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Fondazione Istituto Gramsci

Gramsci dirigente politico


Author(s): Paolo Spriano
Source: Studi Storici, Anno 8, No. 2 (Apr. - Jun., 1967), pp. 227-256
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20562867 .
Accessed: 23/02/2014 15:35

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GRAMSCI DIRIGENTE POLITICO

Nel fervore di ricerche e di dibattiti sulla figura e l'opera di


Gramsci che l'occasione del trentesimo anniversario della morte
sta suscitando, it discorso su Gramsci dirigente politico torna in
primo piano. Si avverte maggiormente l'esigenza di illuminare
it nesso tra il teorico e l'uomo d'azione, almeno per tre motivi,
o meglio ordini di problemi: per situare concretamente il rapporto
di Gramsci con Lenin, il leninismo, itmovimento comunista in
temazionale; per cogliere il <<raccordo? tra itmomento ordino
dei consiglidi fabbrica,nel biennio I9I9
vista, dell'elaborazione
20, e la riflessione dei Quaderni; per fissare i termini di una dialet
tica reale tra l'opera di creatorepolitico - che e cosi tipica di Gram
sci - e la situazione in cui essa Si immerge, nel # tempi di ferro
e di fuoco >, precisamente quelli che corrono tra il I92I e ii 1926.
Senzaquestaperlustrazione proprio la ricercadeimotivi ispiratori
dei Quaderni(la criticadelle <<insufficienze?democratichedel Ri
sorgimentoe delle # insufficienze>> rivoluzionariedelmovimento
socialista, it giudizio sul fascismo, la problematicadell'egemo
nia proletaria)resterebbe monca e disorganica.
Basta fissarequesti interrogativi,queste direzioni di indagine
per comprenderecome essi costituiscano materia di studioperun
lungo periodo e richiedanocontributimolteplici: attendono,del
resto,un alimentoessenzialedallapubblicazionedegli scrittipub
blicistici di Gramsci, ancora # inediti # o quasi (quelli tra il 1923
e it I926) che si spera di possedere entro l'anno e dall'edizione
critica dei Quaderni, che richieder"aprobabilmente un tempo pitu
lungo, un triennio almeno. Nondimeno, it rinnovato interesse
di lettura e di interpretazione si appunta sul Gramsci dirigente
politico come sull'aspetto che consente sin d'ora di sciogliere al
cuni nodi intricati.Non a caso, al recenteConvegno di Cagliari
quasi tutte le relazioni- in particolarequelle di Eugenio Garin,
di Ernesto Ragionieri e di Massimo L. Salvadori - insistevano
sul punto, e in linea di metodo e nel merito.

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Eugenio Garin scriveva: <<


E chiaro che una giusta impostazione
della problematicagramsciananon dovrebbe prescinderene da
una disamina completa delle sue esperienze politiche ne dal tenta
tivo di reimpostarein prospettivenuove tutta la storia italiana?1.
Nella relazione del Salvadori si legge:

Gramsci si accosto al Risorgimento con l'animo di un politico rivoluzionario


e con lo scopo di chiarire inmodo realistico l'origine stessa della questione meri
dionale... Questa interpretazione del Risorgimento elaborata da Gramsci puo
essere compresa solo qualora si valuti esattamente iA fatto che fu la meditazione
della storia italiana ed europea del socialismo del primo dopoguerra che gli
fornl gli strumienti teorici per compierla. Senza la critica al Partito socialista non
si capirebbe la critica al Partito d'Azione 2.

E il Ragionieri, a sua volta, osservava: <:C'e nei Quaderni... una


costruzione armoniosa e drammatica nello stesso tempo: dal suo
legame con 1'attualitad
politica essa trae le ragioni di progresso nel
tempo? . Leggere correttamentei Quaderninon si puo dunque
se non intendendo 1'esperienza, i quesiti aperti, i punti acquisiti
dal Gramsci politico. Qui vorremmo semplicementesottoporre
alla discussione spunti e motivi critici che ci pare aver individuato
come quelli sui quali la riflessione e piiu urgente; e sottoporli
schematicamente
perche appaianopi" netti e individuabili.

La maggior parte dei contributi che a questo tema sono venuti


dalmomento della pubblicazionedegli scrittigramscianidell'Or
dine nuovo, 1919-2o e che sono poi stati variamente sollecitati e
influenzatidallo stessodibattitopolitico in atto, in speciedopo il
I956, si e mossa dal confronto tra la teoria politica dei Consigli,
anzi dello Stato, che Gramsciandavaelaborandoe costruendonel
vivo della lotta del <<biennio rosso ?, e it corpo della teoria leni
niana su Stato e rivoluzione,sul partito, sullastrategiadel potere

1 Eugenio Garin, Politica e cultura in Grainsci (Ilproblema degli intellettuali), rela


zione a stampa.
2Massimo L. Salvadori, Gramsci e la questionemeridionale, relazione a stampa.
3 Ernesto Ragionieri, Gramsci e il dibattito teorico nel movimento internazionale,
relazione a stampa.

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operaio, espressasi negli scritti e nella prassi. 11problema ha ancora


irrisolteuna serie di implicazionifilologiche (controllare
minuta
mente quanto e come Gramsci possedesse e conoscesse dell'opera
di Lenin, dal 19I7 al 1921, e quanto approfondisse e completasse
tale studio, nel suo periodo moscovita, 1922-I923) sulla cui impor
tanzaattiro per primo l'attenzionePalmiroTogliatti4. Senonche,
la questione aperta non distoglie dal vedere gia netti delinearsi i
momenti di concordanza, di influenza, e di differenziazione. Credo
si possa affermare che nel primo periodo, il periodo I9I9-I920,
(che e anche, in senso lato, il periodo del momento << consiliare?
di tutto il fronte operaio rivoluzionario in Europa, dalla Russia
Gramsci ritengadel leninismo in primo luogo, -
all'Inghilterra)
esaltandola enormemente - l'indicazione che non si trattera sol
tanto di sostituire, con la presa del potere, una macchina nuova
alla macchina dello Stato borghese, ma che gli ingranaggi di questa
nuova macchina debbano essere gia costruiti prima della presa del
potere. In altri termini, ilmomento costruttivo
dell'azionerivolu
zionaria, che fa parte non secondaria della teoria del potere leni
niana, e colto da Gramsci perfettamente, e da lui solo nel movi
mento operaio italiano e forse europeo5.
A me pare che abbia un nesso strettissimo con questa conquista
concettuale,e sperimentazionepratica delmovimento consiliare
torinese,il rapidoappropriarsi
da parte di Gramscidell'ispirazione
leniniana su un altro punto essenziale. Siamo gia, nel 1917-20,
dinanzi all'assimilazione organica e creativa del problema delle al
leanze di classe? Soltanto, a mio parere, in termini molto generali
e con forzatureschematicheanche se, riprendendola discussione
sul tema nel 1926, quando scrive il famoso saggio sulla questione
meridionale,Gramsci stessoriproponee rivendicale formulazioni
Ordine
essenziali dell'<< nuovo # sull'alleanza tra operai e conta
dini6. Resta vero, infatti,che nel I919-20 Siconcia a cogliere

4 Palmiro Togliatti, II Leninismo nel pensiero e nell'azione di Gramsci (Appunti),


relazione al Convegno di Roma dell'iI-13 gennaio I958, in Studi gramsciani,
Roma, 1958, pp. I9-2I.
5 Cfr. Lenin, I Compiti del proletariato nella nostra rivoluzione, (19I7), in La
Rivoluzione d'ottobre,Roma, I947, p. 58.
6Antonio Gramsci, La Questione meridionale, Roma, I966, pp. I32-34.

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il trattocaratteristicodella successivaindicazionestrategicae tat


tica, ma piu come arco di interessi, come impostazione di metodo,
come attitudine mentale, come modo di intendere i termini della
posta in gioco, che come espressione e strumentazione politica.
Gramsci, cioe, ha sin da quel tempo la tendenza - che diverra
piu spiccata in seguito - di ricondurre costantemente alle loro
dimensioni sociali (di cercare e svelare le dimensioni sociali) i ter
mini di una battaglia di vertici, l'indirizzo di questo o quel partito,
gli schieramentie le contrapposizioni
parlamentari(che segue spes
so con un certo fastidio).
Andare al sodo, al fondo delle antitesi in gioco, badarealle
proporzionidi massa dei fenomenie su queste fareessenzialmente
leva: ecco il tratto distintivo del primo Gramsci politico e che
lo renderanon solo ricettivoma creativonello sforzoulterioredi
tradurrein termini generali l'essenzastessadella strategia (e del
marxismo) di Lenin: l'alleanza tra operai e contadini poveri co
me premessa e come base dell'instaurazione del nuovo potere; il
fronte unico come espressioneorganicadelle forze motricidella
rivoluzione.
Ma, addentrandociin questaperlustrazione,subitoci avvediamo
di come non possa condurre lontano un'esegesi che si fondi sol
tanto su un rapportoteoricoe tendaa discerneresoltantoquanto
vi e di Lenin in Gramsci, quanto di originale, quanto di preso a
prestitoda altri pensatori.Gramsci cerca,opera, simuove, in un
periodo di estrema crisi, sociale e politica e - cio che e piu rile
vante - approfondir"a la propria elaborazionein un periodo nel
quale ilmovimento operaio attraverserauna fase, costante pur
con soprassaltivigorosi, di arretramento,sino alla disfatta e alla
disgregazionesotto i colpi della dittatura trionfante.Cosi, allo
stesso modo che quando si analizza la teoria dei Consigli del I9I9,
non si deve mai scordarequanto l'elemento innegabiledi mito
ideologico
abbia avuto di maieutico, di suscitatoredi energie e di
nuove forme di organizzazione, quanto, al di lIa di certe astrat
tezze paradigmatiche,essa servisse di allenamentorivoluzionario
agli operai protagonistidi un moto reale, allorche si esaminail
Gramsci di Socialismo e fascismo, del 192I-22, o il Gramsci segreta
rio generaledel P.C.I. del I924-26,non si puo non tenerecostante
mente in primo piano questa drammatica contraddizione - che'e

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poi quella stessa del partito sorto a Livorno. La contraddizione na


sce dal fatto che un pensiero politico si cimenta, si evolve, si svi
luppa, nell'affanno di rincorrereuna situazione sempre piiu difficile,
dinanzi a una diminuzione progresiva del peso politico della classe
operaia, del proletariato urbano.
Quando, ad esempio, constatiamo - ed e constatazione moti
vata - che se l'accento di Gramsci batte cosi insistentemente nel
I924-26 sul ruolo dei contadini nella strategia e tattica rivoluzio
nariae ancheperch' - per esplicitasuaammissione7 - e diminuita
di fatto la capacita di direzione e di <<
dittatura espansiva?> sulla so
cieta esercitata dall'operaio di fabbrica del Nord, non percio ve
niamo ad infirmare il valore generale di una indicazione prospet
tica bensi la storicizziamo,ne cogliamo ilmovente contingente
e assillanteche delimitaaltresimeglio le formulazionidel saggio
sulla <quistione meridionale ?.
Rilevare i punti principali del leninismo di Gramsci non porta
percio ad un oscuramentodelle differenziazioniideologichene dei
limiti di una ispirazioneteorico-politica.Una distinzioneche e
fondamentale perche non soggetta a una profonda correzione
neppure dopo il periodo ordinovista, e quella che va fatta tra
Lenin e Gramscisul punto stessodelle prioritae dell'articolazione
Pare possibileaffermareche
necessarienella tatticarivoluzionaria.
mentre in Lenin la coscienza del carattere decisivo che assumono
a un certo punto della crisi rivoluzionarial'elementodi direzione
dall'alto, la funzione del partito come massimo organizzatore e
propulsoredellemasse, e nettissima,prevalente,inGramscil'aspet
dal bassodello Stato nemico, del processo
to dell'aggressione moleco
lare per cui si arriva a creare un dualismo di potere, la ricerca di
nuovi istituti e articolazioni delle masse, partendo dal luogo di la
voro, sono non meno prevalenti e costanti, almeno come punto di
partenza,come procedimentonon solo concettuale,ma d'azione.
Semmai, come vedremo, la differenziazioneverra accettatasto
ricamente da Gramsci non come un punto di allontanamento dal
a societapolitichee civili,
ma come una sua applicazione
leninismo,

7Antonio Gramsci, IIMezzogiorno e il fascismo, <L'Ordine nuovo >),serie III, a.


I, n. 2, I5 marZo 1924.

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quali quelle occidentali, che richiedono una pi' complessa articola


zione della strategiarivoluzionaria.
iEverissimo che Gramsci formula nel I920 con nettezza, e con
cordanza di ispirazione, un concetto del partito e della sua im
portanza che e quello dell'Internazionale comunista; e vero an
che che lo stesso Gramsci considera come componente essenziale
della prassi rivoluzionaria il momento distruttivo, che non gli sfugge
ii valore della rottura rivoluzionaria, delle necessit"acoercitive del
la dittatura del proletariato. Ma e poi nella direzione politica che la
differenziazione balza evidente. Quando Gramsci nel I924 rico
noscera di aver sbagliato, di aver commesso ? errori gravissimi?
nel 1919-20come leaderdel gruppo torineseordinovista,nell'aver
trascurato un lavoro di frazione a livello nazionale, di presenza e
interventotempestiviall'internodel P.S.I., di aver badato quasi
esclusivamentealla costruzionedi un movimento di massa sotto
valutando il partito, e le sue vicende, non ci aiuta egli, per primo,
a discernerequesta differenziazione I1problemapiu interessante
sorge proprio a questo punto. Nel Gramsci capo del P.C.I., nel
Gramsci passato attraverso l'esperienza del lavoro al centro del
l'Internazionale comunista sia aMosca che a Vienna, quale evolu
zione hanno subito laprimitivaimpostazione,I'ispirazione
origina
ria, cosi intrisa di motivi libertari, la gelosa cura di valorizzare
l'elementospontaneo?Come si arricchisce,dopo, la problematica
ordinovistae Si puo cominciare ad affrontarlo prendendo come
punto di riferimentolo stesso principio costitutivodei Consigli
di fabbrica.

Vi e una osservazione del Togliatti relatore sulla <?questione


sindacale? al Congresso di Lione (gennaioI926)particolarmente
illuminante. Togliatti afferma in quella relazione che il riformi
smo sindacale aveva storicamente in Italia cercato di assolvere que
sta funzione: imporre al partito la propria direzione sulle masse
e introdurre riforme democratiche nell'apparato e nel modo di
funzionamentodello stato borghese: <ocosiil proletariatorivolu
zionario sarebbe stato posto al seguito della borghesia radicale>>8,

8 I1 testo del progetto di tesi sindacali, scritto da P. Togliatti, in Archivio Cen


trale dello Stato, Mostra della rivoluzione fascista, Carteggio Serrati, b. I39, f. 9.

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I1 disegno era fallito nel dopoguerra e Togliatti lo ascriveva es


senzialmente almerito dei Consigli di fabbrica che rappresentarono,
per lui, la reazione piiu vigorosa dell'avanguardia operaia a quel
tentativo, il massimo sforzo esercitatoda questaper conquistare
la sua egemonia, per divenire protagonista della storia. In tal modo
Togliatti partiva dal punto di rottura rappresentato nel socialismo
italiano dal movimento consiliare. E si puo aggiungere che la rot
turanon fumai tanto esplicita, cosciente, carica di nutrimento ideale,
quanto nel gruppo ordinovista. Esso si colloca, infatti, a sua volta,
dal ripudiototale
come il solo gruppoche siapartito effettivamente
della tradizione socialista precedente, da una cesura completa con il
terreno storico delle ii Internazionale. Tornare alle fonti del marxi
smnosignificava per esso compiere questa operazione preliminare di
sgombero delle macerie della ii Internazionale, del laborismo, col
mare la separazione tramomento economico e momento politico.
La polemica di Gramsci contro il sindacato tradizionale e con
tro il Partito socialistanon e soltanto,dunque,di tipo dottrinale,
e anche storica; un aspetto della sua convinzione che il proletariato
urbano non abbia mai potuto esprimere in Italia una propria rap
presentanza diretta, non abbia mai potuto pesare come sarebbe
stato necessario e urgente sia nel seno del movimento organizzato
dei lavoratori che nella societa e nello Stato. 'Euna polemica, dun
que, politica e storica contro strumenti tradizionali che, per ilmodo
come sono sorti e si sono inseriti e sviluppati nell'Italia post-uni
taria, gli appaiono strumenti tipici di una fase subalterna del mo
vimento di classe. E subalterna anche in quanto su di essi l'in
fluenza di altre classi, di altre ideologie, la tutela della stessa classe
dirigente,restanostringentie paralizzanti.
Ecco un punto sul quale la continuit"a di critica e di ricerca al
ternativa del Gramsci I9I9-20 e del Gramsci I924-I926 e lineare,
pure nelle mutate circostanze.Si rammentinole sue osservazioni
sui <bonzi ?> sindacali da -una parte, sulla natura ? contadina >>del
P.S.I. dall'altra 9, si ponga soprattutto mente al fatto che la pole

9 Si veda, in particolare, lo scritto apparso a firma di Gramsci, L'Italie d Ge'nes,


in <La Correspondance internationale >,a. ii, n. 28, I aprile I922, dove si afferma:
# IIP.S.I. e sempre stato piuttosto un partito contadino che un partito operaio e cio
spiega in gran parte le sue deviazioni e le sue esitazioni >.

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mica fonde nel suo bersaglio la disamina del riformismo opportu


nistico, come risultantepolitica, e dell'inadeguatezza
di organismi
rappresentativi come specchio sociale degli strati piu arretrati del
mondo del lavoro. In altri termini, Gramsci combatte l'indirizzo
riformistico(quellomassimalistico,per lui, non e che una variante
dell'opportunismo di destra) della C.G.L. e della F.I.O.M. non solo
e non tanto come espressionedi un personaledirigente fiacco,
accomodante, che pure egli attacca aspramente (D'Aragona, Bal
desi, Guarnieri, sulla sponda sindacale, Turati, Treves e 1 <<cen
tristi? nel partito) ma come frutto della formazione storica na
zionale di quel sindacato e di quel partito che detengono il cat
tivo <governo> della classe operaia e delle masse agricole prole
tarie e semiproletarie.
I1 fallimento del ?(biennio rosso? - dai moti del I9I9 contro
il caroviveri lasciati spegnere dalle dirigenze in un'attesa paras
sitaria sino all'occupazione delle fabbriche in cui il tema del con
trollo operaio sulla produzione e stato ristretto e contraffatto in
una forma di controllo corporativo, e collaborazionista, escogitato
da Giolitti (e restato esso stesso lettera morta) - e l'occasione per
Gramsci di una conferma nel suo giudizio critico, di sfiducia pro
fonda, istituzionale. E la costruzione di nuovi strumenti auto
nomi delle masse resta, non meno, dal I92I al I926, il motivo
principale, il vero filo rosso dcel pensiero e dell'azione politica di
Gramsci. In due direzioni che sono la diretta espressione dell'ela
borazione ordinovista ma anche il segno del suo sviluppo: quella
di costruire un partito nuovo, nuovo nella sua natura oltre che nel
la sua collocazione strategica e tattica, e quella di un'organizzazione
che parta dai luoghi di produzione e si espanda nel paese, un'orga
nizzazione diversa dal sindacato tradizionale, soviettista nella sua
stru tturazione.
II partito. Gramsci sottolinea nel primo periodo, intorno alla
scissionedi Livorno, tutti quegli elementiche dovrebberoconcor
rere a fare del P.C.I. una cosa completamente diversa dal P.S.I.
(e sta, del resto, - si e accennato - in questa programmazione,
nel solco della battaglia di Lenin e dell'lnternazionale che si rias
sunse nei famosi 2I punti del ii Congresso del Comintern): un
della classeoperaia,coeso, disciplinato,cen
repartod'avanguardia
tralizzato, che ha le sue radici e trae i suoi quadri dalle officine e

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dai campi, proprio dai <<gruppi comunisti?> che egli cerco di su


scitare nel I920 a Torino e altrove. I1 partito dell'autonomia della
classe operaia. Nessuno di questi elementi verra poi ripudiato nel
l'elaborazione successiva. In questo senso, 1'esperienza <<mosco
vita#> rafforza in lui la convinzione che un partito rivoluzionario
deve, in primo luogo, essere unito, possedere un'unita ideologica
e politica (egli arriva a teorizzare la opportunita di una unanimita 10),
costituire una <compagine d'acciaio >, come dira a Lione. t Gram
sci a dare una particolare forza, ed anche asprezza intollerante in
qualche caso, alla lotta contro ilfrazionismo, per la bolscevizzazione.
I1 suo ripensamento critico sul ?(primo tempo?> del P.C.I., sul dog
matismo e organizzativismo della direzione bordighiana, sulla
mancata articolazione del centralismo democratico, non rivela nes
suna tentazionedi liberalismointerno.
Semmai, noi vedremo svilupparsi compiutamente, e certo sul
la scorta del pensiero di Lenin e dell'esperienza bolscevica, un'ispi
razione che era gia insita nelle battaglie del I920-2I: la polemica
antisettaria, l'ostilita a rinserrare l'avanguardia in uno steccato di
purezza rivoluzionaria (che e il tratto ossessivo di Bordiga diri
gente), l'impulso a fare del partito comunista il partito della maggio
ranza dei lavoratori. Di qui viene l'insistenza del Gramsci capo
del P.C.I. sul concetto di partito come parte della classe e non come
di organo che sia investito di una funzione di sintesi e di dire
zione a priori. I1 senso profondo della disputa con Bordiga nel
I923-26 e appunto questo: costruire un tipo di partito che non
perda mai il contatto con le masse, che ne segua e controlli le
fasi di sviluppo e anche di regresso o di arresto (non nel senso
caudista, ovviamente), che non si chiuda in se stesso, che non si
10 In alcune note, stese a Mosca, databili al giugno del I923, Gramsci scrive:
Una delle manifestazioni a cui 1'Esecutivo piiu tiene e che nelle votazioni ci sia sem
<
pre l'unanimit'a.Non e questa una semplice questione formale. Da tutta 1'esperienza
della rivoluzione russa risulta che I'assenza di unanimit'a nelle grandi votazioni pub
bliche determina atteggiamenti speciali in mezzo alle grandi masse; gli avversari
politici si polarizzano verso laminoranza, ne allargano e generalizzano la posizione,
pubblicano cospirativamente manifesti, programmi, ecc., firmati magari dagli op
positori o da un gruppo di loro amici, compiono tutto un lavoro di agitazione
che puo divenire estremamente pericoloso in un momento determinato... >).Cfr.
Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. i: Da Bordiga a Gramsci, To
rino, I967, p. 293.

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restringa a svolgere una mera funzione pedagogica o propagandi


stica prendendo spunto da avvenimenti svoltisi per lo piiu senza
il suo intervento, che faccia della politica oltrech6 dell'organizza
zione, che non dia appuntamenti alla classe operaia trincerandosi
in un ridotto avanzato.
Cio, in un dirigente come Gramnsci, si traduce anche in una
opc.raquotidianae personaledi contatto, di discussionee di ele
vamento dei quadri operai, in un piano articolato di addottrina
mentc teorico e di sviluppo culturale dei semplici militanti. E gi"a
nell'attenzione estrema prestata al settore culturale, prestata proprio
nella sua iniziativa personale di organizzatore di cultura del partito,
nel fatto che Gramsci simetta a lavorare col I924 a una nuova serie
Ordine nuovo >, come organo formativo, che pensi a un gior
dell'<<
nale per i contadini, <<1Seme >>, che organizzi una scuola di partito
per corrispondenza e ne curi le dispense, che sottolinei anche aspra
mente coi suoi compagni il bisognourgente, impellente,di un ele
vamento, di un salto di qualita, teoretico, di una preparazione ideo
logica di massall, c'e la prefigurazione pratica dei punti delle note
carcerarie assunti a norme generali e a formulazioni di principio:
affermare ii valore, addirittura pregiudiziale per la conquista del
l'egemoniasociale,che rivestonouna supremazia
culturaleproletaria
e la formazione di intellettualiorganiicidella classe che aspira al potere
politico; esprimerelaconcezionedel partitocome intellettuale
collet
tivo, partendo dal modo stesso come nel partito si deve realizzare
la figura del dirigente, la saldatura tra dirigente e militante di base.
L'accento e posto forse soltanto sul partito? Mi pare di no.
vero piuttosto - e qui tocchiamo forse il punto piiu originale
della sua costante teorico-politica - che Gramsci resta convinto
(e si batte a volte disperatamente a questo fine) come la strumen
tazione del movimento debba esseremolteplice e nuova, debba sem
pre spuntare,germogliaredal basso, dal vivo dell'esperienza
delle
masse per fare nascere istituti autonomi della loro volonta politica e
capacitadimobilitazione.I1nucleo centraledella teoriadei Consigli
e questo e resta tale nel I924-26. Mutate le circostanze, mutati i

11Cosi si esprime Gramsci nel suo rapporto al C.C. del P.C.I. del maggio I925,
La Situazione internadel Partito e i compiti del prossimo congresso,Archivio del P.C.I.,
I925, 296/67-80.

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Gramsci dirigentepolitico 237

rapportidi forza,Gramsci continuapurtuttaviaa introdurreco


stantemente iI tema. Nel I922 lavora affinch6 una coalizione di ver
tice sindacale-.politico,
l'Alleanzadel lavoro, sortaper organizzare
la difesa delle liberta democratiche e iApotere di contrattazione dei
lavoratori di fronte al fascismo e alla crisi economica, si trasformi
da organismo burocratico in una rete di comitati locali da far
sorgere su basi elettive nelle officine e nelle campagne e che, a
foggia di piramide, giungano ad esprimere un loro centro diret
tivo veramente rappresentativo della massa. Nelle lettere che in
via ai compagni nel 1923-24 egli scruta ogni spiraglio che si apra
per far rinascere forme consiliari di difesa e di organizzazione ope
raia. Nel 1924-26, tutta la sua concezione della lotta al fascismo
e retta dall'assillo di creare un fronte di massa, che si contrapponga
con un'azione molecolare al potere fascista: crede nei <(Comitati
antifascisti operai e contadini ?, non come semplice cemento or
ganizzativo della resistenza al fascismo ma come base per una ri
scossa autonoma delle classi lavoratrici, come germi di una ricostru
zione soviettistadellemasse12
In questo caso, l'aspetto piiu interessante e la cura gramsciana
di tradurre in termini acconci alla situazione italiana la formula
generale del <(governo operaio e contadino> lanciata dall'Interna
zionale. La garanzia dell'autonomia e esaltata da Gramsci anche
per quanto riguarda i contadini. Egli insiste, nel momento in cui
dispiega tutta l'elaborazione del concetto di alleanza di classe tra
operai del Nord e contadini poveri del Sud come leva della rivo
luzione italiana,sull'importanza
essenzialeche iAmovimento con
tadino (nel Mezzogiorno ma non solo ivi) possegga proprie isti
tuzioni, associazioni, una sua articolazionedemocratica,ponendo il pro
blema della direzione generale da parte della classe operaia e del suo
partito in termini tipicamente egemonici e di direzione mediata.
Sintomatici sono ancora, in questo quadro, altri tratti: Gramsci
accentua, in tutta la sua impostazione della battaglia antifascista,
dopo il delitto Matteotti, la esigenza di un fronte unico dal basso.
Cio non lo porta a escludere la nuova politica di accordi con altre
forze d'opposizione, n6 a perorare una rottura del sindacato di classe
anche se esso resti diretto dall'ala riformista. Ma appare sempre piiu

12 P. Spriano, Storia del P.C.I., cit., p. 4I2.

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238 Paolo Spriano

chiaro in questo periodo che egli non ripone alcuna fiducia ne nella
coalizione antifascista ne nella C.G.L. come strumenti capaci di
abbattere il regime fascista. I comitati operai e contadini, 1'< Anti
parlamento ?, 1'"
Assemblea repubblicana? sono concepiti come
l'unica altemativa reale a un complesso di forze reazionarie, fa
sciste e <filofasciste , 13 che ha le sue propaggini fino, appunto, nel
P.S.I. e nella C.G.L. di D'Aragona e Baldesi.
Proprio a proposito dei discorsi oggi ricorrenti in sede storica
(e politica) sul socialfascismo,che in genere si rapportano al periodo
successivo al 1928, varr"ala pena di notare che una certa propensione
ad accettare le formulazioni del Comintern secondo le quali la
socialdemocrazia e un'ala del fascismo - formulazioni che datano
sin dal 192414 - viene ai comunisti italiani dal giudizio che la
frazione comunista nel suo insieme maturo sul socialismo italiano
nel primo dopoguerra. InGramsci la formula parte sempre da quel
la individuazione sociologica cui gia abbiamo fatto cenno: il
P.S.I. come partito che non ha una natura operaia bensi prevalente
mente contadina-piccolo borghese, come partito di funzionari
espressidallapartepiiuarretratadelmovimento operaio e corrotti
dalla scuola di governo giolittiana. Di qui prende luce anche la
direttiva generale del P.C.I., nel 1924-26, di una lotta su due fronti
contro il fascismoe contro gli aventiniani.
I1discorso si segue non meno nettamente nei confronti del pro
blema sindacale. Quando le condizioni delle organizzazioni sinda
cali libere si fanno pressoche insostenibili, nel I925-26, Gramsci
pensa a un tipo di resistenza e di rinascita del sindacato che avvenga
abbarbicandosi alle fabbriche, creando anche qui attraverso istituti
nuovi (le conferenzed'oflicina,iComitati di difesasindacale,iCo
mitati d'agitazione,sorretti da un'organizzazionedi partito per
cellula di fabbrica) non solo strumenti efficaci di resistenza, ma
l'embrione di un nuovo potere, forme diverse da quelle tradizio

13 Ibidem, pp. 404-71.


14Quella
pieu netta si deve a Zinov'ev, al v Congresso del Comintern: a I fa
scisti sono lamano destra e i socialdemocratici lamano sinistra della borghesia. Ecco
il fatto nuovo... II fatto essenziale e che la socialdemocrazia e divenuta un'ala del
fascismo >.Dal Rapport sur les travaux du Comite' Exe6cutifde l'InternationaleComniu
niste, pronunciato il I9 giugno I924, in << La Correspondance internationale >>,a. iv,
n. 43, I0 luglio I924.

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Gramnscidirigentepolitico 239

nali di espansione sindacale, con la speranza, neppure celata, di


far rinascere una nuova Confederazione del Lavoro che abbia la
sua base in questi comitati 15 e cosi si possa rinnovare intimamente.

1iproblema di Gramsci politico non si risolve pero riscoprendo


la continuitia dce motivi originarl ordinovisti, ne il costante <(si
stema mentale ? di tradurre l'esperienza bolscevica in Italia, da
quando egli comincia, sin dal I9I7-I8, a chiedersi quale germe di
soviet si possa far crescere da noi (e lo individua nella Commis
sione interna) a quando recepisce la parola d'ordine del << governo
operaio e contadino? con una forte predilezione autonomistica e
pensa a una Repubblica federativa (I923), e non esclude una Co
stituente come tappa intermedia (I924) verso la dittatura del prole
tariato, sino alla parola d'ordine (I925) dell'.Assemblea repubblicana
sulla base dei Comitati operai e contadini. I1problema ha altri aspetti,
sia precipuidi Gramsci sia comuni almovimento comunistadelle
origini e dei primi cinque congressi dell'Internazionale.
Che nel Gramsci politico la pregiudiziale ideologicasia vivissima,
tanto da costituire un impaccio, in piiu d'una occasione, all'approc
cio diretto colla realt"a,e innegabile. Va pero inteso del parn per
che una certa <ideologizzazione ?, la tendenza costante a sistematiz
zare in termini di sociologia marxista ogni nuova <? ruga? della real
ta, a trovare una definizione valida universalmente per una situa
zione in movimento sia propria - e spesso con una rigidita dot
trinale esasperante - di tutto il movimento comunista in questa
sua fase storica. Cio accade, a ben guardare, non solo per la grande
carica finalistica e forza teoretica della personalit"adi Lenin (e anche
di Bucharin, di Trotzkij, di Zinoviev, ecc.) c per un modo di pen
sare tipico dei bolscevichi in cui l'accento sulla teoria e cosi forte,

15Gramsci, nel suo rapporto al C.C. del P.C.I. del 9-Ii novembre I925, delinea
come prospettiva storica il compito che <<ilmovimento sindacale risorga control
lato da noi >,e cosl aggiunge per il presente: # Ii Partito comunista ha quindi il com
pito di stimolare la creazione di organismi che costituiscano mezzi di espressione
delle masse; la situazione stessa congiura a rendere necessaria e possibile la creazione
di Comitati operai che dalle forme pisu embrionali giungano ad assumere le forme
piiu complete, che, partendo dalla fabbrica, si estendano nelle masse, diventino or
gani rappresentativi della massa )>.A.P.C., I925, 296/8I-I03.

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240 Paolo Spriano

ma per una lezione storica concreta. 1iprincipio che non si dia azione
rivoluzionaria senza teoria rivoluzionara e tanto piui unaniimemente
accettato nel movimento in quanto la rivoluzione russa e apparsa
vittoriosa proprio per questa sua fedeltia e corrispondenza di ri
gore ideologicoe di prassi.
L'idea di un modello viene, insomma, dal fatto stesso - una ri
velazione per la mente e un enorme motivo d'attrazione psicolo
gica e sentimentale - che con quel modello, con i principi di
strategia e di tattica enucleati da Lenin e dallo stato maggiore bol
scevico, si e realizzatala prima rivoluzionesocialistavittoriosa
della storia.Non erano, del resto, l'eterogeneitia
d'ispirazione,la
mancanzadi tensioneteoricadella ii Internazionale, l'empirismoe
l'oggettivismodeterministicoche la dominavano,una causafonda
mentale del suo crack?
t solo in questo quadro che si possono comprendere l'asprezza,
la passione, l'impegno di ogni dibattito acceso su una singola for
mula, su una #<legge di sviluppo?# del movimento, ii ricondurre
ogni discorso a un modello. Piuttosto, se Lenin non mancava di
mettere in guardia da ogni assunzione dogmatica dei principi
regola d'azione, Gramsci fa suo l'ammonimento con un processo
dialettico che ci pare possa essere definito leniniano: cioe, non
disarmando o liberandosi di un bagaglio teorico, ma aumentando,
infittendol'investigazionedella realtasociale,economica,culturale,
volgendo l'attenzionea una molteplicita straordinaria di fattori
(tradizionistoriche,psicologiadellemasse, centridi direzionedelle
classi dirigenti, formazione dei varl strati che compongono un par
tito, differenziazioni regionali, rapporti tra le varne centrali finan
ziarie, radici culturali e modi di vita della piccola borghesia, carat
teridel personaledirigentedello Stato, componenti,manifestazioni
e contraddizionidel fascismo,ecc., ecc.).
E giia un grande intellettuale il Gramsci politico, e del I919-20
e del I92I-26, un uomo che perlustra ogni piega del reale, che ha
semprepresentela dimensionedella politicacome invenzione, pos
siede il gusto della previsione,rispecchialo scatto dell'impennata
morale. Se la grande contraddizione dei primi anni di vita del
P.C.I. e quella di una formazione che deve farsi le ossa, superare
la sua malattia infantile, rassodare la propria organizzazione, con
quistare la fiducia delle masse, in un momento di rapido riflusso

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Gramsci dirigente politico 24I

nel fuocodi una guerracivile la cui sorte


dellacrisi rivoluzionaria,
segnera una grande sconfitta del movimento operaio e della demo
crazia italiana, Gramnsci e egli stesso parte di questa contraddizione.
Non sar'a lui a scrivere nel I924 che i comunisti nei primi anni
furono travolti dagli avvenimenti, <furono, senza volerlo, uno
aspetto della dissoluzione generale della societa italiana, diventata
un crogioloincandescente dove tuttele tradizioni,tuttele formazioni
storiche,tutte le idee prevalentisi fondevanoqualchevolta senza
residuo?16
Quando si analizzada vicino iAperiodo del crepuscolosangui
noso della liberta italiana, nel 1925-26, non si puo non essere col
piti dal contrastotrauna prospettivageneraledei comunisti,che
restaquelladelineatasinell'Ottobre,e la realt-a;tra lo schemaideo
logico di una permanenteo ricorrentecrisi rivoluzionaria che ripe
terebbe,in sostanza,un suo andamentoclassico,e il processodi
stabilizzazionecrescente della dittatura reazionaria;la lotta su
due frontiha in questimomenti un che di drammaticamente ana
cronistico,e ci si chiede come possaGramscicontinuarea soste
nere nel I926 che il compito principalesia quello di <<tendere a
renderepiu breveche siapossibilel'intermezzo democratico,avendo
fino ad oggi disposto a nostro favore il maggior numero di con
dizioni favorevoli >>
17. 1 quesito che ci si pone si puo anche for
mulare in questi termini: in qiiale misura proprio una pregiudiziale
ideologica,la forzad'inerziadi un modello precostituito,concor
rano a rendereerroneala previsionee quindi la prospettivapoli
tica. Ch6, in questo periodo, lo schemasecondo cui il fascismo
lascerapresto il campo a una coalizionedemocratica(sicch6sara
in quel momento che il partito dovra essere tanto forte - come
il partitobolscevico- da spostarerapidamentei rapportidi forza
e superarein breve la fase democraticaper giungere al potere)
e davvero un ostacolo alla lotta per far cadere, intanto, il fascismo.
Si direbbe che il Gramsci di questi momenti viva in se un
internocontrastodi motivi, sia prigionierodi una contraddizione
16Antonio Gramnsci, Contro iI pessimismo, <?
L'Ordine nuovo >>,serie In, a. i, n. 2,
I5 marzo I924.
"I Antonio Gramsci, Come si determinano le nostreprospettive e i nostri compiti (un
esame della situazione italiana nel 1926), in Lo Stato operaio, 1927-1939, antologia
a cura di Franco Ferri, i, Roma, I964, pp. I52-I53.

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242 Paolo Sprianto

generale mentre egli stesso accumula gli elementi critici per supe
rarla in seguito. Cio che di questa contraddizione si specchia par
ticolarmente in lui ci pare sia contenuto in due tra quei motivi
che s'intreccianocontinuamente:la prospettivapersistentedi una
della situazionee quindi l'insistenzasui compiti
radicalizzazione
autonomi, rivoluzionari,del partito, sul soviettismodegli organi
di massa; e l'accento sul momento della preparazione, sul lavoro
di lunga lena, sull'"aggressionemolecolare >. I1 secondomotivo
sara quello che col 1926, nelle meditazioni dal carcere, vedra un
maggior sviluppo. Certo si e che l'intersecarsi dell'uno e dell'al
tro crea un nodo inestricabile ad un'analisi che ricerchi invece un
processo lineare di pensiero. In verita, la fisionomia del Gramsci
dirigentepolitico e poliedrica,sfuggespessissimo,
nel biennio I925
26, ad una rigida definizione che parta e si arresti nell'ambito di
una critica tendente a sceverare storicamente <posizioni giuste> da
?errori >, regole d'azione convalidate nella realta dal mito ideolo
A misurarel'influenzadel Gramsci
gico che ne viene contraddetto.
politico del periodo non si riesce se non tenendo conto dei due
piani su cui egli opera costantemente; vale a dire dei semi che getta
nelmovimento nonmeno che della tatticache preconizza,delme
todoche instaurae che sarafertileanchedopo il suo incarceramento,
dell'indicazione data a caldo e non potuta utilizzare allora ma che
diventa prospettiva storica nell'ereditadi un ripensamentocol
lettivo, della stessacomplessitadi motivi che animanoogni suo
scrittogiornalistico.

Si prenda come esempio il giudizio sul fascismo e la lotta ad


esso.Gramsci,sin dal I9I9-20,ma soprattuttonel 192I-22,svolge
un tipo d'indagine sul fascismo la cui importanza,e nel movi
mento italiano e nel movimento internazionale,travalicalarga
mente ilmomento in cui essae espressa.Egli introduceil concetto
di un tipo nuovo di feazione con basi di massa, cosa ben diversa da
una reazionetradiz;onale di tipomilitare-poliziescoche parta dal
vertice dello Stato, quella? familiare?#
almovimento operaio.Egli
sottolineal'importanzachiave che ha la piccola borghesiaurbana
nel fornire i quadri e lamassa di manovra del fascismo, di cui esa
mina anche altre componenti (quella agraria in primo luogo),
com' e noto.

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Gramsci dirigentepolitico 243

Ora, l'articolazione di questo giudizio, l'esame delle contraddi


zioni insite nella natura composita del fenomeno e nelle sue origini,
possono portare a una tale sottolineatura della funzione della piccola
borghesia da far nutrire illusioni sull'incidenza che ii suo successivo
disorientamento (crisi Matteotti) potrebbe avere per le sorti del
regime fascista e a oscurare la risultante essenziale, della dittatura
mussoliniana come strumento al servizio del grande capitale (pur
sempre affermata da Gramsci). Ma, come non vedere il grande
salto di qualita, la salutare lezione di metodo che provengono da
tale tipo di indagine rispetto al giudizio sommario e limitativo -
che viene da tanta parte del movimento comunista e socialista -
secondo il quale il fascismonon sarebbeche un espediente,una
pedina manovrabile, a disposizione della vecchia classe dirigente?
La grandeborghesia,secondoBordiga, avrebbepoi finito per
mettere da parte Mussolini ed i suoi, esaurita la loro funzione
dirompente, e avrebbe ripreso una politica <(socialdemocratica?
giolittiana con la partecipazione diretta dei riformisti al potere.
E non e soltanto paradossale coincidenza, ma prova della novita
essenziale che la personalita' politica di Gramsci introducenelmovi
mento, il fatto che, su questopunto, Bordiga venga a coincidere con
Turati. Questi infatti non e meno convinto della immancabile
resipiscenzademocraticadella classedirigente.Naturalmente, se
condoTurati,cio saraun beneper ilmovimento, cheproseguirebbe
cosi lungo una linea strategica, la linea storica del riformismo, di
alleanza salutare con la << mentre per Bordiga
borghesia economica ?>,
e il nemico principaleda battere,
la prospettivasocialdemocratica
dopo averla pedagogicamente resa reale ed esplicita dinanzi alle
masse. t Gramsci che va al di la di visioni schematiche gravide di
errori, cogliendo la novita del fenomeno: il che politicamente
significa, nel I921-22, avvertire il pericolo di un colpo di Stato
? sovversivo > di destra e, nel I924-26, o meglio proprio nel I926,
precisarequello sviluppo aggregativo del fascismo che ne fa lo
elementounificatoredellapoliticadella classedirigente,che ne ac
centua l'aspetto reazionario'8. Ecco, anche a proposito del fasci
18Nel rapporto di Gramsci al C.C. del 9-II novembre I92S, cit., si legge: <(Nel
campo borghese, i fascisti hanno avuto il completo sopravvento. I1 fascismo e giunto
oggi al sommo della sua parabola e va unificando attorno a se la borghesia... IIGran
Consiglio fascista e divenuto l'organo centrale della borghesia che domina su tutto ?.

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244 Paolo Spriano

smo, spuntare una complessit"a di rilievi contrastanti: prima la so


pravalutazione della crisi in cui ii regime e caduto in seguito al
l'assassinio di Matteotti, una certa freddezza di reazione, quasi una
riluttanza, all'indomani del 3 gennaio 1925, ad ammettere che la
crisi sia superata19, poi via via, l'intrecciarsi pitu fitto delle ipotesi,
assai diverse, di una soluzione di compromesso e di un ulteriore
rincrudirsidel monopolio politicomussoliniano.Nel I926, tutta
via, pare la ricerca si disponga in modo da andare al di la del
dilemma e di cogliere l'insiemedelle ragionieconomico-politiche
che spingono verso il consolidamento di quel monopolio, anche
se assai incerta e ancora la previsione politica 20.
Ma vale pure per questo aspetto l'avvertenza che gia si proponeva
a proposito delle formule tipo socialfascismo,cioe di non estraniarle
dalle loro applicazioni concrete e nazionali. L possibile, ad esempio,
che il giudizio sul P.S.I. e sul P.S.U. venga influenzato (e, certo,
e rafforzato) dalle accuse durissime che il v Congresso del Co
mintern rivolge alla socialdemocrazia,
in ispeciedalla teorizzazione
della socialdemocrazia come parte dello schieramentonemico di
classe.Ma come scordareche sono l'atteggiamento politico, la linea
ideologicaassuntinei fatti dal socialismoitalianonel 1924-26, a
motivare l'attacco vigoroso di Gramsci? Il P.S.I. e il P.S.U. si
accodanosupinamenteai leaders democraticipopolaridell'Aventino,
rifiutano costantementeogni prospettiva di unita di classe, di
fronteunico operaio contro il fascismo,tendonoa isolareil Par
tito comunista in seno alle opposizioni e nei sindacati.Gramsci
opera in una situazione nella quale l'avversione al P.C.I. da parte

19Gramsci ritiene, dopo il 3 gennaio, che il gesto di


Mussoliini vada interpre
tato come il tentativo di amettersi in condizioni pilu favorevoli in vista di una solu
zione di compromesso o>. Mussolini vorrebbe aarrivare al compromesso a colpi di
pugno >>. Cfr. Storia del P.C.L, cit., p. 426.
20 Importante e, in proposito, il rapporto che Gramsci fa al Com.itato direttivo
del P.C.I. il 2-3 agosto I926, sotto il titolo di Situazione interna italiana: elementi
per la linea politica del partito (ora pubblicato integralmente, a cura di Franco Ferri,
in <<
Rinascita o, a. xXv, n. I5, 14 aprile I967), in specie per l'analisi delle varie com
ponenti del dominio politico fascista. La prospettiva, pero, che qui si ribadisce, di
uno sgretolamento <del blocco borghese agrario fascista # e della tendenza al costi
tuirsi di un ablocco democratico di sinistra >, a cui contrapporre il fronte unico pro
letario, ripete lo schema piZufallace del biennio I924-26.

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Gramsci dirigentepolitico 245

delle altre forze antifasciste e generale e pregiudiziale. <?Fummo


messi alla porta >),ricorder"a egli stesso a proposito dei rapporti
con le coalizionidell'Aventino.
La constatazione ci porta a considerare come la nascita e lo svi
luppo di un partito quale il comunista in Italia venissero accolti
con un'ostilitachederivavada quellostessoconservatorismo
di posi
zioni, da quelle << tutele?) acquisite, da quella concezione paterna
listica e corporativa della rappresentanza politica che Gramsci rico
nosceva e indicava come massimo << vizio ?) della <<
democrazia?
italiana. In questo quadro di ostilita preconcetta, il richiamo co
stante del P.C.I. a una dimensione internazionale dei problemi
e la sua perorazione di un'azione diretta nella battaglia antifascista,
venivano intesi da socialistie democraticicome confermadella
sua estraneita dalla tradizione italiana!Ma anche qui Gramsci era
destinato ad operare in profondita. Due appaiono gli aspetti non
caduchi ne meramente tattici della sua battaglia, dal momento del
delittoMatteotti sino all'arrestoe all'incarceramento
nel novembre
del I926. II primo e il discorsocostante,assillante,argomentato,
che Gramsci rivolge a tutto l'antifascismo sui caratteri di classe
dell'oppressionefascista,sul blocco storico che essa e riuscito a
Di qui prende forza il corollario,logico e politico, di
rinsaldare.
combattereiAfascismocontrapponendogli un fronte di classe al
trettantosolito e compatto.La elaborazionedell'alleanzatraoperai
e contadini, nei termini in cui Gramsci la delineava, nasce anche
come base di un antifascismopopolare. II secondoaspettoe forse
ancorapitu importante,tipico di una direzionegramscianadi rin
novamento. Ed e l'opera svolta per provocare una rottura a sini
stradel consenso intellettualesviluppatosiattorno alle classidiri
genti, e il lavoro condotto per costituire una trincea da cui non
arretrinoquegli intellettuali- siano pure pochi - i quali sono
giunti, proprio attraversol'esperienza
della lotta politica in corso,
dell'avvento fascista e delle sue cause, a comprendere come l'a
zione unitariadi operai e contadini divenga l'unica base reale,
l'unica leva da sollevareper contrastaree battere il regime,
e come ad essi spetti dunque una funzione dirigente in una nuo
va Italia.
Soccorre subito il nome di Gobetti (non a caso richiamato, a
questo proposito,da Gramscinel saggio sullaquestionemeridio

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246 Paolo Spriano

nale 21).Ma Gramsci e attento, nel I925-26, a raccogliere e a indi


rizzare verso un movimento reale unitario tutte le voci critiche
che si levano dal campo dell'Aventino, specie tra i giovani, a spin
gere in avanti tutte quelle personalita politiche, anche se ? isolate >,
da Guido Miglioli a Emilio Lussu, da Carlo Rosselli a Guido Dorso,
che esprimono in vario modo la stessa esigenza di rinnovamento
dello schieramento politico antifascista e partono dalla revisione
critica di un generico blocco delle opposizioni su base morale o
legalitaria. Sono forze, nomi, gruppi giovanili, che Gramsci vuole
aiutare e con cui intende collaborare (e nel partito i bordighiani
glie lo rimproverano) anche perche egli pensa che il vecchio per
sonale politico dirigente socialista, cattolico, democratico, sia ? per
duto ? a una vera lotta antifascista. La constatazione sua non ha pero
un segno settario, bensi quello opposto. t piuttosto la stessa spinta
antissettaria che egli nel i920 cercava di imprimere al movimento
di fabbrica raccogliendovi operai anarchici, cattolici, <<disorga
nizzati ?, ad indurlo ora a puntare su questi semi di rinnovamento
che non possono, per germogliare, non rompere la crosta conserva
trice di cui sono prigionieri, per dare vita a un nuovo schieramento
antifascista. Lo si puo anche costatare a proposito del giudizio di
Gramsci sul movimento cattolico. Se un certo schematismo ideo
logico (Don SturzocomeKerenskj...)e presente,la direzionedella
ricerca e quella di intendere la straordinaria importanza che l'in
gresso delle masse cattoliche nella vita politica ha per ogni imposta
zione di un fronte unico, d'una alleanza di classe contro il fascismo.

L'ultimo momento - e appena il caso di dire che si tratta di


un last not least - da considerare e il nesso che si stabilisce in Gram
sci tra la visione politica delle cose italiane e la dimensione inter

21Cfr. La Qtiestione meridionale, cit., p.


I59-60, dove Gramsci scrive: <... .E im
portante e utile che nella massa degli intellettuali si determini una frattura di ca
rattere organico, storicamente caratterizzata; che si formi, come formazione di mas
sa, una tendenza di sinistra, nel significato moderno della parola, cioe orientata verso
il proletariato rivoluzionario... >.Le ultime parole del saggio sottolineano appunto
l'importanza della funzione di quegli intellettuali settentrionali e meridionali che
+<hanno compreso essere essenzialmente nazionali e portatrici dell'avvenire, due
sole forze sociali: il proletariato e i contadini... >.

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Gramsci dirigentepolitico 247

nazionaledella rivoluzione.Gramsciha nettissimo,sindal I9I9-20,


il senso di tale dimensione. Piju di una volta trapela negli scritti
di questo periodo lo scetticismosuo sull'occasionerivoluzionaria
interna, italiana, sia per la sfiducia espressa nelle dirigenze del mo
vimento sia per l'immaturit'a,le remore localistiche,i dislivelli
di coscienza e di organizzazione delle stesse masse, che egli registra
severamente.Sempre, pero, il dubbio, il pessimismo,vengono
allorasuperatiguardandoalle condizioniinternazionali della situa
zione, all'ampiezzadella crisi rivoluzionariache scuote l'Europa,
alla forza espansiva della rivoluzione russa e alla sua universalita.
I1 famoso scritto Per un rinnovamentodel P.S.I. che colpi favore
volmente Lenin e per cui questi considero le critiche e le proposte
Ordine nuovo?> come le uniche rispondenti in Italia alla linea
dell'<<
e allo spirito dell'Internazionale 22, non e un documento ordinovista,
cioe non riflette la specifica problematica <consiliare ?. t un at
tacco,dalpuntodi vistadellarivoluzione
mondiale,al provincialismo
del P.S.I., alla sua sordit"adinanzi alle dimensioni e ai compiti so
pranazionalidei problemi, ecc, ecc.
t stato giustamente detto a Cagliari che Gramsci e l'uomo del
l'Internazionale Comunista. Cio e vero in piiu sensi. it vero anzi
tutto perche la convinzione di operare in un periodo in cui e sto
ricamentepresenteuna grande crisi rivoluzionaria
non gli viene
mai meno. Cio lo porta a individuare una strategia del proleta
riato italianoche si inquadrisemprenel processo rivoluzionario
europeo, che traducadavvero il leninismonei suoi pilastriessen
ziali: il concetto di alleanza di classe e il concetto di fasi intermedie,
quanto, nella pratica, vive o cerca di vivere nella formula del go
verno operaio e contadino.
<<Uomo dell'Internazionale)> pero Gramsci e anche in quanto
si e formatoun insiemedi convinzioniche risalgonodirettamente
all'esperienza degli anni passati traMosca e Vienna. Cosi si dica
della funzionedirigente che nel movimento egli affidaesplicita
mente al partito russo e della sua insistenza sul valore dell'unita.
Per Gramsci i dirigenti bolscevichi - che egli ha visto da vicino -
sono a buon diritto lo Statomaggiore della rivoluzionemondiale
e non soltanto perche tale diritto si sono conquistati con la vit

22Cfr. Lenin, Sul movimento operaio italiano, Roma, I962, p. 194.

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248 Paolo Spriano

toria socialista nel loro paese, mentre negli altri paesi la rivolu
zione e fallita,ma perch' gli appaionocome gli unici che posseg
gono una capacita di vedere le cose su scala mondiale <perche la
concezione politica dei comunisti russi si e formata su un terreno
internazionale e non su quello nazionale ,,23.
Se non si tiene presente tale dato di partenza non si comprende
neppure la sua famosa, drammatica lettera dell'ottobre I926 al
C.C. del partito russo la quale e retta dalla stessa ispirazione: ri
vendicarel'importanzadecisivadell'unitadel gruppo e ammonire
tanto lamaggioranza (sullacui sceltapolitica si dice d'accordo)
quanto le minoranze del pericolo estremo che rappresenterebbe
la perditadel punto di vista internazionalistaaffrontandole que
stioni decisive dello stessopartito russo24*Che, in Gramscinon
e traccia di una concezione che si configuri come un mandato fi
duciario da parte delle altre sezioni dell'Internazionale nei con
fronti di quella russa:egli parla di un contributomolteplice, di
una disciplina <deale e convinta?> tanto piu possibile a raggiun
gersi quanto pitu ogni sezione nazionale conquister"a, nel proprio
paese, la maggioranza dei lavoratori e cosi esprimer'a un peso e
un'incidenza reali 25. I1 che e anche l'unico modo di porre la pre

23Cfr. la lettera di Gramsci a Togliatti, Terracini e C. del febbraio


I924, in
Palmiro Togliatti, La Formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano,
Roma, I962, p. I96.
24Cfr. la lettera a firma <l'Ufficio politico del P.C.I. >, scritta da Gramsci al
C.C. del Partito comunista russo nell'ottobre del 1926 in cui si legge: cCi pare che
la passione violenta delle questioni russe vi faccia perdere di vista gli aspetti interna
zionali delle questioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri doveri di mili
tanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del
proletariato internazionale >. Il testo della lettera in 2ooo pagine di Gramsci, a cura
di Giansiro Ferrata e Niccolo Gallo, i,Milano, I964, pp. 820-26.
25 II concetto e espresso piiu volte da Gramsci, ma e in una lettera a Terracini,
da Vienna, il 27 marzo I924, che esso viene formulato in diretta relazione ai con
trasti sorti nel partito bolscevico e in vari altri partiti su questioni essenziali: <lo mi
rafforzo sempre piiu in questa convinzione: che bisogna lavorare noi, nel nostro paese,
per costruire un partito forte, politicamente e organizzativamente ben attrezzato
e resistente, con un bagaglio di idee generali ben chiare e ben ferme nelle coscienze
individuali, in modo che sia impossibile la disgregazione ad ogni urto di tali que
stioni che sorgeranno ogni giorno piiu numerose e pericolose, con lo svilupparsi
della situazione e il rafforzarsi obbiettivo del movimento rivoluzionario > (La For
mazione... cit., p. 263).

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Gramsci dirigentepolitico 249

messa di un'autonomia politica su scala internazionale oltre che


nazionale.
E particolarmente illuminante seguire la linea di discrimina
zione tra Gramsci e Bordiga sul tema dei rapporti con l'Interna
zionale. Bordiga, che teorizza il centralismo assoluto e un unico
modello di rivoluzione, e l'uomo che - per quanto possa parere
paradossale - rivendica poi sia la necessita di seguire nazional
mente una politica diversa da quella decisa nei congressi sia una
organizzazionedi <<frazione
internazionale?per mutare l'indi
rizzo deciso dalla <<Centrale?. t vero che cio Bordiga fa non in
punto di dottrina, ma semplicemente perche non gli paiono giusti
quel determinatoorientamentoo questa specificaindicazione(ii
fronte unico, la fusione col P.S.I., la bolscevizzazione, ecc.). Ma
egli appare, nel contesto della lotta politica dell'Internazionale, come
il difensore dell'autonomia dei singoli partiti da Mosca, come ii
possibile punto di riferimentodi un'opposizioneinternazionale
che innalzi la bandiera delle varie scuole nazionali del marxismo,
e insieme della tradizione e della forza dei partiti dei Paesi capi
talisticamentesviluppati. In Gramsci atteggiamentoe punti di
principio sono opposti. Egli e per la boscevizzazione, per la stabi
lizzazione leninistadi tutte le sezioni dell'Internazionale,
respinge
l'idea di un partito russo come espressione di <(una civilt"acapita
listica arretrata e primitiva)?, e, per contrapposto, di una Europa
centrale e occidentale in cui i partiti comunisti siano semplice
mente il frutto politico di <(larghi strati proletari?> 26 avanzati.
Ma si mostra poi leninista, e insieme libero da impacci gerarchici,
nel configurare il problema della rivoluzione in Occidente in ter
mini diversi, tali, cioe, da richiedere <?tutta una strategia e una tat
tica ben pitu complessa e di lunga lena di quelle che furono ne
cessarie ai bolscevichi nel periodo tra ilmarzo e il novembre 19I7?#27.
Nulla, nel Gramscipolitico del decennio legale, inducea rite
nere che egli si ponga il problemadellademocraziain terminidif
ferenti da quelli correnti nella iII Internazionale, che egli cioe in
travedaun regime di democrazia politica, rappresentativa,
come
terrenostoricosu cui avanzareverso il socialismo.Siamonel I9I6

28Dalla lettera di Gramsci a Togliatti, Terracini e C., op. cit., pp. I96-97.
27 Ibidem.

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250 Paolo Spriano

I926 non nel 1936-46. Ne converra dare a Gramsci quanto e di


Togliatti. Quando Gramsci parla di fase democratica, di passaggio
verso la fase socialista, quando parla di situazione democratica,ne
parla in senso rigorosamente leniniano, critico, avendo a mente
lo sviluppo della rivoluzione cosi come Lenin la analizza e univer
salizza, ansioso di abbreviare il piu possibile l'intermezzo demo
cratico.Piuttosto, il fuoco della sua indaginepolitica si concentra
sempre piu sulla complessitNa della societ"a occidentale, sulle sue
varianti italiane, sulla ricchezza e varieta di strati intermedi (arn
stocraziaoperaia, piccola borghesia urbana, contadiname,ecc.)
in cui conviene discernere le forze alleate e quelle da neutralizzare.
Egli riflette sui tempi della varne fasi, sui modi di passaggio obbli
gato dall'unaall'altra,sulle cerniereche saldanogli stratiintermedi
alla classe dominante.
L'internazionalismo di Gramsci si configuraquindi abbastanza
nettamente in questo intreccio dialettico: riconoscimentodella
disciplinasostanziale,esaltazionedell'unit"a,affermazionedel va
lore di guida del partito russo, in senso mondiale, da una parte;
rivendicazione non solo della liceit"a,ma della necessit"adi tradurre
in termininazionalila strategiadell'Internazionale,
dall'altra.
Gramsci e intransigente non meno di Bordiga e piu concreta
mente di lui su un punto decisivo: salvare sempre la funzione sto
rica di un partito, di una sezione nazionale. La difesa di questa fun
zione va condotta, egli osserva, anche contro quelle tentazioni
tatticistedell'Internazionaleche potrebberometterla in forse,
sgretolarne le basi, comprometterne la natura di partito di classe28.
I1discorsosuGramscipoliticodeve tenereconto,giunti a questo
punto, di una singolarit"a davvero eccezionale: che la sua azione
di dirigente si arresta in un momento - novembre I926 - in cui
piiu la realt"alo spinge a sottoporre a critiche due cardini della sua
impostazione:ilpermaneredella situazionerivoluzionariainEuropa
e il consolidamentoprogressivodei gruppi dirigenti comunisti,
28Negli appunti del giugno I923 (Storia del P.C.I.... cit., p. 295) Gramsci cosi
delinea la questione di principio: <La maggioranza attuale del P.C.I. intende difen
dere fino all'estremo la sua posizione e la sua funzione storica in Italia, dove biso
gna costituire il P.C. unificato con un centro ideologico che non sia quello tradi
zionale del P.S. e neppure un compromesso. Noi difendiamo l'avvenire della rivo
luzione italiana >.

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Gramnscidirigentepolitico 251

dello statomaggiore dell'Internazionale. Gramsci e di fronte, quando


le porte del carcere gli si spalancano (per rinserrarlo in una cella),
al trionfo del fascismo in Italia come sistema di potere unificatore
della classe dirigente, a una ripresa reazionaria in altri paesi europei,
e alla grave crisi all'interno del movimento bolscevico pur nel
contesto di un rafforzamento dell'U.R.S.S. La sua riflessione po.
litica dal carcere non puo non partire dalla constatazione di quanto
siamutata la situazione e ne risultino pitu ardui e accresciuti i com
piti per una riscossa generale. t sul fascismo, sull'Italia, sul pro
blema della rivoluzione nel nostro paese, che possiamo cercare
di cogliere, dalla lettura dei Quaderni, gli spunti critici pitu validi
anche se pare lecito leggere una serie di note sul partito, sul rap
porto tra le masse e i dirigenti politici nella chiave dell'esperienza,
dei problemi e delle contraddizionidell'Internazionale
comunista.

Ma quando ci si accosta ai Quaderni per misurare l'approfon


dimento ivi contenuto dei motivi gia espressi nel decennio legale
- e qui vorremmo farlo soltanto di scorcio - sentiamo subito ve
nire in primo piano una questionedi atteggiamentodell'autore,
un suo porsi dinanzi alle cose non inmodo piu distaccato, ma piu
omogeneo e maturo. Non c'e problema che Gramsci non svisceri
partendo dalla sua complessita, dai nessi con gli altri, nella conca
tenazionedi un discorsogenerale.t vero che tale impressione pro
viene anche dal carattere,dallo stile degli scritti carcerari,dalla
loro intrinsecanaturadi appunti,di materialedi ricerca,e persino
da avvertenze<<esterne>> per cui il riferimentopolitico e spesso
implicito,oppure espressocon cautele e astuzieobbligatedi lin
guaggio; donde il rilievo suggestivoche prende quel considerare
le varie sfaccettature,
quel risalireal passatoanche lontano,quella
improvvisa moltiplicazionedi richiami,interrogativi,quel lavorio
logico e analogico,quella varia sollecitazionenata da letturedi
altro <genere>?e trasferitanel contestodi riflessioniorganichesu
un singolo oggetto di studio. Ma c'e anche - a me pare - un
costanteassillodi partiredell'esperienza
di una grandesconfitta
per
cercarnele ragioni,per scoprirele insufficienzedi uno schemadi
rappresentazione della realta%rivelatosi inadeguato,per conget
turare i mutamenti di posizione necessari.

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252 Paolo Spriano

In questo quadroprobabilmentesono damettere in conto sia


la proposta di una Costituente repubblicanacome piattaformae
prospettivada assumerenella lotta al fascismo,sia le osservazioni
sullaguerradi posizioneche sarebberichiesta,in luogodella guerra
manovrata,per un interoperiodo storico;propostee osservazioni
di cui non mancano le premesse nel I924-26 ma che nel decennio
carcerarioappaionoassuntecon ben altranettezzapolitica e indivi
duazione strategica. Se ci atteniamo alle famose note sulla <<guerra
di posizione >29, possiamo affermare che esse siano la continuazione
della prospettivafissatacome dirigentepolitico nel I924-26?Non
partono esse invecedalla coscienzadell'erroneitadi una prospet
tiva che e stata di <<
guerra di movimento ?, o almeno dalla costa
tazioneche il periodo storico e mutato e il I924-26ha segnato
la fase di passaggio dall'uno all'altro, e non di due ondate rivolu
zionarie (come allora egli in fondo riteneva)?
E di qui che prende tutto il rilievo che sappiamol'investiga
zione sugli intellettuali,sulla storia delle classi subalterne,sulla
formazioneunitariadello Stato italiano,sulla cultura italiana,sul
ruolo rivoluzionarioche esercitaun'egemoniaideale,sul rapporto
tra societapolitica e societacivile, sulla ricchezzadi compiti del
Principemoderno. Guerra di posizione presupponeinfattiun'ar
ticolazionepiu ampia, complessa,della lotta di classe,una perlu
strazionedel terrenopituminuziosa, un lavoro costanteper uno
spostamento molecolare dei rapportidi forza tra le classi,uno spazio
di tempo piiu ampio tra la fase democratica e quella socialista. E
in carcereGramsci rimeditaanche su quegli aspettidel pensiero
di Lenin che sottolineavanole differentivie di sviluppodella rivo
luzione in Occidente rispetto alla stradapercorsa in Russia, che
insistevanosul grande e necessario lavoro preliminaredi prepa
razione 30. E sintomatico ad esempio che, sia nel I9I9, sia ancora
nel I924-26,. Gramsci piiu di una volta sottolineasse le affinita sociali
tra Italia e Russia (anche per cavarne una certa analogia di dinamica
politica - poi smentita dalla realtNa-) mentre in carcere e sulle
differenzeche batte l'accento.

29Antonio Gramsci, Note sulMachiavelli, sulla politica e sullo Stato unitario, To


rino, I949, pp. 65-68 e 84.
80 Ibidem.

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Granmscidirigentepolitico 253

Cosi, il concetto di egemonia si nutre e arricchisce di una nuova


linfa, cosi la differenzatra rivoluzione
passivae rivoluzioneattiva
passa attraverso la capacita di accumulare e rendere operanti gli
elementidi coscienzain un processostorico,senzaporre in secondo
piano la spinta spontanea che viene dalle forze motrici della ri
voluzione, ne la funzione originaria di direzione da parte del
proletariatourbano.Diventa alloramotivo centrale, filone con
duttore dell'elaborazione strategica, asse attorno a cui prende a
ruotare la stessa essenza della sua esperienza politica, il tema del
rapporto tra direzione consapevole e spontaneita'.Lc qui, nella giusta
impostazione di quel rapporto, che si saldera in ultima analisi, pare
suggerireGramsci, la capacitaegemonicadel movimento operaio
con la spintache viene dalle contraddizionidel capitalismo,dalle
esigenze insoddisfattedellemasse. Del resto, non a caso, l'espli
citazione di questo rapporto comemomento essenzialedi una
teoriadella rivoluzionee fatta nel contesto della riflessione,gia
in lui storica,sul periodo dell'<<
Ordine nuovo)>,sulmassimomo
mento di espansione della funzione egemonica concreta della clas
se operaia 31.
Ma e forsegiusto prospettareun salto nell'elaborazionecarce
rariadella teoriadella rivoluzionerispettoal periodo precedente.
Nella contrapposizionetra guerradi posizione e guerradi movi
mento non vi sono soltantodue elementiimportantidi indicazione
e di giudizio politico: i) il ripudio della concezione trotzkista
della rivoluzionepermanente;2) la considerazioneche per l'Oc
cidente un attacco frontale e votato alla sconfitta. Vi e una teo
rizzazionepiiuampia: la guerra di posizione diventa addirittura
laformadi lottadecisiva,ovunque,per conquistarestabilmenteun
ordine nuovo, socialista:#nella politica, la guerra di posizione,
una volta vinta, e decisiva definitivamente>, e una ? guerra di
assedio, complessa, difficile, in cui si domandano qualitaecce
zionali di pazienzae di spirito inventivo)>32.
E la sua posta e la
egemonia. E anche qui Gramsci pare dare un valore enormemente

31Cfr. la nota Spontaneita e direzione consapevole in Passato e


presente, Torino,
I95I, p. 57.
32Nella nota Passaggio dalla guerra manovrata (e dall'attaccofrontale) alla guerra
di posizione anche nel campopolitico, in Passato e presente, cit., p. 71.

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254 Paolo Spriatto

estensivoalla strategiadi conquistadal basso, dell'egemonianel


lo Stato attraverso la formazione di una volonta collettiva nazionale
33 nella vita politica
popolareche sorga dall'irromperesimultaneo
delle grandi masse operaie e contadine, ma la rete diventa piu fitta,
l'attenzione sulla societa civile si fa pitu pressante e l'analisi delle
componentipiu articolata.
Giustamente e stato ricordato, in proposito, che tutto il pen
siero politico di Gramsci approda al principio dell'egemonia: 34
che vi tende, prima, la concezione dei Consigli e che ne e sorretto
poi lo scritto sulla questionemeridionale, dove il <?concettodi
egemonia si presenta come un'articolazione di quello della ditta
tura del proletariato nei suoi momenti di direzione e di dominio 34.
Non vogliamo qui ricordarequanto il problema dell'egemonia
permeidi se addiritturatutta la problematicadei Quaderni.Ci ba
stera,per tornaresugli elementi essenzialidella teoriae dell'espe
rienza politica gramsciani, insistere su un punto che emerge pro
prio dalle note illuminanti prima citate (e da altre ad esse connes
se). ? Profondamente nazionale e profondamente europeo ? Gramsci
definisce Lenin. La dimensione nazionale e quella europea (e il
nesso tra l'una e l'altra) sono, non a caso, quelle su cui piNupare
scattare la tensione della ricerca politica di Gramsci in carcere
ed e la mancanza di comprensione delle particolarita nazionali
quella che egli imputa maggiormente a Trotskij 35.
Gramsci esprime la convinzione che una classe dirigente debba
4nazionalizzarsi>>per poter egemonizzare?<stratisociali stretta
mente nazionali (intellettuali)e anzi spessomeno ancorache na
zionali, particolaristie municipalisti (i contadini)>>6Qui siamo
giramolto al di lIadei punti d'approdo del periodo legale nonche
delle tesidi Lione; qui, semmai,e lecito trovareuna concordanza
con l'elaborazionedel P.C.I. sotto la direzionedi Togliatti, in
specie se la si collega con l'esperienza del fascismo che, da un lato
(e Gramscimostra di avvertirloacutamente)esprimeun tipo di

as Ibidem.
34Luciano Gruppi, II Concetto di egemonia, in Prassi rivoluzionaria e storicismo
in Gramsci, Quaderno n. 3 di <Critica marxista)), I967, p. 79.
95Cfr. Internazionalismo e politica nazionale inMachiavelli, cit., pp. II4-I5.
' Ibidem.

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Gramsci dirigentepolitico 25$

dominazione e di # consenso ? diversi da quello dello Stato liberale,


con un intreccio piu stretto tra gruppi dirigenti e societa civile,
trapotere politico e sistemaeconomico,dall'altropone allemasse
lavoratrici la questione della democrazia politica anch'essa in ter
mini nuovi, con particolarita nazionali ben nette 3
t vero che anche in questa fase di riflessione Gramsci continua
a tradurrel'esperienza leninista per la situazione italiana, cerca di
di conquisteconcettualidel <<piurecentegrande teo
impadronirsi
rico?# (Lenin) della filosofia della prassi, per applicarle al punto di
partenza nazionale e insieme slargarne i confini e le correlazioni.
Significativo, in proposito, e il suo commento all'intervista che
Stalin concesse alla <(prima delegazione operaia americana?) del
g settembre 1927 38, commento intitolato Internazionalismo e poli
tica nazionale. L'intervista, le risposte di Stalin sul leninismo, sul
concetto di egemonia, sulla politica dell'U.R.S.S. (risposte il cui
significato politico Gramsci mostra di condividere, respingendo le
critiche di nazionalismo che vi muoveva Trotzkij) gli servono di
spunto per cio che gli sta pii2ua cuore e di cui, in verita', nell'inter
vista non e esplicita menzione: il rapporto, appunto, tra le <<esi
genze di carattere nazionale?) e << la prospettiva e le direttive interna
zionali )>,che tutte gli appaiono irrinunciabili.
Una politica realistica sar'adunque quella <(di depurare l'in
di ogni elementovago e puramenteideologico>,
ternazionalismo
di <<previsionimeccaniche egemoniche >.Ed ecco, in questo sforzo
massimo di intendere la dialettica divoluzionaria del suo, del nostro,
tempo, presentarsia lui strettamenteconnesse la lezionedel pas
sato (di cui proprio in questa nota avverte i limiti negativi, come
limiti stessi della concezione della rivoluzionepermanente)e le

37 Si vedano le osservazioni di Togliatti a proposito dell'invito che Lenin ri


volse ai comunisti degli altri paesi al iv Congresso dell'I.C. di studiare le particola
rit'a nazionali: ? La difficolta piiu seria consistette, per i comunisti italiani, nel fatto
che l'avvento della dittatura fascista esigeva che si affrontasse e ponesse come base
della nostra politica, il problema della democrazia. Questa diventava, di tutte le par
ticolarit'adi cui dovevano tener conto, la piiu importante... )> Palmiro Togliatti, Lenin
e il nostropartito, #Rinasctia >,maggio I959, poi raccolto con altri saggi in Problemi
del movimento operaio internazionale,Roma, I962, p. 379.
38Cfr. Machiavelli, cit., p. II4 e G.V. Stalin, Opere complete,Roma, I956, vol.
X, p. IO9.

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256 Paolo Spriano

indicazionidel presente.Gramsci rivendicainsieme la naturadel


la classe operaia come classe internazionale e lo studio della combi
nazione di forze nazionali in cui e essa immersa, come suo com
pito egemonico fondamentale.

Paolo Spriano

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