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Vogliamo discendenti, non trascendenti

Milano, 11 marzo 2017

Vi propongo delle riflessioni sul rapporto con la "tecnologia della potenza" che ritengo ineludibili per
affrontare e superare il "crinale apocalittico della Storia" (La Pira) che stiamo attraversando.

E' giusto pensare ai nostri figli, e ai figli dei figli, come a dei soggetti che ci migliorino, non che ci superino, ci
oltrepassino distanziati da un abisso, da un fossato non colmabile: a degli esseri umani migliori, non a dei
Superuomini, o Postuomini, o Transuomini.

Vogliamo eredi, non alieni che subentrino al nostro posto, discendenti che ci succedano proseguendo il
nostro lavoro, non trascendenti che si muovano con logiche e modalit a noi incomprensibili.

Non c' bisogno di concepirsi creature del Padreterno, basta proporsi laicamente come nati dalla Madre
Terra per rifiutare di affidarsi, come progetto di evoluzione antropologica, di costruzione di donne e uomini
nuovi (si sarebbe detto un tempo), alla potenza tecnologica ed alla falsa logica libertaria del "si fa ogni
possibile" .

Dobbiamo evolvere cos come evolve la Natura che ci ha prodotto, con tempi lunghi, evitando, almeno da
parte nostra, crisi e salti catastrofici, perseguendo una "conversione ecologica" di noi stessi, della nostra
societ, non una "rivoluzione" orientata dalle tecnologie della potenza.

Il punto che, sapendo che la complessit sociale impedisce di distinguere con assoluta nettezza ci che
scienza fondamentale da ci che tecnologia, oggi diventa prioritario e urgente riprendere il controllo
democratico sugli sviluppi tecnologici delle conoscenze scientifiche e sul loro uso sociale.

E' ormai quasi un luogo comune (nome, omen) che la ricerca scientifica debba uscire dalla dicotomia
pubblico-privato ed essere inclusa nella categoria dei beni comuni. Ma questa proclamazione diventa una
pura emissione di fiato (come tanti sproloqui "condivisivi" che si sentono sulla "Rete") se non si affronta il
nodo della PROPRIETA' dei mezzi della "grande" produzione scientifica e della TITOLARITA' su chi decide a
quali fini e come usarli.

Il dibattito e la decisione su questo problema non deve essere riservato ai soli addetti ai lavori, ai soli
scienziati, perch tutte e tutti dobbiamo essere coscienti che la ricerca applicata a nuovi saperi di base pu
avere conseguenze non previste e rovinose per la sopravvivenza dell'umanit e dei suoi individui.

Ma si tratta anche di stoppare in partenza, con trattati internazionali e leggi nazionali, ogni lavoro che vada
nella direzione di progetti di ricerca disumanizzanti, di progetti di ricerca volti appunto a produrre esseri
che non ci migliorino ma guardino a noi come ad un passato remoto, cui non avranno pi rapporti.

Il solo sforzarsi in questa direzione basterebbe ad inficiare la fondamentale eguaglianza degli esseri umani,
che un valore ed una realt che dobbiamo salvaguardare ed attuare, e non contraddire e consentire sia
contraddetta.

Quando all'ONU i rappresentanti dei popoli si riuniscono ancora discutono e deliberano ragionando sulla
base della pari dignit sociale di tutte e tutti, pure nelle differenze di genere e culturali, ecc. Sar spesso
ipocrisia, ma una ipocrisia che rende omaggio alla virt, una ipocrisia che rende possibile la codificazione
di diritti e doveri eguali per tutte/i nella disponibilit e nella gestione delle risorse che garantiscono la
dignit e la continuit della vita.
Queste mie note costituiscono un primo tentativo laico di rispondere al problema: su cosa fondiamo il
criterio, acquisito solo a parole, che prima di tutto dobbiamo occuparci di difendere la vita umana di tutte e
tutti, la sopravvivenza globale dell'Umanit?

In un mio precedente intervento avevo infatti ricordato che ci sono parecchi che obiettano al principio
"Prima l'Umanit" e tra questi citavo la tecnocrazia che sta sviluppando CON I FATTI la nuova ideologia del
post-umano.

Stiamo per "creare" nuovi Esseri, possibilmente immortali, in cui la coscienza si integrata nell'Intelligenza
Artificiale e la vita biologica si trasferita in ologrammi gestiti dal Web globale ( solo una variante di
progetti di ricerca veramente in corso).

In un futuro vicinissimo dominato dalle macchine informatizzate ci viene suggerito - che senso ha
angosciarsi se qualche miliardo di scimmie umane potrebbe perire durante una guerra atomica?

Terminavo l'intervento con una messa in guardia: il tempo passa inesorabile


ed il consenso ad una concezione umanistica, per quanto rinnovata e
integrata in visioni naturalistiche, non va affatto dato per scontato...

Alfonso Navarra

Ecco perch ci riuniamo a :

1- Milano, il 23 marzo, in via Borsieri 12, dalle 18.00 alle 21.00

2- Firenze, il 25 marzo, nello studio di Joachim Lau, via delle Farine, 2 (vicino
Piazza della Signoria), dalle 15.00 alle 19.00

3- a Roma, il 27 marzo, il giorno dell'apertura della conferenza di New York. Il


luogo stato definito, grazie ad Antonia Sani: il CESV di via Liberiana con
proposta dalle ore 15.00 alle ore 19-20.

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