mia patria mi fa vergogna; ma tu in compenso fai

vergogna alla tua patria. (Encyclopdie mthodique). 3'11. Quando Anacarsi seppe che il suo amico Solone s'adoperava per far delle le ggi che servissero a governare Atene, sorrise di piet e di scherno, e disse a Solone: - Non sai che le leggi sono come le tele di ragno, che prendono solo le mosche p iccole, mentre le mosche grosse spezzano la tela? (Encyclopdiana). 312. Secondo la costituzione ateniese, il Senato preparava le leggi che dovevano poi essere approvate dal popolo. - Mi piace - diceva a questo proposito Anacarsi a Solone - che, secondo la vostr a costituzione, le leggi siano preparate dai savi per essere approvate dai pazzi . (Encyclopdie mthodique). 313. Andando una volta sopra una nave, Anacarsi domand al pilota quale era lo spe ssore di essa. - Tre pollici - rispose il pilota. - Come! esclam Anacarsi - siamo dunque a soli tre pollici dalla morte? (Encyclopdi e mthodique). 314. Un giorno Anacarsi vide un ubriaco che faceva un'infinit di sciocchezze. Egl i allora disse: - La vista di un ubriaco la lezione pi persuasiva della sobriet. (Encyclopdie mthodi que). ANACREONTE n. 563 - m. 478 a.C.; poeta lirico greco. 315. Policrate, tiranno di Samo, regal al poeta Anacreonte una somma di quattro t alenti. Il poeta pass due notti insonni a pensare che cosa poteva fare con quella somma, e al mattino dopo rimand i talenti a Policrate, facendogli dire: - Il dono ricco; ma il sonno vale assai di pi. (Encyclopdie mthodique)." ANASSAGORA n. 500 - m. 428 a.C.; filosofo insigne. 316. Un giorno un cittadino rimproverava Anassagora perch, secondo lui, non amava la patria e ne faceva poco conto. Anassagora allora, indicando col dito il cielo, rispose: - Anzi, amo infinitamente la mia patria di lass. (Magazin historique, 1764). 317. Quando Aristippo and a portar al suo amico Anassagora la notizia della morte del figlio, il filosofo rispose tranquillamente: - Io gi sapevo di averlo fatto mortale. (E GUERARD, Dictionnaire des anecdotes). 318. Consigliato dai suoi amici a metter ordine nei suoi affari, sacrificandovi qualche ora del suo tempo, Anassagora si rifiut. - Amici miei, voi mi domandate l'impossibile! Come dividerei il mio tempo fra i miei affari e i miei studi, io che preferisco una goccia di saggezza ad una bott e di ricchezza? (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 319. Anassagora fu condannato a morte dai suoi concittadini. Egli and allora in e silio; e si consolava della condanna dicendo che un'altra sentenza di morte era stata pronunciata contro di lui e contro i suoi giudici, tanti e tanti anni prim a, dalla natura. (Encyclopdie mthodique). 320. Negli ultimi anni della sua vita, Anassagora cadde in una spaventosa miseri a. Quando Pericle lo seppe, volle venir in soccorso del suo maestro; ma era trop po tardi: ormai Anassagora era moribondo. - Caro mio, - gli disse - quando si vuole conservare a lungo. la luce di una luc erna, bisogna metterci l'olio a tempo. (Encyclopdie mthodique). 321. Quando Anassagora stava per morire, i suoi discepoli gli domandarono se vol eva essere seppellito in Atene o nel suo paese natale. - Fate come volete - rispose il filosofo; - perch tanto il viaggio per l'oltretom ba ugualmente lungo sia da un luogo sia dall'altro. (Encyclopdie mthodique). 322. Quando il filosofo Anassagora era morente, i magistrati della sua citt andar ono a trovarlo e gli domandarono se avesse qualche particolare raccomandazione d a far loro. Anassagora allora rispose che voleva che fosse permesso ai ragazzi o gni anno di giocare tutto il mese della sua morte. Infatti questa usanza fu cons ervata a lungo nella citt di Lampsaco; e l'ombra di Anassagora doveva esser conte nta di veder celebrato l'anniversario della sua morte con tanta delizia dagli sc

olaretti in vacanza. (DIOGENE LAERZIO). ANASSIDAMO re di Sparta, vissuto nella seconda met del VII sec. av. C. 323. Domandarono ad Anassidamo re di Sparta: - Chi l'autorit suprema a Sparta? - Le leggi - rispose Anassidamo. (Encyclopdie mthodique). 324. Domandarono ad Anassidamo perch mai gli Spartani non avevano tesori. - Perch - rispose - non siano corrotti coloro che ne possederebbero le chiavi. (E nciclopdie mthodique). ANCELOT Giacomo n. 1794 - m. 1854; letterato francese. 325. Alla prima rappresentazione della Maria Padilla, l'autore, Ancelot, se ne s tava in fondo al teatro, ascoltando con manifesta attenzione i discorsi del pubblico e le loro approvazioni o disapprovazioni: queste erano in maggioranza. Ad una salva nutrita di fischi, non pot pi trattenersi, e malinconica mente esclam: - Si vede che quei cani dei comici avranno aggiunto qualche cosa in questo punto . Egli non poteva ammettere che la sua prosa potesse - essere fischiata. (V. COUAILHAC, La vie de thtre). ANCEO mitico re di Samo. 326. Anceo non _dava mai riposo agli schiavi che gli coltivavano la vigna. Un gi orno un profeta gli disse: - inutile che tu ti affanni tanto; tu non berrai mai il vino di questa vigna. Il re ne fu molto impressionato. AppenaGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GS plit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sm

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