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Rivista di Filologia
e Letterature Ispaniche
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RIvIsta dI FILoLogIa e LetteRatuRe IspanIche

Comitato Scientifico:
giuseppe di stefano (pisa), coordinatore
giovanni caravaggi (pavia), enrico di pastena (pisa),
antonio gargano (napoli), alessandro Martinengo (pisa),
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Maria grazia profeti (Firenze), aldo Ruffinatto (torino),
tommaso scarano (pisa), emma scoles (Roma)
carlos alvar (ginevra), Ignacio arellano (pamplona),
aurora egido (Zaragoza), Jos Lara garrido (Mlaga),
Jos Manuel Luca Megas (Madrid, complutense), pedro Ruiz prez (crdoba)

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Rivista di Filologia
e Letterature Ispaniche
XIX
2016

edizioni ets
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Ver informaciones y normas para los autores exclusivamente en:

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INDICE

DAVID MAERO LOZANO


Los retratos de la dama. Recursos de traslacin y propagacin
literaria en la confluencia de la tradicin culta y popular 9
SELENA SIMONATTI
La lengua honesta como problema: un aspecto de la interdiccin
lingstica en la Espaa del siglo XVI (con una cola cervantina) 43
FLAVIA GHERARDI
Desta heroica mujer [] tu docta mano alto poema escriba. Il
codice eroico nelle Rime et versi in lode di Giovanna Castriota 69
DARIA CASTALDO
Aljfar derrama el Alba: il canzoniere italo-spagnolo ms.
XVII. 30 nella Napoli di Antonio lvarez de Toledo 95
MARIA DAGOSTINO
el reprehensible uso de nombrar las personas. La poesa
satrica del Siglo de Oro en la Coleccin de poesas castella-
nas traducidas en verso toscano de Giovan Battista Conti 119
ELSA MARIA PAREDES BERTAGNOLLI
Jos ngel Valente y el camino hacia Interior con figuras 131
ROSA MARA GARCA JIMNEZ
Aspectualidad e interpretacin evidencial de las construcciones
con deber + infinitivo 165

ACTAS DEL COLOQUIO INTERNACIONAL


CERVANTES Y DANTE
(Barcelona, 21 y 22 de abril de 2016)
SELENA SIMONATTI
Presentacin 179
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8 RIvIsta dI FILoLogIa e LetteRatuRe IspanIche

vIctoRIa cIRLot
La luz de la dama y los libros de luz. Conflicto de luces en
Dante y Cervantes 183
caRLos LpeZ coRteZo
La divina commedia: un gran precedente cannico del quijote 201
ngeL gaRca gaLIano
Dulcinea encantada: el infierno de don Quijote 219
antonIo gaRgano
Misi me per lalto mare aperto. Variaciones sobre la figura
ulisaca (Dante, Tasso, Cervantes) 239
Rosa navaRRo duRn
El viaje del parnaso de Cervantes: viaje alegrico y epopeya
burlesca 261
RaFFaeLe pInto
La tologa di Sancho e il dialogo con Dante 287
guILLeRMo seRs
Luscinda (quijote, I, 23-24, 27-29 y 36), otra Francesca, afi-
cionada lectora del amads 313
Juan MIgueL vaLeRo MoReno
Dante & Cervantes: reality show 335
eduaRd vILeLLa
Sombras virtuales 365

RecensIonI
enRIco dI pastena
Nancy De Benedetto, Ines Ravasini (a cura di), vittorio Bodi-
ni. traduzione, ritraduzione, canone, Lecce, Pensa Multime-
dia Editore, 2015, 282 pp. (ISBN 978-88-6760-292-6) 383
BeatRIce gaRZeLLI
Alessandro Martinengo, al margen de quevedo. paisajes na-
turales. paisajes textuales, New York, IDEA, 2015, 158 pp. 389
gIuLIa poggI
Sebastin Mey, Fabulario, a cura di M. Rosso, Napoli, Liguori
(Collana Barataria, 25), 2015, 227 pp. (ISBN: 9788820765996) 395

LIBRI RIcevutI 399


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Nancy De Benedetto, Ines Ravasini (a cura di), Vittorio Bodini. Tra-


duzione, ritraduzione, canone, Lecce, Pensa Multimedia Editore, 2015,
282 pp. (ISBN 978-88-6760-292-6).

In occasione del centenario della nascita di Vittorio Bodini (Bari, 1914 -


Roma, 1970), Nancy De Benedetto e Ines Ravasini, membri della sezione di
Ispanistica dellateneo di Bari e coordinatrici del progetto CLECSI (Catalogo
di letteratura catalana, spagnola e ispanoamericana. Traduzioni italiane del No-
vecento), hanno concepito questa raccolta di studi da dedicare alla memoria
della poliedrica figura dellintellettuale pugliese, che insegn a Bari per quasi
due decenni, prima di trasferirsi nellUniversit dellAbruzzo. Bodini appar-
tenne alla generazione dei pionieri dellispanismo del nostro paese, settore
che andava professionalizzandosi in un tempo in cui in pi di una figura si in-
trecciarono le esperienze della critica, della letteratura spesso della poesia
e della prassi traduttiva. Alle cose di Spagna si accost mosso da una motiva-
zione biografico-esistenziale: uomo del sud, animato come altri intellettuali da
un sentimento contraddittorio, di attrazione e repulsa, verso la propria terra,
egli percep nei paesaggi iberici risonanze e tratti del natio Salento (Bodini
era salentino di famiglia e formazione, un leccese forgiato nella Firenze del
barocco per quanto nato a Bari) e la sua concezione militante delle cose gli
rese cara la causa antifranchista. A Firenze, dove studi, era entrato in contat-
to con gli ermetici e lambiente delle Giubbe Rosse; avrebbe poi svolto vari
mestieri, tra cui il funzionario del Reale Automobil Club Italiano, il capo uffi-
cio-stampa di Meuccio Ruini e lantiquario. Fu un uomo sfaccettato: milit in
forze politiche (Partito dAzione e Partito Democratico del Lavoro) ed ebbe
nel 1946 un incontro epifanico con la Spagna, dove volle rimanere per qual-
che anno in un soggiorno che serv da stimolo alle prose di vita e di cultura di
Corriere spagnolo (1947-54), uscito a c. di A.L. Giannone (Lecce, Piero Man-
ni, 1987) e che segna al contempo una riscoperta delle proprie radici. Fond
riviste (come nel 1954 Lesperienza poetica) agognando una terza via tra erme-
tismo e neorealismo, scrisse racconti e versi anchessi intrisi di influenze ispa-
neggianti, in un intreccio di andata e ritorno tra le sue due patrie cfr. O.
Macr, Introduzione a V. Bodini, Tutte le poesie (1932-70), Milano, Monda-
dori, 1983, p. 30: contributo che testimonia delle varie fasi della produzione
del salentino, da combinare con gli utili materiali presenti nel sito del Centro
Studi Bodini: http://vittoriobodini.it . E ancora: tracci disegni, parte dei
quali di ascendenza lorchiana, a partire dal sotteso schema invariante di una
penisola italiana vista come figura femminile archetipica e materna; ebbe un

RFLI XIX, 2016, pp. 383-388


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rapporto non sempre pacifico con laccademia; conobbe una ultima fase poe-
tica in cui esasper la tecnica metaforico-surreale. In sintesi, fu un uomo che
si pose il tema fondamentale del secondo dopoguerra, quello del rapporto
col reale storicamente e socialmente inteso (R. Jacobbi, Lavventura del Nove-
cento, a c. di A. Dolfi, Milano, Garzanti, 1984, p. 520).
Il volume dunque seleziona uno degli aspetti precipui della pluriforme atti-
vit di Bodini e in una decina di studi prende in esame la sua attivit traduttiva,
confrontandone la progettualit e gli orientamenti linguistici con loperato dei
traduttori che lo avevano preceduto e che lo hanno seguito, in un intento di
storicizzarne lapporto dal punto di osservazione dellispanismo e nella cornice
di una riflessione pi ampia sui tratti caratterizzanti la lingua della traduzione
letteraria in senso diacronico, poich, come con particolare lucidit ebbe tra gli
altri a intuire Macr, le traduzioni sono parte integrante del sistema letterario
nazionale. La cosiddetta Terza generazione, maturata, ancora secondo il critico
di Maglie, tra gli anni Trenta e Quaranta, si sforz di assumere la lingua e la
cultura ispanica come il luogo della costruzione di unidentit italiana non pi
succube della dipendenza risorgimentale e del pregiudizio antispagnolo (Gril-
li, p. 271), nella volont di cambiarne, con lapporto congiunto di altre tradi-
zioni, il sistema espressivo e di restituirlo a un orizzonte europeo, in base a una
finalit, che era al contempo letteraria e politica, di rigenerazione e di definiti-
vo superamento dellisolazionismo fascista (Grasso, pp. 232-235).
Come ricorda De Benedetto nelle sue brevi pagine introduttive, Bodini co-
minci a pubblicare le sue traduzioni negli anni Cinquanta, in un periodo in
cui la letteratura spagnola diveniva oggetto nel nostro paese di una diffusione
che si prefiggeva di raggiungere un pubblico medio e medio-alto, mentre in
passato, in particolare negli anni Venti e Trenta, la produzione editoriale di
opere spagnole aveva conosciuto una maggiore polarizzazione tra prodotto di
consumo e opere classiche (p. 8). noto che lintellettuale salentino intratten-
ne un rapporto continuato con Einaudi. Dal 1952, e per circa due decenni
(qualche titolo, anche significativo, tradotto da Bodini apparir postumo), la
casa torinese, in una pi complessiva politica di consolidamento aziendale,
pubblic infatti quasi venti traduzioni di Bodini, puntualmente registrate nel-
lutilissimo quadro che nel libro appare a p. 12.
Meriti indubbi di Vittorio Bodini. Traduzione, ritraduzione, canone sono
quello di non limitarsi alla mera agiografia della figura che ne occupa le pagine
n al canto celebrativo del suo operato e quello di offrire di ciascuna impresa
bodiniana una contestualizzazione, pi o meno dettagliata, del panorama edi-
toriale in cui si calava. Nei lavori del traduttore i diversi studiosi segnalano con
scrupolo anche sviste e impropriet, pur nella consapevolezza che chi scrive
oggi lo fa in una ben diversa temperie culturale e traduttologica, e giovandosi
anche del prezioso impegno profuso dalla generazione cui Bodini appartenne.
Dopo un articolo che svolge quasi funzione prologale, firmato da Giovanni Ca-
ravaggi, e nel quale lo studioso ripercorre le sue esperienze di traduzione, che
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comprendono anche testi di un autore tra i pi frequentati da Bodini, ovvero


Garca Lorca, nel libro si succedono ben informati studi di Antonio Gargano,
Paolo Pintacuda, Nancy De Benedetto, Ines Ravasini, Fausta Antonucci, Paola
Laskaris, Ida Grasso, Francesco Fava e Giuseppe Grilli. Ne daremo contezza
osservando brevemente i principali nuclei di attivit del Bodini traduttore.
Rispetto al Lazarillo primo per cronologia di composizione tra i testi af-
frontati dallintellettuale leccese sebbene venisse pubblicato, postumo, a due
anni dalla sua morte, sotto la supervisione dellamico Macr Gargano indica
che solo in parte in grado di determinare gli interventi del curatore (p. 45),
ma, una volta confrontata la versione bodiniana con altre sette ritenute parti-
colarmente rilevanti (da quella di Carlesi, apparsa nel 1907, a quella realizzata
da Rosa Rossi, del 1967), fatica a nascondere una certa delusione. Lo studioso
coglie in Bodini una volont di stile, gli riconosce una scioltezza di scrittura e
doti di traduttore-scrittore che conferiscono alla sua prosa una disinvolta ele-
ganza e tuttavia le soluzioni da lui adottate presentano, con gli inevitabili tra-
dimenti, anche inspiegabili incomprensioni (p. 65). Inoltre lo stesso Macr
nella sua revisione del lavoro di Bodini disattese il richiamo del vocabolo spa-
gnolo caso, sulla cui ripetizione poggia concretamente lorganizzazione
strutturale del Lazarillo, e non corresse i passi corrispondenti della versione
bodiniana (al caso del prologo fa da pendant la cosa del tratado VII),
realizzata prima degli apporti critici di Claudio Guilln, Fernando Lzaro
Carreter e Francisco Rico che avevano provveduto a chiarire la concezione
unificante del libriccino (pp. 48-50). Daltro canto, e per quanto anomalo oggi
possa apparire, nessuno dei traduttori presi in esame da Gargano conserva la
ripetizione del vocabolo.
Il fiore allocchiello di Bodini senza dubbio la sua versione del Chisciotte,
condotta nel corso di tre anni interrompendo il lavoro sul teatro completo di
Cervantes e ancora oggi, a mio avviso, una delle pi godibili nella nostra lin-
gua, per quanto forse penalizzata dalla carenza di note esplicative di talune
scelte traduttive. De Benedetto ricostruisce grazie alla documentazione dellar-
chivio Einaudi il percorso editoriale che port alla pubblicazione del Chisciot-
te bodiniano e ne realizza una lettura che cerca di individuarne i lineamenti di-
stintivi rispetto alle traduzioni novecentesche che lavevano preceduta. Nella
resa di Bodini non appare traccia di dialetto ma solo variazioni di registro.
Una scelta sostenuta consapevolmente in sede critica dal salentino, convinto
della non trasportabilit del testo in unarea geografica che non fosse quella,
pi diffusa, dellitaliano e della variet dei suoi strati linguistici (p. 116). Dun-
que il parlato di Sancio, uno dei consueti banchi di prova per i traduttori del
Chisciotte, non enfatizzato da Bodini, cos come non lo sono le storpiature
dello scudiero. La comicit data pi dalle situazioni che dallintensificazione
verbale (p. 117). E lagilit nuova che si avverte nella lingua di arrivo sarebbe
per De Benedetto una sorta di conferma della consonanza creatasi tra la casa
editrice Einaudi e il traduttore, e poggiante sulla concezione condivisa di una
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lingua letteraria antiretorica, infine alleggerita della polverosit classicista e,


nello specifico, della spigliatezza regionale di un Carlesi. Ancora in merito al
capolavoro cervantino, Pintacuda ritorna sulle traduzioni effettuate tra le due
guerre, soffermandosi in particolare su quella, dimenticata, della triestina
Mary de Hochkofler (Firenze, Salani, 1923). Assunto il problematico valore
stilistico-letterario della comunque pi che onesta traduzione di Hochkofler
(p. 87), ritengo colga nel segno Pintacuda quando sostiene che liniziativa edi-
toriale vada letta alla luce del disegno complessivo della collana che negli anni
Venti la ospit (p. 75) e che la decisione di pubblicare una nuova traduzione,
integrale, testi poetici inclusi, del Chisciotte in una veste tipografica dotata di
una sua eleganza e soprattutto ad un costo assai contenuto, costituisca in s un
episodio culturale dotato di intrinseca rilevanza (p. 92).
Non deve sorprendere che gli entremeses di Cervantes, che hanno lasciato
un segno indelebile sul genere, abbiano avuto da noi un riscontro traduttivo
persino superiore a quello delle commedie (cfr. la lista alle pp. 122-124), con
propaggini in campo musicale e ne Il quadro delle meraviglie (Milano, Curci,
1963) un librettista deccezione come Andrea Camilleri. Ravasini si propone
di osservare, nellambito di questa discreta fortuna editoriale, se nel corso del
secondo Novecento le modalit di resa della comicit dei testi si siano trasfor-
mate e in che direzione (p. 125). Invero le scelte dei traduttori variano molto,
in linea con la loro lettura personale delle opere e sono probabilmente condi-
zionate anche dagli usi editoriali dellepoca e dal pubblico di riferimento, ol-
tre che dalla personale preparazione critico-linguistica. La traduzione di Bodi-
ni degli Intermezzi (uscita postuma ne I Millenni nel 1972, ristampata ne
Gli Struzzi nel 1989) contribu senza dubbio a potenziarne la diffusione in
Italia, soprattutto se si pensa che per il salentino il comico pi che risiedere
nei doppi sensi e nei giochi di parole, sembra annidarsi nelle strutture profon-
de del testo (p. 147). E la resa in versi di due intermezzi, in corrispondenza
con la forma delloriginale, lo port a un appassionato e saporosissimo diver-
timento versificatorio, forse il vertice dellarte traduttoria bodiniana, congre-
gati il gergo della malavita e la parodia forsennata, quanto oggettiva, del lin-
guaggio petrarchesco-gongorino, in parole di Macr (Bodini ispanista, in
Le terre di Carlo V. Studi su V. Bodini, a c. di O. Macr, E. Bonea, D. Valli, Ga-
latina, Congedo Editore, 1984, p. 635). Lintendimento di far emergere i mec-
canismi del contrasto muove, tuttavia, dalla consapevolezza che la sfasatura
non sia solo linguistica, e che abbia a che vedere con il rapporto tra il reale e
la letteratura (p. 148), potendo dunque saldarsi, in felice intuizione critica, al-
luniverso narrativo cervantino, alla sua ironica e sagace osservazione degli uo-
mini e delle loro azioni.
Il teatro lorchiano fu un altro degli ambiti significativi affrontati da Bodini in
veste di traduttore. Antonucci, di nuovo attraverso lo strumento del confronto
con altre rese (nella fattispecie quelle di Recanati, 1946, e di Clementelli, 1993),
analizza la traduzione de La casa de Bernarda Alba e distingue tre diverse aree
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problematiche: le imprecisioni che producono incomprensioni del testo di par-


tenza oppure distorsioni nel testo darrivo; difficolt intrinseche delloriginale
che danno luogo a scelte traduttive discutibili ma non manifestamente errate; le
riscritture o i riallestimenti del testo-fonte, non richiesti dallitaliano e per-
ci arbitrari (pp. 156-157). La studiosa individua come tratto caratterizzante il
Bodini traduttore de La casa de Bernarda Alba la tentazione del calco consape-
vole, modellato sulla lingua di partenza e destinato a forzare quella darrivo, av-
vertendo come eccessivo, e censurabile, quella sorta di orgoglio autoriale che
ravvisa nel suo operato (p. 175). Non le sfuggono n linfluenza che questa spe-
cifica traduzione del salentino ha esercitato, n, soprattutto, fino a che punto il
suo procedere sia in certa misura proprio del modus operandi della fase storico-
letteraria in cui i suoi contributi videro la luce. In effetti condiviso da altri tra-
duttori-scrittori di spicco, come Elio Vittorini, che cur per Bompiani una pri-
ma versione di Bodas de sangre (1942), pice dal ricco tracciato traduttivo, riper-
corso da Laskaris in uno studio di spiccata impronta filologica (pp. 177-206),
pienamente giustificato dal momento che la vicenda editoriale di Bodas ha con-
dizionato a monte le traduzioni che ne sono seguite (da noi, ultima in ordine di
tempo quella ben curata da E. Pittarello per Marsilio nel 2013).
Lincontro con il teatro di Lorca, autore che con la vita e le opere aveva pa-
lesato la barbarie del suo tempo, risulta decisivo per il concepimento dellAn-
tologia dei surrealisti spagnoli (Torino, Einaudi, 1963), che originale creazio-
ne di Bodini, realizzata tra il 1958 e lanno di pubblicazione, e poi apparsa in
lingua spagnola nel 1971. Con quel libro lispanismo italiano acquisiva mo-
mentaneamente un ruolo di apripista internazionale. Certo, il tempo ha sfu-
mato alcune delle proposte critiche bodiniane. Lintellettuale salentino si raffi-
gur un surrealismo autoctono e in gran parte sganciato dalla matrice france-
se, e ne intese riconoscere la radice in Gngora e il fondamento nel forte sen-
so politico-civile. Individuato in Larrea un padre misconosciuto del movi-
mento, imperni questultimo sulle figure di Lorca e di Alberti, conferman-
do anche come, per affinit personale, tra gli autori del 27 la sua predilezione
andasse al polo andaluso. Oggi ci pare difficile ridimensionare gli evidenti
contatti dei poeti spagnoli con lavanguardia oltrepirenaica, o non allargare il
novero di chi pass per lapprendistato avanguardista, o minimizzare lappor-
to di ultraisti e creazionisti, eppure giustamente lequilibrato contributo di
Grasso (pp. 207-240) riconosce, in una lettura documentata e anche sulla
scorta di altrui riflessioni, i meriti dellantologo. Tra questi, la continuit sim-
bolica tra il Romancero gitano e Poeta en Nueva York (per Macr una acquisi-
zione critica definitiva; cfr. Bodini ispanista, p. 670) e laver riprodotto e
messo a frutto materiali di prima mano, come le lettere di alcuni dei poeti
coinvolti (lo segnala D. Puccini, Il surrealismo spagnolo nella esplorazione di
Vittorio Bodini, in Le terre di Carlo V, p. 684). In definitiva, Bodini capt nel
surrealismo, per vicinanza di ricerca, una lezione di liberazione umana e la
rinnovata illusione della letteratura di poter cambiare la vita.
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388 RECENSIONI

Anche in Alberti, cui lo legher lamicizia e la condivisione della vita roma-


na, Bodini trover un autore congeniale. Del gaditano coglie opportunamente
la svolta in Sobre los ngeles, come rileva Grilli (p. 272), innestandolo temati-
camente nel solco della tradizione lirica spagnola. Non poteva invece essere
Pedro Salinas, poeta urbano e borghese, inquadrato da Bodini sotto il segno
dellastrazione dal sensibile e recepito come il contrario di Lorca (p. 247),
lo scrittore spiritualmente pi vicino allautore de La luna dei Borboni. Fava,
che a sua volta stato traduttore di Salinas, ritiene sbrigativo liquidare il rap-
porto tra materiale e immateriale nel poeta castigliano in termini di rifiuto del
reale o di fuga da esso come invece fa il salentino (p. 250), che ne tradusse
unantologia di testi per Lerici pubblicata nel 1958 (e riproposta da Accade-
mia nel 1972). Ma le differenze temperamentali ed estetiche tra poeta-tradut-
tore e poeta-tradotto, fatti salvi fraintendimenti e la perdita di richiami retori-
co-stilistici interni alle singole raccolte, non cancellano i princpi compositivi
salienti del dettato di partenza n valgono a oscurare la finezza ritmica, ancora
una volta notevole, della riproposizione bodiniana.
A mo di conclusione, diremo che siamo in presenza di un volume meditato,
da cui emerge il ritratto di un traduttore assai partecipe delle sue proposte, che
traspose anche Quevedo e seppe studiare con acume Gngora e Caldern. Le
ombre proiettate dalla personalit e dallesperienza traduttiva di Bodini che vi
si delineano, contribuiscono a fornirne un ritratto storicizzato, credibile e me-
glio rilevato. Del resto, riaffrontare questa figura e quella degli intellettuali del-
la sua generazione che, con competenze linguistiche non sempre di prima ma-
no (non il caso dello studioso pugliese) ma con una straordinaria sensibilit
letteraria, segnarono unepoca di piena riappropriazione italiana delle lettere
straniere e di pi convinta reintegrazione della Spagna nel canone novecente-
sco europeo, equivale a tentare un bilancio, bench parziale, di una stagione
dellispanismo italiano. recente in tal senso luscita di un volumetto sullap-
porto critico fornito da un compagno di generazione di Bodini, dal titolo Carlo
Bo e la letteratura del Novecento. Da Valry a Garca Lorca (a c. di R. Benedetti-
ni e F. Gambin, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2015). Il salentino e il ligure
erano divisi da soli tre anni, anche se Bo ha vissuto molto pi a lungo. Luno e
laltro sono tasselli di una storia intellettuale forse lontana nel tempo e nel me-
todo, ma di cui siamo in qualche modo eredi e che giusto onorare.

Enrico Di Pastena
Universit di Pisa
enrico.dipastena@unipi.it
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Edizioni ETS
Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa
info@edizioniets.com - www.edizioniets.com
Finito di stampare nel mese di marzo 2017

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