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SPECIALE
“ORLANDO FURIOSO”
Orlando furioso 2016:
canto e disincanto
di giuseppe sangirardi
Senso e pazzia
nell’Orlando furioso
di gianluca montinaro
Ludovico Ariosto
come Raffaello Sanzio
di adolfo tura
Orlando e la metafora
della fragilità umana
di marco cimmino
La dorata ottava
dell’Orlando furioso
di antonio castronuovo
Ricchi scaffali
ariosteschi a Ferrara
di massimo gatta
Aspettando Ludovico
Ariosto a Ferrara
di luca pietro nicoletti
ISSN 2036-1394
V.le del Mulino, 4 – Ed. U15 – 20090 Milanofiori – Assago (MI) – Tel. 02 33644.1
Via Cristoforo Colombo 173 - 00147 Roma – Tel. 06 488888.1
Sommario
4 SPECIALE V CENTENARIO 54 SPECIALE V CENTENARIO
ORLANDO FURIOSO (1516–2016) ORLANDO FURIOSO (1516–2016)
ORLANDO FURIOSO 2016: LA DORATA OTTAVA
CANTO E DISINCANTO DELL’ORLANDO FURIOSO
di Giuseppe Sangirardi di Antonio Castronuovo
Presidente
Marcello Dell’Utri
Direttore responsabile
Gianluca Montinaro
Servizi Generali
Gaudio Saracino
Coordinamento pubblicità
Ines Lattuada
Margherita Savarese
Progetto grafico
Elena Buffa
Fotolito e stampa
Galli Thierry, Milano
Immagine di copertina
Antonio Tempesta (1555-1630),
Orlando a cavallo (acquaforte del 1597),
Roma, Istituto centrale per la Grafica
Stampato in Italia
© 2016 – Biblioteca di via Senato
Edizioni – Tutti i diritti riservati
E
ra il 22 aprile 1516 quando, dai entrando di diritto nel ‘canone’ dei classici della
torchi di Giovanni Mazzocco da letteratura italiana. I motivi di questa
Bondeno, a Ferrara, usciva la prima ‘perduranza’ sono tanti (e questo numero
edizione dell’Orlando furioso. Il suo autore, monografico de «la Biblioteca di via Senato»
Ludovico Ariosto (che passò poi il resto della cerca, in parte, di darne ragione) ma su tutto
propria vita a rimaneggiare e ampliare la sua si potrebbe dire – con Italo Calvino – che
opera), non poteva certo immaginare l’enorme quest’opera, con il suo «labirinto interminabile,
successo che il suo lavoro avrebbe riscosso nel gli ostacoli, gli errori, le peripezie, dà forma
corso dei secoli, e ancora oggi. all’umana esistenza». E tutti i lettori, in ogni
Cinquecento anni sono trascorsi: eppure tempo, perdendosi nella avventure vorticose dei
l’Orlando furioso questa età non la dimostra. paladini di Carlo Magno, hanno sempre
Letto e apprezzato, a volte più a volte meno, ritrovato, nascoste fra le ottave del poema, una
non ha mai mancato però di suscitare interesse, parte di sé e della ‘storia’ della propria vita.
Gianluca Montinaro
4 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 5
I
l 22 aprile 2016 ha com- teggiare un classico vuol dire
piuto cinquecento anni necessariamente anche pro-
l’Orlando furioso di Ludo- muoverne ancora la diffusione,
vico Ariosto, uno dei libri di let- procurare anche a costo di un
teratura più luminosi nella sto- certo artificio il suo incontro
ria della cultura europea. Per con il grande pubblico, e di
celebrare questo cinquecente- questa preoccupazione, giusta
nario, in Italia ma anche in altri ma non priva di qualche maldes-
paesi come Francia e Stati tro eccesso, testimonia il fatto
Uniti, sono organizzate nel che il Comitato nazionale isti-
corso dell’anno manifestazioni tuito dal Ministero dei beni cul-
di diversa ritualità: convegni di turali comprende, un po’ smar-
studiosi, programmi radiofonici rito in una lista di esponenti po-
con interviste di specialisti o se- litici e universitari di varia pro-
dicenti tali, letture pubbliche venienza, anche il signor Lo-
con allestimenti teatrali desti- renzo Cherubini, «in arte Jova-
nati a invadere lo spazio cittadino (secondo un co- notti» (di cui pare sia attestata la fede ariostesca e
pione inaugurato da una leggendaria e allora rivo- si attendono dunque le prove cavalleresche).
luzionaria creazione teatrale di Luca Ronconi al Vale sempre la pena di chiedersi, in questi
festival di Spoleto del 1969), mostre e spettacoli che casi, se lo spirito evocato a suon di pifferi istitu-
si possono trovare in gran parte repertoriati sul sito zionali sia davvero tra noi, o se solo con una certa
web del Comitato nazionale istituito per coordi- furbizia se ne può simulare la presenza. Posta in
nare le celebrazioni (http://www.furioso16.it). Fes- termini assoluti la domanda è forse senza risposta,
o rischia di risolversi in una malinconica medita-
Nella pagina accanto: Incipit (c. 3r.) della prima edizione zione sui destini generali della tradizione cultu-
dell’Orlando furioso (stampata a Ferrara, da Giovanni rale, sulla tenuta di quelle ‘forme’ e quei ‘lin-
Mazzocco, nel 1516), nell’esemplare inviato in dono da guaggi’ che per secoli sono apparsi come modelli
Ludovico Ariosto al re di Francia Francesco I (Parigi, sovrani capaci di orientare il movimento di una
Biblioteca Nazionale). Sopra: Fabrizio Clerici (1913-1993), parte consistente della società, e che all’improv-
Bradamante (illustrazione tratta dall’edizione dell’Orlando viso rischiano oggi di essere polverizzati e spaz-
furioso stampata a Milano, da Electa, nel 1967) zati in un vortice di violenza inaudita, incipit, chi
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del Furioso a una figura tra le altre, se non meno ca- fettamente accordate nella struttura melodica
pace delle altre di catturare un lettore trasformato dell’ottava rima - splendido monumento di pa-
in spettatore. Vale la pena di cercarlo ancora quel role, l’Orlando furioso,4 come era possibile conce-
testo poetico? Si può accontentarsi, per festeg- pirne sulla scia del trionfo ancora recente
giare un classico della letteratura, di trovarvi sol- dell’Umanesimo - meritano davvero che le si
tanto una forma di ‘poesia per l’occhio’? legga, che un eros insieme più umano e più esi-
gente di quello voyeuristico ci disponga a interes-
sarci a loro, a studiarle con attenzione, a sentirne il
A uno sguardo meno vorace e tirannico di peso o la leggerezza, ad ascoltarne il suono, a im-
quello oggi esercitato nel consumo delle imma- mergersi nella loro profondità, a tentare di risalire
gini, a un occhio capace di lettura, disposto a rico- lungo le diramazioni che da ciascuna portano alle
noscere a poco a poco nel testo la voce di un ‘Al- altre, e ad altri testi, ad altre voci, altri sentieri che
tro’, che cosa hanno da dire i versi ariosteschi? Chi introducono nella grande ragnatela del senso che
scrive non ha da far valere che la propria espe- le scritture posano sul mondo.
rienza, un’esperienza che non ha nulla di ogget- In una delle strofe più celebri, nella parte ini-
tivo, ma che è d’altronde impregnata di echi, per- ziale del primo Canto, il narratore del Furioso
ché ogni lettore di un testo ne trascina dietro tanti commenta il comportamento di due cavalieri ri-
altri sui cui passi si è trovato a tornare, e queste co- vali, il cristiano Rinaldo e il saraceno Ferraù, che
munità invisibili che si fanno e disfano a nostra in- dopo essersi scontrati perché entrambi preten-
saputa non sono l’ultimo dei piaceri e dei valori denti di Angelica, sembrano scendere candida-
della ‘vecchia’ lettura. mente a patti per inseguirla entrambi sullo stesso
Sì, queste centinaia di migliaia di parole per- cavallo (I 22, 1-6).
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Sopra: Rinaldo e Ferraù, sulla destra Angelica (I canto), xilografia tratta dall’edizione dell’Orlando furioso stampata a
Venezia, nel 1530, da Nicolò Zoppino. Nella pagina accanto: Tiziano Vecellio (1480 ca.-1576), Ludovico Ariosto (1515),
Indianapolis, Museum of Arts
Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui! dei «cavallieri antiqui» appare al tempo stesso
Eran rivali, eran di fe’ diversi, smentita dai fatti, qui (in realtà si tratta di un pat-
e si sentian degli aspri colpi iniqui teggiamento interessato più che di uno slancio di
per tutta la persona anco dolersi; generosità) e altrove. Ironia, come forma del di-
e pur per selve oscure e calli obliqui singanno, che appare come la struttura dominante
insieme van senza sospetto aversi. di tutta la narrazione. Se Boiardo, l’autore
dell’Inamoramento de Orlando di cui Ariosto pro-
Friedrich Schiller, all’inizio della ricezione segue il racconto rimasto in sospeso, aveva genial-
moderna del Furioso, leggeva questi versi come se- mente introdotto la sorpresa di un eroe medievale
gno di una nostalgia di Ariosto per gli eroi del pas- della fede, Orlando, che si trasforma in individuo
sato;5 a noi, oggi questi versi paiono invece segni ‘moderno’, animato dalla più soggettiva delle pas-
di un’ironia che attraversa tutto il romanzo arios- sioni, quella amorosa, Ariosto trasforma la sor-
tesco e ne rappresenta una delle dimensioni più lu- presa in disinganno di fronte all’ironia della sorte
minose. Ironia, perché l’esemplarità annunciata (proprio l’eroe della saggezza diventa tra tutti il
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Болит голова?
MAL DI TESTA?
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DOLOR DE CABEZA?
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nella tua lingua.
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Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 28/01/2016.
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A
ndando io a Venezia, pioggia? Giuseppe Malatesta, il
passato c’hebbi Ra- letterato aquilano autore di que-
venna e Primara, fui sto aneddotico racconto autobio-
una mattina assalito da grossis- grafico, lo rivela poco più avanti:
sima pioggia, per la quale di- «era questo il Furioso, il quale io
smontato all’osteria di Magna- lessi con piacere e molto soave-
vacca, trovai quivi una masna- mente mi passai più di un’ora di
da di briganti, fra quai era tempo che durò quella pioggia».1
l’oste, che leggendo un libro, Senza infine nascondere che per
non si degnò pur di alzare il vi- quell’imprevista lettura l’oste, al
so per mirarmi, nonché pur momento dei saluti, ebbe persino
farmi accoglienza come nelle l’impudenza di farsi pagare: non
osterie si suol fare a forastieri tanto per il servizio reso, quanto
che vi vanno. E perché stavo «per lo piacer che io, privando-
digiuno e famelico, domandai mene me stesso, vi ho dato col
subito da far collatione e da rinfrescar i cavalli: a che Furioso». Che il poema dell’Ariosto, a quest’altezza,
mi fu risposto con quel verso di Ariosto “In casa fosse oramai un successo editoriale strepitoso e cor-
non ci è biada, pan né vino”. […] Onde pregai l’oste resse per le mani di uomini di ogni ceto sociale in-
che di grazia mi imprestasse alquanto il suo libro e forma anche l’anonima nota A’ lettori premessa al-
egli aventatomelo così dispettosamente e col viso l’edizione del 1580 di Orazio Gobbi: «non v’ha al-
delle armi “Togliete” mi disse. cun grado di persona, grande, mezano o picciolo,
non v’ha alcun dotto, né mezzanamente versato ne
Qual era dunque il libro nel quale erano tanto gli studi, né alcuno ignorante il quale pur che sappia
immersi l’oste e alcuni altri suoi sodali da non de- leggere non prenda gusto e dilettatione in questo
gnare di uno sguardo un forestiero infradiciato, en- Poema».2 Letterati e non, chiunque prendeva dilet-
trato nell’osteria in cerca di ristoro e riparo dalla to dall’ascolto e dalla lettura delle tante corbellerie
(il riferimento è ovviamente alla celebre esclama-
Nella pagina accanto: Orlando furioso, Venezia, Giovanni zione attribuita al cardinale Ippolito d’Este)3 che
Varisco, 1564, frontespizio. Sopra: Orlando furioso, Ferrara, l’Ariosto aveva disseminato in quelle ottave: «nel
Francesco Rossi, 1532, ritratto dell’Ariosto Furioso riconoscono i dotti l’imitatione e quante
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Sopra da sinistra: Orlando furioso, Ferrara, Francesco Rossi, 1532, incipit; Orlando furioso, Venezia, Francesco de’
Franceschi, 1584, frontespizio. Nella pagina accanto, da sinistra: Orlando furioso, Ferrara, Giacomo Mazzocchi, 1516,
marca dell’autore; Orlando furioso, Venezia, Francesco Bindoni e Maffeo Pasini, 1533, frontespizio; Orlando furioso,
Venezia, Francesco Bindoni e Maffeo Pasini, 1533, ritratto dell’Ariosto
felicità habbia detto Autore havuto in saper tanto di qualche ulteriore integrazione al rialzo: il poema
soavemente e con tanta leggiadria spiegare i suoi fu infatti pubblicato almeno 155 volte nell’arco del
concetti. Et coloro che non son dotti riconoscono la primo secolo (1516-1615), con punte massime di 5
bellezza delle favole e delle inventioni, e si compiac- edizioni annue (nel 1536, 1554, 1556, 1568) e una
ciono nella dolcezza de’ nomi, e lo vanno per ogni fase di estrema fecondità editoriale che si estende
parte cantando». nel periodo 1536-1575, nella quale le annate impro-
Tanta popolarità aveva comunque avuto un duttive (ossia nelle quali non siamo al corrente di al-
inizio editoriale piuttosto in sordina. Tra la prima cuna edizione) sono soltanto quattro.4 La fortuna
edizione del 1516 e la seconda del 1521 non si hanno del Furioso principia da due edizioni ferraresi piutto-
infatti ulteriori edizioni. Non che il Furioso non fos- sto ravvicinate, ben accolte, ma cui messer Ludovi-
se stato apprezzato nella cerchia dei letterati e della co, che pure tanto vi aveva investito, volse altrettan-
corte estense, ma l’assenza di edizioni, anche non to presto le spalle per ragioni testuali (il poema passò
autorizzate, è indubbio indizio di uno scoppio quan- dagli iniziali 40 canti ai definitivi 46 del 1532) e lin-
tomeno ritardato. Poi la fortuna fu straordinaria, guistiche (l’autore aveva riveduto il poema in osse-
come confermano i dati editoriali, persino passibili quio alla lezione bembesca). La princeps – che giusti-
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fica quest’anno l’anniversario del V centenario – fu rissima, tanto da essere nota in soli quattro esempla-
licenziata il 22 aprile 1516, dopo circa sei mesi di la- ri, due dei quali in Italia) che al frontespizio dichia-
voro, dal cartolaio Giovanni Mazzocchi da Bonde- rava, non senza orgoglio, l’intervento diretto di re-
no, che di lì a qualche anno si sarebbe spostato a Mi- visione da parte dell’autore che aveva provveduto
randola e infine a Roma.5 Ne sopravvivono, ufficial- «con molta diligentia» a correzioni e aggiustamenti
mente, una dozzina esatta di copie, solo quattro del- linguistici e stilistici, nonché ad alcune soppressioni
le quali in biblioteche pubbliche italiane. L’Ariosto e aggiunte testuali.7 A dispetto di quanto reclamiz-
vi aveva voluto affiggere una marca d’autore.6 Api zato, la stampa era invece proceduta con eccessiva
che sciamano da un tronco sotto il quale è stato at- fretta, senza concedere all’autore il tempo necessa-
tizzato il fuoco, con il motto enigmatico, forse taci- rio a una correzione meticolosa. Il risultato fu piut-
tamente allusivo, «pro bono malum»: all’ingratitu- tosto scorretto e l’Ariosto, che ancora una volta ave-
dine del suo protettore? alle invidie cortigiane? O al va partecipato alle spese tanto da indebitarsi con la
contrario una dichiarazione ostentata di modestia nobildonna Antonia del Panza, era probabilmente
per l’esiguità del suo dono rispetto ai benefici rice- insoddisfatto e già meditava una nuova edizione.
vuti? Ludovico si era subito dato da fare per pro- Venalmente parlando le cose andavano invece piut-
muoverla. Con una cassa di copie era a Mantova già i tosto bene, come suggeriscono le numerose e ravvi-
primi di maggio: tre le avrebbe donate al marchese cinate edizioni impresse, pur senza permesso del-
Francesco Gonzaga, a Isabella d’Este e al cardinale l’autore, dalla tipografia milanese, fiorentina e ve-
Sigismondo; le altre erano destinate alla vendita, neziana. Se le quindici ristampe non autorizzate
che dovette procedere rapidamente e dare buoni ri- uscite negli anni intercorsi tra la seconda del 1521 e
sultati, se in una lettera a Mario Equicola del 1520 si la definitiva del 1532 andavano a scapito dell'Ario-
lamentava che il libraio di Verona ne avesse alcune sto, erano però un evidente indizio della fortuna e
invendute, mentre altrove il libro era andato esauri- della popolarità che il Furioso andava ormai conqui-
to. E infatti pochi mesi più tardi, nel febbraio del stando facendone, senza dubbio alcuno, l’inarriva-
1521, a Ferrara vedeva la luce, per i tipi del milanese bile best seller del Rinascimento. Mentre tipografi
Giambattista Pigna, una seconda edizione (oggi ra- senza scrupoli mettevano sotto i torchi edizioni pi-
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Sopra e nella pagina accanto: Orlando furioso, Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1584, incisioni di Girolamo Porro
rata della ferrarese del 1521 da cui lucravano inspe- necessari a introdurre varianti o a correggere pastic-
rati guadagni, Ariosto era chino sul proprio esem- ci e refusi causati dalla disattenzione dei composito-
plare per «finir di rivedere il mio Furioso». Né la ri, in qualche modo fuorviati dalle molte, troppe
consegna della versione definitiva al tipografo Fran- correzioni dell’autore.8 L’infortunio più grave si era
cesco Rossi avrebbe scritto la parola fine alle inesau- verificato per il foglio contenente le ottave I 18-II
ste correzioni di natura stilistico-linguistica. Sareb- 14, che era andato in stampa, a causa del ritmo acce-
bero infatti proseguite, snervanti per entrambi i per- lerato che si teneva nelle tipografie cinquecente-
sonaggi coinvolti (autore-tipografo), fin dentro l’of- sche, senza che fossero introdotte le correzioni indi-
ficina, dove Ludovico stazionava in pianta stabile e cate nelle bozze. Alcuni fogli erano ormai stati stam-
rallentava il ritmo di stampa, rivedendo il testo via pati e ragioni economiche ne impedivano la distru-
via che i fogli andavano sotto il torchio e obbligando zione. Le correzioni furono introdotte a stampa in
a pressoché costanti correzioni d’autore che obbli- corso e ciò giustifica l’esistenza di copie con il foglio
gavano a rimettere mano alle forme tipografiche. Il incriminato e altre con il foglio corretto. Il I ottobre
risultato fu la famigerata edizione ferrarese del Ariosto, stremato, poté uscire dall’officina del Rossi
1532, tràdita da poco più di venti esemplari, nella con il libro in mano: il frontespizio è incorniciato da
quale non v’è un esemplare uguale a un altro, tanti un’elegante bordura i cui montanti laterali esibisco-
furono gli interventi, anche a tiratura ben avviata, no corazze, elmi e trofei d’armi, il frontone due cen-
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tauri con la testa di medusa al centro, il montante in- groppone degli eredi che provarono inutilmente a
feriore due putti alati in groppa a cavalli marini e, al difendersi chiedendo, tramite Bembo, la concessio-
centro, un’aquila con le ali aperte. La stessa cornice ne di un privilegio veneziano decennale che avrebbe
inquadra, qualche pagina più in là (c. h7r) il ritratto dovuto permettere loro di vendere quanto avevano
del poeta su disegno attribuito all’amico Tiziano.9 in casa. Galasso Ariosto, fratello di Ludovico, spera-
Ludovico doveva essere rimasto turbato dalle va in tal modo di allontanare dal Furioso i tipografi
edizioni non autorizzate dell’edizione precedente. veneziani che, come avvoltoi, alla notizia della
Pertanto era corso ai ripari, chiedendo e ottenendo scomparsa dell’autore vi si erano buttati a capofitto,
una serie di privilegi che avrebbero dovuto tutelarlo stampandone edizioni di costo e qualità assai infe-
dalla concorrenza sleale: ai privilegi concessi da Cle- riore. Se i familiari cercavano inutilmente di difen-
mente VII e Carlo V esibiti al verso del frontespizio, dere i propri interessi, l’editoria veneziana decreta-
si sommavano quelli del doge di Venezia, del duca di va invece a suon di ristampe l’inarrestabile ascesa del
Milano, dei duchi di Ferrara, Mantova e Urbino e più famoso libro di cavalleria. I dati non lasciano
«altre potentie come in altri privilegi si contiene che adito a dubbi: solo nel primo decennio, tra il 1533 e
per non aggiungere più carte al volume si son lasciati il 1543, ne furono stampate almeno venticinque. A
d’imprimere». Le cose, ancora una volta, andarono muoversi per primi furono, nel 1533, i soci France-
assai diversamente. La morte colse Ariosto pochi sco Bindoni e Maffeo Pasini con un’edizione nel più
mesi più tardi, nel 1533, quando l’edizione era anco- maneggevole formato in ottavo che prova a fare il
ra in buona parte invenduta. Le copie rimasero sul verso all’originale ferrarese da cui discende il fron-
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Sopra da sinistra: Orlando furioso, Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1584, incisione di Girolamo Porro; Orlando furioso,
Venezia, Maffeo Pasini, 1530, frontespizio
tespizio con le armi e il maldestro presunto ritratto Vimercate a spese dei fratelli Da Legnano e del 1526
dell’autore,10 e Melchiorre Sessa, che il 10 settem- per i tipi di Giovann’Angelo Scinzenzeler,13 que-
bre dello stesso anno sottoscrisse un’edizione nel st’ultima sostanzialmente reimmessa sul mercato
più consueto formato in quarto, anch’essa tràdita in nel 1539 da parte di Giovann’Antonio Castiglione
esemplare unico presso la Vaticana.11 I tipografi ve- con l’ultimo foglio ristampato con la nuova data.14
neziani Bindoni e Pasini avrebbero replicato soltan- Nello stesso 1539, a Torino, Martino Cravotto e
to due anni più tardi con una seconda edizione «in Francesco Robi sottoscrivono un’edizione che esi-
piccola e manigevole forma».12 bisce al frontespizio copia del ritratto dell’Ariosto su
Venezia gioca un ruolo da protagonista nella disegno di Tiziano.15 L’unica edizione fiorentina è
fortuna editoriale del Furioso. L’interesse degli altri quella di Benedetto Giunta del 1544,16 mentre a Ro-
centri è indiscutibilmente inferiore e per di più limi- ma fu impresso nel 1543 dal Blado.17 Quasi a dire
tato a un arco temporale piuttosto ristretto. La tipo- che dopo gli anni Quaranta per questi centri edito-
grafia ferrarese volta addirittura le spalle al poema riali il poema non rappresenta più alcun investimen-
dopo le tre prime edizioni, fors’anche in ragione to e l’intero mercato dei Furiosi è in mano ai tipogra-
della vicinanza a Venezia, la cui produzione era de- fi veneziani. Le cifre sono ancora una volta eviden-
stinata anche all’esportazione. Milano non conosce tissime: dal 1544 alla fine del secolo in Laguna esco-
che le due precoci edizioni del 1524 per Agostino da no oltre 130 edizioni. Il che significa, ipotizzando
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Sopra da sinistra: Orlando furioso, Venezia, Maffeo Pasini, 1530, incipit; Orlando furioso, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1556,
frontespizio
una media anche soltanto di 500 esemplari ciascuna, tenere alta la domanda, furono adottate differenti
un totale (assolutamente in difetto) di 65.000 esem- scelte tipografico-editoriali, a cominciare dai for-
plari. Chi consumava una tale mole di libri? Un po’ mati. Per quanto non si possa sostenere a priori una
tutti, si è detto. La lettura del Furioso, fin dall’inizio, rigida corrispondenza tra formati e pubblico, è veri-
fu piuttosto trasversale e coinvolse principi e signo- simile che i Furiosi in quarto, generalmente più cu-
ri, che l’autore omaggiò con copie ad personam im- rati, ariosi e con margini più ampi, fossero rivolti a
presse su pergamena o carta grande, letterati che si lettori mediamente colti e benestanti. Viceversa, le
accapigliavano sul mancato rispetto da parte del- edizioni in ottavo, stampate al risparmio su carta di
l’Ariosto delle regole e canoni poetici dividendosi, qualità più scadente, asfittiche, poco leggibili, non-
come sempre in questo Paese, nei due partiti pro e ché prive degli apparati esegetici che ingrossavano
contro, giù sino ai popolani, semiletterati e analfa- le edizioni più raffinate, fossero destinate a lettori
beti che ne imparavano a memoria le stanze, gustan- meno esigenti di «grado mezano o picciolo». Il che
done persino parziali rifacimenti dialettali in berga- contribuisce, almeno in parte, a giustificare il diver-
masco, pavano o veneziano (come il fortunato «Ro- so tasso di sopravvivenza delle edizioni in quarto
land furius, stramudat in lengua bergamasc» che co- (più costose e lussuose e dunque conservate con
nobbe più di un’edizione a metà Cinquecento).18 maggior cura dai «savi uomini») rispetto a quelle in
Per soddisfare le esigenze dei diversi acquirenti, e ottavo, che verisimilmente passavano fra il volgo di
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Nella pagina accanto: Orlando furioso, Venezia, Gabriele Giolito, 1551, frontespizio. Sopra, da sinistra: Orlando furioso
traduzido en castellano, Anversa, Martin Nutius, 1558, frontespizio; Orlando furioso traduzido en castellano, Anversa, Martin
Nutius, 1558, incipit con vignetta a testo
mano in mano sino a un inevitabile quanto irrime- storia dell’illustrazione ariostesca principia con la
diabile consumo. decisione innovativa dello stampatore di origini fer-
Il Furioso non sarebbe però durato a lungo né raresi, ma trapiantato in Laguna, Niccolò d’Aristoti-
avrebbe alimentato i sogni di tanti lettori se l’edito- le, altrimenti noto come lo Zoppino. Questi nel
ria veneziana non avesse pensato, a un certo punto, 1530, dunque due anni prima che a Ferrara France-
di farne un libro illustrato. E ciò inesorabilmente de- sco Rossi licenziasse la terza e definitiva edizione del
cretò nuovi impulsi e passioni, da un lato; inevitabili poema, introdusse in apertura di ciascun canto una
nuovi profitti per chi quel poema stampava e com- piccola vignetta silografica di fattura assai modesta
mercializzava, dall’altro. La storia del Furioso illu- che occupava all’incirca lo spazio tipografico di
strato è un capitolo a parte, che ancora impegna gli un’ottava (mm 32 x 60 circa).21 Le quaranta vignette
storici del libro e dell’editoria. Il lettore si accontenti mettevano in scena un episodio saliente di ogni can-
qui di qualche rapido cenno.19 Tralasciando il tenta- to, con particolare attenzione ai fatti d’arme, e rassi-
tivo velleitario, ma di cui bibliograficamente dar curavano il lettore nella corretta comprensione sug-
conto, messo in campo dall’edizione pubblicata «a gerendo il nome dei personaggi raffigurati. Lo Zop-
istanza del provido huomo Sisto libbraro» nell’ago- pino replicò il suo Furioso historiato sei anni più tardi,
sto 1526 che offre al lettore un’unica silografia che nel 1536, all’indomani dell’uscita della versione de-
illustra quattro episodi della follia di Orlando,20 la finitiva del poema ariostesco.22 La dilatazione del
22 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
Da sinistra: Orlando furioso, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1556, incipit; Orlando furioso, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1556, una delle
silografie a piena pagina. Nella pagina accanto: Orlando furioso, Venezia, Gabriele Giolito, 1551, incipit con silografia a testo
poema, passato nel frattempo da 40 a 46 canti, lo co- to corredo esegetico e iconografico, nel 1542. L’edi-
strinse ad aggiungere alcune silografie un po’ più zione, in quarto, fu affidata alle cure del poligrafo
grandi di quelle della prima serie. La leggiadra novi- Lodovico Dolce, che firmò le inusitate allegorie
tà fu ben digerita. Il successo del nuovo format fu espositive premesse a ogni canto e una «breve espo-
immediato, come confermano le scelte adottate dal- sitione» dei luoghi di più difficile comprensione in
la concorrenza. Le silografie zoppiniane furono co- appendice. Quanto al corpus illustrativo, Giolito, co-
piate da numerosi colleghi veneziani, a cominciare me già lo Zoppino, adottò una vignetta silografica
dall’edizione (oggi rarissima) sottoscritta da Bene- per ogni canto. Anonime, ma di indubbia qualità
detto Bindoni del 1537 (ossia, more veneto, 1538).23 espressiva tanto da meritare l’onorevole menzione
All’inizio degli anni Quaranta fu Gabriele Giolito, del Vasari e da imporsi nell’immaginario ariostesco
l’astro nascente dell’editoria veneziana, a imprimere del Cinquecento, raffigurano uno o due episodi del-
una nuova svolta nella tradizione editoriale del Fu- la narrazione ariostesca, con scene disposte su più
rioso, non senza un forte investimento di capitali. In piani prospettici. Il risultato finale, come facilmente
diciotto anni (1542-1560) dalla sua officina uscirono intuibile, fu un elegante volume che Pietro Aretino
ventisette edizioni del poema ariostesco, la prima non esitò a definire dono «più tosto da Principe che
delle quali, profondamente innovativa per un inedi- da libraio». Giolito avrebbe negli anni replicato più
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 23
NOTE scindibili Annali compilati da Giuseppe Hempfer, Stuttgart, Steiner, 1989, pp. 1-13;
1
GIUSEPPE MALATESTA, Della nuova poesia Agnelli e Giuseppe Ravegnani (Annali delle e il classico DANIEL JAVITCH, Ariosto classico.
overo delle difese del Furioso dialogo, Vero- edizioni ariostee, 2 voll., Bologna, Zanichel- La canonizzazione dell’Orlando furioso, Mi-
na, Sebastiano dalle Donne, 1589, c. K1r-v li, 1933). Sul tema della ricezione e diffusio- lano, Bruno Mondadori, 1999.
5
(pp. 145-146). ne dell’Ariosto si veda qui almeno il saggio EDIT16 CNCE 2541. Orlando furioso se-
2
EDIT16 CNCE 2795. di ENRICA PACE, Aspetti tipografico-editoriali condo la princeps del 1516, edizione critica
3
MICHELE CATALANO, Vita di Ludovico di un «best-seller» del secolo XVI: l’«Orlando a cura di Marco Dorigatti, con la collabora-
Ariosto ricostruita su nuovi documenti, Ge- furioso», «Schifanoia», III, 1987, pp. 103- zione di Gerarda Stimato, Firenze, Olschki,
nève, Olschki, 1931, I,p. 183. 114, sostanzialmente ripreso da AMEDEO 2006.
4 6
EDIT16 A2505-A2808. Per muoversi QUONDAM, La tipografia e il sistema dei gene- GIORGIO MASI, I segni dell’ingratitudine.
nella bibliografia delle edizioni ariostesche ri. Il caso del romanzo cavalleresco, in Ritte- Ascendenze classiche e medioevali delle
è ancora necessario ricorrere agli impre- repik der Renaissance, hrsg. von Klaus W. imprese ariostesche nel Furioso, «Albertia-
24 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
12 16
na», V, 2002, pp. 141-164. EDIT16 CNCE 2582. ANTONIO RICCI, «Sì EDIT16 CNCE 2633 censisce un solo
7
EDIT16 CNCE 2542. gran volume in piccola e manigevole for- esemplare in biblioteche italiane.
8 17
Su quest’edizione resta fondamentale ma»: Bindoni and Pasini’s 1535 edition of EDIT16 CNCE 2630.
18
CONOR FAHY, L’Orlando furioso del 1532. Pro- the Orlando furioso, «Quaderni d’Italianisti- LUCA D’ONGHIA, Due paragrafi sulla
filo di una edizione, Milano, Vita e Pensiero, ca», XVIII, 2 (1997), pp. 183-204. fortuna dialettale del “Furioso”, in Tra mille
13
1989. EDIT16 CNCE 56180 non censisce al- carte vive ancora. Ricezione del “Furioso”
9
REMO CESERANI, Studi ariosteschi. I. Die- cun esemplare in biblioteche italiane; uno tra immagini e parole, a cura di Lina Bolzoni
tro i ritratti di Ludovico Ariosto, «Giornale alla British Library. EDIT16 CNCE 2553 censi- - Serena Pezzini - Giovanna Rizzarelli, Luc-
storico della letteratura italiana», CLIII, 482 sce un solo esemplare presso la Biblioteca ca, Maria Pacini Fazzi, 2010, pp. 285-302
19
(1976), pp. 243-295. Braidense di Milano. Chi volesse invece approfondire il di-
10 14
Se ne conserva in Italia un solo esem- EDIT16 CNCE 58019 non censisce al- scorso trarrà giovamento dalla lettura di al-
plare presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara cun esemplare in biblioteche italiane; uno cuni classici lavori (PHILIP HOFER, Illustrated
(EDIT16 CNCE 2568). alla British Library. editions of Orlando furioso, in Fragonard
11 15
EDIT16 CNCE 2569. EDIT16 CNCE 2595. Drawings for Ariosto, Cambridge - New
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 25
Orlando furioso, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1556, ma. Nel frattempo il poema viaggiava in numerose
silografie a piena pagina altre edizioni veneziane (per i tipi del Varisco, Val-
vassori, Bartolomeo l’Imperatore, Alessandro Via-
x 105 c.), che, inquadrate da una raffinata cornice ni) che strizzavano ancora l’occhio, sul piano illu-
con putti e racemi vegetali, introducono, a mo’ di strativo, alla vecchia giolitina del 1542 e tornavano a
commento visivo, ogni canto del poema. Non fir- offrire, per chi non poteva permettersi la valgrisia-
mate, e a lungo assegnate al pittore Dosso Dossi o al na, un prodotto più modesto ma altrettanto attraen-
di lui fratello Battista, si sforzano di rappresentare, te, nelle cui vignette di piccole dimensioni, spesso
attraverso una sapiente struttura prospettica e una stanche e di riuso, i lettori coglievano uno o due epi-
ricchezza fin qui inusitati di dettagli, anche carto- sodi tratti dalla trama narrativa di ciascun canto. Nel
grafici, gli innumerevoli spunti narrativi offerti dal 1584, quando ormai anche l’eco delle edizioni Val-
poema.27 Ne uscì un volume elegantissimo e costo- grisi va stancamente illanguidendo, sulla scena edi-
so, destinato a un pubblico di rango (il che giustifica toriale veneziana irrompe il Furioso sottoscritto
il numero esorbitante di copie sopravvissute rispet- dall’editore di origini senesi Francesco de’ France-
to alle edizioni popolareggianti del Furioso),28 che schi. L’edizione, in quarto, preannunciava sin dal se-
per certi versi chiudeva un’epoca nell’illustrazione, vero frontespizio con cariatidi e frontone architet-
stanca e ripetitiva, dei libri di battaglia. Non tutti fu- tonico il sontuoso apparato illustrativo elaborato
rono però d’accordo e qualcuno palesò il suo scon- per l’occasione dall’incisore padovano Girolamo
certo di fronte a quelle che Vincenzio Borghini defi- Porro (1529-1600) con la collaborazione del più
nì senza mezzi termini «sciocchissime figure». Ciò giovane Giacomo Franco: «Orlando Furioso nuo-
nonostante la risposta del mercato non fu affatto tie- vamente adornato di figure di rame da Girolamo
pida, se Vincenzo Valgrisi poté replicare l’edizione Porro».29 Per la prima volta il poema era infatti cor-
del 1556 una quindicina di volte negli anni successi- redato da incisioni su rame, e non su legno come si-
vi. Anche gli eredi ne trassero giovamento in termi- no ad allora, per la cui stampa era però richiesto un
ni economici e rimisero sotto il torchio, a partire dal iter tipografico assai più delicato e complesso, non
1579, il format ariostesco inaugurato vent’anni pri- potendo essere stampate assieme al testo in un’unica
York, Pantheon, 1945, pp. 27-40; UGO BEL- rioso. Catalogo della mostra a cura di Lina Ferrara. Su questa edizione si veda il saggio
LOCCHI - BRUNO FAVA, L’interpretazione grafi- Bolzoni e Carlo Alberto Girotto, Lucca, Ma- di FEDERICA CANEPARO, Il Furioso in bianco e
ca dell’Orlando furioso, Reggio Emilia ria Pacini Fazzi editore, 2012, pp. 17-34; nero. L’edizione illustrata pubblicata da Ni-
1961), cui si aggiungano, in tempi più re- CHRISTIAN RIVOLETTI, Ariosto e l’ironia della fin- colò Zoppino nel 1530, «Schifanoia», XXXIV-
centi: FRANCESCA ZANETTI, Nota per una storia zione. La ricezione letteraria e figurativa XXXV, 2008, pp. 165-172.
22
delle illustrazioni dell’Orlando furioso, in dell’Orlando furioso in Francia, Germania e EDIT16 CNCE 2594.
23
Ludovico Ariosto. Documenti, immagini, Italia, Venezia, Marsilio, 2014; fino al pon- EDIT16 CNCE 2600 registra un solo
fortuna critica, a cura di Gino Badini, Roma deroso volume L’Orlando furioso nello esemplare in Italia presso la Biblioteca Tri-
1992, pp. 129-137; CARLO ALBERTO GIROTTO, specchio delle immagini, Roma, Istituto vulziana di Milano.
24
Appunti su alcune edizioni illustrate del Fu- della Enciclopedia italiana, 2014. PIETRO ARETINO, Lettere. Libro secondo,
20
rioso, in Tra mille carte vive ancora. Ricezio- EDIT16 CNCE 2555 ne censisce due so- a cura di Paolo Procaccioli, Roma, Salerno
ne del “Furioso” tra immagini e parole, pp. le copie in Italia. ed., 1998, p. 381.
21 25
13-30; Donne Cavalieri Incanti Follia. Viag- EDIT16 CNCE 2563 censisce un solo ANGELA NUOVO - CHRISTIAN COPPENS, I
gio attraverso le immagini dell’Orlando Fu- esemplare presso la Biblioteca Ariostea di Giolito e la stampa nell’Italia del XVI secolo,
26 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
33
Genève, Droz, 2005, pp. 463-464. 133, 252-260. Su questo aspetto della fortuna di
26 30
EDIT16 CNCE 2650. ENID T. FALASCHI, Notes on some illu- Ariosto rimando qui il lettore almeno al
27
PAOLA COCCIA, Le illustrazioni dell’Or- strations of Ariosto’s Orlando furioso, «La catalogo della mostra Donne Cavalieri In-
lando furioso (Valgrisi 1556) già attribuite a Bibliofilia», LXXV, 2 (1973), pp. 179-188: canti Follia. Viaggio attraverso le immagi-
Dosso Dossi, «La Bibliofilia», XCIII, 3, 1991, 185-188. ni dell’Orlando Furioso, pp. 125-137 e ai
31
pp. 279-309; FEDERICA SARIGU, Le silografie EDIT16 CNCE 2807 registra una cin- saggi di FEDERICA CANEPARO, Ariosto valtelli-
dell’edizione valgrisiana dell’Orlando furio- quantina di copie, cifra davvero esorbitante nese: entrelacement fra palazzi, ville e ca-
so. Ipotesi per un’attribuzione, «Grafica per un’edizione cavalleresca e se raffronta- stelli e MONICA ZAMPETTI, La fortuna del-
d’arte», XII, 45 (2001), pp. 12-15. ta alle edizioni precedenti, spesso tràdite da l’edizione giolitina dell’Orlando furioso
28
EDIT16 CNCE 2697 ne censisce una non più di un paio di esemplari, se non uno nelle maioliche. Due coppe del Museo Sta-
trentina solo in biblioteche pubbliche ita- soltanto. tale di Arte Medievale e Moderna di Arez-
32
liane. ROBERTO RIDOLFI, L’Orlando Furioso del zo, in Tra mille carte vive ancora. Ricezione
29
F. ZANETTI, Nota per una storia delle il- 1584 e una sua singolarità tipografica, «La del “Furioso” tra immagini e parole, pp.
lustrazioni dell’Orlando furioso, pp. 132- Bibliofilia», LIV (1952), pp. 92-96. 395-444.
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Bologna, Via della Zecca, 1 Tel. 051/273080
28 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 29
È
il 1586 quando Tommaso essere universalmente identifi-
Garzoni (1549-1589) dà cata come il ‘poema della pazzia’,
alle stampe, presso l’edi- la narrazione della maggiore in-
tore ferrarese Giulio Cesare Ca- sania mentale, l’assurda enciclo-
gnacini, il suo L’hospidale de’ pazzi pedia delle stranezze della men-
incurabili, una straordinaria e te: l’Orlando furioso del «divino
buffa galleria di matti e «matte- Ariosto».1
rie» d’ogni sorta. Oltre l’analiti-
co approccio enciclopedico, ol- In questa nuova fabrica [L’hospidale
tre la puntuale esibita erudizio- de’ pazzi incurabili, appunto] gli
ne, oltre la sottile e dotta ironia onorati spettatori havran sollazzo e
che pervade le pagine, a caratte- trastullo a mirar la stolta prosopo-
rizzare l’opera è l’intento, di- pea di queste oche selvatiche e pi-
chiarato nel prologo, di indagare gliaranno non picciol diletto e pia-
«l’universal pazzia del mondo»: cere dalle inaudite e insolite pazzie
quello spirito generale di «vanità che qua dentro si scopriranno. […]
manifesta, sciocchezza evidente, insania espressa» Si farà vedere il palazzo della fata Alcina a camera
che sembra pervadere molti fra gli uomini, in una per camera, pieno di gente incantata nel cervello
generale situazione di rovesciamento valoriale e e trasmutata con bestiale metamorfosi in gente
perversione di qualità, virtù e meriti. Nell’annun- stupida e irrazionale. […] L’autore vi rappresen-
ciare il suo programma, Garzoni non a caso ricorre terà il castello de Atlante pien di balordi e cercarà
- richiamandone alcuni fra i protagonisti e i luoghi di condurvi a salvamento da Logistilla, dandovi in
- a un’ampia metafora dispiegata attorno a quel- mano l’anello de Angelica, per il cui mezzo sco-
l’opera letteraria che, all’epoca, dai lettori, doveva prendo le pazzie de gli altri, tanto più saggi vi di-
mostriate voi.2
Sopra: Antonio Tempesta (1555-1630), Orlando a cavallo Un serraglio di follia - quindi - il lavoro di
(acquaforte del 1597), Roma, Istituto centrale per la Grafica. Garzoni che, nello svolgersi delle pagine, torna a
Nella pagina accanto: Tiziano Vecellio (1480 ca.-1576), far riferimento più volte alla pazzia per amore e a
Ludovico Ariosto (1510), Londra, National Gallery Orlando:
30 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
nesimo, fine della pax italica… Tutte notazioni giu-
ste, nel gioco del causalismo storico. Ma, nel tem-
Ma ridurre la follia che alberga nell’Orlando po - vero - della Storia (che non conosce vittorie o
furioso alla sola furia del paladino di Carlo Magno sconfitte, rivoluzioni o fratture) di nulla l’uomo ha
appare riduttivo. Anche in tutti gli altri personag- contezza se non post eventum. Così neppure un in-
gi del poema si incontrano, secondo una scala di dividuo accorto come Ariosto avrebbe potuto ben
gradazione diversa, i semi e i frutti di una pazzia di spiegare cosa fosse quella follia serpeggiante nel
fondo che li conduce indistintamente, come ‘ta- suo mondo. Unico modo, quindi, per affrontarla è
rantolati’, in un vorticoso moto perpetuo di fughe, proiettarla in un’altra dimensione (idealizzata at-
amori, inseguimenti, duelli, come se l’azione do- traverso la letteratura e la distanza temporale) con
vesse sempre prevalere sulla riflessione introspet- intento contrastivo. Per questo motivo l’Orlando
tiva della loro propria condizione. È inoltre il loro furioso è opera tanto contemporanea quanto atem-
stesso mondo - il palcoscenico ove il poeta li fa ap- porale, tanto attuale quanto vieta.
32 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
qual sagra, qual falcon, qual colubrina corsa da’ forestieri, non per altro peccato che per
sento nomar, come al suo autor più agrada; avere tenuta poca cura della milizia di piè, e essersi
che ‘l ferro spezza, e i marmi apre e ruina, ridotti i soldati suoi tutti a cavallo».18
e ovunque passa si fa dar la strada. Così i valori del cavalleresco mondo di Or-
Rendi, miser soldato, alla fucina lando sembrano abbandonare la terra dei paladini
per tutte l’arme c’hai, fin alla spada; uno dopo l’altro, condannandola, ormai vuota e
e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi; priva di senso (e difatti la parola ‘invano’, con la
che senza, io so, non toccherai stipendi. variante ‘vano’, appare ben oltre cento volte all’in-
terno del testo), a una inevitabile follia, molto più
Come trovasti, o scelerata e brutta folle di quella che attaglia il mondo di Ariosto.
invenzion, mai loco in uman core? Leggendo l’Orlando furioso le coordinate di
Per te la militar gloria è distrutta, tempo e spazio presto si perdono perché dilatate,
per te il mestier de l’arme è senza onore; compresse, confuse e compromesse come solo
per te è il valore e la virtù ridutta, possono ritrovarsi nella testa dei matti. E il luogo
che spesso par del buono il rio migliore:
non più la gagliardia, non più l’ardire
per te può in campo al paragon venire.
Così l’arrivo delle armi da fuoco non solo,
agli occhi di Ariosto, svuota la guerra di ogni ono-
re, azzerando tutte le virtù cavalleresche, ma con-
danna all’estinzione la stessa classe degli aristocra-
tici cavalieri, sostituiti da più ‘utili’ fanti plebei,
pronti - agli occhi del ‘principe’ - a esser carne da
cannone. Negli stessi anni, da posizioni opposte,
Machiavelli fa scivolare la pietra tombale sulla ca-
valleria (e quindi sulla nobiltà di spada) ricordan-
do come «quegli popoli, o regni, che istimeranno
più la cavalleria che la fanteria, sempre fieno debo-
li e esposti a ogni rovina, come si è veduta l’Italia
ne’ tempi nostri; la quale è stata predata, rovinata e
34 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
NOTE Milano, Silvio Berlusconi Editore, 1990, p. ai danni dei contadini, narrate da Tommaso
1
T. Garzoni, L’hospidale de’ pazzi incu- 88 (il secondo tipo di follia, molto più inno- Moro (e pubblicate giusto nel 1516) nella
rabili, In Ferrara, Appresso Giulio Cesare cente, è quello che, «vaneggiamento del prima parte dell’Utopia (cfr. Bari, Laterza,
Cagnacini & Fratelli, 1586, p. 52. cervello o dei sensi», si «presenta ogni volta 1993, pp. 24-27).
2 17
Ibidem, pp. XV-XVI. che un piacevole errore della mente libera Ibidem, XI, 22-27.
3 18
Ib., p. 48 («De’ pazzi d’amore. Discorso l’animo da angoscianti preoccupazioni e lo N. Machiavelli, Dell’arte della guerra,
XVIII»). ricolma di varie forme di piacere»). a c. di R. Rinaldi, Milano, Mondadori, 2008,
4 13
Ib., p. 64 («De’ pazzi furibondi. Discor- C. A. di Nettesheim, Dell’incertitudi- p. 1286.
19
so XXIV»). ne e della vanità delle scienze, trad. L. Do- A. Momigliano, Introduzione ai poeti,
5
L. Ariosto, Orlando furioso, I, 22, 1. menichi, Torino, Aragno, 2004. cit., p. 56.
6 14 20
F. De Sanctis, Storia della letteratura L. Ariosto, Orlando furioso, XXVIII, 99, J. L. Borges, Ariosto e gli Arabi (da
italiana, Bari, Laterza, 1949, II, p. 15. 4; XXXIV, 52, 7. L’artefice) in J. L. Borges, Tutte le opere, a c.
7 15
A. Momigliano, Introduzione ai poeti, Cfr. B. Croce, Ariosto, Shakespeare, di D. Porzio, Milano, Mondadori, 1984, I,
Roma, Tumminelli, 1946, p. 55. Corneille, Bari, Laterza, 1929, p. 32: nell’Or- pp. 1230-1237: «Nessuno può scrivere un
8
L. Caretti, Ariosto e Tasso, Torino, Ei- lando furioso l’amore è sempre inteso sen- libro. Un libro / perché esista davvero, è ne-
naudi, 2001, p. 36. za alcun «idealizzamento etico e speculati- cessaria / l’aurora col tramonto, secoli, ar-
9
I. Calvino, Perché leggere i classici, Mi- vo, alla stilnovistica o alla platonica». mi / e il vasto mare che unisce e divide. //
16
lano, Mondadori, 1991, p. 78. L. Ariosto, Orlando furioso, XXIV, 10, Così pensava Ariosto, che al piacere / lento
10
C. Bologna, «Orlando furioso» di Lu- 1. Nel gioco di rapporti fra il mondo dei pa- si dette, nell’ozio di vie / di neri pini e di lu-
dovico Ariosto» in Letteratura italiana Ei- ladini e quello di Ariosto e dei suoi contem- centi marmi, / di tornare a sognare il già
naudi. Le opere, a c. di A. Asor Rosa, Torino, poranei si potrebbe considerare come le sognato. // L’aria della sua Italia era abitata
Einaudi, 1993, II, p. 7. azioni di Orlando siano tanto insensate e / dai sogni che, in figura della guerra / che
11
L. Ariosto, Orlando furioso, I, 2, 3. violente (e contrarie all’etica cavalleresca) in duri secoli afflisse la terra, / insieme or-
12
E. da Rotterdam, Elogio della follia, quanto quelle perpetrate dai nobili inglesi dirono memoria e oblio. // Una legione
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 35
persa nella valli / d’Aquitania perì in un’im- Né l’amore ignorò né l’ironia, / perciò so- Ali di notte improvvisa, crudeli / artigli da
boscata; / così nacque il bel sogno di una gnò, con arguzia discreta, / il singolare ca- cui pende un elefante, / monti magnetici
spada / e del corno sonante in Roncisvalle. stello ove tutto / è (come in questa vita) che con l’amante / loro abbraccio frantu-
// I suoi idoli e i suoi eserciti il duro / sàsso- falsità. // Come a ogni poeta, la fortuna / o mano i velieri, // la terra retta da un toro ed
ne sui giardini d’Inghilterra / lanciò in peri- il destino gli diè una sorte rara; / andava il toro / da un pesce; arcani abracadabra,
colosa e fiera guerra / e di questo rimase per le strade di Ferrara / e al tempo stesso magici / talismani, parole misteriose / che
un sogno: Arturo. // Dal settentrione dove andava per la luna. // Quel che resta dei so- nel sasso spalancano antri d’oro; // questo
un cieco sole / abbaglia il mare, giunse il gni, l’indistinto / limo che il Nilo dei sogni sognò la saracena gente / che segue la
sogno d’una / dormiente vergine che il suo abbandona, / con questo fu tessuta la ma- bandiera d’Agramante; / questo, che vaghi
signore / attende, dentro un circolo di fuo- tassa / di quel suo risplendente labirinto. // volti con turbante / sognarono, poi invase
co. // Chissà se dalla Persia o dal Parnaso / Di quel grande diamante dove un uomo / l’Occidente. // L’Orlando è adesso una ri-
venne quel sogno del destriero alato / che può ben perdersi avventuratamente / in dente terra / che apre le sue disabitate mi-
per l’aria l’incantatore armato / spinge, e circoli di musica indolente, / dimenticando glia / di oziose e innocenti meraviglie / che
sprofonda nel deserto occaso. // Quasi in il suo corpo e il suo nome. // Europa intera sono un sogno che nessuno sogna. // Dalle
groppa a quel magico cavallo, / Ariosto vi- si perdette. In grazia / di quell’ingenua e islamiche arti tramutato / in sola erudizio-
de i regni della terra / solcata dalla festa maliziosa arte, / poté piangere Milton ne, in mera storia, / sta solo, nel suo sogno.
della guerra / e del giovane amore avven- Brandimarte / morente e di Darinda l’affli- (Ché la gloria / è una delle forme dell’oblio).
turoso. // Come attraverso tenue bruma zione. // Europa si perdette, ma altri doni / // Poi vetro fatto pallido l’incerta / luce d’un
d’oro / vide in basso un giardino che i con- diè il vasto sogno alla famosa gente / che altra sera tocca il libro / e nuovamente arde
fini / dilata in altri segreti giardini / per abita i deserti dell’Oriente / e la notte gre- e si consuma / l’oro che ne abbellisce la co-
l’amore di Angelica e Medoro. // Al pari de- mita di leoni. // Di un re che dona, allo perta. // Nella deserta sala il silenzioso / vo-
gl’illusori splendori / che all’indù lascia in- spuntar del giorno, / la sua regina d’una lume viaggia nel tempo. Le aurore / resta-
travedere l’oppio, / passano per il Furioso notte all’avida / scimitarra, ci narra il dilet- no indietro e le notturne ore / e la mia vita,
gli amori / in un delirio di caleidoscopio. // toso / libro che ancora affascina le ore. // delirio affannoso.
36 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 37
U
n giorno di pioggia Il prodigio della fusione
Sergej Ejzenštejn, il «sovracromatica» stupenda-
grande regista sovie- mente riferito da Ejzenštejn è lo
tico, andò a visitare la cattedrale stesso della scrittura di Ariosto.
di Chartres, famosa per le sue Nell’Orlando furioso confluisce
vetrate, ma ciò che vide lo lasciò un lessico di origine varia e dis-
alquanto deluso. Passato non parata, Ariosto preleva con bo-
molto tempo, ebbe modo di fare nomia parole (e accostamenti di
una seconda visita in una gior- parole) a Dante, a Boiardo, al
nata di sole e lo spettacolo lo Morgante, al Mambriano, alla
riempì di meraviglia: tradizione canterina... Eppure
«già nel primo Furioso tutti
Le vetrate del XVI secolo non questi elementi eterogenei,
sono altro che un quadro reso nell’atto stesso in cui entrano
trasparente dal sole. Nell’al- nel poema, tendono a diventare
tra serie di vetrate, invece, il materiali di una lingua persona-
fascio di raggi che attraversa il brulichio delle tes- lissima, variegata ma fusa, trascolorante senza
sere colorate (...) subisce repentinamente un pro- sforzo fra aulicità non preziosa e stilizzata familia-
cesso di mescolanza ottica dei singoli raggi, i rità, fra moderata genericità e cauta espressi-
quali sono distribuiti in modo così ingegnoso da vità»2.
fondersi in un’unica colonna di luce che, come Per arrivare a tale risultato Ariosto adopera
una sorta di colore immateriale , risplende d’oro accorgimenti di svariato tipo, tutti ugualmente
e di bianco.1 utili a smorzare il risalto di quelle parole che ri-
schierebbero di prendersi la scena. Si rivela in
questo un aspetto del petrarchismo ariostesco, es-
Nella pagina accanto: Raffaello Sanzio (1483-1520), Santa sendo caratteristico in Petrarca «il nessuno spicco
Caterina d’Alessandria (1508), Londra, National Gallery. che ha la parola in sé: l’unità di misura della poesia
Sopra: Francesco Bartolozzi (1727-1815), Isabella e Zerbino petrarchesca non è la parola, ma semmai il verso,
(incisione tratta dall’Orlando furioso, stampato a o meglio la frase ritmica, nella quale la parola in sé
Birmingham nel 1773) si annulla».3 E solo è da precisare che in Ariosto la
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Sopra: frontespizio del primo tomo dell’Orlando furioso, nell’edizione Molini, stampata a Birmingham da John Barskerville,
nel 1773. All’occhietto il ritratto di Ludovico Ariosto. Nella pagina accanto, dall’alto: Gustave Doré (1832-1883), Ruggero
libera Angelica (Orlando furioso, canto X); Ludovico Ariosto in una incisione italiana della metà del XVIII secolo
‘frase ritmica’ coincide spessissimo con la voluta nenti culturali più diverse e dissonanti perve-
dell’ottava. Varrà anche la pena di osservare nendo alla sempre limpida sintesi di una forma che
quanto differisca il petrarchismo di Ariosto da al- non perde mai in lucidità normativa quanto ac-
tro petrarchismo della sua età, quello bembiano, quista in ricchezza di espressione e in varietà di
che insegnava ai poeti a fare continuamente boc- eloquio, resta al fondo la vera controparte dell’an-
cuccia e a mostrarsi insofferenti di ogni ben carat- ticlassicismo».6
terizzato sapore, a inseguire fantasmi di «antipre-
gnanza lessicale»,4 a confondere insomma l’equi-
librio con la scipitezza.5 Ariosto monolingue, non È proprio la confidenza di Ariosto con le pa-
monocromo: si direbbe che, dal punto di vista sti- role di più varia origine - confidenza che è tutt’uno
listico, egli occupi nella storia letteraria un posto con la consapevolezza dei propri mezzi - a fondare
simile a quello che nella storia della pittura occupa la percezione della classicità del Furioso. Mi viene
Raffaello, se è vero che «questi, con la sua ecume- in mente un’acuta osservazione di Cesare Brandi
nica capacità di assorbire e armonizzare le compo- riguardante l’architettura di Brunelleschi: «Il
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li altri et son bellissime. […] Io dubito che quelli Se ignominia è parola in sé poco acconcia alla
tali invecchiaranno sopra Virgilio et al fine non lo poesia ma Virgilio la usa felicemente (Georg. 3,
intenderanno, e questo me lo mostra […]: ignomi- 226), ciò vuol dire che sbaglia chi vede nell’attes-
nia non sarà persona di iudicio che non dica con- tazione di un certo vocabolo nelle opere di Virgi-
venire più ad prosa che ad verso: Virgilio la collo- lio una garanzia della sua intrinseca adeguatezza al
ca sì bene, che par nata dentro Helicone. Non sta dettato poetico. Non si deve guardare a Virgilio
il fatto ad quel che quel grande homo disse o non come a un vocabolario della lingua poetica: piut-
disse, ma ad te come lo hai da collocare.10 tosto, sforzarsi di riuscire quanto lui nel combi-
NOTE trarca tra Dante e il Bembo in «Studi pe- fruimenti ariosteschi era implicita nella
1
S. M. Ejzenštejn, La natura non indif- trarcheschi», VII, 1961, p. 125. scelta stessa del genere epico, incommen-
4
ferente, a c. di P. Montani, Venezia, Marsi- P. V. Mengaldo, La lirica volgare del surabile alla «schifiltà stilistica riduttiva
lio, 1988, p. 110. Sannazaro e lo sviluppo del linguaggio canonizzata sull’esperienza lirica di so-
2
E. Bigi, Introduzione al «Furioso» in Id., poetico rinascimentale in «La rassegna netti, canzoni e sestine» (L. Blasucci, La
Poesia latina e volgare nel Rinascimento della letteratura italiana», LXVI, 1962, p. «Commedia» come fonte linguistica e stili-
italiano, Napoli, Morano, 1989, p. 275. 464. stica del «Furioso» in Id., Sulla struttura me-
3 5
U. Bosco, Il linguaggio lirico del Pe- D’altronde, la latitudine degli usu- trica del «Furioso» e altri studi ariosteschi,
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Non siamo entrati, per ovvie ragioni, nel me-
rito di come riesca Ariosto a domesticare, nel
ritmo di ogni ottava, la varietà del suo lessico. Ma
possiamo concludere dicendo che il prodigio si
compie «sotto il segno della sintassi, della sintassi
musica e architetta».11 La sintassi di Ariosto è di
una pieghevolezza stupefacente, tanto agevole impallidisca in su la siepe ombrosa,
quanto complessa: disse: - Non vi pensate già, mia vita,
far senza me quest’ultima partita.12
A questo la mestissima Issabella,
declinando la faccia lacrimosa Come non pensare a certe composizioni di
e congiungendo la sua bocca a quella Raffaello (ad esempio alla Santa Caterina della
di Zerbin, languidetta come rosa, National Gallery), in cui il massimo virtuosismo si
rosa non colta in sua stagion, sì ch’ella offre allo sguardo come massima naturalezza?
Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2014, p. 74. stico in La poesia rusticana nel Rinasci- zaro, De partu Virginis, a c. di C. Fantazzi e
6
A. Pinelli, La bella maniera. Artisti del mento, Roma, Accademia Nazionale dei A. Perosa, Firenze, Olschki, 1988, pp. 100-
Cinquecento tra regola e licenza, Torino, Ei- Lincei, 1969, p. 26. 101.
9 11
naudi, 2003, pp. 67-68. Si veda in proposito il saggio di Paolo G. De Robertis, Un’idea dell’«Orlando
7
C. Brandi, Eliante o dell’architettura, Trovato Ariosto in cerca della lingua. Il pri- Furioso» in Id., Studi II, Firenze, Le Monnier,
in Id., Elicona, Roma, Editori Riuniti, 1992, mo, il secondo e il terzo «Furioso», che figu- 1971, p. 15.
12
III, p. 194. rerà nel catalogo della rassegna ferrarese. L. Ariosto, Orlando furioso, XXIV, 80.
8 10
U. Bosco, Rinascimento non classici- Edita in appendice a Iacopo Sanna-
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P
assatempo molto diffuso d’ogni fede». Esso chiude una
nel Cinquecento, specie delle ottave finali del XXVIII
presso le corti, era il co- canto dell’Orlando furioso, che
siddetto “gioco de le sorti”. descrive la reazione di Rodo-
Un esempio famoso e fortu- monte, re di Sarza, alla decisio-
nato fu il Libro de la ventura di ne di Isabella di farsi monaca:
Lorenzo Spirito Gualtieri, un
vero e proprio gioco di società, Ride il pagano altier ch’in Dio non
in cui un lancio di dadi permet- crede,
teva di associare a una domanda D’ogni legge nimico, e d’ogni fede.
sul futuro un responso in versi,
tratto dall’Antico Testamento. Fra’ Celestino da Verona, il
Una versione molto più co- più maligno degli accusatori del
mune era quella che prevedeva l’apertura di un li- filosofo, aggiunse di avergli sentito dire in carcere
bro a caso, o di apposite antologie, e l’abbinamen- che «così gli piaceva perché era conforme alla sua
to del verso estratto al destino dell’interrogante. natura». Questa identificazione con Rodomonte,
Nella sua nona deposizione dinanzi all’Inquisi- prototipo del fiero attaccabrighe, che sfoga i suoi
zione veneta, Giordano Bruno ammise di aver insuccessi amorosi in reazioni violente e invaria-
raccontato al traditore Mocenigo e ai suoi compa- bilmente perdenti, richiama subito in mente gli
gni di cella che «una volta, sendo novizio, apren- atteggiamenti di orgogliosa rivolta, quasi sempre
do l’Ariosto per burla come cosa consueta» gli era frustrata, del Nolano. Essa finisce per incarnare il
toccato in sorte il verso «d’ogni legge nemico e lato negativo della personalità bruniana, quello
irruento, incauto, ostentatamente blasfemo, che
emerge nei momenti più tristi della sua vicenda
Sopra: Schizzo di Giordano Bruno sul rogo, eseguito umana: nelle umiliazioni accademiche, nelle diffi-
dal notaio Giuseppe De Angelis, il 17 febbraio 1600 coltà esistenziali, in carcere, fino alla tragica con-
(Roma, Archivio di Stato). Nella pagina accanto: clusione sul rogo. I versi finali dell’Orlando furioso,
Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), Rodomonte e che l’Ariosto dedica proprio a Rodomonte, dal cui
Mandricardo sottopongono la loro contesa ad Agramante corpo ferito a morte «Bestemmiando fuggì l’alma
(1780 ca.), Parigi, Museo del Louvre sdegnosa / che fu si altera al mondo e sì orgoglio-
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Da sinistra: Frontespizio di Lorenzo Spirito Gualtieri, Libro de la ventura, Venezia, 1547; Gustav Doré (1832-1883),
Rodomonte difende il ponte dall’attacco nemico (incisione del 1879). Nella pagina accanto: Ludovico Ariosto in una incisione
del XIX secolo ispirata al dipinto di Tiziano Vecellio conservato alla National Gallery di Londra
sa», ricordano in maniera inquietante il resoconto canto XXXV, ove si narra del viaggio compiuto da
dell’Avviso di Roma, che annuncia l’avvenuta ese- Astolfo sulla Luna, per recuperare il senno smarri-
cuzione dell’«eretico pertinace, con la lingua in to dal prode Orlando:
giova per le bruttissime parole che diceva». Ma,
nella sua dimensione filosofica, l’anima del Nola- Chi salirà per me, madonna, in cielo
no sveste l’involucro rodomontesco, abbandona il a riportarne il mio perduto ingegno?
teatro dei pupi della vita, per proiettarsi nella divi-
na immensità dello spazio, dove un’unica legge, Chi se non lui, Bruno-Astolfo, potrà, una vol-
quella dell’Amore cosmico, domina incontamina- ta aperti i «chiostri de la verità», «nudata la rico-
ta dalle bassezze terrene. Qui il filosofo si riscatta, perta e velata natura», donare gli occhi alle talpe,
nella consapevolezza della sua missione di risve- illuminare i ciechi, sciogliere la lingua ai muti, ri-
gliatore degli animi dormienti, che non a caso vie- saldar gli zoppi? Neanche ci sarà bisogno di viaggi
ne annunciata nella Cena de le ceneri, ancora con siderali, perché la luna è qui dentro di noi, come
una citazione ariostesca, Questa volta si tratta del l’anima del mondo è tutta in tutto e tutta in qualsi-
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Ariosto è uno dei riferimenti poetici princi-
pali del Bruno volgare, insieme a Petrarca, a Tan-
sillo e all’Aretino: i loro versi erano stipati in
quell’immenso magazzino della memoria, cui il
Nolano attingeva di continuo per i suoi libri, le sue
dispute, le sue figurazioni mnemoniche. Citazioni
dall’Orlando furioso ricorrono in tutte le opere ita-
liane, eccezion fatta per la Cabala del Cavallo Pega-
seo. Rodomonte la fa da padrone, quasi che il verso
della ‘sorte’ abbia davvero stabilito un vincolo tra
Bruno e questo personaggio. Nell’episodio del
viaggio sul Tamigi per raggiungere il palazzo della
Cena de le Ceneri, i cui echi danteschi abbiamo già
analizzato in un precedente articolo, la barca
sgangherata su cui salgono il filosofo e i suoi com- Di cocenti sospir l’aria accendea
pagni londinesi, scricchiola «senza che qui fusse Dovunque andava il Saracin dolente.
entrato un Ercole, un Enea, over un re di Sarza, O femenil ingegno (egli dicea),
Rodomonte» (‘piccolo di corpo’ com’era, in que- Come ti volgi e muti facilmente,
sto Bruno non somigliava certo al possente mo- Contrario oggetto proprio de la fede!
ro!). Allora, per farsi coraggio, «Messer Florio Oh infelice, oh miser chi ti crede!
(come ricordandosi de suoi amori) cantava il Dove
senza me dolce mia vita. Il Nolano ripigliava: Il Sa- La misoginia di Rodomonte ritorna nel De la
racin dolente, o femenil ingegno, et va discorrendo». causa, quando Filoteo rivolge un appello a Poli-
I due amici improvvisano un vivace duetto, tutto himnio, perché dismetta l’odio che nutre per il
in versi ariosteschi. John Florio intona l’invoca- gentil sesso, «come quel barbaro re di Sarza, che,
zione di Orlando alla sua Angelica: per aver imparato da voi, disse: “Natura non può
far cosa perfetta / Poi che natura femina vien det-
Deh, dove senza me, dolce mia vita, ta”».
rimasa sei, sì giovane e bella? Al pari dell’Ariosto che, nel suo poema, si
scusa più volte col gentil sesso degli sfoghi ranco-
Bruno-Rodomonte risponde con l’impreca- rosi del saracino, Bruno si dissocia con fermezza
zione misogina contro Doralice, che l’ha umiliato dalle invettive antifemministe del pedante. E negli
preferendogli Mandricardo: Eroici Furori, invitando a rifuggire l’amore corpo-
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L
a storia della letteratura sai più semplice la catalogazione
italiana, com’è noto, ha la degli autori e dei generi, ma, al
peculiare tendenza all’ac- contempo, ha il difetto di appiat-
cumulazione: appena se ne pre- tirli su posizioni stereotipate o,
senti l’occasione, critici e antolo- peggio, preconcette: d’altronde,
gisti tendono ad accomunare au- oggi, a un dipresso, i critici lette-
tori, opere, movimenti letterari, rari appartengono, a loro volta, a
creando associazioni e accosta- due grandi categorie, ossia quelli
menti che, se non addirittura ar- che si attengono scrupolosamen-
bitrari, paiono, perlomeno in al- te al canone di una vulgata in voga
cuni casi, alquanto azzardati. al momento e quelli che, vicever-
Ne risulta una civiltà lette- sa, costruiscono la propria dottri-
raria scandita da specchietti, pa- na critica sulla contrapposizione
rentesi graffe, insiemi, che tende, con la dottrina di qualcun altro.
anziché cercare di trasmettere la Integrati e bastian contrari, in-
varietà e la formidabile indivi- somma: e questo non giova parti-
dualità della materia, a dare, piut- colarmente a uno studio sereno e
tosto, l’idea di un gioco di squa- costruttivo del nostro patrimonio
dra, in cui l’ambiente e l’epoca re- letterario. Il fenomeno è pacifico:
citano un ruolo decisivo. Certa- le tre corone fiorentine, subito
mente, questo processo rende as- seguite da quelle estensi, hanno
aperto la via a una sequenza pa-
rossistica di trinità letterarie, che,
Sopra dall’alto: Ludovico Ariosto in pratica, giungono fino ai nostri
in una incisione italiana della metà giorni, con le trimurti ermetiche.
del XIX secolo; Torquato Tasso, in Nel caso dei tre giganti del
un’incisione del XIX secolo. poema cavalleresco italiano, pe-
Nella pagina accanto: Scuola toscana rò, vi è, obbiettivamente, un lega-
del XVII secolo, Angelica e Medoro, me più forte di quello che lega la
collezione privata Comedìa al Canzoniere petrarche-
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sco: legame dettato, per cominciare, dalla materia, diverse generazioni della medesima famiglia esten-
che è quella, appunto della cavalleria, intesa all’ita- se, da Ercole I fino ad Alfonso II, dimostrando, di
liana, ossia potentemente narrativa, grazie all’uso per sé, un’unità compositiva, se non altro, appunto,
geniale dell’ottava di endecasillabi. dal punto di vista ambientale. Infine, collega i tre
In secondo luogo, l’opera di Boiardo, di Ario- poeti una comune tendenza a unire luoghi comuni
sto e di Tasso è, ambientalmente, se non storicamen- quasi catastematici dell’epica cavalleresca a una per-
te, contigua: nasce negli stati regionali, nel mondo sonalizzazione marcatissima di aspetti peculiari: i
degli ‘officiali’, ossia di quella straordinaria catego- colori nel Boiardo, i sentimenti nell’Ariosto, il pa-
ria di funzionari colti e creativi di cui si circondarono thos nel Tasso.
i principi rinascimentali della Penisola, tra il XV ed il E, pure, ci limitiamo, canonicamente, alla tria-
XVI secolo. È vero che, come è noto, solo Boiardo de, benché tra loro andrebbe collocato, di diritto e
visse la pienezza del successo del modello regionale per un corretto percorso di filiazione poetica (oltre
italiano: Ariosto ne attraversò la crisi, mentre Tasso che agnatizia), il Tasso ‘maior’, ossia quel Bernardo,
ne visse il definitivo tramonto. padre di Torquato, che, intorno alla metà del ‘500,
Tuttavia, nella creatività, nel livello molto alto grazie, in particolare, all’Amadigi, fu poeta tanto fa-
del pubblico, nella fantasia sbrigliata e, soprattutto, moso da costringere i contemporanei a definire l’au-
nella formidabile qualità delle opere, riconosciamo tore della Liberata “Il Tassino”. Anzi, per la verità,
quel mondo eccezionalmente adatto allo sviluppo quello del poema cavalleresco italiano si può consi-
dell’arte che, probabilmente, ebbe pochi eguali nella derare una sorta di vasto ciclo, che partendo dallo
storia dell’umanità. Senza contare il fil rouge della schema innovativo introdotto dal Boiardo, che, per
dedica encomiastica dei tre poemi, che raggiunse tre primo, operò un autentico sincretismo tra perso-
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A sinistra, dall’alto: Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867), Ruggero libera Angelica (1819), Parigi, Museo del Louvre;
Massimiliano Lodi (1816-1871), Ludovico Ariosto legge il suo poema alla presenza della corte estense (1860), Ferrara, Gallerie
d’Arte Moderna e Contemporanea. A destra: Helena Perez Garcia (1985), Angelica e Orlando (2016), collezione privata
no, come Achille lo era nel mondo omerico. E Achil- si per una sorta di contrappasso, la pazzia amorosa
le stesso dovette subire questa sorta di ridimensiona- abbia colpito proprio il paladino considerato più
mento. saggio e misurato, più freddo e orgoglioso: è difficile
Vi è una specie di istinto riparatorio, forse, in non pensare a una precisa volontà dell’autore, che
questo togliere la maschera ai supereroi dell’epica, pare dirci che l’immagine pubblica è mera apparen-
riportandoli a una dimensione umana e fragile: la za, di fronte all’invincibile potenza dei sentimenti.
volontà di rendere giustizia agli uomini qualunque, Dunque, la pazzia di Orlando, in quest’ottica, non
trascurati del tutto dalla descrizione degli atti smisu- nascerebbe dalla folgorante scoperta dell’infedeltà
rati di questi colossi dai piedi di argilla, ridimensio- di Angelica (la quale, peraltro, non aveva alcun vin-
nati dall’amore e dalla propria incapacità di affronta- colo di fedeltà nei suoi riguardi), bensì dal feroce
re la normalità della vita, con i suoi fallimenti, come contrasto tra l’orgogliosa e sprezzante immagine
affrontavano i giganti o i nemici. Senza esagerare in pubblica del paladino e l’anima, ulcerata e fragile,
proiezioni, bisogna comunque ammettere che lo dell’uomo Orlando.
stesso Ariosto batta con insistenza sul fatto che, qua- L’impossibilità di risolvere questa frattura
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drammatica sfocia nella follia: come per un sovrac- propri tempi: il più strettamente unito alla contin-
carico psicologico. Il discorso potrebbe condurci genza storica. Tanto Boiardo quanto Ariosto, in fon-
troppo lontano per i termini di questo breve inter- do, godettero di una maggiore libertà d’azione e di
vento: basti, a titolo di clausola, la considerazione scelta: Tasso scrisse sotto la pressione di due feno-
circa la naturale evoluzione di questo nuovo tema in- meni storicamente giganteschi e fortemente colle-
trodotto dall’Ariosto, che non è rappresentata, come gati, che gli imposero, in un certo senso, la svolta te-
vedremo, dalla Liberata, sibbene dal Don Quijote di matica della Liberata, ossia la Controriforma e la
Cervantes. Nel meraviglioso romanzo cervantiano, crociata contro gli Ottomani. Come è noto, l’epica
il protagonista non è un paladino che impazzisce, ma recupera sempre fenomeni storici ormai lontani, per
un uomo che si crede un paladino essendo impazzito accreditarne di contemporanei: gli Achei per i Gre-
a forza di leggere poemi cavallereschi: in questo for- ci, i Troiani per i Romani, i Paladini per i crociati
midabile sovvertimento dei parametri del genere medievali e, a loro volta, i primi crociati per la guerra
epico, tuttavia, vi è una sorta di ritorno alle origini. contro il Turco, rappresentano una sorta di consecu-
Tutta l’epica cavalleresca, in fondo, è per Cervantes tivo autolegittimarsi, per molti fenomeni storici a
una magnifica favola, cancellata definitivamente base militare. Il poema cavalleresco italiano, con la
dall’avvento imperioso della modernità: il cavaliere sua voglia di divertire e di intrattenere, abbandonò,
dalla triste figura è certamente pazzo, ma, finché du- in un certo senso, questa catena di legittimazioni a
ra la sua pazzia egli è assolutamente felice. Quando ritroso: Tasso, invece, rientrò in questo mainstream
rinsavisce, egli muore: questo, secondo chi scrive, è millenario.
il punto d’arrivo della centenaria stagione del poema La sua fu, in qualche modo, un’opera di norma-
cavalleresco. Un porta aperta sul futuro, che ci resti- lizzazione dell’epica cinquecentesca, che Ariosto
tuisce la logica e la scienza, ma ci sottrae la malinco- aveva tanto originalmente condotto fuori dei binari
nica bellezza dei nostri sogni. In conclusione, è ne- epistemologici del genere. Naturalmente, la Libera-
cessario spendere qualche parola anche sul rapporto ta abbonda di elementi magici, amorosi, patetici,
che lega il Furioso alla Liberata, evitando, per com- eroici: ma la scelta di raccontare la prima crociata è
passione nei confronti del lettore, di rispolverare enormemente più in linea con la tradizione dell’epi-
l’annosa questione del ‘fantastico’ contrapposto al ca e politically correct di quanto non sia quella di fare
‘maraviglioso’, che ha occupato saggi e antologie per innamorare o impazzire un guerriero e di porre que-
decenni. sto amore o questa pazzia al centro di un poema. In-
Noi riteniamo che la vera differenza tra i due somma, per concludere queste brevissime conside-
capolavori non sia da cercarsi nelle mutate condizio- razioni sulle tre corone estensi, dei tre grandi poeti,
ni dell’arte e della percezione della stessa da parte dei proprio quello considerato il più instabile, sradicato
due poeti, quanto nella situazione cogente che ha in- e contraddittorio, è, nell’opinione di chi scrive,
dotto il Tasso a cambiare bruscamente tema, rispetto quello che, invece, fu meno rivoluzionario e, tutto
a un filone che, evidentemente, aldilà di considera- sommato, più rassicurante sul piano della continuità
zioni di altro genere, cominciava decisamente a mo- letteraria. In definitiva, noi siamo più figli di Ariosto
strare la corda per l’abuso che se n’era fatto. Insom- che di Tasso: sempre in bilico tra un sogno che vor-
ma, a parte il raccontare qualche storia collaterale, rebbe farci volare ed una scienza che ci trattiene a
dedicata a comprimari di secondo piano, l’espansio- terra. Un po’ come il criptoscienziato Astolfo, che va
ne del tema originario cavalleresco sembrava avere sulla luna a cercare la ragione perduta di Orlando,
esaurito il proprio spazio utile. Tuttavia, dei tre poe- cavalcando, paradossalmente, la meno razionale
mi estensi, quello del Tasso appare il più legato ai delle creature: un ippogrifo.
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C
erto, è il quinto centena- onori singolari.
rio dell’Orlando furioso, di Il progetto era sorto nella
quell’opera che andò in- città estense qualche anno prima,
consapevolmente a collocarsi tra esattamente nel 1928, ed era sta-
i grandi classici italiani, lungo un to subito battezzato L’ottava
destino di sollecita, enorme for- d’oro: pensato come humus cultu-
tuna. Per l’esattezza è il quinto rale preparatorio di grandi cele-
centenario della sua prima edi- brazioni previste per il 1933,
zione, impressa «in Ferrara per consisteva di un nutrito pro-
Maestro Giouani Mazocco dal gramma di letture pubbliche in-
Bondeno adi XXII de aprile centrate sull’Orlando furioso. Lo
1516». È un volume in quarto aveva ideato Antonio Baldini,
che contiene, in questa prima ap- scrittore e giornalista tra i fonda-
parizione dell’opera, solo qua- tori della rivista «La Ronda», poi
ranta canti, ma quel che preme - e che fortifica l’op- Accademico d’Italia. Fu costituito un comitato or-
portunità di festeggiare un centenario - è che l’edi- ganizzatore, presieduto da Italo Balbo e formato
zione è assai rara: pare ne siano conservarti al mon- dall’intera intellighenzia ferrarese: il federale fasci-
do poco più di una decina di esemplari. sta Umberto Klinger, il senatore Pietro Niccolini, il
In tema di centenari ariostei ce ne fu però un direttore della biblioteca comunale Giuseppe
altro di tenore speciale, capace a sua volta di genera- Agnelli, gli industriali Emilio Arlotti e Vittorio Ci-
re un buon prodotto a stampa. Pur nato a Reggio ni, il critico letterario Enrico Vanni e il giornalista
Emilia - dove la sua presenza è soprattutto ricordata Nello Quilici, direttore de «Il Resto del Carlino»
alla villa rustica del Mauriziano - Ariosto morì nel poi invitato da Balbo a Ferrara a dirigere il quotidia-
1533 a Ferrara, colà sbarcato con la famiglia a soli no «Corriere Padano». Questo comitato si mise
dieci anni. E quattrocento anni dopo, nel 1933, in alacremente a cercare aderenti che versassero la
piena epoca fascista, proprio Ferrara gli tributò quota annua di 100 lire, riuscendo infine ad attrarre
nel novero dei sostenitori una considerevole quan-
Sopra: ritratto di Ariosto stampato di fianco al frontespizio. tità di cittadini ferraresi di ogni estrazione sociale,
Nella pagina accanto: la copertina de L’ottava d’oro, dal notabile all’impiegato.
Mondadori, 1933 La ragione dello strano nome del progetto
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Sopra da sinistra: frontespizio dell’opera; il piatto di quarta del volume, con una scenetta dell’Orlando furioso.
Nella pagina accanto: il ricco indice di contributi del volume
non è comprensibile senza svelare che All’ottava gramma, per cinque anni lungo molte domeniche.
d’oro era una trattoria di Ferrara in cui, una sera del Privilegiando il carattere suggestivo, come sedi de-
1928, a Baldini saltò in mente l’idea e, seduto in buo- gli eventi furono individuati vari luoghi della città: il
na compagnia al lungo tavolo occupato da calici e vi- salone e il giardino del Palazzo dei Diamanti, il salo-
vande, gettò le basi di quel complesso di letture che ne dei Giuochi e quello dei Giganti nel Castello
presero appunto il nome dell’osteria. La vicenda af- Estense, i chiostri di San Romano, di San Benedetto
fiora dalla pubblicistica dell’epoca, ma la riesuma- e di casa Romei, il cortile del palazzo di Ludovico il
zione del caso si deve alle ricerche del giornalista e Moro, il giardino di Giulio d’Este, il piazzale di San
ricercatore ferrarese Andrea Ghisellini. Guglielmo, il parco Massari e anche l’Isola Bianca
Gli incontri - concepiti non tanto come illu- sul Po di Pontelagoscuro.
strazione erudita del grande poema ma come stimo- Parecchi gli oratori che raccolsero l’invito: la
lo divulgativo per riaprirne le pagine e coglierne la serie di incontri prese il via il 6 maggio 1928 con Bal-
fantasiosa e aristocratica classicità - iniziarono pun- bo che nel palazzo dei Diamanti tenne la conferenza
tualmente nel 1928 e si protrassero, secondo pro- Il volo di Astolfo. Chiuse Pietro Niccolini il 15 genna-
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io 1933 nella sala dei Giochi del Castello Estense, getto imboccò.
quando lesse L’ultima ottava. Non conosco le ragioni della rinuncia di Tre-
Sul piano della bibliofilia, quel che conta fu ves; sta di fatto che tutto passò nelle mani di Monda-
l’idea di concretizzare l’ampia serie di conferenze in dori, che al termine degli eventi pubblicò in volume
un progetto editoriale, certamente ambizioso vista trentanove conferenze: tutte quelle tenute a Ferrara
la mole di materiale che andava accumulandosi. I esclusi i testi di Mino Maccari e Alfredo Panzini.
singoli appuntamenti venivano infatti regolarmente L’edizione risultò perciò assai corposa, un tomo che
pubblicati da Nello Quilici nella terza pagina del tocca le mille pagine e che, come suona il colophon,
«Corriere Padano»: l’idea fu quella di raccogliere in fu «finito di stampare il 2 agosto 1933 anno XI nelle
cinque volumi - uno per ogni annata dedicata al- officine grafiche A. Mondadori Verona».
l’evento - l’integralità delle conferenze e a tal fine fu Questo sì che è un bel volume, non solo sul pia-
incaricata la casa editrice Treves di Milano che ne no grafico (molto ben illustrato con ritratti di Ario-
pubblicò nel 1930 uno solo col titolo L’ottava d’oro, sto, suoi autografi, fotografie di edizioni dell’Orlan-
preceduto da un messaggio di d’Annunzio e conte- do arricchite da xilografie), ma anche per la ricchezza
nente le conferenze del primo anno. Il volume è di del contenuto, tale per cui ancor oggi si legge con
modesta quotazione e di semplice reperibilità; tut- piacere. Va inoltre registrato che si trova ancora fa-
tavia l’edizione ha una relativa importanza per il bi- cilmente e con quotazioni accessibili: se anche inevi-
bliofilo, alla luce della successiva strada che il pro- tabilmente superato sul piano della ricerca storico-
58 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
N
ell’introdurre l’ele- culturale, dove spiccano altri
gante plaquette, stam- nomi, come Luigi Einaudi, Pie-
pata in occasione della ro Sraffa, Luigi Firpo, Benedet-
mostra bibliografica alla Biblio- to Croce,4 Raffaele Mattioli,
teca Ariostea di Ferrara, Maria Umberto Eco,5 le cui bibliote-
Luisa Meneghetti giustamente che private, oltre a essere state
sottolinea il particolare status di strumenti di lavoro e di specula-
‘non bibliofili’ che caratterizza zione scientifica per ulteriori
sia Santorre Debenedetti, il ce- pubblicazioni, articoli e saggi,
lebre filologo romanzo, che il sono poi diventate in seguito
pronipote e altrettanto geniale patrimonio pubblico, trasfor-
filologo, Cesare Segre, marito mandosi in centri di ricerca e di
della Meneghetti.1 La precisa- alta cultura.6 ‘Biblioteche
zione della filologa rivendica in- d’uso’, per quanto preziose, le
vece per entrambi, in contrap- chiama giustamente la Mene-
posizione, l’appartenenza e la ghetti, sottolineandone esplici-
collocazione al milieu, ben più esclusivo, di coloro tamente la valenza culturale finalizzata allo stu-
che, pur raccogliendo opere antiche e di pregio, le dio, alla riflessione e alla produzione scientifica e
utilizzano non come sterili orpelli esornativi, ‘per in ciò, appunto, la peculiarità di un tale atteggia-
uso esterno’,2 ma al contrario quali imprescindi- mento che pone i due grandi filologi nell’alveo,
bili strumenti di lavoro e di ricerca. Rievocandone peraltro alquanto ristretto, di una ‘bibliofilia sui
la presenza in ambito comunque bibliofilo la Me- generis’ di sapore crociano7 che riporta alla mente,
neghetti puntualizza: «Non erano bibliofili, vo- per contrasto, l’ironica affermazione di Leo Lon-
glio dire, nel senso più comune e più dozzinale del ganesi riguardo gli intellettuali, cioè «coloro che
termine, visto che nessuno dei due era preda di fanno rilegare i libri che non hanno letto». Debe-
impulsi all’acquisto (onnivoro e compulsivo) di li- nedetti e Segre, al contrario, i libri che raccolsero,
bri rari, magari resi preziosi dall’eleganza delle il- in particolare le preziose edizioni ariostesche di
lustrazioni o dalla stravaganza degli argomenti».3 cui ci occupiamo in questa occasione, non solo le
Atteggiamento questo che li pone, sic et simpliciter, lessero e rilessero negli anni, ma le studiarono, le
nel solco di una nobile, per quanto ristretta, koinè annotarono, le utilizzarono ai fini di importanti
62 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
saggi e articoli,8 in un continuum osmotico tra zio (Ferrara, Francesco Rossi, 1534); la raccolta com-
e nipote anche riguardo le loro pregiate edizioni prende anche edizioni di traduzioni e rifacimenti
ariostesche.9 In fondo i libri antichi, per quanto di opere dell’Ariosto”.10 Anche a livello geografico
preziosi e rari possano essere, vanno anche letti, la collezione si configura abbastanza omogenea,
come amava ripetere Umberto Eco, oltre che rac- con la localizzazione tipografica veneziana rappre-
colti, conservati e, come in questo caso, donati a sentata da ben 20 titoli, a seguire quelle fiorentine
una prestigiosa istituzione bibliotecaria pubblica. e lionesi e con la presenza, in ambito ferrarese,
La Donazione Segre - Debenedetti, benché della rara edizione definitiva del 1532. Dal Cinque-
numericamente non cospicua (37 titoli per un to- cento la collezione passa direttamente al Sette-
tale di 55 volumi) è invece, dal punto di vista qua- cento, con 10 titoli localizzati tra Venezia (4),
litativo, di notevole interesse storico-bibliografico Bassano (1), Ferrara (1), Parigi (1), Lione (2), Lon-
e prevalentemente di stampa tipografica del secolo dra e Birmingham (1), essendo l’ambito secentesco
XVI, con 24 titoli, i quali unitamente agli altri del tutto assente. Tra le opere antiche raccolte dai
vanno a integrare la straordinaria raccolta arioste- due filologi la parte del leone spetta ovviamente
sca della biblioteca ferrarese, ricca di ben 650 all’Orlando Furioso, con 8 unità bibliografiche, tra
esemplari di edizioni diverse, alcune delle quali le quali - come detto - la stampa del 153211 che ve-
assai rare: «Fra esse l’editio princeps del Furioso (Fer- dremo, con due importanti traduzioni in spagnolo
rara, Giovanni Mazzocchi, 1516), due esemplari e in inglese. Anche le Satire sono ben rappresen-
della prima edizione in 46 canti (Ferrara, France- tate, con 9 unità bibliografiche; le Rime da 2 unità
sco Rossi, 1532) e l’edizione romana del Blado del bibliografiche, mentre le Rime unite alle Satire
1543, rarissima. Inoltre, l’editio princeps delle Satire sono rappresentate da 8 unità bibliografiche. Le
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 63
Commedie hanno invece una sola unità bibliogra- Valenza venne acquistato da Santorre Debenedetti
fica, infine l’Opera omnia 5 unità bibliografiche, nel 1931 a un’asta milanese della libreria Hoepli,
tutte edizioni settecentesche. ci piace pensare proprio a uno di quei Sabato del bi-
Veniamo al Furioso del 1532, l’esemplare cer- bliofilo organizzati dal grande Mario Armanni, e
tamente più prezioso e rappresentativo dell’intera rievocati in un aureo libretto di Raffaele Carrieri.14
raccolta (benché mutilo della carta A1, sostituita da L’esemplare del 1532 era appartenuto in origine a
un facsimile su disegno dell’artista padovano Giu- uno degli ultimi discendenti della famiglia degli
seppe Durer): Orlando furioso di messer Ludovico Ariosti di Ferrara e, dopo svariate peregrinazioni,
Ariosto nobile ferrarese, impresso in Ferrara per mae- era stato depositato negli anni Venti presso la Bi-
stro Francesco Rosso da Valenza, il primo d’ottobre blioteca Nazionale di Torino. Proprio in quegli
1532.12 Il volume è conservato in una legatura ot- anni Debenedetti stava approntando la propria edi-
tocentesca in marocchino rosso ed è l’unico esem- zione critica del Furioso e la consultazione del-
plare superstite stampato su grand papier, cioè con l’esemplare depositato a Torino gli era di estrema
gli ampi margini conservati, così come viene anche utilità. In seguito, come visto, ebbe poi l’opportu-
indicato in oro al dorso, un volume dichiarato nel nità di acquistarlo. Il pedigree di questo volume del
1967 di «interesse culturale» dal Ministero della 1532 è di notevole importanza e la scheda in cata-
Pubblica Istruzione. Anche la peregrinazione del logo giustamente lo documenta:15 prima di giun-
volume racchiude una storia a sé che è forse utile gere a Santorre Debenedetti, che a sua volta lo
rievocare, così come fece molto più dettagliata- destinò al pronipote Cesare Segre (e questi per te-
mente Conor Fahy nel suo ampio saggio del stamento all’Ariostea di Ferrara16), il libro era ap-
1989.13 Il volume ferrarese stampato da Rosso da partenuto a Gaetano Melzi, Paolo Antonio Tosi e
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volumi dell’edizione remondiniana delle Opere in Giuseppe Agnelli (1856-1940) e Giuseppe Rave-
versi e in prosa (Bassano 1798).23 gnani (1895-1964), studiosi (e in seguito entrambi
Lo spirito col quale Cesare Segre ha inteso la- direttori dell’Ariostea) a cui bibliografi e studiosi
sciare in eredità culturale e scientifica alla Biblio- dell’Ariosto sono debitori per un’opera di grande
teca ferrarese il proprio patrimonio bibliografico, valore scientifico, gli Annali delle edizioni ariostee,24
e in particolare il fondo antico ariostesco, si inqua- la quale, pur se a distanza di anni, mantiene inalte-
dra in una tradizione molto avvertita nella città rato il proprio valore documentario e di reference
emiliana che potrebbe principiare con quelle di book. Così, in quest’ottica di attenzione generale, si
NOTE munale Ariostea, a cura e con uno scritto di delle antiche legature coeve, come fregi, nu-
1
Cesare Segre ha ricordato la figura del Enrico Spinelli, Ferrara, Servizio Biblioteche meri, incisioni o altro. Pratica strumentale
prozio paterno nel suo Per curiosità. Una e Archivi, 2016, p. 5; ne è stata realizzata questa (così come la deleteria soppressione
specie di autobiografia, Torino, Einaudi, anche una tiratura limitata a 100 copie nu- delle sovraccoperte), attuata soprattutto
1999; vedi anche Paolo Di Stefano, Il tesoro merate a mano (si ringraziano Enrico Spi- nelle istituzioni bibliotecarie pubbliche, che
dell’«Orlando furioso», «Corriere della Sera», nelli e Arianna Chendi per l’esemplare di fatto ostacola la “lettura” dei codici ico-
martedì 19 aprile 2016, p. 36. donato). In effetti la distanza di Segre e De- nografici presenti sui volumi, oltre che es-
2
Americo Scarlatti, I buoni libri, in Id., benedetti da vezzi e comportamenti bibliofili sere pratica esteticamente assai discutibile;
Curiosità bibliografiche. Della bibliofilia, in senso stretto si rileva anche da alcuni vedi sul tema Massimo Gatta, Conservare il
della bibliolitia e altre malattie, a cura, e con particolari, ad esempio l’uso di apporre al Novecento. Si, ma non così. Ovvero: un De-
uno scritto, di Matteo Noja, Milano, La Vita dorso dei volumi etichette cartacee recanti pero incerottato, «Cantieri», n. 17, gennaio-
Felice, 2015, p. 18. la segnatura della biblioteca di provenienza; febbraio 2012, pp. 12-13, dove veniva
3
Maria Luisa Meneghetti, Premessa, in tali etichette, incollate senza eccessivi pro- segnalato il caso di due rarissimi calendari
Il Dono Segre Debenedetti alla Biblioteca Co- blemi, coprono alcuni elementi importanti pubblicitari del 1928-29 della Tipografia
66 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
Mercurio di Rovereto, con copertine di For- 2015. nedetti, 3 voll., Bari, Giuseppe Laterza,
6
tunato Depero sulle quali erano state incol- Cfr. Massimo Gatta, Di libro in libro, di 1928 [Scrittori d’Italia, 108-110], ma pub-
late, in maniera casuale e maldestra le volume in volume. Grandi biblioteche private blicato senza l’apparato delle varianti, in
etichette con la collocazione, che di fatto a beneficio di tutti, «la Biblioteca di via Se- quanto la variantistica era invisa a Croce,
impedivano la lettura iconografica delle il- nato», a. VII, n. 9, settembre 2015, pp. 10-18. direttore della celebre Collana e nume tu-
7
lustrazioni deperiane. Cfr. Massimo Gatta, Una vita di avven- telare della casa barese, come si legge tra
4
Secondo Dora Marra, che gli fu biblio- tura, di fede e di passione. Benedetto Croce le righe della simpatica quartina scritta da
tecaria e collaboratrice assai ascoltata, la bi- bibliofilo sui generis, in Tipografia, piccola Francesco Pastonchi su un esemplare delle
blioteca di Croce si poteva configurare quasi editoria e cultura in Molise dall’Unità alla se- Rime e Satire (Venezia, 1583); Santorre De-
come una sua opera ulteriore, assumendo conda guerra mondiale, Atti delle Giornate benedetti, I frammenti autografi dell’Or-
cioè i caratteri di un vero e proprio prodotto di studio, a cura di Giorgio Palmieri e Tania lando Furioso, Torino, G. Chiantore, 1937
intellettuale. Scimone, Campobasso, Tipografia Arti Gra- [Giornale Storico della Letteratura Italiana,
5
Cfr. Ecophilia. Tra i libri di Umberto Eco, fiche ‘La Regione’, 2002, pp. 353-376 e 1]; Idem, Intorno alle “Satire” dell’Ariosto,
a cura di Massimo Gatta, scritti di Oliviero Idem, De bibliotheca. Benedetto Croce, i suoi «Giornale Storico della Letteratura Ita-
Diliberto, Umberto Eco, Frans A. Janssen, libri, la sua biblioteca. Per una bibliofilia sui liana», vol. 122, fasc. 366, 1945, si cita
Stefano Salis, «Cantieri», n. 31, gennaio- generis in Dora Marra, Croce bibliofilo, pre- dall’Estratto, Torino, Bona, 1946. Di San-
marzo 2015, numero monografico. Per al- fazione di Barbara Beth e una testimonianza torre Debenedetti e Cesare Segre (a cura
cune importanti biblioteche private, in di Lidia Croce, contributi di Maurizio Taran- di), Orlando Furioso, secondo l’edizione del
seguito destinate a uso pubblico, vedi Le tino e Vincenzo Trombetta, a cura, e con uno 1532 con le varianti delle edizioni del 1516
stanze della passione. Libri a chi?, a cura di scritto, di Massimo Gatta, Macerata, Biblo- e del 1521, Bologna, Commissione per i
Massimo Gatta, scritti di Claudio Savonuzzi, haus, 2014, pp. [43]-73. Testi di Lingua, 1960 [Collezione, 122], e
8
Giorgio Zampa, Marco Menato, Simone Vol- Vedi ad esempio Ludovico Ariosto, ancora di Cesare Segre, Esperienze arioste-
pato, «Cantieri», n. 33, luglio-settembre Orlando Furioso, a cura di Santorre Debe- sche, Pisa, Nistri-Lischi, 1966 e, dello
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 67
13
stesso, l’edizione critica e commentata di Cfr. Conor Fahy, L’Orlando furioso del dei libri. Quando Venezia ha fatto leggere il
Ludovico Ariosto, Satire, Torino, Einaudi, 1532. Profilo di un’edizione, Milano, Vita e mondo, Milano, Garzanti, 2012, p. 22; ma
1987 [Collezione di poesia, 195]. Pensiero, 1989, l’esemplare vedi anche Guido Davico Bonino, Lo scrit-
9
Cfr. Enrico Spinelli, Il Dono “Segre De- Debenedetti/Segre è segnalato a p. 27, tore, il potere, la maschera, Padova, Liviana,
benedetti”, in Il Dono Segre Debenedetti alla scheda 17. 1979, p. 72.
14 18
Biblioteca Comunale Ariostea, cit., p. 17. Raffaele Carrieri, Il sabato del biblio- Arianna Chendi, Catalogo, cit., pp. 28-
10
Alessandra Chiappini (a cura di), Pa- filo, Milano, Giovanni Scheiwiller per gli 29, scheda 7.
19
lazzo Paradiso e la Biblioteca Ariostea, Amici del libro, 1936; di recente ristampato Ibidem, p. 29, scheda 8.
20
Roma, Editalia, 1995, p. 162. dalla casa editrice Henry Beyle, Milano, Ibidem, p. 30, scheda 9.
11 21
All’editio princeps del 1516 in 40 Canti 2009, II ediz., ivi 2011. Ibidem, p. 30-31, scheda 10.
15 22
seguì, nel 1521, una seconda edizione am- Arianna Chendi, Catalogo, cit., p. 28. Ibidem, pp. 43-44, schede 28-29.
16 23
piamente rivista; infine sul limine estremo Scrive Segre nel suo testamento reso Ibidem, p. 27, scheda 5.
24
della vita, nell’ottobre del 1532, pochi mesi noto ad aprile del 2014 (Segre era deceduto L’opera era integrata da 94 tavole
prima di morire, Ariosto darà alle stampe a Milano il 16 marzo dello stesso anno): “La- fuori testo e venne pubblicata in 2 volumi a
un’ultima redazione del poema Nuoua- scio a titolo di donazione alla Biblioteca Co- Bologna, da Zanichelli, nel 1933.
25
mente da lui proprio corretto e d’altri canti munale Ariostea di Ferrara l’edizione Il Dono Segre Debenedetti alla Biblio-
nuoui ampliato. dell’Orlando Furioso del 1532, e tutti i miei teca Comunale Ariostea, cit. p. 13.
12 26
Cfr. Arianna Chendi, Catalogo, in Il volumi con opere dell’Ariosto e studi su di Documentati quelli di Leo Samuel Ol-
Dono Segre Debenedetti alla Biblioteca Co- lui della mia biblioteca anteriori al 1800…”, schki, Cesare Segre, Luigi Negri, Sforza, En-
munale Ariostea, cit., p. 28, scheda 6, e p. 4 come riportato in quarta di copertina de Il rico de Herdbott.
27
con la riproduzione del frontespizio, p. 10 Dono Segre Debenedetti alla Biblioteca Co- Documentate quelle di Santorre De-
con la riproduzione del Canto primo, p. [22], munale Ariostea, cit. benedetti (1933), Luigi Negri (1941), Fran-
17
con il colophon. Cfr. Alessandro Marzo Magno, L’alba cesco Pastonchi (1937).
68 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 69
C
ompito arduo quello che fino alla dimensione più mite e
si prefigge la mostra di domestica delle esili sculture in
Palazzo dei Diamanti a filo di Fausto Melotti. Basta que-
Ferrara, con cui si vuole creare, sta campionatura per avere co-
stando alle anticipazioni fornite, gnizione della fortuna iconogra-
un evento espositivo centrale fica costante e quasi senza flessio-
nelle celebrazioni per i cinque- ni di questo testo, senza dimenti-
cento anni dalla prima edizione care la gran copia di cicli pittorici
dell’Orlando Furioso di Ludovico che, dal Cinquecento in poi, han-
Ariosto. Una via, anch’essa non no dato al poema ariostesco la di-
priva di interesse, poteva essere gnità di soggetto per la grande
quella di ripercorrere la fortuna pittura, con il suo racconto caval-
iconografica del poema arioste- leresco adattissimo a ornare le
sco e mostrare come ogni epoca, nobili abitazioni private. Non ul-
fino al Novecento inoltrato, ha tima, poi, la fortuna a stampa del
avuto il ‘suo’ Orlando Furioso, sot- poema apre un ulteriore capitolo
tolineando alcuni aspetti e sfumandone altri, come sull’illustrazione libraria e la sua evoluzione.
ha ben documentato l’imponente volume del 2014 Tutto questo, però, è soltanto uno dei filoni
voluto dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana su narrativi affrontati dalla mostra ferrarese, che non
L’«Orlando Furioso» nello specchio delle immagini. dimentica certamente le ricadute del successo
Persino il Novecento, al crocevia fra arti e lettere e dell’Orlando Furioso nella pittura e nelle arti visive in
reinvenzione dei classici della letteratura, aveva genere del suo tempo, ma va a monte di questo cer-
avuto il suo Orlando, da De Chirico a Savinio, pas- cando nel mondo delle immagini, o almeno in quan-
sando dalla grande pittura murale degli anni Trenta to di quel tempo ci è stato tramandato, le radici del-
l’inventiva ariostesca. Il titolo stesso della mostra lo
Sopra: Ruggero Savinio (1934), Astolfo e l’ippogrifo dichiara in modo eloquente: la domanda a cui si vuo-
(bozzetto ispirato all’Orlando furioso), Roma, Cantiere dei le rispondere è proprio Cosa vedeva Ariosto quando
Poeti. Nella pagina accanto: Pisanello (1390-1455), chiudeva gli occhi, ovvero restituire l’universo di im-
San Giorgio e la principessa (part., 1436-1438 ca.), Verona, magini che popolavano la mente di Ariosto, e su
chiesa di Sant’Anastasia quali esempi visivi antichi o coevi poteva aver mo-
70 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
Sopra: Cosmè Tura (1433-1495), San Giorgio e il drago (part.; 1469), Ferrara, Museo della Cattedrale. Nella pagina
accanto, dall’alto: Ritratto di Ludovico Ariosto, in una incisione preraffaellita della fine del XIX secolo; Giorgione
(1478-1510), Ritratto di guerriero con scudiero detto ‘Il Gattamelata’ (1505-1510 ca.), Firenze, Galleria degli Uffizi
dellato la propria immagine mentale di eroi e cava- il celebre Studiolo di Isabella d’Este a Mantova, e
lieri, delle armi e dei mostri fantastici di cui il poema dall’altra la Melissa di Dosso Dossi, oggi alla Galleria
è disseminato. Borghese di Roma. Il grande dipinto di Mantegna,
Per fare questo sono stati chiamati a raccolta al- che certamente Ariosto deve aver ammirato in occa-
cuni dei capolavori più grandi di tutti i tempi che mo- sione di una visita a Mantova nel 1507 (un anno dopo
strano a livello più alto alcune fra le possibilità inven- la morte del pittore patavino), è stato chiamato in
tive a cui erano arrivati gli uomini del Rinascimento: mostra con l’idea che su quelle immagini possa esser-
a Palazzo dei Diamanti arriveranno opere che aveva- si formato l’immaginario fantastico dello scrittore,
no fatto parte delle raccolte estensi o che Ariosto po- che certamente poteva trovare un ampio repertorio
teva comunque aver visto perché appartenenti a col- di spunti nei ‘Vizi’ che Mantegna aveva personificato
lezioni di famiglie legate al duca di Ferrara. combinando anatomie umane e animali, non senza
Basterebbero due esempi per mostrare la tenu- continui riferimenti al mondo della mitologia, come
ta dell’esposizione e comprendere meglio le polarità se da Mantegna si potesse rievocare Ovidio e, attra-
entro cui si muove: da una parte la grande tavola di verso le Metamorfosi e la loro sconfinata fortuna visi-
Venere che scaccia i vizi dal giardino delle Virtù di An- va rinascimentale, risalire alle descrizioni di animali
drea Mantegna, prestata dal Louvre e realizzato per e figura fantastiche. È innegabile, in tale prospettiva,
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 71
Sopra: Andrea Mantegna (1431-1506), Venere che scaccia i vizi dal giardino delle Virtù (1502), Parigi, Museo del Louvre.
Nella pagina accanto, dall’alto: Dosso Dossi (1474-1542), Melissa (1531), Roma, Galleria Borghese
cento, erano anche quelle della famosa ‘scena di bat- grafia di cui proprio a Ferrara si erano visti degli
taglia’ leonardesca o, presente sempre in mostra, il esempi significativi, per esempio tramite la pittura di
famoso combattimento di dieci corpi nudi, apice Cosmè Tura. Ma la controparte di San Giorgio è an-
della produzione incisoria di Pollaiolo. In questo che il drago, protagonista della sezione dedicata a “Il
modo è possibile mostrare sotto quali aspetti diversi meraviglioso e l’esotico”, come sta a ricordare un al-
la corte poteva intendere quel tema, che volentieri si tro San Giorgio che sconfigge il drago, anch’esso
declinava nell’uso della ‘giostra’ come intratteni- ospite d’eccezione, dipinto da Pisanello.
mento cortese, che introduce alla seconda sezione Queste apparizioni ‘notturne’, probabilmente
dedicata all’immagine del cavaliere, impersonato dal imparentabili con quelle che il poeta poteva immagi-
dipinto di Giorgione appena ricordato, ma anche nare con la propria fantasia ‘a occhi chiusi’, confer-
rievocato attraverso uno dei Santi guerrieri per ec- mano oltretutto quella oscillazione fra persistenze
cellenza (che godeva di grande fortuna ai tempi di tardogotiche e rinnovamento del linguaggio verso la
Ariosto): San Giorgio che sconfigge il drago, icono- ‘maniera moderna’, mostrando non solo una convi-
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 73
N
el patrimonio librario della Biblioteca di tesco Simone Fornari1 e uno dei più noti poemi usci-
via Senato si individua un corpus arioste- ti dalla penna di un epigono ariostesco, ossia La mor-
sco di non disprezzabile interesse (una te di Ruggiero di Giovanni Battista Pescatore che la
trentina di edizioni distribuite lungo l’arco cronolo- ben nota bibliografia compilata negli anni Trenta
gico XVI-XX secolo), sul quale è necessario fare qui del Novecento dalla coppia Giuseppe Agnelli - Giu-
ordine. Così infatti impongono, sul piano bibliogra- seppe Ravegnani (Bologna, Zanichelli, 1933) censi-
fico, le ricorrenze. Chiarisco innanzitutto che faccio sce infatti tra gli adattamenti e le continuazioni del
volontariamente spazio anche a un paio di edizioni Furioso. Riguardo quest’ultimo dirò subito che si
non di paternità ariostesca, ma che al Furioso riman- tratta dell’edizione, assai rara (EDIT16 ne censisce
dano: l’imponente Spositione del critico cinquecen- infatti due sole copie in biblioteche pubbliche italia-
Nella pagina accanto e sotto: Orlando furioso, Venezia, Stefano Orlandini, 1730: frontespizio e tavola incisa. Sotto a destra:
Orlando furioso, Venezia, eredi di Vincenzo Valgrisi, 1580, frontespizio
76 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
Da sinistra: I Suppositi comedia, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari e fratelli, 1551, frontespizio; Rime et satire di M. Lodovico
Ariosto, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1568, frontespizio e ritratto dell’Ariosto
ne), stampata da Comin da Trino nel 1550. canto è infatti introdotto da una silografia a piena pa-
Il catalogo dell’Ariosto in via Senato principia gina di dimensioni maggiori di quelle impiegate nel-
da un esemplare dell’edizione veneziana della com- le edizioni precedenti. Non è questa l’unica edizione
media Cassaria impressa nel 1538 dal tipografo di valgrisiana della BvS. Il fondo antico riserva infatti la
origini ferraresi Niccolò Zoppino. Anche la seconda sorpresa di altre quattro edizioni del Cinquecento,
edizione, in ordine cronologico, rimanda all’Ariosto nient’affatto banali: in rigida successione cronologi-
commediografo: si tratta de I Suppositi impressi dal ca, la nuova edizione valgrisiana del 1565 (in un
Giolito nel 1551. Il Furioso entra in scena con una esemplare appartenuto a quel “Collegio dei Nobili”
delle edizioni più celebri, ossia l’edizione in quarto fondato in Urbino nel 1699 per volontà dell’urbina-
illustrata pubblicata dall’editore veneziano Vincen- te Gianfrancesco Albani, futuro papa Clemente XI);
zo Valgrisi nel 1558, a due anni di distanza dalla pri- quella nel minutissimo formato in 12° dei fratelli
ma edizione con la sua marca tipografica. L’edizione Guerra datata 1568 (piuttosto rara, tanto che
rappresenta uno snodo cruciale nella vicenda edito- EDIT16 ne censisce solo tre copie in biblioteche ita-
riale del Furioso sia dal punto di vista testuale sia da liane); ancora un’edizione Valgrisi del 1580 in un
quello iconografico. Curata dal poligrafo viterbese esemplare con ex libris del celebre collezionista
Girolamo Ruscelli, che corredò il testo dell’Ariosto Giorgio Fanan (autore della Drammaturgia rossinia-
di annotazioni al termine di ogni canto e di una serie na. Bibliografia dei libretti d’opera, di oratori, cantate ecc.
di apparati (tra cui un «vocabolario di tutte le parole posti in musica da Gioachino Rossini, Roma, IBIMUS,
oscure»), presenta un imponente apparato illustrati- 1997), frammenti della cui raccolta libraria (Fratta
vo a lungo attribuito al pittore Dosso Dossi: ogni Polesine, Rovigo) riaffiorano ancora sul mercato an-
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 77
tiquario (segnalo a esempio un paio di edizioni di De Senato: datata 1603, è sottoscritta da Felice Valgrisi,
Amicis presso la torinese Galleria Antiquaria Gili- erede dell’editore-tipografo Vincenzo che a metà
bert e la prima edizione 1809 del poemetto Urania di Cinquecento aveva rivoluzionato il format del Furio-
Manzoni passato da Philobiblon). Il nucleo dei Furiosi so con una serie di edizioni in quarto illustrate. In ef-
del Cinquecento presso la BvS si chiude con la più fetti l’edizione del 1603 prolunga nel nuovo secolo
scenografica edizione del secolo decimosesto, licen- l’eco di queste edizioni, da cui discendono infatti sia
ziata da Francesco de’ Franceschi nel 1584. La son- gli apparati esegetico-paratestuali sia il corpus icono-
tuosa edizione veneziana del 1584 si segnala, fin dal grafico. Il nucleo seicentesco comprende anche en-
frontespizio inquadrato in un’elaborata cornice ar- trambe le edizioni impresse da Niccolò Misserini nel
chitettonica, per un eccezionale corredo iconografi- minutissimo formato in 24° (1609, 1617), la prima
co: offre infatti al lettore, per la prima volta, il testo delle quali ancora con provenienza Giorgio Fanan.
del poema accompagnato da incisioni su rame a pie- Curiosa testimonianza della fortuna dialettale del
na pagina realizzate dall’incisore padovano Girola- poema è la rara edizione veneziana del 1610 che con-
mo Porro (1529-1600). Anche la provenienza del- tiene, oltre alle rime «in lingua rustica padovana»
l’esemplare è di altissimo prestigio. Una serie di ex li- del pittore e poeta Giovanni Battista Maganza
bris rimanda infatti al più raffinato collezionismo ot- (1509-1589), meglio noto col soprannome di Maga-
tocentesco d’Oltremanica. Ultimo possessore fu gnò, la versione in dialetto padovano del primo can-
Michael Tomkinson, la cui straordinaria collezione to dell’Ariosto.
di manoscritti e libri a stampa andò all’incanto nel Assai più numerose sono le edizioni settecente-
1922. Disiecta membra riaffiorano oggi alla macchia: sche, alcune delle quali di altissimo pregio tipografi-
a lui appartennero, a esempio, alcuni incunaboli co-editoriale. Si comincia dall’importante edizione
oggi alla Bodleian Library di Oxford.2 Così come la veneziana, in due tomi, con frontespizio in inchio-
Biblia latina, Venezia, Franciscus Renner de Heil- stro rosso e nero, licenziata da Stefano Orlandini nel
bronn, 1483 (ISTC ib00578000) oggi alla Lambeth 1730. L’edizione è particolarmente apprezzata per la
Palace Library di Londra (con segnatura [ZZ] ricchezza dei contenuti paratestuali e il corredo ico-
1483.9); e le due edizioni Laurentius Valla, Elegan- nografico. Ciascun canto è infatti preceduto, come
tiae linguae latinae, Venezia, Nicolaus Jenson, 1471 di consueto, dall’Argomento e da un’Allegoria, che
(ISTC iv00051000) e Marcus Tullius Cicero, Ora- in questa edizione sono però quadruplicati: di cia-
tiones, Venezia, Adam de Ambergau, 1472 (ISTC scun Argomento viene infatti offerta la versione di
ic00543000), entrambe oggi Oltreoceano (rispetti- Giammario Verdizotti, Scipione Ammirato, Lodo-
vamente Northampton MA, Smith College, Morti- vico Dolce e Orazio Toscanella; di ciascuna Allego-
mer Rare Book Room, Inc V-51; Princeton Univer- ria la versione di Clemente Valvassori, Girolamo
sity, Department of Rare Books and Special Collec- Ruscelli, Tommaso Porcacchi e del Toscanella. Il
tions, Grenville Kane Collection, EXKA Incunabu- lettore vi trova inoltre ben tre versioni della Vita
la 1472). Completano il nucleo cinquecentesco dell’Ariosto (rispettivamente di Giovan Battista Pi-
presso la BvS la silloge, aperta dalle Satire dell’Ario- gna, Girolamo Garofalo e Simone Fornari), un cata-
sto, stampata dal Bevilacqua nel 1563 e l’edizione logo delle migliori edizioni del Furioso, le Osservazio-
giolitina delle Rime e delle Satire licenziata nel 1568, ni del Lavezzuola, i luoghi comuni scelti dal Tosca-
di cui EDIT16 registra solo quattro copie in bibliote- nella, l’indice delle stanze del Rota, I cinque canti che
che italiane. seguono la materia del Furioso, infine le commedie in
Editorialmente importante è anche la prima prosa e in verso dell’Ariosto. Quanto all’elemento il-
edizione seicentesca presente nel fondo antico di via lustrativo, comprende un ritratto dell’Autore dise-
78 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
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80 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
Da sinistra: Orlando furioso, Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1584, frontespizio; Comedia di messer Lodovico Ariosto
intitolata Cassaria, Venezia, Niccolò Zoppino, 1538, frontespizio; Giovanni Battista Pescatore, La morte di Ruggiero,
Venezia, Comin da Trino, 1550, frontespizio
2 mena con angoli; fregi dorati e tito- Ariosto. Hercole Bentivogli. Luigi Ale-
SIMONE FORNARI, La Spositione lo in oro su tassello rosso al dorso. manni. Pietro Nelli. Antonino Vinci-
di M. Simon Fornari da Rheggio sopra Tre note di possesso di mano cin- guerra. Francesco Sansovino. E d’altri
l’Orlando Furioso di M. Ludovico que-seicentesca al frontespizio (Ca- scrittori. Con un discorso in materia
Ariosto. Firenze, Lorenzo Torrenti- roli Hiacinti; Hippolito Magnora- della satira. Di nuovo raccolti per
no, 1549-1550. valli; De Magistris). Francesco Sansovino, Venezia,
In 8°, 2 voll., pp. 795 [5], 12 [4] Niccolò Bevilacqua, 1563.
345 [3]. 5 In 8°, cc. [8] 206 [2].
EDIT16 CNCE 19529. Orlando furioso di M. Lodovico AGNELLI-RAVEGNANI, II, p. 19;
Milano, BvS: legatura ottocen- Ariosto, tutto ricorretto, et di nuove fi- EDIT16 A2707; EDIT16 CNCE
tesca in mezza pelle con angoli; fre- gure adornato. Con le annotationi, gli 2741.
gi e titolo in oro al dorso; in custo- avvertimenti, & le dichiarationi di Gi- Milano, BvS: esemplare in lega-
dia. Nota di possesso: Giovanni rolamo Ruscelli. La vita dell’autore, tura ottocentesca firmata Charles-
Crocetti. descritta dal signor Giovan Battista François Capé in pieno marocchino
Secondo esemplare: legatura Pigna, Gli scontri de’ luoghi mutati marrone con fregi e titoli in oro al
ottocentesca in mezza pelle con an- dall’autore doppo la sua prima impres- dorso; cornici impresse a secco ai
goli con supra libros MDU. sione. Il Vocabolario di tutte le parole piatti con decorazione ai piccoli fer-
oscure, et altre cose utili & necessarie. ri in oro negli angoli e decorazione
3 Aggiuntavi in questa seconda impres- ornamentale ovale centrale; un-
GIOVANNI BATTISTA PESCATO- sione la Dichiaratione di tutte le istorie, ghiatura à dentelles; tagli dorati.
RE, La morte di Ruggiero continuata et favole toccate nel presente libro, fatta
alla materia de l’Ariosto, con ogni riu- da M. Nicolo Eugenico, Venezia, Vin- 7
scimento di tutte l’imprese generose da cenzo Valgrisi, 1558. Orlando furioso di M. Lodovico
lui proposte, & non fornite, Venezia, In 4°, 2 parti in 1 vol., pp. [24] Ariosto, tutto ricorretto, et di nuove fi-
Comin da Trino, 1550. 552, [140], ill.: frontespizio in cor- gure adornato. Con le annotationi, gli
In 4°, cc. 209 [3]. nice silografica con ritratto dell’au- avvertimenti, & le dichiarationi di Ie-
AGNELLI-RAVEGNANI, II, p. tore in medaglione; 46 tavole silo- ronimo Ruscelli. La vita dell’autore,
207; EDIT16 CNCE 74347. grafiche a piena pagina racchiuse in descritta dal signor Giovan Battista
Milano, BvS: esemplare con cornice. Pigna. Gli scontri de’ luoghi mutati
timbro «Bibliothèque du docteur AGNELLI- RAVEGNANI, I, pp. dall’autore doppo la sua prima impres-
Raymond Caizergues Estelle». 108-110; EDIT16 A2674; EDIT16 sione. La dichiaratione di tutte le isto-
CNCE 2708. rie, & favole toccate nel presente libro,
4 Milano, BvS: esemplare in lega- fatta da M. Nicolò Eugenico. Di nuovo
I Suppositi comedia, Venezia, Ga- tura in pelle sei-settecentesca; dor- aggiuntovi li Cinque canti, del medesi-
briele Giolito de’ Ferrari e fratelli, so a nervi con motivo floreale dora- mo autore. Et una tavola de’ principij
1551. to; doppia cornice a filetti sui piatto di tutte le stanze. Con altre cose utili, &
In 12°, cc. 43 [3]. con motivo decorativo dorato negli necessarie, Venezia, Vincenzo Val-
AGNELLI-RAVEGNANI II, pp. angoli; tagli dorati; supra libros grisi, 1565.
103-104; EDIT16 A2635; EDIT16 MDU. In 4°, pp. [16] 654 [34], ill.:
CNCE 2669. frontespizio in cornice silografica
Milano, BvS: esemplare in lega- 6 con il ritratto dell’autore in meda-
tura novecentesca in mezza perga- Sette libri di sattire di Lodovico glione; 51 tavole silografiche a pie-
82 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
33
Orlando furioso (tradotto in dia-
letto bolognese), Bologna,Stampe-
ria reale, 1865 (L’Urland Furios d’
mssir Aldvigh Ariost tradutt in bulgnes
da Eraclit Manfred, Bulogna 1865. Pr’
i torch dla stampari real).
In 4°, pp. [10] 414.
AGNELLI-RAVEGNANI, II, pp.
240-241.
Milano, BvS, legatura in mezza
luglio / agosto 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 87
34
L’Orlando Furioso di Lodovico
Ariosto. Con l’aggiunta dei cinque can-
ti, dei frammenti epici e della vita di lui
descritta da Simone Fórnari. Edizione
adorna d’incisoni e dichiarata con note
del Fórnari, del Ruscelli, del Barotti,
del Panizzi, del Bolza e d’altri valenti
per cura di Eugenio Camerini, Mila-
no, Francesco Pagnoni, 1870.
In 4°, pp. XXX 1232, ill.: ritratto
di Lodovico Ariosto all’antiporta, 96
silografie a testo.
AGNELLI-RAVEGNANI, I, p. 239 1886. In 4°, 4 voll., pp. 362, 450, 445,
con data 1869. In 8°, pp. XI [1] 745 [2], ill.: 517 429.
Milano, BvS: esemplare in lega- incisioni. AGNELLI-RAVEGNANI, I, p. 254.
tura amatoriale in pieno marocchi- AGNELLI-RAVEGNANI, I, p. 243. Milano, BvS: esemplare in legatu-
no bordeaux, cornice decorativa in Milano, BvS: esemplare in lega- ra in mezza pelle con angoli. Esempla-
oro ai piatti, dorso a 4 nervi e 5 tura in mezza pelle (a firma De Stefa- re n. 479 di 600 esemplari numerati.
scomparti, uno con i titoli in oro e 4 nis, Milano) con piatti in tela, con
con cornicette decorative e un fre- motivo decorativo a secco e titolo in
gio centrale in oro, dentelles dorate, oro sul piatto anteriore. NOTE
risguardi in seta. In custodia carto- 1
Sul quale si veda la voce a cura di
nata marmorizzata. Sec. XX ROSARIO CONTARINO, in Dizionario Biografi-
co degli Italiani, XLIX, Roma, Istituto della
35 36 Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 80-82.
Orlando furioso corredato da note Orlando furioso di Ludovico Ario- 2
A catalogue of books printed in the
storiche e filologiche e illustrato da Gu- sto. Volume primo [-quarto], Spoleto, fifteenth century now in the Bodleian Li-
stavo Doré con 517 incisioni intercalate Claudio Argentieri edizioni d’arte, brary, by Alan Coates et alii, VI, Oxford,
nel testo, Milano, Fratelli Treves, 1931. University Press, 2005, p. 2925.
88 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
La riflessione
Sulle elezioni: pensieri
amari e disincantati
Il voto, l’astensione e i pericoli della democrazia
CLAUDIO BONVECCHIO
A
urne chiuse e a candidati tivi è un segnale di preoccupante
eletti, s’impone - ora - disperazione di cui nessuno tiene
una riflessione comples- conto: se non marginalmente e
siva, spassionata e lontana da pre- transitoriamente. Poi, viene di-
se di posizioni di parte. D’altron- menticato. Lo dimenticano i vin-
de, la volontà dei cittadini si è citori delle elezioni che esultano
espressa e come vuole la regola per la loro effimera vittoria, ma lo
democratica non è lecito (anche dimenticano pure i perdenti, più
se verrebbe la tentazione di farlo) all’80% o al 60%. La loro vittoria preoccupati dell’esito infausto
interrogarsi sulla intelligenza dei - ed è uno dei tanti paradossi della della loro tattica personale o di
votanti, sulle loro scelte e sulla democrazia - segna, di conse- partito che non di una complessi-
maturità che dovrebbe motivar- guenza, una pesante sconfitta del- va visione del sistema democrati-
le. Ma la dittatura del ‘politica- la democrazia. Infatti, se circa il co. Entrambi non sembrano per-
mente corretto’ ci impone di evi- 50% degli aventi diritto non vota, cepire che se non si cambia stra-
tare simili interrogativi. Quello vuol dire che la metà del popolo tegia, avvicinando nuovamente la
su cui, però, nessuno può oppor- italiano non crede più nel voto, politica ai cittadini, la democra-
re censure - malgrado il citato nella politica, nei possibili vinci- zia si trasformerà in una delle tan-
‘politicamente corretto’ - sono i tori della competizione elettora- te virtualità di cui la società mo-
numeri: inoppugnabili e inquie- le, nelle loro promesse e nella derna usa ad abundantiam. Non
tanti. Tutti gli eletti cantano vit- possibilità che il voto espresso bisogna, però, mai dimenticare
toria, sbandierando le percentua- possa essere utile al paese. È un se- che - almeno a oggi - non esisto-
li dei voti ottenuti: Raggi, a Ro- gnale ‘forte’ (anche se non nuovo no valide e efficaci alternative alla
ma, il 67,15%; Sala, a Milano, il e non solo italiano) che la demo- democrazia. Significa che dob-
51, 70%; Appendino, a Torino, il crazia, così come è stata concepita biamo restituirla alla sua funzio-
54, 56%; De Magistris, a Napoli, e attuata, non tiene più. Non ri- ne di strumento operativo di coe-
il 66% e così via. Tutto bene ma, sponde più, nella sua forma parti- sione sociale e di strumento per la
in questo tripudio di vincitori, si tica tradizionale, alle necessità dei realizzazione del bene comune e
dimentica che ha votato il cittadini che hanno un solo modo di un sempre migliore modus vi-
52,52% degli aventi diritto. per evidenziare un disagio, tanto vendi. Altrimenti, rischiamo di fi-
Quindi, i loro sbandierati risulta- profondo quanto in costante au- nire in un precipizio. Se lo ricor-
ti vanno riportati solo alla metà mento: quello di astenersi dal vo- dino i vincitori e i vinti: prima che
dei votanti: non già al 100% o to. A voler essere sinceri e ogget- sia troppo tardi.
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90 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
«A
lzando gli occhi al
mare, vide Orlando chi delle stufe escono intanto «il
venire a vela in fretta salso granchio» con raffinata
un navilio leggier». Virò e attraccò emulsione di arancia navel e i go-
la «barca, non molto grande e poco losissimi raviolini di branzino con
carca», proprio sulla spiaggia, tra il zucchine trombette e scampi. Si
mare e il monte, nel piccolo golfo guardano Orlando e Angelica, co-
di Bergeggi. Ne discese «Angelica me mai si erano guardati prima,
bella». Il «desio d’amor d’essa» Ristorante Claudio mentre sulla bella terrazza «per-
Via 25 Aprile, 37
spinse il nobile paladino di Carlo cuote il sole; e stassi cheto ogni au-
Bergeggi (Sv)
Magno a correrle incontro, rimi- Tel. 019/859750 gello all’ombra molle: sol la cicala
randola. La vista della«beltà di lei» col noioso metro fra i densi rami
gli imporporò il volto. Finalmente del fronzuto stelo le valli e i monti
soli, finalmente congiunti, dopo suoi fortunati ospiti. «Il grosso assorda, e il mare e il cielo». Il son-
tante avventure. Così i due princi- tonno, muli, salpe, salmoni e cora- tuoso foie gras ripieno di aragosta
pali protagonisti dell’Orlando fu- cini», e tanto altro ancora. E poi desta ancora di più «il desio
rioso di Ludovico Ariosto (opera misteriose ostriche, enormi abalo- d’amor»: l’avvolgenza del fegato e
che la Biblioteca di via Senato pos- ni, tentacolari percebes. E quindi la dolcezza del crostaceo è sponsa-
siede in numerose preziose edizio- arancioni aragoste, astici dalle le d’armonia. E non altrimenti po-
ni, antiche e moderne, fra cui an- possenti chele e scampi dolci e ro- trebbe essere: è cucina d’infinito
che quella, grandiosa, stampata a sati. Come la maga Alcina «i pesci amore quella di Claudio!
Milano, nel 1967, da Electa, in 350 uscir fa de l’acque con semplici pa- Che vino accompagnare a
esemplari numerati e adorni delle role e puri incanti» così Claudio, tali piatti? Un inebriente e pro-
158 tavole litografiche di Fabrizio insieme a sua figlia Lara, li cucina fondo Krug rosé potrebbe esser
Clerici) salirono insieme il monte con ugual malia. In tavola, mentre la giusta scelta, per gli aromi deli-
per raggiungere, fra gli ulivi e i li- il bouquet di crostacei agli agrumi cati e la possanza della beva. Alle
moni, la splendida e romantica ter- vapora di mare e di arancio, avvol- dolci scambievoli tenerezze nep-
razza di Claudio Pasquarelli. Per gendo i due amanti, già giunge il pure scampano i cibi e il vino.
lui, ogni giorno, da decenni ormai, grande fritto di pesci. È «prova Perché qui, su questa terrazza,
la «possente Alcina trae tutti li pe- dura assai» resistere a questo do- tutto è armonia e sempre l’amore
sci al lito, che volea». Claudio sa rato piatto. I piccoli croccanti ca- trionfa, «con cor sincero e con
come prepararli, per la felicità dei lamaretti, quasi eterei appaion nel perfetta fede».
92 la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2016
con parecchie riviste. di Montagna, si occupa dell’opera di Giordano organizzato diverse mo-
Tra i suoi titoli: Libri prevalentemente di Bruno. A lui si devono le stre bibliografiche dedica-
da ridere: la vita e i libri di Grande Guerra. prime traduzioni italiane te a editori, editoria azien-
Angelo Fortunato For- Collaboratore Rai, del Camoeracensis Acroti- dale e aspetti paratestuali
HANNO míggini (2005); Macchi- scrive su molte testate. smus (2008), della Summa del libro (ex libris).
COLLABORATO ne fantastiche (2007); Membro del comitato terminorum metaphysi- Collabora alla pagina
Alfabeto Camus (2011); scientifico del Festival In- corum (2010) e degli Arti- domenicale de «Il Sole 24
A QUESTO Ossa cervelli mummie e ternazionale della Storia culi adversus mathemati- Ore» e al periodico «Char-
capelli (Quodlibet 2016). di Gorizia, è uno dei re- cos (2014). ta». È direttore editoriale
NUMERO Traduttore dal fran- sponsabili del progetto Tra le sue numerose della casa editrice Biblo-
cese, ha da ultimo pub- èStoriabus. pubblicazioni si ricordano: haus di Macerata specia-
blicato L’incendio e altri Tra i suoi saggi più re- La coincidenza degli oppo- lizzata in bibliografia, bi-
racconti di Irène Némi- centi: La conquista del- sti (2005), Io dirò la verità bliofilia e “libri sui libri”
rovsky, Il cervello non ha l’Adamello (2009), Da (2012) e Il profeta dell’uni- (books about books), e fa
pudore di Jules Renard, Yalta all’11 settembre verso infinito (2015). parte del comitato diretti-
Fisiologia del flâneur di (2010) e La conquista del Dal 1998 cura il sito vo del periodico «Cantieri».
Louis Huart. Sabotino (2012), finalista internet www.giordano- Numerose sono le sue
al premio Acqui Storia bruno.com, punto di riferi- pubblicazioni e i suoi arti-
2013. mento per appassionati e coli.
studiosi di tutto il mondo.
COLLEZIONISMO
LIBRI Futurmughini:
BVS: ARTE L’editoria verso la
Elena Schiavi del Collage dispersione
e il sale della terra de ’Pataphysique di massimo gatta
di luca piva di antonio castronuovo
RIFLESSIONI
STORIE DI CARTA EDITORIA Quando l’Italia
Fra gli scaffali: Grandi editori: avrà un governo
librerie da leggere l’altro Mondadori islamico
di massimo gatta di massimo gatta di gianfranco de turris
la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato
mensile, anno vii Milano n. 3 – marzo 2015 mensile, anno vii Milano n. 4 – aprile 2015 mensile, anno vii Milano n. 5 – maggio 2015 mensile, anno vii Milano n. 6 – giugno 2015 mensile, anno vii Milano n. 7/8 – luglio/agosto 2015
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SUL NOLANO e letteratura Renato Serra
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e il vincolo Attraverso l’Italia ‘sciupata’
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di antonio castronuovo
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LIBRO DEL MESE i volumi proibiti IL LIBRO DEL MESE LIBRO DEL MESE ‘Speciale Serra’
La grotta delle di massimo gatta
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di luca pietro nicoletti ISSN 2036-1394
la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato la Biblioteca di via Senato
mensile, anno vii Milano n. 9 – settembre 2015 mensile, anno vii Milano n. 10 – ottobre 2015 mensile, anno vii Milano n. 11 – novembre 2015 mensile, anno vii Milano n. 12 – dicembre 2015 mensile, anno viii Milano n. 1 – gennaio 2016
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mensile, anno viii Milano n. 2 – febbraio 2016 mensile, anno viii Milano n. 3 – marzo 2016 mensile, anno viii Milano n. 4 – aprile 2016 mensile, anno viii Milano n. 5 – maggio 2016 mensile, anno viii Milano n. 6 – giugno 2016
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