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A
ridosso degli argini del fiume
Noncello, nellarea Sud della citt di
Pordenone che si pu identificare
con la zona golenale, si snodano alcuni viali
alberati di Pinus pinea L.. Si tratta di un
popolamento coetaneo, realizzato negli anni
40, composto da 186 esemplari, caratteriz-
zati da unaltezza media di 10 m, da una
circonferenza media di 110 cm e da una
distanza interfilare di 10 m.
Buona parte dei soggetti arborei collo-
cata in aiuole continue discretamente ampie,
prive di impianto di irrigazione e riempite
con terreno di riporto compatto. Le caratte-
ristiche dellimpianto non sono certamente
adeguate per le esigenze agronomiche della
specie che prospera in particolare nei terreni
sciolti, sabbiosi e freschi
(3)
.
Il censimento dei viali
I viali sono stati oggetto di monitoraggio nel
1996, nel 2003 e nel 2004. Nel 1996 e nel 2003
si trattato di censimenti del verde pubblico,
comprensivi di viali e aree verdi, finalizzati alla
redazione di un piano di gestione. Tra gli aspet-
ti considerati si valutato lo stato vegetativo dei
singoli esemplari, effettuando, nel caso dei fila-
ri di Pinus pinea L. una sola lettura della chio-
ma, durante la stagione estiva.
Nellestate del 2004 si eseguito eccezio-
nalmente un altro monitoraggio dello stato
vegetativo limitatamente ai filari di Pinus
pinea L., al fine di poter descrivere il vistoso
e repentino deperimento verificatosi dopo
unintensa grandinata. Le osservazioni effet-
tuate in campo per descrivere lo stato delle
chiome hanno riguardato: la densit della
chioma, il colore degli aghi e la presenza di
eventuali disseccamenti. A ogni esemplare
stato attribuito un valore globale in riferimen-
to ai criteri di seguito indicati.
Stato ottimale: chioma densa e compatta,
esente da clorosi, disseccamenti compresi
tra 0% e 10%.
Stato buono: chioma densa anche se non
perfettamente compatta, clorosi da as-
ARBORICOLTURA L AGENTE FUNGI NO SPHAEROPSI S SAPI NEA SU PI NUS PI NEA
I filari di Pinus pinea
di Pordenone hanno subto
un forte attacco da parte
del fungo Sphaeropsis sapinea
dopo una grandinata estiva,
che ha favorito la diffusione
del patogeno a seguito delle
lesioni provocate dai chicchi.
Un caso esemplificativo
di come evolve la malattia,
delle caratteristiche dellagente
eziologico e delle misure
dintervento per il contenimento
dellinfezione
Testo e foto di Maria Cristina Comisini,
Gea - Gestioni ecologiche ambientali,
Pordenone, Mauro Zambon, Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia, Servizio
fitosanitario regionale, Ufficio periferico
di Pordenone
Lento declino
Foto grande in alto, presenza di picnidi
di Sphaeropsis sapinea su strobili
di Pinus pinea; foto piccola sopra,
uno dei viali infettati dal fungo.

sente a modesta, disseccamenti compresi


tra 10% e 25%.
Stato mediocre: chioma mediamente densa,
ma con zone diradate, clorosi pronunciata,
disseccamenti compresi tra 25% e 50%.
Stato precario: chioma rada, clorosi mani-
festa, marcati disseccamenti compresi tra
50% e 75%.
Stato pessimo: disseccamento completo o
quasi, compreso tra 75% e 100%.
Levento atmosferico
Nella serata del 19 giugno 2004, unampia
fascia della pianura pordenonese stata inve-
stita da una forte grandinata. Nellarco di dieci
giorni si notato un vistoso deperimento dei
pini, consistente in un veloce disseccamento
degli aghi e degli apici dei germogli, con il
conseguente arrossamento di ampie porzioni
delle chiome. In sede di sopralluogo sono state
effettuate alcune sezioni trasversali di rametti
seccaginosi e si potuto notare lazzurramen-
to del legno, alterazione causata molto spesso
da funghi cromogeni
(1)
.
Sono quindi stati prelevati campioni di
rametti parzialmente disseccati, aghi e strobili
al fine di identificare lagente eziologico.
La diagnosi
e lagente eziologico
Dal materiale campionato, dopo incubazio-
ne in camera umida, si potuto osservare che
i conidi, liberati dai picnidi nerastri erompenti
dallepidermide degli aghi e dalle scaglie degli
strobili, risultavano per forma, colore e dimen-
sioni caratteristici del genere Sphaeropsis Sacc.
Essi, infatti, erano di colore bruno, di forma
ellittica allungata, di dimensioni variabili,
comprese tra 30-46 x 10-18 m, perlopi
unicellulari. Sono inoltre stati osservati coni-
di bicellulari, con evidente setto trasversale.
Questultima caratteristica differenzia Sphae-
ropsis sapinea (Fr.) Dyco et Sutton da altre
specie congeneri e in passato fu alla base
dellattribuzione del sinonimo Diplodia pinea
(Desm.) Kickx
(4)
.
Parallelamente, lisolamento in vitro parten-
do da legno azzurrato ha permesso lo svilup-
po di un micelio che per caratteri biometrici
risultato ascrivibile a Sphaeropsis sapinea
(Fr.) Dyco et Sutton
(5)
. Questa specie fungina
riconosciuta come patogeno di debolezza di
diverse conifere e pu essere presente in fase
asintomatica, quindi latente, in piante apparen-
temente sane; pu invece manifestarsi vistosa-
mente e rapidamente su piante in stato di depe-
rimento, in presenza di inoculo e a seguito di
eventi scatenanti
(2)
.
Lindagine e i risultati
I dati raccolti evidenziano che in nessun
rilievo compaiono esemplari in stato ottimale
e che le condizioni vegetative peggiorano
moderatamente dal 1996 al 2003 per preci-
pitare nel 2004. La percentuale dei pini in
stato buono diminuisce dal 1996 al 2003
dell8,2%, mentre le percentuali dello stato
mediocre e precario aumentano rispettiva-
mente del 6,9% e dell1,3%.
Tra i fattori che possono aver contribuito al
ARBORICOLTURA
Da sinistra a destra, conidi unicellulari
del fungo al microscopio ottico;
azzurramento del legno, presenza
diffusa di picnidi sugli aghi.
VALUTAZIONE DELLO STATO VEGETATIVO DEI PINUS PINEA IN FUNZIONE DELLA CONDIZIONE DI SALUTE DELLE CHIOME
Ottimale Buono Mediocre Precario Pessimo
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Stato vegetativo
49 ACER 2/2007
Per queste ragioni si ritiene opportuno provve-
dere al rinnovo delle alberate, utilizzando
specie che si adattino maggiormente al conte-
sto del parco fluviale e realizzando i nuovi fila-
ri secondo criteri mirati alla prevenzione delle
situazioni di stress, fattore che predispone le
piante a un inesorabile deperimento
(2)
.
Bibliografia
1) ANSELMI A., GOVI G., 1996. Patologia del
legno. Edagricole, Bologna, 77: 85-89.
2) FECI E., 2004. Indagini su aspetti eziolo-
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3) FENAROLI L., GAMBI G., 1976. Alberi,
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4) GOIDANICH G.,1990. Manuale di patolo-
gia vegetale. Edagricole, Bologna, pp.
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5) PALMER M., Stewart E., WINGFIELD M.,
1987. Variation among isolates of
Sphaeropsis sapinea in the North Cen-
tral United States. Phytopathology
77:944-948.
Abstract
Slow decline
Rows of Pinus pinea in Pordenone,
already severely tested, were subject to a
heavy attack by the Sphaeropsis sapinea
fungus after a summer hailstorm which
encouraged this pathogen to spread as a
result of the damage caused by the hail
stones. The article describes an example of
how the disease develops, the features of the
aetiological agent and the actions to limit the
infection. A full analysis of the fungus
rounds off the description.
ARBORICOLTURA
0,0 %
Secco
Precario
38,3%
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0
Ottimale Buono Mediocre Precario Pessimo
1996
2003
2004
STATO VEGETATIVO NEL 1996
EVOLUZIONE DELLO STATO VEGETATIVO DEI PINUS PINEA ESAMINATI
39,3%
22,4%
Discreto
Buono
0,0 %
Secco
Precario
30,1%
STATO VEGETATIVO NEL 2003
46,2%
23,7%
Discreto
Buono
1,1 %
Secco
Precario
42,9%
STATO VEGETATIVO NEL 2004
48,9%
7,1%
Discreto
Buono
discreto peggioramento delle condizioni vege-
tative del popolamento in sette anni si possono
menzionare: le condizioni stazionali inadegua-
te per le esigenze agronomiche della specie e
lalluvione dellautunno 2001 che ha interes-
sato la zona golenale. La mancanza di impian-
to di irrigazione ha predisposto i filari allo stress
idrico e il terreno compatto ha favorito condi-
zioni di asfissia radicale. Lalluvione del
novembre 2001 ha aggravato questultime,
visto che parte del fusto e le radici sono stati
sommersi per quattro giorni.
Dal 2003 al 2004 si riscontrato un consi-
stente peggioramento dello stato vegetativo. La
percentuale degli individui in stato mediocre
aumentata in un anno del 25,2% e compare
anche la classe dello stato pessimo, anche se
rappresentata solo da due esemplari.
I fattori predisponenti al repentino e vistoso
peggioramento sono stati: lestate particolar-
mente calda e siccitosa del 2003, che ha aggra-
vato le condizioni di stress idrico dei filari, e
labbondanza dinoculo dellagente fungino
Sphaeropsis sapinea (Fr.) Dyco et Sutton che,
favorito dal preesistente stato di sofferenza
generale delle alberature e dalle lesioni provo-
cate dalla grandine nei tessuti corticali dei rami
e degli apici vegetativi, ha manifestato unim-
provvisa aggressivit.
Gli interventi possibili
I dati raccolti nei tre monitoraggi hanno
permesso di formulare alcuni possibili inter-
venti per contrastare il progredire dellinfezio-
ne. Innanzitutto si possono applicare pratiche
agronomiche finalizzate al contenimento della
quantit di inoculo mediante leliminazione
delle piante in stato pessimo o in stato precario
e la rimonda del secco di soggetti in condizio-
ni discrete
(2)
. Siccome le fruttificazioni del
fungo sono presenti sugli aghi e sulle scaglie
degli strobili, la pulizia al suolo unaltra opera-
zione utile e praticabile nei viali urbani per il
contenimento dellinfezione.
I dati raccolti nellultimo censimento, tutta-
via, evidenziano che il 92,9% non in buone
condizioni e che pertanto i filari di Pinus pinea
L. non sono pi in grado di assolvere alla
funzione estetica e di arredo urbano, esigenza
di primaria importanza per il verde pubblico.
Stato vegetativo
ACER 2/2007 50
LAPPROFONDIMENTO
Sphaeropsis sapinea: patogeno
cosmopolita di successo
T
ra le malattie che colpiscono gli al-
beri, recentemente hanno assunto
rilevanza quelle nella cui eziologia sono
coinvolti patogeni definiti secondari o di
debolezza oppure ancora opportuni-
sti. Sempre pi spesso si assiste allin-
sorgenza di fenomeni gravi di deperi-
mento in cui detti patogeni contribuisco-
no attivamente ad accelerare il declino
vegetativo delle piante rendendone irre-
versibile il decorso. La crescente diffu-
sione di questi fenomeni motivo di
preoccupazione anche perch sussisto-
no difficolt nel definire e applicare mi-
sure di prevenzione efficaci.
Tra i patogeni opportunisti si annovera il
fungo Deuteromicete Sphaeropsis sapi-
nea Dyko & Sutton in Sutton, che da mol-
ti anni causa danni sulle conifere di tutti e
cinque i continenti. Il fungo ampiamente
presente anche in Italia.
Caratteristiche macro
e microscopiche del fungo
S. sapinea appartiene alla divisione
Deuteromycota, classe Coelomycetes,
ordi ne Sphaeropsi dal es, fami gl i a
Sphaeropsidaceae. La classe Coelomy-
cetes comprende tutti quei funghi im-
perfetti in cui i conidi iniziano la loro for-
mazione entro cavit di tipo stromatico,
nei tessuti dellospite.
Sphaeropsis un genere ricco di specie
(circa 200) moltissime delle quali vivono
saprofiticamente
(4)
. Il fungo ha, da oltre
150 anni, acquisito 23 sinonimi
(12, 11)
tra
i quali il pi ricorrente stato Diplodia
pinea (Desm.) Kickx., binomio utilizzato
fino al 1980, quando venne proposta da
Sutton
(10)
la nuova denominazione at-
tualmente in uso
(5)
.
Sphaeropsis fruttifica facilmente su tutti
gli organi dellospite colpiti (radici, fusti,
foglie e strobili). Pu svilupparsi e fruttifi-
care anche su organi morti e caduti a ter-
ra (strobili, foglie, rametti). I picnidi di S.
sapinea, di colore variabile dal grigio-bru-
nastro al nerastro, hanno forma ovoidale o
pseudo-sferica, possono essere isolati o
gregari, dapprima sottoepidermici e poi
erompenti. I picnidi contengono un nume-
ro elevato di conidi scuri, oblunghi o clava-
ti, con lapice arrotondato e la base tronca,
misuranti 30-45 m di lunghezza e 10-17
m di larghezza, in genere unicellulari, ra-
ramente bicellulari
(9, 10, 8)
.
I conidi bicellulari possono essere consi-
derati come uno stadio di sviluppo delle
forme morfologicamente mature e sono
pi o meno numerosi in rapporto al tipo di
matrice: talvolta la loro percentuale supe-
ra il 50% giustificando cos la denomina-
zione Diplodia pinea
(4, 8)
.
Caratteristiche morfologiche
ed ecologiche del fungo
Per quanto attiene le caratteristiche di S.
sapinea osservate, sono stati distinti quat-
tro morfotipi, indicati con le lettere A, B, C
e I, sulla base dellaspetto delle colonie e
delle dimensioni dei conidi
(5)
.
Palmer et al.
(6)
hanno distinto isolati ot-
tenuti da varie specie di Pinus e origina-
ri del Nord America, in due morfotipi: gli
isolati con morfotipo A crescevano pi
rapidamente di quelli con morfotipo B e
producevano abbondante micelio aereo
di colore variabile tra bianco e grigio-
verde. Il micelio prodotto dagli isolati
con morfotipo B risultava di colore grigio
scuro e fortemente appressato alla su-
perficie del substrato.
Nel 1997 Smith e Stanosz hanno dimo-
strato la persistenza del fungo sulla su-
perficie esterna e nei tessuti interni di Pi-
nus resinosa. In seguito a queste indagi-
ni stata riconsiderata la natura delle
interazioni ospite-patogeno ed stato
dato rilievo alla possibilit che S. sapi-
nea persista come endofita allinterno
dellospite senza causare sintomi evi-
denti, ma si comporti anche da patoge-
no in ospiti che vegetano in condizioni di
stress (Smith e Stanosz in Mannoni
(5)
).
TABELLA 1 - SPECIE SULLE QUALI STATA
SEGNALATA LA PRESENZA DI S. SAPINEA
Abies concolor Lindley
Abies procera Rehder
Araucaria cunninghamii Aiton ex D. Don
Chamaecyparis lawsoniana Parlatore
Cedrus deodara G. Don f.
Cupressus sempervirens L.
Cupressus macrocarpa Hartweg
Cupressus lusitanica Miller
Cupressus arizonica Greene
Juniperus spp. L.
Larix decidua Miller
Picea abies Karstens
Picea glauca (Moench) Voss
Picea mariana Miller
Pinus banksiana Lamb.
Pinus canariensis Sweet
Pinus caribaea Morelet
Pinus coulteri D. Don
Pinus elliotii Engelm. et Vasey
Pinus halepensis Miller
Pinus heldreichii Christ
Pinus kesiya Royle ex Gord
Pinus nigra Arnold
Pinus monticola Douglas
Pinus mugho Turra
Pinus palustris Miller
Pinus patula Schlect. et Cham.
Pinus pinaster Aiton
Pinus pinea L.
Pinus ponderosa Douglas
Pinus radiata D. Don
Pinus resinosa Aiton
Pinus strobus L.
Pinus sylvestris L.
Pinus taeda L.
Pinus thunbergiana
Pinus jeffreyi Grev. et Balf.
Pseudotsuga menziesii Franco
Pseudotsuga taxifolia Britton
Thuja occidentalis L.
Thuja orientalis L.
TABELLA 2 PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PRODOTTI IMPIEGATI NELLA SPERIMENTAZIONE
Principio attivo Classe di appartenenza Nome commerciale Percentuale Tipo di azione
del formulato di p.a. nel formulato (%)
Iprodione Dicarbossimidico Rovral 50 Contatto
Thiram Alchilditiocarbammato Pomarsol 81 Contatto
Pyrimethanil Anilopirimidina Scala 37,4 Citotropica
Azoxystrobin Strobilurina Quadris 22,9 Sistemica
Propiconazole Inibitore della biosintesi degli steroli (IBS) Tilt 10 EC 10 Sistemica
Carbendazim Benzimidazolo Policritt 50 Sistemica
ARBORICOLTURA
51 ACER 2/2007
Ospiti del fungo
S. sapinea una specie cosmopolita, se-
gnalata in tutti e cinque i continenti nei
due emisferi tra le latitudini 30 e 50
(1, 12)
,
capace di arrecare danni a un numero ri-
levante di conifere (tabella 1).
Le specie pi frequenti sono Pinus nigra
Arnold, P. sylvestris L., P. resinosa, P.
banksiana, P. ponderosa Dougl. e P. ra-
diata D. Don. In Italia negli ultimi anni S.
sapinea ha particolarmente infierito, in
pianura soprattutto nei parchi urbani, su
Pinus nigricans ssp. austriaca
(5)
.
Sintomi
I sintomi della malattia sono molto tipici:
curvatura, arrossamento e morte della
porzione terminale dei getti. comun-
que losservazione delle fruttificazioni
picnidiche sui getti o sugli strobili, lele-
mento fondamentale per una sicura e
inequivocabile diagnosi. Ripetute infe-
zioni riducono lo sviluppo, deformano la
pianta e talvolta la uccidono.
Il disseccamento dei getti dellanno il
sintomo pi frequente. Linfezione dei
germogli inizia precocemente, prima
della fuoriuscita completa degli aghi. Il
germoglio infettato geme resina e dis-
secca gli aghi infettati che rimangono
pi corti. Il getto risulta nanificato e pu
apparire ripiegato e contorto
(8)
.
S. sapinea colonizza abbondantemente
anche le scaglie degli strobili di due anni
di et. Linfezione degli strobili non inte-
ressa direttamente la salute della pian-
ta, ma una fase molto importante del
ciclo della malattia: gli strobili giocano
un ruolo importante come sorgente di
inoculo, perch liberano i conidi che
diffonderanno la malattia in altre parti
della pianta o nelle piante vicine.
Sul tronco e sui rami di pi di un anno di
et S. sapinea provoca necrosi pi o me-
no importanti che possono cerchiare lor-
gano attaccato fino a comportarne il dis-
seccamento completo. A questo livello, i
tessuti della corteccia diventano da bruni
a violetto intenso formando una macchia
dapprima umida poi secca che assume
allora una colorazione pi scura.
S. sapinea pu anche comportarsi da
saprofita causando lazzurramento del-
lalburno del legname.
Aspetti biologici
ed epidemiologici
I conidi del fungo sono disseminati per
mezzo dellacqua e del vento durante
tutta la stagione vegetativa, da marzo a
ottobre, con un periodo ottimale da apri-
le a giugno durante la crescita dei getti
(6, 8, 2)
. I picchi di disseminazione corri-
spondono sempre ai periodi piovosi, so-
prattutto quando le piogge sono con-
centrate nel periodo caldo
(13)
.
S. sapinea considerato un fungo di de-
bolezza legato a condizioni di stress idri-
co e di deperimento degli ospiti nonch a
Rametto di pino
nero dAustria:
disseccamento
dei getti
dellanno.
Gli aghi
arrossati sono
pi corti di
quelli verdi.
Strobilo di pino
nero dAustria:
sulle scaglie
sono evidenti
i picnidi
di S. sapinea
che appaiono
come piccoli
punti.
sfavorevoli condizioni edafiche o climati-
che, eccessiva densit dimpianto, pre-
cedenti attacchi parassitari. Linfezione in
genere pu realizzarsi in modo naturale,
cos come attraverso i tessuti vivi in se-
guito a ferite, a danni da grandine, da
gelo e da insetti
(9, 7, 2)
.
Lotta
La lotta a S. sapinea piuttosto difficile,
poich il fungo pu sopravvivere per
molti anni negli aghi, nei getti e negli
strobili che rimangono sullalbero, cos
come a terra. Tentativi di profilassi e cura
possono essere messi in atto per la dife-
sa dei vivai e del verde urbano
(2)
, sia at-
traverso misure di lotta colturale, sia me-
diante la lotta chimica.
Lotta colturale. Nei vivai bene evitare
limpiego di semi provenienti da zone in-
fette. Sono preferibili sesti dimpianto lar-
ghi per un buon arieggiamento e uno svi-
luppo adeguato delle chiome
(3)
. bene
distruggere tutte le piantine malate. Su
piante ornamentali bene intervenire con
potature del secco finalizzate ad abbatte-
re la pressione dinoculo del patogeno, ri-
ducendo cos il rischio di nuove infezioni
nella primavera successiva e migliorando
anche le condizioni microclimatiche della
chioma con un migliore arieggiamento. Si
consiglia di disinfettare le attrezzature per
la potatura, almeno tra una pianta e laltra,
con etanolo 60%.
Lotta chimica. S. sapinea su pino nero
pu essere limitata con due applicazioni
a poca distanza luna dallaltra di poltiglia
bordolese. Le applicazioni del fungicida,
efficaci nel prevenire le infezioni dei ger-
mogli, non sono per efficaci nei con-
fronti dellinfezione degli strobili del se-
condo anno
(7)
.
Lefficacia di benomyl nella lotta chimica
contro S. sapinea stata in passato lar-
gamente studiata. Luso del benomyl
vietato in ambiente urbano ai sensi della
legislazione vigente che proibisce lim-
piego, in tale contesto, dei fitofarmaci
appartenenti alle vecchie prima e secon-
da classe tossicologica
(2)
.
Mol to effi cace ri sul tato essere i l
thiophanato di metile, con inizio delle
applicazioni dopo la prima pioggia pri-
maverile infettante. Questo principio atti-
vo non vietato, anche registrato per
luso sul verde urbano ma non ha regi-
strazione specifica per uso su pino e
contro la S. sapinea.
Prove dinibizione dellaccrescimento mi-
celiare e della germinazione dei conidi in
vitro su substrati avvelenati, sono state
condotte presso i laboratori di Patologia
vegetale dellUniversit di Torino, utiliz-
zando i principi attivi riportati in tabella 2,
a di verse concentrazi oni (da 100 a
25.000 ppm). Iprodione, carbendazim e
propiconazole hanno indotto un accresci-
mento miceliare significativamente infe-
riore rispetto ai controlli, a tutte le con-
centrazioni. Carbendazim e propiconazo-
le sono i principi attivi che hanno mag-
giormente inibito laccrescimento del fun-
go; linibizione attuata da carbendazim
maggiore alle concentrazioni di 1 e 10
mg/l. I sei fungicidi hanno inibito la germi-
nazione dei conidi in modo significativo ri-
spetto ai controlli.
Giovanni Nicolotti
Universit di Torino - DI.VA.P.R.A. -
Patologia vegetale
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1038-1040.
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