vicini. Noi cerchiamo la prosperit e pensieri di pace per noi come per gli altri. O Signore, rispondi alle nostre preghiere e d successo alle nostre iniziative. La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ci richiede sacrifici o compromessi. Shimon Peres Domenica 8 giugno Abu Mazen Domenica 8 giugno Labbraccio tra Shimon Peres e Abu Mazen (Reuters) Lintervento In cammino per cercare quello che unisce, andando oltre ci che crea divisioni Pubblichiamo il testo dellintervento pronun- ciato dal Papa domenica scorsa nei Giardini Va- ticanidurantelincontrodiinvocazioneperlapa- ceinTerraSantaeinMedioOriente. ignori presidenti, santit, fratelli e sorelle! Con grande gioia vi saluto e desidero offri- re a voi e alle distinte delegazioni che vi ac- compagnano la stessa calorosa accoglienza che mi aveteriservatonel miopellegrinaggioappenacom- piuto in Terra Santa. Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accet- tato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incon- tro sia un cammino alla ricerca di ci che unisce, per superare ci che divide. E ringrazio vostra santit, venerato fratello Barto- lomeo, per essere qui con me ad accogliere questi illustri ospiti. La sua partecipazione un grande dono, un prezioso sostegno, e testimonianza del cammino che come cristiani stiamo compiendo verso la piena unit. La vostra presenza, signori presidenti, un grande segno di fraternit, che compite quali figli di Abra- mo, ed espressione concreta di fiducia in Dio, Si- gnore della storia, che oggi ci guarda come fratelli luno dellaltro e desidera condurci sulle sue vie. uesto nostro incontro di invocazione del- la pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo accompagnato dalla preghieradi tantissimepersone, appartenenti adi- verse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione. un incontro che risponde allardente desiderio di quanti ane- lanoallapaceesognanounmondodovegli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da av- versari o da nemici. Signori presidenti, il mondo uneredit che ab- biamo ricevuto dai nostri antenati, ma anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfi- niti dai conflitti e desiderosi di raggiungere lalba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i mu- ri dellinimicizia e di percorrere la strada del dialo- go e della pace perch lamore e lamicizia trionfi- no. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime in- nocenti della guerra e della violenza, piante strap- pate nel pieno rigoglio. nostro dovere far s che il lorosacrificiononsiavano. Laloromemoriainfon- da in noi il coraggio della pace, la forza di perseve- rare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tesse- re giorno per giorno la trama sempre pi robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la glo- ria di Dio e il bene di tutti. erfarelapaceci vuolecoraggio, moltodi pi che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire s allincontro e no allo scontro; s al dialogo e no alla violenza; s al negoziato e no alle ostilit; s al rispetto dei patti e no alle provocazio- ni; s alla sincerit e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza danimo. La storia ci insegna che le nostre forze non basta- no. Pi di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, riuscito a impedir- la. Per questo siamo qui, perch sappiamo e cre- diamo che abbiamo bisogno dellaiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilit, ma invo- chiamo Dio come atto di suprema responsabilit, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbia- mo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dellodio e della violenza, a spezzarla con una so- la parola: fratello. Ma per dire questa parola dob- biamoalzaretutti losguardoal Cielo, ericonoscerci figli di un solo Padre. A Lui, nello Spirito di Ges Cristo, io mi rivolgo, chiedendo lintercessione della Vergine Maria, fi- glia della Terra Santa e Madre nostra. ignore Dio di pace, ascolta la nostra suppli- ca! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilit e di oscurit; tanto sangue versato; tante vi- te spezzate; tante speranze seppellite Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Do- naci Tu la pace,insegnaci Tu la pace,guidaci Tu ver- so la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e dona- ci il coraggio di dire: mai pi la guerra!; con la guerra tutto distrutto!. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Si- gnore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci lacapacitdi guardareconbenevolenzatut- ti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendicidisponibiliadascoltareil gridodeinostricit- tadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perch vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perch la parola che ci fa incontrare sia sempre fratello,e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen. Francesco LIBRERIA EDITRICE VATICANA S P Q S Il Papa: per fare la pace ci vuole pi coraggio che per fare la guerra In Vaticano linvocazione per la Terra Santa Tra Peres e Abu Mazen uno storico abbraccio GIANNI CARDINALE ROMA apa Francesco, daccordo con gli altri partecipanti a questo incontro, ha volu- to dare un segno molto forte di appel- lo a Dio, di apertura e quindi di un o- rizzonte di impegno pi grande e dif- ferente, a servizio della pace. Il "por- tavoce"vaticanopadreFedericoLom- bardi ha commentato cos lincontro di preghieradi domenicaseranei Giar- dini Vaticani, che ha visto lecceziona- le presenza, insieme a quella del ve- scovo di Roma e del patriarca di Co- stantinopoli Bartolomeo I, del presi- dente israeliano Shimon Peres e di quello palestinese Abu Mazen. Infat- ti, ha sottolineato Lombardi ricordan- doquandogidettodal custodediTer- ra Santa, il francescano Pierbattista Pizzaballa, forsenonscoppierlapa- ce, nel senso che la situazione non che cambier da un giorno allaltro in Medio Oriente, ma certamente le persone di buona volont e le perso- ne che credono in Dio hanno dato un contributo nuovo, un contributo for- te, con tutte le loro forze per appellar- si allaiuto della grazia del Signore, al dono della pace. Un evento, quello di domenica sera, durato unora oltre il previsto, che ha visto i tre momenti di preghiera di- stinte di ebrei, cristiani e musulmani, culminati nelle tre invocazioni di pa- ce proclamate da Peres , dal Papa e da Abu Mazen. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di pi che per fare la guerra, ha detto il Pontefice. Ci vuo- le coraggio ha aggiunto per dire s allincontro e no allo scontro; s al dia- logo e no alla violenza; s al negoziato e no alle ostilit; s al rispetto dei pat- ti e no alle provocazioni; s alla since- rit e no alla doppiezza. Un evento concluso con un colloquio riservato a quattro, di una ventina di minuti, nel- la splendida cornice della Casina Pio IV, proprio negli stessi ambienti, ha P volutoevocarelOsservatoreRomano, in cui il 29 novembre 1984, alla pre- senza del cardinale Segretario di Sta- to Agostino Casaroli i ministri degli e- steri argentino e cileno, con la media- zione della Santa Sede, firmarono il Trattato di pace e di amicizia tra i loro rispettivi Paesi. Anche in quella oc- casione ricorda il quotidiano vatica- no Giovanni Paolo II aveva offerto la sua casa per un accordo di pace. Un evento, quello di domenica, carat- terizzato da parole e da gesti partico- larmente significativi. Ci sono state ha evidenziato padre Lombardi del- le strette di mano, ma ci sono stati gli abbracci: abbracci sinceri; oltreapian- tare lulivo, che un segno classico dei momenti in cui si cerca di costruire la pace. In particolare, ha aggiunto quello che ha colpito, e che era molto desiderato e atteso, stato labbraccio tra i due presidenti che stato un momento di liberazione dei pro- tagonisti, dei popoli che desiderano since- ramente la pace. Un evento, quello di domenica, chehaavu- to anche una forte im- plicazione ecumenica, con la presen- zadel patriarcadi Costantinopoli. Non bisogna dimenticare infatti, ha fatto notarepadreLombardi, chelincontro stato in un certo senso, la vera con- clusione del viaggio in Terra Santa, in cui Bartolomeo stato protagonista, insieme con il Papa. Ecco cos che non solo papa Francesco, con il suo carisma; non sono solo i cattolici, ma sono tutti i cristiani che si uniscono a tutti i fedeli, ebrei e musulmani, a vo- lercercarelapaceaGerusalemmeein Terra Santa, una regione cos impor- tantepertutti. E inquestachiavepar- ticolarmente importante stata do- menica sera la presenza - era seduto a fianco del cardinale segretario di Sta- to Pietro Parolin - del patriarca greco- ortodosso di Gerusalemme, Teofilo. RIPRODUZIONE RISERVATA Larrivo (Siciliani) La preghiera (Siciliani) Padre David Neuhaus Nei Giardini Vaticani tre momenti di preghiera distinti di ebrei, cristiani e musulmani. La partecipazione di Bartolomeo I ad evidenziare la grande portata ecumenica delliniziativa La stampa. Lo stile Francesco e uniniziativa che spiazza orpresa, compiacimento, prudenza. Sonodiversi i toni del- lecronacheedei commenti apparsi sullastampainterna- zionaleinmeritoallineditosummitdi domenica. Papa Francesco innova scrive su Le Figaro il vaticanista Jean-Marie Gunois, secondo cui proponendo ai dueCapi di Statoallepreseconunaguer- radichiarataefredda, di venireapregare al propriofianco, ciascunoconlapropria religione sotto la cupola di San Pietro, il Papainventaunoggettodiplomaticonon identificato. Ma tutto il mondo sente che questolinguaggiodel cuore che cer- cadi parlareFrancesco, persimbolicoche sia... puinfluire sulla coscienza colletti- va dei due popoli. Per Nicolas Casey, sul Wall Street Journal, lincontro stesso, im- postatocome una cerimonia di preghiera, non come un nego- ziato politico, ha rimarcato quanto lontane siano fra loro le parti. Dopo nove mesi di colloqui mediati dagli Stati Uniti, I- sraele ha boicottato i negoziati e i Palestinesi hanno formato un governo di unit nazionale con gli islamisti di Hamas. Gli osservatori continua il quotidiano politico-economico sta- tunitense si chiedono quanto in l il Vaticano possa spinge- re i colloqui di pace. Viene quindi riportato il parere di Uri Sa- S vir, giconsiglieredi Peres, secondocui entrambeleparti han- no bisogno di pi tempo per raffreddarsi, prevedendo per sviluppi positivi per la fine dellanno. PabloOrdazsuEl Pas parladi unBergogliochehavolutousarela macchina diplomatica del Vaticano co- me undrappellodi caschi bludellospi- rito. Nonsi trattadi impresefacili con- tinualeditorialistaspagnolomasequal- cunopuassumereunruolochiaroafa- voredel dialogoecontrolaguerraquesto propriopapaFrancesco. Pucontaresu unaretedi informazioneprivilegiata... su uncorpodiplomaticomoltopreparatoe in costante contatto con i governi, ed unleader internazionale costantemente sottolattenzione dei media che padroneggia alla perfezione. Andrea Bachstein, corrispondente dallItalia del Sddeutsche Zeitung, mettequindi inevidenzaleparolechiareesemplici, le immagini e i gesti comprensibili a cui domenica si potu- to assistere e che fanno parte di uno stile Francesco con cui si dovranno misurare in futuro coloro che avranno in agenda la pace inMedioOriente. Andrea Galli RIPRODUZIONE RISERVATA Da Le Figaro a El Pais al Sddeutsche Zeitung il riconoscimento dellaudacia di un gesto che d speranza Padre Neuhaus: evento dal tratto profetico ANDREA GALLI adre David Neuhaus ha seguito lincontro di domenica in Vaticano davanti a un tele- visore a Gerusalemme, insieme a 35 suoi "parrocchiani". Met circa della comunit di cui ha la cura pastorale in quanto vicario del patriar- cato latino per i fedeli di lingua ebraica, che sono una settantina nella Citt Santa. Si tratta di un pic- colo gruppo che occupa un posto particolare fra la popolazione cristiana, in larghissima parte a- raba, e che nato da storie di conversione. Come quella, appunto, di padre Neuhaus, gesuita, nato a Johannesburg nel 1962 in una famiglia ebraica trasferitasi in seguito in Israele. Padre, che impressione le hanno fatto le scene nei Giardini Vaticani? Sono state emozionanti, soprattutto quando il Pa- pa ha abbracciato e baciato Shimon Peres e Abu Mazen. Unimmagine a cui non siamo abituati. Direi che stata unulteriore e preziosa occasione per capire meglio a cosa mira Francesco e qual P stato il senso di diversi suoi gesti nel viaggio in Terra Santa. A molti israeliani e palestinesi sono sembrati un volersi intromettere, in modo nobile ma naf, nelle loro questioni e nel loro conflitto. Le parole che il Papa ha pronunciato ieri hanno in- vece mostrato unaltra cosa, che c una religiosit non assimilabile ai due tipi che sono prevalenti in questa terra. Quali sarebbero? Sono da una parte una religiosit che non si inte- ressa di ci che accade al di fuori dei luoghi di cul- to, una devozione concentrata su se stessa; dal- laltra parte una religiosit che si pu definire co- me cortigiana, schiacciata sugli orientamenti del potere secolare. Che si lascia strumentalizzare dal- la sfera politica. Questo vale in larga misura per gli ebrei e i musulmani, ma qualche volta anche per i cristiani. Il Papa, forse forte anche della sua e- sperienza in America Latina, ha fatto capire che il ruolo della religione pu e devessere quello di u- na forza profetica, in grado di indicare un oriz- zonte che le parti in causa, per i muri che hanno costruito, non riescono pi a vedere. Uno sguar- do alto sul mondo, che ha come riferimento Dio. Quello che a molti sembrato, ripeto, un gesto naf chiamare Peres e Abu Mazen e pregare in- sieme stato un grande tentativo di liberare la speranza di pace dai vincoli mondani che la im- prigionano. A latere, questo aiuter anche a far diminuire lo- stilit verso i cristiani da parte di frange delle- braismo ultraortodosso? Vedasi le scritte ingiu- riose e gli atti di vandalismo contro chiese e mo- nasteri nei mesi scorsi. La speranza c. Anche se va specificato bene che queste manifestazioni di intolleranza non ven- gono dagli ultraortodossi, i cosiddetti haredim. Che hanno un atteggiamento distante e critico rispetto ai cristiani, ma non arrivano a compie- re certi gesti. Questi sono invece opera di nazio- nalisti religiosi. dagli ambienti in cui la reli- giosit si sposa al nazionalismo che vengono i problemi maggiori. RIPRODUZIONE RISERVATA Il vicario del patriarcato latino di Gerusalemme per i fedeli di lingua ebraica: gesti liberatori 5 Marted 10 Giugno 2014 P R I M O P I A N O LA STRADA DEL DIALOGO