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Briccialdi di Terni
A.A. 2015/2016
Tesina di
Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento
1.2. La forma
La forma del saxofono rimasta essenzialmente quella brevettata da Adolph Sax in
origine. La forma oltre alla ragione primaria, ovvero quella di consentire una
maneggevolezza agli strumenti gravi, come tenore, baritono, basso e contrabbasso,
quella che codifica da sempre lo strumento. Questa forma distintiva che in fondo
uno dei segreti del suo successo. Per questo motivo alcune aziende come la Orsi e la
Keilwerth, recentemente hanno costruito anche i modelli pi acuti con la forma
ricurva (sax sopranino e soprano). Inevitabilmente ci sono stati anche i tentativi
inversi, ovvero quelli di costruire contralto, tenore e persino il baritono con la forma
dritta, nel tentativo di migliorare l'intonazione ed omogeneit timbrica. Questo
cambiamento port a scarsi risultati e a scarsa
maneggevolezza, quindi le stesse case costruttrici
sono tornate alla forma tradizionale.
1.3. La lavorazione
Oggi il saxofono viene realizzato per circa il 90% da macchine comandate da
computer, ma fino al 1940 l'intera produzione era effettuata da artigiani che erano in
grado di seguire tutti i passaggi che portavano alla realizzazione di un saxofono,
comprese le finiture. La lastra era forgiata a mano, e i fogli di ottone erano tagliati in
base al taglio e al saxofono da eseguire, veniva avvolto e battuto a mano intorno ad
appositi stampi fino a quando non raggiungeva la forma desiderata. Successivamente
venivano fatti dei fori dove venivano saldate a stagno tutte le colonnette e i piloncini
su cui venivano poi posizionate tutte le parti del saxofono. Tra il 1940 e il 1960
avvenne il graduale passaggio ad una produzione pi industriale, con operai
specializzati e macchine. Da qui in poi la lastra inizier ad essere sagomata in un
apposito stampo a pressione idraulica. Dagli anni '80 sar il computer a governare le
macchine e l'intera produzione.
1.4. Estensione
Allo scadere del brevetto di Sax, valido 15 anni, molte ditte cercarono di apportare
cambiamenti sullo strumento, anche se furono pochi i cambiamenti apprezzabili che
si concretizzarono. In questo senso vanno ricordati alcuni costruttori francesi che
cercarono di aumentarne l'estensione, tematica che fu uno degli obbiettivi principali
trovati appuntati sui brevetti successivi di A. Sax. La prima azienda a raggiungere
questo scopo fu la Evette & Schaeffer, che allung il canneggio e aggiunse un foro e
una chiave, in modo tale da raggiungere il Sib grave. Successivamente anche le altre
aziende seguirono questo criterio fino ad aggiungere anche la chiave del Fa# acuto,
oggi divenuto uno standard in tutti i saxofoni. L'esigenza di incrementare le sue
possibilit accompagner tutta la storia dello strumento. Questa esigenza ha portato
molte aziende a costruire contralto e baritono discendenti al La (la Selmer fu la prima
1.5. La tecnica
Negli anni le case costruttrici adotteranno numerose soluzioni per migliorare
l'ergonomia e semplificare e fluidificare la tecnica. In seguito alcune vennero
accantonate, mentre altre contribuirono notevolmente nello sviluppo della tecnica
dello strumento. Il francese Lecomte semplific non poco la tecnica esecutiva,
creando un sistema composto da un'unica chiave di ottava. Infatti prima i saxofoni
avevano due chiavi d'ottava, che venivano azionate dal pollice della mano sinistra. La
prima chiave veniva azionata dal Re della seconda ottava al Sol#, mentre l'altra dal
La in su. Questo meccanismo rimase in uso fino al 1915, ovvero fino all'anno in cui
Lecomte introdusse il suo sistema. A lui da associare anche l'introduzione di piccole
rotelline che migliorano lo scivolamento da una chiave all'altra dei mignoli di tutte e
due le mani (mano destra tra il Mib e il Do e mano sinistra tra Do#, Si e Sib grave).
Un altro progetto che intento a migliorare l'ergonomia fu quello di Gumas che
prevedeva l'adozione della diteggiatura dei clarinetti Bohm e il sistema Apoge,
ideato dalla Evette & Schaeffer. Grazie ad alcune leve il sistema permetteva di
eseguire le note gravi anche con la mano destra. In questo modo l'articolazione
risultava pi fluida, soprattutto nei passaggi rapidi. In seguito altri miglioramenti
vennero adottati, come ad esempio l'applicazione delle barrette di corrispondenza per
permettere di aprire pi chiavi una sola diteggiatura, oppure, come ad esempio la
barretta adottata per le chiavi del Do#, Si e Sib gravi, che permette l'apertura del Sol#
anche tenendo premuta una di queste tre chiavi. Per salvaguardare le chiavi pi
esposte vennero inserite delle gabbiette di protezione. Il supporto del pollice destro,
che prima era fisso e in metallo, diventer regolabile e in
plastica. Vengono poi applicate nuove chiavi, come ad
esempio per il Do il Tc, per il Fa# il Tf o per il La# il
p, che consentono una maggiore facilit in alcuni
passaggi tecnici, negli arpeggi, nelle scale cromatiche o
negli abbellimenti (mordenti e trilli). Vennero rialzate le
chiavi della mano sinistra relativa al Re, Re#, Mi e Fa
acuto e venne poi inserita una chiave, chiamata X che
si trova sopra al Si della mano sinistra e che permette di
arrivare al Fa acuto con la sola pressione dell'indice,
semplificando notevolmente arpeggi e passaggi su quel
registro.
2. Conclusioni
Grazie alle macchine gli strumenti di nuova generazione hanno raggiunto un buono
standard qualitativo. L'industrializzazione e l'utilizzo di macchine sempre pi
sofisticate hanno innalzato il livello di produzione. Oggi tutti i saxofoni possiedono
una buona meccanica comoda e funzionale e una buona intonazione. Molti
professionisti sostengono per che avendo raggiunto questo standard cos alto non si
possono avere quelle caratteristiche, come calore e pienezza timbrica, tipiche dei
modelli vintage. Al giorno d'oggi per con le strategie di mercato le case costruttrici
pi importanti devono trovare vie di mezzo tra costi di produzione e vendite, che
impediscono al costruttore di soddisfare il saxofonista sotto tutti gli aspetti.
Indice:
1. Modifiche e sperimentazioni sul saxofono
1.1. I materiali
1.2. La forma
1.3. La lavorazione
1.4. Estensione
1.5. La tecnica
2. Conclusioni