Introduzione 1 & 2 Ci sono tre opzioni di fondo che comportano una serie di conseguenze in merito allinterpretazione dei fenomeni sociali nella loro diversit e nella loro variabilit empirica. Queste tre opzioni posso essere specificati in tre domande: quale idea di essere umano sottende allo studio del sociale? Quale approccio consente di cogliere correttamente i fenomeni e i processi sociali? Come si configura il rapporto individuo- societ? a) Concezione antropologica: gli uomini sono concepiti come esseri simbolici in quanto elaborano e comunicano la realt prevalentemente attraverso simboli e segni e in qualche misura costruiscono la realt stessa mediante modelli interpretativi condivisi. Weber intendeva con ci che gli uomini sono esseri culturali dotati della capacit e della volont di assumete una posizione nei confronti del mondo e di attribuirgli un senso. b) Approccio analitico: lo hanno privilegiato i padri della sociologia adottando un approccio monodimensionale (Comte conoscenza, Marx produttivit, Durkheim solidariet, ecc); cresciuta in seguito la consapevolezza di dover tenere sotto controllo pi variabili si us un approccio multidimensionale. In questa ottica diventa limitativo studiare sistemi sociali come la famigli o la citt solo in chiave consensuale o conflittuale, statica o dinamica, o concentrarsi sui rapporti allinterno di un piccolo gruppo (microsociologia) ignorando lincidenza del pi ampio contesto (macrosociologia). c) Rapporto individuo-societ: costituisce una delle questioni pi dibattute poich chiama in causa lincidenza dei condizionamenti sociali sullagire individuale e quindi pone la questione di quanto il nostro agire sia libero oppure determinato da strutture esterne.
Si optato a favore dellesistenza di una relazione circolare, dinamica e dialettica: lazione d vita alla struttura che a sua volta influenza lazione. Proprio lazione costituisce lelemento qualificante delle scienze sociali rispetto a quelle della natura; il compito specifico della sociologia consiste nel cogliere leffettivit(la realt concreta) delle azioni, di descriverle nella loro regolarit, di coglierne lintelligibilit e di individuarne gli effetti. 3 Il termine societ ha molteplici significati ed carico di notevole genericit. stato ed tuttora impiegato in molteplici discipline, per la sociologia assume per una particolare rilevanza sia in senso astratto (societ al singolare) sia in senso concreto (societ al plurale). Il termine societ designa ogni genere di legami esistenti tra gli esseri viventi; quella umana si distingue dalle altre perch nasce, vive e si sviluppa non tanto in base allistinto, quanto piuttosto tramite un insieme di credenze e di rappresentazioni culturali. Possiamo distinguere tre diverse accezioni di societ umana: Ogni tipo e grado di interazioni tra esseri umani, siano esse dirette o indirette, organizzate o non organizzate, consapevoli o inconsapevoli, caratterizzate da collaborazione o da antagonismo. In questo caso la societ si configura come universale e quindi va concepita solamente al singolare e deve essere distinta da formazioni sociali (nazioni) e da gruppi: a) sociali particolari (famiglie). In questa accezione la societ ,in quanto idea sintetica di umanit, tende a proiettarsi in una dimensione etica b) Tutte le forme sociali che sono riconducibili al termine latino societas, e che comprendono non solo le forme sociali che nascono da un preciso contratto, ma anche quelle che si costituiscono a seguito dellintrecciarsi e del consolidarsi nel tempo di legami interpersonali. Esempi di questa accezione sono le societ per azioni, quelle culturali fino ad arrivare ai gruppi amicali; perseguono specifiche finalit di ordine politico,economico, ricreativo, ecc.
c) Tutte le formazioni sociali riconducibili al concetto latino di civitas e aventi come tratti distintive il riferimento a un determinato territorio, la centralit del reclutamento dei membri, una relativa autonomia e una indipendenza. In questa accezione la societ consiste sia nel piccolo villaggio sia nella grande nazione. 2
In tutti i casi la societ sempre costituita: 1) da un certo numero di esseri umani (superiore a due) 2) da un sistema di interazioni che unisce tra loro gli esseri umani, c azione reciproca degli individui 3) dalla condivisione, da parte dei membri, di alcuni tratti culturali; ci permette alla societ di soddisfare lesigenza di possedere una propria identit distintiva.
4 La storia dellumanit consente di registrare lesistenza di almeno 5000 societ diverse. Data la variet di proposte tipologiche in cui si sono cimentati i sociologi opportuno distinguere quelle dicotomiche dalle politomiche.
a) Dicotomie - La tradizione sociologica ricca di contrapposizioni tra due modelli di societ (idealtipi) per esempio: tra societ militare e industriale (H. Spencer), societ a solidariet meccanica e societ a solidariet organica (E. Durkheim). Questa tendenza a distinzioni dicotomiche si riduce nel corso del XX secolo senza per scomparire del tutto come dimostra limpiego della contrapposizione tra societ chiusa e societ aperta.
b) Politomie Tra le classificazioni pi note si ricordano quella di A. Comte che distingue le societ in base al livello di conoscenza : la societ militare dove lo stadio teologico della conoscenza spiega tutto ricorrendo al sovrannaturale; la societ dei giuristi dove c lo stadio metafisico che spiega i fenomeni con il ricorso ad identit astratte; la societ industriale dove c lo stadio positivo in cui luomo cerca di comprendere gli avvenimenti attraverso losservazione. Un'altra classificazione famosa quella che fa K. Marx dove la classificazione per connessa ai rapporti di produzione, un fattore materiale e non culturali (Comte); da questo punto individuata la base economica di una societ possibile anche ricostruire la successione di diverse configurazioni sociali storicamente estinte per distinguere le due classi sociali contrapposte(es. societ greco-romana con base economica schiavit, le classi in conflitto sono patrizi e plebei). T. Parson invece da rilevanza alla dimensione valoriale: un evoluzionismo sociale, cio una progressiva differenziazione delle istituzioni, in tre stadi: primitiva, intermedia e modena.
5 Generalmente le tipologie tendono a contrapporre societ meno avanzate a societ pi avanzate: si evidenzia unevoluzione verso una crescente complessit societaria. Questo comprende profondi cambiamenti nella cultura, nei valori. A fronte di queste convergenze valutative ci sono forti divergenze valutative che dipendono dallapproccio adottato (es. modo consensuale di Comte e conflittuale di Marx). Nonostante queste differenze sostanziali si registra un notevole consenso nel ritenere il processo dindustrializzazione come un evento che radicalmente cambiato il volto della societ. Ora molti ritengono che la societ industriale sia superata. 6 Ogni societ presenta quattro caratteristiche essenziali: a) possiede una cultura pi o meno omogenea b) un insieme di rapporti sociali formali e informali c) evidenzia al suo interno differenze socialmente rilevanti in termini di potere, reddito, prestigio d) direttamente o indirettamente riferibile a un contesto spazio temporale
CAPITOLO I: Il concetto di cultura 1.1 Possiamo distinguere due diverse concezioni di cultura, luna umanistico-spirituale e laltra antropologica. La sociologia usa il secondo significato: -Tutto ci che deve la sua creazione allazione cosciente e tendenzialmente libera delluomo, cio il patrimonio intellettuale e materiale, relativamente stabile e condiviso, proprio dei membri di una determinata collettivit e costituito da valori, norme, definizioni, linguaggi, simboli, segni, modelli di comportamento, oggetti materiali. Gli esseri umani nascono con uno scarso corredo di comportamenti innati(riflessi e pulsioni), ma con grandi capacit di apprendimento. Queste capacit danno la possibilit non solo di appropriarsi degli strumenti necessari alla sopravvivenza, ma anche la facolt di imparare a pensare in un certo modo. 3
La cultura lo strumento attraverso il quale questa conoscenza appresa si esprime e si esplicita, infatti ogni cultura un prodotto storico e anche un prodotto in parte cumulato perch il volume complessivo della cultura che un individuo o una generazione hanno a disposizione enormemente superiore al volume che producono, un prodotto in continua elaborazione. Lenorme variet delle forme culturali fa si che non sia sempre agevole confrontare culture diverse anche perch c sempre il rischio delletnocentrismo (giudicare altre culture in termini della propria) e si cerca allora di collocarsi in una prospettiva di relativismo culturale. I tentativi di interpretazione del concetto di cultura mettono in evidenza la multidimensionalit del concetto stesso, ovvero la molteplicit dei parametri che pongono laccento su varie dimensioni:
a) Dimensione soggettiva: i modi di pensare, sentire, credere dellindividuo che ne caratterizzano la personalit e il comportamento
b) Dimensione oggettiva: lidea che la cultura esiste al di l dellindividuo, autonoma e costrittiva rispetto al soggetto individuale
c) Dimensione di riduzione della complessit: la cultura ci permette di dare senso e significato determinati a ci che ci circonda; opera cio un processo di selezione tra le infinite possibilit dazione e di esperienza
d) Dimensione cognitiva: la cultura consente di acquisire informazioni e conoscenze, di stabilire modelli di pensiero in grado di soddisfare lesigenza dellessere umano di dare forma e significato al mondo
e) Dimensione prescrittiva: la cultura assolve il compito di regolazione dei rapporti tra i membri di una determinata collettivit rendendo prevedibile e integrabile il loro comportamento affinch sia possibile linstaurarsi di un ordine sociale; regole e valori condivisi che aiutano a rispondere a domande come cosa giusto e cosa no?.
Queste dimensioni sono nella realt sociale strettamente intrecciate. La cultura d dunque significato, orientamento, contenuto ed efficacia allazione umana; il fattore di superamento dei vincoli imposti dalla natura, il maggiore fattore di controllo e regolazione di ogni tipo di comportamento e di relazione sociale.
1.2 Gli uomini mediano simbolicamente le loro conoscenze e le loro relazioni.
a)Simboli Diversamente dagli animali che reagiscono autonomamente e univocamente, gli uomini hanno la possibilit di elaborare in maniera relativamente autonoma gli stimoli a cui sono sottoposti. Questi stimoli possono venire dallinterno dellorganismo ma anche dallesterno; gli esseri umani possono stabilire, in base alla loro esperienza e alla riflessione, in maniera relativamente autonoma e scegliendo tra pi possibilit, quale sar la loro reazione allo stimolo in arrivo. Questi stimoli vengono elaborati dagli esseri umani attraverso segni e simboli che nel loro insieme costituiscono il sistema simbolico: Il segno rimanda a qualcosa di concreto e comunque limitato percettivamente e concettualmente, il simbolo rinvia a entit complesse di significato, non direttamente legate alloggetto concreto che rappresentano.
b)Linguaggio Elemento essenziale di ogni cultura, costitutivo della realt sociale in quanto codice stabilizzatore di significati condivisi e veicolo degli stessi significati, dei simboli, delle rappresentazioni collettive; forma di mediazione simbolica e primaria fonte di socializzazione. Quando si parla di linguaggio si pensa subito al linguaggio parlato (orale, parlato) ma le parole non sono solo segni vocali ma anche grafici. Il linguaggio scritto da un miglio accumulo della memoria collettiva e la stabilizzazione delle tradizioni. Un linguaggio che usa le parole capace di trasformarsi allinfinito e di esprimere unenorme variet di concetti, consente una maggiore rapidit di trasmissione delle informazioni( sia parola scritta con la chat in tempo reale, che orale). Ma gli esseri umani possono anche esprimersi attraverso la mimica facciale, la pantomimica (intero corpo), attraverso i suoni (espressione fonica) o anche attraverso i gesti (linguaggio dei sordomuti) e simboli (regalare un mazzo di fiori). Ma disponiamo anche di segni visivi: il linguaggio ionico; per esempio quadri o foto.
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c)Valori I valori di una data collettivit sono: linsieme delle opinioni condivise su ci che ritenuto buono, giusto, desiderabile, sia esso da raggiungere o da conservare, opinioni in base alla quale viene espresso un giudizio sulla correttezza, ladeguatezza, lefficacia delle azioni proprie e altrui. Il concetto di valore pu anche riferirsi alle opinioni particolari di ogni singolo individuo ma lanalisi sociologica sinteressa principalmente nel valore inteso come valore sociale cio comune a una collettivit; i valori sono criteri simbolici di valutazione dellazione sociale e in quanto tali influenzano il comportamento, le modalit e le finalit dellazione sociale stessa. Il contenuto dei valori pu essere affettivo, cognitivo o morale, la loro intensit misura il grado di desiderabilit del valore stesso, il livello di attaccamento che si desume dallintensit delle reazioni che colpiscono chi non lo rispetta. Anche il grado di adesione a un determinato valore di difficile misurazione ma anche qui le norme posso aiutarci a misurarlo.
d)Norme Le norme sociali di una certa collettivit sono gli strumenti necessari per attuare i valori cui in varia misura la collettivit aderisce ed essenziali per regolare i comportamenti, le azioni, le relazioni dei suoi membri. Sono il prodotto di un intervento pi o meno consapevole volto a regolare e a integrare il funzionamento della societ, della tradizione, dellautorit, della consuetudine; possiamo definirle come: Prescrizioni di dover essere che intervengono ne regolare lazione . ovvero prescrizioni cui attenersi in una determinata situazione (norme prescrittive) o azioni da evitare (norme proscrittive), anche a costo di eventuali costi o sacrifici. La maggior parte delle norme sociali sono caratterizzate dalluso (implicito o esplicito) di espressioni quali si deve, non si pu, fatto obbligo di; le norme di carattere generale si avvicinano ai valori e talvolta si confondono con essi. Le norme assumono specificazioni diverse che possono essere classificate in pi di una tipologia: a) norme duso: dette anche norme rituali, sono le usanze, le consuetudini. Le maniere proprio di una certa societ o gruppo(es. bon ton, modo di vestirsi) b) norme di costume: si riferiscono a situazioni di maggior rilevanza sociale come la condotta pubblica e privata di un individuo c) norme morali: specificazione delle precedenti d) norme di diritto: norme giuridiche suddivise in norme di diritto consuetudinario e norme di diritto istituito (leggi, regolamenti) e) norme tecniche: norme che intendono regolare le attivit produttive ed espressive di carattere ricorrente, allo scopo di ottimizzare sia lutilizzo delle risorse necessarie sia il risultato finale (confezione di un abito, addestramento delle forze armate
Le definizioni sociali di ci che atto conforme determinano ci che socialmente viene definito atto deviante. La devianza lo scostamento dalle prescrizioni giudicate legittime o la violazione delle stesse, ci provoca una reazione (sanzione) della collettivit offesa. Ciascuna norma ha differenti livelli di tollerabilit descrivibili graficamente utilizzando la cosiddetta curva di Gauss.
Asse y la norma presa in esame; il punto in cui curva e asse y si incontrano la perfetta coincidenza del comportamento con la norma presa in esame; il punto dove la curva incontra lasse x il punto c il punto massimo in cui il comportamento si discosta dalla norma. Si possono prendere in esame pi curve per mettere a confronto pi societ sulla stessa norma o la stessa societ in momenti storici differenti. 5
1.3 Lenorme variet dei tratti culturali classificabile in un numero calcolabile di modi diversi, le articolazioni possono aiutarci a ridurre la complessit dellargomento: Cultura dominante/subcultura-controcultura nelle collettivit pi grandi possono vivere collettivit, che possono essere societ nazionali ma anche gruppi od organizzazioni, che si possono definire subculture:un aggregato tendenzialmente omogeneo di conoscenze, valori, credenze, stili di vita e modelli normativi capaci di contraddistinguere un gruppo sociale. a) Sono identit culturali capaci di differenziarsi in modo evidente dalla cultura cosiddetta dominante (neri in America, ebrei ovunque). Il termine subcultura non implica un conflitto con la cultura dominante, quando per incorpora nella quasi totalit elementi che si presentano o vengono percepiti radicalmente opposti alla cultura che li ospita si chiama controcultura, intesa come rifiuto etico-comportamentale dellinsieme dei valori e delle norme dominanti (es. hippie). b) Cultura materiale/cultura non materiale un modo semplice per suddividere i componenti della cultura quello di distinguere tra cultura materiale(oggetti,cose, manufatti) e quella non materiale(musica, scienza). Viene criticata perch non loggetto in se ma il suo significato a fare parte della cultura che si prende in considerazione c) Cultura sostitutiva/cultura non sostitutiva si parla di cultura sostitutiva se ci si riferisce a elementi culturali che possono diventare obsoleti nel tempo e quindi sostituiti da elementi nuovi. Si parla invece di cultura non sostitutiva quando ci si riferisce ad elementi culturali che non subiscono processi dinvecchiamento (lingue, musica,religione) d) Cultura implicita/cultura esplicita gli elementi appresi senza intenzione consapevole da parte dellindividuo che impara possono essere classificati come impliciti(lingua madre) mentre la cultura esplicita frutto di un insegnamento ad hoc (imparare una lingua straniera).
CAPITOLO II: I processi culturali 2.1 La vita sociale si costituisce e si riproduce attraverso i processi comunicativi. Due sono gli elementi caratterizzanti: un sapere che viene compartecipato e un essere in relazione. Ci che viene messo in comune un insieme di beni simbolici; la condizione perch ci avvenga che chi mette in comune tali beni condivida uno stesso codice, cio un sistema convenzionale che stabilisce delle equivalenze tra un sistema di significati(parole) e un sistema di significati(concetti). La comunicazione , quindi, una forma di interazione in cui i soggetti che si esprimono in uno stesso linguaggio si scambiano e producono significati. Dato il duplice livello del contenuto-messaggio e del rapporto tra gli interlocutori, la comunicazione non pu essere definita come una pura trasmissione di significati tra due soggetti. Il contenuto del discorso non pu essere separato dal livello della relazione e dalla costruzione di ruoli: nel momento in cui qualcuno comunica qualcosa non trasmette semplicemente uninformazione, ma suggerisce un modello di interazione, un progetto di relazione con linterlocutore. A seconda del tipo di codice di cui la comunicazione si serve si pu operare una prima distinzione tra:
a) Comunicazione verbale: utilizza codici linguistici; pu assumere la forma della conversazione interpersonale in cui oltre a condividere uno stesso linguaggio gli interlocutori mostrano di attenersi a regole comuni; pu essere di tipo testuale in cui non prevista la compresenza degli interlocutori. Nel primo caso possibile un feed-back(una verifica continua sui significati che si vogliono comunicare); nel secondo caso invece si ha un testo che va interpretato, oltre che decodificato, per coglierne i significati impliciti oltre quelli espliciti.
b) Comunicazione non verbale: utilizza una serie di codici non linguistici; prevalente nella comunicazione interpersonale: comprende gli elementi non verbali del parlato(come lintonazione) e gli elementi cinesici. Con questo termine ci si riferisce al movimento degli interlocutori nello spazio, al comportamento motorio- gestuale e a quello mimico del volto. Una seconda distinzione si pu fare tra comunicazione interpersonale e comunicazione mediale. Si parla di comunicazione mediale quando lo scambio comunicativo avviene nella non compresenza degli interlocutori, che utilizzano quindi degli strumenti, canali di comunicazione per realizzare il contatto necessario allo scambio (come il telefono). 6
Solitamente si parla di comunicazione mediale facendo riferimento alla comunicazione di massa. Essa presuppone alcune caratteristiche fondamentali: la presenza di poche fonti di emissioni che trasmettono i messaggi a un numero molto elevato di fruitori, la mancanza di un feed-back effettivo e lequivalenza del potere necessariamente impari. Nonostante questi caratteri il tipo ti comunicazione che i mass media instaurano con il pubblico non esclusivamente persuasiva. Questo tipo didea rimane ancora nelle teorie dei media come persuasori occulti o come generatori di bisogni indotti. Progressivamente si cambiata lidea del rapporto di forza tra mass media e pubblico grazie a il contributo di varie discipline: la semiotica afferma la necessit di unazione interpretativa del fruitore dei testi mediali, che deve portare una sua competenza e una sua cooperazione attiva; la sociolinguistica pone lo stretto legame tra i testi e il contesto sociale. Dallidea di una totale passivit e condizionabilit del pubblico sostanzialmente indifeso si passati allidea di un pubblico attivo. Levoluzione tecnologica ha trasformato lo scenario mediale allontanando sempre di pi lidea della passivit del pubblico.
2.2 Comunicando, i soggetti si scambiano significati rilevanti per il sistema sociale. Tra i meccanismi che assicurano lincorporazione della cultura nelle personalit individuali dei membri di una stessa societ, e insieme la possibilit per i membri di tale societ di modificare e far evolvere la propria cultura, hanno un ruolo centrale linsieme dei processi di socializzazione. Essi si caratterizzano per la natura di cerniera tra il mondo sociale delle norme, dei valori, delle relazioni tra i ruoli e quello individuale di formazione della personalit. I tratti individuali infatti si delineano nel quadro di unappartenenza sociale; essa, a sua volta, non pu prescindere dalla volont degli individui. Si parla di socializzazione secondo due modelli distinti: a)Il primo mette laccento sul processo di integrazione del soggetto nel gruppo sociale attraverso lidentificazione con esso, socializzazione attraverso lintegrazione(privilegia la stabilit del sistema sociale). b)Il secondo mette in evidenza laspetto dinamico del sistema sociale e le trasformazioni che subisce per lazione dei soggetti che vi appartengono. Si sottolinea la pluralit di visioni del mondo e la possibilit per i soggetti di collocarsi in modo non univoco ricoprendo una pluralit di ruoli. In questo modello ha un ruolo determinante la dimensione comunicativa: la socializzazione diventa un processo di ricerca, scoperta, costruzione dei valori allinterno del contesto sociale; assumono centralit i processi di mediazione e negoziazione; limitazione tende a prendere il posto dellidentificazione e dellinteriorizzazione, consentendo legami pi tenui con il contesto e la possibilit di migrare tra esperienze diverse. I processi di socializzazione si distinguono in due grandi categorie. La prima riguarda lambito della socializzazione cosiddetta primaria: la socializzazione primaria consente lacquisizione delle competenza sociali di base, ovvero di quelle conoscenze e capacit che permettono a ogni individuo di vivere in un determinato contesto sociale. Tale processo graduale e mai definitivo e include aspetti relativi alla dimensione cognitiva, affettiva, espressiva o simbolica. Questultima ha unimportanza cruciale poich strettamente connessa al sistema culturale delle rappresentazioni e delle immagini del mondo: il linguaggio; la dimensione cognitiva e quelle culturali sono sempre mescolate. La seconda categoria generale riguarda i processi di socializzazione secondaria, che accompagnano lindividuo nel corso della sua intera esistenza e che gli forniscono le competenze specifiche per operare allinterno di contesti particolari e per svolgere determinati ruoli allinterno del sistema sociale. I processi di socializzazione secondaria presentano alcune caratteristiche costanti: - La natura sempre provvisoria e incompleta, e il carattere lento e graduale: la complessit del sistema sociale determina condizioni di apprendimento di regole e valori relativi a universi specializzati. La posizione che si raggiunge non mai definitiva, ma arricchisce o modifica il sistema di riferimento. - Il carattere interattivo e multi direzionale : il processo di socializzazione non va unicamente dal sistema culturale al soggetto, ma prevede forme di transazione e negoziazione tra soggetto e pi sottosistemi contemporaneamente; uno stesso soggetto pu ricoprire diversi ruoli. - Il carattere informale della maggior parte dei processi di socializzazione: non prevedono situazioni strutturate di apprendimento, ma che offrono una molteplicit di stimoli variamente rielaborati dal soggetto; la variet degli stimoli verr data dal contesto sociale e culturale del soggetto e dalle sue possibilit e capacit. - Il carattere volontario della maggior parte dei processi di socializzazione: la socializzazione si accompagna alla costruzione di un processo di identificazione e di ricerca dellidentit A proposito del carattere volontario di tale processo si pu parlare di socializzazione anticipata quando il soggetto impara a interiorizzare i valori di un gruppo al quale desidera appartenere ma di cui non fa parte. 7
Lacquisizione di competenze specifiche presuppongono una fase di apprendimento in cui giocano un ruolo fondamentale le cosiddette agenzie di socializzazione. La famiglia la prima fonte di apprendimento delle competenze generali, e la scuola la prima istituzione sociale in cui il soggetto impara a svolgere un ruolo caratterizzato da particolari obbiettivi. Altro importante agente di socializzazione secondaria il gruppo dei pari che per gli adolescenti pu essere il gruppo dei coetanei. In generale tutte le istituzioni costituiscono potenziali agenti di socializzazione, tra questi si collocano anche i mass media che offrono un modo continuo e facilmente accessibile conoscenze e informazioni. I media hanno acquistato un ruolo ormai cruciale nella produzione e riproduzione della cultura attraverso pratiche fortemente legate ai processi di socializzazione. Un versante evidente del rapporto tra produzione culturale e socializzazione secondaria quello delle subculture (minoranze) che evidenziano in modo simbolico i confini del proprio gruppo
2.3 Nellambito delle interazione quotidiane i processi di incorporazione, o negoziazione, o rifiuto dellordine sociale hanno luogo: La vita quotidiana, da un lato, il luogo dellabitudine, della ripetizione, dellazione non riflessiva, automatica e quindi pi soggetta ai condizionamenti dellambiente e del contesto sociale; dallaltro, uno spazio altro rispetto a quello dellazione strategica, orientata a obiettivi utilitaristici che predomina in altre sfere del sistema sociale, e si configura piuttosto come ambito della comunicazione e della reciprocit, in cui sono possibili comportamenti che esulano dagli schemi socialmente dominanti. Linsieme delle routine che caratterizzano linterazione nella quotidianit senza essere messe in discussione tende a riproporre e a riprodurre a un livello pi ristretto le stesse dinamiche che dominano nellordine sociale esistente, anche se questa riproduzione non una pura replica ma una rielaborazione. Il mondo delle interazioni quotidiane si caratterizza per un grado potenzialmente elevato di produzione simbolica in cui gli stimoli e le costrizioni, dati dal mondo esterno e dalle routine giornaliere, sono trasformati in risorse per la costruzione di significati attraverso linterazione. Lagire della quotidianit si caratterizza per il rifiuto della componente strategica e per lassunzione di tattiche locali. Se linterazione nella quotidiana prevalentemente di tipo face to face, non va sottovalutato il crescente peso dellinterazione tra soggetti sociali e media. Naturalmente i media, oltre che risorse per linterazione, possono altrettanto facilmente funzionare come surrogati dellinterazione stessa.
CAPITOLO III: Le espressioni della cultura 3.1 Uno dei padri pi autorevoli dellidea di concezione di mondo il filosofo Francis Bacone, che visse in un epoca di radicali mutamenti della concezione di mondo con il crollo della cosmologia antica e la nascita della cosmologia scientifica. Bacone critica le concezioni tradizionali del mondo nella sua teoria degli idoli. Ci sono: gli idoli della trib che nascono dalla tendenza distorsiva dellintelletto umano a supporre nella natura unarmonia molto maggiore di quella presente; gli idoli della caverna che dipendono dalleducazione; gli idoli della piazza che derivano dalla tendenza a sopravvalutare le parole, idolatrare il linguaggio invece di concentrarsi sulla realt; gli idoli del teatro cio le dottrine filosofiche e dimostrazioni errane che creano mondi fittizi. Ma senza le concezioni di mondo luomo inteso sia come individuo che come essere sociali non potrebbe comprendere neppure se stesso, orientarsi nel mondo, fare progetti per il futuro. La sociologia presenta due tipi fondamentali di concezione del mondo:
a) una concezione del mondo inteso come la totalit del reale,il mondo come depositario di significati ultimi senza i quali la vita e la societ umana sarebbero prive di senso, orientamento e finalit;
b) una concezione del mondo inteso come mondo circostante degli individui e delle loro famiglie, che fornisce il quadro e lorizzonte di riferimento per la vita quotidiana.
Nella prima concezione il mondo concepito come universo, di natura fisica e spirituale e il sapere competente a conoscere e interpretare il mondo quello dordine superiore(filosofico, religioso e letterario); nel secondo caso il mondo circoscritto allambiente della vita quotidiana e il sapere competente il sapere comune che si cura di fornire risposte ai problemi della vita di tutti i giorni. 8
Tale contrapposizione avviene in parte tra la concezione umanistico-spirituale e quella antropologica della cultura. Nel primo profilo la cultura consiste nei prodotti delle attivit elevate della mente e riflette luomo nella sua totalit e nella sua natura di essere intelligente, volitivo e affettivo, che lo distingue qualitativamente dalle altre specie animali. Pertanto contenuti tipici della cultura sono la filosofia, la letteratura, la religione, la scienza, larte. A questo concetto di cultura connesso quello di civilt, in quanto designa il progredire cumulativo della cultura nel tempo. Due ulteriori significati del concetto di civilt, le maniere e la gentilezza dei costumi e il progresso inteso come processo per stadi, hanno avuto un rapporto ambivalente con il concetto di cultura. Infatti per un verso sono percepiti come parte integrante della cultura in senso umanistico-spirituale ma per una altro sono avvertiti in contrapposizione a questo concetto di cultura in quanto ne comprometterebbero lautenticit. Sotto il profilo antropologico la cultura linsieme di artefatti, processi tecnici, idee, abitudini e valori; essi costituiscono oggettivazioni dellesperienza umana e prodotti dellattivit umana, leredit sociale delluomo. Queste due concezioni divergono in quanto la prima postula la superiorit degli elementi ideali dellesistenza mentre la seconda mette tendenzialmente sullo stesso piano gli elementi materiali e quelli ideali. La cultura nellaccezione umanistico-spirituale si distingue dalla cultura nellaccezione antropologica e dalla cultura di massa. La cultura di massa pu essere definita come quella specie di cultura popolare, vale a dire di cultura non dotta(danze, favole ,canzoni), che si afferma in epoca moderna, essendo veicolata da mezzi moderni di comunicazione di massa(televisione, dischi). La cultura di massa non coincide rigorosamente con la cultura trasmessa dai mezzi di comunicazione di massa. Una peculiare concezione di mondo lideologia. Lideologia il complesso di valori, credenze, opinioni, atteggiamenti, che attengono alla natura delluomo, della societ e specificatamente del divenire storico- politico, condiviso dai membri di un settore della societ(una classe sociale)che si qualifica per i suoi rapporti con la struttura del potere politico e sociale. Lideologia connette tipicamente le dimensioni della ragione e dellinteresse: la sua funzione primaria di giustificare la posizione del settore di societ considerata allinterno della societ medesima oppure di giustificare le azioni miranti a migliorare la posizione del settore di societ considerato, nonch a cambiare la societ stessa. Caratteristica primaria dellideologia lirrilevanza della verificabilit empirica delle sue componenti cognitive: unico criterio di rilevanza lefficacia nello svolgere la funzione di giustificare.
3.2 La religione un fenomeno di rilevanza sociale molto elevata, tale da essere al centro della riflessione sociologica. La religione fornisce risposte a domande a cui difficile dare una risposta razionale. Essa interpella lintelletto, lazione e il sentimento: come tale consiste in un insieme di credenze e di riti; un ordine di realt chiamato soprannaturale o ultrasensibile che le varie religioni hanno definito in modi diversi: una realt popolata da una costellazione di spiriti che personificano le forze della natura o le anime dei morti; una realt presidiata da una forza etica o cosmica impersonale; una realt incentrata su una divinit che trascende radicalmente il cosmo. La religione consiste in credenze, cio giudizi sulla realt del mondo trascendente lesperienza empirica, e in riti, cio nel compimento e nella partecipazione della ripresentazione di azioni e di eventi compiuti da entit soprannaturali o a questi riferiti. Presenta punti di contatto con altri fenomeni sociali come il tab o la magia; una caratteristica della religione la globalit dei suoi riferimenti. Sotto il profilo storico-sociale la religione ha costituito il fondamento, il tessuto connettivo e lorizzonte di rifermento per lintera societ nelle epoche pre-moderne ma anche in quelle moderne e contemporanee.
3.3 La caratteristica preminente che la cultura presenta per la sociologia sono le idee o concetti, ovvero le parole; ci sono altri due elementi costitutivi dei fenomeni culturali: la rappresentazione e la percezione. Il nucleo del fatto sociale(loggetto dello studio della sociologia) costituito dallinsieme delle rappresentazioni che sono comuni ai membri di una societ: esse costituiscono il contenuto della coscienza collettiva e hanno carattere normativo. Questo insieme di rappresentazioni risulta integrato in una rappresentazione unica dellordine sociale; si tratta di una rappresentazione idealizzata della societ che si spiega con il fatto che lordine sociale rappresentato costituisce un modello di condotta,cio un insieme di norme etiche di carattere deontologico (cio di dover essere che ha natura ideale). La sfera culturale in cui la rappresentazione di un ordine risulta di cruciale importanza la religione che poggia sulla rappresentazione dellordine della realt intera, una visione del mondo; si tratta di un ordine che fondamentalmente meta- empirico. 9
La suddetta rappresentazione della realt oggetto di credenza. La religione in stretto rapporto, e ambivalente,con lordine sociale esistente: pu legittimarlo o contestarlo. La qualit vividamente rappresentativa della religione sono i miti (atti di straordinario valore che sono oggetto di narrazione) che vengono memorizzati dalla societ di riferimento mediante la sua rappresentazione, che avviene nel rito. Nel Novecento questo senso della religione fu sfruttato dai regimi totalitari. Questa rinascita poggia su un vuoto interiore in quanto i partecipanti alla rappresentazione (folle solitarie) sono individui che si riflettono nel leader. Un altro tipo di rappresentazione quella che ha per oggetto lordine del singolo individuo nonch lordine dellinterazione. In tale ambito gli individui si riconoscono attraverso le immagini di se che proiettano negli altri. Queste immagini diventano un io-specchio, cio rappresentano lidealizzazione che ci facciamo di noi stessi. Quelle visualizzazioni e inquadramenti del mondo che hanno il carattere della percezione di situazioni empiriche hanno il loro ambito di riferimento nella realt della vita quotidiana, che organizzata intorno al qui del mio corpo e alladesso del mio presente. Il mio interesse decresce al crescere della distanza delle cose dal mio centro dazione. Ci che rilevante la porzione di mondo circostante, che oggetto tipico della percezione, e non gi il mondo nella sua totalit, che oggetto tipico della rappresentazione.
3.4 La sociologia studia gli stili di vita dei gruppi sociali; questi possono differenziarsi dal punto di vista orizzontale e dal punto di vista verticale. La sociologia classica si concentra sulla differenziazione verticale degli stili di vita; essa ha definito i gruppi sociali caratterizzati da uno stile di vita come ceti, individuando il criterio caratterizzante questi ceti nel diverso grado di considerazione sociale. I ceti privilegiati sono oggetto di una considerazione che fondata sul modo di condotta di vita: nelle societ aristocratiche lo stile di vita irradiava uno splendore ideale che derivava da una reputazione e dallonore riconosciuti ad essi dalla societ; nelle societ borghesi si passa da uno splendore ideale a uno pi prosaico: il consumo, componente essenziale del proprio stile di vita il consumo vistoso. Con lavvento dei consumi di massa si modificato il quadro di riferimento. Le differenze verticali si fondano sempre pi sul diverso ammontare del capitale culturale a disposizione invece che sulla considerazione sociale. Ma soprattutto la societ dei consumi, sempre pi egualitaria sotto il profilo psicologico-culturale, svuota le distinzioni qualitative di ceto e genera un complesso intreccio di livellamento tra gli stili di vira e nel contempo di differenziazione e individualizzazione degli stessi. I beni di consumo non sono pi visti come oggetti da usare ma come entit che simbolizzano uno stile di vita. Tutto ci legato ai nuovi meccanismi pubblicitari che stabiliscono associazioni tra beni di consumo e immagini di stili di vita.
3.5 La sociologia considera il diretto come un principio di organizzazione e una tecnica di controllo della societ. Il suo fine ultimo linstaurazione e il mantenimento di un ordine sociale, garantito in ultima istanza da un apparato coercitivo (tutto questo alla luce di una nozione di giustizia professata dalla classe dominante e accettata in misura pi o meno ampia dai consociati). Gli aspetti sociologici del diritto sono: - i fattori che condizionano la formulazione di un determinato ordinamento giuridico; - le conseguenze sociali e culturali delle norme emanate - i gruppi che concorrono al funzionamento della giustizia.
Di qui la rilevanza del diritto nelladempiere a una serie di funzioni centrali per la creazione o la trasformazione dellordine sociale:
a) regolamentazione dei comportamenti per garantirne la prevedibilit, lintegrazione e lefficienza sia dei cittadine che delle pubbliche amministrazioni;
b) realizzazione di ideali di giustizia nei rapporti tra i consociati e tra i consociati e lo Stato;
c) prevenzione e soluzione di molti tipi di conflitto tra individui, gruppi e associazioni.
Insieme alle funzioni sociologicamente rilevanti ci sono anche le disfunzioni del diritto, cio gli effetti non previsti, non voluti e negative delle norme entrate in vigore: 10
a) la proliferazione e lespansione degli apparati amministrativi, la crescente complessit dintegrazione e di applicazione delle norme giuridiche richieste dallodierna societ complessa;
b) la complicazione imposta dalle norme giuridiche alla vita sociale;
c) la produzione di devianza sociale, allorch le norme giuridiche definiscono illegali taluni comportamenti che non sono evidentemente lesivi dellordine sociale ha come conseguenza di etichettare consociati come devianti sociali ed esporli alla vita criminale
d) linterferenza e lintralcio di norme giuridiche emanate dagli organi statuali sui processi di globalizzazione dei rapporti sociali.
In una prospettiva storica risultano sociologicamente rilevanti il rapporto tra norme e ordinamenti giuridici e i fronti di conflitto sociale. 3.6 Utilizziamo il concetto di arte in senso ampio, anzich ristretto alle arti figurative e plastiche. In sociologia larte riguarda unampia variet di fenomeni.
1) Larte come specifica articolazione della cultura in senso umanistico-spirituale: a) come espressione della soggettivit dellartista; b) rappresentazione in senso lato del mondo; c) testo; d) espressione differenziata della struttura ontologica della realt ovvero prodotto della facolt creativa dello spirito.
2) Larte come processo produttivo: come prodotto di un soggetto; sotto questo profilo la sociologia studia il rapporto tra lartista e la societ e larte come processo produttivo(produzione economica).
3) La trasmissione dellopera darte: ogni tipo di arte ha un suo tipo di trasmissione(orale, o in una galleria, in un teatro)
4) La ricezione dellopera darte: funzione pragmatica dellopera darte, cio la persuasione a fruire di essa. Nelle epoche premoderne questa funzione era trattata dalla retorica. Di spiccata rilevanza la destinazione dellopera darte come oggetto di un programma politico e di una politica dello Stato.
Per ci che concerne il pubblico i principali aspetti sociologici sono; i gusti dei fruitori,, la loro composizione socio-demografica e in particolare la loro distribuzione nella stratificazione sociale , il rapporto del pubblico con gli artisti, i critici, il consenso e il dissenso verso le politiche dellarte. Rientrano nellambito della ricezione dellopera: a) il rapporto tra arte e sistema scolastico e universitario b) il rapporto dellarte con la politica.
Inoltre sono di notevole importanza due grandi aree tematiche: la prima relativa agli aspetti pi distinti qualitativamente e pi dotti dellopera darte, la seconda relativa agli aspetti pi suscettibili di valutazione quantitativa, e concernenti larte popolare. La scienza lattivit umana orientata sistematicamente alla conoscenza del mondo empirico. Il fine della scienza la descrizione e soprattutto la spiegazione degli accadimenti del mondo empirico; una conoscenza di fenomeni ricorrenti nel tempo e nello spazio. La spiegazione il risultato di un procedimento induttivo, cio di una ricerca conoscitiva che procede dallosservazione di casi particolari al riconoscimento di una legge generale. La spiegazione costituisce il fondamento della precisione, o prognosi, che invece un procedimento deduttivo perch deduce da una legge la sua applicazione a particolari ubicati nel futuro. Inoltre la scienza rappresenta un fenomeno storico di natura intellettuale che ha esercitato ed esercita uninfluenza immensa sulla societ e sulla storia. 11
CAPITOLO VIII: La struttura sociale 8.1 Tra i membri che compongono ogni collettivit esistono molteplici differenze oggettive. La sociologia utilizza il termine differenzazione sociale: la differenziazione sociale pu essere definita come il processo tramite il quale le parti di una collettivit acquisiscono identit sociali distinte in termini di funzione, attivit, cultura, potere e altre caratteristiche socialmente rilevanti. Il termine differenziazione ha assunto due fondamentali significati:
a) in primo luogo, secondo lo schema parsoniano, la differenziazione ha indicato lincremento della complessit sistematica della societ;
b) in secondo luogo, la differenziazione ha identificato laumento dei livelli e dei tipi di potere, di autorit, di ricchezza, di prestigio in una data collettivit sociale. In questa accezione la differenziazione tende a diventare sinonimo di stratificazione sociale.
La struttura sociale consiste nei diversi generi e gradi di differenziazione e di interdipendenza delle posizione occupate da un certo numero di individui. Le tipologie di differenze osservabili si possono identificare in quattro gruppi di differenze tra gli individui e tra i gruppi di una societ: - le differenze di attivit, di lavoro, di professione; - le differenze di cultura, appartenenza etnica, religione, nazionalit, educazione; - le differenze di obblighi morali e giuridici, norme di comportamento, prescrizioni di ruolo; - le differenze di risorse sociali ricevute e di ricompense legate al ruolo.
una caratteristica fondamentale dei processi di differenziazione sociale quella di innestarsi su altre differenze preesistenti che vengono definite basi della differenziazione. Le pi importanti differenze naturali sono le propriet e gli attributi inerenti al genere, allet, ai tratti somatici, al territorio. Precisando in modo pi analitico i fattori di differenziazione che agiscono sulla societ contemporanea vediamo che i pi rilevanti sono: a) la legislazione b) il lavoro c) la spendibilit sul mercato delle capacit possedute da un individuo o da gruppi di individui d) il potere economico e politico e) laccumulazione e la gestione del capitale accumulato f) le dimensioni della societ g) la tecnologia.
Se il concetto di differenza richiama lalterit e leterogeneit il concetto sociologico di disuguaglianza il reciproco dellideale di uguaglianza.
Le differenze oggettive vengono socialmente definite come disuguaglianze quando evidenziano il possesso minore o maggiore di risorse socialmente rilevanti. Si pu dire pertanto che la disuguaglianza sociale si caratterizza come ogni differenza nei privilegi, nelle risorse e nei compensi goduti, considerata, da un gruppo o da una sub-popolazione, come ingiusta e pregiudizievole per la riproduzione e lo sviluppo delle potenzialit degli individui della collettivit; una differenza che oggettivamente misurabile e soggettivamente percepita. Le disuguaglianze presentano un aspetto oggettivo, lineguale distribuzione di una risorsa sociale rilevante, e un aspetto soggettivo, non conformit ai criteri di giustizia sociale, dei diritti acquisiti. Le diseguaglianze, come le differenze, si manifestano entro una societ e tra societ diverse collocate in differenti aree regionali.
8.2 12
La valutazione differenziale e lattribuzione differenziale di compensi e privilegi alle posizioni sociali stata diversamente interpretata in sociologia. Esiste uninterpretazione valutativa della stratificazione sociale che insiste sul valore che una societ attribuisce a certe posizioni nella sua struttura. Una seconda interpretazione della stratificazione sociale che mette laccento sul potere collegato alle diverse posizioni sociali. Si tratta di letture che sottolineano due aspetti irriducibili e compresenti nei processi allocativi e distributivi delle risorse sociali. importante sottolineare che ambedue le interpretazioni riferiscono la stratificazione della societ in posizioni con status diseguali a una qualche forma di differenziazione sociale. Nelle societ industriali avanzate la stratificazione sociale caratterizzata da una spiccata multidimensionalit. La disuguaglianza si presenta come un processo sociale. In ogni caso, reddito, prestigio, potere e istruzione costituiscono le dimensioni della disuguaglianza di gran lunga pi importanti delle altre. Ogni formazione sociale presente proprie forme di disuguaglianza e propri caratteristici fattori di disuguaglianza. Nelle formazioni sociali moderne peculiare la prevalenza degli status acquisiti su quelli ascritti. Questo fa si che possano manifestarsi processi di mobilit sociale da uno status allaltro. Nelle societ contemporanee le disuguaglianze acquisite non hanno cancellato altre disuguaglianze collegate a caratteristiche ascrittive degli individui. Le differenze sociali collegate a queste caratteristiche naturali dei soggetti si tramutano in disuguaglianze quando a esse vengono associate norme e pratiche di esclusione. La complessit della societ contemporanea ci obbliga ad abbandonare ogni visione semplicistica e meccanica della disuguaglianza e suggerisce di ragionare in termini di caratteristiche strutturali o di dimensioni molteplici della stessa.
8.3 Allallocazione delle risorse economiche presiedono istituzioni come il mercato, lo Stato e la comunit, che ne regolano la produzione e la distribuzione: la regolazione delle azioni economiche costituisce di conseguenza un fattore di disuguaglianza. Le tre istituzioni fanno riferimento a tre principi essenziali: rispettivamente, lo scambio, la redistribuzione e la reciprocit. Lo scambio di mercato il trasferimento di un bene che ha un valore economico da un venditore a un compratore in cambio di denaro. La redistribuzione comprende un trasferimento di risorse e di beni a un centro e a una ripartizione di essi tra i membri della societ. La reciprocit la prestazione di servizi o la cessione di beni materiali con la previsione di avere successivamente una restituzione di servizi o beni. I confini tra ambiti regolati da mercato, Stato e comunit sono mutevoli. Le disuguaglianze esistono in ogni tipo di societ umana dove si trovano prevalentemente disuguaglianze strutturate basate sul genere o sullet. La struttura fondamentale della disuguaglianza sociale pu essere considerata la stratificazione delle occupazioni, che, presentandosi in modo relativamente stabile, caratteristica di ogni formazione sociale data: la stratificazione delle occupazioni assume peculiarit diverse in relazione al modo di produzione, alla cultura e alla politica dominanti. La stratificazione delle occupazioni loggetto e il risultato del conflitto da parte dei membri della societ.
La divisione del lavoro si presenta come una delle maggiori forme di differenziazione: la divisione del lavoro pu essere letta sia come differenziazione del lavoro globalmente necessario per la riproduzione e lo sviluppo della societ, sia come suddivisione delle attivit fondamentali in arti, mestieri e professioni autonomi, distinti e sempre pi specializzati. Nella tradizione sociologica si sono concettualmente distinti questi fenomeni di differenziazione del lavoro, solitamente disegnati come divisione del lavoro sociale, dai fenomeni di separazione/scomposizione verticale delle mansioni e di subordinazione gerarchica tra le stesse allinterno di unazienda, qualificati come divisione del lavoro tecnica. La divisione del lavoro molto avanzata nelle maggiori societ industriali. Anzi, le professioni in particolare hanno assunto rilevanza crescente nelle societ contemporanee. Le professioni sono occupazioni intellettuali socialmente idealizzate che applicano sistemi di conoscenza formale in mercati chiusi o protetti. I principali fattori che presiedono alla divisione del lavoro sono riconducibili a: - lutilit o superiorit della prestazione; - la valutazione sociale delle occupazioni; - il potere.
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8.4 Le principali disuguaglianze in una societ sono connesse alle sue fondamentali strutture economiche e politiche. Se il potere costituisce in qualche modo il cuore della politica di deve partire da una sua definizione pi precisa. Il potere costituisce la possibilit/capacit di un soggetto di far valere entro una relazione sociale in modo intenzionale e con mezzi e risorse adeguate la propria volont, vincendo anche le resistenze dellaltro soggetto. Un attore ha potere quando ha la disponibilit o il controllo di risorse e mezzi. necessario distinguere il potere dalla forza: questultima un concetto pi limitato del potere che pu essere esercitato anche a prescindere dal ricorso alla forza. Un aspetto rilevante del potere la legittimit. Possiamo distinguere un potere non-legittimo e un potere legittimo, cio lautorit. La legittimit rappresenta una risorsa di importanza cruciale poich permette di governare il sistema con minore spreco di altre risorse. Esistono diversi meccanismi di legittimazione del potere che Weber indica nel: carisma, nella tradizione e nella razionalit: lautorit carismatica si fonda sulla devozione e sulla fedelt a una persona; lautorit tradizionale si basa sulle tradizioni, i costumi e i valori gi esistenti nella societ; lautorit razionale-legale si basa sullesistenza di determinate regole e posizioni formali. Questultimo il caso dellautorit statale nelle moderne democrazie. In esse il potere consiste nella capacit di elaborare, selezionare e introdurre nella competizione politica interessi e identit sociali. La traiettoria evolutiva dei moderni sistemi politici passata attraverso tre tipi di cittadinanza: - quella civile - quella politica - quella sociale.
La cittadinanza sociale stata realizzata grazie allavvento dello Stato sociale. Il ripensamento dello Stato sociale deve oggi fare i conti con alcuni mutamenti strutturali e culturali, riassumibili nei termini seguenti: - la globalizzazione delleconomia; - gli squilibri demografici; - le trasformazioni del lavoro; - il rapporto pesantemente squilibrato tra prelievo fiscale e spesa pubblica; - il deficit di legittimazione di un sistema pubblico di protezione sociale; - la crisi etnico-culturali.
CAPITOLO IX: Larticolazione delle differenze 9.1 Le differenze ascritte sono quelle ereditate per nascita, cio linsieme dei vantaggi e svantaggi che conseguono dal nascere di genere maschile o femminile, nellambito di un determinato sistema sociale, con un certo censo, in una famiglia appartenente a un determinato strato socio-culturale e cosi via. Le differenze acquisite derivano, invece, dal comportamento che un individuo mette in atto nel corso dellintera esistenza, e in primo luogo, per quanto concerne la nostra societ attuale, dalle scelte e dalle performance che connotano il suo percorso formativo e professionale. Levoluzione sociale si accompagna a un progressivo ridimensionamento dellimportanza delle variabili ascritte a vantaggio di quelle acquisite. Nelle societ moderne occidentali da esse che deriva la distribuzione di ricchezza, prestigio e potere. Ma anche nelle societ pi aperte e democratiche, lo status ascritto mantiene unindiscutibile rilevanza. Perci pi che del declino delle variabili ascritte opportuno parlare del forte intreccio tra esse e le variabili acquisite, tanto che divento impossibile scindere con precisione il peso di ciascuna di esse nella determinazione della posizione sociale individuale. Un dato caratteristico della societ attuale lelevata mobilit tra status diversi(sia verso lalto che verso il basso). La turbolenza del sistema economico, insieme ai contraccolpi del progressivo smantellamento degli apparati di welfare, rende infatti pi generalizzato il rischio di conoscere una regressione di stato. Le differenze che corrispondono a tratti ascritti che sono stati interessati nella fase pi recente da profonde evoluzioni sono: letnia di appartenenza e il genere(per let c un diverso discorso). 14
Queste hanno unindiscutibile rilevanza: la prima in termini di accesso alle risorse e alle opportunit e la seconda in termini di divisione del lavoro. Il mutamento delle caratteristiche delle posizioni sociali associate a tali differenze necessita di incidere su modelli culturali radicati che richiedono tempi lunghi per poter essere modificati.
9.2 Letnocentrismo, cio la convinzione della superiorit del proprio gruppo in rapporto agli altri, costituisce un tratto culturale presente in tutti i sistemi sociali ed ancora profondamente radicato; costituisce un elemento imprescindibile e costitutivo della stessa identit di gruppo. Il termine etnia indica un insieme di individui che condividono una comune origine geografica e di discendenza (reale o simbolica), una lingua e una cultura, cio un complesso di valori e modelli di comportamento. Il territorio non pu essere considerato un elemento costitutivo delletnia a causa della mobilit geografica. Il ricorso al termine etnia preferibile a quello di razza. Questultimo comunemente usato per indicare un raggruppamento di persone con comuni aspetti fisici ereditari: in base a una convinzione ancora piuttosto radicata esisterebbero diverse razze umane. In realt la biologia ha definitivamente appurato come le differenze fisiche si riducano a differenze di aspetto esteriore, risultato di una lunga storia di contatti e incroci tra popolazioni diverse. La razza non ha dunque un fondamento biologico ma , al pari delletnia, un concetto socialmente costruito. Le differenze razziali tendono a essere indebitamente associate a peculiari caratteristiche di personalit e comportamento da un lato; dallaltro ad accompagnarsi a forme di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, del prestigio e del potere. Il termine etnia preferibile perch da pi immediatamente conto dellorigine sociale delle differenze, definite etnicamente rilevanti. Ci sono due fondamentali meccanismi che condizionano i processi allocativi che hanno a che fare con le differenze etniche: il pregiudizio e la discriminazione. Si tratta di meccanismi che hanno la tendenza ad associarsi a determinati tratti della personalit. Va precisato che il pregiudizio si riferisce alle opinioni, ai giudizi, agli atteggiamenti verso i membri di un diverso gruppo etnico, generalmente minoritario, laddove la discriminazione si riferisce ai comportamenti effettivi e produce lesclusione di alcuni individui da determinate ricompense e opportunit. Tra pregiudizi e discriminazioni sussiste un legame. Anche se non di tipo diretto: la discriminazione, per esempio, pu essere evitata per ragioni di convenienza economica o perch la legge lo vieta; lazione concreta guidata sia dalle intenzioni del soggetto che agisce, ma anche dalle norme sociali,dalle circostanze contingenti, dalla valutazione soggettiva della situazione. Il pregiudizio unidea o un atteggiamento rispetto a un fatto o a un individuo, spesso il frutto di unerrata generalizzazione che conduce a estendere a tutti gli appartenenti a un gruppo le caratteristiche riscontrate in qualcuno di essi. In generale il pregiudizio negativo, riconducendo alle dimensioni della differenza esasperata della devianza e della minaccia, della competizione per laccesso a risorse scarse o concepite come tali. La specifica natura del pregiudizio fa si che esso debba essere considerato un attributo di chi lo formula, non del soggetto o della categoria dei soggetti cui si riferisce; si manifesta attraverso stereotipi negativi ricorrenti. Si arriva in tal modo alla costruzioni di schemi o di vere e proprie ideologie. Il razzismo, in particolare, indica lattribuzione di caratteristiche negative in termini di patrimonio genetico r di specifiche propensioni comportamentali agli appartenenti a un determinato gruppo etnico. Nellesprimere un pregiudizio si assume un omogeneizzazione, supponendo che tutti gli appartenenti al gruppo abbiano gli stessi comportamento. Infine il pregiudizio caratterizzato da una forte resistenza: infatti il frutto di opinioni preconcette che non si modificano neppure di fronte a unevidenza empirica che le contraddice. opportuno distinguere tra differenze etniche intrasocietarie e differenze intersocetarie. I processi di differenziazione su base etnica e di formulazione di pregiudizi si verificano a prescindere dal contatto diretto; soprattutto in una situazione di convivenza sul medesimo territorio che i pregiudizi prendono corpo traducendosi in atteggiamenti discriminatori. Si pone un problema di regolazione della convivenza etnica. Latteggiamento della popolazione ospite dipende da differenti fattori che hanno in particolare a che vedere con il complesso di relazioni politiche, culturali, economiche che si sono storicamente sedimentate tra i due paesi. Per quanto riguarda i processi integrativi, i concetti pi ricorrenti sono quelli di integrazione e assimilazione. 15
Lassimilazione generalmente intesa come il processo attraverso il quale lo straniero interiorizza i modelli di comportamento e gli orientamenti valoriali della societ ospite, laddove lintegrazione concerne precipuamente la sfera socio-economica e implica ladozione di modelli di comportamento e il raggiungimento di condizioni di vita che riducono i rischi di segregazione e di conflitto senza per addivenire a una completa conformit culturale. Lassimilazione comporta il sostanziale abbandono della cultura dorigine, mentre lintegrazione accetta ed eventualmente valorizza il pluralismo culturale. Lacculturazione, infine, descrive il processo interattivo attraverso il quale due gruppi differenti selezionano e parzialmente trasformano alcuni tratti della cultura con la quale sono entrati in contatto, adottandoli nel proprio sistema culturale di riferimento. La configurazione, i tempi e gli esiti di questi processi integrativi dipendono da unarticolata serie di fattori e di condizioni. Un primo ordine di fattori rinvia al divario tra societ di origine e quella di approdo; altri elementi concernono le caratteristiche specifiche dei soggetti che emigrano e della societ che li accoglie. Un ruolo particolare va attribuito alle politiche integrative. Va rilevata la sostanziale inattendibilit di nozioni come quella della soglia di tolleranza. In casi di degrado sociale la presenza degli immigrati tende a essere mal sopportata dalla popolazione che li assume come capri espiatori: processi disintegrativi che vanno dalla stratificazione su base etnica della societ, alla discriminazione, alla segregazione sociale e territoriale. Nella tradizione europea ed extraeuropea si possono individuare differenti modelli di regolazione della convivenza interetnica: la totale assimilazione dellimmigrato ai valori e ai modelli di comportamento della societ di arrivo (Francia); una permanenza solo temporanea, funzionale alle contingenti esigenze del sistema produttivo del paese dimmigrazione (Germania). Ma si avverte la necessit di definire nuovi criteri che presiedano allaccesso ai diritti e alle opportunit di inclusione sociale.
9.3 Le differenze di genere e di et sono concetti relativamente nuovi nella riflessione sociologica; sia il genere sia let sono state considerate quali variabili strutturali allinterno di indagini empiriche. Genere ed et sono aspetti cruciali del processo di mutamento sociale e sono state rivalutate di recente in sociologia. A proposito del genere, gli stessi Marx, Durkheim e Weber si rivelavano fortemente improntati a questa concezione, ancorata al pensiero del XIX secolo. grazie alla cosiddetta seconda ondata del femminismo negli anni 70 che il gender, inteso come costruzione sociale dellidentit sessuale maschile e femminile, entra a pieno titolo nel dibattito teorico delle scienze sociali. Il genere acquisisce un ruolo cruciale nel descrivere il punto di vista delle differenze in generale. Le differenze di genere indicano la diversa costruzione sociale dellidentit maschile e femminile. Esse non danno pertanto riferimento a una differenza biologica, quanto piuttosto alle asimmetrie che, sia sul piano della concettualizzazione, sia su quello della ricerca empirica, si verificano nellesperienza degli uomini e delle donne. La riflessione teorica contemporanea sulle differenze di genere si gradualmente spostata verso la loro analisi in rapporto ad altri aspetti delle disuguaglianze sociali e ci si resi conto che il genere una fonte assai pi determinante degli altri fattori nello stabilire disuguaglianze sociali. Le differenze di genere giocano un ruolo determinante in ogni aspetto della vita sociale e culturale dal momento che il genere una delle categorie fondamentali attraverso cui codifichiamo lesperienza. Come nel caso delle differenze di genere, anche quelle di et sono state sempre considerate nel passato un fatto naturale e solo recentemente sono state accettate come fattori determinanti nella formazione di disuguaglianze. Le differenze di et costruiscono, infatti, categorie sociali caratterizzate dallorganizzazione del ciclo di vita e dalle relazioni degli individui socialmente riconosciuti come appartenenti a quel determinato gruppo di et; gli individui, nelle diverse fasi del loro ciclo vitale, sono soggetti pertanto a diverse norme sociali e a diverse aspettative da parte dei gruppi e degli altri individui con cui interagiscono. La discriminazione basata sullet marca i confini tra diversi gruppi attraverso meccanismi di disparit nella distribuzione delle risorse e nella gestione del potere. Questi confini vengono poi garantiti dalla creazione di stereotipi legati alle capacit che ogni individuo in grado di mettere in atto in ogni fase della sua vita. 16
Solo nei contesti storici e sociali si possono determinare e modificare comportamenti degli individui a seconda delle diverse fasi del loro ciclo di vita; la differenza di et deve essere sempre considerata insieme alle altre variabili che determinano la posizione sociale di un individuo. Let diventata un tema sociologico in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione: dallo studio delle subculture giovanili allemergere del concetto di gap generazionale. La differenziazione di genere e di et sono costruite e gestite come un processo simbolico in cui entrano in gioco molteplici fattori. Si pu affermare che le differenze di genere e di et sono tematiche determinanti nella riflessione sociologica, in quanto essenziali nel fornire nuovi punti di vista su fenomeni sociali erroneamente dati per scontati nel passato.
CAPITOLO X: La stratificazione sociale 10.1 Il termine stratificazione sociale sta a indicare che le societ sono formate da strati sovrapposti. Si pu pertanto definire la stratificazione sociale come la distribuzione di individui o gruppi su una scala di posizioni sociali tra loro distinte in base al possesso di risorse socialmente rilevanti, sia economiche, sia politiche, sia simboliche. Vanno tenuti presenti tre aspetti rilevanti: 1) il concetto di stratificazione sociale intreccia elementi oggettivi come la ricchezza e soggettivi e simbolici come il prestigio 2) la stratificazione implica una gerarchia e una relazione di reciprocit tra gli strati 3) le principali risorse sociali che contribuiscono a definire il profilo della stratificazione sono la ricchezza, il potere e il prestigio, ed esse tendono a istituire delle coerenze.
10.2 La sociologia studia da tempo il fenomeno delle differenze sociali. Dobbiamo prima richiamare la differenza tra: fattori ascritti,ovvero determinati dalla nascita e indipendenti dalla volont, e fattori acquisiti, ovvero influenzabili da parte degli individui. Il passaggio da una stratificazione bloccata, determinata da fattori ascritti a una pi fluida e mobile, in cui prevalgono i fattori acquisiti, un caposaldo della sociologia classica. Tocqueville pensava che la societ moderna comportava un aumento dellindividualismo. Della mobilit sociale, della competizioni per laccesso alle posizioni pi remunerative, con la progressiva frantumazione delle identit collettive. Secondo S. Maine un passaggio dallo status al contratto, ovvero da una societ in cui si appartiene per nascita a un determinato stato a una cui la libera contrattazione tra gli individui ad attribuire ricompense e collocazioni sociali. Durkheim propone uninterpretazione della societ moderna che combina differenzazione degli individui e integrazione sociale. Nelle societ tradizionali gli individui si assomigliano e sono intercambiabili. Ci che li tiene insieme una solidariet meccanica basata sulla coscienza collettiva. Invece nella societ moderna la divisione del lavoro porta gli individui a differenziarsi. La specializzazione che ne deriva produce lesigenza di avvalersi del contributo di altri: nasce cosi la solidariet organica. Corollario di questa posizione una visione armonica e a-conflittuale della stratificazione sociale. Questo approccio pu essere definito integrazionista e viene sviluppato nel 900 dallo strafunzionalismo di Parsons: il sistema sociale concettualizzabile come un insieme integrato di status-ruoli, ove lo status indica la posizione sociale dellindividuo, mentre il ruolo indica linsieme degli obblighi e delle incombenze connessi allo status corrispondente. Gli status-ruoli si concatenano, producendo una societ integrata, in cui alcune posizione sociali sono considerate pi importanti di altre e ricevono ricompense maggiori. La scala di stratificazione vigente in una determinata societ influisce sulla stratificazione di fatto e determina le differenze nella struttura della stratificazione in societ. Essendo la stratificazione basata sugli status-ruoli degli individui, ne consegue che le posizioni possono essere modificate attraverso liniziativa individuale. La collocazione in una determinata posizione sociale non rigida e immobile, in secondo luogo, la stratificazione viene vista come una sorta di scala fatta di molte posizioni, certamente disposte in una gerarchia, ma non separate le une dalle altre in maniera netta. 17
Un terzo aspetto che le differenze sociali sono molto legate alla valutazione dellimportanza relativa delle diverse posizioni sociali e quindi a dimensioni culturali e normative. La visione funzionalista della stratificazione comporta anche lo sforzo di spiegare e giustificare razionalmente lesistenza delle disuguaglianze. Secondo i funzionalisti in ogni societ esistono occupazioni che rivestono unimportanza maggiore di altre che normalmente richiedono competenze pi sofisticate. Nella tradizione sociologica esiste per un altro approccio alla stratificazione, secondo cui essa rivela i rapporti di dominio che caratterizzano la societ industriale capitalista. Secondo questa visione (di Marx) la societ moderna si basa sullo sfruttamento del lavoro operaio da parte della classe borghese. La tendenza insita nelle leggi delleconomia quella di una progressiva accentuazione della contrapposizione tra sfruttatori e sfruttati fino allo scontro finale. Un processo sottolineato dalla riflessione marxista quello della proletarizzazione. La mobilit individuale in questo schema non ha rilevanza significativa: lunica autentica forma di mobilit possibile quella collettiva, destinata a verificarsi mediante la rivoluzione. In questo ambito importante il concetto di classe sociale: si tratta della collettivit degli individui che sono accomunati dalla stessa condizione nei rapporti di produzione, cio si guadagnano da vivere allo stesso modo. Gli oggettivi rapporti di classe sono seguiti dalla formazione di una coscienza di classe. Lapproccio marxiano concentra lattenzione sui fattori economici, e pi precisamente sui rapporti sociali che si costituiscono nellambito della produzione, come fonte della stratificazione. Le classi sociali si formano, acquistano coscienza di se stesse, si contrappongono, essenzialmente nella sfera economico-produttiva. Si tratta di un approccio dicotomico e conflittuale.
10.3 Una visione pi ampia e comprensiva quella proposta da Weber. Egli accetta in parte la visione marxiana ma nello stesso tempo vede allopera, nella strutturazione delle differenze sociali, altri fattori culturali e simbolici. Weber distingue tre differenti tipi di stratificazione. Basato sulle classi, intese come gruppi di individui che dalla loro collocazione sul mercato ricavano dei redditi che, impiegati nella sfera del consumo, determinano le loro chance di vita. La situazione di classe dipende dal suo potere di disposizione. Si distinguono classi possidenti e classi acquisitive. Le prime derivano la loro posizione dalle differenze di possesso di beni economicamente rilevanti mentre le seconde derivano le proprie chance di vita dal loro inserimento nel mercato. Unulteriore distinzione tra classi compiutamente 1) acquisitive: capitalisti (positivamente privilegiata) e salariati(negativamente privilegiata), altri gruppi sociali come gli impiegati sono definibili come classi limitatamente acquisitive. 2) Basato sugli stati o ceti, considerati come i gruppi sociali a cui un individuo appartiene usualmente per nascita, e a cui rimane legato attraverso ladesione a un codice donore che ne influenza lo stile di vira e ne circoscrive la libert dazione. I ceti sono pi influenzati dalla partecipazione a determinati consumi. Chi vuole entrare a far parte di un certo ceto dovr anzitutto imitarne lagire di consumo. 3) Legato alla diseguale distribuzione del potere e sta a indicare il fatto che alcuni gruppi sociali sono pi in grado di altri di imporre i propri progetti e anche di influenzare i comportamenti altrui. Weber parla in proposito di classe politica o di partito, laddove altri sociologi hanno introdotto il concetto di lite.
10.4 Dahrendorf pur accettando la dimensione del conflitto come costitutiva dei rapporti sociali sosteneva che nelle societ industriali moderne, definite post-capitalistiche,industria e societ tendevano a dissociarsi. Il conflitto di classe perdura ma ha per oggetto i rapporti di autorit anzich quelli economici. Offe afferm che lindebolimento della relazione tra prestazione e reddito da lavoro, proprio per laccresciuto peso di meccanismo di tipo politico. Anche il legame tra reddito e chance di vita si indebolito per via dellimportanza dei bisogni non soddisfacibili individualmente sul mercato, ma dipendenti da fornitori pubblici. Nascono cosi nuove forme di disuguaglianza dati dalle possibilit di accesso a beni e servizi distribuiti per via politica. I nuovi attori sono quelli che Offe definisce gruppi situazionali, soggetti a deprivazioni e frustrazioni dipendenti da situazioni biografiche marginali relativamente indipendenti dai redditi: donne, anziani, minoranze etniche. Secondo Touraine i nuovi movimenti sociali degli anni 70 avevano origine non tanto in uno status acquisito sul mercato quanto piuttosto in uno status ascritto.
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Nei primi anni 80 stata individuata nella societ italiana la compresenza di due fenomeni: uno politico- strutturale, di allargamento della cittadinanza; laltro, economico-strutturale, di emarginazione di quote crescenti della popolazione. Ampie aree sociali rimangono estranee alla penetrazione politico-amministrativa dello Stato, dando vita a unarea produttiva periferica e a unarea riproduttiva domestica e marginale. Ne deriva un modello a quattro settori della struttura sociale italiana: a) un area produttiva - garantita, borghesia industriale capitalistica e classe operaia centrale b) unarea riproduttiva - garantita, dipendenti pubblica amministrazione c) unarea produttiva - non garantita, piccola impresa d) unarea riproduttiva non garantita, economia marginale.
Nel dibattito degli anni pi recenti ha per ripreso quota una visione neo-weberiana della stratificazione sociale. In cui la collocazione occupazionale e il reddito sono tornati a rivestire un ruolo determinante e lo stesso concetto di classe sociale pu essere riproposto come perno dellanalisi della stratificazione sociale. Queste analisi ripropongono il: concetto di classe sociale, definito come linsieme degli individui e delle loro famiglie, che, in virt del controllo esercitato su una o pi risorse di potere, occupano simili posizioni sul mercato e nella divisione del lavoro e che, perci, godono di simili chance di vita. NellItalia contemporanea si identificano otto classi sociali: 1) gli imprenditori 2) i liberi professionisti 3) i dirigenti 4) la classe media impiegatizia 5) la piccola borghesia urbana 6) la piccola borghesia agricola 7) la classe operaia urbana 8) la classe operaia agricola. Su scala internazionale si osserva poi un inasprimento delle disuguaglianze tra i gruppi privilegiati e quelli de privilegiati. Per alcuni la globalizzazione delleconomia ha a che fare con questa accentuazione delle differenze sociali.
10.5 Le peculiarit che contraddistinguono la stratificazione sociale italiana sono: a) Un primo elemento il ruolo pervasivo della famiglia ascritta e la sua influenza sulle chance di vita delle giovani generazioni. Gli italiani si sposano sempre pi tardi e tendono a convivere con i genitori fino al momento del matrimonio. b) Un secondo dato riguarda la mobilit sociale relativamente scarsa che caratterizza la societ italiana. c) Un terzo dato rappresentato dalla forza lavoro indipendente. d) Lincidenza delle differenza territoriali: in Italia si trovano contemporaneamente alcune delle regioni pi ricche e con basso tasso di disoccupazione dEuropa, e alcune delle regioni pi povere e gravate dai tassi di disoccupazione pi elevati.
CAPITOLO XI: La mobilit sociale 11.1 Tra i tratti distintivi delle societ che c laccelerazione dei processi di mutamento sociale. Diversamente dalle societ tradizionali, le societ moderno-industriali si caratterizzano per il maggior dinamismo, che poggia su una predisposizione culturale allinnovazione. Le societ industriali non riuscirebbero a sopravvivere senza rinnovare costantemente i mezzi di produzione. Il concetto di mutamento ha un grado di generalit e indeterminatezza assai ampio, il concetto di mobilit ha invece un significato pi ristretto e specifico. La mobilit sociale pu essere definita come passaggio di un insieme di individui e di gruppi sociali dai gradini pi bassi della stratificazione sociale a quelli pi alti (e viceversa). La mobilit coincide con il movimento allinterno di uno spazio sociale, piuttosto che con un semplice mutamento; si pu parlare di mobilit orizzontale o verticale, che in questultimo caso pu essere ascendente o discendente, ma comunque riconducibile a un ordinamento gerarchico di posizioni lungo un continuum, la piramide sociale vieni in pratica immaginata come un insieme continuo di posizioni sociali che formano strati e gruppi di status. 19
Pareto elabor una teoria della circolazione delle lite principalmente riferita ai processi di reclutamento e riproduzione delle classi dirigenti politiche; qui la mobilit coincide con lascesa e il declino delle lite, dovuti alla presenza o allassenza delle virt pi adatte alla situazione storica e sociale. Alla concettualizzazioni della posizione sociale in termini di status r di gruppi di status si contrappone quella di derivazione marxiana che assume le classi come unit di analisi; entro tale prospettiva i movimenti ascendenti o discendenti passano in secondo piano a favore di una prevalente attenzione per gli aspetti relazionali tra categorie economico-sociali. La prospettiva neomarxiana sostituisce linteresse per la mobilit degli individui tra strati contigui, con quello per la mobilit delle classi e tra le classi. Leterogenea composizione delle classi medie e operaie, nonch la diffusa speranza di poter migliorare il proprio status ha avvalorato lidea di classi come autobus: salgono e scendono soggetti sempre diversi; questo fenomeno aumenta leterogeneit dei membri di una stessa classe e modifica i processi di formazione della coscienza di classe. Lo studio della mobilit sociale risulta strettamente connesso allo studio dei processi di differenziazione sociale che danno origine alla stratificazione e alla disuguaglianza delle posizioni economiche, politiche e professionali.
11.2 Anche la mobilit un processo sociale fondamentale. Ci si pu trovare di fronte a due opposti tipi puri di societ: una societ totalmente immobile oppure una totalmente mobile. Nessuna societ concreta corrisponde per a questi modelli estremi. Chi si avvicina di pi al modello immobile la societ castale dellIndia antica, ma anche le societ pi aperte non sono prive di processi di trasmissione ereditaria. Lintensit e la diffusione della mobilit sociale verticale variano da societ a societ. I cambiamenti sono tanto pi rapidi e intensi quanto pi le societ attraversano trasformazioni rivoluzionarie; in questi casi le gerarchie e i filtri politico-sociali preesistenti cedono il passo a nuove forme di stratificazione e di mobilit; a ogni modo lanalisi storico-comparata di un lungo periodo consente di affermare che c un andamento ciclico con ondate di maggiori mobilit che si susseguono con ondate di maggiore immobilit. Al pari di altri processi sociali, anche la mobilit determinata da agenzie e istituzioni specifiche che svolgono una funzione di scala (esercito in una dittatura).
11.3 Per studiare la mobilit bisogna definire il punto di riferimento rispetto a cui misurarla; la mobilit infatti relativa alla posizione sociale occupata. Si pu definire la posizione sociale in base alloccupazione, al reddito, al prestigio, al potere. La struttura delle posizioni sociali pu essere intesa come un continuum oppure come sistema dicotomico. Alla prima elementare distinzione tra mobilit orizzontale e verticale se ne sono aggiunte altre pi specifiche: - mobilit intragenerazionale(mobilit di carriera) e mobilit intergenerazionale(padri figli) - mobilit assoluta e relativa - mobilit occupazionale e mobilit sociale - mobilit individuale e mobilit di classe. La tecnica di indagine sulla mobilit sociale stata la survey, vale a dire lindagine campionaria statisticamente rappresentativa delluniverso.
11.4 Lidea che in tutte le societ industriali avanzate listruzione costituisse un canale privilegiato per incrementare le opportunit di mobilit sociale ascendente divenuta un luogo comune assai condiviso. Listruzione per apparsa solo una delle cause e non sempre la pi importante. Gli effetti dellistruzione dipendono dai punti di partenza di soggetti messi a confronto. Le opportunit educative dei figli risentono tanto dello status occupazionale quanto dello status culturale dei padri (effetto tetto ed effetto pavimento). La relazione tra istruzione e mobilit sociale risulta lineare e positiva solo per le classi medie ma non per quelle estreme. Listruzione media la trasmissione delle posizioni sociali dorigine e che, a parit distruzione, lorigine sociale differenza la destinazione; in ogni caso il grado di istruzione non riesce a mettere sullo stesso piano di partenza gli individui. Per definire i nessi tra occupazione, istruzione e mobilit occorre storicizzare lanalisi, contestualizzandola al tipo di societ e al ciclo di sviluppo che essa attraversa. Per esempio la societ italiana ha sperimentato unascesa generalizzata dei livelli di istruzione. 20
Il destino professionale dei singoli influenzato sicuramente dalla mobilit strutturale assoluta e dalla coorte generazionale. La rigida regolamentazione del mercato del lavoro e il proliferare di difese corporative spiegano perche la mobilit sociale di carriera entro la stessa generazione sia in Italia pi contenuta. Fino agli anni 70 le societ industriali del mondo occidentale hanno sperimentato un ciclo di sviluppo economico e sociale assai favorevole, con processi accentuati di mobilit strutturale ascendente. Per uno dei paradossi non infrequenti nella realt sociale vengono a trovarsi in questa stessa condizione soggetti con caratteristiche in parte opposte: coloro che possono scegliere di andare altrove e coloro che debbono scegliere di andare altrove. Per entrambi i gruppi non mancano opportunit di mobilit sociale assoluta ma i punti di partenza e di arrivo restano distanti. La mobilit e luguaglianza raramente coincidono.
CAPITOLO XIV: Lo spazio 14.1 Lo spazio non pu consistere in qualcosa di invariante e oggettivo, in un mero contenuto di fenomeni. Possiamo dire che: per lattore sociale lo spazio pu assumere contemporaneamente un aspetto concreto, fatto di punti, di distanze, di forze necessarie a percorrerlo, lo spazio che materialmente permette e caratterizza lo svolgersi delle sue azioni. Nondimeno pu avere un significato astratto, cio una funzione di forma o schema attraverso cui egli coglie la realt. Il primo aspetto attiene al mondo dellesperienza, il secondo a quello della conoscenza. Riguardo il primo aspetto Simmel si riferisce alle caratteristiche concrete dello spazio parlando dellimportanza della dimensione e della densit per la vira dei gruppi. Questo approccio, definito sociologia formale, ritiene lo spazio come una forma della societ, la quale costituita essenzialmente da interazioni che ne rappresentano il contenuto. Park invece riteneva che la vira di una citt fosse strettamente influenzata da fattori spaziali. Riguardo al secondo aspetto che caratterizza lo spazio allocchio del sociologo, quello astratto e formale, esso si pu chiarire attraverso una riflessione circa il modo di conoscere la realt: ogni singolo fenomeno ci appare reale solo in quanto connesso con un punto spaziale fisso, cio gli attribuiamo una posizione, una forma e una dimensione. Attraverso opportuni segni spaziali noi diventiamo attori partecipi di un processo collettivo di strutturazione o simbolizzazione della realt, il quale si organizza nel complesso denominato cultura, estensione del nostro apparato senso-motorio svincolata dai riferimenti spazio-temporali.
14.2 Bisogna distinguere lo spazio fisico dallo spazio sociale, intendendo con ci le due principali dimensioni che si trovano contemporaneamente in ogni fenomeno socio-spaziale. Pur con la consapevolezza che ogni fenomeno sociale si svolge in uno spazio fisico e che ogni fenomeno fisico-spaziale ha una rilevanza sociale. Lo spazio fisico pu essere definito come la semplice estensione nelle tre dimensioni: illimitato e astratto, cio depurato da specificazioni materiali. Assoluto o relativo lo spazio fisico omogeneo, avvicinabile nellambito dellesperienza sensibile e riferibile a indicazioni topologiche come quantit, qualit, forma o misura. Esso entra nel pieno dellesperienza simbolica e rappresentativa. In breve, lo spazio sociale linsieme dei modi duso, delle immagini e dei significati attribuiti a una porzione di territorio da piccoli gruppi e collettivit. Si definisce attraverso i comportamenti sociali di chi lo occupa. Lo spazio sociale e quello fisico si influenzano reciprocamente. Anche nei comportamenti di difesa del territorio possiamo intravedere lo spazio fisico insieme allo spazio sociale: sono il segno dello stretto rapporto dellio dellattore sociale con lo spazio fisico circostante, nel senso del possesso e del controllo.
14.3 Lo spazio organizzato, nel quale trovano posto le diverse strutture della societ, riveste per tutti i suoi membri due importanti funzioni: quella dellidentit e quella della socializzazione. Il senso di identit personale si riflette di continuo negli spazi assunti come personali. Vi poi una funzione integrativa dello spazio che permette lidentificazione nel gruppo sociale, questo avviene con la socializzazione. La funzione di identificazione e quella di integrazione sono presenti nelle societ primitive sia nelle societ industriali e in quelle post-industriali. Il luogo uno spazio funzionale di piccole dimensioni, unentit unica. Con un contenuto profondo e significativo che va oltre lesperienza diretta e contingente, produce affezione, memoria, emozione estetica. 21
Lattore sociale con la sua esperienza quotidiana trasforma gli spazi di vita in luoghi, cio in campi dazione possibili, dove le intenzioni e le aspirazioni prendono corpo, dove applica liberamente i propri criteri di giudizio estetico. Il concetto di non luogo si riferisce a luoghi privi di identit, indefiniti e omogenei dallarchitettura funzionale e riprodotti in maniera standardizzata. 14.4 Secondo Habermas il mondo vitale linsieme delle conoscenze e delle concrete situazioni nelle quali lattore sociale svolge gran parte della sua vita quotidiana. Al mondo vitale si contrappone il sistema sociale, cio linsieme delle attivit impersonali e funzionale, svolte secondo il principio della razionalit strumentale; persegue obbiettivi come la razionalizzazione e la colonizzazione del mondo vitale. Secondo Hans Bahrdt nei contesti urbani evidente la presenza di due sfere di attivit, quella privata e quella pubblica. La vita cittadina si organizza secondo queste due modalit relazionali che si fronteggiano e si controllano reciprocamente. La compresenza fra azioni private e pubbliche si riscontra in ogni luogo. Gli spazi pubblici urbani sono prima di tutto spazi simbolici, caratterizzati da elevata accessibilit e uniformazione e permettono una comunicazione indiretta, impersonale. Negli spazi privati invece si riscontra unaccessibilit condizionata, unelevata personalizzazione, nonch il prevalere di comunicazioni dirette. Numerosi fenomeni, soprattutto lintroduzione delle tecnologie di comunicazione e luso privato dellautomobile, lasciano pensare che i tradizionali confini tra sfera pubblica e privata tendano ad annullarsi nella metropoli contemporanea. Linterdipendenza fra i due poli dunque sempre attiva sia nelle forme spaziali concrete sia nei modi duso socialmente diffusi.
14.5 Lo spazio una coordinata ossia una chiave interpretativa per cogliere i significati della realt sociale e dei suoi fenomeni. Vi sono molti fenomeni interessati dalla dimensione spaziale, soprattutto tra quelli che si osservano a livello micro, ossia alla portata dellattore. Lo spazio interferisce sul comportamento di relazione. Goffman studiava le forme di comportamento ravvicinato o faccia a faccia, dove lo spazio continuamente chiamato in causa perch fa da tramite tra lattore e il contesto; secondo lui la vita quotidiana + pregna di norme, regolamenti, schemi di condotta. Questi moduli di comportamento si esplicano e si ripetono nelle varie situazioni sociale che si svolgono sempre in un determinato ambito. Lo spazio parla agli attori il linguaggio dei segni e comunica loro lesistenza delle norme dellinterazione. Lo spazio serve allattore sociale per controllare il proprio e laltrui coinvolgimento. Un secondo aggancio tra spazio e agire sociale quello che si viene a creare con il concetto di azione situata. Ogni azione umana si sviluppa a partire dallo spazio corporeo, che comprende oltre alle possibilit di movimento anche i meccanismi percettivi, i meccanismi di reazione agli stimoli e agli ostacoli, le facolt conoscitive. Il corpo necessariamente integrato nel flusso delle attivit quotidiane. Giddens afferma che le azioni sociali non possono essere pensate solo come somma di episodi ma sono attivit corporee inserite in un complesso spazio-temporale, una contestualit che da senso al corpo che si muove. Tutti gli attori in quanto proprietari di un corpo sono posizionati o situati nel tempo-spazio. Questo posizionamento a sua volta una costante del vivere in societ. Ne deriva, secondo Giddens, una sorta di corrispondenza tra lagire del singolo e il sistema di azioni nel quale esso posizionato. Lo spazio un elemento basilare per la vira di relazione perch ne sottolinea il carattere in buona parte strutturato anzich casuale. Lo spazio insieme al tempo rende evidente linterdipendenza e la reciprocit tra lazione e la struttura.
CAPITOLO XV: Il territorio 15.1 Possiamo definire il territorio come una porzione dello spazio terrestre di considerevoli dimensioni. Affrontare lo studio del territorio da un punto di vista sociologico implica quindi, in primo luogo, analizzare gli insediamenti umani (dove, con questo termine, facciamo riferimento a raggruppamenti stabili di dimore ed edifici), delle loro caratteristiche e della vita sociale che si svolge al loro interno. Un successivo problema che si pone consiste nella distinzione tra linsediamento urbano e linsediamento non urbano; Max Weber definisce: la citt come un complesso di case strettamente confinanti, le quali costituiscono un centro abitato compatto e cos esteso che vi manca la conoscenza personale e reciproca degli abitanti. 22
Ogni citt un luogo di mercato, cio un centro economico, nel quale anche la popolazione non cittadina copre il proprio fabbisogno di prodotti industriali e commerciali. Louis Wirth, a parere del quale perch un insediamento possa essere definito citt, sono necessari tre requisiti: in primo luogo, un elevato numero di abitanti; in secondo luogo, unelevata densit; infine leterogeneit sociale, con riferimento al fatto che la vita urbana caratterizzata dalla presenza di persone molto diverse tra loro. Sintetizzando lapporto dei due autori, appare possibile individuare quattro requisiti tali da identificare linsediamento urbano. I primi due sembrano accomunare la definizione di Weber e quella di Wirth. Gli altri due requisiti paiono, invece, in qualche modo complementari: da una parte abbiamo quello della centralit, ovvero della capacit, da parte della citt, di esercitare unattrazione economica sul territorio circostante, di assumere il ruolo di nodo dei flussi di persone, di merci, ma anche di idee e innovazioni. Dallaltra abbiamo leterogeneit, ossia la variet e la ricchezza della sua vita sociale, la quantit di opportunit e di situazioni differenti che offre, si parla, altrimenti, di effetto urbano Lurbanizzazione il processo storico di concentrazione della popolazione nei centri urbani. Lurbanizzazione pu portare il centro urbano a fondersi con altri centri urbani, ad assimilare nei propri tessuti le realt insediative circostanti, al punto da estendersi su scala regionale, rendendo problematica lindividuazione dei confini morfologici di centri abitati che pure, da un altro punto di vista amministrativo, permangono distinti. Con riferimento a fenomeni di questo genere, sempre pi frequenti nei paesi industriali avanzati, sono entrati in uso termini quali area metropolitana, metropoli diffusa, conurbazione e continuo urbano. Diverso dal concetto di urbanizzazione quello di urbanesimo, con cui si fa riferimento invece ai caratteri sociali e culturali dellambiente urbano.
15.2 La cosiddetta rivoluzione urbana ha luogo nel quarto millennio: si tratta della prima radicale trasformazione nei modi di vita successiva alla rivoluzione agricola dellet neolitica e dellultima anteriore alla rivoluzione industriale. Compaiono centri la cui popolazione per lo pi dedita ad attivit diverse dallagricoltura. Si tratta delle caste sacerdotali e militari, oltre che di una vasta schiera dartigiani e mercanti, di condizioni pi o meno servile. Questi centri si affermano come luoghi di scambio economico. Lurbanizzazione premoderna consoce forti limiti di carattere naturale e tecnologico, legati alla necessit di destinare buona parte della forza lavoro ad attivit agricole. Ci non ha impedito che, soprattutto il rapporto ai differenti tipi di organizzazione sociale, si sviluppassero al suo interno modelli urbani molto diversi tra loro e in continua evoluzione, in relazione alla peculiarit e alle trasformazioni dei contesti sociali politici e culturali. La rivoluzione industriale ha dato origine a un modello peculiare di citt, che potremmo definire citt industriale classica. Questultima caratterizzata dalla concentrazione delle attivit produttive che la porter, progressivamente, a evolversi verso le pur sempre instabili forme attuali. La concentrazione della popolazione e delle attivit produttive resa possibile, soprattutto a partire dalla met dellOttocento, dallo sviluppo tecnologico dei mezzi di trasporto e della produzione denergia. Con il passare del tempo, lo sviluppo dei mezzi di trasporto e della tecnologia delle telecomunicazioni consente un progressivo decentramento delle attivit produttive e dei quartieri operai verso fasce periferiche e la destinazione dei centri urbani ad attivit di carattere terziario. Siamo ormai in una fase contraddistinta da forti processi di inurbamento di popolazione rurale e di centralizzazione territoriale e produttiva. Un fenomeno che ha caratterizzato, con una crescente intensit, i processi di urbanizzazione del nostro secolo quello della suburbanizzazione. Negli Stati Uniti, questultima ha cominciato a interessare i ceti abbienti gi a partire dai primi decenni del secolo; negli anni compresi tra le due guerre raggiunge dimensioni consistenti e tocca in misura sempre maggiore anche i ceti medi, per raggiungere lapice negli anni Cinquanta e Sessanta. La precoce diffusione dellautomobile a livello di massa condizione e, in parte, anche conseguenza di questo fenomeno, che affonda le proprie radici in atteggiamenti antiurbani abbastanza significativi nella cultura americana. I sobborghi, caratterizzati dalla presenza di tanto spazio, verde, casette unifamiliari e strade tranquille, costituiscono, nellimmaginario americano, lo scenario ideale per la vita familiare. Questo naturalmente non ha mancato di produrre tutta una serie di problemi per i centri cittadini, che hanno perso abitanti tra le categorie ad alto reddito con le comprensibili conseguenze di gettito fiscale, trovandosi per, durante il giorno, costretti a fornire servizi a un consistente flusso di pendolari. Un fenomeno analogo in Europa occidentale non stato del tutto assente, ma ha avuto dimensioni assai ridotte, dal momento che i ceti abbienti hanno continuato in larga misura a preferire, come ambito di residenza, le aree centrali della citt. 23
E interessante notare che se la popolazione urbana continua a crescere, nei paesi economicamente sviluppati diminuisce quella dei centri urbani di maggiori dimensioni e diminuisce, contemporaneamente, il numero delle imprese che vi sono ubicate. Lo sviluppo delle tecnologie comunicative e delle reti di trasporto contribuisce ad abbattere moltissimi degli svantaggi derivanti da una collocazione marginale, provocando un esodo delle attivit industriali. Negli Stati Uniti questo porta allo sviluppo di un insieme di aree nuove, mentre in Europa conduce a una rivalutazione di tutto un reticolo urbano preesistente, sopratutto in Italia e in Germania che per ragioni storico- politche sono caratterizzate da una maggiore dispersione territoriale rispetto, per esempio, la Francia. Queste trasformazioni hanno luogo ovviamente in un contesto globale che, altrove, genera fenomeni di carattere molto differente. E il caso della cosidetta sovraurbanizzazione che interessa lAfrica, lAmerica Latina e i paesi dellAsia meridionale. Il fenomeno in questione consiste in una forte e accelerata crescita della popolazione delle maggiori citt, con tutti i problemi che ne derivano in termini economici, abitativi, sanitari. In alcuni stati si tratta solo della capitale; altrove, invece, si assiste a modelli di urbanizzazione policentrica. Dove individuarne le cause? - Nella sovrabbondanza della manodopera rurale; - Nella condizione di forte insicurezza del contesto rurale, dovuta alla presenza di conflitti - Nelleccesso delle nascite rispetto ai decessi; - Nelle aspirazioni a un miglioramento del proprio tenore di vita Questa crescita della popolazione urbana, per, non porta con s un corrispondente aumento della domanda di lavoro; di conseguenza, al fianco di settori della popolazione economicamente integrati ne troviamo altri assai pi consistenti: risulterebbe che, per esempio, due terzi della popolazione delle citt dellAfrica subsahariana con oltre 500 mila abitanti, vivono degli espedienti di circuiti economici assai precari e marginali.
15.3 Il fatto che lambiente urbano eserciti alcuni effetti sulla vita sociale costituisce una convinzione estremamente radicata a livello di senso comune. Se diamo una scorsa ai classici del pensiero sociologico lambivalenza dellambiente umano ci si manifesta in maniera evidente; sufficiente fare nome di Georg Simmel 1963, e dei teorici della Scuola di Chicago, in particolare Louis Wirth. Tutti costoro individuano nelleccessiva quantit rapidit degli stimoli e delle interazioni tipiche dellambiente urbano, la causa dellaffermarsi di forme di relazionalit caratterizzate da instabilit, superficialit e utilitarismo. Questo tipo di approccio ha conosciuto un notevole successo anche perch si fonda su una contrapposizione estremamente diffusa nelle mentalit collettive. Derivano, da questo punto di analisi, un paio di corollari: - Lesistenza di uno stretto legame tra urbanizzazione e modernizzazione; - Il fatto che, tutta una serie di patologie sociali debbano essere interpretate come conseguenza inevitabili come modelli di vita urbani Nel complesso sembra possibile parlare dellurbanesimo come modo di vita (Wirth, 1968). Tipiche degli stili di vita urbani sarebbero le relazioni di carattere societario, mentre tipiche degli stili di vita rurali, sarebbero le relazioni di carattere comunitario; da una parte, avremmo lindividualismo e latomizzazione sociale proprie della citt e, dallaltra, limmediatezza, la rilevanza emotiva e la pervasivit dei rapporti umani propri dellinsediamento rurale. La forte eterogeneit faciliterebbe lo sviluppo di relazioni di carattere comunitario, che sarebbero pi profonde ed emotivamente pi rilevanti di quelle obbligate proprie dellisolamento rurale. Per alcuni autori di scuola marxista la citt non che il luogo dove un determinato sistema sociale ed economico focalizza le proprie potenzialit e le proprie contraddizioni. Sembra sempre pi difficile parlare di urbanesimo come modo di vita. Lo sviluppo die mezzi di trasporto e delle tecnologie comunicative ha avuto leffetto di ridurre progressivamente limportanza della prossimit spaziale per quanto concerne le opportunit relazionali. Ci significa che oggi leterogeneit sociale molto meno dipendente dalla densit di quanto non lo fosse un tempo; molto pi facile venire a contatto con persone, immagini, informazioni e situazioni di ogni genere, a prescindere dal requisito della prossimit fisica. La penetrazione di stili di vita tipicamente urbani in ambiente rurale non che certo una peculiarit esclusiva della nostra epoca: basti pensare alla graduale penetrazione delleconomia monetaria nelle campagne che, a partire dal XII secolo, ha progressivamente scardinato i rapporti economici propri del mondo feudale. 24
Nel tempo, gli ipotetici confini tra ambiente urbano e rurale sono diventati sempre pi evanescenti e invisibili, mentre in zone del tutto marginali della nuova metropoli diffusa, lontano dai centri storici e, per lo pi, lungo le maggiori arterie stradali, fioriscono numerosi centri dattrazione e di aggregazione. Non si tratta pi soltanto di centri produttivi, ma anche di consumo e di svago (centri commerciali), oppure di centri delegati alla gestione dellinformazione e dellinnovazione (centri di ricerca, parchi tecnologici ecc.)
15.4 La natura simbolica delluomo implica due requisiti basilari dellinterazione con un qualunque tipo di realt: in primo luogo, lappropriazione cognitiva ed emotiva di questultima attraverso lattribuzione di significati; in secondo luogo la progressiva trasformazione di tali significati come conseguenza dei rapporti che gli individui e le collettivit intrattengono con la realt in questione oltre che delle relazioni e degli scambi di esperienze e conoscenze tra gli indivui stessi. Gli spazi urbani nel loro complesso sono soggetti a forti forme di codifica in ragione dei loro stretti legami con le diverse attivit, funzioni e consuetudini sociali. Le relazioni spaziali tra le varie parti della citt, le forme degli edifici, le loro dimensioni e i materiali impiegati e altre variabili architettoniche e urbanistiche comunicano tutto un insieme di aspetti relativi ai rapporti e alle pratiche sociali, oltre che ai valori e alle ideologie che vi si collegano. Tutti questi aspetti, comprensibilmente presentano una loro relativit culturale. Si faceva riferimento, ad esempio, ai confini tra gli spazi pubblici e gli spazi privati. Tutto ci corrisponde nella mente dei fruitori degli spazi urbani un insieme di mappe mentali. Le loro mappe ci forniranno in qualche modo un condensato delle abitudini, della vita e delle aspirazioni degli attori sociali e delle collettivit.
CAPITOLO XVI Lambiente
16.1. - Lambiente come concetto olistico Negli ultimi decenni lambiente si lega a fenomeni critici: inquinamento, sovrappopolazione, carenza di risorse, cambiamenti climatici. A partire da tale constatazione, linteresse per lambiente nelle societ avanzate cresciuto sensibilmente, sono sorti movimenti sociali, sono stati imposti vincoli legislativi un po ovunque per ridurre il degrado ambientale. Al di l dei fatti di cronaca, cosa si intende con il termine ambiente, e come esso pu considerarsi un concetto sociologico. In generale lambiente pu essere definito come <ci che sta o va intorno, ci di cui si in mezzo>. Per lecologia, per la biologia. Dal punto di vista sociologico lecosistema ambientale ci che fa da contorno, supporto, sfondo, condizionamento, base allorganizzazione sociale. A lungo esso stato di proposito dimenticato nello studio dei fenomeni sociali, dal momento che i sociologi lo consideravano come qualcosa di esterno al proprio oggetto di studio e perci ininfluente. A mano a mano che le preoccupazioni per la salute dellambiente planetario hanno cominciato a emergere le assunzioni originali dei sociologi si sono gradualmente modificate. Dalla fine degli anni Sessanta si constatato che lambiente non rappresenta un fatto estraneo alla societ, anzi esso il risultato delle azioni umane nello spazio, ed in grado di porre loro seri problemi di sopravvivenza o di pericolosit: pertanto laccento stato posto sulla reciprocit tra ambiente e societ, a tutti i livelli di analisi. Dal singolo atto vandalico contro il verde, alla deforestazione o allinquinamento su vasta scala, tutti questi fenomeni vedono legati aspetti ambientali e aspetti sociali. Natura e mondo sociale sono perci coesistenti e interdipendenti, anche se siamo portati a pensarli come realt separate. La visione dualistica del mondo, che vede contrapporsi la Natura alla Cultura, ha radici molto lontane nel pensiero scientifico occidentale; da alcuni viene fatta risalire alla distinzione gnostica tra uomo e mondo, da altri alla distinzione cartesiana tra res cogitans (pensiero) e res extensa (materia). Se lambiente allora assunto come concetto olistico che serve anche per leggere la societ nel suo complesso, i fenomeni sociali da osservare in rapporto a esso sono quelli macro, ossia al livello dei sistemi e delle organizzazioni. Dato che i mutamenti ambientali avvengono generalmente in tempi lunghi e su vasta scala, risulta pi difficile accorgersi delle interrelazioni tra ambiente e societ ai livelli inferiori. Per esempio, per verificare se un certo stile di vita compatibilecon lambiente meglio osservare un sistema urbano che non ha una famiglia o un piccolo villaggio, perch ai livelli micro possono sfuggire tutti quei fattori causali esterni che, insieme a quelli interni, determinano il senso dellazione osservata.
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16.2. Ambiente e sistema sociale Ogni azione umana, cos come ogni struttura sociale, si riferisce a un ambiente con il quale in un rapporto costante di scambio. Nella definizione di tutto ci che ambiente, il sociologo affianca agli elementi fisici anche elementi di carattere simbolico e culturale, come le percezioni e i modi duso dello spazio e delle risorse. Per esempio se consideriamo unorganizzazione economica, quale una fabbrica, facile intuire che essa opera secondo modalit e principi interni, ma per autoalimentarsi necessita di continui scambi con lesterno, dalle materie prime, allarea di deposizione e di scarto, alle risorse umane che impiega ecc.: in breve essa un sistema che si rapporta a un ambiente. Il rapporto ambiente-sistema sociale al centro dellanalisi dei sociologi dellambiente: esso viene definito come ecosistema umano o <complesso ecologico>, che composto da quattro variabili fondamentali: popolazione, organizzazione, ambiente, tecnologia. Le componenti del complesso ecologico si intrecciano costantemente. Per esempio riguardo al rapporto ambiente-popolazione-organizzazione, si pu osservare come la crescita o la diminuzione delle popolazioni viventi e umane condizionata dalla distribuzione delle risorse agricole e alimentari; ma a sua volta questultima genera aree di vasto consumo e aree di privazione nel pianeta, cio gravi squilibri funzionali. Oppure, riguardo al rapporto ambiente-organizzazione-tecnologia, evidente che il progresso tecnologico si produce in risposta a problemi posti dallambiente ( per esempio scarsit delle fonti di energia), ma daltra parte vero che la tecnologia e il suo sfruttamento possono diventare dannosi e catastrofici per lambiente stesso. Insomma tra lambiente biofisico e il sistema sociale e culturale riconosciuto un rapporto di reciproca causazione. Anche Niklas Luhmann ha proposto una teoria della societ in stretto rapporto con lambiente. Il sistema sociale in grado di auto descriversi e in quanto tale pu distinguersi dal proprio ambiente, con il quale mantiene un rapporto di costante scambio ed equilibrio, caratterizzato da crescente complessit. Se lambiente linsieme delle concrete possibilit di scelta che circondano il sistema, questultimo un prodotto determinato, il risultato della selezione tra le opportunit offerte. Pertanto non esiterebbe secondo Luhmann (1989) una questione ecologica, per la quale la societ dovrebbe preoccuparsi dellambiente, ma solo una serie di comunicazioni che mettono in allerta il sistema dal proprio interno, per esempio un insieme di messaggi allarmanti che suscitano reazioni tra un sottosistema e un altro, come le denuncie ambientaliste, ma che non hanno lo scopo n la forza di mettere in crisi tutto il sistema.
16.3. Funzioni e significati sociali dellambiente Nello studio delle organizzazioni sociali e dei processi globali di mutamento lambiente assume una duplice rilevanza, perch svolge due funzioni principali nei confronti della societ. Da un lato una fonte di risorse sia materiali che energetico-informative, dallaltro un vincolo alla loro espansione illimitata. Se in una prospettiva evoluzionistica, come quella di Darwin, si metteva laccento sulla prima funzione, per la quale lambiente offriva alle popolazioni viventi possibilit infinite di sopravvivere, oggi si tende a rimarcare la seconda funzione, quella di limite allo sviluppo e al progresso economico, che appare dominante non appena si guardi al degrado ambientale, allestinzione delle specie viventi, al problema dei rifiuti, ai rischi ecologici. Non solo fra gli studiosi, ma anche nella vita quotidiana di tutti i cittadini si fa strada una consapevolezza delle funzioni intrinseche dellambiente naturale, che un ingrediente fondamentale per la qualit della vita. Limitatamente alle societ industriali avanzate, cresce il bisogno di contatti diretti con la natura (attraverso luso dei parchi e linteresse verso gli animali), aumenta la sensibilit verso le problematiche dellinquinamento, si sempre pi attenti alle informazioni sulla salute e sui rischi. Lambiente innanzitutto un fattore di preoccupazione, soprattutto nei confronti della propria salute, ed associato ai numerosi disastri grandi e piccoli che sempre pi interessano i singoli attori, i mass media, le comunit locali. Per questo la domanda di sicurezza che sorge di fronte alle emergenze spesso legata al manifestarsi di conflitti sociali. La volont di tutela da parte dei cittadini non per generalizzata. Non sempre alla generica preoccupazione per i grandi impianti fa seguito uno stile di vita coerente con questi timori; sia nella produzione di rifiuti, sia nei comportamenti personali si va incontro volontariamente a rischi per la salute. Lambiente anche associato allinnovazione: infatti, la ricerca scientifica e tecnica sta progredendo sensibilmente nel settore delle tecnologie pulite, per raggiungere una maggiore accettabilit sociale degli impianti di produzione, ma anche costi minori in modo da incontrare il favore degli imprenditori. Infine lambiente riveste un significato simbolico di denuncia e di sprone per le societ perch associato al futuro dei sistemi sociali. 26
Dal momento che le mutazioni ambientali hanno tempi lunghi e vasta portata, lambiente va considerato pi in unottica di prevenzione che in quella di rimedio ai danni causati: le scelte politiche e sociali in difesa dellambiente, realizzate oggi, si rifletteranno solo dopo una o due generazioni. In breve, preoccupazione, conflitto, innovazione, previsione futura sono alcuni degli aspetti che pi rivelano la natura morale del problema ecologico, ossia chiamano in causa letica ambientale come riflessione irrinunciabile di fronte alle scelte da fare per preservare quellequilibrio tra natura e societ che tutti desiderano e ritengono giusto.
CAPITOLO XVII: La globalizzazione
17.1 Il termine globalizzazione un vocabolo sempre pi usato e diffuso. La globalizzazione rimanda a: un processo in corso fatto di interconnessioni che mettono in rapporto paesi e imprese, movimenti sociali e gruppi professionali, etnie e religioni differenti. Tali interconnessioni si configurano come motori di un cambiamento sfociante nellelaborazione di una nuova entit. Lazione di tale sistema ha come teatro lintero pianeta. Tale processo caratterizzato da un elevato grado di complessit, essendo presenti in esso fattori strutturali e culturali. Esso rimanda inevitabilmente a una progressiva integrazione tra realt differenti. La qualit di questi legami quella della rete esemplificata nella rete virtuale del web di internet o quella pi concreta di una rete di recinzione: la maglia della rete colpita riverbera il segnale e comunica il tremore dellimpatto fino ai nodi estremi. Il concetto di globalizzazione ha generato quello di network society, che travalica i confini nazionale, mette in crisi la sovranit politica, le distinzioni culturali tradizionali e i progetti di economie autosufficienti. Al di la di questa componente oggettiva costituita da fenomeni sociali esiste una componente soggettiva che transita attraverso uninterpretazione e unazione comunicativa individuale. Il senso del processo globale di trasformazione e una sua interpretazione soggettiva appartiene alla grande maggioranza della popolazione del mondo. Luso maggiore delle tecnologie permette lemergere di una nuova coscienza dipendente dallesperienza e dalla conoscenza di come pratiche culturali radicate in un particolare contesto societario possano essere trasportate in altri contesti. Tale percezione della globalizzazione stata indicata con il termine di globalismo. Unultima caratteristica significativa del contesto in cui ci troviamo lincertezza. Essa viene intesa come limpossibilit di prevedere i risultati ultimi e gli esiti del processo di globalizzazione ma come possibilit di intuire solamente le tendenze che definiscono i contorni di esso. Il processo in corso non lineare ma pu subire rallentamenti e accelerazioni; non scontato per cui pu generare tensioni che possono essere ricomposte in base ad accordi e a patti costantemente modificabili. Il risultato del mutamento pu trovare origine nel mutamento stesso e non nelle sue cause.
17.2 Il concetto di globalizzazione rimanda necessariamente sia al concetto di mondo sia alla progressiva consapevolezza di considerare il mondo come un tutto. Solo negli anni 80 la parola globalizzazione ha assunto dignit scientifica bench, in prospettiva storica, il processo a cui si riferisce sarebbe stato innescato allavvio della modernizzazione dellEuropa, rinforzato dalla progressiva espansione nel mondo dei modelli e dei codici del Vecchio continente. Nella sociologia classica di Durkheim e di Weber gi emergono alcune preoccupazioni e considerazioni che sottolineano la quasi costante presenza di nodi problematici connaturati allessere sociale delluomo che la sedimentazione delle conoscenze e il modificarsi delle situazioni permettono di reinterpretare con modelli differenti. Ad esempio il tema del rapporto cruciale tra universalismo e particolarismo si ritrova nella maggior parte delle opere di Durkheim. Egli sviluppa un modello di relativismo morale, dove la morale contestualizzata a ogni specifica societ che la attualizza allinterno della sua propria realt di religione dellumanit che trova origine in Comte. Durkheim si poneva questioni come: la compresenza di spinte apparentemente opposte, il rapporto tra particolarismo e universalismo come caratteri che convivono problematicamente, la ridefinizione di sistemi normativi localmente e generalmente validi. Nel pensiero di Weber, invece, costante la preoccupazione del nesso tra individuo e societ, in termini di rapporto tra valori individuali e funzioni sociali. Per Weber il mondo sembra rimanere unarena potenziale di scontro tra nazioni, bench lipotesi avanzata di una progressiva mondializzazione delleconomia collimi con una delle tendenze significative dellattuale processo di globalizzazione. 27
La concezione weberiana una concezione realista dellagire umano che definisce una prospettiva certamente non ottimista, in cui predominano le relazioni conflittuali e i contesti drammatici. La tendenza che emerge rimanda a un processo di globalizzazione in cui la cultura si definisce come un elemento di spinta locale e la politica un elemento di spinta globale. I due concetti sono posizionati agli estremi di un continuum teorico i cui apici appartengono pi allelaborazione teorica che alla verifica empirica della realt. Tuttavia sembrano sempre ricondurre la teoria sociologica al dibattito tra attore e sistema. Infatti il superamento dei confini culturali, economici e politici, che favorisce un processo di ridefinizione delle proprie esperienze rispetto a panorami sociali in costante mutamento e di rielaborazione della propria identit, pu essere interpretato sia sottolineando il ricostituirsi di ununitariet di livello superiore alle precedenti nel cosiddetto sistema mondo, sia evidenziando il costituirsi di unintricata rete di relazioni dove i concetti chiave sono molteplicit e diversit. a) Nel primo caso, una teoria di Wallerstein, ci troviamo in un processo continuo di evoluzione, il sistema mondo il prodotto dellespansione delleconomia mondiale, che fortemente tematizzata. Solo nellevoluzione recente di questo modello la cultura ha assunto il valore di variabile critica. Essa pone soprattutto la questione di come possano ridefinirsi i rapporti tra forze centrali e periferiche allinterno di un unico mondo che ripropone nuove diseguaglianze e una nuova gerarchizzazione dei sistemi sociali b) Il secondo caso pone laccento sulle diversit: in particolare le culture articolano un insieme di legami secondo una rete complessa. Secondo Giddens allinterno di questa ragnatela globale i significati si trasmettono da cultura a cultura, attraverso esperienze individuali che rimandano stimoli provenienti da una molteplicit compresente di culture. In tale prospettiva il percorso che porta alla globalizzazione coincide con i caratteri che descrivono i passaggi alla modernit e alla post-modernit. In sintesi questa panoramica permette di presentare il concetto di globalizzazione in termini di continuit nel panorama dei concetti. E anche nelle sue moderne declinazioni risente della tradizionale organizzazione per categorie del sapere sociologico.
17.3 Ci sono caratteri di ambiguit e di incertezza propri della globalizzazione. Essi sono spesso ricondotti al tentativo di coniugare in forma operativa, cio capace di incidere sui fatti della vita quotidiana, le dimensioni del locale e del locale. La dichiarazione Acting locally, thinking globally un chiaro esempio di questo tentativo. La soluzione del nodo problematico appare distante.
Il proposito di saper agire localmente, tenendo conto di obiettivi e interessi globali, non sembra sempre essere realizzato contemporaneamente nei due aspetti che propone: azione sul territorio e pensiero programmatico appaiono radicalmente disgiunti perch le variabili fondamentali che caratterizzano il sistema sociale sono qualitativamente differenti per ciascun livello. Esso pu essere facilmente osservato in economia, in politica, nelle comunicazioni e nelle scienze sociali:
a) in economia ci avviene rispetto alla circolazione di capitali, alla finanziarizzazione del mercato e alla specializzazione geografica della produzione. La dimensione simbolica del denaro esasperata nella sua esistenza puramente mediale insieme alla sua concreta capacit di incidere sulla cita di numerosi individui, intervenendo su intere economie nazionali. Produzione e consumo dei beni subiscono il medesimo processo globalizzante. Questa organizzazione della produzione e del consumo prema che essere sovranazionale appare sovra locale dando risalto a legami che mettono in rapporto aree geografiche incluse negli stati nazionali: la globalizzazione porta a stringere rapporti tra aree regionali generando una rete sempre pi fitta tra nodi altamente specializzati.
b) Nelle relazioni internazionali si assistito a un progressivo mutamento del ruolo delle Nazioni Unite, al comparire di nuove agenzie internazionali e alla rielaborazione degli schieramenti. Non solo le reti internazionali si moltiplicano ma modificano il proprio aspetto assumendo il carattere di blocchi regionali di cooperazione per tutelare e promuovere interessi locali.
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c) Le tecnologie della comunicazione sono un esempio evidente del processo descritto: la diffusione a basso costo della televisione satellitare, dei cellulari e di internet incidono sulla diffusione di nuovi modelli culturali, basati sulla fruizioni di identiche realt virtuali pi che sulla frequentazione e condivisione dei medesimi spazi. Scenari che portano allassimilazione, allomogeneizzazione, alla cultura pluralista o alla separatezza sembrano attualmente essere tutti legittimati sia dallosservazione empirica sia dalla riflessione teorica.
d) Le stesse scienze sociali hanno tematizzato queste problematiche cominciando a focalizzare gli indicatori significativi del processo di globalizzazione, cio quelle tendenze empiricamente osservabili.
In sostanza tutti i riscontri empirici che rimandano al processo di globalizzazione contengono una elevata dose di ambiguit che non sembra comprensibile n riconducibile ad alcun modello interpretativo attualmente impiegato. Il processo di globalizzazione costringe ad assumere modelli interpretativi della realt che tengano conto di variabili economiche, politiche e sociali allinterno di schemi che favoriscano la molteplicit e la compresenza dei diversi aspetti non pi isolabili n riconducibili a percorsi causali gi conosciuti. La prospettiva assunta, quella cio di sforzarsi di prevedere e di incorporare la novit nella previsione stessa, fondamentale per il processo di globalizzazione se a esso affianchiamo il concetto di sviluppo, cio il processo di crescita che interessa tutte le societ, coinvolgendo aspetti economici, politici e sociali. Il rapporto tra la dimensione ecologica e quella globale sembra essere ottimizzato dal concetto di sostenibile. Tale concetto multiforme e la definizione generalmente accettata : lo sviluppo sostenibile ci permette di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali senza compromettere i bisogni delle generazioni future. La via dello sviluppo sostenibile la strada obbligata rispetto a fattori significativi del processo di globalizzazione.
17.4 Quello sostenuto finora pu essere riproposto come problema nei termini del rapporto tra dimensione locale e dimensione globale, rapporto che si pone come distanza culturale, che caratterizza la fase attuale di transizione in cui al superamento dei modelli cognitivi consolidati non ha fatto seguito la loro sostituzione con altri adeguati. Il passaggio da un modello culturale al successivo per non pu essere inteso come una sostituzione della prospettica locale con quella globale in quanto entrambe sono funzionali alla sopravvivenza del sistema sociale. Dunque si tratta di costruire un ponte culturale. In primo luogo ci richiede una nuova sintesi tra i due concetti e non lespressione di preferenza di uno rispetto allaltro. Ci significa incorporare le dinamiche del mutamento dentro a modelli culturali capaci di conferire senso a un sistema sociale che in accelerazione e decelerazione. La dimensione locale e quella globale non subiscono alcuna cesura perch sono concetti differenti ma non antitetici. Tale rivoluzione culturale richiede un enorme sforzo perch implica labbandono di paradigmi interpretativi consolidati. Lintegrazione delle dimensioni locale e globale richiede metodi che rifiutano la previsione, si deve imparare a considerare quei piccoli fenomeni apparentemente trascurabili. Eppure lattuale frattura tra locale e globale mostra il limite delle istituzioni presenti. La comprensione del processo di globalizzazione rende possibile una proposta di sviluppo sostenibile planetaria. Pone una serie di domande che ci interrogano sulla conoscenza accumulata e sulle modalit con cui ne accumuliamo di nuova e sulle migliori pratiche politiche. Ma soprattutto tematizza il problema morale di chiedere a noi stessi se abbiamo una responsabilit nei confronti delle generazioni future e di come risolverlo considerando le conseguenze a lungo termine.