1- nella prefazione di quest'opera, l'autore afferma che chi suona uno strumento a tastiera, oltre a beneficiare di uno strumento molto completo perch� permette di suonare accordi e melodie insieme, deve saper trasportare un brano in tutte le tonalit�, suonare a prima vista qualunque brano,elaborare un tema dato. Oggi non si � pi� cos� esigenti e non si chiede a uno strumentista tutto questo.Io credo che ci� sia adeguato perch� un brano complesso richiede molto studio e non credo sia possibile suonarlo a prima vista.Suonare a prima vista � una qualit� che pu� essere migliorata ma c'�, tuttavia, una maggiore dimestichezza di base che varia da persona a persona e per chi � abile, credo sia possibile eseguire solo brani facili o al massimo di media difficolt� 2-per quanto riguarda gli abbellimenti,C.F.Bach afferma che sono un campo su cui esercitarsi per tutta una vita e che bisogna esercitarsi fino a eseguirli con la massima agilit�. Raccomanda un lavoro graduale e proporzionato all'et�. Credo che questo sia ancora attuale,giusto e utile. 3. riguardo al virtuosismo, l'autore � ostile a ci� quando a fine a s� stesso, la velocit� non deve essere "l'unico scopo dell'esecutore". Essere virtuosi senza parlare al cuore dell'ascoltatore � inutile. Anche questo � senz'altro sempre attuale e giusto e questo si collega anche a un discorso emotivo:secondo Bach chi suona deve emozionare ed essere emozionato, per commuovere l'ascoltatore deve essere egli stesso commosso.Questo a mio avviso � importantissimo ed � qualcosa che spesso non viene considerato, l'esecuzione troppo spesso � considerata come una prova, qualcosa di stressante, mentre io credo che debba essere nient'altro che un piacere.Tuttavia, per suonare rilassati bisogna sapere il pezzo alla perfezione e averlo maturato, ancora meglio se lo si sa a memoria.Nella mia esperienza per tanti anni,a causa di problemi legati al comportamento e al pudore di non mostrare le mie emozioni, il piacere � stato purtroppo dimenticato.Io credo che bisogni fin dai primi anni che l'insegnante faccia presente all'allievo che lo scopo del suonare non � nient'altro che emozionarsi e comunicare emozioni, proprio come dice C.F.E. Bach. 4- Riguardo al rubato, � una questione complessa. Bach afferma pu� aver origine anche da una corona o dalla ripetizione in tonalit� minore di alcune frasi precedentemente scritte in maggiore. A suo dire la cosa fondamentale � che le note di uguale valore siano eseguite con la massima uguaglianza.La questione �: il rubato va insegnato o � qualcosa di innato?. Io creda che la risposta sia nel mezzo, e come dice Bach, "senza una sensibilit� adeguata " � impossibile eseguire bene il rubato. Dal trattato per suonare il flauto di Quantz 1-E'necessario un bravo insegnante fin dall'inizio? Quantz sostiene di s� e che c'� chi crede pericolosamente il contrario.Sono perfettamente d'accordo; una buona impostazione di base e un metodo di studio corretto fin dall'inizio sono fondamentali. E' necessario anche a mio avviso anche che l'insegnante individui il talento dell'allievo e che gli faccia presente il fatto, qualora accadesse, che egli non stia seguendo la sua passione e la sua inclinazione. 2-Un altro aspetto che Quantz tratta � il seguente: se � necessario un buon insegnante fin dall'inizio come pu� egli migliorare e diventare un buon musicista? Solo con diligenza, "industriosit�" e " costante indagine". Su questo sono d'accordo ma non credo che la parola "sacrificio" sia la pi� corretta per indicare gli sforzi di uno studente. Se si fa ci� che si ama non si sacrifica nulla, e anche l'impegno � un piacere. Quantz dice poi che lo studio non � un gioco e che la musica non � "tutta piacere". Io credo che senz'altro lo studio sia qualcosa di serio e in questo senso non � un gioco, credo per� che debba essere preso come qualcosa di piacevole che consente di provare piacere nell'esecuzione. 3-un altro punto importante e la questione della vanit�. Quantz riporta che spesso accade che la vanit� si riscontra spesso in musica, e che � pericolosissima."Spesso ci si esalta inadeguatamente di fronte a elogi prematuri ed eccessivi", ed � cos� che ci gonfia di vanit�.Si crede che non si pu� accettare nessuna critica, nessuna correzione. Sono perfettamente d'accordo, senza umilt� non si va da nessuna parte. 4. Un'altra questione interessante �: quando il talento diventa un limite?Quantz risponde che ci� accade quando si dipende solo da ci�, quando manca una buona indagine e una buona istruzione". Verissimo.
Da "Introduction to the art of playing the
piano-forte" di M.Clementi op.42 (1801):
Per quanto riguarda Clementi, egli cerca di dare
dei consigli ad aspiranti insegnanti, d� istruzioni per quanto riguarda la postura e la diteggiatura. Quest'ultima � molto importante per ottenere una buona esecuzione e, a suo dire, non sempre quella pi� facile � quella giusta e bisogna scegliere quella che mette in risalto l'esecutore e che da risalto all'eterogeneit� del brano. Complessivamente sono d'accordo e mi sembra ovvio aggiungere che non esiste una diteggiatura standard, tuttavia in molti passaggi la maggior parte degli esecutori si troveranno a loro agio con la stessa diteggiatura mentre in altri le scelte personali prevarranno. Mi sembrano validi per tutti i suggerimenti sulla postura che sono gli stessi a tutt'oggi: sedia comoda, dita curve, piedi sopra i pedali ecc..
Clementi fu un grande didatta e fu il primo autore
che ritenne necessario un metodo. Questo � molto importante e credo sia alla base della didattica dello strumento.
Da L. Adam-m�thode de piano du conservatoire (1804)
Adam tratta due questioni importanti: l'uso dei
pedali e la questione dell'acquisizione di uno stile proprio. Quella del pedale � una questione credo abbastanza controversa, perch� il come e il quando usarli sono spesso soggetti a opinioni differenti. Adam afferma che � sbagliato usare i pedali per compensare carenze di abilit� o per stupire l'ascoltatore, tuttavia quando lo scopo � "sostenere il suono formando una grata armonia" l'uso � senz'altro giustificato. Io potrei aggiungere che la questione pi� controversa � l'uso dei pedali sul pianoforte in brani di autori che in realt� scrissero per clavicembalo (Bach, Scarlatti..). C'� che sostiene che sia "fuori stile" (specialmente per quanto riguarda il pedale di risonanza), chi ritiene invece necessario riadattare il brano al pianoforte sfruttandone tutte le potenzialit� sonore. Non credo esista una verit�, � una questione di opinioni. Parlando poi dello stile, Adam afferma che non bisogna limitarsi a imitare lo stile dei diversi autori ma bisogna ottenerne uno proprio. Io credo che questo sia un obiettivo successivo ai primi anni di studio e che difficilmente un esecutore alle prime armi potr� raggiungere un obiettivo cos� ambizioso. Successivamente Adam descrive le varie indicazioni di tempo legando il relativo modo di eseguirle a ciascuna. Ad esempio l'allegro dovr� essere eseguito ora con fuoco, ora brillantemente, mentre l'esatto contrario vale per l'adagio, triste e malinconico. Tuttavia io credo che ogni brano sia un caso a s� e spesso non si pu� attribuire alle indicazioni di tempo un carattere cos� arbitrariamente.
Un altro aspetto importante credo sia la relazione
tra la naturale inclinazione del singolo esecutore e l'inclinazione richiesta da un singolo autore. Adam per esempio afferma che per suonare alcuni autori che sono dotati di una maggiore sensibilit� � richiesta una grande espressione che solo chi preferisce la musica sentimentale a quella vivace pu� avere. Io sono d'accordo e non posso non concludere che ovviamente alcune persone si trovano pi� a loro agio con determinati autori rispetto ad altri.
Kalbrenner: "m�thode pour apprendre le pianoforte
� l'aide du guide-mains" 1830
Kalkbrenner riguardo i pedali ritiene giustamente
assolutamente necessari la corda e quello di risonanza.Distingue poi 2 scuole: quella di Vienna e quella di Londra. La scuola di vienna si distingueva per rapidit� e chiarezza di esecuzione. D'altronde i pianoforti prodotti a Vienna erano facili da suonare mentre i piani inglesi avevano una tastiera pi� rigida e suoni pi� robusti. Gli esecutori della scuola inglese avevano uno stile pi� cantabile