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MANUALE SOCIOLOGIA CONCETTI E TEMATICHE


V.CESAREO
Introduzione
1
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Ci sono tre opzioni di fondo che comportano una serie di conseguenze in merito allinterpretazione
dei fenomeni sociali nella loro diversit e nella loro variabilit empirica. Queste tre opzioni posso
essere specificati in tre domande: quale idea di essere umano sottende allo studio del sociale? Quale
approccio consente di cogliere correttamente i fenomeni e i processi sociali? Come si configura il
rapporto individuo-societ?
a) Concezione antropologica: gli uomini sono concepiti come esseri simbolici in quanto
elaborano e comunicano la realt prevalentemente attraverso simboli e segni e in qualche
misura costruiscono la realt stessa mediante modelli interpretativi condivisi. Weber
intendeva con ci che gli uomini sono esseri culturali dotati della capacit e della volont di
assumete una posizione nei confronti del mondo e di attribuirgli un senso.
b) Approccio analitico: lo hanno privilegiato i padri della sociologia adottando un approccio
monodimensionale (Comte conoscenza, Marx produttivit, Durkheim solidariet, ecc);
cresciuta in seguito la consapevolezza di dover tenere sotto controllo pi variabili si us un
approccio multidimensionale. In questa ottica diventa limitativo studiare sistemi sociali
come la famigli o la citt solo in chiave consensuale o conflittuale, statica o dinamica, o
concentrarsi sui rapporti allinterno di un piccolo gruppo (microsociologia) ignorando
lincidenza del pi ampio contesto (macrosociologia).
c) Rapporto individuo-societ: costituisce una delle questioni pi dibattute poich chiama in
causa lincidenza dei condizionamenti sociali sullagire individuale e quindi pone la
questione di quanto il nostro agire sia libero oppure determinato da strutture esterne.
Si optato a favore dellesistenza di una relazione circolare, dinamica e dialettica: lazione d vita
alla struttura che a sua volta influenza lazione. Proprio lazione costituisce lelemento qualificante
delle scienze sociali rispetto a quelle della natura; il compito specifico della sociologia consiste nel
cogliere leffettivit(la realt concreta) delle azioni, di descriverle nella loro regolarit, di coglierne
lintelligibilit e di individuarne gli effetti.
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Il termine societ ha molteplici significati ed carico di notevole genericit. stato ed tuttora
impiegato in molteplici discipline, per la sociologia assume per una particolare rilevanza sia in
senso astratto (societ al singolare) sia in senso concreto (societ al plurale). Il termine societ
designa ogni genere di legami esistenti tra gli esseri viventi; quella umana si distingue dalle altre
perch nasce, vive e si sviluppa non tanto in base allistinto, quanto piuttosto tramite un insieme di
credenze e di rappresentazioni culturali. Possiamo distinguere tre diverse accezioni di societ
umana:
Ogni tipo e grado di interazioni tra esseri umani, siano esse dirette o indirette, organizzate o non
organizzate, consapevoli o inconsapevoli, caratterizzate da collaborazione o da antagonismo. In
questo caso la societ si configura come universale e quindi va concepita solamente al singolare e
deve essere distinta da formazioni sociali (nazioni) e da gruppi
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a) sociali particolari (famiglie). In questa accezione la societ ,in quanto idea sintetica di
umanit, tende a proiettarsi in una dimensione etica
b) Tutte le forme sociali che sono riconducibili al termine latino societas, e che
comprendono non solo le forme sociali che nascono da un preciso contratto, ma anche
quelle che si costituiscono a seguito dellintrecciarsi e del consolidarsi nel tempo di
legami interpersonali. Esempi di questa accezione sono le societ per azioni, quelle
culturali fino ad arrivare ai gruppi amicali; perseguono specifiche finalit di ordine
politico,economico, ricreativo, ecc.
c) Tutte le formazioni sociali riconducibili al concetto latino di civitas e aventi come tratti
distintive il riferimento a un determinato territorio, la centralit del reclutamento dei
membri, una relativa autonomia e una indipendenza. In questa accezione la societ
consiste sia nel piccolo villaggio sia nella grande nazione.
In tutti i casi la societ sempre costituita:
1) da un certo numero di esseri umani (superiore a due)
2) da un sistema di interazioni che unisce tra loro gli esseri umani, c azione reciproca degli
individui
3) dalla condivisione, da parte dei membri, di alcuni tratti culturali; ci permette alla societ di
soddisfare lesigenza di possedere una propria identit distintiva.
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La storia dellumanit consente di registrare lesistenza di almeno 5000 societ diverse. Data la
variet di proposte tipologiche in cui si sono cimentati i sociologi opportuno distinguere quelle
dicotomiche dalle politomiche.
a) Dicotomie - La tradizione sociologica ricca di contrapposizioni tra due modelli di societ
(idealtipi) per esempio: tra societ militare e industriale (H. Spencer), societ a solidariet
meccanica e societ a solidariet organica (E. Durkheim). Questa tendenza a distinzioni
dicotomiche si riduce nel corso del XX secolo senza per scomparire del tutto come
dimostra limpiego della contrapposizione tra societ chiusa e societ aperta.
b) Politomie Tra le classificazioni pi note si ricordano quella di A. Comte che distingue le
societ in base al livello di conoscenza : la societ militare dove lo stadio teologico della
conoscenza spiega tutto ricorrendo al sovrannaturale; la societ dei giuristi dove c lo
stadio metafisico che spiega i fenomeni con il ricorso ad identit astratte; la societ
industriale dove c lo stadio positivo in cui luomo cerca di comprendere gli avvenimenti
attraverso losservazione. Un'altra classificazione famosa quella che fa K. Marx dove la
classificazione per connessa ai rapporti di produzione, un fattore materiale e non culturali
(Comte); da questo punto individuata la base economica di una societ possibile anche
ricostruire la successione di diverse configurazioni sociali storicamente estinte per
distinguere le due classi sociali contrapposte(es. societ greco-romana con base economica
schiavit, le classi in conflitto sono patrizi e plebei). T. Parson invece da rilevanza alla
dimensione valoriale: un evoluzionismo sociale, cio una progressiva differenziazione delle
istituzioni, in tre stadi: primitiva, intermedia e modena.
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Generalmente le tipologie tendono a contrapporre societ meno avanzate a societ pi avanzate: si
evidenzia unevoluzione verso una crescente complessit societaria. Questo comprende profondi
cambiamenti nella cultura, nei valori. A fronte di queste convergenze valutative ci sono forti
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divergenze valutative che dipendono dallapproccio adottato (es. modo consensuale di Comte e
conflittuale di Marx). Nonostante queste differenze sostanziali si registra un notevole consenso nel
ritenere il processo dindustrializzazione come un evento che radicalmente cambiato il volto della
societ. Ora molti ritengono che la societ industriale sia superata.
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Ogni societ presenta quattro caratteristiche essenziali:
a) possiede una cultura pi o meno omogenea
b) un insieme di rapporti sociali formali e informali
c) evidenzia al suo interno differenze socialmente rilevanti in termini di potere, reddito,
prestigio
d) direttamente o indirettamente riferibile a un contesto spazio temporale

CAPITOLO I: Il concetto di cultura


1.1
Possiamo distinguere due diverse concezioni di cultura, luna umanistico-spirituale e laltra
antropologica. La sociologia usa il secondo significato:
-Tutto ci che deve la sua creazione allazione cosciente e tendenzialmente libera delluomo, cio
il patrimonio intellettuale e materiale, relativamente stabile e condiviso, proprio dei membri di
una determinata collettivit e costituito da valori, norme, definizioni, linguaggi, simboli, segni,
modelli di comportamento, oggetti materiali.
Gli esseri umani nascono con uno scarso corredo di comportamenti innati(riflessi e pulsioni), ma
con grandi capacit di apprendimento. Queste capacit danno la possibilit non solo di appropriarsi
degli strumenti necessari alla sopravvivenza, ma anche la facolt di imparare a pensare in un certo
modo. La cultura lo strumento attraverso il quale questa conoscenza appresa si esprime e si
esplicita, infatti ogni cultura un prodotto storico e anche un prodotto in parte cumulato perch il
volume complessivo della cultura che un individuo o una generazione hanno a disposizione
enormemente superiore al volume che producono, un prodotto in continua elaborazione. Lenorme
variet delle forme culturali fa si che non sia sempre agevole confrontare culture diverse anche
perch c sempre il rischio delletnocentrismo (giudicare altre culture in termini della propria) e si
cerca allora di collocarsi in una prospettiva di relativismo culturale. I tentativi di interpretazione del
concetto di cultura mettono in evidenza la multidimensionalit del concetto stesso, ovvero la
molteplicit dei parametri che pongono laccento su varie dimensioni:
a) Dimensione soggettiva: i modi di pensare, sentire, credere dellindividuo che ne
caratterizzano la personalit e il comportamento
b) Dimensione oggettiva: lidea che la cultura esiste al di l dellindividuo, autonoma e
costrittiva rispetto al soggetto individuale
c) Dimensione di riduzione della complessit: la cultura ci permette di dare senso e significato
determinati a ci che ci circonda; opera cio un processo di selezione tra le infinite
possibilit dazione e di esperienza
d) Dimensione cognitiva: la cultura consente di acquisire informazioni e conoscenze, di
stabilire modelli di pensiero in grado di soddisfare lesigenza dellessere umano di dare
forma e significato al mondo
Dimensione prescrittiva: la cultura assolve il compito di regolazione dei rapporti tra i membri di
una determinata collettivit rendendo prevedibile e integrabile il loro
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e) comportamento affinch sia possibile linstaurarsi di un ordine sociale; regole e valori
condivisi che aiutano a rispondere a domande come cosa giusto e cosa no?.
Queste dimensioni sono nella realt sociale strettamente intrecciate. La cultura d dunque
significato, orientamento, contenuto ed efficacia allazione umana; il fattore di superamento dei
vincoli imposti dalla natura, il maggiore fattore di controllo e regolazione di ogni tipo di
comportamento e di relazione sociale.
1.2
Gli uomini mediano simbolicamente le loro conoscenze e le loro relazioni
a)Simboli Diversamente dagli animali che reagiscono autonomamente e univocamente, gli uomini
hanno la possibilit di elaborare in maniera relativamente autonoma gli stimoli a cui sono
sottoposti. Questi stimoli possono venire dallinterno dellorganismo ma anche dallesterno; gli
esseri umani possono stabilire, in base alla loro esperienza e alla riflessione, in maniera
relativamente autonoma e scegliendo tra pi possibilit, quale sar la loro reazione allo stimolo in
arrivo. Questi stimoli vengono elaborati dagli esseri umani attraverso segni e simboli che nel loro
insieme costituiscono il sistema simbolico:
Il segno rimanda a qualcosa di concreto e comunque limitato percettivamente e concettualmente,
il simbolo rinvia a entit complesse di significato, non direttamente legate alloggetto concreto
che rappresentano.
b)Linguaggio Elemento essenziale di ogni cultura, costitutivo della realt sociale in quanto
codice stabilizzatore di significati condivisi e veicolo degli stessi significati, dei simboli, delle
rappresentazioni collettive; forma di mediazione simbolica e primaria fonte di socializzazione.
Quando si parla di linguaggio si pensa subito al linguaggio parlato (orale, parlato) ma le parole non
sono solo segni vocali ma anche grafici. Il linguaggio scritto da un miglio accumulo della memoria
collettiva e la stabilizzazione delle tradizioni. Un linguaggio che usa le parole capace di
trasformarsi allinfinito e di esprimere unenorme variet di concetti, consente una maggiore
rapidit di trasmissione delle informazioni( sia parola scritta con la chat in tempo reale, che orale).
Ma gli esseri umani possono anche esprimersi attraverso la mimica facciale, la pantomimica (intero
corpo), attraverso i suoni (espressione fonica) o anche attraverso i gesti (linguaggio dei sordomuti) e
simboli (regalare un mazzo di fiori). Ma disponiamo anche di segni visivi: il linguaggio ionico; per
esempio quadri o foto.
c)Valori I valori di una data collettivit sono:
linsieme delle opinioni condivise su ci che ritenuto buono, giusto, desiderabile, sia esso da
raggiungere o da conservare, opinioni in base alla quale viene espresso un giudizio sulla
correttezza, ladeguatezza, lefficacia delle azioni proprie e altrui.
Il concetto di valore pu anche riferirsi alle opinioni particolari di ogni singolo individuo ma
lanalisi sociologica sinteressa principalmente nel valore inteso come valore sociale cio comune a
una collettivit; i valori sono criteri simbolici di valutazione dellazione sociale e in quanto tali
influenzano il comportamento, le modalit e le finalit dellazione sociale stessa. Il contenuto dei
valori pu essere affettivo, cognitivo o morale, la loro intensit misura il grado di desiderabilit del
valore stesso, il livello di attaccamento che si desume dallintensit delle reazioni che colpiscono
chi non lo rispetta. Anche il grado di adesione a un determinato valore di difficile misurazione ma
anche qui le norme posso aiutarci a misurarlo.
d)Norme Le norme sociali di una certa collettivit sono gli strumenti necessari per attuare i valori
cui in varia misura la collettivit aderisce ed essenziali per regolare i comportamenti, le azioni, le
relazioni dei suoi membri. Sono il prodotto di un intervento pi o meno consapevole volto a

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regolare e a integrare il funzionamento della societ, della tradizione, dellautorit, della
consuetudine; possiamo definirle come:
Prescrizioni di dover essere che intervengono ne regolare lazione . ovvero prescrizioni cui
attenersi in una determinata situazione (norme prescrittive) o azioni da evitare (norme
proscrittive), anche a costo di eventuali costi o sacrifici.
La maggior parte delle norme sociali sono caratterizzate dalluso (implicito o esplicito) di
espressioni quali si deve, non si pu, fatto obbligo di; le norme di carattere generale si
avvicinano ai valori e talvolta si confondono con essi. Le norme assumono specificazioni diverse
che possono essere classificate in pi di una tipologia:
a) norme duso: dette anche norme rituali, sono le usanze, le consuetudini. Le maniere proprio
di una certa societ o gruppo(es. bon ton, modo di vestirsi)
b) norme di costume: si riferiscono a situazioni di maggior rilevanza sociale come la condotta
pubblica e privata di un individuo
c) norme morali: specificazione delle precedenti
d) norme di diritto: norme giuridiche suddivise in norme di diritto consuetudinario e norme di
diritto istituito (leggi, regolamenti)
e) norme tecniche: norme che intendono regolare le attivit produttive ed espressive di
carattere ricorrente, allo scopo di ottimizzare sia lutilizzo delle risorse necessarie sia il
risultato finale (confezione di un abito, addestramento delle forze armate
Le definizioni sociali di ci che atto conforme determinano ci che socialmente viene definito atto
deviante. La devianza lo scostamento dalle prescrizioni giudicate legittime o la violazione delle
stesse, ci provoca una reazione (sanzione) della collettivit offesa. Ciascuna norma ha differenti
livelli di tollerabilit descrivibili graficamente utilizzando la cosiddetta curva di Gauss.

Asse y la norma presa in esame; il punto in cui curva e asse y si incontrano la perfetta
coincidenza del comportamento con la norma presa in esame; il punto dove la curva incontra lasse
x il punto c il punto massimo in cui il comportamento si discosta dalla norma. Si possono
prendere in esame pi curve per mettere a confronto pi societ sulla stessa norma o la stessa
societ in momenti storici differenti
1.3
Lenorme variet dei tratti culturali classificabile in un numero calcolabile di modi diversi, le
articolazioni possono aiutarci a ridurre la complessit dellargomento:
Cultura dominante/subcultura-controcultura nelle collettivit pi grandi possono vivere
collettivit, che possono essere societ nazionali ma anche gruppi od organizzazioni, che si possono
definire subculture:un aggregato tendenzialmente omogeneo di conoscenze, valori, credenze, stili di
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vita e modelli normativi capaci di contraddistinguere un gruppo sociale.
a) Sono identit culturali capaci di differenziarsi in modo evidente dalla cultura cosiddetta
dominante (neri in America, ebrei ovunque). Il termine subcultura non implica un conflitto
con la cultura dominante, quando per incorpora nella quasi totalit elementi che si
presentano o vengono percepiti radicalmente opposti alla cultura che li ospita si chiama
controcultura, intesa come rifiuto etico-comportamentale dellinsieme dei valori e delle
norme dominanti (es. hippie).
b) Cultura materiale/cultura non materiale un modo semplice per suddividere i componenti
della cultura quello di distinguere tra cultura materiale(oggetti,cose, manufatti) e quella
non materiale(musica, scienza). Viene criticata perch non loggetto in se ma il suo
significato a fare parte della cultura che si prende in considerazione
c) Cultura sostitutiva/cultura non sostitutiva si parla di cultura sostitutiva se ci si riferisce a
elementi culturali che possono diventare obsoleti nel tempo e quindi sostituiti da elementi
nuovi. Si parla invece di cultura non sostitutiva quando ci si riferisce ad elementi culturali
che non subiscono processi dinvecchiamento (lingue, musica,religione)
d) Cultura implicita/cultura esplicita gli elementi appresi senza intenzione consapevole da
parte dellindividuo che impara possono essere classificati come impliciti(lingua madre)
mentre la cultura esplicita frutto di un insegnamento ad hoc (imparare una lingua
straniera).
CAPITOLO II: I processi culturali
2.1
La vita sociale si costituisce e si riproduce attraverso i processi comunicativi. Due sono gli elementi
caratterizzanti: un sapere che viene compartecipato e un essere in relazione. Ci che viene messo in
comune un insieme di beni simbolici; la condizione perch ci avvenga che chi mette in comune
tali beni condivida uno stesso codice, cio un sistema convenzionale che stabilisce delle
equivalenze tra un sistema di significati(parole) e un sistema di significati(concetti).
La comunicazione , quindi, una forma di interazione in cui i soggetti che si esprimono in uno
stesso linguaggio si scambiano e producono significati.
Dato il duplice livello del contenuto-messaggio e del rapporto tra gli interlocutori, la comunicazione
non pu essere definita come una pura trasmissione di significati tra due soggetti. Il contenuto del
discorso non pu essere separato dal livello della relazione e dalla costruzione di ruoli: nel
momento in cui qualcuno comunica qualcosa non trasmette semplicemente uninformazione, ma
suggerisce un modello di interazione, un progetto di relazione con linterlocutore.
A seconda del tipo di codice di cui la comunicazione si serve si pu operare una prima distinzione
tra:
a) Comunicazione verbale: utilizza codici linguistici; pu assumere la forma della conversazione
interpersonale in cui oltre a condividere uno stesso linguaggio gli interlocutori mostrano di attenersi
a regole comuni; pu essere di tipo testuale in cui non prevista la compresenza degli interlocutori.
Nel primo caso possibile un feed-back(una verifica continua sui significati che si vogliono
comunicare); nel secondo caso invece si ha un testo che va interpretato, oltre che decodificato, per
coglierne i significati impliciti oltre quelli espliciti.
b) Comunicazione non verbale: utilizza una serie di codici non linguistici; prevalente nella
comunicazione interpersonale: comprende gli elementi non verbali del parlato(come lintonazione)
e gli elementi cinesici. Con questo termine ci si riferisce al movimento degli interlocutori nello
spazio, al comportamento motorio-gestuale e a quello mimico del volto.
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Una seconda distinzione si pu fare tra comunicazione interpersonale e comunicazione mediale.
Si parla di comunicazione mediale quando lo scambio comunicativo avviene nella non
compresenza degli interlocutori, che utilizzano quindi degli strumenti, canali di comunicazione
per realizzare il contatto necessario allo scambio (come il telefono).
Solitamente si parla di comunicazione mediale facendo riferimento alla comunicazione di massa.
Essa presuppone alcune caratteristiche fondamentali: la presenza di poche fonti di emissioni che
trasmettono i messaggi a un numero molto elevato di fruitori, la mancanza di un feed-back effettivo
e lequivalenza del potere necessariamente impari. Nonostante questi caratteri il tipo ti
comunicazione che i mass media instaurano con il pubblico non esclusivamente persuasiva.
Questo tipo didea rimane ancora nelle teorie dei media come persuasori occulti o come generatori
di bisogni indotti. Progressivamente si cambiata lidea del rapporto di forza tra mass media e
pubblico grazie a il contributo di varie discipline: la semiotica afferma la necessit di unazione
interpretativa del fruitore dei testi mediali, che deve portare una sua competenza e una sua
cooperazione attiva; la sociolinguistica pone lo stretto legame tra i testi e il contesto sociale.
Dallidea di una totale passivit e condizionabilit del pubblico sostanzialmente indifeso si passati
allidea di un pubblico attivo. Levoluzione tecnologica ha trasformato lo scenario mediale
allontanando sempre di pi lidea della passivit del pubblico.
2.2
Comunicando, i soggetti si scambiano significati rilevanti per il sistema sociale. Tra i meccanismi
che assicurano lincorporazione della cultura nelle personalit individuali dei membri di una stessa
societ, e insieme la possibilit per i membri di tale societ di modificare e far evolvere la propria
cultura, hanno un ruolo centrale linsieme dei processi di socializzazione. Essi si caratterizzano per
la natura di cerniera tra il mondo sociale delle norme, dei valori, delle relazioni tra i ruoli e quello
individuale di formazione della personalit. I tratti individuali infatti si delineano nel quadro di
unappartenenza sociale; essa, a sua volta, non pu prescindere dalla volont degli individui.
Si parla di socializzazione secondo due modelli distinti:
a)Il primo mette laccento sul processo di integrazione del soggetto nel gruppo sociale attraverso
lidentificazione con esso, socializzazione attraverso lintegrazione(privilegia la stabilit del sistema
sociale).
b)Il secondo mette in evidenza laspetto dinamico del sistema sociale e le trasformazioni che
subisce per lazione dei soggetti che vi appartengono. Si sottolinea la pluralit di visioni del mondo
e la possibilit per i soggetti di collocarsi in modo non univoco ricoprendo una pluralit di ruoli. In
questo modello ha un ruolo determinante la dimensione comunicativa: la socializzazione diventa un
processo di ricerca, scoperta, costruzione dei valori allinterno del contesto sociale; assumono
centralit i processi di mediazione e negoziazione; limitazione tende a prendere il posto
dellidentificazione e dellinteriorizzazione, consentendo legami pi tenui con il contesto e la
possibilit di migrare tra esperienze diverse.
I processi di socializzazione si distinguono in due grandi categorie. La prima riguarda lambito della
socializzazione cosiddetta primaria: la socializzazione primaria consente lacquisizione delle
competenza sociali di base, ovvero di quelle conoscenze e capacit che permettono a ogni
individuo di vivere in un determinato contesto sociale. Tale processo graduale e mai definitivo e
include aspetti relativi alla dimensione cognitiva, affettiva, espressiva o simbolica. Questultima ha
unimportanza cruciale poich strettamente connessa al sistema culturale delle rappresentazioni e
delle immagini del mondo: il linguaggio; la dimensione cognitiva e quelle culturali sono sempre
mescolate.

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La seconda categoria generale riguarda i processi di socializzazione secondaria, che
accompagnano lindividuo nel corso della sua intera esistenza e che gli forniscono le competenze
specifiche per operare allinterno di contesti particolari e per svolgere determinati ruoli
allinterno del sistema sociale.
I processi di socializzazione secondaria presentano alcune caratteristiche costanti:
- La natura sempre provvisoria e incompleta, e il carattere lento e graduale: la complessit del
sistema sociale determina condizioni di apprendimento di regole e valori relativi a universi
specializzati. La posizione che si raggiunge non mai definitiva, ma arricchisce o modifica il
sistema di riferimento.
- Il carattere interattivo e multi direzionale : il processo di socializzazione non va unicamente dal
sistema culturale al soggetto, ma prevede forme di transazione e negoziazione tra soggetto e pi
sottosistemi contemporaneamente; uno stesso soggetto pu ricoprire diversi ruoli.
- Il carattere informale della maggior parte dei processi di socializzazione: non prevedono
situazioni strutturate di apprendimento, ma che offrono una molteplicit di stimoli variamente
rielaborati dal soggetto; la variet degli stimoli verr data dal contesto sociale e culturale del
soggetto e dalle sue possibilit e capacit.
- Il carattere volontario della maggior parte dei processi di socializzazione: la socializzazione si
accompagna alla costruzione di un processo di identificazione e di ricerca dellidentit
A proposito del carattere volontario di tale processo si pu parlare di socializzazione anticipata
quando il soggetto impara a interiorizzare i valori di un gruppo al quale desidera appartenere ma di
cui non fa parte. Lacquisizione di competenze specifiche presuppongono una fase di
apprendimento in cui giocano un ruolo fondamentale le cosiddette agenzie di socializzazione.
La famiglia la prima fonte di apprendimento delle competenze generali, e la scuola la prima
istituzione sociale in cui il soggetto impara a svolgere un ruolo caratterizzato da particolari
obbiettivi. Altro importante agente di socializzazione secondaria il gruppo dei pari che per gli
adolescenti pu essere il gruppo dei coetanei. In generale tutte le istituzioni costituiscono potenziali
agenti di socializzazione, tra questi si collocano anche i mass media che offrono un modo continuo
e facilmente accessibile conoscenze e informazioni. I media hanno acquistato un ruolo ormai
cruciale nella produzione e riproduzione della cultura attraverso pratiche fortemente legate ai
processi di socializzazione. Un versante evidente del rapporto tra produzione culturale e
socializzazione secondaria quello delle subculture (minoranze) che evidenziano in modo
simbolico i confini del proprio gruppo
2.3
Nellambito delle interazione quotidiane i processi di incorporazione, o negoziazione, o rifiuto
dellordine sociale hanno luogo:
La vita quotidiana, da un lato, il luogo dellabitudine, della ripetizione, dellazione non
riflessiva, automatica e quindi pi soggetta ai condizionamenti dellambiente e del contesto
sociale; dallaltro, uno spazio altro rispetto a quello dellazione strategica, orientata a
obiettivi utilitaristici che predomina in altre sfere del sistema sociale, e si configura piuttosto
come ambito della comunicazione e della reciprocit, in cui sono possibili comportamenti che
esulano dagli schemi socialmente dominanti.
Linsieme delle routine che caratterizzano linterazione nella quotidianit senza essere messe in
discussione tende a riproporre e a riprodurre a un livello pi ristretto le stesse dinamiche che
dominano nellordine sociale esistente, anche se questa riproduzione non una pura replica ma una
rielaborazione. Il mondo delle interazioni quotidiane si caratterizza per un grado potenzialmente

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elevato di produzione simbolica in cui gli stimoli e le costrizioni, dati dal mondo esterno e dalle
routine giornaliere, sono trasformati in risorse per la costruzione di significati attraverso
linterazione. Lagire della quotidianit si caratterizza per il rifiuto della componente strategica e
per lassunzione di tattiche locali. Se linterazione nella quotidiana prevalentemente di tipo face to
face, non va sottovalutato il crescente peso dellinterazione tra soggetti sociali e media.
Naturalmente i media, oltre che risorse per linterazione, possono altrettanto facilmente funzionare
come surrogati dellinterazione stessa.
CAPITOLO III: Le espressioni della cultura
3.1
Uno dei padri pi autorevoli dellidea di concezione di mondo il filosofo Francis Bacone, che
visse in un epoca di radicali mutamenti della concezione di mondo con il crollo della cosmologia
antica e la nascita della cosmologia scientifica. Bacone critica le concezioni tradizionali del mondo
nella sua teoria degli idoli. Ci sono: gli idoli della trib che nascono dalla tendenza distorsiva
dellintelletto umano a supporre nella natura unarmonia molto maggiore di quella presente; gli
idoli della caverna che dipendono dalleducazione; gli idoli della piazza che derivano dalla tendenza
a sopravvalutare le parole, idolatrare il linguaggio invece di concentrarsi sulla realt; gli idoli del
teatro cio le dottrine filosofiche e dimostrazioni errane che creano mondi fittizi.
Ma senza le concezioni di mondo luomo inteso sia come individuo che come essere sociali non
potrebbe comprendere neppure se stesso, orientarsi nel mondo, fare progetti per il futuro. La
sociologia presenta due tipi fondamentali di concezione del mondo:
a) una concezione del mondo inteso come la totalit del reale,il mondo come depositario di
significati ultimi senza i quali la vita e la societ umana sarebbero prive di senso,
orientamento e finalit;
b) una concezione del mondo inteso come mondo circostante degli individui e delle loro
famiglie, che fornisce il quadro e lorizzonte di riferimento per la vita quotidiana.
Nella prima concezione il mondo concepito come universo, di natura fisica e spirituale e il sapere
competente a conoscere e interpretare il mondo quello dordine superiore(filosofico, religioso e
letterario); nel secondo caso il mondo circoscritto allambiente della vita quotidiana e il sapere
competente il sapere comune che si cura di fornire risposte ai problemi della vita di tutti i giorni.
Tale contrapposizione avviene in parte tra la concezione umanistico-spirituale e quella
antropologica della cultura. Nel primo profilo la cultura consiste nei prodotti delle attivit elevate
della mente e riflette luomo nella sua totalit e nella sua natura di essere intelligente, volitivo e
affettivo, che lo distingue qualitativamente dalle altre specie animali. Pertanto contenuti tipici della
cultura sono la filosofia, la letteratura, la religione, la scienza, larte. A questo concetto di cultura
connesso quello di civilt, in quanto designa il progredire cumulativo della cultura nel tempo. Due
ulteriori significati del concetto di civilt, le maniere e la gentilezza dei costumi e il progresso
inteso come processo per stadi, hanno avuto un rapporto ambivalente con il concetto di cultura.
Infatti per un verso sono percepiti come parte integrante della cultura in senso umanistico-spirituale
ma per una altro sono avvertiti in contrapposizione a questo concetto di cultura in quanto ne
comprometterebbero lautenticit. Sotto il profilo antropologico la cultura linsieme di artefatti,
processi tecnici, idee, abitudini e valori; essi costituiscono oggettivazioni dellesperienza umana e
prodotti dellattivit umana, leredit sociale delluomo.
Queste due concezioni divergono in quanto la prima postula la superiorit degli elementi ideali
dellesistenza mentre la seconda mette tendenzialmente sullo stesso piano gli elementi materiali e

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quelli ideali. La cultura nellaccezione umanistico-spirituale si distingue dalla cultura nellaccezione
antropologica e dalla cultura di massa. La cultura di massa pu essere definita come quella specie
di cultura popolare, vale a dire di cultura non dotta(danze, favole ,canzoni), che si afferma in
epoca moderna, essendo veicolata da mezzi moderni di comunicazione di massa(televisione,
dischi). La cultura di massa non coincide rigorosamente con la cultura trasmessa dai mezzi di
comunicazione di massa.
Una peculiare concezione di mondo lideologia. Lideologia il complesso di valori, credenze,
opinioni, atteggiamenti, che attengono alla natura delluomo, della societ e specificatamente del
divenire storico-politico, condiviso dai membri di un settore della societ(una classe sociale)che
si qualifica per i suoi rapporti con la struttura del potere politico e sociale. Lideologia connette
tipicamente le dimensioni della ragione e dellinteresse: la sua funzione primaria di giustificare la
posizione del settore di societ considerata allinterno della societ medesima oppure di giustificare
le azioni miranti a migliorare la posizione del settore di societ considerato, nonch a cambiare la
societ stessa. Caratteristica primaria dellideologia lirrilevanza della verificabilit empirica delle
sue componenti cognitive: unico criterio di rilevanza lefficacia nello svolgere la funzione di
giustificare.
3.2
La religione un fenomeno di rilevanza sociale molto elevata, tale da essere al centro della
riflessione sociologica. La religione fornisce risposte a domande a cui difficile dare una risposta
razionale. Essa interpella lintelletto, lazione e il sentimento: come tale consiste in un insieme di
credenze e di riti; un ordine di realt chiamato soprannaturale o ultrasensibile che le varie religioni
hanno definito in modi diversi: una realt popolata da una costellazione di spiriti che personificano
le forze della natura o le anime dei morti; una realt presidiata da una forza etica o cosmica
impersonale; una realt incentrata su una divinit che trascende radicalmente il cosmo.
La religione consiste in credenze, cio giudizi sulla realt del mondo trascendente lesperienza
empirica, e in riti, cio nel compimento e nella partecipazione della ripresentazione di azioni e di
eventi compiuti da entit soprannaturali o a questi riferiti. Presenta punti di contatto con altri
fenomeni sociali come il tab o la magia; una caratteristica della religione la globalit dei suoi
riferimenti. Sotto il profilo storico-sociale la religione ha costituito il fondamento, il tessuto
connettivo e lorizzonte di rifermento per lintera societ nelle epoche pre-moderne ma anche in
quelle moderne e contemporanee.
3.3
La caratteristica preminente che la cultura presenta per la sociologia sono le idee o concetti, ovvero
le parole; ci sono altri due elementi costitutivi dei fenomeni culturali: la rappresentazione e la
percezione.
Il nucleo del fatto sociale(loggetto dello studio della sociologia) costituito dallinsieme delle
rappresentazioni che sono comuni ai membri di una societ: esse costituiscono il contenuto della
coscienza collettiva e hanno carattere normativo. Questo insieme di rappresentazioni risulta
integrato in una rappresentazione unica dellordine sociale; si tratta di una rappresentazione
idealizzata della societ che si spiega con il fatto che lordine sociale rappresentato costituisce un
modello di condotta,cio un insieme di norme etiche di carattere deontologico (cio di dover essere
che ha natura ideale). La sfera culturale in cui la rappresentazione di un ordine risulta di cruciale
importanza la religione che poggia sulla rappresentazione dellordine della realt intera, una
visione del mondo; si tratta di un ordine che fondamentalmente meta-empirico.

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La suddetta rappresentazione della realt oggetto di credenza. La religione in stretto rapporto, e
ambivalente,con lordine sociale esistente: pu legittimarlo o contestarlo. La qualit vividamente
rappresentativa della religione sono i miti (atti di straordinario valore che sono oggetto di
narrazione) che vengono memorizzati dalla societ di riferimento mediante la sua rappresentazione,
che avviene nel rito.
Nel Novecento questo senso della religione fu sfruttato dai regimi totalitari. Questa rinascita poggia
su un vuoto interiore in quanto i partecipanti alla rappresentazione (folle solitarie) sono individui
che si riflettono nel leader. Un altro tipo di rappresentazione quella che ha per oggetto lordine del
singolo individuo nonch lordine dellinterazione. In tale ambito gli individui si riconoscono
attraverso le immagini di se che proiettano negli altri. Queste immagini diventano un io-specchio,
cio rappresentano lidealizzazione che ci facciamo di noi stessi.
Quelle visualizzazioni e inquadramenti del mondo che hanno il carattere della percezione di
situazioni empiriche hanno il loro ambito di riferimento nella realt della vita quotidiana, che
organizzata intorno al qui del mio corpo e alladesso del mio presente. Il mio interesse decresce
al crescere della distanza delle cose dal mio centro dazione. Ci che rilevante la porzione di
mondo circostante, che oggetto tipico della percezione, e non gi il mondo nella sua totalit, che
oggetto tipico della rappresentazione.
3.4
La sociologia studia gli stili di vita dei gruppi sociali; questi possono differenziarsi dal punto di
vista orizzontale e dal punto di vista verticale. La sociologia classica si concentra sulla
differenziazione verticale degli stili di vita; essa ha definito i gruppi sociali caratterizzati da uno
stile di vita come ceti, individuando il criterio caratterizzante questi ceti nel diverso grado di
considerazione sociale. I ceti privilegiati sono oggetto di una considerazione che fondata sul modo
di condotta di vita: nelle societ aristocratiche lo stile di vita irradiava uno splendore ideale che
derivava da una reputazione e dallonore riconosciuti ad essi dalla societ; nelle societ borghesi si
passa da uno splendore ideale a uno pi prosaico: il consumo, componente essenziale del proprio
stile di vita il consumo vistoso. Con lavvento dei consumi di massa si modificato il quadro di
riferimento. Le differenze verticali si fondano sempre pi sul diverso ammontare del capitale
culturale a disposizione invece che sulla considerazione sociale. Ma soprattutto la societ dei
consumi, sempre pi egualitaria sotto il profilo psicologico-culturale, svuota le distinzioni
qualitative di ceto e genera un complesso intreccio di livellamento tra gli stili di vira e nel contempo
di differenziazione e individualizzazione degli stessi. I beni di consumo non sono pi visti come
oggetti da usare ma come entit che simbolizzano uno stile di vita. Tutto ci legato ai nuovi
meccanismi pubblicitari che stabiliscono associazioni tra beni di consumo e immagini di stili di
vita.
3.5
La sociologia considera il diretto come un principio di organizzazione e una tecnica di controllo
della societ. Il suo fine ultimo linstaurazione e il mantenimento di un ordine sociale, garantito in
ultima istanza da un apparato coercitivo (tutto questo alla luce di una nozione di giustizia professata
dalla classe dominante e accettata in misura pi o meno ampia dai consociati). Gli aspetti
sociologici del diritto sono:
- i fattori che condizionano la formulazione di un determinato ordinamento giuridico;
- le conseguenze sociali e culturali delle norme emanate
- i gruppi che concorrono al funzionamento della giustizia.

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Di qui la rilevanza del diritto nelladempiere a una serie di funzioni centrali per la creazione o la
trasformazione dellordine sociale:
a) regolamentazione dei comportamenti per garantirne la prevedibilit, lintegrazione e
lefficienza sia dei cittadine che delle pubbliche amministrazioni;
b) realizzazione di ideali di giustizia nei rapporti tra i consociati e tra i consociati e lo Stato;
c) prevenzione e soluzione di molti tipi di conflitto tra individui, gruppi e associazioni.
Insieme alle funzioni sociologicamente rilevanti ci sono anche le disfunzioni del diritto, cio gli
effetti non previsti, non voluti e negative delle norme entrate in vigore:
a) la proliferazione e lespansione degli apparati amministrativi, la crescente complessit
dintegrazione e di applicazione delle norme giuridiche richieste dallodierna societ
complessa;
b) la complicazione imposta dalle norme giuridiche alla vita sociale;
c) la produzione di devianza sociale, allorch le norme giuridiche definiscono illegali taluni
comportamenti che non sono evidentemente lesivi dellordine sociale ha come conseguenza
di etichettare consociati come devianti sociali ed esporli alla vita criminale
d) linterferenza e lintralcio di norme giuridiche emanate dagli organi statuali sui processi di
globalizzazione dei rapporti sociali.
In una prospettiva storica risultano sociologicamente rilevanti il rapporto tra norme e ordinamenti
giuridici e i fronti di conflitto sociale.
3.6
Utilizziamo il concetto di arte in senso ampio, anzich ristretto alle arti figurative e plastiche. In
sociologia larte riguarda unampia variet di fenomeni.
1) Larte come specifica articolazione della cultura in senso umanistico-spirituale:
a) come espressione della soggettivit dellartista;
b) rappresentazione in senso lato del mondo;
c) testo;
d) espressione differenziata della struttura ontologica della realt ovvero prodotto della
facolt creativa dello spirito.
2) Larte come processo produttivo: come prodotto di un soggetto; sotto questo profilo la
sociologia studia il rapporto tra lartista e la societ e larte come processo
produttivo(produzione economica).
3) La trasmissione dellopera darte: ogni tipo di arte ha un suo tipo di trasmissione(orale, o in
una galleria, in un teatro)
4) La ricezione dellopera darte: funzione pragmatica dellopera darte, cio la persuasione a
fruire di essa. Nelle epoche premoderne questa funzione era trattata dalla retorica. Di
spiccata rilevanza la destinazione dellopera darte come oggetto di un programma politico
e di una politica dello Stato.
Per ci che concerne il pubblico i principali aspetti sociologici sono; i gusti dei fruitori,, la loro
composizione socio-demografica e in particolare la loro distribuzione nella stratificazione sociale ,
il rapporto del pubblico con gli artisti, i critici, il consenso e il dissenso verso le politiche dellarte.
Rientrano nellambito della ricezione dellopera:
a) il rapporto tra arte e sistema scolastico e universitario
b) il rapporto dellarte con la politica.
Inoltre sono di notevole importanza due grandi aree tematiche: la prima relativa agli aspetti pi
distinti qualitativamente e pi dotti dellopera darte, la seconda relativa agli aspetti pi suscettibili
di valutazione quantitativa, e concernenti larte popolare.
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La scienza lattivit umana orientata sistematicamente alla conoscenza del mondo empirico. Il fine
della scienza la descrizione e soprattutto la spiegazione degli accadimenti del mondo empirico;
una conoscenza di fenomeni ricorrenti nel tempo e nello spazio. La spiegazione il risultato di un
procedimento induttivo, cio di una ricerca conoscitiva che procede dallosservazione di casi
particolari al riconoscimento di una legge generale. La spiegazione costituisce il fondamento della
precisione, o prognosi, che invece un procedimento deduttivo perch deduce da una legge la sua
applicazione a particolari ubicati nel futuro. Inoltre la scienza rappresenta un fenomeno storico di
natura intellettuale che ha esercitato ed esercita uninfluenza immensa sulla societ e sulla storia.
CAPITOLO VIII: La struttura sociale
8.1
Tra i membri che compongono ogni collettivit esistono molteplici differenze oggettive. La
sociologia utilizza il termine differenzazione sociale: la differenziazione sociale pu essere definita
come il processo tramite il quale le parti di una collettivit acquisiscono identit sociali distinte in
termini di funzione, attivit, cultura, potere e altre caratteristiche socialmente rilevanti.
Il termine differenziazione ha assunto due fondamentali significati:
a) in primo luogo, secondo lo schema parsoniano, la differenziazione ha indicato lincremento
della complessit sistematica della societ;
b) in secondo luogo, la differenziazione ha identificato laumento dei livelli e dei tipi di potere,
di autorit, di ricchezza, di prestigio in una data collettivit sociale. In questa accezione la
differenziazione tende a diventare sinonimo di stratificazione sociale.
La struttura sociale consiste nei diversi generi e gradi di differenziazione e di interdipendenza delle
posizione occupate da un certo numero di individui.
Le tipologie di differenze osservabili si possono identificare in quattro gruppi di differenze tra gli
individui e tra i gruppi di una societ:
- le differenze di attivit, di lavoro, di professione;
- le differenze di cultura, appartenenza etnica, religione, nazionalit, educazione;
- le differenze di obblighi morali e giuridici, norme di comportamento, prescrizioni di
ruolo;
- le differenze di risorse sociali ricevute e di ricompense legate al ruolo.
una caratteristica fondamentale dei processi di differenziazione sociale quella di innestarsi su altre
differenze preesistenti che vengono definite basi della differenziazione. Le pi importanti differenze
naturali sono le propriet e gli attributi inerenti al genere, allet, ai tratti somatici, al territorio.
Precisando in modo pi analitico i fattori di differenziazione che agiscono sulla societ
contemporanea vediamo che i pi rilevanti sono:
a) la legislazione
b) il lavoro
c) la spendibilit sul mercato delle capacit possedute da un individuo o da gruppi di individui
d) il potere economico e politico
e) laccumulazione e la gestione del capitale accumulato
f) le dimensioni della societ
g) la tecnologia.
Se il concetto di differenza richiama lalterit e leterogeneit il concetto sociologico di
disuguaglianza il reciproco dellideale di uguaglianza.

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Le differenze oggettive vengono socialmente definite come disuguaglianze quando evidenziano il
possesso minore o maggiore di risorse socialmente rilevanti.
Si pu dire pertanto che la disuguaglianza sociale si caratterizza come ogni differenza nei
privilegi, nelle risorse e nei compensi goduti, considerata, da un gruppo o da una subpopolazione, come ingiusta e pregiudizievole per la riproduzione e lo sviluppo delle potenzialit
degli individui della collettivit; una differenza che oggettivamente misurabile e
soggettivamente percepita.
Le disuguaglianze presentano un aspetto oggettivo, lineguale distribuzione di una risorsa sociale
rilevante, e un aspetto soggettivo, non conformit ai criteri di giustizia sociale, dei diritti acquisiti.
Le diseguaglianze, come le differenze, si manifestano entro una societ e tra societ diverse
collocate in differenti aree regionali.
8.2
La valutazione differenziale e lattribuzione differenziale di compensi e privilegi alle posizioni
sociali stata diversamente interpretata in sociologia. Esiste uninterpretazione valutativa della
stratificazione sociale che insiste sul valore che una societ attribuisce a certe posizioni nella sua
struttura. Una seconda interpretazione della stratificazione sociale che mette laccento sul potere
collegato alle diverse posizioni sociali. Si tratta di letture che sottolineano due aspetti irriducibili e
compresenti nei processi allocativi e distributivi delle risorse sociali. importante sottolineare che
ambedue le interpretazioni riferiscono la stratificazione della societ in posizioni con status
diseguali a una qualche forma di differenziazione sociale. Nelle societ industriali avanzate la
stratificazione sociale caratterizzata da una spiccata multidimensionalit. La disuguaglianza si
presenta come un processo sociale.
In ogni caso, reddito, prestigio, potere e istruzione costituiscono le dimensioni della disuguaglianza
di gran lunga pi importanti delle altre.
Ogni formazione sociale presente proprie forme di disuguaglianza e propri caratteristici fattori di
disuguaglianza. Nelle formazioni sociali moderne peculiare la prevalenza degli status acquisiti su
quelli ascritti. Questo fa si che possano manifestarsi processi di mobilit sociale da uno status
allaltro. Nelle societ contemporanee le disuguaglianze acquisite non hanno cancellato altre
disuguaglianze collegate a caratteristiche ascrittive degli individui. Le differenze sociali collegate a
queste caratteristiche naturali dei soggetti si tramutano in disuguaglianze quando a esse vengono
associate norme e pratiche di esclusione.
La complessit della societ contemporanea ci obbliga ad abbandonare ogni visione semplicistica e
meccanica della disuguaglianza e suggerisce di ragionare in termini di caratteristiche strutturali o di
dimensioni molteplici della stessa.
8.3
Allallocazione delle risorse economiche presiedono istituzioni come il mercato, lo Stato e la
comunit, che ne regolano la produzione e la distribuzione: la regolazione delle azioni economiche
costituisce di conseguenza un fattore di disuguaglianza. Le tre istituzioni fanno riferimento a tre
principi essenziali: rispettivamente, lo scambio, la redistribuzione e la reciprocit. Lo scambio di
mercato il trasferimento di un bene che ha un valore economico da un venditore a un compratore
in cambio di denaro. La redistribuzione comprende un trasferimento di risorse e di beni a un centro
e a una ripartizione di essi tra i membri della societ. La reciprocit la prestazione di servizi o la
cessione di beni materiali con la previsione di avere successivamente una restituzione di servizi o
beni. I confini tra ambiti regolati da mercato, Stato e comunit sono mutevoli.

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Le disuguaglianze esistono in ogni tipo di societ umana dove si trovano prevalentemente
disuguaglianze strutturate basate sul genere o sullet.
La struttura fondamentale della disuguaglianza sociale pu essere considerata la stratificazione delle
occupazioni, che, presentandosi in modo relativamente stabile, caratteristica di ogni formazione
sociale data: la stratificazione delle occupazioni assume peculiarit diverse in relazione al modo di
produzione, alla cultura e alla politica dominanti.
La stratificazione delle occupazioni loggetto e il risultato del conflitto da parte dei membri della
societ. La divisione del lavoro si presenta come una delle maggiori forme di differenziazione:
la divisione del lavoro pu essere letta sia come differenziazione del lavoro globalmente
necessario per la riproduzione e lo sviluppo della societ, sia come suddivisione delle attivit
fondamentali in arti, mestieri e professioni autonomi, distinti e sempre pi specializzati.
Nella tradizione sociologica si sono concettualmente distinti questi fenomeni di differenziazione del
lavoro, solitamente disegnati come divisione del lavoro sociale, dai fenomeni di
separazione/scomposizione verticale delle mansioni e di subordinazione gerarchica tra le stesse
allinterno di unazienda, qualificati come divisione del lavoro tecnica.
La divisione del lavoro molto avanzata nelle maggiori societ industriali. Anzi, le professioni in
particolare hanno assunto rilevanza crescente nelle societ contemporanee. Le professioni sono
occupazioni intellettuali socialmente idealizzate che applicano sistemi di conoscenza formale in
mercati chiusi o protetti.
I principali fattori che presiedono alla divisione del lavoro sono riconducibili a:
- lutilit o superiorit della prestazione;
- la valutazione sociale delle occupazioni;
- il potere.
8.4
Le principali disuguaglianze in una societ sono connesse alle sue fondamentali strutture
economiche e politiche. Se il potere costituisce in qualche modo il cuore della politica di deve
partire da una sua definizione pi precisa.
Il potere costituisce la possibilit/capacit di un soggetto di far valere entro una relazione sociale
in modo intenzionale e con mezzi e risorse adeguate la propria volont, vincendo anche le
resistenze dellaltro soggetto.
Un attore ha potere quando ha la disponibilit o il controllo di risorse e mezzi.
necessario distinguere il potere dalla forza: questultima un concetto pi limitato del potere che
pu essere esercitato anche a prescindere dal ricorso alla forza.
Un aspetto rilevante del potere la legittimit. Possiamo distinguere un potere non-legittimo e un
potere legittimo, cio lautorit. La legittimit rappresenta una risorsa di importanza cruciale poich
permette di governare il sistema con minore spreco di altre risorse.
Esistono diversi meccanismi di legittimazione del potere che Weber indica nel: carisma, nella
tradizione e nella razionalit: lautorit carismatica si fonda sulla devozione e sulla fedelt a una
persona; lautorit tradizionale si basa sulle tradizioni, i costumi e i valori gi esistenti nella societ;
lautorit razionale-legale si basa sullesistenza di determinate regole e posizioni formali.
Questultimo il caso dellautorit statale nelle moderne democrazie. In esse il potere consiste nella
capacit di elaborare, selezionare e introdurre nella competizione politica interessi e identit sociali.
La traiettoria evolutiva dei moderni sistemi politici passata attraverso tre tipi di cittadinanza:
- quella civile
- quella politica
- quella sociale.
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La cittadinanza sociale stata realizzata grazie allavvento dello Stato sociale.
Il ripensamento dello Stato sociale deve oggi fare i conti con alcuni mutamenti strutturali e culturali,
riassumibili nei termini seguenti:
- la globalizzazione delleconomia;
- gli squilibri demografici;
- le trasformazioni del lavoro;
- il rapporto pesantemente squilibrato tra prelievo fiscale e spesa pubblica;
- il deficit di legittimazione di un sistema pubblico di protezione sociale;
- la crisi etnico-culturali.
CAPITOLO IX: Larticolazione delle differenze
9.1
Le differenze ascritte sono quelle ereditate per nascita, cio linsieme dei vantaggi e svantaggi
che conseguono dal nascere di genere maschile o femminile, nellambito di un determinato
sistema sociale, con un certo censo, in una famiglia appartenente a un determinato strato socioculturale e cosi via. Le differenze acquisite derivano, invece, dal comportamento che un
individuo mette in atto nel corso dellintera esistenza, e in primo luogo, per quanto concerne la
nostra societ attuale, dalle scelte e dalle performance che connotano il suo percorso formativo e
professionale.
Levoluzione sociale si accompagna a un progressivo ridimensionamento dellimportanza delle
variabili ascritte a vantaggio di quelle acquisite. Nelle societ moderne occidentali da esse che
deriva la distribuzione di ricchezza, prestigio e potere. Ma anche nelle societ pi aperte e
democratiche, lo status ascritto mantiene unindiscutibile rilevanza. Perci pi che del declino delle
variabili ascritte opportuno parlare del forte intreccio tra esse e le variabili acquisite, tanto che
divento impossibile scindere con precisione il peso di ciascuna di esse nella determinazione della
posizione sociale individuale.
Un dato caratteristico della societ attuale lelevata mobilit tra status diversi(sia verso lalto che
verso il basso). La turbolenza del sistema economico, insieme ai contraccolpi del progressivo
smantellamento degli apparati di welfare, rende infatti pi generalizzato il rischio di conoscere una
regressione di stato.
Le differenze che corrispondono a tratti ascritti che sono stati interessati nella fase pi recente da
profonde evoluzioni sono: letnia di appartenenza e il genere(per let c un diverso discorso).
Queste hanno unindiscutibile rilevanza: la prima in termini di accesso alle risorse e alle opportunit
e la seconda in termini di divisione del lavoro. Il mutamento delle caratteristiche delle posizioni
sociali associate a tali differenze necessita di incidere su modelli culturali radicati che richiedono
tempi lunghi per poter essere modificati.
9.2
Letnocentrismo, cio la convinzione della superiorit del proprio gruppo in rapporto agli altri,
costituisce un tratto culturale presente in tutti i sistemi sociali ed ancora profondamente radicato;
costituisce un elemento imprescindibile e costitutivo della stessa identit di gruppo.
Il termine etnia indica un insieme di individui che condividono una comune origine geografica e
di discendenza (reale o simbolica), una lingua e una cultura, cio un complesso di valori e
modelli di comportamento.
Il territorio non pu essere considerato un elemento costitutivo delletnia a causa della mobilit
geografica. Il ricorso al termine etnia preferibile a quello di razza. Questultimo comunemente
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usato per indicare un raggruppamento di persone con comuni aspetti fisici ereditari: in base a una
convinzione ancora piuttosto radicata esisterebbero diverse razze umane. In realt la biologia ha
definitivamente appurato come le differenze fisiche si riducano a differenze di aspetto esteriore,
risultato di una lunga storia di contatti e incroci tra popolazioni diverse. La razza non ha dunque un
fondamento biologico ma , al pari delletnia, un concetto socialmente costruito.
Le differenze razziali tendono a essere indebitamente associate a peculiari caratteristiche di
personalit e comportamento da un lato; dallaltro ad accompagnarsi a forme di disuguaglianza
nella distribuzione della ricchezza, del prestigio e del potere. Il termine etnia preferibile perch da
pi immediatamente conto dellorigine sociale delle differenze, definite etnicamente rilevanti.
Ci sono due fondamentali meccanismi che condizionano i processi allocativi che hanno a che fare
con le differenze etniche: il pregiudizio e la discriminazione. Si tratta di meccanismi che hanno la
tendenza ad associarsi a determinati tratti della personalit.
Va precisato che il pregiudizio si riferisce alle opinioni, ai giudizi, agli atteggiamenti verso i
membri di un diverso gruppo etnico, generalmente minoritario, laddove la discriminazione si
riferisce ai comportamenti effettivi e produce lesclusione di alcuni individui da determinate
ricompense e opportunit. Tra pregiudizi e discriminazioni sussiste un legame. Anche se non di tipo
diretto: la discriminazione, per esempio, pu essere evitata per ragioni di convenienza economica o
perch la legge lo vieta; lazione concreta guidata sia dalle intenzioni del soggetto che agisce, ma
anche dalle norme sociali,dalle circostanze contingenti, dalla valutazione soggettiva della
situazione.
Il pregiudizio unidea o un atteggiamento rispetto a un fatto o a un individuo, spesso il frutto di
unerrata generalizzazione che conduce a estendere a tutti gli appartenenti a un gruppo le
caratteristiche riscontrate in qualcuno di essi.
In generale il pregiudizio negativo, riconducendo alle dimensioni della differenza esasperata della
devianza e della minaccia, della competizione per laccesso a risorse scarse o concepite come tali.
La specifica natura del pregiudizio fa si che esso debba essere considerato un attributo di chi lo
formula, non del soggetto o della categoria dei soggetti cui si riferisce; si manifesta attraverso
stereotipi negativi ricorrenti. Si arriva in tal modo alla costruzioni di schemi o di vere e proprie
ideologie. Il razzismo, in particolare, indica lattribuzione di caratteristiche negative in termini di
patrimonio genetico r di specifiche propensioni comportamentali agli appartenenti a un determinato
gruppo etnico.
Nellesprimere un pregiudizio si assume un omogeneizzazione, supponendo che tutti gli
appartenenti al gruppo abbiano gli stessi comportamento. Infine il pregiudizio caratterizzato da
una forte resistenza: infatti il frutto di opinioni preconcette che non si modificano neppure di
fronte a unevidenza empirica che le contraddice.
opportuno distinguere tra differenze etniche intrasocietarie e differenze intersocetarie. I processi
di differenziazione su base etnica e di formulazione di pregiudizi si verificano a prescindere dal
contatto diretto; soprattutto in una situazione di convivenza sul medesimo territorio che i
pregiudizi prendono corpo traducendosi in atteggiamenti discriminatori.
Si pone un problema di regolazione della convivenza etnica. Latteggiamento della popolazione
ospite dipende da differenti fattori che hanno in particolare a che vedere con il complesso di
relazioni politiche, culturali, economiche che si sono storicamente sedimentate tra i due paesi.
Per quanto riguarda i processi integrativi, i concetti pi ricorrenti sono quelli di integrazione e
assimilazione.
Lassimilazione generalmente intesa come il processo attraverso il quale lo straniero
interiorizza i modelli di comportamento e gli orientamenti valoriali della societ ospite, laddove
lintegrazione concerne precipuamente la sfera socio-economica e implica ladozione di modelli
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di comportamento e il raggiungimento di condizioni di vita che riducono i rischi di segregazione
e di conflitto senza per addivenire a una completa conformit culturale.
Lassimilazione comporta il sostanziale abbandono della cultura dorigine, mentre lintegrazione
accetta ed eventualmente valorizza il pluralismo culturale.
Lacculturazione, infine, descrive il processo interattivo attraverso il quale due gruppi differenti
selezionano e parzialmente trasformano alcuni tratti della cultura con la quale sono entrati in
contatto, adottandoli nel proprio sistema culturale di riferimento.
La configurazione, i tempi e gli esiti di questi processi integrativi dipendono da unarticolata serie
di fattori e di condizioni. Un primo ordine di fattori rinvia al divario tra societ di origine e quella di
approdo; altri elementi concernono le caratteristiche specifiche dei soggetti che emigrano e della
societ che li accoglie. Un ruolo particolare va attribuito alle politiche integrative. Va rilevata la
sostanziale inattendibilit di nozioni come quella della soglia di tolleranza. In casi di degrado
sociale la presenza degli immigrati tende a essere mal sopportata dalla popolazione che li assume
come capri espiatori: processi disintegrativi che vanno dalla stratificazione su base etnica della
societ, alla discriminazione, alla segregazione sociale e territoriale.
Nella tradizione europea ed extraeuropea si possono individuare differenti modelli di regolazione
della convivenza interetnica: la totale assimilazione dellimmigrato ai valori e ai modelli di
comportamento della societ di arrivo (Francia); una permanenza solo temporanea, funzionale alle
contingenti esigenze del sistema produttivo del paese dimmigrazione (Germania).
Ma si avverte la necessit di definire nuovi criteri che presiedano allaccesso ai diritti e alle
opportunit di inclusione sociale.
9.3
Le differenze di genere e di et sono concetti relativamente nuovi nella riflessione sociologica; sia il
genere sia let sono state considerate quali variabili strutturali allinterno di indagini empiriche.
Genere ed et sono aspetti cruciali del processo di mutamento sociale e sono state rivalutate di
recente in sociologia. A proposito del genere, gli stessi Marx, Durkheim e Weber si rivelavano
fortemente improntati a questa concezione, ancorata al pensiero del XIX secolo.
grazie alla cosiddetta seconda ondata del femminismo negli anni 70 che il gender, inteso come
costruzione sociale dellidentit sessuale maschile e femminile, entra a pieno titolo nel dibattito
teorico delle scienze sociali. Il genere acquisisce un ruolo cruciale nel descrivere il punto di vista
delle differenze in generale.
Le differenze di genere indicano la diversa costruzione sociale dellidentit maschile e femminile.
Esse non danno pertanto riferimento a una differenza biologica, quanto piuttosto alle asimmetrie
che, sia sul piano della concettualizzazione, sia su quello della ricerca empirica, si verificano
nellesperienza degli uomini e delle donne.
La riflessione teorica contemporanea sulle differenze di genere si gradualmente spostata verso la
loro analisi in rapporto ad altri aspetti delle disuguaglianze sociali e ci si resi conto che il genere
una fonte assai pi determinante degli altri fattori nello stabilire disuguaglianze sociali.
Le differenze di genere giocano un ruolo determinante in ogni aspetto della vita sociale e culturale
dal momento che il genere una delle categorie fondamentali attraverso cui codifichiamo
lesperienza.
Come nel caso delle differenze di genere, anche quelle di et sono state sempre considerate nel
passato un fatto naturale e solo recentemente sono state accettate come fattori determinanti nella
formazione di disuguaglianze.
Le differenze di et costruiscono, infatti, categorie sociali caratterizzate dallorganizzazione del
ciclo di vita e dalle relazioni degli individui socialmente riconosciuti come appartenenti a quel

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determinato gruppo di et; gli individui, nelle diverse fasi del loro ciclo vitale, sono soggetti
pertanto a diverse norme sociali e a diverse aspettative da parte dei gruppi e degli altri individui
con cui interagiscono.
La discriminazione basata sullet marca i confini tra diversi gruppi attraverso meccanismi di
disparit nella distribuzione delle risorse e nella gestione del potere. Questi confini vengono poi
garantiti dalla creazione di stereotipi legati alle capacit che ogni individuo in grado di mettere in
atto in ogni fase della sua vita.
Solo nei contesti storici e sociali si possono determinare e modificare comportamenti degli individui
a seconda delle diverse fasi del loro ciclo di vita; la differenza di et deve essere sempre considerata
insieme alle altre variabili che determinano la posizione sociale di un individuo.
Let diventata un tema sociologico in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione:
dallo studio delle subculture giovanili allemergere del concetto di gap generazionale.
La differenziazione di genere e di et sono costruite e gestite come un processo simbolico in cui
entrano in gioco molteplici fattori.
Si pu affermare che le differenze di genere e di et sono tematiche determinanti nella riflessione
sociologica, in quanto essenziali nel fornire nuovi punti di vista su fenomeni sociali erroneamente
dati per scontati nel passato.
CAPITOLO X: La stratificazione sociale
10.1
Il termine stratificazione sociale sta a indicare che le societ sono formate da strati sovrapposti.
Si pu pertanto definire la stratificazione sociale come la distribuzione di individui o gruppi su
una scala di posizioni sociali tra loro distinte in base al possesso di risorse socialmente rilevanti,
sia economiche, sia politiche, sia simboliche.
Vanno tenuti presenti tre aspetti rilevanti:
1) il concetto di stratificazione sociale intreccia elementi oggettivi come la ricchezza e
soggettivi e simbolici come il prestigio
2) la stratificazione implica una gerarchia e una relazione di reciprocit tra gli strati
3) le principali risorse sociali che contribuiscono a definire il profilo della stratificazione sono
la ricchezza, il potere e il prestigio, ed esse tendono a istituire delle coerenze.
10.2
La sociologia studia da tempo il fenomeno delle differenze sociali. Dobbiamo prima richiamare la
differenza tra: fattori ascritti,ovvero determinati dalla nascita e indipendenti dalla volont, e fattori
acquisiti, ovvero influenzabili da parte degli individui. Il passaggio da una stratificazione bloccata,
determinata da fattori ascritti a una pi fluida e mobile, in cui prevalgono i fattori acquisiti, un
caposaldo della sociologia classica.
Tocqueville pensava che la societ moderna comportava un aumento dellindividualismo. Della
mobilit sociale, della competizioni per laccesso alle posizioni pi remunerative, con la progressiva
frantumazione delle identit collettive. Secondo S. Maine un passaggio dallo status al contratto,
ovvero da una societ in cui si appartiene per nascita a un determinato stato a una cui la libera
contrattazione tra gli individui ad attribuire ricompense e collocazioni sociali.
Durkheim propone uninterpretazione della societ moderna che combina differenzazione degli
individui e integrazione sociale. Nelle societ tradizionali gli individui si assomigliano e sono
intercambiabili. Ci che li tiene insieme una solidariet meccanica basata sulla coscienza
collettiva. Invece nella societ moderna la divisione del lavoro porta gli individui a differenziarsi.
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La specializzazione che ne deriva produce lesigenza di avvalersi del contributo di altri: nasce cosi
la solidariet organica.
Corollario di questa posizione una visione armonica e a-conflittuale della stratificazione sociale.
Questo approccio pu essere definito integrazionista e viene sviluppato nel 900 dallo
strafunzionalismo di Parsons: il sistema sociale concettualizzabile come un insieme integrato di
status-ruoli, ove lo status indica la posizione sociale dellindividuo, mentre il ruolo indica linsieme
degli obblighi e delle incombenze connessi allo status corrispondente. Gli status-ruoli si
concatenano, producendo una societ integrata, in cui alcune posizione sociali sono considerate pi
importanti di altre e ricevono ricompense maggiori. La scala di stratificazione vigente in una
determinata societ influisce sulla stratificazione di fatto e determina le differenze nella struttura
della stratificazione in societ. Essendo la stratificazione basata sugli status-ruoli degli individui, ne
consegue che le posizioni possono essere modificate attraverso liniziativa individuale. La
collocazione in una determinata posizione sociale non rigida e immobile, in secondo luogo, la
stratificazione viene vista come una sorta di scala fatta di molte posizioni, certamente disposte in
una gerarchia, ma non separate le une dalle altre in maniera netta. Un terzo aspetto che le
differenze sociali sono molto legate alla valutazione dellimportanza relativa delle diverse posizioni
sociali e quindi a dimensioni culturali e normative.
La visione funzionalista della stratificazione comporta anche lo sforzo di spiegare e giustificare
razionalmente lesistenza delle disuguaglianze. Secondo i funzionalisti in ogni societ esistono
occupazioni che rivestono unimportanza maggiore di altre che normalmente richiedono
competenze pi sofisticate. Nella tradizione sociologica esiste per un altro approccio alla
stratificazione, secondo cui essa rivela i rapporti di dominio che caratterizzano la societ industriale
capitalista. Secondo questa visione (di Marx) la societ moderna si basa sullo sfruttamento del
lavoro operaio da parte della classe borghese. La tendenza insita nelle leggi delleconomia quella
di una progressiva accentuazione della contrapposizione tra sfruttatori e sfruttati fino allo scontro
finale. Un processo sottolineato dalla riflessione marxista quello della proletarizzazione.
La mobilit individuale in questo schema non ha rilevanza significativa: lunica autentica forma di
mobilit possibile quella collettiva, destinata a verificarsi mediante la rivoluzione. In questo
ambito importante il concetto di classe sociale: si tratta della collettivit degli individui che sono
accomunati dalla stessa condizione nei rapporti di produzione, cio si guadagnano da vivere allo
stesso modo. Gli oggettivi rapporti di classe sono seguiti dalla formazione di una coscienza di
classe. Lapproccio marxiano concentra lattenzione sui fattori economici, e pi precisamente sui
rapporti sociali che si costituiscono nellambito della produzione, come fonte della stratificazione.
Le classi sociali si formano, acquistano coscienza di se stesse, si contrappongono, essenzialmente
nella sfera economico-produttiva. Si tratta di un approccio dicotomico e conflittuale.
SCHEMA
10.3
Una visione pi ampia e comprensiva quella proposta da Weber. Egli accetta in parte la visione
marxiana ma nello stesso tempo vede allopera, nella strutturazione delle differenze sociali, altri
fattori culturali e simbolici. Weber distingue tre differenti tipi di stratificazione.
Basato sulle classi, intese come gruppi di individui che dalla loro collocazione sul mercato
ricavano dei redditi che, impiegati nella sfera del consumo, determinano le loro chance di
vita. La situazione di classe dipende dal suo potere di disposizione. Si distinguono classi
possidenti e classi acquisitive. Le prime derivano la loro posizione dalle differenze di
possesso di beni economicamente rilevanti mentre le seconde derivano le proprie chance di

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vita dal loro inserimento nel mercato. Unulteriore distinzione tra classi compiutamente
1) acquisitive: capitalisti (positivamente privilegiata) e salariati(negativamente privilegiata),
altri gruppi sociali come gli impiegati sono definibili come classi limitatamente acquisitive.
2) Basato sugli stati o ceti, considerati come i gruppi sociali a cui un individuo appartiene
usualmente per nascita, e a cui rimane legato attraverso ladesione a un codice donore che
ne influenza lo stile di vira e ne circoscrive la libert dazione. I ceti sono pi influenzati
dalla partecipazione a determinati consumi. Chi vuole entrare a far parte di un certo ceto
dovr anzitutto imitarne lagire di consumo.
3) Legato alla diseguale distribuzione del potere e sta a indicare il fatto che alcuni gruppi
sociali sono pi in grado di altri di imporre i propri progetti e anche di influenzare i
comportamenti altrui. Weber parla in proposito di classe politica o di partito, laddove altri
sociologi hanno introdotto il concetto di lite.
10.4
Dahrendorf pur accettando la dimensione del conflitto come costitutiva dei rapporti sociali
sosteneva che nelle societ industriali moderne, definite post-capitalistiche,industria e societ
tendevano a dissociarsi. Il conflitto di classe perdura ma ha per oggetto i rapporti di autorit anzich
quelli economici. Offe afferm che lindebolimento della relazione tra prestazione e reddito da
lavoro, proprio per laccresciuto peso di meccanismo di tipo politico. Anche il legame tra reddito e
chance di vita si indebolito per via dellimportanza dei bisogni non soddisfacibili individualmente
sul mercato, ma dipendenti da fornitori pubblici. Nascono cosi nuove forme di disuguaglianza dati
dalle possibilit di accesso a beni e servizi distribuiti per via politica. I nuovi attori sono quelli che
Offe definisce gruppi situazionali, soggetti a deprivazioni e frustrazioni dipendenti da situazioni
biografiche marginali relativamente indipendenti dai redditi: donne, anziani, minoranze etniche.
Secondo Touraine i nuovi movimenti sociali degli anni 70 avevano origine non tanto in uno status
acquisito sul mercato quanto piuttosto in uno status ascritto.
Nei primi anni 80 stata individuata nella societ italiana la compresenza di due fenomeni: uno
politico-strutturale, di allargamento della cittadinanza; laltro, economico-strutturale, di
emarginazione di quote crescenti della popolazione. Ampie aree sociali rimangono estranee alla
penetrazione politico-amministrativa dello Stato, dando vita a unarea produttiva periferica e a
unarea riproduttiva domestica e marginale. Ne deriva un modello a quattro settori della struttura
sociale italiana:
a) un area produttiva - garantita, borghesia industriale capitalistica e classe operaia centrale
b) unarea riproduttiva - garantita, dipendenti pubblica amministrazione
c) unarea produttiva - non garantita, piccola impresa
d) unarea riproduttiva non garantita, economia marginale.
Nel dibattito degli anni pi recenti ha per ripreso quota una visione neo-weberiana della
stratificazione sociale. In cui la collocazione occupazionale e il reddito sono tornati a rivestire un
ruolo determinante e lo stesso concetto di classe sociale pu essere riproposto come perno
dellanalisi della stratificazione sociale.
Queste analisi ripropongono il: concetto di classe sociale, definito come linsieme degli individui e
delle loro famiglie, che, in virt del controllo esercitato su una o pi risorse di potere, occupano
simili posizioni sul mercato e nella divisione del lavoro e che, perci, godono di simili chance di
vita.
NellItalia contemporanea si identificano otto classi sociali:
1) gli imprenditori

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2) i liberi professionisti
3) i dirigenti
4) la classe media impiegatizia
5) la piccola borghesia urbana
6) la piccola borghesia agricola
7) la classe operaia urbana
8) la classe operaia agricola.
Su scala internazionale si osserva poi un inasprimento delle disuguaglianze tra i gruppi privilegiati e
quelli de privilegiati. Per alcuni la globalizzazione delleconomia ha a che fare con questa
accentuazione delle differenze sociali.
10.5
Le peculiarit che contraddistinguono la stratificazione sociale italiana sono:
a) Un primo elemento il ruolo pervasivo della famiglia ascritta e la sua influenza sulle chance
di vita delle giovani generazioni. Gli italiani si sposano sempre pi tardi e tendono a
convivere con i genitori fino al momento del matrimonio.
b) Un secondo dato riguarda la mobilit sociale relativamente scarsa che caratterizza la societ
italiana.
c) Un terzo dato rappresentato dalla forza lavoro indipendente.
d) Lincidenza delle differenza territoriali: in Italia si trovano contemporaneamente alcune
delle regioni pi ricche e con basso tasso di disoccupazione dEuropa, e alcune delle regioni
pi povere e gravate dai tassi di disoccupazione pi elevati.
CAPITOLO XI: La mobilit sociale
11.1
Tra i tratti distintivi delle societ che c laccelerazione dei processi di mutamento sociale.
Diversamente dalle societ tradizionali, le societ moderno-industriali si caratterizzano per il
maggior dinamismo, che poggia su una predisposizione culturale allinnovazione. Le societ
industriali non riuscirebbero a sopravvivere senza rinnovare costantemente i mezzi di produzione. Il
concetto di mutamento ha un grado di generalit e indeterminatezza assai ampio, il concetto di
mobilit ha invece un significato pi ristretto e specifico. La mobilit sociale pu essere definita
come passaggio di un insieme di individui e di gruppi sociali dai gradini pi bassi della
stratificazione sociale a quelli pi alti (e viceversa).
La mobilit coincide con il movimento allinterno di uno spazio sociale, piuttosto che con un
semplice mutamento; si pu parlare di mobilit orizzontale o verticale, che in questultimo caso pu
essere ascendente o discendente, ma comunque riconducibile a un ordinamento gerarchico di
posizioni lungo un continuum, la piramide sociale vieni in pratica immaginata come un insieme
continuo di posizioni sociali che formano strati e gruppi di status.
Pareto elabor una teoria della circolazione delle lite principalmente riferita ai processi di
reclutamento e riproduzione delle classi dirigenti politiche; qui la mobilit coincide con lascesa e il
declino delle lite, dovuti alla presenza o allassenza delle virt pi adatte alla situazione storica e
sociale. Alla concettualizzazioni della posizione sociale in termini di status r di gruppi di status si
contrappone quella di derivazione marxiana che assume le classi come unit di analisi; entro tale
prospettiva i movimenti ascendenti o discendenti passano in secondo piano a favore di una
prevalente attenzione per gli aspetti relazionali tra categorie economico-sociali. La prospettiva

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neomarxiana sostituisce linteresse per la mobilit degli individui tra strati contigui, con quello per
la mobilit delle classi e tra le classi.
Leterogenea composizione delle classi medie e operaie, nonch la diffusa speranza di poter
migliorare il proprio status ha avvalorato lidea di classi come autobus: salgono e scendono soggetti
sempre diversi; questo fenomeno aumenta leterogeneit dei membri di una stessa classe e modifica
i processi di formazione della coscienza di classe.
Lo studio della mobilit sociale risulta strettamente connesso allo studio dei processi di
differenziazione sociale che danno origine alla stratificazione e alla disuguaglianza delle posizioni
economiche, politiche e professionali.
11.2
Anche la mobilit un processo sociale fondamentale. Ci si pu trovare di fronte a due opposti tipi
puri di societ: una societ totalmente immobile oppure una totalmente mobile. Nessuna societ
concreta corrisponde per a questi modelli estremi. Chi si avvicina di pi al modello immobile la
societ castale dellIndia antica, ma anche le societ pi aperte non sono prive di processi di
trasmissione ereditaria. Lintensit e la diffusione della mobilit sociale verticale variano da societ
a societ. I cambiamenti sono tanto pi rapidi e intensi quanto pi le societ attraversano
trasformazioni rivoluzionarie; in questi casi le gerarchie e i filtri politico-sociali preesistenti cedono
il passo a nuove forme di stratificazione e di mobilit; a ogni modo lanalisi storico-comparata di un
lungo periodo consente di affermare che c un andamento ciclico con ondate di maggiori mobilit
che si susseguono con ondate di maggiore immobilit.
Al pari di altri processi sociali, anche la mobilit determinata da agenzie e istituzioni specifiche
che svolgono una funzione di scala (esercito in una dittatura).
11.3
Per studiare la mobilit bisogna definire il punto di riferimento rispetto a cui misurarla; la mobilit
infatti relativa alla posizione sociale occupata. Si pu definire la posizione sociale in base
alloccupazione, al reddito, al prestigio, al potere. La struttura delle posizioni sociali pu essere
intesa come un continuum oppure come sistema dicotomico. Alla prima elementare distinzione tra
mobilit orizzontale e verticale se ne sono aggiunte altre pi specifiche:
- mobilit intragenerazionale(mobilit di carriera) e mobilit intergenerazionale(padri figli)
- mobilit assoluta e relativa
- mobilit occupazionale e mobilit sociale
- mobilit individuale e mobilit di classe.
La tecnica di indagine sulla mobilit sociale stata la survey, vale a dire lindagine campionaria
statisticamente rappresentativa delluniverso.
11.4
Lidea che in tutte le societ industriali avanzate listruzione costituisse un canale privilegiato per
incrementare le opportunit di mobilit sociale ascendente divenuta un luogo comune assai
condiviso. Listruzione per apparsa solo una delle cause e non sempre la pi importante. Gli
effetti dellistruzione dipendono dai punti di partenza di soggetti messi a confronto. Le opportunit
educative dei figli risentono tanto dello status occupazionale quanto dello status culturale dei padri
(effetto tetto ed effetto pavimento). La relazione tra istruzione e mobilit sociale risulta lineare e
positiva solo per le classi medie ma non per quelle estreme. Listruzione media la trasmissione delle
posizioni sociali dorigine e che, a parit distruzione, lorigine sociale differenza la destinazione; in
ogni caso il grado di istruzione non riesce a mettere sullo stesso piano di partenza gli individui. Per
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definire i nessi tra occupazione, istruzione e mobilit occorre storicizzare lanalisi,
contestualizzandola al tipo di societ e al ciclo di sviluppo che essa attraversa. Per esempio la
societ italiana ha sperimentato unascesa generalizzata dei livelli di istruzione.
Il destino professionale dei singoli influenzato sicuramente dalla mobilit strutturale assoluta e
dalla coorte generazionale. La rigida regolamentazione del mercato del lavoro e il proliferare di
difese corporative spiegano perche la mobilit sociale di carriera entro la stessa generazione sia in
Italia pi contenuta. Fino agli anni 70 le societ industriali del mondo occidentale hanno
sperimentato un ciclo di sviluppo economico e sociale assai favorevole, con processi accentuati di
mobilit strutturale ascendente.
Per uno dei paradossi non infrequenti nella realt sociale vengono a trovarsi in questa stessa
condizione soggetti con caratteristiche in parte opposte: coloro che possono scegliere di andare
altrove e coloro che debbono scegliere di andare altrove. Per entrambi i gruppi non mancano
opportunit di mobilit sociale assoluta ma i punti di partenza e di arrivo restano distanti. La
mobilit e luguaglianza raramente coincidono.
CAPITOLO XIV: Lo spazio
14.1
Lo spazio non pu consistere in qualcosa di invariante e oggettivo, in un mero contenuto di
fenomeni. Possiamo dire che:
per lattore sociale lo spazio pu assumere contemporaneamente un aspetto concreto, fatto di
punti, di distanze, di forze necessarie a percorrerlo, lo spazio che materialmente permette e
caratterizza lo svolgersi delle sue azioni. Nondimeno pu avere un significato astratto, cio una
funzione di forma o schema attraverso cui egli coglie la realt.
Il primo aspetto attiene al mondo dellesperienza, il secondo a quello della conoscenza.
Riguardo il primo aspetto Simmel si riferisce alle caratteristiche concrete dello spazio parlando
dellimportanza della dimensione e della densit per la vira dei gruppi. Questo approccio, definito
sociologia formale, ritiene lo spazio come una forma della societ, la quale costituita
essenzialmente da interazioni che ne rappresentano il contenuto. Park invece riteneva che la vira di
una citt fosse strettamente influenzata da fattori spaziali.
Riguardo al secondo aspetto che caratterizza lo spazio allocchio del sociologo, quello astratto e
formale, esso si pu chiarire attraverso una riflessione circa il modo di conoscere la realt: ogni
singolo fenomeno ci appare reale solo in quanto connesso con un punto spaziale fisso, cio gli
attribuiamo una posizione, una forma e una dimensione. Attraverso opportuni segni spaziali noi
diventiamo attori partecipi di un processo collettivo di strutturazione o simbolizzazione della realt,
il quale si organizza nel complesso denominato cultura, estensione del nostro apparato sensomotorio svincolata dai riferimenti spazio-temporali.
14.2
Bisogna distinguere lo spazio fisico dallo spazio sociale, intendendo con ci le due principali
dimensioni che si trovano contemporaneamente in ogni fenomeno socio-spaziale. Pur con la
consapevolezza che ogni fenomeno sociale si svolge in uno spazio fisico e che ogni fenomeno
fisico-spaziale ha una rilevanza sociale.
Lo spazio fisico pu essere definito come la semplice estensione nelle tre dimensioni: illimitato e
astratto, cio depurato da specificazioni materiali. Assoluto o relativo lo spazio fisico omogeneo,
avvicinabile nellambito dellesperienza sensibile e riferibile a indicazioni topologiche come
quantit, qualit, forma o misura. Esso entra nel pieno dellesperienza simbolica e rappresentativa.
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In breve, lo spazio sociale linsieme dei modi duso, delle immagini e dei significati attribuiti a
una porzione di territorio da piccoli gruppi e collettivit. Si definisce attraverso i comportamenti
sociali di chi lo occupa.
Lo spazio sociale e quello fisico si influenzano reciprocamente.
Anche nei comportamenti di difesa del territorio possiamo intravedere lo spazio fisico insieme allo
spazio sociale: sono il segno dello stretto rapporto dellio dellattore sociale con lo spazio fisico
circostante, nel senso del possesso e del controllo.
14.3
Lo spazio organizzato, nel quale trovano posto le diverse strutture della societ, riveste per tutti i
suoi membri due importanti funzioni: quella dellidentit e quella della socializzazione. Il senso di
identit personale si riflette di continuo negli spazi assunti come personali. Vi poi una funzione
integrativa dello spazio che permette lidentificazione nel gruppo sociale, questo avviene con la
socializzazione.
La funzione di identificazione e quella di integrazione sono presenti nelle societ primitive sia nelle
societ industriali e in quelle post-industriali.
Il luogo uno spazio funzionale di piccole dimensioni, unentit unica. Con un contenuto profondo
e significativo che va oltre lesperienza diretta e contingente, produce affezione, memoria,
emozione estetica. Lattore sociale con la sua esperienza quotidiana trasforma gli spazi di vita in
luoghi, cio in campi dazione possibili, dove le intenzioni e le aspirazioni prendono corpo, dove
applica liberamente i propri criteri di giudizio estetico.
Il concetto di non luogo si riferisce a luoghi privi di identit, indefiniti e omogenei dallarchitettura
funzionale e riprodotti in maniera standardizzata.
14.4
Secondo Habermas il mondo vitale linsieme delle conoscenze e delle concrete situazioni nelle
quali lattore sociale svolge gran parte della sua vita quotidiana. Al mondo vitale si contrappone il
sistema sociale, cio linsieme delle attivit impersonali e funzionale, svolte secondo il principio
della razionalit strumentale; persegue obbiettivi come la razionalizzazione e la colonizzazione del
mondo vitale. Secondo Hans Bahrdt nei contesti urbani evidente la presenza di due sfere di
attivit, quella privata e quella pubblica. La vita cittadina si organizza secondo queste due modalit
relazionali che si fronteggiano e si controllano reciprocamente. La compresenza fra azioni private e
pubbliche si riscontra in ogni luogo.
Gli spazi pubblici urbani sono prima di tutto spazi simbolici, caratterizzati da elevata accessibilit e
uniformazione e permettono una comunicazione indiretta, impersonale. Negli spazi privati invece si
riscontra unaccessibilit condizionata, unelevata personalizzazione, nonch il prevalere di
comunicazioni dirette.
Numerosi fenomeni, soprattutto lintroduzione delle tecnologie di comunicazione e luso privato
dellautomobile, lasciano pensare che i tradizionali confini tra sfera pubblica e privata tendano ad
annullarsi nella metropoli contemporanea.
Linterdipendenza fra i due poli dunque sempre attiva sia nelle forme spaziali concrete sia nei
modi duso socialmente diffusi.
14.5
Lo spazio una coordinata ossia una chiave interpretativa per cogliere i significati della realt
sociale e dei suoi fenomeni. Vi sono molti fenomeni interessati dalla dimensione spaziale,
soprattutto tra quelli che si osservano a livello micro, ossia alla portata dellattore.
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Lo spazio interferisce sul comportamento di relazione. Goffman studiava le forme di
comportamento ravvicinato o faccia a faccia, dove lo spazio continuamente chiamato in causa
perch fa da tramite tra lattore e il contesto; secondo lui la vita quotidiana + pregna di norme,
regolamenti, schemi di condotta. Questi moduli di comportamento si esplicano e si ripetono nelle
varie situazioni sociale che si svolgono sempre in un determinato ambito. Lo spazio parla agli attori
il linguaggio dei segni e comunica loro lesistenza delle norme dellinterazione. Lo spazio serve
allattore sociale per controllare il proprio e laltrui coinvolgimento.
Un secondo aggancio tra spazio e agire sociale quello che si viene a creare con il concetto di
azione situata. Ogni azione umana si sviluppa a partire dallo spazio corporeo, che comprende oltre
alle possibilit di movimento anche i meccanismi percettivi, i meccanismi di reazione agli stimoli e
agli ostacoli, le facolt conoscitive. Il corpo necessariamente integrato nel flusso delle attivit
quotidiane. Giddens afferma che le azioni sociali non possono essere pensate solo come somma di
episodi ma sono attivit corporee inserite in un complesso spazio-temporale, una contestualit che
da senso al corpo che si muove. Tutti gli attori in quanto proprietari di un corpo sono posizionati o
situati nel tempo-spazio. Questo posizionamento a sua volta una costante del vivere in societ. Ne
deriva, secondo Giddens, una sorta di corrispondenza tra lagire del singolo e il sistema di azioni nel
quale esso posizionato. Lo spazio un elemento basilare per la vira di relazione perch ne
sottolinea il carattere in buona parte strutturato anzich casuale. Lo spazio insieme al tempo rende
evidente linterdipendenza e la reciprocit tra lazione e la struttura.

CAPITOLO XV: Il territorio


15.1
Possiamo definire il territorio come una porzione dello spazio terrestre di considerevoli dimensioni.
Affrontare lo studio del territorio da un punto di vista sociologico implica quindi, in primo luogo,
analizzare gli insediamenti umani (dove, con questo termine, facciamo riferimento a
raggruppamenti stabili di dimore ed edifici), delle loro caratteristiche e della vita sociale che si
svolge al loro interno.
Un successivo problema che si pone consiste nella distinzione tra linsediamento urbano e
linsediamento non urbano; Max Weber definisce:
la citt come un complesso di case strettamente confinanti, le quali costituiscono un centro abitato
compatto e cos esteso che vi manca la conoscenza personale e reciproca degli abitanti. Ogni citt
un luogo di mercato, cio un centro economico, nel quale anche la popolazione non cittadina
copre il proprio fabbisogno di prodotti industriali e commerciali.
Louis Wirth, a parere del quale perch un insediamento possa essere definito citt, sono necessari
tre requisiti: in primo luogo, un elevato numero di abitanti; in secondo luogo, unelevata densit;
infine leterogeneit sociale, con riferimento al fatto che la vita urbana caratterizzata dalla
presenza di persone molto diverse tra loro.
Sintetizzando lapporto dei due autori, appare possibile individuare quattro requisiti tali da
identificare linsediamento urbano. I primi due sembrano accomunare la definizione di Weber e
quella di Wirth. Gli altri due requisiti paiono, invece, in qualche modo complementari: da una parte
abbiamo quello della centralit, ovvero della capacit, da parte della citt, di esercitare unattrazione
economica sul territorio circostante, di assumere il ruolo di nodo dei flussi di persone, di merci, ma
anche di idee e innovazioni. Dallaltra abbiamo leterogeneit, ossia la variet e la ricchezza della
sua vita sociale, la quantit di opportunit e di situazioni differenti che offre, si parla, altrimenti, di
effetto urbano.
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Lurbanizzazione il processo storico di concentrazione della popolazione nei centri urbani.
Lurbanizzazione pu portare il centro urbano a fondersi con altri centri urbani, ad assimilare nei
propri tessuti le realt insediative circostanti, al punto da estendersi su scala regionale, rendendo
problematica lindividuazione dei confini morfologici di centri abitati che pure, da un altro punto di
vista amministrativo, permangono distinti. Con riferimento a fenomeni di questo genere, sempre pi
frequenti nei paesi industriali avanzati, sono entrati in uso termini quali area metropolitana,
metropoli diffusa, conurbazione e continuo urbano. Diverso dal concetto di urbanizzazione quello
di urbanesimo, con cui si fa riferimento invece ai caratteri sociali e culturali dellambiente urbano.
15.2
La cosiddetta rivoluzione urbana ha luogo nel quarto millennio: si tratta della prima radicale
trasformazione nei modi di vita successiva alla rivoluzione agricola dellet neolitica e dellultima
anteriore alla rivoluzione industriale. Compaiono centri la cui popolazione per lo pi dedita ad
attivit diverse dallagricoltura. Si tratta delle caste sacerdotali e militari, oltre che di una vasta
schiera dartigiani e mercanti, di condizioni pi o meno servile. Questi centri si affermano come
luoghi di scambio economico. Lurbanizzazione premoderna consoce forti limiti di carattere
naturale e tecnologico, legati alla necessit di destinare buona parte della forza lavoro ad attivit
agricole. Ci non ha impedito che, soprattutto il rapporto ai differenti tipi di organizzazione sociale,
si sviluppassero al suo interno modelli urbani molto diversi tra loro e in continua evoluzione, in
relazione alla peculiarit e alle trasformazioni dei contesti sociali politici e culturali.
La rivoluzione industriale ha dato origine a un modello peculiare di citt, che potremmo definire
citt industriale classica. Questultima caratterizzata dalla concentrazione delle attivit produttive
che la porter, progressivamente, a evolversi verso le pur sempre instabili forme attuali. La
concentrazione della popolazione e delle attivit produttive resa possibile, soprattutto a partire
dalla met dellOttocento, dallo sviluppo tecnologico dei mezzi di trasporto e della produzione
denergia. Con il passare del tempo, lo sviluppo dei mezzi di trasporto e della tecnologia delle
telecomunicazioni consente un progressivo decentramento delle attivit produttive e dei quartieri
operai verso fasce periferiche e la destinazione dei centri urbani ad attivit di carattere terziario.
Siamo ormai in una fase contraddistinta da forti processi di inurbamento di popolazione rurale e di
centralizzazione territoriale e produttiva. Un fenomeno che ha caratterizzato, con una crescente
intensit, i processi di urbanizzazione del nostro secolo quello della suburbanizzazione. Negli
Stati Uniti, questultima ha cominciato a interessare i ceti abbienti gi a partire dai primi decenni
del secolo; negli anni compresi tra le due guerre raggiunge dimensioni consistenti e tocca in misura
sempre maggiore anche i ceti medi, per raggiungere lapice negli anni Cinquanta e Sessanta. La
precoce diffusione dellautomobile a livello di massa condizione e, in parte, anche conseguenza di
questo fenomeno, che affonda le proprie radici in atteggiamenti antiurbani abbastanza
significativi nella cultura americana. I sobborghi, caratterizzati dalla presenza di tanto spazio, verde,
casette unifamiliari e strade tranquille, costituiscono, nellimmaginario americano, lo scenario
ideale per la vita familiare. Questo naturalmente non ha mancato di produrre tutta una serie di
problemi per i centri cittadini, che hanno perso abitanti tra le categorie ad alto reddito con le
comprensibili conseguenze di gettito fiscale, trovandosi per, durante il giorno, costretti a fornire
servizi a un consistente flusso di pendolari.
Un fenomeno analogo in Europa occidentale non stato del tutto assente, ma ha avuto dimensioni
assai ridotte, dal momento che i ceti abbienti hanno continuato in larga misura a preferire, come
ambito di residenza, le aree centrali della citt. E interessante notare che se la popolazione urbana
continua a crescere, nei paesi economicamente sviluppati diminuisce quella dei centri urbani di
maggiori dimensioni e diminuisce, contemporaneamente, il numero delle imprese che vi sono
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ubicate. Lo sviluppo delle tecnologie comunicative e delle reti di trasporto contribuisce ad abbattere
moltissimi degli svantaggi derivanti da una collocazione marginale, provocando un esodo delle
attivit industriali. Negli Stati Uniti questo porta allo sviluppo di un insieme di aree nuove, mentre
in Europa conduce a una rivalutazione di tutto un reticolo urbano preesistente, sopratutto in Italia e
in Germania che per ragioni storico- politche sono caratterizzate da una maggiore dispersione
territoriale rispetto, per esempio, la Francia. Queste trasformazioni hanno luogo ovviamente in un
contesto globale che, altrove, genera fenomeni di carattere molto differente. E il caso della
cosidetta sovraurbanizzazione che interessa lAfrica, lAmerica Latina e i paesi dellAsia
meridionale. Il fenomeno in questione consiste in una forte e accelerata crescita della popolazione
delle maggiori citt, con tutti i problemi che ne derivano in termini economici, abitativi, sanitari. In
alcuni stati si tratta solo della capitale; altrove, invece, si assiste a modelli di urbanizzazione
policentrica. Dove individuarne le cause?
- Nella sovrabbondanza della manodopera rurale;
- Nella condizione di forte insicurezza del contesto rurale, dovuta alla presenza di conflitti
- Nelleccesso delle nascite rispetto ai decessi;
- Nelle aspirazioni a un miglioramento del proprio tenore di vita
Questa crescita della popolazione urbana, per, non porta con s un corrispondente aumento della
domanda di lavoro; di conseguenza, al fianco di settori della popolazione economicamente integrati
ne troviamo altri assai pi consistenti: risulterebbe che, per esempio, due terzi della popolazione
delle citt dellAfrica subsahariana con oltre 500 mila abitanti, vivono degli espedienti di circuiti
economici assai precari e marginali.
15.3
Il fatto che lambiente urbano eserciti alcuni effetti sulla vita sociale costituisce una convinzione
estremamente radicata a livello di senso comune. Se diamo una scorsa ai classici del pensiero
sociologico lambivalenza dellambiente umano ci si manifesta in maniera evidente; sufficiente
fare nome di Georg Simmel 1963, e dei teorici della Scuola di Chicago, in particolare Louis Wirth.
Tutti costoro individuano nelleccessiva quantit rapidit degli stimoli e delle interazioni tipiche
dellambiente urbano, la causa dellaffermarsi di forme di relazionalit caratterizzate da instabilit,
superficialit e utilitarismo. Questo tipo di approccio ha conosciuto un notevole successo anche
perch si fonda su una contrapposizione estremamente diffusa nelle mentalit collettive. Derivano,
da questo punto di analisi, un paio di corollari:
- Lesistenza di uno stretto legame tra urbanizzazione e modernizzazione;
- Il fatto che, tutta una serie di patologie sociali debbano essere interpretate come
conseguenza inevitabili come modelli di vita urbani
Nel complesso sembra possibile parlare dellurbanesimo come modo di vita (Wirth, 1968).
Tipiche degli stili di vita urbani sarebbero le relazioni di carattere societario, mentre tipiche degli
stili di vita rurali, sarebbero le relazioni di carattere comunitario; da una parte, avremmo
lindividualismo e latomizzazione sociale proprie della citt e, dallaltra, limmediatezza, la
rilevanza emotiva e la pervasivit dei rapporti umani propri dellinsediamento rurale. La forte
eterogeneit faciliterebbe lo sviluppo di relazioni di carattere comunitario, che sarebbero pi
profonde ed emotivamente pi rilevanti di quelle obbligate proprie dellisolamento rurale.
Per alcuni autori di scuola marxista la citt non che il luogo dove un determinato sistema sociale
ed economico focalizza le proprie potenzialit e le proprie contraddizioni.
Sembra sempre pi difficile parlare di urbanesimo come modo di vita. Lo sviluppo die mezzi di
trasporto e delle tecnologie comunicative ha avuto leffetto di ridurre progressivamente
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limportanza della prossimit spaziale per quanto concerne le opportunit relazionali. Ci significa
che oggi leterogeneit sociale molto meno dipendente dalla densit di quanto non lo fosse un
tempo; molto pi facile venire a contatto con persone, immagini, informazioni e situazioni di ogni
genere, a prescindere dal requisito della prossimit fisica.
La penetrazione di stili di vita tipicamente urbani in ambiente rurale non che certo una peculiarit
esclusiva della nostra epoca: basti pensare alla graduale penetrazione delleconomia monetaria nelle
campagne che, a partire dal XII secolo, ha progressivamente scardinato i rapporti economici propri
del mondo feudale. Nel tempo, gli ipotetici confini tra ambiente urbano e rurale sono diventati
sempre pi evanescenti e invisibili, mentre in zone del tutto marginali della nuova metropoli
diffusa, lontano dai centri storici e, per lo pi, lungo le maggiori arterie stradali, fioriscono
numerosi centri dattrazione e di aggregazione. Non si tratta pi soltanto di centri produttivi, ma
anche di consumo e di svago (centri commerciali), oppure di centri delegati alla gestione
dellinformazione e dellinnovazione (centri di ricerca, parchi tecnologici ecc.)
15.4
La natura simbolica delluomo implica due requisiti basilari dellinterazione con un qualunque tipo
di realt: in primo luogo, lappropriazione cognitiva ed emotiva di questultima attraverso
lattribuzione di significati; in secondo luogo la progressiva trasformazione di tali significati come
conseguenza dei rapporti che gli individui e le collettivit intrattengono con la realt in questione
oltre che delle relazioni e degli scambi di esperienze e conoscenze tra gli indivui stessi. Gli spazi
urbani nel loro complesso sono soggetti a forti forme di codifica in ragione dei loro stretti legami
con le diverse attivit, funzioni e consuetudini sociali. Le relazioni spaziali tra le varie parti della
citt, le forme degli edifici, le loro dimensioni e i materiali impiegati e altre variabili architettoniche
e urbanistiche comunicano tutto un insieme di aspetti relativi ai rapporti e alle pratiche sociali, oltre
che ai valori e alle ideologie che vi si collegano. Tutti questi aspetti, comprensibilmente presentano
una loro relativit culturale. Si faceva riferimento, ad esempio, ai confini tra gli spazi pubblici e gli
spazi privati. Tutto ci corrisponde nella mente dei fruitori degli spazi urbani un insieme di mappe
mentali. Le loro mappe ci forniranno in qualche modo un condensato delle abitudini, della vita e
delle aspirazioni degli attori sociali e delle collettivit.
CAPITOLO XVI Lambiente
16.1. Lambiente come concetto olistico
Negli ultimi decenni lambiente si lega a fenomeni critici: inquinamento, sovrappopolazione,
carenza di risorse, cambiamenti climatici. A partire da tale constatazione, linteresse per lambiente
nelle societ avanzate cresciuto sensibilmente, sono sorti movimenti sociali, sono stati imposti
vincoli legislativi un po ovunque per ridurre il degrado ambientale. Al di l dei fatti di cronaca,
cosa si intende con il termine ambiente, e come esso pu considerarsi un concetto sociologico.
In generale lambiente pu essere definito come <ci che sta o va intorno, ci di cui si in mezzo>.
Per lecologia, per la biologia. Dal punto di vista sociologico lecosistema ambientale ci che fa
da contorno, supporto, sfondo, condizionamento, base allorganizzazione sociale.
A lungo esso stato di proposito dimenticato nello studio dei fenomeni sociali, dal momento che i
sociologi lo consideravano come qualcosa di esterno al proprio oggetto di studio e perci
ininfluente. A mano a mano che le preoccupazioni per la salute dellambiente planetario hanno
cominciato a emergere le assunzioni originali dei sociologi si sono gradualmente modificate. Dalla
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fine degli anni Sessanta si constatato che lambiente non rappresenta un fatto estraneo alla societ,
anzi esso il risultato delle azioni umane nello spazio, ed in grado di porre loro seri problemi di
sopravvivenza o di pericolosit: pertanto laccento stato posto sulla reciprocit tra ambiente e
societ, a tutti i livelli di analisi. Dal singolo atto vandalico contro il verde, alla deforestazione o
allinquinamento su vasta scala, tutti questi fenomeni vedono legati aspetti ambientali e aspetti
sociali. Natura e mondo sociale sono perci coesistenti e interdipendenti, anche se siamo portati a
pensarli come realt separate. La visione dualistica del mondo, che vede contrapporsi la Natura alla
Cultura, ha radici molto lontane nel pensiero scientifico occidentale; da alcuni viene fatta risalire
alla distinzione gnostica tra uomo e mondo, da altri alla distinzione cartesiana tra res cogitans
(pensiero) e res extensa (materia). Se lambiente allora assunto come concetto olistico che serve
anche per leggere la societ nel suo complesso, i fenomeni sociali da osservare in rapporto a esso
sono quelli macro, ossia al livello dei sistemi e delle organizzazioni. Dato che i mutamenti
ambientali avvengono generalmente in tempi lunghi e su vasta scala, risulta pi difficile accorgersi
delle interrelazioni tra ambiente e societ ai livelli inferiori. Per esempio, per verificare se un certo
stile di vita compatibilecon lambiente meglio osservare un sistema urbano che non ha una
famiglia o un piccolo villaggio, perch ai livelli micro possono sfuggire tutti quei fattori causali
esterni che, insieme a quelli interni, determinano il senso dellazione osservata.
16.2. Ambiente e sistema sociale
Ogni azione umana, cos come ogni struttura sociale, si riferisce a un ambiente con il quale in un
rapporto costante di scambio. Nella definizione di tutto ci che ambiente, il sociologo affianca
agli elementi fisici anche elementi di carattere simbolico e culturale, come le percezioni e i modi
duso dello spazio e delle risorse. Per esempio se consideriamo unorganizzazione economica, quale
una fabbrica, facile intuire che essa opera secondo modalit e principi interni, ma per
autoalimentarsi necessita di continui scambi con lesterno, dalle materie prime, allarea di
deposizione e di scarto, alle risorse umane che impiega ecc.: in breve essa un sistema che si
rapporta a un ambiente.
Il rapporto ambiente-sistema sociale al centro dellanalisi dei sociologi dellambiente: esso viene
definito come ecosistema umano o <complesso ecologico>, che composto da quattro variabili
fondamentali: popolazione, organizzazione, ambiente, tecnologia. Le componenti del complesso
ecologico si intrecciano costantemente. Per esempio riguardo al rapporto ambiente-popolazioneorganizzazione, si pu osservare come la crescita o la diminuzione delle popolazioni viventi e
umane condizionata dalla distribuzione delle risorse agricole e alimentari; ma a sua volta
questultima genera aree di vasto consumo e aree di privazione nel pianeta, cio gravi squilibri
funzionali. Oppure, riguardo al rapporto ambiente-organizzazione-tecnologia, evidente che il
progresso tecnologico si produce in risposta a problemi posti dallambiente ( per esempio scarsit
delle fonti di energia), ma daltra parte vero che la tecnologia e il suo sfruttamento possono
diventare dannosi e catastrofici per lambiente stesso. Insomma tra lambiente biofisico e il sistema
sociale e culturale riconosciuto un rapporto di reciproca causazione. Anche Niklas Luhmann ha
proposto una teoria della societ in stretto rapporto con lambiente. Il sistema sociale in grado di
auto descriversi e in quanto tale pu distinguersi dal proprio ambiente, con il quale mantiene un
rapporto di costante scambio ed equilibrio, caratterizzato da crescente complessit. Se lambiente
linsieme delle concrete possibilit di scelta che circondano il sistema, questultimo un prodotto
determinato, il risultato della selezione tra le opportunit offerte.
Pertanto non esiterebbe secondo Luhmann (1989) una questione ecologica, per la quale la societ
dovrebbe preoccuparsi dellambiente, ma solo una serie di comunicazioni che mettono in allerta il
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sistema dal proprio interno, per esempio un insieme di messaggi allarmanti che suscitano reazioni
tra un sottosistema e un altro, come le denuncie ambientaliste, ma che non hanno lo scopo n la
forza di mettere in crisi tutto il sistema.
16.3. Funzioni e significati sociali dellambiente
Nello studio delle organizzazioni sociali e dei processi globali di mutamento lambiente assume una
duplice rilevanza, perch svolge due funzioni principali nei confronti della societ. Da un lato una
fonte di risorse sia materiali che energetico-informative, dallaltro un vincolo alla loro espansione
illimitata. Se in una prospettiva evoluzionistica, come quella di Darwin, si metteva laccento sulla
prima funzione, per la quale lambiente offriva alle popolazioni viventi possibilit infinite di
sopravvivere, oggi si tende a rimarcare la seconda funzione, quella di limite allo sviluppo e al
progresso economico, che appare dominante non appena si guardi al degrado ambientale,
allestinzione delle specie viventi, al problema dei rifiuti, ai rischi ecologici.
Non solo fra gli studiosi, ma anche nella vita quotidiana di tutti i cittadini si fa strada una
consapevolezza delle funzioni intrinseche dellambiente naturale, che un ingrediente
fondamentale per la qualit della vita. Limitatamente alle societ industriali avanzate, cresce il
bisogno di contatti diretti con la natura (attraverso luso dei parchi e linteresse verso gli animali),
aumenta la sensibilit verso le problematiche dellinquinamento, si sempre pi attenti alle
informazioni sulla salute e sui rischi.
Lambiente innanzitutto un fattore di preoccupazione, soprattutto nei confronti della propria
salute, ed associato ai numerosi disastri grandi e piccoli che sempre pi interessano i singoli attori,
i mass media, le comunit locali. Per questo la domanda di sicurezza che sorge di fronte alle
emergenze spesso legata al manifestarsi di conflitti sociali. La volont di tutela da parte dei
cittadini non per generalizzata. Non sempre alla generica preoccupazione per i grandi impianti fa
seguito uno stile di vita coerente con questi timori; sia nella produzione di rifiuti, sia nei
comportamenti personali si va incontro volontariamente a rischi per la salute.
Lambiente anche associato allinnovazione: infatti, la ricerca scientifica e tecnica sta
progredendo sensibilmente nel settore delle tecnologie pulite, per raggiungere una maggiore
accettabilit sociale degli impianti di produzione, ma anche costi minori in modo da incontrare il
favore degli imprenditori.
Infine lambiente riveste un significato simbolico di denuncia e di sprone per le societ perch
associato al futuro dei sistemi sociali. Dal momento che le mutazioni ambientali hanno tempi lunghi
e vasta portata, lambiente va considerato pi in unottica di prevenzione che in quella di rimedio ai
danni causati: le scelte politiche e sociali in difesa dellambiente, realizzate oggi, si rifletteranno
solo dopo una o due generazioni.
In breve, preoccupazione, conflitto, innovazione, previsione futura sono alcuni degli aspetti che pi
rivelano la natura morale del problema ecologico, ossia chiamano in causa letica ambientale come
riflessione irrinunciabile di fronte alle scelte da fare per preservare quellequilibrio tra natura e
societ che tutti desiderano e ritengono giusto.
CAPITOLO XVII: La globalizzazione
17.1
Il termine globalizzazione un vocabolo sempre pi usato e diffuso. La globalizzazione rimanda a:
un processo in corso fatto di interconnessioni che mettono in rapporto paesi e imprese,
movimenti sociali e gruppi professionali, etnie e religioni differenti.
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Tali interconnessioni si configurano come motori di un cambiamento sfociante nellelaborazione di
una nuova entit. Lazione di tale sistema ha come teatro lintero pianeta. Tale processo
caratterizzato da un elevato grado di complessit, essendo presenti in esso fattori strutturali e
culturali. Esso rimanda inevitabilmente a una progressiva integrazione tra realt differenti. La
qualit di questi legami quella della rete esemplificata nella rete virtuale del web di internet o
quella pi concreta di una rete di recinzione: la maglia della rete colpita riverbera il segnale e
comunica il tremore dellimpatto fino ai nodi estremi. Il concetto di globalizzazione ha generato
quello di network society, che travalica i confini nazionale, mette in crisi la sovranit politica, le
distinzioni culturali tradizionali e i progetti di economie autosufficienti.
Al di la di questa componente oggettiva costituita da fenomeni sociali esiste una componente
soggettiva che transita attraverso uninterpretazione e unazione comunicativa individuale. Il senso
del processo globale di trasformazione e una sua interpretazione soggettiva appartiene alla grande
maggioranza della popolazione del mondo. Luso maggiore delle tecnologie permette lemergere di
una nuova coscienza dipendente dallesperienza e dalla conoscenza di come pratiche culturali
radicate in un particolare contesto societario possano essere trasportate in altri contesti.
Tale percezione della globalizzazione stata indicata con il termine di globalismo.
Unultima caratteristica significativa del contesto in cui ci troviamo lincertezza. Essa viene intesa
come limpossibilit di prevedere i risultati ultimi e gli esiti del processo di globalizzazione ma
come possibilit di intuire solamente le tendenze che definiscono i contorni di esso. Il processo in
corso non lineare ma pu subire rallentamenti e accelerazioni; non scontato per cui pu generare
tensioni che possono essere ricomposte in base ad accordi e a patti costantemente modificabili. Il
risultato del mutamento pu trovare origine nel mutamento stesso e non nelle sue cause.
17.2
Il concetto di globalizzazione rimanda necessariamente sia al concetto di mondo sia alla progressiva
consapevolezza di considerare il mondo come un tutto. Solo negli anni 80 la parola globalizzazione
ha assunto dignit scientifica bench, in prospettiva storica, il processo a cui si riferisce sarebbe
stato innescato allavvio della modernizzazione dellEuropa, rinforzato dalla progressiva espansione
nel mondo dei modelli e dei codici del Vecchio continente.
Nella sociologia classica di Durkheim e di Weber gi emergono alcune preoccupazioni e
considerazioni che sottolineano la quasi costante presenza di nodi problematici connaturati
allessere sociale delluomo che la sedimentazione delle conoscenze e il modificarsi delle situazioni
permettono di reinterpretare con modelli differenti. Ad esempio il tema del rapporto cruciale tra
universalismo e particolarismo si ritrova nella maggior parte delle opere di Durkheim. Egli sviluppa
un modello di relativismo morale, dove la morale contestualizzata a ogni specifica societ che la
attualizza allinterno della sua propria realt di religione dellumanit che trova origine in Comte.
Durkheim si poneva questioni come: la compresenza di spinte apparentemente opposte, il rapporto
tra particolarismo e universalismo come caratteri che convivono problematicamente, la
ridefinizione di sistemi normativi localmente e generalmente validi.
Nel pensiero di Weber, invece, costante la preoccupazione del nesso tra individuo e societ, in
termini di rapporto tra valori individuali e funzioni sociali. Per Weber il mondo sembra rimanere
unarena potenziale di scontro tra nazioni, bench lipotesi avanzata di una progressiva
mondializzazione delleconomia collimi con una delle tendenze significative dellattuale processo
di globalizzazione. La concezione weberiana una concezione realista dellagire umano che
definisce una prospettiva certamente non ottimista, in cui predominano le relazioni conflittuali e i
contesti drammatici. La tendenza che emerge rimanda a un processo di globalizzazione in cui la
cultura si definisce come un elemento di spinta locale e la politica un elemento di spinta globale.
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I due concetti sono posizionati agli estremi di un continuum teorico i cui apici appartengono pi
allelaborazione teorica che alla verifica empirica della realt. Tuttavia sembrano sempre ricondurre
la teoria sociologica al dibattito tra attore e sistema. Infatti il superamento dei confini culturali,
economici e politici, che favorisce un processo di ridefinizione delle proprie esperienze rispetto a
panorami sociali in costante mutamento e di rielaborazione della propria identit, pu essere
interpretato sia sottolineando il ricostituirsi di ununitariet di livello superiore alle precedenti nel
cosiddetto sistema mondo, sia evidenziando il costituirsi di unintricata rete di relazioni dove i
concetti chiave sono molteplicit e diversit.
a) Nel primo caso, una teoria di Wallerstein, ci troviamo in un processo continuo di
evoluzione, il sistema mondo il prodotto dellespansione delleconomia mondiale, che
fortemente tematizzata. Solo nellevoluzione recente di questo modello la cultura ha assunto il
valore di variabile critica. Essa pone soprattutto la questione di come possano ridefinirsi i rapporti
tra forze centrali e periferiche allinterno di un unico mondo che ripropone nuove diseguaglianze e
una nuova gerarchizzazione dei sistemi sociali
b) Il secondo caso pone laccento sulle diversit: in particolare le culture articolano un insieme
di legami secondo una rete complessa. Secondo Giddens allinterno di questa ragnatela globale i
significati si trasmettono da cultura a cultura, attraverso esperienze individuali che rimandano
stimoli provenienti da una molteplicit compresente di culture. In tale prospettiva il percorso che
porta alla globalizzazione coincide con i caratteri che descrivono i passaggi alla modernit e alla
post-modernit.
In sintesi questa panoramica permette di presentare il concetto di globalizzazione in termini di
continuit nel panorama dei concetti. E anche nelle sue moderne declinazioni risente della
tradizionale organizzazione per categorie del sapere sociologico.
17.3
Ci sono caratteri di ambiguit e di incertezza propri della globalizzazione. Essi sono spesso
ricondotti al tentativo di coniugare in forma operativa, cio capace di incidere sui fatti della vita
quotidiana, le dimensioni del locale e del locale.
La dichiarazione Acting locally, thinking globally un chiaro esempio di questo tentativo. La
soluzione del nodo problematico appare distante. Il proposito di saper agire localmente, tenendo
conto di obiettivi e interessi globali, non sembra sempre essere realizzato contemporaneamente nei
due aspetti che propone: azione sul territorio e pensiero programmatico appaiono radicalmente
disgiunti perch le variabili fondamentali che caratterizzano il sistema sociale sono qualitativamente
differenti per ciascun livello. Esso pu essere facilmente osservato in economia, in politica, nelle
comunicazioni e nelle scienze sociali:
a) in economia ci avviene rispetto alla circolazione di capitali, alla finanziarizzazione del
mercato e alla specializzazione geografica della produzione. La dimensione simbolica del
denaro esasperata nella sua esistenza puramente mediale insieme alla sua concreta capacit
di incidere sulla cita di numerosi individui, intervenendo su intere economie nazionali.
Produzione e consumo dei beni subiscono il medesimo processo globalizzante. Questa
organizzazione della produzione e del consumo prema che essere sovranazionale appare
sovra locale dando risalto a legami che mettono in rapporto aree geografiche incluse negli
stati nazionali: la globalizzazione porta a stringere rapporti tra aree regionali generando una
rete sempre pi fitta tra nodi altamente specializzati.
Nelle relazioni internazionali si assistito a un progressivo mutamento del ruolo delle
Nazioni Unite, al comparire di nuove agenzie internazionali e alla rielaborazione degli

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schieramenti. Non solo le reti internazionali si moltiplicano ma modificano il proprio aspetto
b) assumendo il carattere di blocchi regionali di cooperazione per tutelare e promuovere
interessi locali.
c) Le tecnologie della comunicazione sono un esempio evidente del processo descritto: la
diffusione a basso costo della televisione satellitare, dei cellulari e di internet incidono sulla
diffusione di nuovi modelli culturali, basati sulla fruizioni di identiche realt virtuali pi che
sulla frequentazione e condivisione dei medesimi spazi. Scenari che portano
allassimilazione, allomogeneizzazione, alla cultura pluralista o alla separatezza sembrano
attualmente essere tutti legittimati sia dallosservazione empirica sia dalla riflessione teorica.
d) Le stesse scienze sociali hanno tematizzato queste problematiche cominciando a focalizzare
gli indicatori significativi del processo di globalizzazione, cio quelle tendenze
empiricamente osservabili.
In sostanza tutti i riscontri empirici che rimandano al processo di globalizzazione contengono una
elevata dose di ambiguit che non sembra comprensibile n riconducibile ad alcun modello
interpretativo attualmente impiegato. Il processo di globalizzazione costringe ad assumere modelli
interpretativi della realt che tengano conto di variabili economiche, politiche e sociali allinterno di
schemi che favoriscano la molteplicit e la compresenza dei diversi aspetti non pi isolabili n
riconducibili a percorsi causali gi conosciuti.
La prospettiva assunta, quella cio di sforzarsi di prevedere e di incorporare la novit nella
previsione stessa, fondamentale per il processo di globalizzazione se a esso affianchiamo il
concetto di sviluppo, cio il processo di crescita che interessa tutte le societ, coinvolgendo aspetti
economici, politici e sociali.
Il rapporto tra la dimensione ecologica e quella globale sembra essere ottimizzato dal concetto di
sostenibile. Tale concetto multiforme e la definizione generalmente accettata :
lo sviluppo sostenibile ci permette di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali senza
compromettere i bisogni delle generazioni future.
La via dello sviluppo sostenibile la strada obbligata rispetto a fattori significativi del processo di
globalizzazione.
17.4
Quello sostenuto finora pu essere riproposto come problema nei termini del rapporto tra
dimensione locale e dimensione globale, rapporto che si pone come distanza culturale, che
caratterizza la fase attuale di transizione in cui al superamento dei modelli cognitivi consolidati non
ha fatto seguito la loro sostituzione con altri adeguati.
Il passaggio da un modello culturale al successivo per non pu essere inteso come una sostituzione
della prospettica locale con quella globale in quanto entrambe sono funzionali alla sopravvivenza
del sistema sociale. Dunque si tratta di costruire un ponte culturale.
In primo luogo ci richiede una nuova sintesi tra i due concetti e non lespressione di preferenza di
uno rispetto allaltro.
Ci significa incorporare le dinamiche del mutamento dentro a modelli culturali capaci di conferire
senso a un sistema sociale che in accelerazione e decelerazione. La dimensione locale e quella
globale non subiscono alcuna cesura perch sono concetti differenti ma non antitetici.
Tale rivoluzione culturale richiede un enorme sforzo perch implica labbandono di paradigmi
interpretativi consolidati. Lintegrazione delle dimensioni locale e globale richiede metodi che
rifiutano la previsione, si deve imparare a considerare quei piccoli fenomeni apparentemente
trascurabili.
Eppure lattuale frattura tra locale e globale mostra il limite delle istituzioni presenti.
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La comprensione del processo di globalizzazione rende possibile una proposta di sviluppo
sostenibile planetaria. Pone una serie di domande che ci interrogano sulla conoscenza accumulata e
sulle modalit con cui ne accumuliamo di nuova e sulle migliori pratiche politiche. Ma soprattutto
tematizza il problema morale di chiedere a noi stessi se abbiamo una responsabilit nei confronti
delle generazioni future e di come risolverlo considerando le conseguenze a lungo termine.

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