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Memorie di Lunigiana
di

ADRIANA G. HOLLETT

Monteregio
Pozzo Parana
il Cantamaggio e i Librai

Fotografie di A. G. Hollett

a mio marito Reginald


che condivide lamore per la mia terra.

...Se novella vera


di Valdimagra, o di parte vicina sai,
dilla a me, che gia' grande la' era.
Dante - Purg. VIII

Nella cartina vengono indicatate le localita' di Monteregio, Pozzo e


Parana.
Mappa planimetrica della Lunigiana ricordata da Almagia: Monumenta
Italiae Cartographica, pag.60. Acquerello su carta - Piante antiche dei confini del
1643 rappresentanti i vari feudi lunigianesi.

Cenni sulla storia della Lunigiana


Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere allopera di Eugenio
Branchi Storia della Lunigiana feudale, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare questultimo che, per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi dapprima linvasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
Lessere conte di Luni aveva una certa rilevanza poicheil paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dellanfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa dEste ed il secondo a quella dei Malaspina.
Oberto Obizzo I si stabili sui gioghi dellAppennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
questultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro

castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito


dallimperatore Federico a Opizone nel 1164 ) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di questultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio appare
nellatto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dallaltra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nellarme lo spino secco in spino fiorito ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo doro con il motto ad medelam (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi lo stemma venne spesso
modificato; il piu conosciuto e pero quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
entrambi. E da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado
detto lAntico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per laiuto ricevuto dal Malaspina
nella crociata dEgitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di V illafranca. La sua vedova, marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta, merita di esser ricordata come colei
che compose, ordino e stabili gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).
Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice dAppello che era il Marchese, di un Podesta eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.

Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai


genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva lomicidio col taglio della testa, ladulterio con lire venticinque
per luomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, labigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita e
Comunita che a loro furono soggette.
Nel feudo di Monteregio il marchese Leonardo, unitamente al fratello
GiulioCesare, ebbe estrema cura nel governo dei suoi sudditi e opero' nel meglio
di quanto un principe ed un padre dovesse.
Fece molte leggi tendenti a reprimere delitti, trasgressioni e mal costume.
Nel 1599 ordino' e pubblico' il riordinamento degli antichi Statuti del luogo
essendo non piu' convenienti per i nuovi tempi, e, dopo aver supplito ai difetti col
riordinamento dei primi, ne pubblico' dei nuovi riguardanti la polizia e le
donazioni obbligatorie ed in perpetuo sulle famiglie di Monteregio e Parana.

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MONTEREGIO

Montereggio - Immagine del vecchio borgo del castello tratta da Livio


Galanti - " UN FEUDO E UN SANTUARIO"
Monteregio - panorama

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Monteregio e'
un paese montano, a
nord di Mulazzo,
che nella storia della
Lunigiana feudale,
per breve tempo, dal
secolo XVI ed il
XVII,
costitui'
assieme a Pozzo un
feudo indipendente.
Il territorio di
questo
feudo
corrispondeva
all'estensione delle
due parrocchie di
Pozzo
e
Monteregio.
Fu il piu'
piccolo degli oltre
quaranta feudi dei
marchesi Malaspina
in cui fu divisa la
Lunigiana,
da
quando
Corrado
l'Antico, capostipite
della
linea
di
Mulazzo, detta poi
dello "spino secco",
e
Opizzone,
capostipite
della
linea di Filattiera o
" spino fiorito", nel 1221, vennero alla prima divisione dell' ager

dello
lunensis.
La famiglia dei Malaspina, perdute molte terre e castelli in Lombardia,
Piemonte e Liguria, si ridusse a reggere personalmente il territorio e lo
dominarono assai prima che Federico Barbarossa concedesse ai loro discendenti
l'investitura.
La legge longobardica di successione seguita dai Malaspina fu la ragione
dell'origine dei molti castelli feudali che sorsero un po' ovunque in Lunigiana, in
posizione d'importanza strategica politico militare e dove percio' esistevano gia'
luoghi forti, torri o castelletti con funzione anche di governo.

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Monteregio - Case-torri al portale d'ingresso al castello.

Monteregio risiede su un declivio a forma di costone che e' un'appendice del


monte Cornoviglio, tra vecchi castagni e pascoli,che sono l'unica risorsa del luogo.
Gli abitanti lo chiamano in dialetto Montaresa: l'etimologia del nome non si
conosce dice il Branchi, ma cercare di individuarla potrebbe interessare ed essere
anche di qualche utilita'.
Le carte topografiche della Lunigiana del 1759 dell'Allegrini, del1775 del
Morozzi ed in una carta topografica Ligure-Tosco-Emiliana ( senza autore e data)
ma anteriore alle precedenti perche' vi sono segnati il Principato di Bozolo e il
Ducato di Sabbioneta, riportano ripetutamente Montarese per cui l'attuale nome
ufficiale sembrerebbe posteriore al 1832.
L'etimo di Monteregio sembrerebbe derivare da Monte-Resica di cui Resga
da "costone" dalla forma del monte, su cui sorge, per lungo, il paese.
Documenti latini del 1296 e 1303 dei vescovi di Luni che definiscono in loco
una capella de Monteresico sembrerebbe appoggiare questa tesi.
L'altra Monte Regio appoggia quella che la localita' fosse un bene fiscale di
epoca longobardica sul percorso Mulazzo-Brugnato..
Da Monteregio dipendono cinque gruppi di case chiamate Casoni (grosse
case rettangolari con tetto di paglia), Cadiloja (casa di Loja), Fresoni (felci), Piana
e Cerro (caratteristica topografica del luogo o nome di piante).
Il paese e' delimitato dal Mangiola e dal canale della Fontanella.

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Monteregio Castello Malaspina

Il feudo di Monteregio venne


costituito nel 1573 dalla scissione di
quello di Mulazzo quando i figli di
Morello Malaspina di Mulazzo,
Francesco-Antonio, Galeazzo e
Giovan-Paolo, si divisero l'eredita'
paterna.
Galeazzo ancora minorenne
resto' sotto la tutela della madre
Caterina Malaspina di Castel
dell'Aquila.
I tre fratelli ressero in comune i
beni feudali e godettero gli allodiali
sino alla maggior eta' di Galeazzo
quando, fattosi adulto, vesti' l'abito di
Cavaliere Gerosolimitano.
Per questa sua condizione
Galeazzo aveva il divieto di sposarsi,
quindi fece donativo ai fratelli della sua quota di beni allodiali e ritenne per se' fino
alla morte la signoria del palazzo di Pozzo nonche' il dominio della terza parte
della meta' di Mulazzo. I fratelli disposero a loro giudizio di tutti i beni paterni;
chiamarono il notaro Giuliano Giuliani di Mulazzo e fecero rogare ( 1573) un atto
per cui a Giovan-Paolo pervenne Monteregio e Pozzo, a Francesco-Antonio
Mulazzo e Parana.
Comincio' cosi' la dinastia esclusiva di Monteregio e Pozzo con
Giovan-Paolo. Il Litta e il Branchi coincidono esattamente nel riferire la
genealogia dei marchesi di Monteregio e Pozzo:
1) Giovan-Paolo (1573-1584) che ebbe per sua porzione Monteregio, di
cui ricevette l'investitura imperiale nel 1577.
2) Giovan-Vincenzo, figlio del precedente; con il concorso dei fratelli
istitui' primogenitura. Mori' prima del 1595.
3) Giovan-Vincenzo, figlio del precedente.Nel 1619 pose per 50 anni la
popolazione di Monteregio in accomandigia col granduca di Toscana Cosimo II.
Si fece cappuccino nel 1623.
4) Ottavio, figlio del precedente, ultimo marchese del feudo, mori' suicida
in Pozzo nel 1646.
Il marchese Giovan-Paolo tenne il feudo per oltre decennio.

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MonteregioPortale del castello.


sotto: Arme dei Malaspina.

Pare che governasse bene i suoi


sudditi perche' contro di lui non si
ribellarono come invece fecero quelli di
Mulazzo stanchi delle angherie e violenze
subite dai figlioli del vecchio marchese.
Sotto Giovan-Paolo non sorse
alcuna
questione
di
confine,
frequentissime in quei tempi con le
comunita' limitrofe, per questione di
pascolo o legnatico nei beni comuni.
Egli si mantenne in ottima
relazione con Pontremoli, allora sotto la
dominazione spagnola, che a lui e ai suoi
discendenti accordo' la naturalizzazione
con i privilegi che accompagnano tale riconoscimento..
Abito' inizialmente a Pontremoli con la famiglia, mancando allora
Montereggio di residenza marchionale, che venne costruita in seguito, ed essendo
quella di Pozzo occupata da Galeazzo.
E la' si trattenne fin quando non
venne ultimato il nuovo palazzo a
Monteregio dove egli prese dimora con
la famiglia.
A quel tempo, allo staccarsi dal
ceppo originario di un nuovo ramo,
doveva anche sorgere un nuovo
castello residenza di un nuovo signore.
La residenza marchionale subi' nel
tempo trasformazioni e adattamenti,
ma dell'antica conserva ancora qualche
vestigia: l'ingresso con un magnifico
portale di arenaria, parte dello stemma
di famiglia, lo spino secco col leone
rampante di marmo, il granaio e due
torri che guardano dal lato del canale
della Fontanella.

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Monteregio - Castello dei Malaspina.

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Monteregio - Stemma dei Malaspina.

17

Monteregio - Portale del castello.

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Monteregio
Atrio
castello.

del

Il
marchese
Giovan-Paolo nel 1534
sposando
Taddea,
figlia del marchese
Giovan-Vincenzo di
Mulazzo
ebbe
da
questa:
Costanza,
Leonardo,
GiulioCesare e Carlo.
Alla sua morte,
1584, lascio' superstiti i
figli Leonardo,
e
Giulio-Cesare.
Nessuno
di
loro
mantenne
la
discendenza che ando'
ai figli del defunto
Giovan-Vincenzo.
Nel 1581, con un
atto
chiamato
Convenzioni stabilirono la successione del feudo del loro padre per colui che per
primo avesse preso moglie e avesse avuto figli maschi e colui che fosse reputato il
primogenito dovesse succedere nel feudo e nei beni feudali dei marchesi
Francesco-Antonio e Galeazzo, loro zii paterni, il primo dei quali era signore della
meta' di Mulazzo e Parana, e il secondo, almeno per il titolo, di Pozzo.
Giovan-Vincenzo fu il primo e unico ad ammogliarsi. Sposo'
Margherita,figlia del marchese Jacopo Malaspina di Licciana ed ebbe da lei
Susanna, Matilde ed un maschio che nacque postumo.
Mori' lasciando la moglie incinta, la quale dopo poco dette alla luce un
figlio che, come il padre e il nonno venne chiamato Giovan-Vincenzo.
Gli furono tutori e reggenti la madre e gli zii paterni Galeazzo e
Francesco-Antonio.

19

Monteregio - Corte interna del castello.

20

Monteregio - Corte interna.

21

Monteregio - Corte interna del castello.

22

Monteregio - Una torre del castello.

23

MonteregioUna delle torri


del castello.

Alla morte di
Giovan-Paolo
il
feudo di Monteregio
passo' ai suoi figli
superstiti: Leonardo,
(affettuoso verso i
suoi ma di carattere
incline alla collera
che non sempre
seppe mantenersi nel
limite dell'onesto) e
Giulio- Cesare.
I fratelli lo
governarono
in
proprio e come tutori
e reggenti del loro
pronipote GiovanVincenzo
assieme
alla di lui madre che
il Branchi definisce
"donna destra, intelligente e di viril senno dotata".
Ressero con Monteregio il feudo di Pozzo che spettava allo zio Galeazzo e,
ancora vivente lo zio, promulgarono e applicarono ordinamenti e leggi identiche
per Monteregio e Pozzo.
Quando Giovan-Vincenzo ebbe raggiunto la maggiore eta', sposo' (1605) a
Parma, Isabella sorella del conte Sanvitali e li' visse buona parte dell'anno, mentre
a Monteregio fu ammesso a governare assieme agli zii.
Alla morte di Giulio-Cesare, Leonardo si spoglio' di ogni potere per
riversarlo tutto sul diletto nipote.
Appare quindi, quasi inverosimile che, Leonardo, il primogenito di
Giovan-Paolo, vissuto in cosi' amorevole concordia col fratello e con il nipote,
potesse in seguito macchiarsi di un feroce omicidio.

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Monteregio
La
seconda
torre

Accadde il
20 dicembre a
Pontremoli davanti
alla chiesa di San
Pietro quando, per
motivi controversi
di
pascoli
e
legnatico,
Leonardo trafisse
di spada il cugino,
marchese
Ottaviano
Malspina
di
Castagnetoli.
Il
delitto
rimase
impunito
perche' il marchese
Leonardo sfuggi'
alla giustizia del
governo spagnolo
di Milano che, a quel tempo, signoreggiava a Pontremoli, riparando velocemente
nelle proprie terre dove visse a lungo, sino al 1626. Venne sepolto nella chiesa di
Sant'Apollinare di Monteregio.
Giovan-Vincenzo gli era succeduto nel feudo fin dal 1605, cioe' da quando
era rientrato dalla corte di Parma dove aveva rischiato la morte essendo stato
coinvolto (non si sa se a ragione o torto) nella congiura dei Sanvitale di Parma
contro i Farnese. Carcerato nella rocca di quella citta', dove rimase a lungo, ebbe
salva la vita con il riscatto di ventimila scudi.
Giovan-Vincenzo da Isabella ebbe cinque figli: Margherita, Ottavio, Carlo,
Leonardo e Maria. Rimasto vedovo dell'adorata moglie, lasciando erede
universale il primogenito maschio Ottavio e il governo dei feudi alla madre
Margherita, si fece cappuccino nel monastero di S.Barnaba a Genova.

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Il 22 marzo 1625, ai rogiti del notaro Tommaso Bojardo della Spezia, fece
testamento col quale defini' i tutori per figli minori, detto' alcuni legati, assegno' la
dote alla figlia Maria e stabili' con una scrittura il da farsi nel caso che il
primogenito Ottavio non sopravvivesse o mancasse di discendenza.
Anche il figlio Carlo segui' il padre in convento e con loro un servo. Il primo
prese il nome di Fra Felice, il secondo Fra Amadeo ed il servo Fra
Giovan-Vincenzo
Leonardo, il terzogenito maschio di Giovan-Vincenzo, come il padre e
l'altro fratello, fu religioso professo e sacerdote. Entrato nell'Ordine degli
Agostiniani visse spesso a Pozzo ( dove esisteva un convento dello stesso ordine )
e a Bagnone dove ricoprerse il grado di Baccelliere.
Appena il padre vesti' l'abito talare, Ottavio gli succedette sotto la reggenza
della madre e venne riconosciuto novello signore di Monteregio e Pozzo, tanto
piu' che il Cavalier Galeazzo nel 1627 era gia' morto e i diritti della primogenitura
si erano consolidati in Ottavio.
Non si sa se il suo governo incontrasse o no la soddisfazione dei suoi sudditi
ma se dobbiamo argomentare le poche leggi che si conoscono di lui, gli incarichi
che da altri signorotti della provincia e dal Governo di Milano gli furono dati,
deve credersi che fosse considersto uomo prudente e saggio.
Infatti perche' non venissero a corrompersi i semplici costumi dei suoi
montanari, con bandi replicati dal 1641 e 1642 non volle immischiati, come era
antico costume, fra i possessori delle sue terre gli estranei. Adopero' ogni cura,
come si scorge da un bando del 1645, perche' i suoi dipendenti rispettassero e non
ledessero le proprieta' e la incolumita' dei dei feudi vicini.
Nel 1631 vertendo un aspra lite tra i marchesi di Bastia e Ponte Bosio
intorno alla successione di quei feudi egli fu tra i mediatori; nel 1635 venne
nominato tutore dei figli minori del marchese Ippolito Malaspina e nel 1645 venne
chiamato dal Senato di Milano per accomodare le secolari vertenze tra Rossano e
Suvero a causa del bosco di Gambatacca.
A trent'anni, nel 1639, si ammoglio' con Matilde, figlia primogenita del
marchese Morello Malaspina di Mulazzo e con la quale dieci anni innanzi, forse
perche' ancora impubere, aveva stabilito le nozze e col padre di lei una dote di
1500 scudi.
Questo matrimonio fu sterile; declinando anche nella salute, il 26 febbraio
1644, Ottavio chiamo' il notaro Bernardino Zambeccari di Pontremoli e detto' il
suo testamento.
Chiamo' in esso eredi dei suoi feudi coloro ai quali per legge fra i suoi
agnati sarebbero spettati, pretermessi i fratelli Carlo e Leonardo che coi voti
monastici avevano implicitamente rinunciato alla successione feudale, istitui'
erede degli allodiali tutti la moglie, riconobbe legati alle sorelle ed al fratello
Padre Leonardo.

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Ordino' la edificazione delle nove stazioni da Monteregio a Santa Maria del


Monte e da Pozzo alla stessa Chiesa, edicole che a tutt'oggi ( meno due che sono
state rubate negli ultimi anni) si possono ancora ammirare.
Prego' la moglie di passare l'eredita' a quei nipoti di lui che avrebbero dato
miglior saggio della loro condotta; fece voto, guarendo dall'infermita' che lo
affliggeva, di intraprendere coi suoi cognati, fratelli della moglie, il viaggio alla
Santa Casa di Loreto ed offrirvi un vaso d'argento del valore di 20-30 piastre.
Infine ordino' che il suo cadavere fosse seppellito nella chiesa di Pozzo, e
morendo fuori dei suoi feudi vi fosse portato il suo cuore.
Non si conosce se il voto sopra riferito fosse stato esaudito, si ritiene anzi,
per i pregiudizi del tempo, di poter affermare il contrario, perche' il marchese, al
quale i medici avevano predetto un tempo molto limitato di vita, si suppone fosse
etico, non riusci' a guarire; anzi nel 1646 aggiunta al resto una febbre maligna,
usci' di senno, cosi' che, essendo nel suo palazzo di Pozzo, il 26 luglio balzato dal
letto e trovato un coltello se lo infisse nella parte destra del petto cessando di
vivere il giorno dopo.
Dal vicino castello di Mulazzo, Morello Malaspina, l'agnato piu' prossimo
alla successione si porto' a Monteregio e mando' il primogenito a Pozzo per
prendere ufficialmente il possesso del feudo spettantegli.
Il governatore di Milano tento' di occupare il feudo di Monteregio-Pozzo
con l'apparenza di far visita di condoglianza alla vedova, ma trovo' i figlioli di
Morello, Azzo-Giacinto e Carlo che vi si trovavano con gente armata e pronti alla
difesa, per cui dovette rinunciare.
Basto' sapere che il Granduca di Toscana assumeva la difesa dei diritti di
Morello di Mulazzo perche' Milano rinunciasse a far violenza contro i detentori di
tal diritto.
L'anno successivo alla morte di Ottavio 1647 " Le castella ( di Monteregio
e Pozzo) riunite per sempre a Mulazzo, non tornaron mai piu' ad avere
importanza politica e indipendente tra i feudi della Lunigiana."

27

MonteregioCampanile
della
chiesa di Sant'Apollinare.

A pochi passi dal


palazzo marchionale sorge
il campanile che sovrasta
l'antica chiesa intitolata a
Sant'Apollinare.
Sopra l'architrave
d'arenaria
della porta
d'ingresso si legge:
I ? IHS A.D. ? DE.
3V80
con due segni
illeggibili. Si tratta del
simbolo di S. Bernardino e
la data del restauro della
porta
d'ingresso
del
dicembre 1580.
Un bel rosone di
arenaria
sovrasta
l'architrave;
una
scheggiatura
rende
illeggibili alcune parole latine.
Sotto il pavimento dell'antica chiesa di Sant'Apollinare venne sepolto il
primo marchese di Monteregio, Giovan-Paolo che vi mori' nel 1583-84.
Il marchese Leonardo Malaspina venne anch'egli sepolto nel 1626 nella
stessa chiesa.
L'antica parrocchiale venne abbandonata a causa di una grave inondazione
avvenuta durante un temporale mentre veniva celebrata una funzione e i fedeli
corsero un grave pericolo.La nuova chiesa venne costruita in una piazza al centro
del paese e anch'essa intitolata a Sant'Apollinare.
Durante alcuni lavori di restauro, negli anni 1980- 85, e' stato alzato il
pavimento interno della chiesa di circa un metro.Il signor Tiziano Fogola era
presente e attesta che sotto le macerie accumulate sono state lasciate intatte due
cripte; una utilizzata quale ossario comune e l'altra contenente le ossa di due
adulti e un bambino.
Quest'ultima era probabilmente la cripta dei marchesi Malaspina.

28

Monteregio - Campanile di Sant'Apollinare.

29

Monteregio -Nella parte absidale sono molto evidenti le feritoie che ci


suggeriscono la presenza di una fortificazione.

30

Monteregio- Queste feritoie circondano, ad altezza d'uomo, tutta la parte


posteriore della chiesa.

31

Moneteregio - Si racconta che Sant'Apollinare, la parrocchiale, venne


abbandonata quando durante un violentissimo nubifragio, l'acqua, durante una
funzione religiosa, inondo' completamente la chiesa mettendo in grave pericolo la
vita dei fedeli presenti alla messa.

32

Monteregio - Prospetto e portale dell' antica chiesa di Sant'Apollinare.

33

sopra: sull'architrave troviamo alcuni caratteri illeggibili.


sotto:una doppia muratura attorno alla cappella laterale.

34

Monteregio - Sulla cornice esterna del cerchio, in alto: D . B .ART.IZATI .


1571.

35

Montereggio - Il giorno 8 maggio 1580, il rappresentante del cardinale e


vescovo di Luni, Cesare Lomellini, visito' la chiesa parrocchiale di Monteregio.
Questo si rileva dal piu' antico manoscritto delle visite pastorali e dimostra pure
che la chiesa e' anteriore a tale data. Il prete che reggeva la parrocchia si chiamava
Bartolomeo Pizzali ed era del luogo. Durante l'ultimo restauro vennero rinvenute
due tombe;e' probabile che fossero una, quella del marchese Giovan Paolo
Malaspina (1584) e l'laltra quella del figlio Leonardo (1625).

36

Montereggio - Interno dell'antica parrocchiale dedicata a Sant'Apollinare.

37

Montereggio - Altare laterale dell'antica parrocchiale.

38

Montereggio - L'acquasantiera, unico reperto coevo alla costruzione.

39

40

Montereggio - Stazione del S. Rosario."La nativita' di Gesu'".


E' uno dei misteri gloriosi, ordinati nel suo testamento ( nel 1644), dal
marchese Ottavio Malaspina .

41

Montereggio - Innumerevoli colonne in pietra sono state rinvenute durante


scavi, eseguiti nel secolo scorso, presso gli edifici del lato sud del paese. Alcune
colonne vennero interrate per meta' in un giardino, altre fungono da pilastro per
cancelli. Non si conosce quale sia stato l'edificio, chiostro o porticato nel quale
potevano essere state impiegate.

42

Montereggio - Il borgo.

43

Monteregio - Casa di Bertoni Luigi

44

Monteregio - Portale della casa Bertoni.

45

Monteregio - Casa dei Tarantola.

46

Monteregio -Il borgo.

47

Monteregio - Casa dei Bertoni.

48

Montereggio - Casa dei Lorenzelli.

49

Monteregio - Casa della Loria.

50

Monteregio - Casa Giambiasi-Maucci.

51

Monteregio - Uscita verso il borgo.

52

Montereggio - Porta d'accesso al borgo


Il confine del feudo, un tempo, partiva dal canale della Mirandola, a ovest di
Cassana, risaliva lungo il canale stesso fino all'incrocio delle strade che
provenivano da Pozzo e da Busatica in localita' detta " Pilastro", continuava per la
strada che, attraverso i Farinotti e la Crocetta portava al santuario della Madonna
del Monte; giunta alla foce del Caschiola scendeva fino alla Rocchetta, risaliva
lungo il Teglia e la Moretta fino ai Casoni, quindi ridiscendeva fiancheggiando il
Cornoviglio.
La sua economia era esclusivamente agricola le cui principali fonti erano
costituite dalla racolta delle castagne e dall'allevamento del bestiame,
specialmente capre e pecore.
Molto ristretta la parte coltivata a grano. Viti e olivi erano coltivati
principalmente a Pozzo, piuttosto limitati attorno al paese di Montereggio.
Questo territorio, pur non avendo grandi risorse, permetteva ai suoi pacifici
abitanti di vivere con una certa tranquillita'.
Il feudo era discretamante popolato non solamente nei due borghi principali
ma anche nei boschi e sulle montagne.
La parrocchia di Sant'Apollinare nel 1832 contava 327 abitanti.( E.Repetti)

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Montereggio - La nuova chiesa parrocchiale.

54

Montereggio - Portale della parrocchiale.


Nella pagina accanto, nel piccolo riquadro,e' riprodotta la facciata della
chiesa nel 2003, prima del restauro.

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Montereggio - La navata centrale.

56

All'interno della chiesa, su un altare laterale, troviamo le reliquie del


vescovo, mons.Francesco Fogolla, nato e cresciuto a Montereggio di Mulazzo.
Il 21 ottobre del 2000, in piazza San Pietro a Roma, aveva inizio la
canonizzazione di Francesco Fogolla e il Santo Padre ne proclamava la santita'.
Nell'omelia venne ricordata la cronaca del martirio del santo e dei suoi
confratelli avvenuta in Cina il 9 luglio 1900.
Il vicere ordino' che il vescovo Fogolla e gli altri missionari fossero
prelevati dal convento e trasferiti al suo cospetto, cosa che venne frettolosamente
eseguita.
Durante il tragitto tra due ali di folla urlante i prigionieri vennero fatti
segno ad ingiurie e minacce. Giunti al tribunale vennero fatti inginocchiare per
l'interrogatorio.
Monsignor Fogolla venne accusato di aver nuociuto al popolo con
medicine e stregoneria, venne colpito ripetutamente a pugni e al rifiuto di
abiurare la propria religione, lui e i suoi confratelli vennero torturati e uccisi.

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58

Reliquie del Santo.

San Francesco Fogolla


Nacque a Montereggio nella
Lunigiana, diocesi di Pontremoli, il
4 ottobre 1839 da Gioacchino ed
Elisabetta Ferrari, dai quali
ricevette una buona educazione
morale.
Trasferitosi a Parma con i
genitori, frequento' il convento
della S.S. Annunziata dei Frati
Minori. A vent'anni emise la sua
professione religiosa.
Completati
gli
studi
ginnasiali, studio' teologia e fu
ordinato sacerdote nel 1863.
Parti' per le missioni in
Cina, fu destinato a Taiyuanfu
nello Shansi. In qualita' di Vicario
Generale si dedico' a visitare cristiani e non, ad amministrare i sacramenti
approfondendo la conoscenza della lingua e della cultura cinese. Estirpo' abusi,
moglioro' i costumi, aumento' il numero dei cristiani e li difese dalle angherie dei
pagani a tal punto da esser altamente considerato presso i tribunali civili. Per la sua
ottima conoscenza della lingua cinese fu chiamato come predicatore ufficiale nei
due sinodi cinesi. Partecipo' nel 1897 all'Esposizione internazionale di Torino. Fu
consacrato vescovo a parigi nel 1898 e nel 1899 rientro' in Cina con nove
missionari e sette Suore Francescane di Maria.
In Cina lo attendeva una tempesta. Pio IX preoccupato dalla situazione
politica fece chiedere udienza all'imperatore per rassicurarlo del carattere pacifico
e disinteressato delle missioni, ma alcuni comportamenti militari fecero fallire
l'incontro. Si scateno' la rivolta dei Boxsers e la persecuzione sistematica degli
stranieri. I missionari avrebbero potuto fuggire ma non lo fecero.Quando un
funzionario cinese giunse alla missione per esporre il volere del vicere' abiurare
la fede mons. Fogola oppose un deciso rifiuto e si avvio' al martirio assieme ai suoi
confratelli.

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Monteregio - Il ponte in muratura sostitui' quello levatoio.

60

Monteregio - Portale d'accesso alla piazza del castello.

61

Monteregio - Stazione del S. Rosario " La Presentazione al tempio."Questa e' una delle stazioni ordinate nel testamento del febbraio 1644 da
Ottavio Malaspina marchese di Monteregio e Pozzo.
E. Branchi nella sua Storia della Lunigiana feudale dice: "...ordino' la
edificazione delle nove stazioni da Monteregio a Santa Maria del Monte e da
Pozzo a detta chiesuola... edicole che ancora si veggono."
Molti si chiedono perche' il marchese ordinasse proprio nove stazioni e non
un numero diverso e la risposta venne da un benemerito parroco che molti anni
addietro resse la comunita' di Pozzo.

62

Don Lorenzo Ferrari si rese benemerito per la realizzazione di molte ed


importanti opere per salvare quella che era la storia del paese: la ricostruzione dei
muri portanti dell'oratorio di San Giorgio, la costruzione del campanile della
parrocchiale, la fusione delle campane, la rimozione dal pavimento della chiesa
della lastra marmorea del sepolcro dell'ultimo marchese di Monteregio e Pozzo.
In un piccolo manoscritto che narra le vicende di una contesa tra le
parrocchie di Montereggio e Pozzo per i diritti sulla Madonna del Monte ( che si
risolse in favore di Pozzo) egli ci spiega che esse furono nove "...in memoria e
riverenza dei nove mesi che la Beata Vergine porto' G.Cristo nel sacro ed
immacolato suo ventre".

Monteregio - Stazione del S. Rosario "Gesu' tra i dottori del tempio".

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Monteregio - Stazione del S.Rosario " Annunciazione".

A sinistra alcune stazioni del S. Rosario: " Orazione di Gesu' nell'orto,


Incontro con la Veronica, Ressurrezione, Visita a Santa Elisabetta."

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Montereggio - Casa dei Giovannacci.

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Montereggio - Casa di Bissola Luigi.

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Montereggio - Casa dei Rinfreschi ( Nine')

68

Montereggio - Corpo di guardia del castello.

69

Monteregio - Si noti sul selciato il simbolo del pesce ( a destra)


sotto: portale dei Rinfreschi.

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Monteregio - Portale di casa Tarantola.


Il simbolo di San Bernardino e' spesso riprodotto sui portali del borgo.

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Montereggio - Passaggio di "sott la vota"

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Montereggio - Il borgo a nord.

73

Montereggio - Piazza della fontana.

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Montereggio - Il borgo a nord.

75

Montereggio - Ca' d Polidor.

76

Monteregio - Stazione del S. Rosario "L'incoronazione di Maria".

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Montereggio - Il borgo a nord.

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Montereggio - La piazza del portale.

79

Monteregio - Il portale chiudeva l'ingresso del paese sulla strada per Pozzo.

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Monteregio - Strada per la Fontanella.

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Monteregio - Strada per gli orti.

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Monteregio - Stalla dei Maucci.

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Montereggio - A questo edificio era collegato un portale, oggi scomparso, il


quale sbarrava il sentiero che saliva a sud dal fondovalle; era chiamato il
LORMEZZO.

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Ecco il bellissimo portale, in tutto simile a quello del borgo di Filetto che
apriva l'accesso del paese al Lormezzo. Per un qualche motivo, nei secoli passati,
era stato smontato e i blocchi abbandonati ai margini del sentiero. Una notte, anni
orsono, i soliti ignoti si sono impossessati del portale trafugandolo. La memoria
popolare lo riconosce come quello montato ad un oratorio moderno in un paese
poco distante.

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Montereggio - Ingresso al paese dal Lormezzo.

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Montereggio - Casa dei Fogola.

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Monteregio - Nella casa dei Fogola, sul giardino interno, troviamo una
lapide commemorativa dedicata alla medaglia d'argento Ernesto Fogola.
I Fogola (famiglia di librai), partiti da Montereggio, approderanno ad
Ancona.Il primo fu Giuseppe (1868-1945) che aveva sposato la conterranea Giulia
Tarantola (1860-1946) di una analoga famiglia di librai. Da loro nasceranno tre
figli: Ernesto, Italo e Fernando.
Ernesto, partito per la prima guerra mondiale come sottotenente di fanteria,
ottiene una medaglia d'argento; poi, da tenente, passa in aviazione dove ottiene
un'altra medaglia e i gradi di capitano. Partecipa al volo su Vienna guidato da
D'Annunzio. Il 24 agosto 1917 il velivolo sul quale vola Ernesto Fogola viene
abbattuto. All'ufficiale di meno di ventisei anni viene intitolato il Reale Aero Club
di Ancona.

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Monteregio - Il giardino abbandonato.

91

Montereggio- Casa Fogola.

92

Montereggio - Casa Maucci

93

Monteregio - Stazione del S. Rosario " Assunzione della Vergine".

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Monteregio - Casa Lazzarelli.

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Monteregio - Queste gallerie, che corrono lungo il lato del paese, hanno
piccole aperture che guardano all'esterno e sono interrotte per tutta la lunghezza
da numerose porte.

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Erano camminamenti di difesa del castello; venivano percorsi da uomini


armati per la difesa del paese e in caso di ritirata le porte alle loro spalle dovevano
venire sbarrate..

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Montereggio - Sullo sfondo i Casoni.

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CANTAR MAGGIO...
Sui crinali dei monti e per le valli, di borgo in borgo, per le antiche strade e
per sentieri, la gente di Lunigiana rinnova ogni anno una festa : il cantar maggio...
Antichissima espressione di felicita' e festosita' collettiva che le
popolazioni tributavano alla rinnovata primavera.
Dopo un lungo e freddo inverno passato in veglia attorno al fuoco, nasceva
una gioia nuova col risveglio della terra e fin dai tempi antichi i maggianti, riuniti
in festosi gruppi, passavano di borgo in borgo al suono dell'armonica a cantar
stornelli.
Quello del maggio e' un rito di fecondita' legato al risveglio della natura e
alla celebrazione di culti degli alberi, di corteggiamento per i giovani che usavano
offrire serenate,fronde e fiori alle loro amate.
A Montereggio il cantar maggio mantiene alcune caratteristiche e gli stessi
rituali:il capo-maggio riunisce i maggianti e con loro percorre il borgo del paese
sostando sulle porte e sulle piazze. I costumi indossati sono semplici e pittoreschi
e su una melodia accompagnata da una fisarmonica si improvvisano semplici
strofette e stornelli.

Monteregio - I maggianti.

99

100

Monteregio - Maggianti

101

Pozzo - Portale del convento degli Agostiniani.

102

Pozzo - Ingresso del convento degli Agostiniani.

103

POZZO

Il borgo di Pozzo unito a Monteregio faceva parte di un piccolo feudo


lunigianese creato nel 1573 con la scissione del territorio dal feudo di Mulazzo.
Protetto da una poderosa cinta muraria sostenuta da robusti contrafforti, prende
probabilmente il nome da una antica capella de Podio ricordata tra le cappelle
dipendenti dalla antica pieve di Sorano o Filattiera, visto l'Estimo annesso al
Sinodo della diocesi di Luni del 1470-71.
Pozzo, intitolato a San Giorgio, esisteva gia' come parrocchia, poi Rettoria,
anteriormente alla seconda meta' del secolo XVI come si rileva dal piu' antico
manoscritto delle visite pastorali della diocesi di Luni.
Pozzo fu visitata dal rappresentante del cardinale e vescovo di Luni, Cesare
Lomellini, il 9 maggio 1580 mentre era rettore il prete Antonio Poli.
Sulla piazza all'ingresso del paese possiamo notare un magnifico portale,
sicuramente il gemello di quello costruito in seguito per il castello di Monteregio
quando venne diviso il feudo.
All'interno del palazzo, anni or sono, esisteva ancora uno stemma dei
Malaspina in arenaria di buona fattura e la vecchia struttura di una cappella
domestica sotto il piano stradale.
Nel 1832 Pozzo contava 134 abitanti.( E. Repetti)

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Pozzo- Il palazzo marchionale.

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Pozzo - Una bella inferriata del piano terra del castello.

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Pozzo - Il vicolo costeggia il palazzo marchionale.


Il selciato di questo vicolo e' stato realizzato con le pietre asportate dal
pavimento della piazza sulla quale si affaccia l'ingresso principale del castello.
" ...si compone Pozzo di una villata, nella quale primeggiava in antico una
fabbrica gia' residenza principal dei marchesi, che sopra questo e sopra l'altro
ricordato ( Monteregio ) ebber signoria, piu' temperato sebben piu' basso
essendo quivi il clima ..."
Il castello di Pozzo venne accordato a Galeazzo nel 1573, quando si venne a
costituire il feudo, ma questi, "nella sua qualita' di Cavaliere Gerosolimitano si
contento' della sola residenza nel marchionale palazzo che qui, come e' stato
detto, trovavasi, lascio' fin che visse che i diritti baronali, almeno i primarj, li suoi
parenti vi esercitassero." da E.Branchi - Storia della Lunigiana feudale.

107

Pozzo - Il portale in arenaria del castello.

108

Pozzo - Casa di Visconti Ferdinando.

109

Pozzo - Casa di Visconti Vincenzo.

110

Pozzo - Casa di Picchio' Beniamino.

111

Pozzo - Casa di Picchio' Beniamino; particolare.

112

Pozzo - Casa di Galanti Saverio.

113

Pozzo - Casa di Picchio' Dante.

114

Pozzo - Sott' la vota.

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Pozzo - Vota di Galanti Saverio.

116

Pozzo - Sott'la vota.

117

Pozzo - Porta di Picchio' Carlo, detto Carlin.

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Pozzo - Casa di Picchio' Pino.

119

Pozzo - Sott'a vota.

120

Pozzo - Sott'la vota.

121

Pozzo - Casa Galanti.

122

Pozzo - Casa di Ferrari Giorgio.

123

Pozzo - Casa d'Margo'.

124

Pozzo - Casa d' Margo'.

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Pozzo - Casa di Picchio' Primo.

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Pozzo - Casa d'Margo'.

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128

Pozzo - Oratorio di San Giorgio.


Nella pagina accanto il retro dell'oratorio e il portale che reca incisa la data
del 1896. E' stato restaurato alla fine dell'ottocento.

129

Pozzo - Chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio.

Ottavio Malaspina del ramo di Mulazzo fu l'ultimo marchese che prima di


morire in Pozzo il 27 luglio 1646, aveva provveduto, essendo senza eredi, a fare
testamento a favore di quegli agnati ai quali sarebbe toccato il feudo per legge.
Fu sepolto, come del resto aveva chiesto, nella chiesa parrocchiale di San
Giorgio di Pozzo.
Nella chiesa esiste ancora oggi la lastra marmorea che ne copriva la tomba.
Nel 1901 venne rimossa dal pavimento perche' molto sciupata dal continuo
calpestio e collocata su una parete laterale.
E' un'epigrafe con pregi stilistici e un contenuto delicato e curato.
Probabilmente venne scritta e ordinata dal monaco agostiniano del
convento di Pozzo, ovvero Fra Leonardo Malaspina, il fratello dell'estinto.

130

Pozzo - Il campanile della parrocchiale.

131

Pozzo - Interno della parrocchiale

132

Pozzo -Chiesa parrocchiale.


Epigrafe del sepolcro del marchese Ottavio Malaspina. In lingua latina ed
in bello stile, pare fosse stata dettata o suggerita dal fratello Padre Leonardo.

133

D. O. M.
OCTAVII MALASPINAE MARCHIONIS CAESAREI
OSSA HIC COLE
QUI SUARUM NOMEN VIRTUTUM
AD OMNES TERRAS PROPAGATUM RELIQUIT
PRUDENTIA UNUS ET PAUCIS SUI SAECULI
MUNIFICENTIA IN AUGUSTINAM FAMILIAM
SECUNDUS NULLI
MAGNAM ANIMAM
TERRARUM ANGUSTIAS ABHORRENTEM
IN COELOS TRANSMITTENS
VOLUIT HOC SAXUM MORTALITATIS METAM
IMMORTALITATIS LIMEN
MATHILDIS QUOQUE GENTILISSIMAE LECTISSIMAE
CONIUGIUM STABIT
NE COELESTIUM AMOR NUPTIARUM
TERRENIS DEVORTIUM INDIXISSET
DEVIXIT ANNO MDCXLVI DIE 27 IULII

L'epigrafe recita press'a poco cosi':


QUI VENERA LE OSSA OTTAVIO MALASPINA MARCHESE
CESAREO IL QUALE LASCIO' IL NOME DELLE SUE VIRTU'
PROPAGATO PER TUTTE LE TERRE UNO TRA POCHI DEL SUO
SECOLO PER LA PRUDENZA SECONDO A NESSUNO VERSO LA
FAMIGLIA AUGUSTINA PER MAGNIFICENZA MANDANDO VERSO I
CIELI LA GRANDE ANIMA ABORRENTE LE MISERIE DELLA TERRA
VOLLE QUESTO SASSO FINE DEL SUO ESSERE MORTALE SOGLIA
DELL'IMMORTALITA' ANCHE IL MATRIMONIO DI MATILDE
LETISSIMA E SCELTISSIMA RIMARRA' L'AMORE DELLE NOZZE
CELESTI ANCHE SE NON PROVOCHERA' IL DIVORZIO DA QUELLE
TERRENE. MORI' NELL'ANNO 1646 GIORNO 27 LUGLIO.

134

Il marchese Ottavio visse sempre nel castello di Pozzo.


Successe a Giovan-Vincenzo sotto la reggenza della madre Margherita.
Venne riconosciuto per novello signore di Monteregio e Pozzo perche' il cavalier
Galeazzo era morto e il testamento del padre lo poneva pro-tempore sotto la cura
dei marchesi di Mulazzo e e Madrignano, cioe' fino a che non avesse compiuto
ventuno anni.
Non si conoscono bene le sue vicende e se il suo governo incontrasse il
favore dei suoi sudditi, ma per gli incarichi ricevuti e per quanto riferito da altri
signori contemporanei, si puo' ritenere che fosse buon signore del suo feudo,
nonche' uomo saggio e prudente.
A trent'anni, nel 1639, sposo' Matilde Malaspina figlia primogenita del
marchese Morello di Mulazzo, di cui era gia' stato suo curatore e colla quale, dieci
anni prima poiche' ella era ancora impubere, col padre di lei, aveva stabilito le
nozze e la dote di 1500 scudi.
Le nozze con Matilde risultarono sterili e declinando nella salute, Ottavio
decise di fare testamento. Il 26 febbraio 1464, ai rogiti del notaio pontremolese
Bernardino Zambeccari, chiamo' eredi dei feudi coloro ai quali per legge fra i suoi
agnati sarebbero spettati, istitui' erede degli allodiali la moglie, riconobbe legati
alle sorelle e al fratello Padre Leonardo (che viveva presso il convento degli
Agostiniani di Pozzo), nonche' parenti e amici tra i quali il marchese Guglielmo di
Tresana al quale, nell'anniversario della festa del patrono San Quirico si dovesse
regalare un vitello di almeno cento libbre e a Pasqua due capretti. Lascio' alla
comunita' di Monteregio trentaquattro pesi d'olio per il mantenimento delle
lampade della chiesa parrocchiale e ordino' la edificazione di nove Stazioni della
Via Crucis da Monteregio e da Pozzo a Santa Maria del Monte.
Malato ormai da lungo tempo, in preda ad un delirio febbrile, allontano' dal
proprio capezzale il medico e la moglie e si infisse un coltello nel petto. Cesso' di
vivere il 27 luglio 1646.
La vedova inconsolabile senza attendere la nozze celesti, nel 1649 passo' in
seconde nozze con Francesco Sforza-Fogliani di Parma, dimostrando il vecchio
detto quanto in femmina foco d'amor dura - se l'occhio o il tatto non l'accende.
Certamente Matilde prima di morire aveva provveduto ad adempiere alla
volonta' del marito, lasciando quanto aveva ereditato da Ottavio al nipote di un
fratello che le era parso meritevole.
In questo modo i beni allodiali dell'ultimo feudatario di Monteregio e Pozzo
passarono ai suoi agnati di Mulazzo come egli aveva desiderato.

135

Pozzo - Stazione "Orazione di Gesu' nell'orto"


L'iscrizinone latina dice:HAEC TURRIS SACRA AEDIFICATA FUIT
IMPEMSIS P.L.FERRARI ET POP.PUTEI

136

Pozzo - Stazione "La flagellazione alla colonna. "

137

Monteregglio - Oratorio costruito da Vittorio Giovannacci per costudirvi


una delle stazionidel Rosario. " La visita a santa Elisabetta."

138

Montereggio - Una delle stazioni del Rosario sul percorso che porta al
Santuario della Madonna del Monte, "L'Annunciazione".

139

PARANA

Una suggestiva immagine di Parana sotto la neve.


Per antica tradizione, i suoi abitanti sono quasi tutti emigrati in altre regioni
o addirittura all'estero per esercitare principalmente il commercio dei libri.
Provengono infatti da questa localita' intere famiglie di librai che, da gestori di
bancarelle e di esercizi ambulanti, diedero vita ad attivita' stabili in quasi tutte le
regioni italiane.
Nel 1952, alla presenza di illustri editori e uomini politici, nacque il
Premio Bancarella rappresentato da una sessantina di librai lunigianesi riunitisi
per l'occasione. Questo e' l' unico premio letterario, che si ripete ogni anno, gestito
dai librai e attribuito al libro piu' venduto.
La chiesa parrocchiale e' dedicata alla Madonna della Neve.
Nel 1832 il borgo contava 153 abitanti.

140

Parana - Il borgo sotto la neve.

141

Parana - La chiesa parrocchiale e' dedicata alla Madonna della Neve.

142

Parana - Il campanile della parrocchiale.

143

Parana - Sott' la vota.

144

Parana - Vicolo del borgo.

145

Parana - Vicolo.

146

Parana - Sott'la vota.

147

Parana - La piazza del paese.

148

Parana - Ingresso del paese.

149

Monteregio - Monumento ai librai.

150

I librai
Unico vero "caso" della storia della cultura italiana constatare che la gran
parte delle librerie italiane nate alla fine del secolo scorso e ai primi del novecento
siano state fondate da librai originari della Lunigiana ed in modo particolare
originari di queste terre.
Provengono infatti da queste localita' intere famiglie di librai che, da gestori
di bancarelle e di esercizi ambulanti, diedero vita ad attivita' stabili emigrando
nelle piu' diverse citta' italiane dopo l'Unita' d'Italia.
Provenivano da Pontremoli i Bertoni che, dopo aver svolto attivita'
ambulante in tutto il Piemonte, aprirono librerie a Napoli e a Verona.
Da Mulazzo venivano i Galleri che ai primi del novecento aprirono una
storica libreria a Bologna in via Indipendenza 16, la "Libreria Editrice Costantino
Galleri"; alla Spezia sino a pochi anni addietro, Giobatta Galleri (1892) possedeva
una rinomata bancarella in piazza del Bastione.
Da Fresoni nei pressi di Mulazzo, venivano i Ghelfi, uno dei quali,
Costantino, sposatosi con Luigia Fogola, appartenente ad altra famiglia di librai,
fonda nel 1903 la societa' editrice "La Pontremolese", dedicatasi a pubblicare
opere filosofiche, apre poi librerie a Cremona, Verona, Brescia, Padova,
Vicenza, Bologna ( dove le attivita' sono due), Ferrara, Rimini, Milano e Recoaro.
I Giovannacci aprirono librerie a Como, Milano e Varese,
I Maucci a Savona nel 1889, alla Spezia e anche a Buenos Ayres;
I Rinfreschi di Mulazzo, gia' soci di Costantino Ghelfi nella Pontremolese,
acquistarono successivamente da soli la casa editrice " Arte Bodoniana", che
pubblicava Carducci, Verga, Serao, Manzoni e De Amicis; aprirono le librerie a
Piacenza e a Pistoia per poi trasferirsi a Bolzano dopo il 1922.
I Tarantola, originari di Pontremoli, avviarono attivita' di commercio
librario a Monza, a Milano in corso Porta Ticinese, a Modena e a Belluno.
I Vannini operano a Brescia, dove viene costituita la casa editrice Vannini
specializzata nell'edizione dei dizionari e libri tecnici.
E ancora i Lorenzelli, che furono i primi librai di Bergamo.
I Tolozzi di Calice aprirono a Genova nel 1921.
Molti altri, tutti in genere di queste terre, furono tra i pionieri di questa
attivita' nelle diverse citta' d'adozione.

151

Tra la fine dell'Ottocento e i primi del novecento- come accadde a Giuseppe


Fogola 1868 - 1945 di Montereggio che si trasferisce ad Ancona nel 1898 - ,
comincia questo fenomeno di sviluppo del commercio ambulante nella Lunigiana,
regione tradizionalmente posta al centro di importanti snodi viari.
Vi fu una forte tendenza, per la popolazione di quest'area, ad abbandonare il
lavoro della terra attratta dalla domanda di lavoro stagionale nel vicino Bresciano.
La coltivazione del gelso, che dovette avere un notevole sviluppo su
richiesta dell'industria tessile bresciana, aveva periodica necessita' di mano
d'opera per il lavoro di pelatura, preliminare all'utilizzo industriale della pianta..
I pontremolesi partivano a maggio per lavorare alla prima "pelata"e si
trattenevano per tutta l'estate.
Tra le famiglie di emigranti impegnate in questo lavoro agli inizi
dell'ottocento, compaiono i nomi delle famiglie dei futuri librai : i Maucci, i
Ghelfi, i Lorenzelli, i Battistini, i Tarantola, i Bertoni, gli Zanardelli, i Lazzarelli e
i Fogola.

Parigi, fine 800.Negozio dei fratelli Ghelfi di Montereggio

152

Nell'ottocento la prevalente fonte di informazione e acculturazione dei


contadini e del popolo di citta' era data da lunari, almanacchi e stampe.

Bancarelle del libraio ambulante Raffaele Bertoni a Rovigo ed


Alessandria.

153

Approvigionati da un certo assortimento di almanacchi, lunari, stampe,


libri e pietre da mola, gli ambulanti cominciavano a muoversi a maggio verso la
Toscana, il Piemonte e soprattutto la Francia con un carretto trainato da un mulo,
il caraton, spesso coducendo con se' i propri figli o quelli degli altri, di dodici o
tredici anni, i quali a volte scappavano o si perdevano.

Oreste Giovannacci e Maria Maucci col caraton.

La Famiglia Giovannacci-Maucci ambulanti in Francia.

154

Biella - 1950
Vittorio Giovannacci
sulla porta della libreria che il
padre
Giulio,
nato
a
Montereggio
nel
1875,
emigrato giovanissimo per
dedicarsi
al
commercio
ambulante dei libri, apre nel
1903

Novara Maria Lazzarelli col


figlio Ottavio sulla porta della
loro libreria.

155

156

in alto a sin.:Monza 1950 - Il libraio Battista Tarantola di Montereggio ( a


sinistra) di fronte alla sua libreria nei pressi del Ponte dei leoni a Monza.
in basso a sin.: Bergamo - 1940 Rina Giovannacci sulla porta d'ingresso
della sua libreria.a dx. Libreria di Luigi Tarantola.
in basso a destra: Bergamo - 1940 - Libreria di Luigi Tarantola.

Monteregio 1930
Sulla piazza del paese si brinda alla partenza degli emigranti.
Nella fotografia scattata da Valentino Lorenzelli di casa Gaggioli, si
riconoscono: Battista Tarantola ( con baffi e fiocco nero), RomeoTarantola ( con
baffi presso la finestra), Raffaele Bertoni, Romeo Giovannacci, librai a Monza,
Milano, Casale Monferrato e Umberto Tarantola ( con il bicchiere), Adamo e
Amedeo Maucci, commercianti ambulanti.
Tra il 1816 e il 1817, a causa di una grave crisi nell'agricoltura bresciana,
con grave danno per le famiglie che avevano fondato su questa attivita' stagionali
l'integrazione dei modesti guadagni della coltivazione della loro terra, molti di
loro, abituati ormai a stare lontano dal paese, si dedicarono al commercio
ambulante di pietre da mola per rasoi, lunari, almanacchi, calendari e stampe, poi
con libri, che divennero pian piano l'articolo piu' venduto.
Il lunario venduta da Fogola, pubblicato per la cura di G. Solari dalla
Regione Toscana, offriva probabilmente contenuti analoghi a tutti gli altri
fascicoli di questo genere stampati a migliaia: " Feste mobili, Computo
Ecclesiastico, tavola oraria, calendario, genealogia delle principali case regnanti,
sonetto enimmatico".

157

Giuseppe Fogola - 1868-1945


Nel 1847 Luigi Fogola di Montereggio, ambulante a Firenze, vendeva tra i
suoi prodotti Il lunario e le meraviglie del cielo in questo anno del Signore 1847.

Ancona 2005 - Libreria Fogola - Piazza Cavour 4.

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Pisa -2005 Libreria Fogola - Via Cavour n.78


Alfredo Fogola
Montereggio2005
L'ultimo
dei
Fogola librai, ha 91 anni
e vive a Montereggio.
Nella sua prima
giovinezza
si
reco'
presso lo zio Giuseppe
nella libreria di Ancona e
il suo primo impegno fu
quello di vendere libri in
una bancarella (tutt'ora
esistente) di Piazza
Cavour.

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Pisa - Borgo Stretto: Libreria Fogola.

La SpeziaVia del Prione.


Libreria Maucci.

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Qualcuno integrava probabilmente la vendita con servizi diversi come un


tale Sante Maucci che risultava, nel 1853, di professione " contadino, dentista,
venditore di pietre, anzi libri."
Arrivati in citta' il titolare si piazzava con il carretto sotto i portici di una
piazza, nel campo della fiera o in un altro luogo autorizzato, mentre iragazzi
giravano per le strade e le case con una cassetta a tracolla per vendere.C'e' da
chiedersi come questi ambulanti, originariamente per lo piu' analfabeti, potessero
muoversi con abilita' nella gestione del loro commercio e nella scelta e
identificazione dei titoli. Il padre di Romeo Tarantola, anche lui gestore di una
bancarella a Milano negli anni trenta del novecento, essendo analfabeta,
riconoseva i libri dalle copertine, incontrando difficolta' quando i libri
cambiavano edizione.
I libri che gli ambulanti avevano nel loro carretto erano i classici libri di
interesse popolare, i best-sellers del tempo: romanzi d'avventura come Il conte di
Montecristo, I tre moschettieri e Il visconte di Bragelonne, Vent'anni dopo di
Alexandre Dumas; romanzi a tinte forti e di passioni violente come La signora
delle camelie, La traviata, Beatrice Cenci,L'Orlando furioso e il Decamerone.
Dopo il 1860 fece la sua comparsa una organizzazione editoriale piu'
moderna, soprattutto a Torino, Milano e Firenze con l'editoria del
Salani,Sonzogno, Ricordi, Treves, Hoepli, Le Monnier, Sansoni, mentre la prima
azienda distributiva venne creata a Livorno da G. Pomba.

Parana - Fine 800 - Festa al paese per il ritorno degli emigranti.

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Francia Il battesimo di
Germaine
Giovannacci.
Nella fotagrafia
sono
ritratti
anche
Carlo
Lorenzelli
e
altri
commercianti
di
Pozzo,
Mulazzo
e
Parana. (1902)

Francia - Chambery - 1910


Ritratto
della
famiglia
Maucci-Lorenzelli.

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Argentina Buenos
Ayres1910.
La sede della Casa
Editrice-libreria Maucci
fondata dai fratelli Luigi,
Giovan Battista, Giacomo
e Carlo, emigrati in
Argentina da Parana nel
1887.

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Buenos Ayres fine 800 - sopra:Carlo, Luigi (in piedi), Giacomo e Battista
Maucci di Parana.
sotto : 1916 Giacomo Maucci.

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Novara - 1915 Giovanni Maucci venditore ambulante a Guillestres


nelle Hautes Alpes. Rientrato in Italia per combattere nella guerra 15/18
come sottufficiale, muore nel 1916 a Montecalvario. Originario di Parana
si adopera per dotare di una biblioteca la scuola del paese, a lui ora
intitolata, in segno di riconoscenza..

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Sentiero per il santuario della Madonna del Monte.

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Madonna del Monte - Monumento al donatore di sangue.

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MADONNA DEL MONTE

Pozzo - Santuario dell Madonna del Monte.

La chiesetta del monastero di Santa Maria del Monte, della quale la


famiglia Malaspina di Mulazzo fu particolarmente devota, tra Pozzo e
Monteregio, fu ed e' ancora oggi assai conosciuta e venerata nell'alta Lunigiana
come meta di pellegrinaggi. Nell'anno 1887 venne sottomessa alla parrocchia di
Pozzo, ma piu' anticamente fu priorato regolare Benedettino dipendente
dall'abbazia di Sant'Andrea di Borzone nel chiavarese.
Viene elencata nell'Estimo della diocesi di Luni del 1470-71 come
monasterium de Monte Sancte Marie; fu identificata dal Formentini per il
monasterium Sce. Marie de Mulaa nella colletta del 1277, e per il monasterium
de Monte Sce. Marie de Mulatio, nella colletta del 1299.
Il 26 aprile 1448 le fu riconosciuto il titolo priorale.
Alla fine del secolo XV o al principio del seguente, cessata la vita
monastica al Monte, il priorato venne trasformato in commenda e concesso a fra
Raffaele Malaspina dei marchesi di Mulazzo.
Nel 1548 la diocesi di Albenga ne fa rinuncia a favore di Ottaviano
Malaspina dei marchesi di Mulazzo.

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Madonna del Monte - Portico antistante l'ingresso del santuario.

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Madonna del Monte - Stemma dei Malaspina.

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Santuario della Madonna del Monte Sullo stipite del portale vi e' inciso S P Q R.

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Madonna del Monte - Il campanile.

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Santuario della Madonna del Monte - Madonna con Bambino.


Iscrizione: CLARISSIMA.VGO.ME.R FILIO. TUO. COMENDA- M 502

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Bibliografia
E. Branchi - Storia della Lunigiana Feudale.
P. Ferrari - La Lunigiana e i suoi signori.
G. Benelli - Monteregio il paese dei librai.
L. Galanti - Un feudo e un santuario.
L.A. Antiga - Studi e ricerche sull'alta Lunigiana.
E Repetti - Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana.
G. Mangani - Editori e librai nell'Ancona del novecento.
Le notizie riguardanti le antiche famiglie di Monteregio sono state fornite
dal dott. Sergio Maucci di Monteregio.
Le notizie riguardanti le antiche famiglie di Pozzo sono state fornite dal sig.
Ferdinando Visconti di Pozzo.
Le fotografie dei maggianti sono tratte da " Amici del Cantamaggio" di
Monteregio del 2000.
Le foto dei librai sono state tratte da: " Per terre assai lontane." - Zappa

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Finito di stampare nel mese di Aprile 2005


Tipografia Fabbiani - la Spezia

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