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Il papa, l’uomo.

Da Velázquez a Francis Bacon


Lorenzo Del Sal
Il ritratto di epoca
barocca dell’artista Diego
Velázquez, ispirato ai
capolavori del
rinascimento veneziano,
raffigura Papa Innocenzo
X.

Il pittore fa predominare
il rosso e il bianco
colorando la tela
attraverso pennellate
dense e corpose,
operando una minuziosa
ricerca per un
accentuatissimo
realismo – com’è
possibile notare dai
drappeggi della tunica
vellutata, in cui le
sfumature bianche
permettono di
identificarne il tessuto.

È proprio in questa
raffigurazione realistica
che si individua un
allontanamento dal
canonico ritratto papale:
mentre questo conferiva
al soggetto un’aurea di
immobile spiritualità,
Velázquez riesce a
indagare una certa
Papa Innocenzo X, Diego Velázquez, 1650. dimensione psicologica
Olio su tela, 140 x 120 cm, Galleria Doria Pamphij, Roma nel pontefice.Ecco che il
volto è severo, lo sguardo
intelligente e vigile.

Innocenzo X non raccolse


consensi in vita, non fu
un papa amato dal
popolo, viene descritto
come una persona dal
carattere dispotico e
vendicativo.
Francis Bacon è un artista
della metà del XX secolo
collocabile nel periodo
artistico della nuova
figurazione.
La sua è un’arte molto
tormentata, “non c’è
tensione in un quadro se
non c’è lotta con
l’oggetto” come egli
stesso affermò. Questo è
decisamente d’impatto
nella raccolta dei “Papi
Urlanti”, la quale conta
una cinquantina di ritratti
che si rifanno al noto
dipinto di Velázquez. La
sua reinterpretazione
annulla però l’immagine
perfetta del pittore
seicentesco, che
degenera e viene
deformata al richiamo di
un’interiorità dannata e
dis-armoniosa, com’è
quella di Bacon e in linea
con il disagio
dell’umanità
amaramente e
dolorosamente
riconosciuto e
rappresentato nella
poesia, nell’arte, nella
filosofia del Novecento.

Bacon modifica la
dimensione corporea Studio dal ritratto di Innocenzo X, Francis Bacon, 1953.
portandola ai confini della Olio su tela, 153 x 118 cm, Des Moines Art Center di Des Moines, in Iowa
carne, in un tentativo
estremo di fuga dei corpi
da sé stessi; la percezione “Il papa, che poi è l’uomo, nel Altresì, l’artista irlandese annichilisce il ritratto di
di un malessere e di un momento in cui recupera la un’istituzione religiosa che impedisce la libertà:
disagio così forti viene profondità, lo spazio, per il papa il sogno del potere diventa rarefatto
messa sulla tela, nell’urlo l’accoglienza di un luogo lo a causa della solitudine: il trono è diventato una
lancinante del papa, nel vive come una prigione, o sedia elettrica, la stanza una gabbia.
colore nero sullo sfondo, come un ring”, con queste
Questa brutalità nell’uscire dalle forme “era un
nell’irremovibile presa parole il critico Achille Bonito
modo di ridurre questa mostruosità a normalità.
delle mani-artigli sui Oliva descrive il passaggio
Ecco che l’arte si fa farmaco, diventa terapia.
braccioli e nelle artistico inevitabile
Un’arte, quella di Bacon, intrisa, se si può dire, di
pennellate vigorose e all’universalità della
religiosità” – Achille Bonito Oliva
graffianti condizione umana.
Bibliografia, sitografia: Il movimento lirico N° 8 delle “Suite per Francis Bacon” di Giovanni Testori:
una delle più belle liriche ekphrastiche della poesia italiana novecentesca:
Arte in Opera, Nifosì. Editori
Laterza
filosofico.net Urla,
ovovideo.com Innocenzo;
lundici.it graffia
artspecialday.com l’insulsa paternità dei secoli;
A. Vettese, Istituto Italiano batti le nocche,
Edizioni Atlas gli zoccoli di capra
La cenere e il volto. Scritti
contro la lastra immobile,
sulla pittura del Novecento,
il cristallo che t’approssima
Giovanni Testori, Le Lettere
e allontana;
ansimando
la larva episcopale
riaffondi per secoli
e millenni;
tarme sataniche
sui lustri dei velluti,
denti di rospo,
avori.
Il dentifricio t’impasta;
ti sdoppia il fotogramma
guance e mani.
Dietro di te
trema il verbo derelitto
-anima dei cristiani,
amore cieco, sanguinante,
chi t’ha deviato,
in quale cisterna
sei crollato?
Il dominio ha stroncato
le palme egiziache di viola;
attorno alla sedia gestatoria
pende la carcassa umana,
ventre divaricato,
vano.
Urla:
trapassa dall’immemore del tempo
all’ardente, irrisolvibile presente;
getta
dal Sigillo, ancora chiuso
l’ancora dell’unica follia
nel viscere lurido,
demente.

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