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Lapprofondimento
La normativa sullImpresa Sociale in Italia, se
da una parte ha saputo innovare, dallaltra
stata un fallimento perch lesperienza empirica ne ha certificato linefficacia.
Il mancato decollo non dovuto esclusivamente al vincolo di non redistribuzione degli utili,
quanto piuttosto allesigenza di un ripensamento organico del dettato normativo.
La riforma auspicabile dovrebbe riguardare,
tra gli altri, la redistribuzione cappata degli
utili; latipicit normativa degli ambiti dintervento dellimpresa sociale; la fiscalit di vantaggio e compensativa.
Riferimenti
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 155
La tematica relativa allimpresa sociale sta tornando ad essere avvertita come un tema di particolare interesse rispetto al quale auspicabile
e prevedibile un intervento di riforma da parte
del Legislatore1.
Lattualit di una riforma mancata
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Impresa sociale
chiaro tuttavia che laspetto fiscale e rimane un elemento fondamentale di qualsiasi riforma. Ma deve confrontarsi con le esigenze
macroeconomiche del Paese.
Tanto che il problema principale non individuare il singolo regime fiscale agevolativo da
estendere allimpresa sociale, quanto capire come questo sia sostenibile in termini di finanza
pubblica.
Ebbene pu risultare di particolare interesse
confrontare limpatto economico dellintero sistema di fiscalit agevolata a favore del Terzo
Settore (tax expenditures), in base ai dati raccolti
dal gruppo di lavoro guidato da Vieri Ceriani22.
La normativa fiscale riguardante tale ambito,
attraverso la rielaborazione di quei dati (cfr. Tavola n. 2), si dipana attraverso unampia pletora
di disposizioni normative (circa 100) che per
ragioni di semplicit sistematica possiamo raggruppare in tre macro aree:
deduzioni e detrazioni relative ad erogazioni
liberali al Terzo Settore: 19 disposizioni normative per un valore assoluto di 129,55 milioni di euro23;
regimi fiscali di favore riguardanti gli enti
non commerciali: 70 disposizioni normative
per un valore assoluto di 627 milioni di
euro24;
regimi fiscali di favore riguardanti le societ
Note:
22 Vedi: http://www.mef.gov.it/primo-piano/documenti/
20111229/Relazione_finale_del_gruppo_di_lavoro_sullxerosione_fiscale.pdf
23 Allegato 1 Relazione Vieri Ceriani Schede numeri: da 110 a
128.
24 Allegato 1 Relazione Vieri Ceriani Schede numeri: da 177 a
223.
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Valore TaxExp/PIL*
assoluto
(milioni)
Erogazioni
liberali
19
130
0.008%
Enti non
commerciali
70
627
0.042%
Cooperative
14
480
0.032%
Totali
103
1.237
0.082%
Questi dati sono a dir poco significativi se confrontati con quelli recentemente certificati
dallIstat e relativi allimpatto non solo sociale,
ma anche economico del Terzo Settore. Se paragoniamo quel valore con la stima dellEconomia sociale in ter mini di PIL italiano
(4,3%)26, possiamo arrivare a dire che la cosiddetta fiscalit di vantaggio a favore del c.d. Terzo Settore ha un peso enormemente inferiore
(circa 1 miliardo di euro nel 2011) rispetto ai
benefici anche solo economici da esso prodotti
(4,3% del PIL, ovvero circa 65 miliardi), con un
rapporto di circa 1 su 6527, al netto dei benefici
sociali e degli ulteriori risparmi per la spesa
pubblica.
Ci detto possibile compiere un ulteriore
passaggio, pensando ad un sistema di fiscalit
completamente nuovo che chiameremo fiscalit compensativa.
Capovolgendo la logica e partendo dalla considerazione che non tanto il Terzo Settore a
necessitare di agevolazioni dallo Stato quanto
piuttosto questultimo ad esser agevolato dal
primo, si potrebbe pensare per le nuove imprese sociali ad un sistema compensativo parametrato al loro impatto sociale.
Si consideri un esempio, riportato nella Tavola n. 3, basato sul meccanismo dei social
bonds.
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Riprendendo lesempio della Tavola n. 3, si potrebbe differenziare il beneficio fiscale (ad esempio sotto forma di credito dimposta) in base ad un rating
che vada da AAA a C, prevedendo un sistema di
aliquote diverse. Nel caso di prima, supponiamo
che limpresa abbia ottenuto una tripla A alla quale
collegato un credito dimposta pari al 20% del
reddito. Supponiamo che lanno successivo perda
la tripla A e sia valutata BB: anzich aver diritto al
20% il suo beneficio fiscale scenderebbe al 10%
costringendola a pagare tasse per 20, anzich per
10. Ovviamente vale lesempio inverso.
Ragionando in termini macroeconomici e partendo dalla nota equazione che esprime il vincolo di bilancio:
Bt/Yt-Bt-1/Yt-1 =(r-g)(Bt-1/Yt-1)+(Gt-Tt/Yt)
ne deriva che se ancorassimo il riconoscimento
del beneficio fiscale alleffettivo raggiungimento di un impatto sociale misurabile potremmo
innestare un meccanismo virtuoso capace:
di diminuire il peso del numeratore del rap-
Note:
28 Si veda: http://ec.europa.eu/internal_market/social_business/expert-group/social_impact/index_en. htm
29 Obbligatoria per quelle imprese che vogliano usufruire della
qualifica sociale e dei benefici fiscali.
30 Art. 2 D.Lgs. n. 220/2002.
31 Ovvero parametrando il beneficio fiscale al rating sociale dellimpresa sociale ex lege, anzich riconoscerlo in modo generalizzato a tutte le imprese sociali, a prescindere dallimpatto effettivamente assicurato.
32 Si consideri il significativo incremento del +39% del livello
occupazionale nel Terzo Settore registrato dallIstat nellultima
indagine svolta sul periodo tra il 2001 e il 2011 (indagine del
luglio 2013). In valori assoluti, secondo i dati Istat, loccupazione nel Terzo Settore incide per il 3,4% della popolazione
lavorativa attiva, con ampi margini di crescita rispetto al livello
della media europea che si attesta intorno al 6%.
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Tavola n. 4 Schema di sintesi
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