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(1756 - 1791)
Scena 1
Giardino - Notte.
LEPORELLO:
Notte e giorno faticar,
Per chi nulla sa gradir,
Piova e vento sopportar,
Mangiar male e mal dormir.
Voglio far il gentiluomo
E non voglio più servir...
Oh che caro galantuomo!
Vuol star dentro colla bella,
Ed io far la sentinella!
Voglio far il gentiluomo
E non voglio più servir...
Ma mi par che venga gente;
Non mi voglio far sentir.
(Si ritira)
(Don Giovanni esce dal palazzo
del Commendatore inseguito da
Donn'Anna;
cerca coprirsi il viso
ed è avvolto in un lungo mantello.)
DONNA ANNA:
(Trattenendo Don Giovanni)
Non sperar, se non m'uccidi,
Ch'io ti lasci fuggir mai!
DON GIOVANNI:
(sempre cercando di celarsi)
Donna folle! indarno gridi,
Chi son io tu non saprai!
LEPORELLO:
(avanzandosi)
Che tumulto! Oh ciel, che gridi!
Il padron in nuovi guai.
DONNA ANNA:
Gente! Servi! Al traditore!
DON GIOVANNI:
Taci e trema al mio furore!
DONNA ANNA:
Scellerato!
DON GIOVANNI:
Sconsigliata!
LEPORELLO:
Sta a veder che il malandrino
Mi farà precipitar!
DONNA ANNA:
Come furia disperata
Ti saprò perseguitar!
DON GIOVANNI:
Questa furia disperata
Mi vuol far precipitar!
IL COMMENDATORE:
(con spada e lume)
Lasciala, indegno!
DON GIOVANNI:
Va, non mi degno
Di pugnar teco.
IL COMMENDATORE:
Così pretendi da me fuggir?
LEPORELLO:
Potessi almeno di qua partir!
DON GIOVANNI:
Misero, attendi,
se vuoi morir!
LEPORELLO:
Qual misfatto! qual eccesso!
Entro il sen dallo spavento - Karadar Bertoldi Ensemble - Studio
Palpitar il cor mi sento! Informatico Anesin -
Io non so che far, che dir.
Scena 2
DON GIOVANNI:
(sottovoce)
Leporello, ove sei?
LEPORELLO:
Son qui, per mia disgrazia, e voi?
DON GIOVANNI:
Son qui.
LEPORELLO:
Chi è morto, voi o il vecchio?
DON GIOVANNI:
Che domanda da bestia! Il vecchio.
LEPORELLO:
Bravo, due imprese leggiadre!
Sforzar la figlia ed ammazzar il
padre!
DON GIOVANNI:
L'ha voluto, suo danno.
LEPORELLO:
Ma Donn'Anna, cosa ha voluto?
DON GIOVANNI:
Taci, non mi seccar, vien meco, se
non
vuoi qualche cosa ancor tu!
LEPORELLO:
Non vo'nulla, signor, non parlo più.
posso...
Tra fumo e fuoco... Badate un poco... (alzando da terra la lanterna ed il
L'uomo di sasso... Fermate il passo... mantello.
Giusto là sotto... Diede il gran Partono.)
botto...
Giusto là il diavolo - Sel'trangugiò.
TUTTI: Scena 3
Stelle, che sento!
Don Ottavio, Donn'Anna e Servi con
LEPORELLO: lumi.
Vero è l'evento!
Scena 4 TUTTI:
Cos'è? Favella! Via presto, sbrigati!
Notte. Strada.
LEPORELLO:
Venne un colosso... Ma se non
Don Giovanni e Leporello, poi
LEPORELLO Donn'Elvira in abito da viaggio.
(a Don Giovanni):
Dite di no!
LA STATUA:
DONNA ELVIRA: Risolvi!
Ah, chi mi dice mai
Quel barbaro dov'è, DON GIOVANNI:
Che per mio scorno amai, Ho già risolto!
Che mi mancò di fe?
Ah, se ritrovo l'empio LA STATUA:
E a me non torna ancor, Verrai?
(entra spaventato e chiude l'uscio): Vo' farne orrendo scempio,
Ah, signor, per carità! Gli vo' cavare il cor.
Non andate fuor di qua!
L'uom di sasso, l'uomo bianco, DON GIOVANNI
Ah padrone! Io gelo, io manco. (piano a Leporello.):
Se vedeste che figura, Udisti? Qualche bella dal vago
se sentiste come fa ahandonata. Poverina! Cerchiam di
Ta! Ta! Ta! Ta! consolare il suo tormento.
LEPORELLO:
LA STATUA: (Pare un libro stampato!)
Don Giovanni, a cenar teco
M'invitasti e son venuto! DON GIOVANNI:
Oh, in quanto a questo, ebbi le mie
ragioni. Che vuoi, mio bene!
(a Leporello, ironicamente)
È vero? DONNA ELVIRA:
Che vita cangi!
LEPORELLO:
È vero. DON GIOVANNI
E che ragioni forti! (beffandola):
Brava!
DONNA ELVIRA:
E quali sono, DONNA ELVIRA:
se non la tua perfidia, Cor perfido!
la leggerezza tua? Ma il giusto cielo
volle ch'io ti trovassi, DON GIOVANNI:
per far le sue, le mie vendette. Lascia ch'io mangi,
E se ti piace,
DON GIOVANNI: mangia con me.
Eh via!
siate più ragionevole!...(Mi pone DONNA ELVIRA:
a cimento costei!). Se non credete Rèstati, barbaro!
a labbro mio, credete Nel lezzo immondo
a questo galantuomo. Esempio orribile
d'inquinità!
LEPORELLO:
(Salvo il vero.) (Parte.)
LEPORELLO:
(Quasi da piangere Scena 6
mi fa costei.)
Donna Elvira sola.
DON GIOVANNI
(alzandosi e facendo alzare Donna
Elvira):
Io te deridere!
Cielo, e perché? DONNA ELVIRA:
(con affettata tenerezza) In questa forma dunque
mi tradì il scellerato! È questo il LEPORELLO
premio (a parte):
che quel barbaro rende all'amor mio? (Ah che barbaro appetito!
Ah! Vendicar vogl'io Che bocconi da gigante!
l'ingannato mio cor. Pria ch'ei mi Mi par proprio di svenir.)
fugga
si ricorra... si vada... Io sento in petto DON GIOVANNI:
sol vendetta parlar, rabbia e dispetto. (Nel veder i miei bocconi
Gli par proprio di svenir.)
(Parte.) Piatto!
LEPORELLO
(muta il piatto):
Scena 7 Servo.
Evvivano i litiganti.
Zerlina, Masetto e Coro di Contadini
d'ambo i sessi, (alludendo ad altr'opera di questo
che cantano, suonano e ballano. titolo)
DON GIOVANNI:
Versa il vino!
ZERLINA: Eccellente marzimino!
Giovinette che fate all'amore,
Non lasciate che passi l'età! LEPORELLO
Se nel seno vi bulica il core, (mangiando e bevendo di nascosto):
Il rimedio vedetelo qua! (Questo pezzo di fagiano,
La ra la, la ra la, la ra la. Piano piano vo'inghiottir.)
Che piacer, che piacer che sarà!
DON GIOVANNI:
CORO: (Sta mangiando, quel marrano!
La ra la, ecc. Fingerò di non capir.)
MASETTO: LEPORELLO
Giovinetti leggeri di testa, (ai suonatori che di nuovo cangiano
Mon andate girando di là. motivo):
Poco dura de'matti la festa, Questa poi la conosco pur troppo.
Ma per me cominciato non ha.
La ra la. La ra la. La ra la. DON GIOVANNI
Che piacer, che piacer che sarà! (senza guardarlo):
Leporello!
CORO:
La ra la, ecc. LEPORELLO
(col boccon in gola):
ZERLINA e MASETTO: Padron mio!
Vieni, vieni, carino. godiamo,
E cantiamo e balliamo e suoniamo! DON GIOVANNI:
Che piacer, che piacer che sarà! Parla schietto, mascalzone.
LEPORELLO:
Non mi lascia una flussione
Le parole proferir.
Scena 8
DON GIOVANNI:
Don Giovanni, Leporello e detti. Mentre io mangio fischia un poco.
LEPORELLO:
non so far.
DON GIOVANNI:
Manco male, è partita. Oh guarda, DON GIOVANNI
che (accorgendosi che mangia):
Non sedur la costanza bella gioventù; che belle donne!
del sensibil mio core;
ahbastanza per te mi parla amore LEPORELLO:
Non mi dir, bell'idol mio, (Fra tante, per mia fè,
Che son io crudel con te. vi sarà qualche cosa anche per me.)
Tu ben sai quant'io t'amai,
Tu conosci la mia fe'. DON GIOVANNI:
Calma, calma il tuo tormento, Cari amici, buon giorno, Seguitate a
Se di duol non vuoi ch'io mora. stare allegramente, seguite a suonar,
Forse un giorno il cielo ancora buona gente. C'è qualche sposalizio?
Sentirà pietà di me.
ZERLINA:
(Parte.) Si, signore, e la sposa. son io.
DON GIOVANNI:
Oh bravo! Per servirmi; questo è
Scena 17 vero
parlar da galantuomo.
Sala in casa di Don Giovanni, con
una mensa preparata. LEPORELLO:
(Basta che sia marito.)
Don Giovanni e Leporello. Servi,
alcuni Suonatori. ZERLINA:
Oh, il mio Masetto
Una mensa imbandita. è un uom d'ottimo core.
DON GIOVANNI:
Oh anch'io, vedete!
DON GIOVANNI: Voglio che siamo amici. Il vostro
Già la mensa è preparata. nome?
Voi suonate, amici cari!
Giacché spendo i miei danari, ZERLINA:
Io mi voglio divertir. Zerlina.
(Siede a mensa.)
Leporello, presto in tavola. DON GIOVANNI
(a Masetto):
LEPORELLO: E il tuo?
Son prontissimo a servir.
(i suonatori cominciano.) MASETTO:
Bravi! Bravi! Cosa rara! Masetto.
MASETTO:
Signore!
Scena 16
DON GIOVANNI:
Cosa c'è?
Camera in casa di Donn'Anna
MASETTO:
La Zerlina Don Ottavio e Donn'Anna
senza me non può star.
LEPORELLO
(a Masetto): DON OTTAVIO:
In vostro loco Calmatevi, idol mio! Di quel ribaldo
ci sarà sua eccellenza; e saprà bene vedrem puniti in breve i gravi
fare le vostre parti. eccessi,
vendicati sarem.
DON GIOVANNI:
Oh, la Zerlina DONNA ANNA:
è in man d'un cavalier. Va pur, fra Ma il padre, o Dio!
poco
ella meco verrà. DON OTTAVIO:
Convien chinare il ciglio
ZERLINA: al volere del ciel. Respira, o cara!
Va, non temere. Di tua perdita amara
Nelle mani son io d'un cavaliere. fia doman, se vuoi, dolce compenso
questo cor, questa mano,
MASETTO: che il mio tenero amor...
E per questo...
DONNA ANNA:
ZERLINA: O dei, che dite
E per questo in sì tristi momenti?
non c'è da dubitar...
DON OTTAVIO:
MASETTO: E che? Vorresti
Ed io, cospetto... con indugi novelli accrescer le mie
pene?
DON GIOVANNI: Ah! Crudele!
Olà, finiam le dispute! Se subito
senza altro replicar non te ne vai, DONNA ANNA:
(mostrandogli la spada) Crudele?
Masetto, guarda ben, ti pentirai. Ah no, giammai mio ben! Troppo mi
spiace
MASETTO: allontanarti un ben che lungamente
Ho capito, signor sì! la nostr'alma desia... Ma il mondo, o
Chino il capo e me ne vo. Dio!
LEPORELLO: Giacchè piace a voi così,
Piano, piano, signore, ora ubbidisco. Altre repliche non fo.
O statua gentilissima Cavalier voi siete già.
Del gran Commendatore... Dubitar non posso affé;
Padron! Mi trema il core, Me lo dice la bontà
Non posso terminar! Che volete aver per me.
(a Zerlina, a parte)
DON GIOVANNI: Bricconaccia, malandrina!
Finiscila, o nel petto Fosti ognor la mia ruina!
Ti metto questo acciar! (a Leporello, che lo vuol condur
seco.)
LEPORELLO: Vengo, vengo!
Che impiccio, che capriccio! (a Zerlina)
Resta, resta.
DON GIOVANNI: È una cosa molto onesta!
Che gusto! Che spassetto! Faccia il nostro cavaliere
cavaliera ancora te.
LEPORELLO:
Io sentomi gelar! (Masetto parte con Leporello ed i
contadini)
DON GIOVANNI:
Lo voglio far tremar!
LEPORELLO:
O statua gentillissima, Scena 9
Benchè di marmo siate...
Ah padron mio! Mirate! Don Giovanni e Zerlina.
Che seguita a guardar!
DON GIOVANNI:
Mori... DON GIOVANNI:
Alfin siam liberati,
LEPORELLO: Zerlinetta gentil, da quel scioccone.
No, no... attendete! Che ne dite, mio ben, so far pulito?
(alla statua)
Signor, il padron mio... ZERLINA:
Badate ben... non io... Signore, è mio marito...
Vorria con voi cenar...
Ah che scena è questa! DON GIOVANNI:
(la statua china la testa) Chi? Colui?
Oh ciel! Chinò la testa! Vi par che un onest'uomo,
un nobil cavalier, com'io mi vanto,
DON GIOVANNI: possa soffrir che quel visetto d'oro,
Va là, che sei un buffone! quel viso inzuccherato
da un bifolcaccio vil sia strapazzato?
LEPORELLO:
Guardate ancor, padrone! ZERLINA:
Ma, signore, io gli diedi
DON GIOVANNI: parola di sposarlo.
E che degg'io guardar?
DON GIOVANNI:
LEPORELLO e DON GIOVANNI: Tal parola
Colla marmorea testa, non vale un zero. Voi non siete fatta
Ei fa così, così! per essere paesana; un altra sorte
vi procuran quegli occhi bricconcelli,
DON GIOVANNI quei labretti sì belli,
(verso la statua): quelle dituccie candide e odorose,
Parlate, se potete. parmi toccar giuncata e fiutar rose.
Verrete a cena?
ZERLINA:
Ah!... Non vorrei... DON GIOVANNI:
Chi ha parlato?
DON GIOVANNI:
Che non vorreste? LEPORELLO
(estremamente impaurito):
ZERLINA: Ah! qualche anima
Alfine sarà dell'altro mondo,
ingannata restar. Io so che raro che vi conosce a fondo.
colle donne voi altri cavalieri
siete onesti e sinceri. DON GIOVANNI:
Taci, sciocco!
DON GIOVANNI: Chi va là?
È un impostura
della gente plebea! La nobilità LA STATUA:
ha dipinta negli occhi l'onestà. Ribaldo, audace!
Orsù, non perdiam tempo; in questo Lascia a' morti la pace!
istante
io ti voglio sposar. LEPORELLO
(tremando):
ZERLINA: Ve l'ho detto!
Voi!
DON GIOVANNI:
DON GIOVANNI: Sara qualcun di fuori
Certo, io. che si burla di noi!
Quel casinetto è mio: soli saremo (con indifferenza e sprezzo)
e là, gioiello mio, ci sposeremo. Ehi, del Commendatore
Là ci darem la mano, non è questa la statua? Leggi un poco
Là mi dirai di sì. quella iscrizion.
Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui. LEPORELLO:
Scusate...
ZERLINA: non ho imparato a leggere
(Vorrei e non vorrei, ai raggi della luna.
Mi trema un poco il cor.
Felice, è ver, sarei, DON GIOVANNI:
Ma può burlarmi ancor.) Leggi, dico!
A 2: DON GIOVANNI:
Andiam, andiam, mio bene. Orsù, va là!
a ristorar le pene O qui t'ammazzo, e poi ti
D'un innocente amor. seppellisco!
vuole; (Si incamminano abbracciati verso il
dico poche parole, ella mi piglia, casino.)
sai per chi?
LEPORELLO:
Non lo so. Scena 10
LEPORELLO:
Per me? DONNA ELVIRA
DON GIOVANNI:
DON GIOVANNI: Non conosci il padron?
Mi par ch'oggi il demonio si diverta
d'opporsi a miei piacevoli progressi LEPORELLO:
vanno mal tutti quanti. Così non conosces si!
DON GIOVANNI:
C'è dubbio? Una fanciulla,
DONNA ELVIRA bella, giovin, galante,
(a Don Giovanni): per la strada incontrai; le vado
Ah, ti ritrovo ancor, perfido mostro! appresso,
(a Donn'Anna) la prendo per la man, fuggir mi
misfatti Non ti fidar, o misera,
orribili, tremendi Di quel ribaldo cor;
è avvolto il sciagurato! Me già tradì quel barbaro,
Ah no! non puote tardar l'ira del te vuol tradir ancor.
cielo,
la giustizia tardar. Sentir già parmi DONNA ANNA e DON OTTAVIO:
la fatale saetta, (Cieli, che aspetto nobile,
che gli piomba sul capo! Aperto Che dolce maestà!
veggio II suo pallor, le lagrime
il baratro mortal! Misera Elvira! M'empiono di pietà.)
Che contrasto d'affetti, in sen ti
nasce! DON GIOVANNI
Perchè questi sospiri? e queste (a parte; Donna Elvira ascolta):
ambascie? La povera ragazza
Mi tradì, quell'alma ingrata, È pazza, amici miei;
Infelice, o Dio, mi fa. Lasciatemi con lei,
Ma tradita e abbandonata, Forse si calmerà.
Provo ancor per lui pietà.
Quando sento il mio tormento, DONNA ELVIRA:
Di vendetta il cor favella, Ah non credete al perfido!
Ma se guardo il suo cimento,
Palpitando il cor mi va. DON GIOVANNI:
È pazza, non badate.
(Parte.)
DONNA ELVIRA:
Restate ancor, restate!
DONNA ELVIRA:
Sdegno, rabbia, dispetto, spavento
DON GIOVANNI Dentro l'alma girare mi sento,
Che mi dice, di quel traditore,
(ridendo entra pel muretto): Cento cose che intender non sa.
Ah, ah, ah, questa è buona,
or lasciala cercar; che bella notte! DON OTTAVIO
È più chiara del giorno, sembra fatta (a Donn'Anna):
per gir a zonzo a caccia di ragazze. Io di qua non vado via
È tardi? Se non so com'è l'affar.
(guardando l'orologio)
Oh, ancor non sono DONNA ANNA
due della notte; avrei (a Ottavio):
voglia un po'di saper come è finito Non ha l'aria di pazzia
l'affar tra Leporello e Donna Elvira, II suo tratto, il suo parlar.
s'egli ha avuto giudizio!
DON GIOVANNI:
LEPORELLO (Se m'en vado, si potria
(Si affaccia al muretto): Qualche cosa sospettar.)
Alfin vuole ch'io faccia un
precipizio. DONNA ELVIRA
(a Donn'Anna e Ottavio):
DON GIOVANNI: Da quel ceffo si dovria
La ner'alma guidicar. Se potessi
liberarmi coi denti... Oh, venga il
DON OTTAVIO diavolo
(a Don Giovanni): a disfar questi gruppi! Io vo' veder di
Dunque quella?... rompere la corda.
Come e' forte! Paura della morte!
DON GIOVANNI: E tu, Mercurio, protettor de' ladri,
È pazarella. proteggi un galantuomo Coraggio!
(Fa sforzi per sciogliersi,
DONNA ANNA: cade la finestra ove sta legato il capo
Dunque quegli?... della corda.)
Bravo! Pria che costei ritorni
DONNA ELVIRA: bisogna dar di sprone alle calcagna,
È un traditore. e trascinar, se occorre una montagna.
DONNA ELVIRA:
Mentitore!
Scena 13
DONNA ANNA e DON OTTAVIO:
Incomincio a dubitar.
Donna Elvira e Zerlina
(Passano dei contadini.)
LEPORELLO:
Ah! di fuggir si provi...
DONNA ANNA:
ZERLINA: Don Ottavio, son morta!
Sei morto se ti movi.
DON OTTAVIO:
LEPORELLO: Cosa è stato?
Barbari, ingiusti Dei!
In mano di costei DONNA ANNA:
chi capitar mi fe'? Per pietà.. soccorretemi!
(Parte.) LEPORELLO:
Ma che vuoi farmi?
ZERLINA:
Scena 14 Voglio far... voglio far quello che
parmi!
Ottavio solo
(Lega le mani a Leporello con un
fazzoletto.)
ZERLINA Scena 15
(Lo ferma pel vestito.):
Restati qua. Leporello, poi Don Giovanni
LEPORELLO:
Per carità, Zerlina!
LEPORELLO:
ZERLINA: Io deggio ad ogni patto
Eh! non c'è carità pei pari tuoi. per sempre abbandonar questo bel
matto...
LEPORELLO: Eccolo qui: guardate
Dunque cavar mi vuoi... con qual indifferenza se ne viene!
LEPORELLO: LEPORELLO:
Senti, carina mia! Don Giovannino mio! va tutto male.
LEPORELLO: MASETTO:
Seguì a gridar. Il birbo ha l'ali ai piedi!
ZERLINA
(a Leporello, con furia):
Dunque quello sei tu, che il mio Zerlina, Masetto e Contadini.
Masetto
poco fa crudelmente maltrattasti! ZERLINA:
Masetto... senti un po'... Masetto,
DONNA ELVIRA: dico.
Dunque to m'ingannasti, o scellerato,
spacciandoti con me per Don MASETTO:
Giovanni! Non mi toccar.
Scena 9
DON GIOVANNI:
Scena 8 Sù! svegliatevi da bravi!
Sù! coraggio, o buona gente!
Donn'Anna, Don Ottavio, vestiti a Vogliam star allegramente,
lutto. Servi con lumi, e detti. Vogliam ridere e scherzar.
(ai servi.)
(Donn'Elvira al venire dei lumi si Alla stanza - della danza
ritira in un angolo, Conducete tutti quanti,
ed a tutti in abbondanza MASETTO:
Gran rifreschi fate dar. O Dio, Zerlina mia,
soccorso!
CORO
(partendo co' servi.): ZERLINA:
Sù! svegliatevi da bravi, ecc. Cosa è stato?
MASETTO:
L'iniquo, il scellerato
Scena 19 mi ruppe l'ossa e i nervi.
MASETTO:
Leporello!
ZERLINA: o qualche diavol che somiglia a lui!
Tra quest'arbori celata,
Si può dar che non mi veda. ZERLINA:
Crudel, non tel diss'io
(Vuol nascondersi) che con questa tua pazza gelosia
ti ridurresti a qualche brutto passo?
DON GIOVANNI: Dove ti duole?
Zerlinetta, mia garbata,
T'ho già visto, non scappar! MASETTO:
Qui.
(La prende.)
ZERLINA:
ZERLINA: E poi?
Ah lasciatemi andar via!
MASETTO:
DON GIOVANNI: Qui, e ancora qui!
No, no, resta, gioia mia!
ZERLINA:
ZERLINA: E poi non ti duol altro?
Se piedate avete in core!
MASETTO:
DON GIOVANNI: Duolmi un poco
Sì, ben mio! son tutto amore... questo pie', questo braccio, e questa
Vieni un poco - in questo loco mano.
fortunata io ti vo' far.
ZERLINA:
ZERLINA: Via, via, non è gran mal, se il resto è
(Ah, s'ei vede il sposo mio, sano.
So ben io quel che può far.) Vientene meco a casa;
purchè tu mi prometta
(Don Giovanni nell'aprire la nicchia d'essere men geloso,
scopre Masetto.) io, io ti guarirò, caro il mio sposo.
Vedrai, carino,
DON GIOVANNI: se sei buonino,
Masetto! Che bel rimedio
ti voglio dar!
MASETTO: È naturale,
Sì, Masetto. non dà disgusto,
E lo speziale
DON GIOVANNI non lo sa far.
(un po' confuso): È un certo balsamo
È chiuso là, perchè? Ch'io porto addosso,
La bella tua Zerlina Dare tel posso,
Non può, la poverina, Se il vuoi provar.
E non ti basteria rompergli l'ossa, Più star senza di te.
fracassargli le spalle?
MASETTO
MASETTO: (ironico):
No, no, vogli ammazzarlo, Capisco, sì signore.
vo' farlo in cento brani.
DON GIOVANNI:
DON GIOVANNI: Adesso fate core.
Hai buone armi? (S'ode un'orchestra in lontananza.)
I suonatori udite?
MASETTO: Venite ormai con me.
Cospetto!
Ho pria questo moschetto, ZERLINA e MASETTO:
e poi questa pistola. Sì, sì, facciamo core,
Ed a ballar cogli altri
(Dà moschetto e pistola a Don Andiamo tutti tre.
Giovanni.)
(Partono.)
DON GIOVANNI:
E poi?
MASETTO: Scena 20
Non basta?
Si va facendo notte.
DON GIOVANNI:
Eh, basta certo. Or prendi: Don Ottavio, Donn'Anna e Donna
(Batte Masetto col rovescio della Elvira in maschera;
spada.) poi Leporello e Don Giovanni alla
questa per la pistola, finestra.
questa per il moschetto...
MASETTO:
Ahi, ahi!... la testa mia! DONNA ELVIRA:
Bisogna aver coraggio,
DON GIOVANNI: O cari amici miei,
Taci, o t'uccido! E i suoi misfatti rei
Questi per ammazzarlo, Scoprir potremo allor.
Questi per farlo in brani!
Villano, mascalzon! Ceffo da cani! DON OTTAVIO:
L'amica dice bene,
(Masetto cade e Don Giovanni Coraggio aver conviene;
parte.) (a Donn'Anna)
Discaccia, o vita mia,
L'affanno ed il timor.
MASETTO: LEPORELLO
Ahi! ahi! la testa mia! (aprendo la finestra):
Ahi, ahi! le spalle e il petto! Signor, guardate un poco,
Che maschere galanti!
ZERLINA:
Di sentire mi parve DON GIOVANNI
la voce di Masetto! (alla finestra):
Falle passar avanti,
Di' che ci fanno onor.
DON GIOVANNI:
DONNA ANNA, DONNA ELVIRA Certo; di quel briccone!
e DON OTTAVIO:
(Al volto ed alla voce MASETTO:
Si scopre il traditore.) Di quell'uom senza onore: ah, dimmi
un poco
LEPORELLO: dove possiam trovarlo?
Zì, zì! Signore maschere! Lo cerco con costor per trucidarlo!
Zì, zì...
DON GIOVANNI:
DONNA ANNA e DONNA (Bagattelle!) Bravissimo, Masetto!
ELVIRA Anch'io con voi m'unisco,
(ad Ottavio): per fargliela a quel birbo di padrone.
Via, rispondete. Ma udite un po'qual è la mia
intenzione.
LEPORELLO: (accennando a destra)
Zì, zì... Metà di voi qua vadano,
(accennando a sinistra)
DON OTTAVIO: E gli altri vadan là!
Cosa chiedete? E pian pianin lo cerchino,
Lontan non fia di qua!
LEPORELLO: Se un uom e una ragazza
Al ballo, se vi piace, Passeggian per la piazza,
V'invita il mio signor. Se sotto a una finestra
Fare all'amor sentite,
DON OTTAVIO: Ferite pur, ferite,
Grazie di tanto onore. II mio padron sarà.
Andiam, compagne belle. In testa egli ha un cappello
Con candidi pennacchi,
LEPORELLO: Addosso un gran mantello,
(L'amico anche su quelle E spada al fianco egli ha.
Prova farà d'amor.) (ai Contadini)
Andate, fate presto!
(Entra e chiude la finestra.) (a Masetto)
Tu sol verrai con me.
DONNA ANNA e DON OTTAVIO: Noi far dobbiamo il resto,
Protegga il giusto cielo E già vedrai cos'è.
Il zelo - del mio cor.
(Partono i Contadini da opposte vie.)
DONNA ELVIRA:
Vendichi il giusto cielo
Il mio tradito amor!
Scena 5
(Entrano.)
Scena 21
DON GIOVANNI:
Sala nella casa di Don Giovanni, Zitto, lascia ch'io senta!
illuminata e preparata per una gran Ottimamente.
festa da ballo. (essendosi assicurato che i Contadini
sono già lontani)
Don Giovanni, Leporello, Zerlina, Dunque dobbiam ucciderlo?
Masetto,
Contadini e Contadine, servitori con MASETTO:
rinfreschi; Sicuro!
poi Don Ottavio, Donn'Anna e
Donna Elvira in maschera. DON GIOVANNI:
Scena 4 Don Giovanni fa seder le ragazze e
Leporello i ragazzi
Masetto, armato d'archibuso e che saranno in atto d'aver finito un
pistola, Contadini e detto. ballo.
MASETTO LEPORELLO:
(forte): Confetti!
Chi va là?
(a' suoi) ZERLINA e MASETTO
Non risponde; (a parte):
animo, schioppo al muso! (Troppo dolce comincia la scena;
(più forte) In amaro potria terminar.)
Chi va là?
(vengono portati e distribuiti i
DON GIOVANNI: rinfreschi)
(Non è solo;
ci vuol giudizio.) DON GIOVANNI
Amici... (accarezzando Zerlina):
(Cerca di imitare la voce di Sei pur vaga, brillante Zerlina.
Leporello.)
(Non mi voglio scoprir.) Sei tu, ZERLINA:
Masetto? Sua bontà.
MASETTO MASETTO
(in collera): (fremendo):
Appunto quello; e tu? La briccona fa festa!
MASETTO: MASETTO
Leporello! (guardando Don Giovanni):
Servo di quell'indegno cavaliere! (Tocca pur, che ti cada la testa!)
Carissima! (La burla mi dà gusto.)
ZERLINA:
(Quel Masetto mi par stralunato, DONNA ELVIRA:
Brutto, brutto si fa quest'affar.) Mio tesoro!
Scena 22 LEPORELLO:
Io tutto cenere.
Don Ottavio, Donn'Anna, Donna
Elvira e detti DON GIOVANNI:
(Il birbo si riscalda.)
DONNA ELVIRA:
LEPORELLO: E non m'ingannerete?
Venite pur avanti,
Vezzose mascherette! LEPORELLO:
No, sicuro.
DON GIOVANNI:
È aperto a tutti quanti, DONNA ELVIRA:
Viva la libertà! Giuratelo.
Scena 3 MASETTO:
Va bene in verità!
LEPORELLO: LEPORELLO:
(Che bell'imbroglio!) Non balli, poveretto!
Vien quà, Masetto caro,
DONNA ELVIRA: Facciam quel ch'altri fa.
Dunque creder potrò che i pianti mie i
abbian vinto quel cor? Dunque (fa ballare a forza Masetto)
pentito.
l'amato Don Giovanni al suo dovere MASETTO:
e all'amor mio ritorna? No, no, ballar non voglio.
LEPORELLO LEPORELLO:
(alterando sempre la voce): Eh, balla, amico mio!
Sì, carina!
MASETTO:
DONNA ELVIRA: No!
Crudele, se sapeste
quante lagrime e quanti LEPORELLO:
sospir voi mi costaste! Sì, caro Masetto!
DON GIOVANNI:
Scena 2 Don Ottavio!
DON GIOVANNI:
Discendi, o gioia bella, Atto II
Vedrai che tu sei quella
Che adora l'alma mia Scena 1
Pentito io sono già.