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Esarcato d'Italia
Esarcato d'Italia
Mappa di localizzazione
Informazioni generali
Nome ufficiale Exharcatus Italiae
Nome completo Esarcato d'Italia
Capoluogo
Suddiviso in
Ravenna
Eparchie (580-584):
Annonaria
Calabria
Campania
milia
Urbicaria
Esarcato d'Italia e distretti
(584-697):
Pentapoli
Roma
Napoli
Calabria
Liguria
Venezia ed Istria
Esarcato e ducati (697-751):
Roma
Venezia
Napoli
Calabria
Amministrazione
Esarchi
elenco
Evoluzione storica
Inizio
584?
Fine
751
Esarcato d'Italia
Preceduto da
Succeduto da
Prefettura d'Italia
Stato Pontificio
Ducato di Venezia
Ducato di Napoli
Ducato di Calabria
L'Esarcato d'Italia (conosciuto anche come Esarcato di Ravenna) stato una circoscrizione amministrativa
dell'Impero bizantino comprendente, tra il VI e l'VIII secolo, la maggior parte dei territori bizantini d'Italia. La sede
era Ravenna e il termine Esarcato pass poi a descrivere in particolare il territorio attorno alla capitale, compresa la
Pentapoli formata da Ravenna, Forl, Forlimpopoli, Classe, Cesarea.
Storia
La prefettura d'Italia da Onorio alla riconquista giustinianea
Per approfondire, vedi Prefettura del pretorio d'Italia.
Esarcato d'Italia
contro gli Ostrogoti. Nel 539 venne riconquistata Ravenna, capitale dei Goti e sede prefettizia, e i Bizantini presero a
nominarvi propri prefetti. La lunga campagna ebbe termine solamente nel 552-553 con la spedizione risolutiva del
generale Narsete.
Il 13 agosto 554, con la promulgazione a Costantinopoli da parte di Giustiniano di una prammatica sanzione (pro
petitione Vigilii) (Prammatica sanzione sulle richieste di papa Vigilio), la Prefettura d'Italia rientrava, sebbene non
ancora del tutto pacificata, nel dominio romano.[1]
Narsete rimase ancora in Italia con poteri straordinari e riorganizz anche l'apparato difensivo, amministrativo e
fiscale. A difesa della prefettura furono stanziati quattro comandi militari, uno a Forum Iulii, uno a Trento, uno sulla
regione dei Laghi maggiore e di Como e infine uno presso le Alpi Cozie e Graie.[].
Invasione longobarda
Nel 568 Giustino II, in seguito alle proteste
dei Romani[2], rimosse dall'incarico di
governatore Narsete, sostituendolo con
Longino. Il fatto che Longino sia indicato
nelle fonti primarie[3] come prefetto indica
che governasse l'Italia in qualit di prefetto
del pretorio, anche se non si pu escludere
che fosse anche il generale supremo delle
forze italo-bizantine.[4]
Proprio nel 568, per, l'Italia venne invasa
dai Longobardi di re Alboino; i motivi esatti
reali dell'invasione non sono chiari. Secondo
una leggenda, i Longobardi furono invitati
per ripicca da Narsete, adirato con
l'Imperatore e l'Imperatrice.[5] Tale leggenda
viene tuttavia ritenuta inattendibile dalla
storiografia moderna.[6] Gli storici moderni
ritengono pi probabile che i Longobardi
abbiano invaso l'Italia piuttosto perch
pressati dall'espansionismo degli Avari.[7]
Altri studiosi invece, nel tentativo di rendere
pi credibile la leggenda dell'invito di
L'Italia dopo l'invasione dei Longobardi nel 568.
Narsete, hanno congetturato che i
Longobardi potrebbero essere stati invitati
in Italia dal governo bizantino con l'intenzione di utilizzarli come foederati per contenere eventuali attacchi franchi,
ma le loro asserzioni non sono verificabili e universalmente condivise.[] Secondo la versione riportata da Paolo
Diacono, il giorno di Pasqua del 568 Alboino entr in Italia. La popolazione barbarica, entrata attraverso le Alpi
Giulie, conquist dapprima Forum Iulii, costringendo il presidio militare bizantino, in numero esiguo rispetto agli
invasori, a ripiegare prima su Grado, poi in successione, passando per la Via Postumia, su Treviso, Vicenza e
Verona. Nel settembre 569 i Longobardi arrivano a Milano. Sono state avanzate varie ipotesi sui motivi per cui
Bisanzio non ebbe la forza di reagire all'invasione:[]
la scarsit delle truppe italo-bizantine
la mancanza di un generale talentuoso dopo la rimozione di Narsete
Esarcato d'Italia
il probabile tradimento dei Goti presenti nelle guarnigioni che, secondo alcune ipotesi, avrebbero aperto le porte
ai Longobardi
l'alienazione delle genti locali per la politica religiosa di Bisanzio (Scisma tricapitolino)
la possibilit che potrebbero essere stati i Bizantini stessi a invitare i Longobardi nel Nord Italia per utilizzarli
come foederati
una pestilenza seguita da una carestia aveva indebolito l'esercito italo-bizantino
la prudenza dell'esercito bizantino che in genere, invece di affrontare subito gli invasori con il rischio di farsi
distruggere l'esercito, attendeva che si ritirassero con il loro bottino e solo in caso di necessit interveniva.
Cos negli anni settanta del secolo i Longobardi posero la loro capitale a Pavia conquistando tutto il Nord della
Penisola tranne le coste della Liguria e del Veneto. Al Centro e al Sud si formarono invece i ducati longobardi di
Spoleto e Benevento, i cui duchi fondatori (Zottone a Benevento e Faroaldo a Spoleto) non sembrerebbero essere
venuti in Italia con Alboino, ma secondo alcune congetture - ora divenute maggioritarie - sarebbero arrivati in Italia
gi prima del 568, come foederati al servizio dell'Impero rimasti in Italia dopo la guerra gotica; solo nel 576, dopo il
fallimento della spedizione contro i Longobardi del generale bizantino Baduario,[8] i foederati Longobardi di Spoleto
e Benevento si sarebbero rivoltati a Bisanzio, formando questi due ducati autonomi.[9] Dopo la formazione dei due
ducati longobardi meridionali, ora Roma era apertamente minacciata e nel 579 fu essa stessa assediata; il senato
romano invi richieste di aiuto all'Imperatore Tiberio II, ma questi - essendo impegnato sul fronte orientale - non
pot far altro che consigliare al senato di corrompere col denaro i duchi longobardi per spingerli a passare dalla parte
dell'Impero e combattere in Oriente al servizio di Bisanzio contro la Persia, oppure di comprare un'alleanza con i
Franchi contro i Longobardi.[10]
Intorno al 580, stando alla Descriptio orbis
romani di Giorgio Ciprio, sembra che Tiberio II
divise in cinque province o eparchie l'Italia
bizantina:
Urbicaria, comprendente i possedimenti
bizantini in Liguria, Toscana, Sabina,
Piceno, e Lazio litoraneo (tra cui Roma);
Annonaria, comprendente i possedimenti
bizantini nella Venezia e Istria, in milia,
nell'Appennino settentrionale e nella
Flaminia;
milia, comprendente i possedimenti
bizantini nella parte centrale dell'milia, a
cui si aggiungono l'estremit sud-occidentale
della Venezia (Cremona e zone limitrofe) e
l'estremit sud-orientale della Liguria (con
Lodi Vecchio);
Campania, comprendente i possedimenti
bizantini nella Campania litoranea, nel
Sannio e nel Nord dell'Apulia;
Calabria, comprendente i possedimenti
bizantini nel Cilento, in Lucania e nel resto
dell'Apulia.
L'Italia nel 580, suddivisa in eparchie, secondo Giorgio Ciprio. Cartina basata
sulla ricostruzione di PM Conti, non esente da critiche.
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Tale riforma amministrativa dell'Italia sembra motivata (secondo Bavant) dalla necessit di riorganizzare
l'amministrazione dell'Italia in modo da conservare i territori sotto attacco rendendoli in grado di respingere gli
assalti dei Longobardi. Essendo fallito, infatti, ogni tentativo (compresa la spedizione di Baduario) per liberare le
terre occupate e prendendo dunque atto che per ora non era possibile risospingere al di l delle Alpi il popolo
longobardo, fu introdotto il sistema dei tratti limitanei, anticipando la fondazione dell'Esarcato, realizzata alcuni
anni dopo.[11]
Esarcato d'Italia
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I territori bizantini agli inizi del VII secolo, dopo le conquiste del sovrano
longobardo Agilulfo.
Nel 591, inoltre, il duca di Spoleto, Ariulfo, appena asceso al ducato, inizi a condurre una politica espansionistica a
danni dei Bizantini, conquistando le citt del corridoio umbro che collegava Roma con Ravenna e assediando la
Citt Eterna stessa, da cui si ritir solo dopo aver estorto alla citt assediata un tributo; nel frattempo anche Napoli
era minacciata dai Longobardi di Benevento. L'esarca non intervenne in aiuto di Roma, nonostante le richieste di
aiuto di Papa Gregorio, il quale, dopo l'assedio, scrisse all'arcivescovo di Ravenna, Giovanni, lamentandosi per il
comportamento dell'esarca, che ...rifiuta di combattere i nostri nemici e vieta a noi di concludere la pace.[22] Papa
Gregorio, infatti, vista la latitanza del potere imperiale, cerc di negoziare la pace con i Longobardi, in modo da
alleviare le sofferenze alla popolazione romana: iniziava cos l'attivit politica e temporale della chiesa di Roma.
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Esarcato d'Italia
nell'antica Caput Mundi,[39] o dal papa (secondo Ravegnani)[37] o dal senato romano (secondo Bertolini).[] Eleuterio,
reputando valido il consiglio, inizi i preparativi per il viaggio.[40] Secondo lo studioso Classen, si trattava della
prima marcia di incoronazione a Roma della storia del mondo.[41] Giunto nei pressi di Castrum Luceoli con i pochi
che lo accompagnavano, l'esarca ribelle fu ucciso da soldati fedeli a Eraclio,[42].
Dopo un breve periodo dal 619 al 625 in cui
fu forse esarca il "patrizio Gregorio" che
secondo Paolo Diacono si rese reo
dell'uccisione proditoria dei duchi del Friuli
Tasone e Caco,[] nel 625 giunse a Ravenna
un nuovo esarca, Isacio, di stirpe armena,
probabilmente appartenente alla casata dei
Kamsarakan.[43] Appena arrivato, l'esarca
ricevette un'epistola da Papa Onorio I, che
gli chiedeva di aiutare il re longobardo
Adaloaldo a recuperare il trono usurpatogli
da Arioaldo, ma l'esarca decise di rimanere
neutrale, favorendo Arioaldo, che cos pot
mantenere il trono.[] Secondo una notizia di
dubbia attendibilit del cronista dei Franchi
Fredegario, intorno al 630 Arioaldo contatt
Isacio,
chiedendogli
di
uccidere
proditoriamente il duca ribelle di Tuscia
Tasone, offrendogli in cambio la riduzione
del tributo che l'esarcato doveva versare ai
Longobardi da tre a due centenaria.[44]
Isacco, allora, contatt Tasone, invitandolo a
recarsi a Ravenna disarmato per stringere
L'esarcato alla met del VII secolo, dopo le conquiste del longobardo Rotari.
con lui un'alleanza; quando, per, Tasone
entr nella capitale dell'esarcato, fu assalito all'improvviso dai soldati dell'esarca, che lo uccisero; Arioaldo,
soddisfatto del risultato, mantenne la promessa della riduzione del tributo.[44] Il racconto di Fredegario, tuttavia,
ritenuto sospetto in quanto molto simile, seppur con delle differenze,[45] con l'episodio dell'uccisione dei duchi del
Friuli Tasone e Caco ordita a Oderzo (nel Veneto) dal patrizio Gregorio tra il 619 e il 625 narrato da Paolo
Diacono.[]
Sotto Isacio si ebbe un nuovo inasprimento delle tensioni con la Chiesa romana: Eraclio, in quegli anni, aveva infatti
promulgato l'Ekthesis, cio un editto con cui l'imperatore interveniva nelle dispute cristologiche sancendo la duplice
natura umana e divina del Cristo, ma l'unicit della sua volont, il Monotelismo. Il provvedimento aveva incontrato
gravi resistenze in Occidente e Isacio reag in materia brutale. Nel 640, sfruttando il malcontento dei soldati per i
forti ritardi della paga, il chartularius Maurizio istig i militari a fare rappresaglia contro il Pontefice, accusato di
aver sottratto il compenso dovuto, e quindi, dopo tre giorni di assedio, fu sequestrato il tesoro della Chiesa romana
custodito nel Laterano.[46] Poco dopo arriv a Roma anche Isacio, che band alcuni ecclesiastici, fece l'inventario del
tesoro sequestrato e lo invi in parte a Costantinopoli ad Eraclio e parte lo tenne per s.[47] In seguito (intorno al
642), Isacio dovette fronteggiare la rivolta a Roma dello stesso Maurizio, che ottenne l'appoggio dei soldati nelle
fortezze circostanti accusando l'esarca di avere l'intenzione di usurpare la porpora.[48] Isacio invi il sacellario e
magister militum Dono nella Citt Eterna per sedare la rivolta,[48] missione coronata dal successo: Maurizio,
abbandonato dai suoi stessi uomini, fu catturato in una chiesa di Roma detta Ab Praesepe[48] e, per ordine dell'esarca,
decapitato a Cervia e la sua testa esposta al circo di Ravenna.[49] Gli altri prigionieri, messi in carcere in attesa di
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conoscere la loro pena, si salvarono grazie all'improvviso decesso dell'esarca (avvenuto, secondo la testimonianza
ostile del Liber Pontificalis, per intervento divino), che determin la loro liberazione.[49] possibile che Isacio sia
stato ucciso dai Longobardi durante la battaglia dello Scultenna nel 643 (si veda pi sotto).[]
Nel frattempo, con l'ascesa al trono di re Rotari, avvenuta nel 636, a settentrione cresceva la pressione longobarda.
Rotari attacc ed espugn nel 639 Oderzo e Altino, le ultime citt nell'entroterra veneto ancora in mano bizantina,
costringendo gli abitanti di Oderzo a trasferirsi a Eraclea, mentre quelli di Altino a Torcello.[50] Nel 643 Rotari
attacc l'esarcato e, secondo Paolo Diacono, inflisse nella battaglia dello Scultenna una grave sconfitta all'esercito
bizantino (probabilmente anche l'esarca stesso per nel corso della battaglia), anche se la vittoria longobarda va
ridimensionata poich Rotari non riusc a conquistare Ravenna n i suoi dintorni, segno che, pur perdendo, i
Bizantini erano riusciti a fermare l'avanzata del re longobardo.[] Il vuoto di potere creatosi nell'Italia bizantina in
seguito alla battaglia (e al probabile decesso dell'esarca) permise comunque a Rotari di occupare la Liguria
bizantina.[51]
Il regno di Costante II
Morti Eraclio e i suoi immediati successori e diventato imperatore Costante II, questi eman in materia religiosa il
Typos, con il quale aboliva l'editto eracliano, ma allo stesso tempo vietava le discussioni cristologiche.[] La Chiesa
romana si oppose e papa Martino I condann il Monotelismo e i due editti imperiali. Costante invi allora due
esarchi con l'incarico di arrestare il papa: dapprima Olimpio, il quale resse l'esarcato per un paio di anni, fallendo la
propria missione e morendo a causa di una pestilenza mentre si apprestava ad affrontare gli arabi in Sicilia, in
seguito Teodoro Calliopa, il quale marci su Roma e riusc ad arrestare il Papa e portarlo a Costantinopoli nel
654.[52] Martino, dopo essere stato incarcerato e aver subito pesanti umiliazioni, venne accusato di alto tradimento
dal Senato e fu condannato a morte. La condanna fu per sospesa da Costante II e la pena di morte commutata in
esilio perpetuo a Cherson.
Nel 663 lo stesso Costante sbarc con un esercito a Taranto per muovere guerra contro i longobardi di Benevento,
che assedi.[53] Intervenne il re longobardo Grimoaldo, che costrinse Costante a levare l'assedio e a ripiegare verso
Napoli; da qui Costante tent un ultimo tentativo di sottomettere il ducato beneventano inviando il generale Saburro
contro il duca di Benevento Romualdo, che riusc per a infliggere una decisiva sconfitta ai Bizantini a Forino, in
seguito alla quale le velleitarie aspirazioni di riconquista di Costante tramontarono.[54] Da Napoli, l'imperatore si
diresse quindi verso Roma, dove fu accolto dal nuovo Papa e dai romani - era la prima volta dalla caduta dell'Impero
d'Occidente che un Imperatore romano rimetteva piede nell'antica capitale -, fermandovisi una dozzina di giorni
prima di tornare a Napoli e infine muovere verso Siracusa, dove pose la sua residenza, con lo scopo di controllare
meglio i movimenti degli arabi.[55]
Per il suo governo autoritario e per l'aumento eccessivo delle tasse, oltre ovviamente per la sua politica religiosa
ostile alla Chiesa Romana, Costante si attir l'odio della popolazione e nel 668 venne organizzata una congiura che
lo assassin. I congiurati elessero imperatore l'usurpatore Mecezio; tuttavia Costantino IV, figlio di Costante,
secondo almeno le fonti primarie[56], appena seppe della notizia dell'assassinio del padre, decise di vendicare di
persona la morte del padre marciando alla testa del suo esercito per deporre l'usurpatore e riprendere il controllo
della Sicilia. Una volta sconfitto e giustiziato l'usurpatore e vendicata la morte del padre, Costantino ritorn a
Costantinopoli. Secondo gli storici moderni la rivolta di Mecezio sarebbe stata sedata dall'esarca e non da Costantino
IV.[57]
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monotelismo e invi a Roma un nuovo esarca, Scolastico, il quale riusc a porre fine all'insurrezione promettendo
che nel caso la rivolta fosse cessata gli abitanti di Roma non sarebbero stati puniti per l'insubordinazione; Scolastico,
inoltre, nomin duca di Roma il Pietro gi citato in precedenza.[]
Questi continui episodi di rivolta dimostrano come a partire dalla seconda met del VII secolo, le tendenze
autonomistiche delle aristocrazie locali e il sempre maggior ruolo politico temporale della Chiesa di Roma avessero
portato ad un progressivo indebolimento dell'autorit imperiale in Italia.
La caduta dell'Esarcato
Nel 726 l'Imperatore Leone III proib il
culto delle immagini sacre, ma questo
provvedimento trov una dura opposizione
in Italia e, gi in fermento per l'aumento
delle tasse, gli eserciti della Venezia
marittima, della Pentapoli e dell'Esarcato si
ribellarono ed elessero loro capi. Inoltre
questi erano sul punto anche di nominare un
antimperatore, ma papa Gregorio II, messosi
a capo degli insorti, riusc in parte a frenarli,
poich contava ancora sull'Impero d'Oriente
per difendersi dai longobardi. Non riusc ad
evitare per che l'esarca Paolo venisse
assassinato dai rivoltosi.[59] Una flotta fu
inviata dalla Sicilia per vendicare Paolo, ma
venne distrutta dalle milizie ravennati.
Nel 728 divent esarca Eutichio. Il nuovo
esarca giunse quindi a Napoli, da dove ord
un attentato (poi fallito) alla vita del papa,
Gregorio II.[60] Successivamente, si volse
verso i Longobardi: riusc, infatti, a
corrompere re Liutprando, dal quale strapp
I possedimenti italici nel 744.
la promessa di un appoggio contro Gregorio
II, in cambio del sostegno militare bizantino nella sottomissione dei ducati di Spoleto e di Benevento all'autorit del
re. Mentre Eutichio veniva a capo delle rivolte che destabilizzavano l'esarcato, tuttavia, il papa riusc ad incontrare
Liutprando e a portarlo nuovamente dalla propria parte.[] Nel 730 l'Iconoclastia divenne dottrina religiosa e gli
adoratori delle immagini cominciarono pertanto ad essere perseguitati. Il nuovo pontefice, Gregorio III, condann la
dottrina, con la conseguenza che Leone confisc alla Chiesa molte propriet in Calabria e Sicilia.[] In ogni modo,
l'esarca, conscio della propria fragilit e visti tutti i tentativi di arrestare o uccidere il Papa fallire a causa
dell'opposizione delle truppe di stanza nell'Urbe, decise prudentemente di stabilire buone relazioni con il Papa,
facendogli dei doni ed evitando di applicare i decreti iconoclasti.[]
Intanto, approfittando delle dispute religiose tra Impero e Chiesa, la pressione dei Longobardi sui territori
dell'esarcato aument notevolmente. Nel 732[] (o forse nel 739) la stessa Ravenna venne conquistata per la prima
volta da Ildeprando, nipote di Liutprando, e da Peredeo, duca di Vicenza. L'esarca Eutichio ripar nella laguna
veneta ed, aiutato dalla flotta del veneziano duca Orso, riusc a rientrare a Ravenna. Ildeprando venne catturato e
Peredeo ucciso.[] Incoraggiato dal successo, il duca bizantino di Perugia tent di riconquistare Bologna, ma l'attacco
fall.
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Nel 739 il nuovo pontefice, Gregorio III, appoggi i duchi di Spoleto e Benevento contro Liutprando, spingendo
quest'ultimo ad invadere il centro Italia: l'esarcato e il ducato di Roma ne furono devastati, e Liutprando occup il
corridoio umbro, restituito solo tre anni dopo.[61] Nel 743, mentre a Roma saliva al soglio pontificio papa Zaccaria,
re Liutprando progettava di riconquistare Ravenna, e attacc l'esarcato impossessandosi di Cesena. L'esarca Eutichio,
sentendosi direttamente minacciato, chiese aiuto al Papa, il quale si rec di persona a Pavia per convincere il sovrano
a restituire all'esarca i territori conquistati, riuscendo nel suo intento.[62]
Liutprando mor nel 744: gli succedettero prima
Ildeprando e poi Rachis. Quest'ultimo sospese le
campagne di conquista dei suoi predecessori e firm
una pace con l'esarcato.[] Nel 749, tuttavia, invase la
Pentapoli e assedi Perugia. Convinto a ritirarsi dal
Papa, al suo ritorno a Pavia venne deposto dalla fazione
longobarda contraria alla pace con Bisanzio, che elesse
re Astolfo.[] Questi, riorganizzato e rafforzato
l'esercito,[63] pass immediatamente all'offensiva
contro i territori italiani ancora soggetti (anche se pi di
nome che di fatto) all'Impero bizantino. Nel 750 invase
da nord l'Esarcato occupando Comacchio e Ferrara;
nell'estate del 751 riusc a conquistare l'Istria e poi la
stessa Ravenna, capitale e simbolo del potere bizantino
in Italia.[] Si insedi nel palazzo dell'esarca, che venne
parificato al palazzo regio di Pavia come centro del
regno longobardo.[64] Il 4 luglio di quell'anno Astolfo
promulg il suo primo documento dal palazzo
dell'esarca, intitolandosi re dei Langobardi cui Dio
affid il popolo dei Romani, traditium nobis a Domino
populum Romanorum.[65]
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Al
584? 584?
Esarca
Imperatore di
Bisanzio
Descrizione
Decio?
Maurizio
Patrizio attestato in una lettera di Papa Pelagio II datata 584; diversi studiosi l'hanno identificato
con l'innominato esarca menzionato nella medesima lettera.
585
588/589 Smaragdo
Maurizio
Si rese noto per la sua durezza nei confronti dei scismatici tricapitolini della Venezia, a causa
della quale fu richiamato a Costantinopoli.
589
589
Giuliano
Maurizio
Attestato in un'iscrizione il 31 marzo 589; null'altro si sa di lui; il suo mandato dur comunque
pochi mesi.
590
596
Romano
Maurizio
Tent, in alleanza con i Franchi, di sottomettere i Longobardi. Ebbe contrasti di natura dottrinale
e politica con Papa Gregorio Magno (590-604).
596
602/603 Callinico
Maurizio
Persuaso da Papa Gregorio, firm una tregua biennale con i Longobardi (598). Nel 601/602 fece
prigionieri a Parma parenti di re Agilulfo, provocando una guerra con i Longobardi con
numerose sconfitte per i Bizantini. Richiamato a Costantinopoli per le numerose sconfitte.
603
608?
Smaragdo
Foca
Al suo secondo mandato, firm una tregua con i Longobardi, che venne rinnovata di anno in
anno. L'ultima volta che viene attestato come esarca il 608, quando edific una colonna in
onore di Foca. Si ignora quando ebbe termine il suo mandato, plausibilmente con l'elevazione di
Eraclio a imperatore (610).
608? 613?
Fozio?
Foca/Eraclio
Menzionato nella vita agiografica di San Teodoro di Sykeon come esarca, probabilmente lo fu tra
la fine del regno di Foca e l'inizio del regno di Eraclio. Nulla si sa di lui.
615? 616
Giovanni I
Eraclio
616
Eleuterio
Eraclio
Sed con durezza le rivolte scoppiate a Ravenna e a Napoli. Combatt con insuccesso i
Longobardi condotti dal duca Sundrarit. Usurp la porpora e tent di marciare su Roma per farsi
incoronare Imperatore d'Occidente dal Papa, ma fu ucciso presso Castrum Luceolis da soldati
fedeli a Eraclio (619/620).
619? 625?
Gregorio?
Eraclio
Paolo Diacono narra di un patrizio Gregorio che uccise a tradimento i duchi del Friuli Caco e
Tasone. Dato che gli esarchi detenevano di norma il titolo di patrizio, possibile che tale
Gregorio fosse stato un esarca.
625
643
Isacio
Eraclio
Tratt con estrema durezza il papato, punendolo per essersi opposto alla politica religiosa
imperiale sequestrando il tesoro papale custodito nel Laterano (640). Tent di opporsi invano alla
politica espansionistica di Re Rotari, venendo probabilmente ucciso nella Battaglia dello
Scultenna (643).
643
645
Teodoro I
Costante II
Inviato dall'Imperatore in Italia dopo il decesso di Isacco. Sostituito nel 645 da Platone.
645
649
Platone
Costante II
649
652
Olimpio
Costante II
653
666
Teodoro I
Costante II
Al suo secondo mandato, arrest Papa Martino I e lo deport a Costantinopoli per farlo
processare per tradimento. Si ignora quando termin il suo mandato ma esso ebbe termine poco
prima il 666, quando attestato come esarca Gregorio.
666
678
Gregorio I
(o II?)
Costante
II/Costantino IV
Ricevette dall'Imperatore un diploma che concedeva alla Chiesa Ravennate l'autocefalia (666).
678
687
Teodoro II
Costantino IV
Durante il suo mandato, ebbe termine l'autocefalia e l'Impero si riconcili con il papato,
condannando il monotelismo come eresia (680).
687
702?
Giovanni II
Giustiniano II
Era esarca nel 687 quando tent di imporre come Papa Pasquale, che gli aveva promesso 100
libbre d'oro. Null'altro si sa di lui, a parte gli avvenimenti del 687.
702
710?
Teofilatto
Giustiniano II
Nel 702, recandosi a Roma dalla Sicilia, rischi di essere ucciso dall'esercito esarcale in rivolta
ma fu salvato dal Papa che riusc a calmare i rivoltosi.
619
Esarcato d'Italia
17
710
711
Giovanni
III
Giustiniano II
Resosi reo di aver ucciso alcuni ecclesiastici, venne ucciso in una rivolta scoppiata a Ravenna.
711
713
Entichio
Filippico
713
726
Scolastico
Leone III
726
728
Paolo
Leone III
Tent di ordire l'assassinio di Papa Gregorio II, reo di essersi opposto all'iconoclastia. Ucciso da
una rivolta scoppiata a Ravenna.
728
751
Eutichio
Leone
III/Costantino V
Fu l'ultimo esarca. Sotto il suo mandato, sotto la spinta espansionistica dei re longobardi
Liutprando e Astolfo, l'esarcato cadde in mano longobarda (751).
Nota: le date sono in molti casi approssimate, non sapendo per alcuni esarchi quando il loro mandato inizi o fin
con esattezza. Tra l'altro si ignora tuttora l'esatto numero degli esarchi che governarono l'Italia dal 584 al 751
(potrebbero essere stati ventiquattro) e di due di essi (Anastasio e Stefano) si ignora addirittura l'epoca del loro
mandato, essendo noti unicamente da due sigilli.[72]
Ordinamento
L'esarca e i suoi sottoposti militari
Per approfondire, vedi Esarca.
L'esarcato nacque nel 584 ca., come conseguenza della militarizzazione dei residui territori bizantini in Italia, dovuta
all'esigenza di migliorarne le difese, vista la minaccia longobarda; l'autorit civile non venne subito soppressa, ma
perse sempre maggiore importanza a vantaggio degli ufficiali militari, che ora accentravano poteri sia civili che
militari.[] La riforma, avvenuta nei primi anni dell'Imperatore Maurizio, prevedeva che a capo dell'esarcato vi fosse
un esarca, che aveva piena autorit sia civile che militare, e risiedeva a Ravenna, nel palazzo di Teodorico; nominato
direttamente dall'Imperatore, reggeva teoricamente tutta l'Italia ("ad regendam omnem Italiam") ed era spesso un
eunuco di provenienza orientale, che deteneva la carica di patrizio.[]
L'Italia bizantina fu suddivisa in vari ducati, retti da dux o magister militum: la Pentapoli, Istria, Napoli, Roma,
Perugia e forse, anche se sono congetture non confermate da fonti dell'epoca, anche in Liguria e nelle regioni del Sud
Italia.[] Nei castelli pi importanti e nelle singole citt vi erano presidi cittadini retti da tribuni e comites, che
avevano ovviamente la funzione di difenderle dai Longobardi e che, insieme ai vescovi, finirono per amministrarle
anche in ambito civile.[] L'esercito fu poi rinforzato da soldati arruolati tra la popolazione italica. L'esercito bizantino
era organizzato in numeri, ognuno stanziato nelle principali citt: alcuni avevano origine orientale e si erano trasferiti
in Italia durante la guerra gotica (es. Persoiustiniani e Cadisiani di Grado) mentre altri vennero creati in Italia (es.
Tarvisiani, Veronenses e Mediolanses).[73]
Le autorit civili
La concentrazione di autorit civile e militare da parte dei militari non determin subito la scomparsa delle autorit
civili, segno che la formazione dell'esarcato fu un processo graduale, non un cambiamento brusco.[74] Fino ad
intorno la met del VII secolo la carica di prefetto del pretorio continu a sopravvivere, sebbene come subordinato
dell'esarca in ambito civile; residente a Classe (il porto di Ravenna), il prefetto d'Italia si occupava principalmente
della gestione delle finanze e aveva come dipendenti, ancora agli inizi del VII secolo, i vicarii di Roma e dell'Italia
(quest'ultimo risiedente a Genova dopo la conquista longobarda di Milano); anch'essi si occupavano della gestione
delle finanze, e sebbene, in teoria, costituissero la massima autorit civile delle due diocesi in cui era suddivisa
l'Italia imperiale, la crescente importanza assunta dai militari e le conquiste dei Longobardi resero la loro effettiva
autorit quasi nulla.[75] L'officium del prefetto d'Italia era composto da molti funzionari pubblici detti praefectiani.
Esarcato d'Italia
Al governo delle province vi erano ancora, fino almeno alla met del VII secolo, dei governatori civili (Iudices
Provinciarum), ma, anche in questi casi, la loro autorit venne minata dalla crescente importanza rivestita dai duces
militari al comando degli eserciti regionali. Certo, la carica di Iudex Provinciae (ovvero governatore civile della
provincia), come si evince dall'Epistolario Gregoriano, aveva ancora un certo prestigio, come confermano evidenze
di versamenti di suffragia (grosse somme di denaro) da parte di alcuni aspiranti governatori per ottenere la carica,
segno di quanto fosse importante per loro.[] Inoltre, sempre nell'Epistolario Gregoriano, vi sono evidenze di
governatori civili con autorit finanziaria (si occupavano di riscuotere le tasse) e/o militare/giudiziaria (possedevano
ancora l'autorit di punire rivolte militari), segno che la loro autorit non fosse insignificante.[] Tuttavia
testimonianze coeve (sempre l'epistolario di Papa Gregorio Magno) mostrano come spesso e volentieri i duces in
determinate circostanze si arrogassero prerogative degli Iudices provinciarum e quindi avessero anche una certa
autorit civile: ad esempio il dux Sardiniae Teodoro nel 591 impose esose tasse da pagare alla popolazione isolana,
suscitando le proteste di Papa Gregorio Magno.[76] La crescente importanza dei militari port, alla fine, alla
scomparsa degli Iudices Provinciarum verso la met del VII secolo: questi sono per l'ultima volta attestati dalle
Epistole di Papa Onorio I (625-638).
A Roma la carica di praefectus urbi attestata fino alla fine del VI secolo.
Note
[2] I Romani chiesero all'Imperatore di rimuovere Narsete dal governo dell'Italia in quanto si stava meglio sotto i Goti che sotto il suo governo,
minacciando di consegnare l'Italia e Roma ai barbari. V. P. Diacono, Historia Langobardorum, II, 5 e
[3] P. Diacono, II, 5.
[5] Paolo Diacono, II, 5.
[13] "Pelagii Papae II, Epistolae", in J. P. Migne (a cura di), Patrologia Latina, Parisii 1878, 72, coll.700-760 (epistola 1).
[14] Pierre Goubert, Byzance avant l'Islam. II, Byzance et l'Occident sous les successeurs de Justinien. 2, Rome, Byzance et Carthage, Paris
1965, pp.75-76.
[15] Secondo Ottorino Bertolini "Appunti per la storia del senato di Roma durante il periodo bizantino", in Ottavio Banti (a cura di), Scritti scelti
di storia medievale, Livorno 1968, I, pp.228-262, Decio non era l'esarca citato nella lettera ma un patrizio romano.
[17] Paolo Diacono, III, 17.
[18] Paolo Diacono, III, 22.
[19] Paolo Diacono, III, 19.
[22] Ravegnani 2004, p. 95.
[23] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 8.
[24] Ravegnani 2004, p. 98.
[25] Papa Gregorio Magno, Epistole, V,36.
[26] Ravegnani, p. 99.
[27] Papa Gregorio Magno, Epistole, V,42.
[32] http:/ / db. edcs. eu/ epigr/ epi_einzel_it. php?p_belegstelle=CIL+ 06%2C+ 01200& r_sortierung=Belegstelle
[34] .
[36] .
[37] Ravegnani 2004, p. 107.
[40] : quod consilium ratum iudicans obaudivit.
[41] P. Classen, Die erste Romzug in der Weligeschichte. Zur Geschichte des Kaisertum im Westen und der Kaiserkrnung in Rom zwischen
Theodosius dem Grossen und Karl dem Grossen, in Historische Forschungen fr Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann, Kln-Wien 1971,
pp. 325-347.
[43] Cfr. C. Toumanoff, Les Dynasties de la Caucasie Chrtienne de lAntiquit jusquau XIXe sicle. Tables gnalogiques et chronologiques,
Roma 1990, pp. 272-273 (53. Karin- Pahlavides-Kamsarakan).
[44] Fredegario, IV, 69.
[45] PLRE IIIb, p. 1218.
[46] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 175.
[47] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 176.
[48] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 178.
[49] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 179.
[50] Ravegnani 2006, pp. 30-32.
[51] Fredegario, IV,71.
[53] Paolo Diacono, V, 7.
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Esarcato d'Italia
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[56]
[63]
[64]
[67]
[70]
[74]
[75]
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Bibliografia
Fonti primarie
Studi moderni
Giorgio Ravegnani, I bizantini in Italia, Il Mulino, Bologna, 2004.
Giorgio Ravegnani, Bisanzio e Venezia, Il Mulino, Bologna, 2006.
Andr Guillou, Filippo Bulgarella, L'Italia Bizantina. Dall'esarcato di Ravenna al tema di Sicilia, UTET Libreria,
Torino, 1988, ISBN 88-7750-126-X
Borri, Duces e magistri militum nell'Italia esarcale (VI-VIII secolo) (http://www.dssg.unifi.it/_RM/rivista/
dwnl/Borri.pdf)
Ottorino Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi.
Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi
Charles Diehl, Etudes sur l'administration byzantine dans l'Exarchat de Ravenne (568-751)
Voci correlate
Collegamenti esterni
Storia dell'Esarcato d'Italia (http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/esarcato.htm)
Atti del convegno Societ, diritto e istituzioni nei papiri ravennati (V-VIII secolo) (http://www.ravennacapitale.
unibo.it/convegni/atti/14-15-05-2010-atti.html), 14-15 maggio 2010.
Portale Bisanzio
Portale Longobardi
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