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Alessandra Mazzotta
ISBN: 9788865866221
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L'antispreco è servito
Alessandra Mazzotta
40k Unofficial
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L’antispreco è servito
Alessandra Mazzotta
© 2014 by 40k
Pubblicato nel mese di novembre 2014
ISBN 9788865866221
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This book was produced using PressBooks.com.
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Sommario
40k Unofficial
Econote
Antefatto, servito con mousse al profumo di ricordi
1. Un mondo di rifiuti commestibili: lo spreco alimentare a livello mondiale e italiano
2. Buoni in pratica: le buone pratiche antispreco
3. L'antispreco alimentare nelle parole (e nel piatto) degli esperti
4. Consigli smart per ridurre i tuoi sprechi alimentari
Sitografia
Ringraziamenti
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40k Unofficial
L’antispreco è servito!
Cosa si intende per sprechi alimentari e che cosa possiamo
fare per ridurli, dal negozio alle nostre cucine? Che cos’è il
diritto al cibo e come se ne coltiva il rispetto? Quali sono le
buone pratiche antispreco che possiamo seguire o da cui
prendere spunto? E che cosa possiamo fare per regalare una
seconda vita ai nostri scarti alimentari?
Questo ebook è una guida teorico-pratica sull’antispreco di
cibo che definisce con precisione il perimetro del problema, ne
indaga i perché e ne propone il superamento, illuminando
esperienze e buone pratiche sia nazionali sia internazionali.
Grazie all’aiuto di contributi preziosi (da Latouche a
Ercolini e Pallante, da Bairati a Guglielminetti, fino alle
fondatrici del movimento Incredible Edible), Alessandra
Mazzotta offre alternative concettuali e pratiche che ci fanno
vedere il cibo in modo diverso, alternative che guardano alla
condivisione, all’autoproduzione, al riuso creativo anche dello
scarto alimentare. Perché forse ancora non tutti sanno che dai
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fondi del caffè possono nascere funghi commestibili, e che le
mele bacate, grazie alle ricette di Anna Blasco, possono
diventare un prelibato dessert.
Alessandra Mazzotta
Alessandra Mazzotta, giornalista e copywriter, si occupa di
comunicazione ambientale, pratica l’antispreco multiforme e
viaggia come ecoturista anche in sogno. Tra le altre cose, è
caporedattrice di Econote.it e cura il blog Ecoavoi.it.
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@alessandramaz Tutti a tavola, l’antispreco è servito!
Consigli utili e ricette per ridurre gli sprechi alimentari
#sprecoalimentare #cibo
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Econote ebook è la collana di libri digitali dedicati a temi green:
sostenibilità, decrescita, ecologia, stili di vita alternativi.
L’idea alla base della collana è che “un altro mondo è
possibile”. Giorno dopo giorno, attraverso il
sito www.econote.it, proviamo a raccontare storie da un mondo
più verde.
Nella forma ebook vengono approfondite queste tematiche,
in modo divulgativo e con una forte impronta narrativa.
Ebook semplici dedicati a temi importanti. Il nostro
obiettivo è stimolare alla riflessione su argomenti che,
schiacciati dalla morsa della vita quotidiana, spesso finiscono
per essere dimenticati. Impariamo a riappropriarcene.
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Antefatto, servito con mousse al profumo
di ricordi
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giustizia – e ovviamente di cibo, che a tutte è connesso.
È allora forse anche per liberarmi definitivamente dal mio
peccatooriginale che, dopo 18 anni di dieta vegetariana, scrivo
questo ebook teorico-pratico sul tema dello spreco alimentare.
Anzi dell’antispreco: piccolo manuale di idee, consigli e ricette
su come mangiare (quasi) tutto e non sprecare (quasi) niente.
Un prontuario arricchito dalla generosità di contributi
importanti da parte di esperti e amici che aiutano a comprendere
il fenomeno, la sua portata e i suoi impatti. E a porvi rimedio.
Il tutto lo servo con una piccola dedica, come antipasto: a
chiunque si impegni a cucinare qualunque cosa con amore, e a
tutte le persone che lo sanno riconoscere e onorare, fino
all’ultimo boccone.
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Un mondo di rifiuti commestibili: lo
spreco alimentare a livello mondiale e
italiano
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dall’agricoltura alla produzione, fino alla distribuzione. Per non
parlare di quelli che avvengono a livello domestico, nelle nostre
cucine, sui cui antidoti concentrerò questo lavoro.
Analizzando gli sprechi alimentari domestici, i numeri
parlano da soli: nei Paesi in via di sviluppo gli sprechi
ammontano a 6-11 kg pro capite all’anno – ci dice ancora la
FAO – contro i 95-115 kg a persona di un europeo e di un
nordamericano. In una sorta di contrapposizione tra chi non ha
diritto al cibo e chi ha invece diritto allo spreco.
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rispetto della diversità culturale, sullo sviluppo della
personalità, sulla salute e l’integrità della persona».
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«La fame nel mondo non è determinata dalla scarsità delle
risorse disponibili ma dal modo in cui esse vengono prodotte e
distribuite. In questo senso il diritto al cibo ha una natura
essenzialmente politica, sia per il suo contenuto complesso, sia
perché chiama in causa le scelte individuali. Il dovere di non
sprecare riguarda in primo luogo la fase della produzione e
coinvolge una dimensione collettiva, incentrata sul rapporto fra
diritto al cibo e logica economica. D’altra parte, chiama in causa
ognuno di noi, al momento delle scelte di consumo».
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L’abbondanza frugale e l’utopia della decrescita di
Serge Latouche
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dell’abbondanza, come capacità di limitare la nostra dismisura,
la nostra avidità», conclude Latouche. Lo diceva anche un altro
rivoluzionario: la terra è abbastanza grande per soddisfare i
bisogni di tutti, ma non abbastanza per soddisfare l’avidità di
pochi. Parola di Gandhi, esatto.
Lo spreco all’italiana
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4mila tonnellate di cibo acquistate dai consumatori e buttate
ogni giorno in discarica, pari a 6 milioni di tonnellate in un
anno.
Uno degli studi più accreditati, anche se datati, condotto
dalla Fondazione Sussidiarietà con il Politecnico di Milano nel
2012, stima invece lo spreco domestico intorno all’8% della
spesa alimentare settimanale, per un valore di quasi 7
miliardi di euro l’anno.
Se gli esperti non si accordano ancora sui numeri, il motivo
è che non è poi così semplice ricavarli. Ma, a prescindere dalle
cifre, l’imperativo è comunque quello di ridurre gli sprechi, sei
d’accordo?
Cosa cestiniamo con più leggerezza? Un quinto del pane
comprato, il 4% della pasta, il 39% dei prodotti freschi (latticini,
uova, carne e preparati) e il 17% di frutta e verdura (fonte:
Cia). Certo, siamo più attenti e consapevoli di qualche tempo fa,
ma continuiamo a sprecare peccando di eccessi nel preparare o
servire le porzioni, acquistando troppo cibo che poi lasciamo
scadere nelle nostre dispense o perché non abbiamo ben
compreso (o letto) le indicazioni in etichetta.
Ti riconosci? Se sì, non disperare: non hai che da
cominciare, scegliendo di cambiare il tuo rapporto col cibo sin
da oggi. Imparando, innanzitutto a rispettarlo. Già, perché in
fondo (anche) di questo si tratta. «Il rispetto del cibo è un
valore essenziale, anche da un punto di vista filosofico”, ci
spiega Enrico Guglielminetti, direttore della rivista
SpazioFilosofico:
«Secondo il filosofo francese Emmanuel Lévinas il cibo
non è solo un mezzo per vivere, ma sempre anche un fine. Noi
non mangiamo per vivere, ma viviamo di – e godiamo di –
cibo, così come di aria, luce, sole. Ciò di cui godiamo non è
però solo un oggetto, perché è piuttosto “esteriorità”, qualche
cosa da cui dipendiamo, rispetto alla quale siamo passivi. Alla
esteriorità del cibo corrisponde allora la nostra passività, la
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nostra sensibilità. Il rapporto che abbiamo col cibo è analogo
al rapporto che abbiamo con gli altri: la mancanza di rispetto
per il cibo e/o per gli altri (di cui lo spreco alimentare, che
riduce il cibo a rifiuto, è un caso esemplare) nasce dal tentativo
di ridurre l’esteriorità a qualche cosa che sia in nostro possesso
o in nostro potere. Produrre rifiuti diventa allora un vizio,
l’opposto della virtù».
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Buoni in pratica: le buone pratiche
antispreco
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organizzativo non è l’hub, ma la rete: tutto funziona grazie a
una logistica efficiente, che tiene anche conto degli aspetti
nutrizionali, igienico-sanitari e fiscali.
Nella ristorazione
Pay As You Feel Cafe, aperto a Leeds dallo chef Adam Smith,
è un locale dove vengono serviti piatti a base di ingredienti
scartati dagli stabilimenti alimentari della città: dalla bistecca
alla zuppa, o semplicemente una tazza di tè. Non solo recupera
buon cibo prima che finisca in discarica, ma questo caffè sta
anche aiutando a nutrire la gente del posto più in difficoltà:
ognuno paga come può.
Il buono che avanza è una rete milanese di ristoranti ad
‘avanzi zero’: i locali che aderiscono al progetto
dell’associazione Cena dell’Amicizia Onlus propongono ai
clienti di portar via in una sorta di doggy bag il cibo e il vino
avanzati, informandoli sul valore sociale di questa scelta.
Dedicate al vino, le iniziative Portami via
(dell’Associazione Italiana Sommeliers) e Buta stupa, per
evitare lo spreco di vino al ristorante: la bottiglia non
terminata può essere portata via in appositi wine bag dai clienti
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(che per altro l’hanno pagata per intero).
Campagne antispreco
Love Food, Hate Waste, lanciata dal Waste & Resources
Action Programme, è una campagna per sensibilizzare cittadini
e aziende sulla riduzione dello spreco alimentare. Sul sito (in
inglese) si trovano suggerimenti pratici e gustose ricette.
Un anno contro lo spreco è la campagna di
sensibilizzazione intorno ai temi dello spreco lanciata da Andrea
Segrè e il suo Last Minute Market, promossa in partnership col
Parlamento europeo. È rivolta a cittadini, imprese e
amministratori di enti e comuni, che hanno anche la possibilità
di aderire alla Carta SprecoZero, impegnandosi da subito a
attivare buone pratiche sui loro territori.
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Together, siti web e app per condividere il cibo
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alimentare. Tra le esperienze all’estero, cito:
Il progetto USA LeftoverSwap è una app nata proprio per
donare cibo in avanzo. Disponibile in inglese e al
momento solo per dispositivi Apple, LeftoverSwap permette di
fotografare i propri ‘avanzi’ – intesi come cibi che per errato
calcolo non saranno cucinati, consumati o che stanno per
scadere –, e inserirli in un database completo di
geolocalizzazione per il loro ritiro.
Anche in Germania esiste un progetto simile:
Foodsharing.de è una piattaforma semplice, privata e
volontaria in cui, organizzandosi e dandosi appuntamento
attraverso il sito, i cittadini di sette città tedesche si scambiano
cibo in eccesso.
Simile a questi, il Casseroleclub di Londra, il Club della
casseruola: ci si registra online e ancora una volta sono la
geolocalizzazione e il concetto di vicinanza fisica ad aiutare a
condividere le porzioni extra.
E in Italia? Ecco qui:
I Food Share è una piattaforma web che permette a utenti
privati, rivenditori e/o produttori di offrire gratuitamente
prodotti alimentari in eccedenza a scopi solidali. Funziona per
territori: una volta registrati, ci si mette in contatto con un
sistema di messaggistica interna per organizzare la consegna o il
ritiro dei prodotti.
Bringthefood è un’app per web e mobile (Android) nata a
Trento, che permette a donatori – ristoranti, negozi di
alimentari, gastronomie e servizi di catering – di segnalare le
eccedenze di cibo alle organizzazioni umanitarie della loro
zona. Chi raccoglie e ridistribuisce gli alimenti visualizza su una
mappa le offerte disponibili, le prenota e si accorda per il ritiro
direttamente con il donatore.
NextDoorHelp è una piattaforma web gratuita di item-
sharing creata a Torino, che permette di regalare qualsiasi tipo
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di cibo o oggetto in buono stato prima che questo finisca in
discarica.
Ratatouille è invece una neonata app di Treviso con una
grafica accattivante: all’interno di un frigorifero virtuale
vengono visualizzati i prodotti in eccesso da donare. Grazie alla
geolocalizzazione è possibile visualizzare su una mappa i
frigoriferi più vicini e contattarli.
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L'antispreco alimentare nelle parole (e
nel piatto) degli esperti
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presidente del Movimento, concentrandosi sul problema dello
spreco alimentare, tra paradossi, rimedi e progetti di monasteri
del terzo millennio dove abitare il futuro. E magari, perché no?,
anche il presente.
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‘industria estrattiva’ di risorse alla riscoperta della piccola
produzione contadina, con la vendita delle eccedenze, in
un’ottica di filiera corta come massima espressione della
sovranità alimentare a livello territoriale. Questo favorisce la
maturazione della consapevolezza e della responsabilità verso il
cibo, la crescita del rispetto nei confronti della terra e del
lavoro».
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dal vostro Movimento?
«I nostri consigli sono quelli di puntare all’autoproduzione e
alla filiera corta, facendo magari un piccolo orto, anche sul
balcone, di partecipare ai GAS. Tra i nostri progetti ce n’è uno
che si chiama Università del Saper Fare, pensato proprio per
reimparare forme di autoproduzione legate all’agricoltura e al
recupero della socializzazione.
E poi c’è il progetto dell’Agrivillaggio di Vicofertile, in
provincia di Parma: un vero e proprio monastero del terzo
millennio che vede protagonista un produttore agricolo che sta
trasformando una parte della sua azienda in un insediamento per
60 famiglie, con obiettivi di autosufficienza alimentare e
energetica, un’impronta ecologica 1 e un’alta qualità della vita.
L’alta qualità della vita è molto importante, perché decrescita
non è patimento: la comunità si nutrirà con ottimo cibo di
prossimità, autoprodotto, che non sprecherà».
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Incredibile Edible Todmorten, la favola del paese che
si mangia. E non spreca
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ambizioso obiettivo, datato 2018: diventare la prima cittadina
autosufficiente dal punto di vista alimentare.
Ora, se ti stai chiedendo perché ne parlo qui, la risposta è
semplice: se il cibo è autoprodotto, difficilmente ti verrà in
mente di sprecarlo. Parola di Hilary Wilson, insegnante di
cucina e esperta di scarti alimentari, ‘bancaria’ della Banca del
cibo di Todmorten e volontaria del progetto Incredible Edible,
e Pamela Warhurst, ambientalista, attivista e co-fondatrice del
movimento.
Pensate che lo spreco sia uno degli effetti collaterali del nostro
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sistema economico?
Hilary: «Il problema dei rifiuti alimentari è quasi interamente
dovuto alla globalizzazione dell’industria alimentare. I
supermercati hanno il controllo totale sulla crescita, la
distribuzione, i prezzi, la pubblicità del cibo e hanno un
immenso potere anche sulle decisioni del governo. In più il cibo
‘cattivo’ è troppo a buon mercato e il cibo ‘buono’ è invece
troppo costoso. La pubblicità commerciale porta poi i
consumatori a credere che sia indispensabile scegliere tra tante
opzioni».
Pamela: «Secondo me lo spreco alimentare è un effetto
collaterale del distacco, dello scollamento dalla responsabilità
ambientale e sociale».
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saperne di più sulla provenienza degli alimenti che compra, su
come cucinarli e utilizzarli. E di dedicarsi alla raccolta – di frutti
di bosco, funghi, foglie di insalata, per esempio –, perché è un
aspetto molto importante dell’educazione alimentare ed è una
politica efficace che abbiamo già sperimentato».
Pamela: «Adottare l’approccio proposto da Incredible
Edible, dando il giusto tempo perché attecchisca. Non è però
una soluzione rapida e fino a che non diventerà un vero e
proprio stile di vita, temo che possa essere solo un ‘approccio
cerotto’, un palliativo».
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dal Centro Ricerca Rifiuti Zero, di cui Ercolini è coordinatore,
insieme all’azienda Usl 2 di Lucca. Con risultati da 10 e lode:
con i 100 kg di fondi di caffè (da moka o macchina da espresso)
consegnati dalle famiglie dei 190 bambini coinvolti sono
stati prodotti più di 30 kg di funghi solo dal primo raccolto. A
cui ne sono seguiti un secondo e un terzo, seppur inferiori come
portata. E, una volta esausto, il substrato è diventato torba
pregiata, compost perfetto per un progetto di orto scolastico.
«Se si considera che ogni persona adulta produce in
media 75 kg di fondi di caffè all’anno, si comprende
l’importanza di questo progetto – spiega Ercolini –, che, se
esteso su larga scala, potrebbe avere molti benefici». L’idea,
dopo questa prima fase sperimentale, è infatti quella di
sviluppare una start-up aziendale per progetti che prevedano la
vendita di kit per funghi home-made attraverso la grande
distribuzione, la produzione di funghi freschi destinati ai GAS e
alla ristorazione a km zero.
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Posiziona il kit al buio per circa 25-30 giorni, in un
sacchetto di nylon chiuso, a una temperatura tra i 20 e i 24
gradi. Una volta che il micelio abbia invaso l’intero substrato,
sposta il tutto in un sacchetto di carta con due finestrelle, e
sistemalo in un punto mediamente illuminato, ricordando di
bagnarlo periodicamente. Dopo circa 7/10 giorni spunteranno i
primi funghi, che saranno pronti per la raccolta dopo 3/4
giorni. Ricorda che seguiranno uno o due raccolti prima che il
kit diventi ‘solo’ ottimo fertilizzante per le tue piante.
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Consigli smart per ridurre i tuoi sprechi
alimentari
Decalogo antispreco
Ecco innanzitutto un semplice decalogo smart antispreco, da
usare tra cucina e negozio. Approvato da tutte le nonne italiane.
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creare nuove ricette nei giorni successivi. Gli avanzi
andrebbero riposti in frigorifero e consumati entro 48 ore.
Alcuni alimenti sono sicuri anche dopo 3-5 giorni, ma più si
temporeggia, più alto è il rischio di intossicazione
alimentare
9. Condividi! Hai comprato/cucinato cibo in eccesso?
Condividilo con amici, vicini di casa o su siti web e app
dedicati
10. Fidati dei tuoi sensi: olfatto, vista e gusto: se qualcosa non
ti convince, meglio non rischiare! Gettalo nel secchio
dell’organico, o fallo diventare compost domestico
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ampia, in alcuni casi addirittura di qualche mese.
Poi, certo, ci sono i singoli casi. Per quanto riguarda lo
yogurt, per esempio, lo si può consumare anche dopo 7-10
giorni dalla data indicata dal produttore se la confezione non
presenta rigonfiamenti e se non sono visibili muffe. Ma più si
tergiversa, meno fermenti lattici vivi rimarranno.
Capitolo ‘barattoli e scatolette aperti‘ (salse, marmellate,
legumi, tonno, pelati): leggi cosa recita in materia di
conservazione l’etichetta. Le diciture ‘dopo l’apertura
conservare in frigorifero‘ e ‘dopo l’apertura consumare
entro x giorni‘ sono consigli che è bene seguire, perché i
prodotti dopo quel periodo subiscono un rapido decadimento
organolettico e l’incremento della carica microbiotica può
essere molto rapido.
Se poi sono presenti muffe sulla marmellata dimenticata,
arrenditi anche se lo strato ti sembra superficiale e scegli tu se
cestinarla nel bidone dell’organico o se destinarla al compost
domestico.
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diinsalata.
Lo spicchio d’aglio germogliato e le patate (tagliate in
parti, ognuna con germoglio) andranno invece interrati: si
svilupperanno nel terreno e nel giro di poco tempo potrai
raccoglierne di nuovi. Meraviglioso, no? E a costo zero.
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Antipasto The Day Before:
Plumcake di legumi e verdure
- 1 tazza di ceci o fagioli cotti
- 2 uova
- 1 tazza di latte
- 1 tazza di farina tipo 0 (o qualsiasi altra farina)
- salvia e rosmarino qb
- 1 scalogno
- cime di cipollotti
- 1 tazza di verdure avanzate tagliate a cubetti
- olio evo qb
- sale e pepe qb
Fai un soffritto con lo scalogno, le cime dei cipollotti, la
salvia e il rosmarino tritati finemente, unisci una tazza di cubetti
di avanzi di verdura. Aggiungi i legumi, le uova sbattute, il sale,
il pepe, la farina e infine il latte a filo. Fodera con carta da
forno uno stampo da plumcake e versa il composto. Inforna per
30 minuti a 180 gradi. Ottimo servito tiepido con un’insalatina
di stagione.
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Primo primaverile con ensemble di ingredienti ‘Non ti
scordar di me’:
Lasagnetta con viole mammole e formaggi recuperati
- 1 confezione di lasagna fresca
- 8 viole edibili
- 1 tazza di scarola (o cicoria) “dimenticata in frigo”
- 20 gr di burro
- 1 cucchiaio di farina tipo 0
- 1 tazza di latte
- 150 gr di rimasugli misti di formaggio
- olio evo qb
- sale e pepe qb
Prepara la besciamella: in una casseruola fondi il burro,
unisci la farina setacciata e il latte a filo, mescola bene con una
frusta per evitare la formazione di grumi; aggiungi sale e pepe.
Lava e monda la scarola e falla saltare in poco olio evo.
Prepara la lasagna adagiando i singoli fogli su una teglia,
farcisci ogni strato con le verdure saltate, i tocchetti di
formaggio recuperati e la besciamella. Sull’ultimo strato adagia
le viole. Copri con carta stagnola per evitare che i fiori si
secchino troppo e cuoci in forno per 20 minuti a 180 gradi.
Se hai avanzato semi (dal sesamo al papavero), falli tostare
in padella e versali sulla lasagna come guarnizione prima di
servire.
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In una ciotola sbatti l’uovo, unisci il minestrone del giorno
prima (scolato) e il pan grattato. Mescola per rendere il
composto omogeneo. Forma delle polpettine e friggile a
immersione in abbondante olio ben caldo: scola e aggiungi sale.
Servile calde infilzate con spiedini.
Puoi anche preparare le polpette al forno per renderle più
leggere, adagiandole su carta da forno in una teglia e
cuocendole per 15 minuti a 180 gradi.
Dolce di mele d’antan:
Mele con cannella e uvetta
– 3 mele bacate
- 1 cucchiaio di miele o zucchero di canna
- un cucchiaino di cannella
- un cucchiaio di uvetta
Lava e pela le mele (se non sono biologiche). In una
casseruola dai bordi alti cuoci per 10 minuti a fuoco medio le
mele con la cannella, l’uvetta precedentemente ammollata in
acqua tiepida e lo zucchero. Puoi anche servirle aromatizzate
con fiori di lavanda.
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Sitografia
www.aisitalia.it
www.bancoalimentare.it
www.barillacfn.com
www.bringfood.org
www.butastupa.net
www.casseroleclub.com
www.cia.it
www.decrescitafelice.it/
www.ecoavoi.it
www.ecocucina.org
www.econote.it
www.eufic.org
www.fabene.org
www.fao.org
www.foodsharing.de
www.ifoodshare.org
www.ilbuonocheavanza.it
www.incredible-edible-todmorden.co.uk/
www.lastminutemarket.it
www.leftoverswap.com
www.lovefoodhatewaste.com/
www.nextdoorhelp.it
www.ratatouille-app.com
www.rifiutizerocapannori.it/rifiutizero/
www.sik.se
www.unannocontrolospreco.org
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Ringraziamenti
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