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Marted
27 Maggio 2014
Allo Yad Vashem:
Mai pi, Signore!
DAL NOSTRO INVIATO A GERUSALEMME
SALVATORE MAZZA
l tempo ha quasi unaltra dimensione, allo
Yad Vashem. Non scorre, resta come sospeso,
e ti pesa addosso come lenorme pietra che
sovrasta la Sala della Rimembranza, sul cui pa-
vimento sono scolpiti i nomi dellorrore. Ra-
vensbrueck, Buchenvald, Dachau, Therensien-
stadt, Stutthof, Babi Yar, Ponery, Transnistria,
Westerbork, Klooga, Sobibor, Treblinka, Belzes,
Chelmno, Auschwitz, Bergen-Belsen, Janosw-
ska, Majdanek, Mauthausen, Jasenovac, Drancy,
Breendonck, nomi strappati alla geografia e con-
segnati alle tenebre dalla ragnatela dodio che li
concep come i luoghi per sterminare un popo-
lo intero. Adamo dove sei? Dove sei, uomo, do-
ve sei finito?.
la domanda di Dio, il dolore del padre che
ha perso il figlio, che risuona dalle labbra di Ber-
goglio nel luogo in cui quellinterrogativo si fa
concreto. La domanda in cui c tutto il dolo-
re del Padre che ha perso il figlio. E s, il Pa-
dre conosceva il rischio della libert; sapeva che
il figlio avrebbe potuto perdersi, ma forse
neanche il padre poteva immaginare una tale
caduta, un tale abisso, dice, di fronte allin-
commensurabile tragedia dellolocausto. Do-
manda angosciosa, di che cosa sei stato capa-
ce?, che in questo luogo assume tutta la sua di-
mensione pi disperata: nellinfinito spazio oc-
cupato da sei milioni di piante che crescono qui
attorno, una per ognuna delle vittime, e nel mar-
tellante scandire uno dopo laltro, in un ciclo
continuo che dura giorni, quelli dei bambini
nel settore del Memoriale loro dedicato, in una
caverna buia dello Har Hazikaron, il Monte del-
la Memoria su cui sorge lo Yad Vashem, dove lu-
nica cosa che puoi fare ascoltare il rosario
nome, cognome, et, paese dorigine del mi-
lione e mezzo delle vittime pi piccole.
una preghiera, quella di Francesco, non un di-
scorso. Carica di tutto il peso della consapevo-
lezza di una mostruosit senza pari nella storia,
dalla quale implora Dio di salvarci, di darci la
grazia di vergognarci di ci che, come uomini,
siamo stati capaci di fare, e di vergognarci di
questa massima idolatria, di aver disprezzato e
distrutto la nostra carne, quella che tu impasta-
sti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo a-
lito di vita, affinch tutto questo non si ripeta
mai pi, Signore, mai pi!. Una preghiera. For-
se perch, dopo i discorsi pronunciati in questo
stesso luogo da Giovanni Paolo II nel 2000, e
da Benedetto XVI nel 2007, non cerano altre
parole da aggiungere. Solo pregare, perch no,
questo abisso non pu essere solo opera tua,
delle tue mani, del tuo cuore Chi ti ha cor-
rotto? Chi ti ha sfigurato?.
Entrando al Memoriale dellOlocausto, prima
di accendere il grande braciere posto sul pavi-
mento, Francesco aveva incontrato alcuni ebrei,
uomini e donne, sopravvissuti ai campi di con-
centramento, e con ciascuno di loro sera fer-
mato per un momento, e a ciascuno di loro a-
veva baciato le mani. Poi aveva, per tutto il tem-
po, seguito la breve cerimonia a capo chino, as-
sorto.
Prima di arrivare allo Yad Vashem, dove era sta-
to accolto dal presidente Simon Peres e dal pri-
mo ministro Benyamin Netanyahu, il Papa ave-
va deposto una corona di fiori sulla tomba di
Theodor Herzl, il fondatore del movimento sio-
nista, e aveva reso omaggio alla stele in ricordo
delle vittime israeliane del terrorismo, posta nel-
le immediate vicinanze. Un altro fuori pro-
gramma, questultimo, che secondo fonti israe-
liane sarebbe avvenuta su richiesta del premier,
che lavrebbe avanzata dopo aver visto il Papa,
domenica, in raccoglimento accanto alla Bar-
riera di sicurezza a Betlemme.
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I
Il Memoriale della Shoah (foto Ap)
Ieri la commossa visita di Bergoglio
al museo memoriale della Shoah
Prima della cerimonia, lincontro con
i sopravvissuti e lomaggio alle vittime
israeliane dei lager e del terrorismo
Lomaggio alla tomba di Theodor Herzl (foto Ap)
DI GIORGIO BERNARDELLI
ra i tanti gesti di questi giorni di papa Fran-
cesco in Terra Santa forse quello passato
pi inosservato. Ma per i cristiani della Ter-
ra Santa stata ugualmente molto significativa
ieri la presenza di Brian, Gidi, Eva e Hoang ac-
canto a Bergoglio nei luo-
ghi pi significativi per li-
dentit di Israele. Sia infat-
ti durante lomaggio alla
tomba di Theodor Herzl -
il fondatore del sionismo -
sia nel momento della de-
posizione di una corona di
fiori al memoriale della
Shoah, il Papa ha voluto a
fianco a s alcuni ragazzi
figli di immigrati che fre-
quentano il Vicariato per i cattolici di lingua e-
braica del Patriarcato latino di Gerusalemme.
Un gesto forte che stato anche un richiamo -
delicato ma non per questo meno fermo - alla
T
coscienza di Israele. I due ragazzi che accompa-
gnavano il Papa sulla tomba del fondatore del
sionismo sono infatti figli di lavoratori stranie-
ri cristiani provenienti dallAsia. Sono ragazzi
nati e cresciuti in Israele, che parlano lebraico
come propria lingua madre, eppure continuano
a vivere in uno status precario nel Paese: in teo-
ria, infatti, secondo la leg-
ge israeliana semplicemen-
te non dovrebbero esserci.
I lavoratori stranieri sono
infatti guardati come sem-
plice forza lavoro a tempo
determinato e quindi non
previsto un vero e proprio
diritto di famiglia per loro.
Eppure questi lavoratori so-
no ormai tanti: anche qui
infatti il Paese ha bisogno
di badanti, camerieri, giardinieri, braccianti, che
arrivano ormai attraverso le rotte del mercato
del lavoro globale. E tra loro i cristiani sono nu-
merosissimi: almeno 150mila, tra cui pi di
50mila filippini, e poi altre migliaia di indiani,
thailandesi, nigeriani e tante altre nazionalit.
Senza contare poi i richiedenti asilo dallAfrica,
giunti qui anche loro a migliaia per fuggire dal-
la guerra o da altre violazioni dei diritti umani
in Sudan e in Eritrea e a forte rischio di espul-
sione.
Sono gli ultimi tra gli ultimi in Israele: quelli che
anche nei soliti dibattiti su Israele e Palestina fi-
niscono sempre schiacciati in un angolo, ai mar-
gini. E la Chiesa latina tra le poche realt a
battersi in favore dei loro diritti, anche perch
molti di questi ragazzi frequentano il catechismo
e ricevono i Sacramenti nelle comunit del Vi-
cariato per i cattolici di lingua ebraica, guidato
dal gesuita padre David Neuhaus. Per loro -pro-
prio poche settimane fa - nella zona sud di Tel
Aviv stato appena aperto un Centro pastorale
intitolato a "Nostra Signora Donna di valore",
un titolo mariano volutamente in dialogo con
la tradizione ebraica essendo una citazione trat-
ta dal Libro dei Proverbi. Una realt aperta nel
cuore di quella zona della moderna metropoli
di Israele dove le tensioni nei confronti di que-
sti nuovi immigrati sono pi forti.
Sono il nuovo volto di Israele e papa Francesco
ieri li ha voluti accanto a s sulla tomba di Theo-
dor Herzl e nel luogo della memoria della Shoah.
Senza polemica, ma con la volont di gettare
ponti tra le diaspore di ieri e di oggi. E coltiva-
re una memoria che aiuti davvero a riconoscere
la dignit e lumanit di tutti.
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Lopera. Effet, per dare una vita dignitosa
Il gesto. Ad accompagnare Francesco i figli dei cristiani immigrati
DI ANDREA AVVEDUTO
stato un regalo inaspettato.
Ci ha commosso. Suor Pie-
ra Carpenedo era nella piaz-
za della Mangiatoia a Betlemme
quando ha sentito le parole di papa
Francesco durante lomelia della Mes-
sa: Pensiamo allopera che svolge lI-
stituto Effet Paolo VI in favore dei
bambini palestinesi sordomuti.
Ho capito bene? Ha detto Effet?.
Scherza con le consorelle a lato del
palco quando il vescovo di Roma ne
pronuncia il nome. Suor Piera la di-
rettrice della scuola voluta da Paolo
VI cinquantanni fa. Quando il Pon-
tefice venne a Betlemme rimase mol-
to colpito dal grave problema della
sordit in Palestina (quasi il 3% sof-
fre di questo problema) e decise di
dar vita a una scuola per sordi. Sette
anni dopo, nel 1971, venne inaugu-
rato lIstituto "Effet", consegnato in
gestione alle Suore Dorotee di Vicen-
za. Allepoca cerano solo venti bam-
bini, oggi sono pi di centocinquan-
ta. Arrivano di solito quando hanno
cinque anni, e sono quasi totalmen-
te incapaci di sentire e di parlare. E-
scono quando ne hanno 16, e sanno
rispondere a tono, racconta suor
Piera. Assieme alle maestre lavora in
continuazione per garantire una vita
dignitosa a questi bambini, a volte
il lavoro si prolunga anche nella not-
te. Effet lunica scuola privata in
tutta la Palestina, e per alcuni dista
anche centinaia di chilometri da ca-
sa. Chi non ce la fa a tornare a casa
tutti i giorni, pu dormire qui con-
tinua nel suo racconto la direttrice
della scuola suor Piera dal luned al
venerd.
Ci sono diversi motivi per cui un bam-
bino pu nascere sordo. In questa ter-
ra la causa da attribuirsi principal-
mente ai matrimoni tra consangui-
nei, per lo pi tra cugini. Il nostro so-
gno portarli alla maturit, conti-
nuare per altri tre anni gli darebbe pi
garanzie. Suor Piera allude alla pos-
sibilit di trovare lavoro. Non un
mistero che oltre il muro le condi-
zioni sociali sono difficili e il tasso di
disoccupazione elevato.
Se gi chi normodotato ha diffi-
colt a trovare unoccupazione com-
menta con un pizzico di amarezza la
religiosa , figuriamoci chi non sen-
te bene. Le suore Dorotee lottano o-
gni giorno per dare a tutti, musulma-
ni e cristiani, la speranza di una vita
dignitosa, segno concreto della
bont di Dio, segno concreto che la
societ migliora. Proprio come ha
detto Francesco, a Betlemme.
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Il Papa allo Yad Vashem (foto Ansa)
Brian, Gidi, Eva e Hoang erano
accanto al Papa durante la visita
dei luoghi pi significativi per
lidentit di Israele. Per il loro
status nella societ israeliana
sono gli ultimi tra gli ultimi
La struttura per sordomuti
fu voluta da Paolo VI a ricordo
della sua visita. Affidata
alle suore Dorotee oggi
lunico baluardo per garantire
una opportunit nel territorio
a questi bambini con handicap
In questo nostro incontro, sentiamo risuonare in profondit la chiamata ad
essere operatori di pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi
doni e ad apprendere dallalto la misericordia, la grandezza danimo, la
compassione. Cari fratelli, cari amici, da questo luogo santo lancio un
accorato appello a tutte le persone e le comunit che si riconoscono in Abramo:
rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a
comprendere il dolore dellaltro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il
nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!
Dalla visita al Gran Muft di Gerusalemme
ACCOLTO DAL RABBINO
Al mattino la visita al Muro Occidentale
Prima la preghiera silenziosa
poi il Pontefice colloca il suo biglietto
con il Padre Nostro in spagnolo
Ieri mattina poco dopo le 9, papa Francesco
giunto al Muro Occidentale di Gerusalemme,
detto comunemente il Muro del Pianto, accolto
dal rabbino capo e dal presidente della
Fondazione che gestisce il luogo sacro. Il Papa ha
sostato in preghiera silenziosa per qualche
minuto, toccando il muro con la mano destra.
Quindi ha deposto in una fessura del muro -
come consuetudine per i fedeli di religione
ebraica - una busta contenente un foglio con la
preghiera del Padre Nostro in spagnolo, ed ha
pronunciato queste parole: Ho scritto il Padre
Nostro di mio pugno nella lingua in cui lho
imparato da mia madre. Dopo questo gesto vi
stato il toccante labbraccio, subito dopo, con il
suo amico rabbino Abraham Skorka e con laltro
amico da Buenos Aires, il dirigente musulmano
Omar Ahmed Abboud.

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