Non c'è paura senza speranza
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About this ebook
Le preghiere di Karol Wojtyla, vibranti di fervore umano e di convinzioni profonde, di intensità interiore e di straordinarie risorse espressive, abbracciano certezze soprannaturali e un ampio ventaglio di argomenti teologico-sociali.
Riecheggiando alcuni Padri della Chiesa come sant’Agostino o san Tommaso d’Aquino, Giovanni Paolo II ritiene la preghiera, nella quale si affida a un ampio periodare, a una grande varietà di immagini, simboli e figure retoriche, un colloquio con Dio, una ricerca di Dio che è al tempo stesso la Sua rivelazione più alta. Alle preghiere si aggiungono le Poesie, che rappresentano un’esperienza umana e un efficace strumento pastorale allo stesso tempo. Pubblicate sotto diversi pseudonimi, più volte ristampate e tradotte in numerose lingue, continuano a godere ancora oggi di una straordinaria e ininterrotta fortuna.
Giovanni Paolo II è stato un grande uomo di fede. Il suo pontificato è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo pontificato più lungo della storia. Il 27 aprile 2014 viene proclamato santo.
«Ascolta la mia voce perché è la voce delle vittime di tutte le guerre e della violenza tra gli individui e le nazioni. Ascolta la mia voce, perché è la voce di tutti i bambini che soffrono e soffriranno ogniqualvolta i popoli ripongono la loro fiducia nelle armi e nella guerra.»
Giovanni Paolo II
Nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, un paese dell’Alta Slesia a 21 chilometri da Cracovia, ed è morto a Roma il 2 aprile 2005. Perde a nove anni la madre e il peso della sua educazione ricade sul padre, sottufficiale di carriera, che abitua il figlio a una severa disciplina. Karol Wojtyla è ordinato sacerdote nel 1946, e nel 1967, a soli 47 anni, è ordinato cardinale da Paolo VI. Diviene papa il 16 ottobre 1978 con il nome di Giovanni Paolo II. Beatificato il 1° maggio 2011, viene proclamato santo il 27 aprile 2014.
A cura di Santino Spartà
Don Santino Spartà è nato a Randazzo (Catania) e vive a Roma, dove si è laureato in Teologia e Lettere. Giornalista e consulente cinematografico, ha collaborato con Radio Vaticana e con il settimanale «Oggi». Attualmente tiene una rubrica sulla rivista dell’Arma dei Carabinieri. È socio onorario del Rotary e del Lions. Tra saggistica, giornalismo e poesia, ha all’attivo 36 libri, 6 dei quali pubblicati con la Newton Compton.
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Book preview
Non c'è paura senza speranza - Giovanni Paolo II
232
© Libreria Editrice Vaticana 1993
Pubblicato su licenza temporanea della Libreria Editrice Vaticana
Le mie poesie: traduzione dal polacco di A. Kurczab e M. Guidacci
Prima edizione ebook: maggio 2011
© 2011 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-6644-8
www.newtoncompton.com
Edizione elettronica realizzata da Gag srl
Giovanni Paolo II
Non c'è paura senza speranza
L’opera poetica completa con testo originale a fronte
A cura di Santino Spartà
Newton Compton editori
Cronologia della vita di Karol Wojtyla
18 maggio 1920. Nasce a Wadowice.
Maggio 1938. Riceve il sacramento della Cresima.
22 giugno 1938. Si iscrive alla facoltà di lettere della università Jagiellonica di Cracovia. Febbraio 1940. Si dedica al teatro.
Novembre 1940. È operaio nelle cave di pietra di Zakrzówek.
Primavera 1942. Lavora nella fabbrica Solvay e studia nel seminario di Cracovia.
1 novembre 1946. Viene ordinato sacerdote.
14 giugno 1948. Si laurea in Teologia con una tesi su San Giovanni della Croce.
1950. Comincia a pubblicare poesie sotto diversi pseudonimi.
1953. Insegna filosofia all'università di Lublino.
4 luglio 1958. Viene nominato vescovo ausiliare di Cracovia.
1960. Pubblica Amore e Responsabilità.
Ottobre 1962. Partecipa ai lavori del Concilio Vaticano II.
18 gennaio 1964. È nominato arcivescovo di Cracovia.
28 giugno 1967. È nominato cardinale.
7/13 marzo 1976. Predica gli esercizi spirituali in Vaticano.
16 ottobre 1978. È eletto papa. Prende il nome di Giovanni Paolo II.
I DOCUMENTI PRINCIPALI
4 marzo 1979. Enciclica «Redemptor hominis»
15 aprile 1979. Costituzione apostolica «Sapientia Christiana»
30 novembre 1980. Enciclica «Dives in misericordia»
14 settembre 1981. Enciclica «Laborem exercens»
21 gennaio 1983. Bolla «Aperite portas Redemptori»
25 gennaio 1983. Costituzione apostolica «Sacrae Disciplinae leges»
2 giugno 1985. Enciclica «Slavorum apostoli»
18 maggio 1986. Enciclica «Dominum et vivificantem»
25 marzo 1987. Enciclica «Redemptoris Mater»
30 dicembre 1987. Enciclica «Sollecitudo rei socialis»
28 giugno 1988. Costituzione apostolica «Pastor Bonus»
7 dicembre 1990. Enciclica «Redemptoris missio»
1 maggio 1991. Enciclica «Centesimus annus»
6 agosto 1993. Enciclica «Veritatis splendor»
10 novembre 1994. Lettera Apostolica «Tertio millennio adveniente»
I VIAGGI DI GIOVANNI PAOLO II
29/10/1978. Santuario della Mentorella
15/11/1978. Assisi
25/1/1979-1/2/79. Rep. Dominicana, Messico, Bahamas
18/5/79. Montecassino
2/6/79-10/6/79. Polonia
14/7/79. Albano
26/8/79. Treviso, Canale d'Agordo/Belluno/Treviso
1/9/79. Nettuno
3/9/79. Albano
8/9/79. Loreto, Ancona
9/9/79. Grottaferrata
13/9/79. Pomezia
29/9/79-8/10/79. Irlanda, Stati Uniti
21/10/79. Pompei, Napoli
28/11/79-30/11/79. Turchia
23/3/80. Cascia, Norcia
13/4/80. Torino
2/5/80-12/5/80. Zaire, Congo, Kenia, Ghana, Alto Volta, Costa d'Avorio
30/5/80-2/6/80. Francia
30/6/80-/12/7/80. Brasile
30/8/80. Assergi, L'Aquila
7/9/80. Velletri
8/9/80. Frascati
14/9/80. Siena
20/9/80. Montecassino, Cassino
28/9/80. Subiaco
5/10/80. Otranto
15/11/80-19/11/80. Germania
25/11/80. Potenza, Avellino
16/2/81-27/2/81. Pakistan, Filippine, Giappone
19/3/81. Terni
26/4/81. Sotto il Monte, Bergamo
22/11/81. Collevalenza, Todi
12/2/82-19/2/82. Nigeria, Benin, Gabon, Guinea Equatoriale
12/3/82. Assisi
19/3/82. Rosignano Solvay, Santuario di Montenero, Livorno
18/4/82. Bologna, S Lazzaro di Savena
12/5/82-15/5/82. Portogallo
28/5/82-2/6/82. Gran Bretagna
10/6/82-13/6/82. Rio de Janeiro, Buenos Aires
15/6/82. Ginevra
29/8/82. Rimini, S. Marino
5/9/82. Serra S. Abbondio, Monastero di Fonte Avellana
12/9/82. Sarmeola di Rubano, Padova
19/9/82. Albano
29/9/82. Concesio, Brescia
31/10/82-9/11-82. Spagna
20-21/11/82. Ponte Valle Belice, Palermo
2/1/83. Rieti, Greccio
2-10/3/83. Costa Rica, Nicaragua, Panama, El Salvador, Guatemala, Honduras, Belize, Haiti
19/3/83. San Salvo, Termoli
20-22/5/83. Milano, Desio, Seregno, Venegono, Monza
16-23/6/83. Polonia
14-15/8/83. Lourdes
18/8/83. Palestrina
3/9/83. Anzio
10-13/9/83. Austria
26/2/84. Bari, Bitonto
2-12/5/84. Corea, Papua, Nuova Guinea, Salomone, Thailandia
27/5/84. Viterbo
12-17/6/84. Svizzera
16-17/7/84. Adamello
12/8/84. Fano
19/8/84. Rocca di Papa
2/9/84. Alatri
21/9/84. Canada
7/10/84. Lamezia Terme, Serra S. Bruno, Paola, Catanzaro, Cosenza, Crotone, R. Calabria
13/10/84. Rep. Dominicana, Puerto Rico
4/11/84. Milano, Varese, Pavia. Varallo, Arona
29/12/84. Grottaferrata
26/1-6/2/85. Venezuela, Ecuador, Perù, Trinidad, Tobago
24/3/85. Fucino, Avezzano
11/4/85. Loreto
21/5/85. Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio
26/5/85. Salerno
17/6/85. Vittorio Veneto, Riese, Treviso, Venezia
30/6/85. Atri, Isola del Gran Sasso, Teramo
8-19/8/85. Togo, Costa d'Avorio, Camerun, Rep. Centroafricana, Zaire, Kenia, Marocco
8/9/85. Lichtenstein
14/9/85. Albano
21-22/9/85. Genova, Santuario Madonna della Guardia
18-20/10/85. Cagliari, Iglesias, Oristano, Nuoro
31/1-11/2/86. India
19/3/86. Prato
8-11/5/86. Forlì, Cesena, Imola, Faenza, Brisichella, Ravenna, Cervia
1-8/7/86. Colombia, Saint Lucia
9/8/86. Rocca di Mezzo, Piani di Pezza
31/8/86. Anagni
7/9/86. Aosta, Courmayeur
14/9/86. Aprilia
4-7/10/86. Francia
18-19/10/86. Fiesole, Firenze
26-27/10/86. Perugia
18/11-1/12/86. Bangladesh, Singapore, Figi, Nuova Zelanda, Australia, Seicelle
19/3/87. Civitavecchia
31/3-13/4/87. Uruguay, Cile, Argentina
30/4-4/5/87. Colonia, Bonn, Münster, Essen, Monaco, Augusta
23-25/5/87. S. Giovanni Rotondo, Monte S. Angelo, Manfredonia, Foggia, Lucerà, Cerignola
8-14/6/87. Varsavia, Lublino, Cracovia, Czestochowa
8-14/7/87. Lorenzago di Cadore, S. Pietro di Cadore, Fortogna di Longarone
2/9/87. Rocca di Papa
5/9/87. Albano
7/9/87. Grottaferrata
10-21/9/87. Stati Uniti, Canada
17/4/88. Verona
1/5/88. Castel S. Elia, Civita Castellana
19/5/88. Uruguay, Bolivia, Lima, Paraguay
7/6/88. Carpi, Modena, Fidenza, Piacenza, Reggio Emilia, Parma, Bologna
12/6/88. Messina, Tindari, Reggio Calabria
23-27/6/88. Vienna, Mauthausen, Salisburgo, Innsbruck
13-22/7/88. Lorenzago di Cadore, Adamello, Col Cumano
19/8/88. Albano
21/8/88. Rocca di Papa
4/9/88. Torino, Castelnuovo Don Bosco
19/9/88. Zimbabwe, Botswana, Lesotho, Swaziland, Mozambico
11/10/88. Strasburgo, Metz
30/12/88. Fermo, Porto S. Giorgio
28/4-6/5/89. Madagascar, La Reunion, Zambia, Malawi
21/5/89. Grosseto
1-10/6/89. Norvegia, Islanda, Finlandia, Danimarca, Svezia
25/6/89. Gaeta, Madonna della Civita, Formia
21/7/89. Les Combes, Oropa, Pollone, Aosta, Torino
19-21/8/89. Santiago de Compostela, Asturias
18/9/89. Orte, Trevignano
22-24/9/89. Pisa, Cecina, Volterra, Lucca
6-16/10/89. Seoul, Indonesia, Mauritius
28-29/10/89. Taranto, Martina Franca
25/1-1/2/90. Capo Verde, Guinea Bissau, Mali, Burkina Faso, Ciad
18-19/3/90. Ivrea, S. Benigno Canavese, Chivasso
22/4/90. Cecoslovacchia
14/5/90. Messico
25-27/5/90. Malta
17/6/90. Orvieto
2/7/90. Benevento
20/7/90. Les Combes, Barmasc, Introd
1-10/9/90. Tanzania, Burundi, Rwanda, Yamoussoukro
20/9/90. Albano
23/9/90. Ferrara, Pomposa, Comacchio, Argenta
14/10/90. Genova
13/11/90. Napoli, Torre del Greco, Pozzuoli, Nocera Inf., Pagani, Aversa, Casapesenna
19/3/91. S. Severino, Camerino, Fabriano, Matelica
27-28/4/91. Matera, Pisticci Scalo, Potenza
13/5/91. Lisbona, Ponta Delgada, Fatima
1-9/6/91. Koszalin, Lubaczów, Lomża, Włocławek, Varsavia
23/6/91. Mantova, Castiglione delle Stiviere
10-19/7/91. Les Combes, Susa, Sacra di S. Michele, Cervinia
20/8/91. Czestochowa, Cracovia, Budapest
2/9/91. Carpineto Romano
8/9/91. Vicenza
29/9/91. Ferriere, Latina
21/10/91. Natal, Brasilia, Campo Grande, Vitoria, Salvador
26/2/92. Senegal, Gambia, Guinea
19/3/92. Sorrento, Castellammare di Stabia
30/4-3/5/92. Aquileia, Pordenone, Trieste, Gorizia, Udine, Redipuglia
24/5/92. Nola, Caserta, Capua, S. Maria Capua Vetere
4-10/6/92. Angola, Sào Tome, Principe
19-21/6/92. Caravaggio, Crema, Lodi, Cremona
17/8-2/9/92. Lorenzago di Cadore, Domegge
9-14/10/92. Santo Domingo
9-10/1/93. Assisi
10/2/93. Benin, Uganda, Khartoum
19/3/93. Magliano Sabina, Vescovio, Poggio Mirteto, Farfa, Monterotondo
22/4/93. Genazzano
25/4/93. Albania
10/5/93. Trapani, Erice, Mazara del Vallo, Agrigento, Caltanissetta
23/5/93. Cortona, Arezzo
12-/7/6/93. Sevilla, Palos de la Frontera, Madrid
19-20/6/93. Macerata, Foligno, Gran Sasso
7-16/7/93. Lorenzago di Cadore, S. Stefano di Cadore
16/8/93. Giamaica, Merida, Denver
4-10/9/93. Lituania, Lettonia, Estonia
17/9/93. La Verna, Camaldoli
25-26/9/93. Asti, Isola d'Asti
17-27/9/94. Les Combes
11/9/94. Zagabria
17-18/9/94. Lecce
4-6/11/94. Catania, Siracusa
10/12/94. Loreto
Preghiere
Introduzione
«Sono proprio i poeti che hanno composto le più belle preghiere», affermò il poeta inglese G.M. Hopkins in una lettera del 22 dicembre 1887.
Questa geniale intuizione affluisce senz'altro, per dono evocativo e per ardenza mistica in Giovanni Paolo II, come poeta e pregante.
Alcune delle sue liriche, stando all' Opera poetica completa di Karol Wojtyła, da me curata¹, si sostanziano di preghiera, mentre molte preghiere concludono i discorsi papali con l'iridescenza ritmica della poesia.
Non so se candidare le prime a «poesie oranti» e le altre a «preghiere poetiche». Ambedue ereditano però dal Santo Padre certezze soprannaturali e un ventaglio di argomenti teologico-sociali, alcuni dei quali già presenti in diversi discorsi «prepapali», a cui farò riferimento al momento opportuno.
Come la poesia, così anche le preghiere, vibranti di fervore umano e di convinzioni prof onde, di intensità interiore e di risorse espressive, si snodano, come scrivo nel suddetto volume², attraverso un largo periodare, legando con ordine logico i temi compositivi, o si arricchiscono di figure retoriche con varietà di immagini e fluire di simboli.
Come si definisce la preghiera
Giovanni Paolo II, riecheggiando alcuni Padri della Chiesa, quali S. Gregorio Nisseno³, S. Giovanni Damasceno⁴, S. Agostino⁵ e S. Tommaso d'Aquino⁶, ritiene che la preghiera sia un colloquio con Dio.
In un colloquio, scrive in varcare la soglia della speranza⁷ , ci sono sempre un «io» e un «tu». In questo caso un tu con la T maiuscola. L'esperienza della preghiera insegna che, se l'io sembra sulle prime velemento più importante, ci si accorge poi che in realtù le cose stanno diversamente. Più importante è il Tu, perché è da Dio che prende inizio la nostra preghiera.
Nella preghiera, oltre a dio, il protagonista è cristo, «che costantemente libera la creatura dalla schiavitù della corruzione e la conduce verso la libertà, per la gloria dei figli di Dio. Protagonista è lo spirito santo, che viene in aiuto alla nostra debolezza. Noi cominciamo a pregare con l'impressione che sia una nostra iniziativa. Invece è sempre un'iniziativa di Dio in noi. Proprio come scrive S. Paolo. Questa iniziativa ci restituisce alla nostra vera umanità, ci restituisce alla nostra particolare dignità. Sì, ci introduce nella superiore dignità dei figli di Dio».⁸
Per Giovanni Paolo II, la preghiera è ancora ricerca di Dio, ma anche sua rivelazione.
«Attraverso essa Dio si rivela come Creatore e Padre, come Redentore e Salvatore, come spirito che scruta ogni cosa, anche la profondità di Dio
(1 Cor. 2,10), e anzitutto I segreti del cuore umano
(cfr. Sal. 43,22).
Attraverso la preghiera, Dio si rivela prima di tutto come Misericordia, cioè come Amore che va incontro all'uomo sofferente, Amore che sostiene, rialza, invita alla fiducia. La vittoria del bene nel mondo è unita in modo organico con questa verità. Un uomo che prega professa tale verità e, in un certo senso, rende presente Dio che è amore misericordioso in mezzo al mondo.»⁹
Preghiera, bisogno dell'umanità
L'umanità in qualsiasi periodo storico o geografico sia stata ritagliata, ha sempre sentito la immediatezza di rivolgersi a un essere superiore o con invocazioni spontanee o con preghiere già costituite¹⁰.
«Sulla preghiera», afferma ancora Giovanni Paolo II¹¹ «è stato scritto moltissimo, e, più ancora, essa è stata sperimentata nella storia del genere umano.»
Difatti l'uomo preistorico, con tradizioni orali¹² o in possesso della scrittura¹³, era in comunicazione con un mondo trascendente attraverso pur elementari manifestazioni della vita religiosa. A Dio, concepito come essere personale antropomorfo, si rivolgono i Pigmei africani Ituri¹⁴ con canti, danze, invocazioni, riti e sacrifici; pensato come entità suprema unica, indirizzano i loro sentimenti riverenziali e certe forme di sacrifici gli Indiani della Terra del Fuoco¹⁵. I Bhil dell'India Centrale si affidano a «Bhagwan» attraverso la istintiva varietà delle orazioni¹⁶, mentre i Luo del Bahr-El-Ghazal pregano «Giuòk» con formule prevalentemente di attinenza atmosferica¹⁷.
«Dungbali» e la Montagna (spirito-corpo) sono invocati per beni materiali e per la pioggia rispettivamente da alcune popolazioni appartenenti al gruppo Indrì, Togoyo, Feroge, Mangaya, che abitano a nord-ovest del Sudan¹⁸, mentre «Lubanga» è venerato dagli Acioli del nord Uganda, con sinceri e liberi stati d'animo dell'orante, che esprime lamenti e gioia, odio e riconoscenza, supplica e passione nelle varie contingenze esistenziali¹⁹.
Entrano in contatto religioso con il dio «Ra» le popolazioni della provincia di Hadjerai dell'Africa Centrale, al quale, sia uomini che donne, offrono preghiere e sacrifici²⁰, e con il Dio-Cielo «Waqa» i Galla pagani dell'Africa Orientale, accompagnando in piedi e collettivamente la preghiera con offerte rituali in un recinto fuori del villaggio e chiedendo pace, benessere, fecondità per la famiglia²¹. Per completezza, pur miniaturistica, non posso tralasciare la preghiera delle grandi civiltà orientali e occidentali, anche se note.
I Mesopotamici, sia Sumeri come Babilonesi-Assiri, si rivolgevano ai loro dèi quali «Utu», dio Sole, «Enlil», dio dell'atmosfera, «nanna», dio Luna, «Marduk» e altri... riuniti in un pantheon trascendente, con inni e preghiere pubbliche, autenticati da sacrifici, allietati da musiche e canti, per sovvenire alle principali necessità della vita umana²².
Gli egiziani, «religiosi all'eccesso, molto più di qualsiasi popolo al mondo»²³ supplicavano, nella loro progressiva spiritualità rituale, la triade tebana e la triade di Assuan, le divinità del Giudizio dei Morti e quelle della Terra dei Morti per essere aiutati nelle evenienze quotidiane e assistiti nel passaggio dell'aldilà²⁴.
La preghiera nella Grecia antica, senza attardarsi nella elementarietà popolare, si perpetua nella nostalgia letteraria di Omero²⁵, di Pindaro²⁶, di Eschilo²⁷, di Sofocle²⁸, di Euripide²⁹, nei Misteri di Eleusi³⁰, nella filosofia specialmente di Socrate, di Platone, di Aristotele, di Plotino³¹.
Tra gli aspetti più caratteristici del popolo etrusco, affiora senz'altro la religiosità, «tutta riferita a Dio»³² attraverso la divinazione che viene costantemente documentata dagli scrittori greci e latini: Clemente Alessandrino³³, Livio³⁴, Cicerone³⁵, Vitruvio³⁶, Lucano³⁷, e palpitante nei testi, «Mummia di Zagabria», «Tegola di S. Maria di Capua», «Piombo di Magliano»³⁸.
Per Gellio³⁹ i Romani erano «rigorosissimi e prudentissimi nelle forme liturgiche e nell'osservazione dei segni divini»; difatti per Plinio⁴⁰ «non si consultavano regolarmente gli dèi senza la preghiera», nella quale, secondo Servio⁴¹ «niente deve essere ambiguo» e recitata «con voce chiara e con scrupolosa esattezza», precisa Seneca⁴² e Valerio Massimo⁴³ classifica gli atti di culto.
Non meno rilevanza la preghiera assume nelle religioni orientali.
Gli zoroastriani dell'India, i Parsi, recitano le preghiere in una lingua riformata per capire il significato⁴⁴, mentre gli ortodossi pregano nell'idioma originale in quanto la lingua dell'Avesta essendo divina e con un valore magico ha una validità oggettiva⁴⁵.
La religione buddista e la religione taoista, le quali non hanno un sacrificio propriamente detto, considerano la preghiera l'atto principale del culto e la funzione giornaliera della vita monastica.
La tradizione confuciana, sottolinea S. Lokuang⁴⁶, considera il sacrificio come l'atto principale agli dèi, di cui la preghiera, sotto forma di canto o semplicemente scritta, è l'interprete.
Nell'Induismo, la preghiera si eleva verso il divino sia attraverso le grandi epopee del «Mahabharata» e del «Ramayana», i «Purana», i «Tantra», sia attraverso la forma elementare di semplice omaggio, evocandolo configurazioni sacre o con lettere inscritte, per un benessere fisico, per un aiuto morale, per una adesione completa⁴⁷.
Ogni musulmano, secondo le sure coraniche⁴⁸, deve fare la sua preghiera, «salat», all'alba, a metà del giorno, al pomeriggio, al tramonto, alla sera, avvisato dalla voce del «Muezzin», rivolto verso la mecca e possibilmente nella moschea. Anche gli Indiani della Terra del Fuoco, gli Halakwulup, gli Yamana, i Selknam, contrariamente a quanto aveva affermato Darwin nel 1832, riconoscono «un Essere supremo unico e personale, che venerano soprattutto con il loro sentimento riverenziale, e in parte mediante preghiere e certe forme primitive di sacrifìcio»⁴⁹. Ma nel vecchio e nel Nuovo Testamento, la preghiera raggiunge pienezza di afflato spirituale⁵⁰.
Cause della preghiera
Giovanni Paolo II indica i motivi che spingono l'uomo a rivolgersi a dio durante la giornata quotidiana o frequentemente nello svolgimento esistenziale della vita.
«Dobbiamo pregare prima di tutto perché siamo credenti. La preghiera è infatti il riconoscimento del nostro limite e della nostra dipendenza... comprendiamo di essere creature, limitate e tuttavia sublimi, che devono la loro esistenza alla infinita maestà del creatore!
Perciò la preghiera è... un atto di intelligenza, un sentimento di umiltà e di riconoscenza, un atteggiamento di fiducia e di abbandono a colui che ci ha dato la vita»⁵¹.
Dobbiamo pregare perché siamo cristiani, e in quanto discepoli di Cristo, che ha configurato la vita in un atto perenne di adorazione e di amore al Padre, candidiamo Gesù stesso a traslitterarsi nella nostra preghiera⁵².
Dobbiamo ancora pregare per il fatto che, constatandoci ritagli ontologici in cerca di un completamento, colloquiare con il Signore «dà il coraggio di emergere dalla indifferenza, dalla colpa... dà la luce per considerare gli avvenimenti della propria vita e della stessa storia nella prospettiva salvifica di Dio e dell'eternità»⁵³.
Perseveranza e assiduità nella preghiera
La perseveranza e in qualche modo l'assiduità nella preghiera, adombrate nel Vangelo⁵⁴, spiritualmente storicizzate nelle lettere di S. Paolo⁵⁵, insegnate da S. Agostino⁵⁶, Giovanni Crisostomo⁵⁷, S. Tommaso⁵⁸, S. Roberto Bellarmino⁵⁹, S. Alfonso Maria de' Liguori⁶⁰, sono riproposte da Giovanni Paolo II in una sequenza modernissima di calde raccomandazioni, che pur rivolte ai giovani, si stagliano su ogni cristiano consapevole.
«Se desiderate veramente seguire Cristo, se volete che il vostro amore per Lui si accresca e duri, dovete essere assidui nella preghiera. essa è la chiave della vitalità della vostra vita in Cristo. Senza la preghiera, la vostra fede e il vostro amore moriranno. Se siete costanti nella preghiera quotidiana e nella partecipazione domenicale alla Messa, il vostro amore per Gesù crescerà. E il vostro cuore conoscerà la gioia e la pace profonda, quali il mondo non sarà in grado di dare.
Dedicate, dunque, tutti i giorni un po' di tempo della vostra giornata a conversare con Dio, come prova sincera del fatto che lo amate, poiché l'amore cerca sempre la vicinanza di colui che si ama»⁶¹.
Necessità della preghiera
Giovanni Paolo II, in ubbidienza al Vangelo⁶², sull'autorità di S. Agostino⁶³, di S. Tommaso⁶⁴ e di S. Alfonso Maria de' Liguori⁶⁵, inculca l'obbligo della preghiera per ogni cristiano, il quale appena capisce che la vita «dipende totalmente da Dio», sente il bisogno di pregare, e cioè di affidarsi a colui che sa, segue e provvede, riconoscendo la sua suprema e assoluta autorità. La prima e massima espressione della preghiera è quindi l'adorazione, che comprende anche i sentimenti della riconoscenza, della propiziazione e della impetrazione. Gesù stesso, come Verbo incarnato, ha dato l'esempio della preghiera; anzi la sua vita è stata una continua preghiera di adorazione e di amore al Padre, fatta a nome dell'umanità e culminata nel Sacrifìcio della Croce. Questo atto di suprema adorazione è talmente necessario nei rapporti tra Dio e l'umanità, che il Sacrificio del Calvario, per volontà di Cristo, è rimasto presente ed efficace mediante la Santa Messa⁶⁶. In un altro discorso, il papa ritorna, anche se indirettamente, sulla necessità della preghiera, «senza la quale non è possibile convertirsi a Dio, rimanere in unione con Lui, in quella comunione che ci fa maturare spiritualmente»⁶⁷.
Per chi pregare
Ignoro come preghi il papa - forse non lo sa nemmeno lui stesso se invita a «chiederlo allo Spirito Santo»⁶⁸ - sono certo però per chi prega attingendolo dagli scritti.
La dimensione primaria della sua preghiera è riservata a tutte le Chiese. Questa «sollecitudine... impone ogni giorno al Pontefice di peregrinare per il mondo intero con la preghiera, con il pensiero e con il cuore. Si delinea così una sorta di geografia della preghiera del papa. E la geografia delle comunità, delle Chiese, delle società e anche dei problemi che angustiano il mondo contemporaneo.
In tal senso il Papa è chiamato, dunque, a una preghiera universale nella quale la sollicitudo omnium Ecclesiarum gli permette di esporre davanti a Dio tutte le gioie e le speranze e, allo stesso tempo, le tristezze e le preoccupazioni che la Chiesa condivide con l'umanità contemporanea»⁶⁹.
Giovanni Paolo II prega ancora per l'universalismo salvifico, affinché snebbiandosi da illusioni utopistiche, raccolga tutti e in un solo ovile sotto un solo pastore⁷⁰; per i sofferenti, verso i quali aveva rivolto la sua sollecitudine da vescovo⁷¹, affinché possano sublimare il penoso stato del loro momento fisico o psicologico in una mistica validità⁷², e infine , per i defunti, la cui orazione «è quasi un combattimento con la realtà della morte e della distruzione, che gravano sull'esistenza terrena dell'uomo. Essa è e rimane sempre una particolare rivelazione della resurrezione. in tale preghiera è Cristo stesso a rendere testimonianza alla vita e alla immortalità, alla quale Dio chiama ogni uomo»⁷³.
Il papa non si dimentica di chiedere al signore anche la pace insistentemente lanciata a tutte le nazioni fin dalla sua prima enciclica Redemptor hominis, proclamata nei suoi numerosi discorsi e appelli, nei pellegrinaggi ad Auschwitz, a Montecassino, a Hiroshima, a Ypres, per citarne solo alcuni⁷⁴ e in quelli precedenti da cardinale⁷⁵; di invocarlo per la tutela dei valori fondamentali umano-cristiani: come la inviolabilità della vita fin dal seno materno, difesa in tutto il suo magistero⁷⁶ e nella recente enciclica Evangelium vitae; per il ruolo etico e sociale della famiglia, consacrato il 13 maggio 1981 nel Motu proprio Familia a Deo instituta e il 22 novembre 1981 nella esortazione apostolica Familiaris Consortio, di cui si era occupato precedentemente da cardinale⁷⁷; per la realizzazione dell'eguaglianza sociale tra i popoli, la quale dopo la Mater et Magistra e la Pacem in Terris, di Giovanni XXIII, la Populorum Progressio di Paolo VI, è stata riproposta nella wojtyliana Sollecitudo rei socialis.
Sono sicuro che Giovanni Paolo II dedichi speciali preghiere per i giovani, suoi prediletti fin da vescovo⁷⁸ con i quali ha stabilito un dialogo di intima sincerità e simpatica amicizia e per l'impiego fecondo della cultura e scienza a favore dell'uomo. Del resto anche da vescovo non aveva trascurato questo aspetto fondamentale dell'uomo⁷⁹.
A questo punto avrei tanto desiderato, come prete e giornalista, chiedere personalmente al papa la preghiera preferita, se lui stesso non l'avesse confidato nell'«Angelus» del 29 ottobre 1978⁸⁰ e in Varcare la soglia della speranza⁸¹.
Giovanni Paolo II predilige il Rosario, fin da quando era giovane sacerdote⁸², sullo sfondo del quale «passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Cristo. Essi si compongono nell'insieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi e ci mettono in comunicazione viva con Gesù attraverso il Cuore della sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della Nazione, della Chiesa e dell'umanità»⁸³.
Non so se il papa abbia letto le preghiere dei suoi connazionali, da Jan Kochanowski⁸⁴, a Jerzy Popieluszko⁸⁵, da Adam Mickiewicz⁸⁶, a Czeslaw Milosz⁸⁷, da Franciszek Karpinski⁸⁸, a Cyprian K. Norwid⁸⁹; constato però che in tutte, l'ideale cristiano dell'esistenza viene attratto dall'intuizione di considerare l'uomo nella dimensione del cuore.
Concludo
Mi riesce diffìcile credere che ci siano persone che non hanno mai pregato durante la vita, o avranno pensato di snobbare il trascendente o si saranno illuse di non avere un «Altro» sopra la testa.
Chissà quante volte invece, da sole per un'intima urgenza o a bocca chiusa per non essere ascoltate da qualcuno, avranno sentito almeno il desiderio di invocazione.
Si può anche intuire che cosa abbiano chiesto. Facile, no! È il bisogno di tutti. Essere liberate dal male, o in caso, domandare il perdono delle colpe commesse. Se Cristo accolse la peccatrice in lacrime, Zaccheo in crisi, il pubblicano ravveduto, può dimenticarsi di noi e lasciare in disparte la nostra supplica⁹⁰? Del resto eminenti intelligenze, constatando di essere «fragili e colpevoli» per dirla con il papa⁹¹, hanno pregato Dio con umiltà.
(Citerò alcuni nomi, nella impossibilità perfino di elencarli tutti.)
Lo ha invocato con «Padre nostro», Dante⁹²; con «Signor de la mia fine e de la vita», Petrarca⁹³; con «glorioso Re», Boccaccio⁹⁴
Al «Signor benigno» si è rivolto Ariosto⁹⁵; al «Signor mio caro», Michelangelo⁹⁶; al «celeste Figliuol del Padre eterno», Tasso ⁹⁷; Manzoni ha messo un piede nel divino con gli Inni Sacri⁹⁸; Unamuno con El Cristo de Velasquez⁹⁹; Thompson con Il Veltro del cielo¹⁰⁰; Claudel affida la preghiera a Corona benignitatis anni Dei¹⁰¹; Gibran a Gesù Figlio dell'Uomo¹⁰²; Jacob a Meditazioni religiose¹⁰³; «Signore / che io mi consumi nella preghiera», invoca Dostoevskij ne I fratelli Karamazov¹⁰⁴; «Tu, Cristo accogli le mie lacrime / di pentimento / e piegati ai sospiri del mio cuore», supplica Pasternak con le parole della Maddalena¹⁰⁵; «Ho bisogno di te, che sei partecipe / d'ogni tormento mio, / compagno dolce d'ogni mia pena, / mio solo fratello», scongiura Rilke¹⁰⁶.
E veramente nessuno può fare a meno di Dio, che deve essere implorato, come insegna Giovanni Paolo II¹⁰⁷, «per ottenere perdono, inserendosi nel profondo grido di Cristo».
SANTINO SPARTÀ
¹ Karol Wojtyła-Giovanni Paolo II, Poesie. L'opera poetica completa, a cura di Santino Spartà, Roma, Newton Compton, 1994, p. 216.
² Op. cit., p. 14
³ De oratione Domini; PG 44, 1124
⁴ De fide orth. 3,24; PG 94, 1089
⁵ Enarr. in Ps., 85;PL 37, 1086; Sermo 61; PL 38, 411.
⁶ Sum. Theol., 3a, q. 21, al.
⁷ Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, Milano, Mondadori, 1994, p. 58.
⁸ Op. cit., p. 15.
⁹ Op. cit.
¹⁰ Cfr. R. Boccassino, La preghiera, Roma-Milano, Ed. Ancora-Coletti, 1967.
¹¹ Varcare la soglia della speranza, Milano, Mondadori, 1994, p. 17.
¹² M. Lohr, in Reallexikon der Vorgeschichte, Berlino, ed. Max Ebert, 1926, v. iV, p. 182, v. VII, p. 342.
¹³ J. Maringer, Le religioni dell'età della pietra in Europa, Torino, UTET, 1960.
¹⁴ K. Piskaty, «Ist das Pygmaenwerk von Henri Trilles einezuverlassige Quelle?», in Anthropos, 1957, pp. 33-48.
¹⁵ M. Gusinde, Fuegninos, Siviglia, 1951.
¹⁶ W. Koppers, «Bhagwan, The Supreme Deity of the Bhils», in Anthropos, XXXV-XXXVI, Mödling-Wien 1940-41, pp. 264-325.
¹⁷ S. Santandrea, FSCJ, «The Luo of the Bahr-El-Ghazal», in Annali Lateranensi, Città del Vaticano, 1944, VIII, pp. 91-146.
¹⁸ S. Santandrea, Indri, Togoyo, Ndogo, Feroge, Mangaya, Mondu Comparative Linguistics, Museum Combonianum, n. 4, Verona, 1950-54.
¹⁹ R. Boccasino, La preghiera, Roma-Milano, Ed. Ancora-Coletti, 1967, v. I, pp. 84-98.
²⁰ P. Fuchs, «Der Margai-Kult der Hadjerai», in Mitteilungen der Anthropologischen Gesellschaft, Wien, Bd. 90, 1960.
²¹ E. Cerulli, «The Folkliterature of the Galla of Southern Abyssinia», in Harvard African Studies, v. VIII, Cambridge Mass., 1922.
²² J.J.A. Van Dyk, Sumerische Götterlieder, Heidelberg, Teil, 1959.
²³ Erodoto, Storie, II, 37
²⁴ A.W. Shorter, Gli dèi dell'Egitto, Roma, Astrolabio, 1980.
²⁵ Iliade, I, 37-42; 451-56; V, 115; VI, 305-310; 474-481; X, 278; XV, 372-76; XVI, 233-248; XXIV, 308-313; Odissea, III, 380-383; 421-463; V, 445-450.
²⁶ Olympica, 6, 58-61; 15, 5-7; II Pitica I, 49-51.
²⁷ Supplici, 659-687; 689-692; Eumenidi, 1-28; 907-909; 937-942; 944-946; 956-967.
²⁸ Edipo Re, 863-871; Elettra, 110-117.
²⁹ Ippolito, 62-72; 73-87; Ione, 125-141; Alcesti, 163-168; Troiane, 884-888.
³⁰ P. Foucart, Les Mystères d'Eleusis, Paris, 1914, p. 362
³¹ F. Heiler, La Prière, trad. Kruger-Marty, Paris, 1931, pp. 221-244.
³² Seneca, Questioni naturali, II, 32.
³³ Strom., 16, 74.
³⁴ Annali, V, 1, 6.
³⁵ La divinazione, I, 42, 93.
³⁶ L'architettura, I, 7.
³⁷ La Farsaglia, I, 606-638.
³⁸ G. Baffioni, «La preghiera presso gli Etruschi», in Le preghiere, a cura di R. Boccasino, Roma-Milano, Ed. Ancora-Coletti, 1967, v. I, pp. 523-544.
³⁹ Notti Attiche, 2, 28, 2.
⁴⁰ Storia naturale, 28, 10.
⁴¹ Eneide, 7, 12.
⁴² Epistola, 115, 4
⁴³ Fatti e detti memorabili, 1, 1, 1. Per un approfondimento, cfr. N. Turchi, «La preghiera presso i Romani», in Saggi di storia delle religioni, Foligno, 1924.
⁴⁴ J. Duchesne-Guillemin, Die Symbolik des Parsismus, Stuttgart, Heisemann, 1961.
⁴⁵ J. Duchesne-Guillemin, Ormazd et Ahrìman, Paris, Press Universitaires de France, 1962.
⁴⁶ «La preghiera presso il popolo cinese», in La preghiera, Milano-Roma, Ancora-Coletti, 1967, p. 258.
⁴⁷ G.R. Franci, op. cit., p. 297.
⁴⁸ Il Corano, a cura di A. Bausani, Milano, Rizzoli, 1988, 2, 238-239; 4, 101-103; 5, 58; 6, 52; 7, 205-206; 11, 114; 17, 78-79; 20, 130, 132; 23, 2, 9; 25, 64; 29, 45; 31, 17; 39, 9; 40, 55; 50, 40; 51, 17-18; 52, 48-49; 62, 9-10; 70, 22-23, 34; 73, 2-7, 20;