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L'equalizzazione

Si dice che a saper usare equalizzatore e compressore, si è imparato tutto ciò che c'è da sapere sul
trattamento del suono.
Se c'è una esagerazione in questa affermazione, la si potrebbe correggere dicendo che si è al 50%.
Sono tali e tante infatti le cose di cui bisogna essere coscienti per essere in grado di utilizzare in
modo appropriato queste apparecchiature, che in definitiva bisogna saperne davvero parecchio.

Diciamo subito che non sono molte le regole assolute e universali quando si parla di equalizzazione.
Fondamentalmente, ciò che sembra buono all'orecchio, è stato fatto bene.
Difficile stabilire a priori cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Nonostante ciò, è ovvio che in pratica esistono una serie di linee di pensiero sull'argomento, o di
buoni consigli, che possono essere usati come punto di partenza, senza togliere importanza alla
necessità di fare esperienza "sul campo" provando varie soluzioni e sperimentando anche le cose
apparentemente più "sballate".
In questo tutorial farò qualche esempio, traccerò delle linee generali, riporterò l'esperienza mia e di
tecnici dei quali ho letto gli articoli. Il resto sta a voi!

La maggior parte dei consigli esposti si applica a situazioni dal vivo, ma possono essere utili anche
in studio.

"Trovare" le frequenze

Iniziamo con un argomento sottovalutato ma importante: come si fa ad individuare una particolare


frequenza, in particolare quando si va di fretta e non si ha il tempo di prove minuziose?
Immaginiamo ad esempio che abbiate capito dal vivo che una particolare frequenza sta facendo
risuonare un elemento in sala, con il risultato che tutto il vostro lavoro sta venendo rovinato. Volete
tagliare quella frequenza, ma come fare a sapere qual'è? Stesso discorso ad esempio potrebbe
esserci per una frequenza che dà un innesco (larsen) nel microfono, e voi non potete fisicamente
spostare i diffusori o saltare sul palco e impedire fisicamente a chi utilizza microfono di continuare
a piazzarsi là dove non dovrebbe... Cosa fare?
Diciamo subito che avete bisogno di un equalizzatore parametrico per poter agire.
Cos'è un equalizzatore parametrico? Diversamente dall'equalizzatore grafico, che è quello che
trovate in genere sull'apparecchio stereo di casa, che suddivide lo spettro sonoro in bande prefissate
e permette solo di operare un taglio o un boost su queste, in un amplificatore parametrico è possibile
variare tutti i parametri necessari. Questi parametri sono: la frequenza centrale del taglio o del
boost, la larghezza di banda (anche detta "Q" o "campana"), il gain. Questi controlli, per ogni
canale, sono disponibili per bassi, medio-bassi, medi, medio-alti e alti. Per i bassi e per gli alti sono
spesso disponibili anche i controlli di shelf, che consentono un taglio (o boost) completo al di sotto
o al di sopra di una certa frequenza. Nei casi ideali è possibile anche decidere con quale pendenza
vogliamo che avvenga questo taglio o boost.
Quando un equalizzatore parametrico non dispone del controllo di Q, allora viene detto "semi-
parametrico".

Ma ora torniamo al nostro esempio. Immaginiamo che abbiamo capito che la frequenza che ci dà
fastidio sia nei medi ma non sappiamo come individuarla.
Andiamo allora nella sezione dei medi del nostro equalizzatore e mettiamo il controllo della
largezza di banda (Q) al valore più basso possibile, ossia in modo che l'equalizzazione che stiamo
andando ad operare interessi la porzione minore possibile di spettro. Ora alziamo al massimo il
controllo del gain e muoviamoci abbastanza lentamente con il controllo della frequenza. Quando
sentiremo altissima la frequenza che ci dà fastidio (e se ci dà fastidio, state sicuri che sarà molto
evidente nel momento in cui la troviamo) allora abbassiamo immediatamente il gain realizzando il
taglio di cui abbiamo bisogno. A questo punto possiamo anche decidere se vogliamo allargare la
campana o se preferiamo lasciarla al minimo.

Taglio dei bassi

Questa è una pratica molto diffusa nelle situazioni live. Poichè è opinione diffusa che non c'è nulla
che sia utile riprodurre al di sotto dei 40 Hz dal vivo, allora in genere viene effettuato un taglio
complessivo sotto i 40 Hz. Questa naturalmente sarebbe una follia in studio durante una
registrazione, ma un taglio sotto i 40 Hz dal vivo aiuta a ridurre eventuali rumori sul palco, riduce
l'effetto di "rimbombo" che può essere causato dalle frequenze del basso e della cassa, aumenterà
l'headroom degli amplificatori e in generale farà suonare il mix complessivamente più "pulito".
Molti mixer, così come molti amplificatori, hanno un'apposita funzione per operare questo taglio.
Allo stesso modo, molti strumenti che hanno un'estensione media o medio alta (microfoni per voci
o fiati, chitarre, tastiere) possono subire un taglio delle frequenze basse senza alcuna perdita
direttamente sul canale. Questo taglio può essere realizzato sui 75-100 Hz.
Molti microfoni (solo come esempio cito il classico AKG C-414) dispongono di un controllo per il
taglio sotto i 75 Hz direttamente sulla capsula.
Capita spesso ai fonici dal vivo che alcuni musicisti - in particolare i tastieristi o i bassisti (e questi
ultimi soprattutto se utilizzano un basso a 5 o 6 corde che dispone di una corda SI bassa) - si
lamentino di questo taglio e insistano sul fatto che anche al di sotto dei 40 Hz ci sono dei suoni che
andrebbero lasciati passare al pubblico.
Ad esempio, il SI basso a cui accennavo ha una frequenza di circa 30 Hz.
Pur rispettando la posizione dei musicisti in questione, ed essendo uno che ha suonato sia il basso
che le tastiere (per quanto molto male!) posso dirvi che qualsiasi suono sotto questa frequenza sarà
solo di disturbo e otterrà il risultato di rendere difficile la fruizione di tutte le altre frequenze. la
frequenza di SI a 30 Hz verrà invece ugualmente percepita dall'orecchio umano, che per questioni
psicoacustiche la ricostruirà dalle armoniche e dagli overtone alti.
Provate, se volete, a non operare il taglio sul canale di un musicista che vi facesse difficoltà; ma se
doveste percepire frequenze basse che rimbombano e impastano il suono, non fatevi problemi a
tagliare i bassi, nell'interesse di tutti, in particolare del musicista che sta facendo magari un'ottima
performance ma che sta vendendo penalizzato dalla resa sonora!

La voce

Una cosa risaputa ed anche ovvia è che la maggior parte dei microfoni hanno una risposta molto
accentuata sulle frequenze medie. Un taglio sui medi ed un lieve boost dei bassi e degli alti possono
compensare questa caratteristica. E' importante però, ricordando che ogni voce è differente ed ha le
sua caratteristiche proprie, adattare questa impostazione di massima alle varie situazioni. Una voce
femminile particolarmente leggera ed "eterea" potrebbe avere bisogno di un boost sui bassi e sui
medi, mentre una voce maschile molto bassa e profonda potrebbe avere bisogno di un taglio sui
bassi e di un boost negli alti e nei medi.
Le frequenze importanti da tenere in considerazione, in generale, sono intorno ai 3 kHz e tra i 7 e i
10 kHz: un boost in queste regioni darà un po' di brillantezza in più alla voce quasiasi siano le sue
caratteristiche.
Inoltre tenete conto che la voce umana ha vari range possibili a seconda del sesso, dell'età, del
particolare individuo e dell'impostazione.
In generale un baritono dovrebbe coprire un'estensione tra i 150 e i 500 Hz circa, un soprano tra i
300 e i 1150 Hz circa; ricordate però che le loro voci produrranno anche tutte le conseguenti
armoniche e quindi in realtà saranno presenti molte frequenze al di sopra di questi range, che si
riferiscono solo alle note fondamentali.

Batteria: la cassa

La cassa del set di batteria - o grancassa, come si diceva una volta - è uno strumento caratterizzato
da frequenze basse, ma non solo.
La maggior parte del suono di un colpo di cassa è effettivamente nelle frequenze basse, ma ci sono
anche altre componenti. Provando a dare un boost verso i 1000 Hz è possibile percepire uno
"schiocco" in più nel suono, qualcosa che dà alla cassa una maggiore vitalità e può essere utile in
molti mix.
In genere comunque è buona norma un po' di enfasi sui 100 Hz per la profondità e un lieve taglio
250-750 Hz per ridurre l'effetto "cartone".

Batteria: il rullante

Un buon "trucchetto" per rendere più presente e profondo il suono del rullante è un boost attorno ai
250 Hz.
Un'altra frequenza importante è sui 100 Hz. Un lieve boost darà più corpo al suono ma lo scurirà.
Può essere inoltre utile un boost attorno ai 5000 Hz (o un po' più su, fino ai 10000 Hz) se volete
rendere il suono più brillante.
Infine, se il rullante ha quel caratteristico suono "di cartone", provate un lieve taglio sulle frequenze
tra i 250 Hz e i 750 Hz.

Batteria: i tom

Un lieve boost sui 100 Hz darà - come per tutti i suoni percussivi - maggiore profondità. Anche i
tom possono avvantaggiarsi di un po' di taglio, stavolta tra i 350 Hz e i 700 Hz, per un suono più
naturale. Per aggiungere brillantezza in genere una buona frequenza da enfatizzare sono i 5 kHz.
Attenzione: se stete microfonando tom e piatti insieme con i microfoni overhead, tenetene conto! In
questo caso è bene aggiungere un po' di boost tra gli 8 kHz e i 10 kHz.

Batteria: gli overheads

Come già detto, per la brillantezza dei piatti è indicato un boost tra gli 8 kHz e i 10 kHz. Se state
microfonando anche i tom con gli overhead, vedete sopra.

Basso elettrico

Il basso elettrico è spesso equalizzato in modo sbagliato, e ciò è dovuto ad una effettiva difficoltà
nell'integrare queste frequenze all'interno del mix.
Invece di enfatizzare le frequenze basse (con un tipico effetto da scossone ai vetri delle finestre),
una buona idea può essere un taglio attorno ai 400 Hz per liberarsi dello spiacevole effetto causato
dalle frequenze basse in molti locali, e dare invece un po' di boost attorno ai 1500 Hz per dare più
presenza al suono. Il basso in questo modo si ritaglierà un suo spazio nel mix senza confondersi con
altri suoni e ne guadagnerà in definizione, mantenendo (per i motivi già esposti più su) le proprie
caratteristiche nelle frequenze basse.
Quanto detto vale naturalmente per le situazioni live. In studio il suono di basso va trattato in modo
differente di volta in volta a seconda delle necessità del missaggio. Un consiglio che può valere in
generale è di cercare con cura le frequenze che si "impastano" e provare a realizzare dei tagli
corrispondenti sulla traccia di basso.

Chitarra elettrica

In genere i chitarristi abituati a suonare a casa sul proprio amplificatori a volumi relativamente
bassi, amano utilizzare un'equalizzazione che presenta bassi profondi e medio-alti in abbondanza
che danno presenza agli assoli. I medi in genere vengono lasciati come sono o leggermente tagliati.
Questa equalizzazione può andare benissimo a casa, o in situazioni in cui il chitarrista stia tenendo
la scena da solo, ma darà pessimi risultati in tutte le situazioni in cui il suono della chitarra vada
incluso in un mix.
In realtà la chitarra è il più tipico degli strumenti mid-range, quindi date importanza ai medi della
chitarra e se non riuscite a farli stare nel mix, allora cercate di capire su quale altro strumento è
possibile tagliarne un po'.
Consigli più mirati sono difficili perchè il suono della chitarra elettrica dipende da tanti di quei
fattori (chitarra, ampli, effetti, etc) che è impossibile prevedere cosa uscirà dalle mani del chitarrista
e dalla sua strumentazione.
Qualche frequenza da tenere in considerazione: 750 Hz, 1 kHz, 3 kHz, 5 kHz, 8 kHz, 10 kHz sono
tutti possibili candidati per un boost. Se invece sentite il suono un po' troppo "ruvido", provate a
fare un taglio tra i 250 Hz e i 500 Hz.

Chitarra acustica

L'acustica in generale è più difficile dell'elettrica, ma in questo caso il controllo del suono è tutto in
mano al fonico che piazza il microfono e si regola l'equalizzazione. Non c'entra con questo tutorial
ma vi ricordo di non microfonare mai la chitarra acustica piazzando il microfono direttamente
davanti al foro! La posizione ideale è una decina di centimetri spostata verso il manico.
Con l'acustica può essere utile un po' di taglio sui 100 Hz per ridurre un po' di rimbombo, così come
un taglio verso i 300 Hz può essere utile se il suono risulta un po' ruvido.
Se volete un suono più brillante, provate con frequenze come 700 Hz, 750 Hz, 1.2 kHz, 5 kHz, 8
kHz, 10 kHz. Qualche esperimento sarà utile.

Piano

Il piano è uno strumento che copre praticamente tutto lo spettro ed è per questo motivo molto
difficile da equalizzare.
Distinguiamo però tra un pianoforte solista ed uno che va integrato con altri strumenti.
Il pianoforte solista, se è stato microfonato correttamente, non necessita di alcuna equalizzazione.
Se si è costretti a ritocchi vuol dire che i microfoni sono stati piazzati in modo errato. Il mio
consiglio è di imparare a microfonare il piano in modo adeguato, evitando cancellazioni di fase e
cercando di prelevare tutte le frequenze dello strumento.
All'interno di un mix con altri strumenti potrebbe rendersi necessario qualche piccolo
aggiustamento, ma non ci sono consigli di massima e quindi dovrete affidarvi alle vostre orecchie.
Quanto detto vale per un pianoforte acustico: i piani elettrici o campionati sono pre-equalizzati e
non richiedono interventi particolari. Forse può essere utile un lieve taglio sui bassi e un leggero
boost sugli alti per una migliore integrazione nel mix, ma questo va valutato sul momento.

EQ "al contrario"

Un suggerimento generale che credo avrete già intuito se avete saputo leggere "tra le righe" dei
precedenti suggerimenti: spesso, quando è necessario gestire un certo numero di strumenti in un
mix, può funzionare egregiamente la logica di un'equalizzazione "al contrario" rispetto alle
caratteristiche dello strumento: se lo strumento è nel range delle frequenze basse, allora dare un
boost ai medi e agli alti, se è nel range delle frequenze alte, allora dare un boost ai bassi. Ad
esempio dare un po' di bassi ad una voce femminile e un po' di alti ad una voce maschile.
Questa logica di fondo - che non va applicata pedissequamente ma "cum grano salis" - aiuta ad
evitare quel brutto effetto di "impastamento" che si ha invece in un mix nel quale si sia cercato di
fare in modo che ogni strumento spicchi nelle proprie frequenze caratteristiche. Inutile dirvi che
potreste trovarvi in situazioni in cui preferirete fare esattamente il contrario di quanto detto: purchè
il mix suoni bene.

EQ generale

Per l'equalizzazione al master generale e per l'equalizzazione sui monitor vengono tradizionalmente
utilizzati equalizzatori grafici.
Con l'equalizzazione generale in genere si adatta il mix all'ambiente particolare in cui ci si ritrova.
Se l'ambiente è "morto" (con il soffitto a piastrelle assorbenti, spessi tappeti, pareti foderate, e un
sacco di gente), allora può essere utile dare un boost agli alti e tagliare un po' di bassi. Se invece
l'ambiente è "vivo" (con soffitti, pareti e tetto in materiali duri e riflettenti, e/o con poca gente)
allora può essere utile, al contrario, un po' di taglio sugli alti e sui medio alti.
In genere è più che sufficiente un equalizzatore grafico a 10-15 bande (da 2/3 ad 1 octave).
Per l'eq sui monitor, invece, può essere meglio disporre di un equalizzatore a 30 bande (1/3 octave)
per ogni monitor mix. Con questo tipo di equlizzatore infatti sarà più facile localizzare e tagliere
frequenze che causano feedback, rumori, etc.
La qualità, la qualità, la qualità

Sembrerà una banalità, ma ricordate sempre che non c'è nulla che sostituisca la buona qualità. Se
utilizzate microfoni, mixer, amplificazioni e, in generale, strumentazioni di scarsa qualità, allora
non aspettatevi di poter fare miracoli con l'equalizzazione!

Qualche consiglio per lo studio

Chiudo con qualche consiglio valido per il lavoro di registrazione in studio.

• Non enfatizzate frequenze quando invece potreste tagliare!

E' sempre preferibile ridurre le frequenze indesiderate, piuttosto che enfatizzare quelle che si
desiderano. Il suono risulterà più naturale e non si darà al suono un ulteriore gain oltre a quello di
ingresso del mixer.

• Non cercate di risolvere con l'EQ problemi che sono da qualche altra parte

L'ho già detto ma lo ripeto perchè vale in tutte le situazioni: l'equalizzazione serve a migliorare
delle buone registrazioni, ma non serve a nulla per salvare brutte registrazioni. Spesso è preferibile
ripetere una registrazione (cambiando ad esempio la posizione dei microfoni) piuttosto che perdere
tempo nel tentativo di tirare fuori qualcosa da una registrazione povera.

• Date equilibrio!

Le orecchie umane sono maggiormente sensibili alle frequenze medie e medio-alte (a causa del
fatto che queste sono le frequenze della voce umana). A causa di questa sensibilità, delle ampie
enfatizzazioni in questa regione renderanno il mix piuttosto stridente e "querulo" all'orecchio.
L'ideale è sempre un mix che presenti un buon equilibrio nello spettro.

• Lavorate sulle armoniche

Spesso dare un boost agli armonici degli strumenti aiuta a donargli presenza, chiarezza e
brillantezza.
Provate con questi valori e fate qualche esperimento, sarete sorpresi dei risultati.

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