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? R. (v., p. es., Il Gramsci
dJ tuttz, m Giovane critica 14-15 1967)
L .. veda Un
scz m 4: Rivis.ta storica del socialismo n.
3?, 1967 ). e m genere i redattori di Ri-
VISta stonca del socialismo ,
(2) Ho . l' .
. g 1 altn problemi in
l?:amscz e alcune ipotesi sul m -
xum t . N ar
o cn zco " m uovo itnpegno 8
1967 , n. ,
' CUI sono costretto a rimandare.
lo strutturalismo si apra un varco nella
nostra cultura (p. 359), ella giudica
ogni discorso svolto sin ora. sotto le
suggestioni o nelle prospettive dello
strutturalismo ... provvisorio e incom-
pleto , soprattutto per la difficolt di
ingranare l'analisi diacronica su quella
sincronica e quindi di risolvere il pro-
blema del rapporto con la storia.
La Guiducci per non va oltre que-
sta pur giusta constatazione. Non solo:
gi il modo con cui motiva la critica
alle pretese della linguistica struttura-
le (v. sopra il punto e) solleva perples-
sit, in quanto tale critica non parte
dalla necessit che il cri tico marxista
deve avvertire di riportare i significanti
al loro significato storico, ma muove
invece dal desiderio di autonomia
scientifica che la critica letteraria
oggi avvertirebbe anche nei confronti
della linguistica. Questo desiderio di
autonomia scientifica induce la Gui-
ducci a mutuare proprio dalla lingui-
stica strutturale l'esigenza di una le-
zione crudele di fatalit scientifica
(la verit come dato verificabile in sen-
so neutro, con la conseguente fine del
letterato commosso e onnisciente ),
di un discorso rigorosamente speciali ..
stico, che escluda il punto di vista ge-
netico (ma allora come si pone il pro-
blema della storicit?), il quale ap-
pare con chiarezza estrinseco e circo n-
locutorio rispetto all'artisticit ( p.
287). Ci pare che qui la Guiducci as-
suma (fortunatamente non senza in-
proprio l'aspetto piu conte-
stabile dello strutturalismo, e cio la
sua di un' analisi specialistica,
oggettivamente verificabile e scientifi-
camente neutra. In realt l' autono-
mia scienziato (soprattutto se si
dedrca alle diseipline storiche: dalla
sociologia alla storiografia alla critica
letteraria) a priori limitata da un
duplice punto di vista: il suo metodo
di ricerca non pu non essere condi-
sia dai rapporti socio-economi-
Cl che ne determinarono la genesi sia
' '
concerne il campo dell'ana-
hsi, dat nsultati e dagli ambiti stessi
che studiano i campi
cont1gu1 e dalle strutture socio-econo-
miche che parte detenninano quel
campo speciftco (che difatti subisce
variazioni, ampliamenti e re-
a seconda del momento sto-
neo). Attraverso ogni metodo an-
che quello piu puro e, apparentemen-
te, neutro passa insomma un'ideo-
logia. La pretesa scientifica dello strut-
turalismo con il suo metter fra paren-
tesi il problema della genesi storica si-
gnifica in realt restare dentro l'ogget-
to o il sistema in esame, interdicendo-
sene una integrale (e cio storica) co-
noscenza; significa verificarne ad
un livello xneramente tecnico l'ef-
ficienza e la coerenza senza entrare
nel merito di questa efficienza e di
quest a coerenza; limitarsi ad una de-
scrizione dell'oggetto, che vuole esclu-
dere tutto ci che lo sottende e che
esso presuppone, e quindi impedirsi
quella analisi esterna >> dei fatti (co-
me la chiama Marcuse) che ci ri-
manderebbe ai loro fattori e dunque
alla genesi degli avvenimenti e alla lo-
ro prospettiva storica. La Guiducci non
capisce il ruolo oggettivo dello strut-
turalismo, la funzione ideologica che
esso ha nel sistema capitalistico, nel
momento che istituzionalizza la specia-
lizzazione e la depoliticizzazione (ci
appaiono ha scritto Fortini con la
solita incisivit il vecchio sogno di
una fuoruscita dalla storia per via
scientifica e la sostituzione della lotta
di classe come agente di trasfonna-
zione rivoluzionaria con gli uffici di
ricerca controllati dal potere) . Attra-
verso la critica allo storicismo (critica
che peraltro pu esser da noi anche
condivisa se si pensa a tutte le male-
fatte dello storicismo postbellico nel
nostro paese, al suo idealismo a sfon-
do umanitaristico, alla sua concezione
progressiva e in realt evolutiva
della storia, ecc.) esso giunge infatti alla
negazione di una visione globale (sto-
rica, non storicistica) dei problemi, alla
teorizzazione della specializzazione tec-
nica: e cio alla pura divisione sociale
del la"oro in vista di una sua raziona-
lizzazione, vale a dire di una maggio-
re efficienza settoriale per un pi ef-
ficiente funzionamento generale del
ststema.
Con questo non si vuole negare che
tecniche strutturalistiche possano,
zn quanto tecniche, essere d'utilit al
marxi.sta. Per questo, sopra, ab-
btamo detto di essere d'accordo con la
Guiducci, fra gli altri, sui punti a, b '
d. Cogliere la struttura interna di un'o-
deve essere anzi operazione pre-
limmare che ripudi il facile causalismo
delle interpretazioni meccanicistiche di
tanto italico storicismo postbellico, so
lo preoccupato del minimo comune
denominatore capace di spiegare gene-
,
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ticarnente il maggior nurnero possibile
di fenotneni. Una volta individuato il
rapporto che passa fra struttura coe-
rente e struttura significativa (e quin-
di storicru11en te significativa) , e cio
una volta individuata, attraverso anche
i l confronto con la base socio-econo-
nlica che la condiziona, la struttura
con1plessiva dell'opera in cui questi
due livelli sono risucchiati e unificati
(si pensi alle indicazioni in questo sen-
so provenienti da Auerbach o anche
da Starobinskij o, su un altro piano,
tnarxistica.tnente piu impegnato, da
Goldmann), si colto proprio il signi-
ficato pieno e cio storico dell' opera
d'arte, senza peraltro averla analizza-
ta deduttivamente procedendo da po-
stulati estetici o da preoccupazioni mo-
rali o da meccanicistiche applicazioni
del causalismo storicistico. Per un mar-
xista studiare un'opera d'arte dovrebbe
essere insomma attivit di conoscenza
della sua interna struttura che, muo-
vendo da un punto di vista << esterno
( in senso marcusiano) rispetto all' ope-
ra e alla tradizione e al s1stema 1n cu1
essa si colloca, scomponga l'oggetto nel-
le sue varie componenti e lo ponga a
confronto con la base reale {socio-
. . '
economica) da cui nasce, non gta per
un intento partigiano ( per enuclearne,
per esempio, gJi aspetti progressisti
il proletariato dov:ebbe far
ecc.), bensi per l'esigenza
toria che alla base del matenahsmo
storico e che costituisce, essa stessa,
nel suo rigore scientifico, strumen-
to per la prassi rivoluzionana.
Romano Luperini
LA SCUOLA DI BARBIANA
t difficile parlare oggi del libro dei
ragazzi di Barbiana ( Lettera a una pro-
fessoressa, Firenze, Libreria Editri-
ce, 1967), e non solo perch ha avuto
una particolare, perch ha semi-
nato dietro a s una scia di interpreta-
zioni, di prese di posizione, di giudizi;
difficile parlarne perch il fatto in s
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rnrnhnrto "t"Yln +1 'r'lctron' " A ' n.oY"'II'n n
nuto; ma c' anche il pericolo opposto
di soffertnarsi sull'aspetto puramente
morale, o addirittura moralistico, del
discorso, rinunciando a una considera-
zione obiettiva, al riferimento a cose
e problemi che non possono essere ri-
solti nell'ambito di un esame di co-
scienza individuale.
Parlare del libro, ancora, dovrebbe
significare porsi tutta una serie di do-
mande: chi don Mi l ani? che cos' la
scuola di Barbiana? che cosa vuoi es-
sere o che cosa potrebbe diventare il
libro che da questa esperienza nato?
Qual il vero protagonista di questa
vicenda: il fondatore e collaudatore
dell'esperienza della scuola? i ragazzi
che ci vivono ? il libro di per se stesso,
per la diffusione che pu dare a certe
idee? Si potrebbe parlare di un nuovo
episodio di quella tendenza libertaria
affiorante di tanto in tanto in seno al
movimento cattolico moderno, di una
reviviscenza dell' anarchismo contadino
toscano. Si potrebbe discutere sul ruo-
lo e sulla tipicit della figura di don
Milani nell' ambito del di ba t tito che
agita il mondo cattolico contempora-
neo. Ci si potrebbe chiedere quali sia-
no i pedagogico-didattici
dell' iniziativa della scuola, della sua
organizzazione, delle sue realizzazioni.
Fra tutti i problemi che la Lettera
potrebbe far sorgere, fra tutti gli in-
terrogativi che potrebbe far nascere,
sar opportuno limitarsi a prenderne
in esame uno in particolare: il signifi-
cato di una pubblicazione del genere,
l'eventuale contributo che da essa pu
venire alla chiarificazione e alla solu-
zione dei piu importanti problemi edu-
cativi che sono dibattuti oggi in Italia
da uomini politici e da uomini di scuola.
Poniamo che Lettera a una profes-
soressa non sia quel libro particolari,s-
. . ' .
simo che , non cost1tu1sca un esperien-
za qualitativamente diversa da qual-
siasi al tra pubblicazione di cara t te re
politico-scolastico che sia comparsa re-
centemente in Italia. Constatata la
sua straordinaria fortuna, chiediamoci
in quale misura o a quali il
libro potrebbe diven nel vi v? del
dibattito sui problemi p1u urgenti del-
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n1anza, ma un
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me il sospetto
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s1one vi ttor1o:
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potrebbe dire
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operando dei
facilmente ca;
VOCO, di COffif
che dire che
zionato da lit
ziali, per cui
il suo tono p
flato morale,
z1one critica
libro contiene