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Baudelaire:
la prima volta
dei Fiori in musica
Il debutto di
Nelson Goerner,
un pianista da scoprire
SOMMARIOn. 4 ottobre - dicembre 2014
Editoriale
Oggi gi domani di Fabrizio Festa
11
58
37
60
16
18
14
Per leggere
Guide all'ascolto: Rosen, Rattalino, Bietti
di Chiara Sirk
Il calendario
I concerti ottobre / dicembre 2014
Da ascoltare
I nuovi mondi di Zukerman, Mullova
e Brodsky Quartet di Piero Mioli
Argomenti
Varignana Music Festival 2014 di Vania Pedrotto
Musica e poesia
Baudelaire: I fiori del male di Elisabetta Collina
Note dascolto: la parola allabbonato
Nozze di platino con Maria Trippa
20
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24
26
30
Interviste
Julian Rachlin di Fulvia de Colle
Enrico Dindo di Bianca Ricciardi
Nelson Goerner di Cristina Fossati
Quartetto Brodsky - Giampiero Sobrino
di Cinzia Fossi
Pinchas Zukerman di Anastasia Miro
32
Il profilo
Johannes Brahms di Giordano Montecchi
34
I luoghi della musica
Un sistema armonico di Maria Pace Marzocchi
In copertina: Julian Rachlin (foto di Julia Wesely)
8 I M
MUSICA INSIEME
Musica a Bologna - I programmi di Musica Insieme
EDITORIALE
Fabrizio Festa
Si alza il sipario sulla nostra ventottesima sta-
gione. Un risultato importante, un nume-
ro che ci dice di una storia lunga e di una
radice ormai profonda. Un numero che,
per, non affrontiamo nella rassicurante cer-
tezza della routine. Siamo al ventottesimo
giro di boa, anche questanno salutato da un
sempre vivacissimo consenso di pubblico.
Eppure, proprio questo consenso a spin-
gerci ad innovare e innervare la nostra at-
tivit con sempre nuove proposte. Baste-
rebbe qui rammentare che, appena con-
clusasi la stagione precedente, eravamo gi
pronti a lanciare la nostra nuova iniziativa:
il Varignana Music Festival. Cos lestate bo-
lognese ha vissuto unesperienza del tutto
nuova, una vera e propria scommessa: rea-
lizzare sulle nostre suggestive colline, in una
cornice di grande bellezza e fascino, un fe-
stival vero e proprio, cadenzato quotidia-
namente per una settimana, cos come ac-
cade nel resto dEuropa. Per quel che ri-
guarda larea metropolitana bolognese,
unassoluta novit, che da molti stata con-
siderata appunto una scommessa rischiosa.
Tanto pi che Musica Insieme ha proseguito
coerentemente sulla sua strada: quella del-
la musica da camera. su quel repertorio
che abbiamo costruito un nuovo consenso,
dimostrando che possibile far vivere an-
che al pubblico bolognese (o che visita o fre-
quenta la nostra citt e il nostro territorio)
quelle emozioni artistiche e musicali, che vi-
vrebbe in Austria, in Svizzera, in Germania,
in Francia, solo per citare luoghi i pi vicini
a noi. Il Varignana Music Festival non sta-
ta una parentesi, ma un ponte gettato fra le
due stagioni (quella che si era chiusa, quel-
la che ora si apre), ed al tempo stesso ci
servito a ribadire una nostra convinzione:
loperatore culturale deve costantemente sug-
gerire al pubblico, al cittadino, e persino al-
lamministrazione, soluzioni nuove per so-
stenere ed allargare lattivit a favore delle
arti. Cos nel mentre andiamo a presenta-
re la nuova stagione, eccoci lanciare unini-
ziativa davvero speciale, una vera e propria
prima assoluta nel contesto italiano, se
non perno europeo: la lettura integrale, in
cinque serate fra ottobre e novembre, dei
Fiori del male di Baudelaire, afdata alla
competenza e alla voce di Nicola Muschi-
tiello, che di quel capolavoro ha curato una
traduzione celebrata come la pi importante
degli ultimi cinquantanni. La lettura avr
peraltro unadeguata cornice musicale. Ale-
xander Romanovsky eseguir infatti pagi-
ne scelte accuratamente tra quelle legate pro-
prio allopera ed alla sensibilit artistica del
poeta francese. Inne, ribadendo il legame
con il nostro pubblico, a partire da questo
numero abbiamo deciso di dare voce sulle
colonne di MI agli abbonati, dedicando
loro una specica rubrica. Nuova la stagione,
nuova la sda, nuovi i progetti che inten-
diamo proporre al pubblico ed alla citt tut-
ta, consapevoli che il futuro si costruisce
sempre a partire dalloggi.
OGGI GI DOMANI
11 I M
MUSICA INSIEME
Charles Baudelaire
in una fotografia di
Etienne Carjat (1863 ca.)
a diversi anni Musica Insieme
dedica alcune pagine alle ries-
sioni dei suoi sostenitori, quegli
sponsor che con lungimiranza e impegno
hanno afancato allattivit produttiva
lattenzione per la cultura del territorio in
cui operano, e con ci, come naturale
conseguenza, per la qualit della vita di
chi quel territorio lo vive ogni giorno
sulla propria pelle. Ma i nostri sostenitori
sono anche e a pari merito tutti coloro
che ogni anno, sottoscrivendo il loro ab-
bonamento a Musica Insieme, ci forni-
scono non solo le risorse materiali, ma
anche quellenergia e quella ducia indi-
spensabili per andare avanti, quasi more
uxorio, nella buona e nella cattiva sorte.
A loro vogliamo dedicare una nuova ru-
brica su queste pagine, lasciando che il
racconto della loro esperienza come
ascoltatori sintrecci con la nostra storia,
fra ricordi, qualche rimpianto, e un
amore condiviso: quello naturalmente
per la musica. A dare il la non poteva
quindi che essere una nostra sostenitrice
istituzionale qual Maria Trippa, che
nei suoi quasi settantanni di matrimonio
con larte dei suoni, Musica Insieme lha
tenuta a battesimo per non lasciarla pi.
Per cominciare: chi Maria Trippa,
e come nasce in lei la passione per
la musica?
Ho scoperto la musica quando, ancora
bambina, mio zio barbiere, che era ap-
passionato di opera, mi port a vedere il
Rigoletto, unopera fatale perch lo rividi
poi il 3 giugno 1945, lo ricordo come
fosse ieri, quando misi piede per la prima
volta dentro al Teatro Comunale. Fu
unemozione immensa vedere questo tea-
tro, che allora mi sembr bellissimo e
lo tuttora, anche se al tempo diciamo
che era tenuto forse meglio di oggi
Da quel giorno devo ancora smettere di
andare a teatro. Ho visto e vissuto tante
cose belle, che mi hanno aiutato anche a
crescere: ricordo ad esempio le confe-
renze divulgative, oltre che i concerti.
Persino la sua data di nascita sem-
brava predestinarla alla musica
S, sono nata il 27 gennaio del 1926, il
giorno in cui nato Mozart e quello in
cui morto Verdi; una data che poi di-
venuta anche tristemente il Giorno della
Memoria della Shoah. Una data incredi-
bile. Ne parlavamo sempre con Carlo
Maria Badini, che mi diceva: Maria, ma
pensa che io sono nato il giorno della Re-
pubblica! ed io ribattevo: Beh io sono
nata il giorno che nato Mozart, anche
se 170 anni dopo.
Dalla passione per la musica a
quella per Musica Insieme, che lei
segue da sempre.
Infatti. Ho conosciuto Musica Insieme
n dalle origini, quando in occasione dei
primi concerti, che organizzavate nella
Sala Bossi, ho incontrato persino il vec-
chio bidello della scuola dove andavo da
bambina (le Scuole Manfredi). Poi
sono venuti gli anni gloriosi al Comu-
nale, e dal 2003 come sappiamo al neo-
restaurato Manzoni. Per noi bolognesi
certo lo spostamento non stato indo-
lore, il Comunale resta pur sempre il tea-
tro della citt, senza nulla togliere al
nuovo Auditorium. Al Comunale ab-
biamo il ricordo di grandissimi direttori
anche per la Sinfonica: come Celibida-
che, che se soltanto sentiva volare una
mosca guardava minaccioso verso i pal-
chi. O la prima volta di David Ojstrach,
che era anche il primo russo che vede-
vamo a Bologna.
E parlando degli artisti ospiti di Mu-
sica Insieme?
MARIA TRIPPA
Senza dubbio abbiamo conosciuto dei
personaggi che senza Musica Insieme
probabilmente non avremmo potuto mai
ascoltare. Pensiamo poi alla caduta del
Muro di Berlino, grazie a cui hanno po-
tuto esibirsi da noi tanti grandissimi ar-
tisti che dagli anni Novanta ad oggi ab-
biamo avuto il piacere e lonore di
ascoltare, e che altrimenti il mondo forse
non avrebbe mai potuto conoscere: da
Sviatoslav Richter a Gidon Kremer, da
Mischa Maisky a Viktoria Mullova, per
citare solo un quartetto di stelle.
Di questo gruppo fa parte poi Ev-
geny Kissin, anchegli legato a Mu-
sica Insieme, ed al suo pubblico, da
unamicizia ormai ventennale.
La prima volta che venne Kissin, nel
1994, mi ritrovai seduta proprio accanto
alla sua mamma ed alla maestra, una si-
gnora imponente che per tutta la durata
del concerto non ha staccato gli occhi da
questo ragazzo. Io ascoltavo, e cercavo di
carpirne qualche espressione che ne rive-
lasse le reazioni. Quello che mi colp fu
la seriet di questa signora, che metteva
quasi soggezione, e ogni tanto annuiva,
per cui capivo che secondo lei lesecu-
zione del suo pupillo andava bene. Ho
un ricordo nitidissimo e bello di quel
concerto, e ho ancora davanti agli occhi
il viso di quella signora, capelli bianchi,
corti, molto severa.
Oltre a Kissin, quali artisti ricorda
con particolare emozione?
Ci sarebbero tanti altri nomi da ricor-
dare, Alfred Brendel ad esempio, che ha
suonato regolarmente a Bologna sino
alla ne della sua attivit concertistica
o ancora la generazione successiva dei
Kavakos, dei Repin. E Maurizio Pollini,
un altro grande interprete, che debutt
peraltro a Bologna con Claudio Abbado
NOTE DASCOLTO: LA PAROLA ALLABBONATO
14 I M
MUSICA INSIEME
Da questo numero, Musica Insieme d voce a chi da sempre la sostiene con competenza
e passione: quegli abbonati che da ormai 28 anni partecipano alle nostre Stagioni,
ai quali abbiamo chiesto di raccontare la loro esperienza di ascoltatori
Nozze di platino
D
nel 1964. Abbado che aveva a sua volta
debuttato in citt nel 1962, e che dopo
la vittoria di Pollini al Concorso Cho-
pin di Varsavia lo port con s a Bolo-
gna, appena ventiduenne. Insomma
sono quasi troppi. Pensiamo ad Accardo,
un altro che ha fatto i capelli bianchi a
Musica Insieme. A me piace leggere le
notizie, informarmi della musica che
ascolto come degli artisti che le inter-
pretano: so bene quindi che Accardo
del 1941, Pollini del gennaio 1942, poi
arriva Ughi che del 1944 E ricordo
grandissimi artisti o compagini che non
ci sono pi, come il quartetto composto
da Isaac Stern, Jaime Laredo, Yo-Yo Ma
ed Emanuel Ax, il cui concerto cele-
brava i cinquantanni dalla ne della
guerra, lAlban Berg Quartett con Va-
lentin Erben al violoncello, e con grande
trasporto ricordo il Beaux Arts Trio. Un
merito che va a Musica Insieme poi
lapprofondimento della conoscenza del
quartetto darchi, che per me stato
unesperienza che mancava nelle abitu-
dini concertistiche dei bolognesi.
Seguendo gli artisti dal loro debutto
alla maturit artistica, ha potuto
percepire un cambiamento sensi-
bile, nel modo di suonare, nella ma-
turit espressiva, nellatteggia-
mento di qualcuno in particolare?
Ricordo ad esempio la prima volta che
abbiamo ascoltato Gianluca Cascioli, nel
1995: era un ragazzino che poi abbiamo
visto maturare nel corso degli anni, ac-
quisendo anche quegli atteggiamenti di
sicurezza e autorevolezza che per ovvi
motivi non poteva avere in precedenza.
Poi ci sono gli eccentrici: pensiamo a Zi-
merman che si porta dietro il pianoforte,
guidando il furgone per trasportarlo in
ogni teatro in cui suona. Saranno pure
particolari di colore, ma in realt ci fanno
sentire questi artisti pi vicini. Ricordo
ancora quando venuta Martha Arge-
rich, presente alla prima edizione dei
Concerti di Musica Insieme, nel 1987. E
come non ricordare le sette edizioni di
Balletti dAutunno, dal 1990 al 1997,
dopo le quali il balletto scomparso da
Bologna, ed ancora non se ne vede trac-
cia? E non da ultimo Invito alla Musica,
la possibilit che da dodici anni Musica
Insieme offre agli abitanti del territorio
bolognese di partecipare ai concerti con
derle. La cadenza regolare del luned,
unabitudine che non saprei scindere
dalla mia vita: in fondo il nostro modo di
frequentare i teatri e la musica fatto an-
che di questo.
I giornali come sappiamo parlano
sempre meno della musica classica.
La contemporanea ancora troppo
spesso un tab. In tanti anni, i pro-
blemi della musica sono cambiati, o
in realt poco si mosso?
La perdita di Roberto Verti ha signi-
cato sicuramente molto per la critica e
per linformazione musicale nella nostra
citt. Dobbiamo poi tener presente che il
pubblico sotto sotto sempre un po re-
stio allascolto della contemporanea, ed
anche la radio non la trasmette molto. Io
personalmente sono molto curiosa: ri-
cordo ancora Karlheinz Stockhausen, che
venne col glio Markus negli anni No-
vanta, lascolto della sua musica stato
una piacevole sorpresa, e Friedrich
Gulda, di certo un personaggio eccen-
trico ed a suo modo unico. E poi ricordo,
cos a caldo, Vladimir Ashkenazy e il -
glio Dimitrij al clarinetto, anche lui lab-
biamo visto fare i capelli bianchi. Di-
ventano quasi degli amici che hanno
passato gli anni insieme a te.
un servizio di trasporto che permette
loro di non preoccuparsi delle difcolt
logistiche. Di questo vorrei che vi ve-
nisse riconosciuto il merito.
Grazie per i commenti cos gene-
rosi. Ma parlando di lei: cosa signi-
ca e cosa ha signicato nella sua
vita landare a concerto? Vi sono
compagni dascolto particolari?
Oggi ho una cerchia di compagni di
abbonamento ormai consolidata, ma si-
curamente in questi anni ho acquisito
delle amicizie che senza Musica Insieme
non avrei magari mai avuto. A volte poi
capita di salutare, anche con affabilit,
persone di cui non conosci magari nem-
meno il nome, ma che ti sono divenute
comunque familiari, e ti fa piacere ve-
15 I M
MUSICA INSIEME
Sopra: il recital di Maurizio
Pollini proiettato in Piazza
Verdi nel 2002. A destra: il
debutto a Bologna di
Evgeny Kissin (1994). Sotto:
Isaac Stern. Insieme a lui
nel 95 Laredo, Ma e Ax
(foto di Roberto Serra)
na volta il grande violini-
sta Fritz Kreisler venne
invitato ad esibirsi nel pa-
lazzo di una ricca signora americana per
una cena di gala. Alla richiesta della si-
gnora, egli precis subito che il suo prezzo
era assai alto, aggirandosi sui 5.000 dol-
lari di allora. La signora naturalmente
non si scompose e accett. Ma volle sot-
tolineare che il Signor Kreisler avrebbe
dovuto soltanto suonare, e dopo aver -
nito prendere il suo violino e andarsene,
perch a cena vi sarebbero state persone
molto altolocate e chic. Al che Kreisler a
sua volta non si scompose e ribatt: In
questo caso il prezzo scende a 3.000 dol-
lari. Malgrado la boutade ci sia stata
raccontata da Mischa Maisky, stato pro-
prio lui fra i protagonisti pi partecipi del
Varignana Music Festival, tenutosi lo
scorso luglio, che ci ha visto accanto a Pa-
lazzo di Varignana Resort & SPA nel te-
nere a battesimo una nuova serie di con-
certi nei quali lo spirito della classica si
sposava ai momenti dincontro fra il pub-
blico e gli artisti stessi. Capitava cos di ve-
derlo, il Maestro, spingere il passeggino
del suo ultimogenito a bordo piscina, e la
sera a cena, dopo aver incantato il pub-
blico con le Suites bachiane, raccontare a
rafca come solo lui sa fare quelle sto-
rielle sui musicisti dei quali da sempre
facondo cultore, al suo anco stavolta il
glio Maxie, nove anni e la medesima
energia e passione musicale di pap.
La prima edizione del Varignana Music
Festival insomma, possiamo ora raccon-
tarlo senza tema di smentita, ha saputo
abbattere una serie di barriere, e tutte a fa-
vore della classica: innanzitutto creare -
nalmente anche nel territorio bolognese
un festival che ospitasse grandi nomi del
concertismo mondiale, nello spirito delle
principali kermesse estive di tutta Eu-
ropa, con sei grandi concerti nei quali gli
stessi interpreti hanno condiviso il palco
per affrontare le opere dei maestri rico-
nosciuti della storia, da Bach a Mozart, da
Brahms a Rachmaninov, alternando il re-
cital solistico al duo, no al quartetto ed
al quintetto con pianoforte e con clari-
netto. Ma quel festival abbatteva anche il
tradizionale sipario che, letteralmente, se-
para in genere il mondo dellinterprete da
quello del pubblico, per sostituirlo con
uno spazio aperto, quello del Belvedere,
sala dove gi il palco sembrava aprirsi alla
platea pi che separarsene, e dopo il con-
certo si faceva anche sede di serate convi-
viali, dove lascoltatore poteva magari tro-
var posto proprio al tavolo con gli artisti,
o poco pi in l, insieme agli altri com-
pagni di questo viaggio nel piacere della
musica e del cibo. Il festival peraltro po-
teva contare su una sede di eccezionale
suggestione: Palazzo di Varignana Resort
& SPA, nuovissimo complesso 4 stelle
lusso inaugurato nellottobre 2013, im-
merso nella storia e nella natura dellAp-
pennino tosco-emiliano e costruito at-
torno alla settecentesca Villa Bentivoglio,
dove lascolto dei capolavori del reperto-
ARGOMENTI
16 I M
MUSICA INSIEME
U
La prima edizione del nuovo festival realizzato da Musica Insieme per Palazzo di Varignana
ha gettato un ponte ideale fra artisti e pubblico, offrendo alla citt una stagione estiva che
si propone di inserirsi nellalveo dei maggiori festival europei di Vania Pedrotto
Varignana
Music Festival 2014
rio si accompagnava a un panorama che
dai suoi 20 ettari di parco abbracciava
tutta la vallata circostante, spingendosi
no a San Luca come sino alle Prealpi Ve-
nete e al mare.
Accanto a Mischa Maisky, che il pub-
blico di tutto il mondo conosce come
uno fra i pi acclamati violoncellisti del
panorama internazionale, protagonisti del
Festival erano Lily Maisky, apprezzatis-
sima pianista esibitasi al anco di Capu-
on, Argerich, Jansen; Alexander Roma-
novsky, gi Premio Busoni 2001 ed
oggi pianista dalla carriera intensissima;
Hrachya Avanesyan, violinista vincitore
dei concorsi internazionali Menuhin e
Carl Nielsen; completavano il cartel-
lone il leggendario Jancek String Quar-
tet, fondato nel 1947 a Brno e intitolato
al massimo compositore cco, e Anton
Dressler, clarinettista invitato nei princi-
pali festival, al anco di Julian Rachlin
come di Bruno Canino.
Ad aprire le danze, il 14 luglio, era il duo
costituito da Mischa e Lily Maisky, per la
quale suonare insieme al padre naturale
come respirare, un duo costituito in
fondo da sempre, se n da bambina Lily
ha potuto suonare con il grande violon-
cellista, divenendo a sua volta pianista di
grande maturit espressiva. Per loro, un
programma che costituiva lalfa e lomega
della letteratura per violoncello e piano-
forte: dai primissimi esempi di sonata di
un geniale pioniere della musica quale fu
Johann Sebastian Bach, alla Sonata che
ostakovic rma tre secoli dopo, nel
1934, unendo la cantabilit al contrap-
punto dellamato Bach, e cos chiudendo
il cerchio. Nel mezzo i Cinque pezzi in
tono popolare di Schumann, che esalta-
vano appunto la vocalit del violoncello.
Il giorno seguente, nello spirito di condi-
visione e scambio che contraddistingue
ogni Festival degno di questo nome, Lily
afancava un altro partner, questultimo
portato dal Varignana Music Festival alla
sua prima apparizione bolognese (e se-
conda in assoluto in Italia): il violinista ar-
meno Hrachya Avanesyan (classe 1986),
considerato fra i pi interessanti della sua
generazione. Per il duo un recital funam-
bolico tutto sul lo della letteratura vio-
linistica fra Otto- e Novecento; da ricor-
dare la potenza evocativa quasi
cinematograca della Sonata di Richard
Quintetto per pianoforte e archi mai
composto da Johannes Brahms, che in
esso rivers tutta la propria maestria e in-
sieme la passione per quella che fu come
sempre la sua musa ispiratrice, Clara
Schumann. Sabato 19 luglio, ecco inne
i ranghi riuniti dello Jancek e del clari-
nettista Anton Dressler, per una matine
che congedava il pubblico della I edi-
zione del Varignana Music Festival con
due capolavori: il Quartetto Lettere in-
time di Jancek, il maggiore compositore
cco, e il Quintetto per clarinetto e archi
di Wolfgang Amadeus Mozart, forse la
pi amata fra le opere per clarinetto di
tutti i tempi, dove il talento straordina-
rio, di una rafnata ed impareggiabile
sensibilit (Corriere della Sera) di Dre-
ssler, utilizzando il clarinetto di bassetto
per il quale Mozart laveva originaria-
mente concepito, creava una straordina-
ria alchimia con i colleghi, e con il pub-
blico. Ci si lasciava cos al sole di luglio
con la voglia di rivedersi per la II edizione.
Strauss, uno dei suoi rarissimi lavori ca-
meristici, nei quali gi risuonano i colori
dellorchestra, e la rocambolesca chiusura
con la celebre Carmen Fantasie di Franz
Waxman. Insomma, un biglietto da visita
di stampo paganiniano per il virtuoso ar-
meno, cui spettava la dura prova di tro-
varsi incastonato fra i due recital capita-
nati da Mischa Maisky.
Quel Maisky che mercoled 16 luglio si
presentava solo sul palco con un cavallo
di battaglia come le Suites bachiane, of-
frendo al pubblico lolimpica serenit
della Terza, e le tenebre della Quinta.
Banco di prova per tre secoli di inter-
preti (lo stesso Maisky ne ha rilasciato
nella sua carriera ben tre incisioni di rife-
rimento), il capolavoro bachiano, si sa,
non ha mai smesso di incantare il pub-
blico: un miracolo che si ripetuto quella
sera, per concludersi con due bis, ovvia-
mente bachiani, aperti doverosamente
dal celebre Preludio della Prima Suite.
Altro mattatore della scena, arrivava gio-
ved 17 luglio Alexander Romanovsky con
un programma che declinava il pianismo
romantico, da Chopin a Rachmaninov.
Tutto esaurito e trascinante il concerto,
con momenti di grazia durante le pagine
che toccavano lanima popolare della Rus-
sia, come la Dumka, scena rustica di
C
jkovskij
nella mia citt natale, Vilnius. stata
una grande emozione, essere a casa tua ed
esibirti davanti ai tuoi genitori con Ro-
stropovic....
Parlando di questi suoi padri puta-
tivi, c qualche ricordo al quale
legato in modo speciale?
Ricordo proprio che Rostropovic mi
disse un giorno qualcosa che Prokof ev gli
aveva detto a sua volta quando egli era
giovane una cosa molto semplice,
ma affascinante: Prokof ev gli disse che
bisogna ripulire il proprio gusto musi-
cale tanto spesso quanto ci si lavano i
denti. Insomma, in musica bisogna co-
stantemente lavorare sul proprio passato:
se oggi ritieni di conoscere il modo giusto
per suonare questo o quellaltro brano,
non signica che domani sar lo stesso,
per non parlare di dopodomani, o fra un
anno. Dobbiamo rivedere, spazzolare il
nostro gusto proprio come ci laviamo i
denti, anche due o tre volte al giorno...
trovo che sia unosservazione straordinaria
perch signica che in musica dobbiamo
sempre cercare, continuare a cercare, ri-
21 I M
MUSICA INSIEME
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ajkovskij,
nel quale emerge il sentimento opposto nellAndante
funebre e doloroso ma con moto. Maestro Cassidy,
pu spiegare ai nostri lettori la ragione di questa scelta
e il vostro rapporto con la musica russa?
Paul Cassidy: Come gruppo, sentiamo una grande affinit
con la musica russa, e il nostro stesso nome ne un indizio!
Abbiamo sempre suonato questa musica, da quella di Stra-
vinskij e ostakovic a quella di Borodin e C
ajkovskij. E que-
sto meraviglioso Scherzo di Borodin lo abbiamo scoperto re-
centemente. un pezzo davvero contagioso, come un
quadro sulla neve, che rende difficile smettere di canticchiare
il suo motivetto. Il grande Quartetto n. 3 di C
ajkovskij un
vero capolavoro. La sua concezione fondamentalmente sin-
fonica, ma forse i due movimenti centrali sono i pi notevoli;
un incredibile Scherzo seguito da uno straordinario movi-
mento lento, una marcia funebre scritta in memoria di un suo
grande amico, il violinista Ferdinand Laub, che era scomparso
poco prima. I musicisti usano la sordina per accentuare il
senso della perdita, e nella sezione centrale sembra quasi di
sentire i sacerdoti russi ortodossi cui fa eco la congrega dei fe-
deli. Unopera darte davvero eccezionale.
Musica da camera vuol dire anche collaborazioni con
altri colleghi e musicisti, che soprattutto nel caso del
Brodsky sono state innumerevoli, coinvolgendo artisti
come Bjrk o Costello e molti altri Ci racconterebbe
qualche episodio particolarmente emozionante? E c
ancora qualche artista con cui vorreste esibirvi?
Paul Cassidy: Quando siamo stati in tour con Bjrk, ab-
biamo spesso suonato negli stadi; ricordo in particolare unoc-
casione a Shefeld dove suonammo Stravinskij davanti a
20.000 persone. Ci aspettavamo che ci tirassero i pomodori,
e invece il pubblico si alzato in piedi applaudendo e ballando;
sono sicuro che questa scena sarebbe piaciuta molto anche a
Stravinskij.
Maestro Sobrino, dal punto di vista del suo ruolo nella
Direzione Artistica della Fondazione Arena di Verona,
come vede oggi la situazione della musica classica in
Italia?
Giampiero Sobrino: Premesso che lItalia il paese che esprime
il maggior numero di ricchezze artistiche proprio per que-
sto che attiriamo da sempre lattenzione e linteresse di tutto il
mondo ci ritroviamo oggi in un momento di grande dif-
colt, sia strutturale che culturale. Intanto, bisognerebbe pren-
dere coscienza di chi siamo e di cosa rappresentiamo, in modo
da tramandare ai nostri giovani la consapevolezza di uniden-
tit e appartenenza: su questo che bisogna lavorare. Oggi
siamo un paese malato, ma se non abbiamo il coraggio, in ma-
niera trasversale, di riconoscerlo, non troveremo neppure una
cura adeguata.
28 I M
MUSICA INSIEME
ajkovskij
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole
Luned 15 dicembre 2014
AUDITORIUM MANZONI ore 20.30
ZUKERMAN CHAMBER PLAYERS
PINCHAS ZUKERMAN..........................violino e viola
Musiche di Brahms, Mozart
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme
e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna
Luned 20 ottobre 2014
AUDITORIUM MANZONI ore 20.30
JULIAN RACHLIN......................................violino
LYNN HARRELL...........................................violoncello
ZHANG ZUO......................................................pianoforte
Musiche di Schubert, Brahms
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme
e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna
NELSON GOERNER.................................pianoforte
Musiche di Mozart, Schumann, Chopin
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme
e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna
I CONCERTI ottobre/dicembre 2014
Luned 24 novembre 2014
AUDITORIUM MANZONI ore 20.30
Si riaccendono le luci sul palcoscenico
di Musica Insieme per la XXVIII
edizione, con un trio di fuoriclasse
impegnato in pagine tra le pi
affascinanti del repertorio cameristico
di Maria Chiara Mazzi
Generazioni
in trio
LUNED 20 OTTOBRE 2014
AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30
JULIAN RACHLIN violino
LYNN HARRELL violoncello
ZHANG ZUO pianoforte
Franz Schubert
Trio in si bemolle maggiore op. 99
Johannes Brahms
Trio in si maggiore-minore op. 8
Introduce Maria Chiara Mazzi, docente
al Conservatorio di Pesaro e autrice
di libri di educazione e storia musicale
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Universalmente riconosciuto come uno dei pi carismatici artisti dei nostri giorni,
Julian Rachlin, formatosi con Boris Kuschnir al Conservatorio di Vienna ed in se-
guito con Pinchas Zukerman, apparso al fianco delle principali compagini, qua-
li Wiener Philharmoniker, Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, Israel Philharmo-
nic, London Philharmonic, Orchestra del Mariinskij, e sotto la direzione di Chailly,
Mehta, Maazel, Muti. Nel 2000 ha ricevuto il Premio Internazionale dellAccade-
miaMusicale Chigiana. Solistadadecenni ai vertici del concertismomondiale, ca-
merista, direttoreedidatta, LynnHarrell haricevutodueGrammyAwards intrio
con Perlman e Ashkenazy, oltre a comparire in pi di 30 incisioni a fianco delle
principali orchestre. Ospite dei maggiori festival, si esibito in trio con Anne-
Sophie Mutter e Andr Previn, con i quali nel 2004 ha eseguito il Triplo Con-
certodi Beethoven insieme allaNewYork Philharmonic direttadaKurt Masur.
ZhangZuo, selezionataper il BBCYoungArtists Generationdei Proms
di Londra, si aggiudicata il Primo Premio ai Concorsi pianistici internazio-
nali Gina Bachauer di Salt Lake City e Krainev di Kharkov.
I protagonisti
una storia curiosa, e anche un po
divertente, quella del trio con
pianoforte. Quando la nostra sto-
ria ha inizio, attorno alla met del Sette-
cento, il trio ancora non c: ci sono, s,
due archi e una tastiera sul palcoscenico,
ma il protagonista vero solo uno, il vio-
lino, accompagnato da un basso conti-
nuo, cio lunione di un violoncello
(che esegue la linea del basso) e un clavi-
cembalo (che realizza gli accordi di so-
stegno). Certo, Bach aveva provato a ren-
dere autonoma la tastiera dandole una par-
te tutta sua, ma la cosa non aveva avuto
troppo seguito Insomma: anche se
suonano in tre, questo non ancora un
trio Poi, nel secondo Settecento, ecco
un nuovo attore alla ribalta: il fortepiano
(seguito a ruota dal pianoforte) che con
una poco gentile gomitata allontana il
cembalo discreto: sfacciato com non ci
sta a fare da spalla al violinista. Anzi,
talmente prepotente che talora sembra ad-
dirittura cancellare lo strumento ad arco!
Nel frattempo il violoncello se ne sta qua-
si in disparte a vedere come nisce tra i
due: buono e quieto realizzatore di bas-
so, non vuole prendere le parti n delluno
n dellaltro. Ma non ci vuole molto per-
ch poi decida con chi stare e, se non al-
tro per solidariet di sezione, si schieri con
laltro strumento ad arco. La sua parte nel-
lo spartito viene spostata sopra quella del-
la tastiera e sotto quella del violino, e non
pi lasciata sotto tutte le altre. Ma anche
questo non ancora un trioCi vogliono
i viennesi, ci vuole Haydn che con i suoi
trii costruisce quasi un ponte tra passato
e futuro, e ancora: ci vogliono prima Mo-
zart e poi Beethoven a mettere daccordo
tutti con un colpo di mano. con loro in-
fatti che la musica da camera esce dalle
stanze e dalle mani dei dilettanti per en-
trare nelle sale da concerto, con loro che
nalmente tre strumenti sul palcosceni-
co diventano un trio, cio un organismo
con un solo cervello e un solo cuore, dove
bisogna essere tutti daccordo e tutti sul-
lo stesso piano. Signori, questo nalmente
un trio! Una formazione nella quale, pa-
rafrasando una celebre denizione del
quartetto, tre persone bene educate con-
versano tra di loro senza che nessuno
prenda il sopravvento. Meno agile del trio
per archi, ma anche meno trascendente-
mente complicato e astratto del quartet-
to per archi, il trio con pianoforte gode
di una storia e di una felicit tutte vien-
nesi, perch sono proprio i compositori
viennesi (e tra questi, doverosamente, oc-
corre inserire Schubert e Brahms) a evi-
denziare la poliedricit di questo organi-
co, utilizzato ora per esprimere una poe-
sia familiare, ora per raccontare straordi-
narie esperienze espressive.
Franz Schubert affronta il genere quando
i trii di Beethoven erano gi celebri da tem-
po, e quando i lavori di Czerny, Mosche-
les o Hummel stavano conquistando il
pubblico della Vienna della Restaurazio-
ne col loro stile disinvolto, piacevole,
brillante e virtuosistico. Lo Schubert, so-
prattutto quello degli ultimi anni, recupera
invece alla musica da camera il sapore del-
lintima confessione e, senza quasi ri-
scuotere alcuna attenzione da parte dei
viennesi, trasforma il genere nello specchio
del disagio dei tempi con una sensibilit
che guarda quasi oltre il romanticismo stes-
so. Eppure, tra i capolavori cameristici del-
lultimo Schubert, dei Trii gemelli del 1827
(lop. 99 e lop. 100) solo il secondo ven-
ne eseguito in pubblico ancora vivente lau-
tore (il 26 dicembre del 1827 al Musik-
verein di Vienna), mentre il primo ebbe
unesecuzione privata, il 28 gennaio 1828,
da parte peraltro di tre illustri interpreti:
il pianista Carl Maria Bocklet, il violini-
sta Ignaz Schuppanzigh e il violoncellista
Joseph Linke. Non diversamente da tan-
ti capolavori schubertiani, come gli ultimi
quartetti e le ultime sonate per pianofor-
te, anche il Trio op. 99 fu pubblicato sol-
tanto postumo (da Diabelli nel 1836); mi-
gliore sorte tocc al suo fratello op. 100,
che sullonda di un inatteso successo di
pubblico trov pubblicazione da parte di
un editore di Lipsia. Lautore vi accom-
pagn queste parole, che oggi suonano ri-
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velatrici della sua condizione di concreto
bisogno, e di come egli si dibattesse lette-
ralmente per trovare nalmente uno sboc-
co editoriale ai propri lavori: Illustrissimo
Signore, qui allegato Le invio il Trio ri-
chiesto, sebbene mi sembrasse inteso che
il prezzo di 60 orini si riferisse a un qua-
derno di Lieder o di pezzi per pianoforte
e non a un Trio, per il quale necessario
un lavoro sei volte superiore. Perch le cose
incomincino nalmente a muoversi, La
prego di procedere quanto prima alla
pubblicazione e di inviarmene sei copie.
Faccia eseguire il Trio per la prima volta da
gente allaltezza [...] Nellattesa di una ra-
pida pubblicazione, resto con i sensi del-
la mia pi alta considerazione. Suo devo-
tissimo Franz Schubert. Se dunque Schu-
bert ebbe, tra le poche soddisfazioni dei
suoi ultimi mesi di vita, quella di poter
prendere in mano la prima copia stampata
del Trio op. 100, per lopera 99 il mondo
dovr attendere il 1836, ed ancora una vol-
ta lacutezza del giudizio di Schumann, che
prontamente nel 1836 recensir la pub-
blicazione postuma: Uno sguardo al Trio
in si bemolle maggiore op. 99 di Schubert,
e tutte le angosce della nostra condizione
umana scompaiono, e tutto il mondo di
nuovo pieno di freschezza e di luce. Eppure,
circa dieci anni fa, un altro Trio di Schu-
bert era gi apparso come cometa nel cie-
lo musicale. Era la sua centesima opera;
poco dopo, nel novembre 1828, egli mo-
riva. Questo Trio, pubblicato di recente,
mi sembra per il pi vecchio dei due, e
anche se stilisticamente non c' niente che
possa rivelare la sua appartenenza a un pe-
riodo precedente, potrebbe benissimo es-
sere stato scritto prima del familiare Trio
in mi bemolle op. 100. I due lavori sono
essenzialmente diversi. [...] mentre il Trio
in mi bemolle attivo, virile, drammati-
co, quello in si bemolle passivo, femmi-
nile, lirico.
Alla lezione viennese si lega, in un unico
arco sonoro, anche il giovane Brahms. Ha
ventanni Johannes Brahms nel 1853,
quando pone mano alla partitura del
Trio contrassegnato come op. 8 che, se si
esclude la collaborazione alla Sonata
F.A.E., la prima vera opera da camera del-
lautore amburghese. Celebre concertista,
autore gi di monumentali, straordinarie
sonate per pianoforte che per spessore e
densit strutturale erano composizioni qua-
si sinfoniche, il giovane artista era restio
ad affrontare un genere come quello ca-
meristico, che nella prima met del seco-
lo aveva gi conosciuto i capolavori di Bee-
thoven e di Schubert. Sono anni impor-
tanti questi nella vita del giovane com-
positore, che proprio in quel periodo co-
nosce Joachime viene rivelato e consacrato
da Schumann nel celebre articolo Vie
nuove per la Neue Zeitschrift fr Musik.
Nel 1854 il Trio era pronto per la prima
esecuzione, che sarebbe avvenuta nella
Dodsworths Hall di New York il 27 no-
vembre del 1855, e gi nella sua veste pri-
migenia raggiungeva un grandissimo ri-
sultato. La precedente esperienza come pia-
nista e la conoscenza dei classici consen-
tiva infatti a Brahms di compiere un ul-
teriore salto in avanti nella storia che stia-
mo raccontando, forse portandola al suo
compimento. Lontano dalla brillantezza
dello stile di conversazione dei classici vien-
nesi, estraneo alle angosce espresse dal ca-
merismo di Schubert, Brahms importa nel
Trio la densit sinfonica sperimentata
nelle sonate, infondendovi quellanelito ro-
mantico che sarebbe stato poi una delle si-
gle pi originali di tutto il suo camerismo.
questa originalit a far assumere al Trio
op. 8 una posizione di fulcro nella pro-
duzione del Maestro, il quale non a caso
lo riprese in mano negli ultimi anni del-
la sua vita dietro consiglio delleditore Sim-
rock. Nellestate 1889 Brahms ne inizi la
revisione e scrisse a Clara Schumann: Non
puoi immaginare con quale fanciullaggi-
ne ho trascorso i bei giorni estivi. Ho ri-
scritto il mio Trio in si maggiore e posso
chiamarlo op. 108 invece che op. 8. Non
sar pi rozzo come prima ma sar mi-
gliore?. Eliminando nel nome della so-
briet alcune parti considerate troppo ri-
dondanti, questa revisione crea in sostanza
unopera nuova che continua a convivere
con il lavoro originale e non ne cancella
la carica romantica ed espressiva e leco del-
la vivace esuberanza giovanile.
DA ASCOLTARE
I Trii di Schubert hanno goduto e godono di una straordinaria fortuna disco-
grafica. Vuoi perch trattasi di opere notissime. Vuoi perch trattasi di capolavori,
che giganteggiano nel repertorio per violino, violoncello e pianoforte. La Dec-
ca ha ristampato nel 2001 su cd le fondamentali registrazioni realizzate dal Trio
Beaux Arts, raccogliendole in un album Tutti i Trii di Schubert, che vede presenti
anche le registrazioni dei trii per violino, viola e violoncello; incisioni, quelle del
Trio capitanato dal violinista Arthur Grumiaux, anche riproposte dalla Philips
nel 2006; possiamo poi ammirare il Beaux Arts in dvd per i tipi della Legal, in
una registrazione realizzata per la BBC. Altra ristampa, quella della Deutsche
Grammophon, protagonista questa volta il Trio di Trieste, altro interprete ec-
cellente di quelle straordinarie pagine. Nella vertiginosa lista che giunge fino
alle registrazioni filologiche realizzate da Bylsma e dal Wanderer non po-
teva mancare Lynn Harrell, che ha inciso i capolavori schubertiani per la Dec-
ca (1997) con due eccezionali compagni di strada: Ashkenazy e Zukerman.
Harrell e Rachlin sono mossi da uno spirito umanitario nei confronti dellinfanzia:
il primo ha fondato la HEARTbeats Foundation, il secondo ambasciatore dellUnicef
Lo sapevate che...
Allievo di Antonio Janigro, dopo la vittoria nel 1997al ConcorsoRostropovi
Enrico Dindo d inizio ad una carriera internazionale, diretto fra gli altri da
Chailly, Noseda, Gergiev e Muti, al fianco di compagini quali BBCPhilharmo-
nic Orchestra, Orchestre National de France, Filarmonica della Scala, Chi-
cagoSymphony Orchestra. Fragli autori chegli hannodedicatoleloroope-
re figurano Carlo Boccadoro e Carlo Galante. Ospite regolare dellAcca-
demia di Santa Cecilia e invitato nei principali cartelloni, Dindo fonda-
tore e direttore dei Solisti di Pavia, oltre a svolgere unintensa attivit di-
dattica. SuonaunvioloncelloPietroGiacomoRogeri (exPiatti) del 1717.
Enrico Dindo
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n una delle sue ultime apparizioni
bolognesi, per cornice una sala del
Museo Internazionale della Musica,
Mstislav Rostropovic grande affabula-
tore, oltre che sommo violoncellista
ebbe a raccontare a un pubblico che in-
cantato lo stava ad ascoltare le sue gior-
nate trascorse in compagnia di Sergej
Prokof ev e Dmitrij ostakovic. Al di l
delle notazioni umane e caratteriali dei
due compositori (non solo diversi nello
stile, ma anche nella personalit), quello
che colpiva erano per i tratti in comune.
Sostanzialmente, Rostropovic sottoline
come entrambi avessero guardato al
grande repertorio ottocentesco con
sguardo attento, senza pregiudizi e so-
prattutto cercando di accoglierne con ri-
spetto leredit. Rispetto che non vuol
dire appiattirsi nellimitazione. Al con-
trario, rispetto vuol dire applicare con
sagacia un metodo critico, che permetta
allartista di scegliere, una volta appresi
larte e il mestiere (il che include, anche
e soprattutto, la conoscenza di quanto ha
fatto chi lo ha preceduto), una sua
strada. Aggiungere
qualche metro a
quella strada non
compito sem-
plice. Spesso, come dimostra la storia
dellarte, decisamente pi facile tagliar
corto; andar per campi e sentieri che vor-
remmo credere mai battuti; inseguir far-
falle, o stupire il pubblico con effetti spe-
ciali, che in realt sono giochi di
prestigio. Trucchi. E come ogni buon
prestigiatore sa, perch il trucco non
venga scoperto bisogna irretire chi assiste
con le chiacchiere, con gesti fuorvianti,
distrarre insomma, onde non gli venga in
mente di scoprire che il re nudo. Pro-
kof ev e ostakovic nelle parole di quello
che era stato uno dei loro migliori inter-
preti, quasi un compagno di viaggio ne-
gli ultimi anni delle loro vite, appartene-
vano dunque alla categoria di chi non
millanta. Di quegli artisti di cui si ha ri-
spetto poich la loro autorevolezza non
poggia sullabilit, che pure riconosciamo
al prestigiatore. Poggia piuttosto sul duro
lavoro, sullo studio estenuante, sulline-
sausta passione e su una sostanziale one-
st artistica, che emerge brillante dalle
loro opere. Onest che vuol dire scrupolo
sommato a modestia. Quando ti guardi
indietro vedi quei giganti sulle cui spalle
salirai. Nel caso di ostakovic, Rostro-
povic fu perentorio: Mahler era uno dei
suoi riferimenti costanti. Il che, del resto,
appare evidente gi ad un primo ascolto,
ad esempio, del secondo movimento di
I
LOrchestra Giovanile Italiana, tenuta a battesimo
trentanni or sono da Riccardo Muti, torna nel nostro
cartellone con due capolavori sinfonici, sotto la direzione
di uno straordinario violoncellista di Fabrizio Festa
Musica, maestro!
Luned 10 novembre 2014
LUNED 10 NOVEMBRE 2014
AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30
Dmitrij ostakovic
Concerto n.1in mi bemolle maggiore
op. 107 per violoncello e orchestra
Johannes Brahms
Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
ORCHESTRA GIOVANILE ITALIANA
ENRICO DINDO violoncello e direttore
Introduce Enrico Dindo
questo suo Primo Concerto per violon-
cello e orchestra (ne seguir poi un se-
condo). Concerto che fu dedicato dal
compositore proprio a Rostropovic. E
che Rostropovic port al debutto il 4 ot-
tobre del 1959 in quel di Leningrado. La
locale, eccellente Orchestra Filarmonica
fu diretta da un altro protagonista di
quella straordinaria stagione della musica
sovietica: Evgenij Mravinskij. Non pos-
siamo non notare che Prokof ev qual-
che anno prima, nel 1952, aveva af-
dato allo stesso Rostropovic, che ne era
pure in questo caso il dedicatario, quello
che venne in un primo momento intito-
lato Secondo Concerto per violoncello
col numero dopera 125. Oggi lo cono-
sciamo come Sinfonia Concertante in
mi minore. Sul podio in un costante ed
intrigante intrecciarsi di destini Svia-
toslav Richter, in quella che fu probabil-
mente la sua unica apparizione come di-
rettore dorchestra. Il lo che unisce
questi due brani proprio la maestria di
Rostropovic. Nella storia della musica,
del resto, spesso il talento, il virtuosi-
smo, la sensibilit di un interprete hanno
costituito uno spunto essenziale per il
compositore. Dunque, Mahler, Rostro-
povic, e poi lideale classico che sempre
anima la scuola compositiva sovietica,
un ideale rivisto nellottica di C
ajkovskij,
eredit che giunge a ostakovic attra-
verso il magistero di Glazunov. Il classico
pre-beethoveniano, quello che magari
porta tra i suoi pentagrammi ancora
qualche elemento della scuola contrap-
puntistica. Non un caso forse che il
motivo autobiograco ed introspettivo,
che caratterizza tutta lultima produzione
del compositore sovietico, venga presen-
tato musicalmente con un articio tratto
dai grandi contrappuntisti. Il tema del
primo movimento costruito su alcune
consonanti del suo stesso nome: D-S-C-
H (ossia re, mi bemolle, do, si secondo la
notazione musicale a noi pi familiare).
Note che il solista subito fa ascoltare al
pubblico, proprio in apertura del bril-
lante primo movimento. Brillante s, ma
con quella sfumatura ironica, a volte per-
sino sarcastica, se non grottesca, che ca-
ratterizza lAllegro in ostakovic. Come in
Mahler, accenni alla musica popolare,
sonorit che mescolano elementi diversi,
a volte apparentemente inconciliabili, e
che poi, nei due movimenti lenti centrali,
assumono il colore della nostalgia. Una
venatura melanconica cara a ostakovic,
e che il compositore riesce a trasferire in
chi ascolta grazie alla sua peculiare, ef-
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Orchestra Giovanile Italiana
Creata allinterno della Scuola di Musica di Fiesole da Piero Farulli, lOrche-
stra Giovanile Italiana in oltre 30 anni ha formato migliaia di musicisti oc-
cupati stabilmente in orchestre nazionali e straniere. Tenuta a battesimo da Ric-
cardo Muti, stata diretta, tra gli altri, da Claudio Abbado, Salvatore Accar-
do, Luciano Berio, Carlo Maria Giulini, Krzysztof Penderecki, Giuseppe Sino-
poli, John Axelrod. Insignita nel 2004 del prestigioso Premio Abbiati del-
lAssociazione Nazionale Critici Musicali, ha allattivo numerose incisioni con
le principali etichette. Invitata nei pi importanti festival internazionali, compo-
sitori come Sylvano Bussotti e Giorgio Battistelli le hanno dedicato le loro ope-
re. Dal 2008 la direzione artistica dellOGI affidata ad Andrea Lucchesini.
cacissima capacit di costruire suggestive
melodie. Alla russa il brillante, vor-
remmo dire persino polemico nale in
forma di rond. Il tutto ovviamente im-
preziosito da una scrittura violoncelli-
stica esplicitamente iperbolica, sia sotto il
prolo tecnico, sia dal punto di vista
della vastissima gamma espressiva richie-
sta al solista. Nel confronto con lultima
sinfonia di Brahms, peraltro, emerge
come ostakovic avesse lo sguardo ri-
volto altrove. In fondo, potremmo dire
che il romanticismo musicale si divide in
almeno due fasi. Una prima, che prende
vita e forma ancora nel pieno di quel
classicismo viennese, che peraltro del ro-
manticismo vero e proprio quello r-
mato Schiller, per intenderci coevo.
Cos come illuminismo e romanticismo
intrecciano i loro motivi losoci, le loro
ragioni estetiche, le loro argomentazioni
letterarie e politiche, allo stesso modo
dovremmo pensare a Haydn e Mozart
come compositori che vivono quella sta-
gione sentendone da par loro la com-
plessit e persino la contraddittoriet. A
Mozart e Haydn guarda Schubert. A
Schubert guarda Mahler. A Mahler
guarda ostakovic. Brahms, invece lo
sappiamo riconosce in Beethoven il
suo punto di riferimento. Beethoven che
fa da traghettatore da quella stagione pri-
maverile del romanticismo allinverno
che seguir: un lungo inverno, le cui pro-
paggini a tuttoggi, cambiati i secoli e
persino il millennio, fanno sentire la loro
forte, potente inuenza. Schiller roman-
ticamente non scioglie i nodi, piuttosto
li taglia. La sua idea di sublime estre-
mistica, e le emozioni sono tutte da vi-
vere in un contesto che non ammette
sintesi. Per Beethoven, soprattutto per
lultimo Beethoven, quellestremismo
ideologico ed estetico trova invece una
compensazione artistica nellevolversi di
una concezione della forma alla quale si
ispireranno palesemente alcuni tra i suoi
pi grandi epigoni, primo fra tutti Schu-
mann, poi proprio Brahms. Questo -
lone dellevoluzione del concetto di
forma segue uno sviluppo specico, che
fa della forma il mediatore tra la dimen-
sione emotiva (persino passionale) che
caratterizza la natura dellopera darte e la
capacit dellartista di modellarla, stem-
perandone gli eccessi in una sorta di re-
miniscenza michelangiolesca (il Buonar-
roti non a caso nellOttocento vive una
rinnovata attenzione, che ne fa una gura
dai caratteri talvolta epici). Il demone
delluomo si stempera nella maestria del-
lartista. Daltronde, quando Brahms
compone la sua Quarta Sinfonia gli anni
son quelli conclusivi del XIX secolo:
1884 e 1885. E sar lo stesso composi-
tore a dirigerne con successo la prima
esecuzione il 25 ottobre del 1885 alla te-
sta dellOrchestra della Cappella Ducale
di Meiningen. Un successo, che da allora
continuer felicemente no ai nostri
giorni. Che la forma sia loggetto cui il
compositore amburghese presta la mas-
sima attenzione lo dimostra una volta di
pi la sua ultima sinfonia. Fin dallespo-
sizione del celebre tema del primo movi-
mento e dai successivi sviluppi appare
chiaro che siamo di fronte ad una co-
struzione solidissima, nella quale il ra-
zionalismo vitruviano, cos comera stato
reinterpretato nel classicismo viennese,
trova una sua ulteriore, signicativa evo-
luzione. Siamo di fronte a un capolavoro
architettonico, immaginando, con Goe-
the, che larchitettura sia davvero mu-
sica pietricata. Senso musicale dellar-
chitettura che impagina del resto tutta la
sinfonia no allaltrettanto celebre Ciac-
cona nale. Che la forma esprima la pas-
sione e persino da questa si lasci model-
lare ce lo aveva gi spiegato il
manierismo. Che la forma possa convi-
vere con la passione lo dimostra Brahms
dando vita ad un romanticismo epico,
che trova eguali solo nella grande lette-
ratura francese a lui coeva. Basti pensare
a Victor Hugo, i cui romanzi sembrano
davvero ispirarsi a questo tipo di costru-
zione sinfonica. Certo fatichiamo ad im-
maginare Brahms cinquantenne (questa
let a cui scrisse la Quarta) seduto su una
panchina in un parco a leggere I Misera-
bili (pubblicati ventanni prima). O
LUomo che ride. Eppure, per quei miste-
riosi e segreti lacci che ordiscono la trama
della cultura, quei romanzi posseggono la
medesima grande forma. Una grande
forma che, altro singolare caso della sto-
ria della cultura, matura invece nella Ger-
mania che sar di Nietzsche (nel 1885
esce Cos parl Zarathustra, lanno suc-
cessivo Al di l del bene e del male), che
sar di Wagner (non facciamoci ingan-
nare dalle dimensioni, quelle di Wagner
sono forme estese, ma non certo grandi
ed architettonicamente salde), in uno
sciogliersi in mille li diversi, tra aforismi
e Leitmotiv, della vasta trama romantica.
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MUSICA INSIEME
Il grande violoncellista russo Mstislav Rostropovi ha detto di Enrico Dindo:
possiede un suono eccezionale che fluisce come una splendida voce italiana
Lo sapevate che...
Luned 10 novembre 2014
DA ASCOLTARE
Del primo dei due concerti per violoncello composti da Dmitrij ostakovi esiste,
discograficamente parlando, una editio princeps. Si tratta di quella realizzata
dalla Columbia (dal 2011 disponibile su cd per il tipi della Sony) sotto la su-
pervisione dello stesso ostakovi, con Eugene Ormandy che dirige la Philadelphia
Orchestra e Mstislav Rostropovi, solista di fiducia del compositore. Eugene Or-
mandy lo ritroviamo in unaltra importante edizione del primo dei concerti per
violoncello di ostakovi, questa volta siglata CBS. Anche lorchestra sempre
quella di Philadelphia, ma cambia il solista: questa volta tocca a Yo-Yo Ma. Al-
tra edizione di riferimento quella registrata da Mischa Maisky per letichetta gial-
la della Deutsche Grammophon, edizione che comprende tutti e due i concerti
per violoncello composti dal musicista sovietico. Sul podio il brillante Michael
Tilson Thomas alla testa della London Symphony Orchestra. Tra i grandi prota-
gonisti della scena violoncellistica internazionale, anche Lynn Harrell ha dato il
suo contributo discografico al capolavoro di ostakovi. Leditore la Decca.
Lorchestra olandese del Concertgebouw diretta da Bernard Haitink.
Luned 24 novembre 2014
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MUSICA INSIEME
Un programma che allinea i maggiori capolavori pianistici di Mozart, Chopin e Schumann
per il debutto nella stagione di Musica Insieme di un grande artista, considerato oggi
dalla critica fra i pi interessanti della sua generazione di Valentina De Ieso
Ispirazione e suggestione
veva appena dieci anni Mozart
quando si ciment con la
composizione di quattro so-
nate per il fortepiano. Purtroppo non ci
dato conoscere nulla di queste sue
prime prove dautore, che certo avreb-
bero rappresentato un interessante punto
di osservazione della sua evoluzione sti-
listica. Le prime testimonianze, invece,
del suo rapporto con questa forma, sei
sonate scritte a Monaco nel 1775, sono
opera di un autore gi maturo. In effetti
Mozart non aveva che diciannove anni,
ma aveva gi compilato un terzo di
quello che sarebbe stato il suo catalogo,
aveva scritto oltre la met dei suoi quar-
tetti per archi e delle sue composizioni
sacre, accanto a diversi titoli importanti
della sua produzione per il teatro. Le sei
sonate di Monaco presentano una scrit-
tura brillante, virtuosistica, al punto che
Mozart nelle lettere ai familiari le den
sonate difcili. La quarta, la KV 282
in mi bemolle maggiore, presenta una
peculiarit che la rende un unicum per
lepoca: inizia con un Adagio, al posto
del consueto movimento veloce. Il primo
tema, destinato a darle popolarit, una
melodia delicatissima: poche luminose
note danno vita a un canto dolcissimo,
che nemmeno il secondo tema, pi
mosso, riesce a spezzare. Seguono due
Minuetti che, modellati sulla struttura
della danza barocca, fanno locchiolino al
gusto della nobilt cortigiana. Chiude la
sonata un Allegro di grande impegno tec-
nico, dalle reminescenze haydniane. De-
stinata, come le altre cinque, alle esibi-
zioni nelle case dei privati, doveva stupire
i suoi ascoltatori con un uso sapiente
delle variazioni di volume, cavalcando
londa dellentusiasmo per le potenzialit
dei nuovi strumenti a tastiera. Lo scopo
di Mozart era probabilmente quello di
pubblicare le sonate insieme, ma mentre
la sesta apparve gi nel 1784, le prime
cinque furono pubblicate solo postume,
nel 1799 a Lipsia, per i tipi della presti-
giosissima Breitkopf und Hrtel. La
stessa casa editrice, nel 1839, avrebbe
pubblicato la prima edizione tedesca dei
Ventiquattro Preludi op. 28 di Chopin.
Il compositore, da Maiorca, segu le sorti
di questopera, che avrebbe voluto veder
pubblicata contemporaneamente in In-
ghilterra, Francia e Germania.
In pochi mesi le edizioni si sussegui-
rono, a testimonianza dellimmediato
successo. Chopin aveva gi quasi termi-
nato i Preludi prima di partire per
Palma, ma apprott dellisolamento per
revisionarli. Allamico Julian Fontana
scriveva, nel dicembre 1838, di averli
quasi ultimati, ma le condizioni di sa-
lute, tuttaltro che migliorate dal clima
umido, gli impedivano di lavorare. La
tubercolosi stava diventando una dia-
gnosi certa, e nelle sue parole emerge la
preoccupazione per il trapelare a Parigi
delle informazioni sulla malattia, quasi
egli temesse ripercussioni sulla propria
carriera. Chopin elabora la struttura del
preludio privandolo della sua funzione
introduttiva: lo rende una composizione
indipendente e compiuta in se stessa.
Nulla o quasi concesso allornamento,
e la mancanza di una rigida struttura
formale, unita alle ardite soluzioni ar-
moniche e allinconsueta brevit, dest
una certa perplessit. Bach, con il Cla-
vicembalo ben temperato, fu il modello di
questa raccolta di 24 Preludi in tutte le
tonalit maggiori e minori, che pur non
essendo destinati ad unesecuzione con-
tinuativa prassi moderna offrirne
lintegrale presentano una sorta di coe-
renza, pur nella variet stilistica: dalle ve-
late allusioni alla forma del corale, al re-
spiro, tutto romantico, del notturno, al
sapore popolare delle danze polacche.
George Sand romanz la genesi dei Pre-
ludi, con disappunto di Chopin, scon-
certato dallattribuire un qualche pro-
gramma alla sua musica. Aurore Dupin,
questo il suo vero nome, infatti, si tro-
vava insieme a lui a Maiorca, dove si
A
Nato in Argentina, si forma nel suo paese dorigine e in seguito a Ginevra con
Maria Tipo, ricevendo prestigiosi premi internazionali. Si esibisce nei maggiori
cartelloni, dai BBCPromsdi Londra, ai Festival di Salisburgo, Schleswig-Holstein,
Verbier, e nelle principali sale, dal Musikverein di Vienna al Concertgebouwdi
Amsterdam, dallaWigmore Hall di Londraal TeatroColn di Buenos Aires. Col-
labora con direttori quali AndrewDavis, Mark Elder, Neeme Jrvi, e con le or-
chestrepirinomate, comeLondonPhilharmonic, BerlinerSymphoniker, Orchestre
della Suisse Romande, NHK Symphony Orchestra di Tokyo. Goerner anche
attivo nellambito della musica da camera, esibendosi al fianco di artisti del ca-
libro di Janine Jansen, Julian Rachlin, VadimRepin, Martha Argerich, Steven Is-
serlis, oltre che insieme alla moglie, la pianista Rusudan Alavidze. Ha ricevuto
numerosi premi per la sua brillante attivit discografica, fra cui due Diapason
DOr, rispettivamente per un cd di musiche di Chopin, realizzato su strumenti
depoca, e per unincisione dedicata a Debussy.
Nelson Goerner
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MUSICA INSIEME
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erano trasferiti a pochi mesi dallinizio
della loro chiacchieratissima relazione.
Pi che ispirarlo con i suoi paesaggi
ameni e le macabre leggende, il sog-
giorno ostacol il lavoro del composi-
tore: nelle accorate lettere a Fontana rie-
cheggia lansia dovuta ai ritardi nella
consegna della posta e del pianoforte
stesso, unita alle difcolt dei contatti
con la popolazione locale, sconcertata
dalla loro convivenza e dalle stravaganti
abitudini della Sand. Il primo Preludio,
in do maggiore, dalla struttura ritmica
incessante, si interrompe sul secondo,
una melodia disperata, dalle sinistre so-
luzioni armoniche. Seguono lo spensie-
rato Vivace e il Largo, struggente e deli-
cato, che fu eseguito insieme al sesto, che
ne lo specchio, al funerale di Chopin.
Menzione particolare meritano il set-
timo, lAndantino in la maggiore, che
occhieggia al folklore polacco, e lottavo,
che la fantasia della Sand attribu alle
forti impressioni suscitate da un tem-
porale. Dopo il solenne Largo, compa-
iono i brillanti Allegro Molto, Vivace e
Presto per arrivare al Lento, un notturno
sognante e dolcissimo. A seguire il pre-
ludio pi noto dellintera raccolta: il nu-
mero 15 in re bemolle maggiore, a cui
LUNED 24 NOVEMBRE 2014
AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30
NELSON GOERNER pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart
Sonata in mi bemolle maggiore KV282
Robert Schumann
Kreisleriana op.16
Fryderyk Chopin
Ventiquattro Preludi op. 28
Introduce Giuseppe Fausto Modugno,
concertista e docente di pianoforte principale
presso lIstituto OrazioVecchi di Modena
stato attribuito il titolo La goccia dac-
qua, anche in questo caso in seguito
alle suggestioni del temporale. Il sapore
intimo e raccolto dellinizio viene di-
sturbato dalle note ribattute: quasi unos-
sessione che si placa solo con la ripeti-
zione della sezione dapertura. Seguono
due pagine notevoli, il virtuosistico Pre-
sto con fuoco e un Allegretto languido e
misterioso. Ad esso si contrappone il Vi-
vace, uno studio tinteggiato di echi po-
polari. Il Largo in do minore il pi
breve dei preludi, una sorta di corale, in
cui leco di Bach si fa sentire prepoten-
temente. Denito da von Blow una
marcia funebre, Madame Sand lo cit
per la sua brevit: un Preludio di Cho-
pin contiene pi musica di tutto il trom-
bettamento di Meyerbeer. Chiude la
raccolta lAllegro appassionato, fra i primi
ad essere composti, insieme al numero 1,
quasi Chopin avesse idealmente imma-
ginato i conni dellopera per poi ela-
borarne levoluzione interna. Al di l
delle suggestioni di George Sand, la de-
scrizione pi efcace, come spesso ac-
cade, quella di Schumann. Schizzi,
principi di studi, rovine, penne daquila
li denisce ma su ogni pezzo sta
scritto con delicata miniatura perlacea: lo
scrisse F. Chopin; lo si riconosce dalle
pause e dal respiro impetuoso. Egli e ri-
mane il genio poetico pi ardito e pi
ero del tempo.
Era una denizione che Schumann
avrebbe giustamente potuto attribuire
anche a se stesso, e piena testimonianza
ne lopera che consegn al mondo un
anno prima di Chopin: Kreisleriana
op. 16, che al compositore polacco fu
dedicata. A dire il vero lautore aveva
promesso la dedica a Clara, che di l a un
paio danni sarebbe diventata sua mo-
glie. Cos le scriveva delle otto fantasie di
cui lopera costituita: il pensiero di te
le domina completamente, e io voglio
dedicartele, a te e a nessun altro. In
fondo questo ciclo di brani ora febbrili,
ora sognanti parla anche di lei, come
molta della produzione di Schumann.
Egli temeva che lopera fosse comprensi-
bile solo ai tedeschi, a causa del soggetto
che fa quasi da programma alle fantasie:
linquieto Kapellmeister Kreisler, nato
dalla penna di E.T.A. Hoffmann, in cui
Schumann, sempre ossessionato dal la-
bile conne tra genio e follia, non poteva
che riconoscersi. Charles Rosen ha avan-
zato lipotesi che, pi che la raccolta
Kreisleriana, sia stato Considerazioni lo-
soche del gatto Murr il vero modello di
Schumann: in questo romanzo che
Hoffmann tratteggia lautobiograa del
Kapellmeister, integrata dalle considera-
zioni eruditissime del suo gatto. Molte
ipotesi sono state fatte a proposito del
personaggio reale a cui Hoffmann
sispir, ma questo forse non interessava
Schumann, che in Kreisler vedeva se
stesso, quel doppio che egli cerc osses-
sivamente no alla morte. La prima fan-
tasia, quasi selvaggia, si dissolve in una se-
zione lirica, efmera, vanicata dalla
ripresa della prima sezione. La seconda,
Sehr innig und nicht zu rasch (Assai in-
timo e non troppo veloce), in un gioco di
rime incatenate riprende la tonalit della
sezione centrale della prima. La maesto-
sit del tema si annebbia in ardite mo-
dulazioni, tanto pi complesse nei due
intermezzi. Quanto Chopin guardava
con sospetto alle interpretazioni extra-
musicali delle sue opere, tanto pi Schu-
mann ne era alla febbrile ricerca, ten-
tando di rappresentare le continue
contraddizioni della sua personalit. La
sofferenza e la confusione che emergono
da questa seconda fantasia ne sono asso-
lutamente emblematiche. Piena di con-
trasti anche Sehr aufgeregt (Assai conci-
tato), la cui delicata melodia emerge
come dallombra per tornare quasi subito
a ridissolvervisi. Il gioco di rime fra le to-
nalit continua anche nella quarta fanta-
sia, mesta e pensosa, con frasi di ampio
respiro, sempre pi cupe e gravi. La
quinta, invece, presenta una scrittura vi-
vace e mutevole, quasi folle nella sua in-
stabilit. Meravigliosa la sesta fantasia,
seducente e onirica, che precede il Sehr
rasch (Molto veloce), primo brano ad in-
terrompere lo schema tonale. Degno -
nale del ciclo Schnell und spielend (Ve-
loce e giocoso), esasperato e sconcertante
per la sua frammentazione, tra note stac-
cate, febbrili arpeggi e discese verso i re-
gistri pi gravi: la follia di Kreisler, la
follia di Schumann.
48 I M
MUSICA INSIEME
Goerner stato un bimbo prodigio: ha imparato da solo a leggere e scrivere a
tre anni e si esibito per la prima volta al Teatro Coln di Buenos Aires a undici
Lo sapevate che...
Luned 24 novembre 2014
DA ASCOLTARE
Nelson Goerner linstancabile: suoi sono una ventina di titoli in meno di ven-
tanni di vita discografica, pi della met dedicati a Fryderyk Chopin, al qua-
le la sua biografia artistica particolarmente legata, e che non a caso rive-
ste un ruolo fondamentale anche nel suo recital per Musica Insieme. Da se-
gnalare nel mare magnum della discografia chopiniana una sua incisio-
ne del 2010, eseguita su strumenti storici per il Fryderyk Chopin Institute di
Varsavia, e appartenente ad una collana dallambizioso titolo The Real Cho-
pin, al suo fianco lOrchestra of 18th Century diretta da Frans Brggen. Qui
Goerner esegue su un pianoforte rard del 1849 unantologia che comprende
fra i molti juvenilia la prima prova orchestrale del Polacco, le Variazioni su
L ci darem la mano op. 2, quelle che strapparono a Schumann la celebre
esclamazione: Gi il cappello, signori, ecco un genio!. Non di solo Cho-
pin si nutre tuttavia il Nostro, che accanto ad incisioni di nomi (o numi) come
Beethoven, Schumann, Liszt, Rachmaninov si dedica anche ai contemporanei
Jon Lord (EMI, 2007) ed Edward Gregson (Chandos 2008), mentre la sua ul-
tima fatica volta a svelare le infinite nuances, gli spazi sospesi e i colori di
un Debussy che va dalle Estampes e le Images allestremo distillato di tecni-
ca e suono delle tudes (Zig-Zag Territoires, 2013).
leksandr Borodin si deniva
un musicista della domenica.
Per quanta ilarit potesse su-
scitare nella sua cerchia di amici, letichetta
da lui prescelta per dichiarare il suo non
essere un compositore a tempo pieno ri-
vela lintima natura di un genio che, per
tutta la vita, non riusc mai a risolversi tra
la carriera di chimico e quella di musici-
sta. Membro del gruppo della Nuova
Scuola Russa, pi noto come Gruppo dei
Cinque (accanto a Rimskij-Korsakov,
Musorgskij, Balakirev e Cui), Borodin
condusse la sua vita in una sorta di stato
di grazia, attendendo che tutto si faces-
se da s, e quando non si faceva, non va-
leva la pena di inquietarsi: si sarebbe fat-
to. Restio ad ogni imposizione, di natura
profondamente generosa, ammirato da
grandi compositori come Liszt, Borodin
si dedic alla musica con distaccata sere-
nit, con un approccio oggettivo che gli
consent, a differenza dei suoi compagni,
di poter gioiosamente impiegare le for-
A
Attesissimo ritorno del quartetto inglese con un omaggio al camerismo russo, cui si
affianca un ospite deccezione per il Quintetto di Weber di Mariateresa Storino
Luned 1 dicembre 2014
50 I M
MUSICA INSIEME
Passaggio a Est
me classiche della musica da camera, sen-
za temere quelle accuse di accademismo
che il suo gruppo stava muovendo con-
tro due dei maggiori esponenti dellav-
versaria Societ Musicale Russa: Anton
Rubinstein e Ptr Ilic C
ajkovskij furono
sempre improntati alla massima cordia-
lit; a differenza degli altri componenti del
Gruppo dei Cinque, Borodin non si ac-
cendeva in critiche aspre contro i fauto-
ri del cosmopolitismo lo-occidentale
della Societ Musicale Russa, che rico-
noscevano s la specicit della cultura del-
la propria patria, ma si erano assunti il
compito di eguagliare lo straniero se-
guendone le orme e fondando a tal sco-
po i Conservatori di Pietroburgo (1862)
e Mosca (1864). Sebbene i due autori si
incontrassero e si scambiassero opinioni
(non di natura musicale, ad eccezione di
commenti su Balakirev), nondimeno
dilettante pensava di Borodin C
aj-
kovskij, e caso clinico pensava di C
aj-
kovskij Borodin (Berberova).
Comune era lattenzione per le forme del-
la musica da camera. C
ajkovskij compo-
se tre quartetti per archi nel giro di un
quinquennio (1871-1876). Il Terzo Quar-
tetto op. 30 datato 1876. Allentusiasmo
suscitato dalla prima esecuzione in forma
privata (il 14 marzo dello stesso anno)
C
ajkovskij
Quartetto per archi in mi bemolle
minore-maggiore op. 30
Introduce Fabrizio Festa, compositore,
docente di Conservatorio e saggista
Impostosi in importanti competizioni internazionali, ad appena ventanni ricopri-
va il ruolo di Primo clarinetto solista nellOrchestra Sinfonica della RAI di Torino,
ruolo che ha poi mantenuto per un decennio a partire dal 1994 anche nellOrche-
stra della Fondazione Arena di Verona. Ha collaboratocon direttori del calibrodi
Solti, Celibidache, Bernstein, Levine, Rostropovi, Maazel, Temirkanov, Muti, Pr-
tre, Mehta, Chailly, Sinopoli, Berio, Boulez. Grazie al suo vastissimo repertorio, si
esibisce come solista in prestigiose sedi internazionali e con le pi rinomate orche-
stre. Parallelamente allattivit concertistica, tiene masterclass in tutta Europa e in
America ed Vice Direttore Artistico presso la Fondazione Arena di Verona.
Giampiero Sobrino
Sulle scene internazionali da oltre 40 anni, il Brodsky String Quartet vanta un
vastorepertorio, dai grandi classici, lecui operenecostellanoil riccopanoramadi-
scografico, ai lavori di compositori contemporanei, quali John Tavener, Peter Scul-
thorpe, Django Bates e Sally Beamish, espressamente dedicati al Quartetto. Ospi-
tedellesedi piprestigioseal mondo, prendeparteaprogetti insiemeadartisti dal-
le pi svariate provenienze, quali Elvis Costello, Anne Sofie von Otter e Bjrk. Di
grande pregio gli strumenti dei membri del quartetto, dal violino Giovanni Paolo
Maggini del 1615 di Ian Belton, al violoncello Thomas Perry del 1785 di Jacqueli-
ne Thomas, alla viola Francesco Giussani da Milano del 1843 di Paul Cassidy.
The Brodsky String Quartet
dare oltre? terribilmente triste. Perci
non scriver nulla per un po e cercher
di recuperare le forze. Il proposito fu di
breve durata; il successo che arrise alla pri-
ma esecuzione pubblica il 30 marzo
1876 invit C