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Gatto
Il poeta
del canto
fioco
di Giuseppe Langella
L ’ uscita di Tutte le poesie di che sotto un profilo meramente nu- include, tra l’altro, Isola e Morto ai
Alfonso Gatto, rendendo merico, segnano un incremento dav- paesi; Poesie d’amore (1941-1949;
giustizia a una delle voci di vero massiccio. Ma soprattutto l’inte- 1960-1972), la cui prima parte inglo-
gran lunga più sicure e rap- ro corpus poetico di Alfonso Gatto, ba componimenti estratti dalle già
presentative del nostro No- per troppi anni rimasto sepolto nelle mondadoriane Nuove poesie del
vecento, è uno di quegli eventi edito- biblioteche, a disposizione, si può di- 1950, silloge costitutivamente diso-
riali che si vorrebbe salutare con ac- re, quasi soltanto degli specialisti, di- mogenea e destinata quindi a succes-
clamazioni di giubilo. Semmai, ci si venta finalmente accessibile a una sivi smembramenti; La storia delle
può solo stupire del fatto che, per ot- cerchia assai più vasta di lettori. vittime (1943-1947; 1963-1965), che
tenere un tributo tanto doveroso e Se poi desta qualche motivo di accorpa alle poesie della Resistenza
necessario, un autore di questo cali- rammarico la mancata inclusione di già confluite in Amor e della vita
bro abbia dovuto attendere quasi Gatto nel canone illustre dei ‘Meri- (1944) e nel Capo sulla neve (1947) i
trent’anni, avendo preso congedo diani’, l’impeccabile curatela di Silvio versi più recenti di una mai assopita
dalla vita nell’ormai lontanissimo Ramat ci fa quasi dimenticare la col- passione civile; quindi le più com-
1976. Ma tant’è: ancora ieri, chi vo- locazione di questo libro tra gli ‘O- patte La forza degli occhi (1950-
lesse accostarsi all’opera di Gatto, scar’. Il piano dell’opera, gli indici 1953), Osteria flegrea (1954-1961) e
non aveva a disposizione, in libreria, delle raccolte e la lezione dei testi ri- Rime di viaggio per la terra dipinta
che la meritoria ma fatalmente esigua spettano l’ultima volontà del poeta, (1968-1969), dove la parola poetica
antologia allestita da Francesco Na- quella che si venne assestando tra il gareggia con l’occhio e col pennello,
poli per Jaca Book, priva peraltro di 1966 e il 1973, in vista di una proget- per ‘illustrare’ le tempere eseguite
apparato filologico. A fronte dei 99 tata ne varietur in 6 volumi per la col- dallo stesso Gatto, notoriamente de-
testi di quell’edizione, i 736 allineati lana dello ‘Specchio’. Abbiamo così, dito anche all’arte dei colori. Seguo-
ora nel volume mondadoriano, an- nell’ordine: Poesie (1929-1941), che no le postume Desinenze, che assor-
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
bono la produzione estrema del poe- al libretto d’esordio quale simbolo coltà di trasformazione”. Formatosi, a
ta (1974-1976), secondo l’impagina- stesso della poesia e della condizio- cavallo tra gli anni Venti e Trenta, al-
zione data ad essa dai suoi primi cu- ne psicologica e morale in cui essa si la scuola del secondo Ungaretti, che,
ratori a partire da appunti autografi. genera, torna circolarmente ad affac- rilanciando l’asse Petrarca-Leopardi,
I testi (parecchi: ben 71) che nella ciarsi, di raccolta in raccolta, fino aveva canonizzato la tradizione mo-
sistemazione definitiva approntata all’altro capo, in riferimento alla for- nodica per eccellenza della lirica ita-
da Gatto non trovarono posto in al- za semantica del ‘nome’, che sigilla e liana, Gatto appartiene a “quella spe-
cuna raccolta vengono integralmente fissa, contro la dispersione e lo smar- cie di poeti che non largheggiano
recuperati in Appendice, come Poe- rimento, il senso dell’esistenza. nella quantità, nel numero, esercitan-
sie disperse, unitamente ad altri 14 Del resto, come sottolinea Ramat, do l’estro di una rielaborazione com-
editi alla spicciolata e mai binatoria ininterrotta […]
ripresi in volume. Sempre su un vocabolario relati-
in Appendice compaio- vamente esiguo”.
no, inoltre, 6 imprescindi- Perciò, non è difficile
bili Scritti di accompa- individuare il filo rosso
gnamento alla poesia , che congiunge e stringe
che insieme alle postfa- in unità tutta la sua opera.
zioni e alle note esplicati- Ramat lo rinviene, non a
ve d’autore, puntualmen- torto, in un endecasillabo
te allegate a ciascuna del- di Amore della vita, così
le raccolte principali, for- mirabilmente ed esem-
niscono informazioni plarmente gattiano da po-
preziose e chiarificatrici ter essere assunto a cifra
intorno alla genesi, ai ri- memorabile del suo uni-
svolti, e ai contenuti delle verso poetico: “Tutto di
varie raccolte ovvero di noi gran tempo ebbe la
singoli testi. L’apparato morte”. La dimensione
filologico, poi, offerto al dell’oltre occupa, in effet-
lettore più esigente, rico- ti, ogni piega di questa
struisce la vicenda com- poesia, tanto che Anna
positiva e l’evoluzione Dolfi ha richiamato, per
strutturale delle raccolte, essa, l’immagine mitica di
segnalando altresì le va- Orfeo che si volta indietro
rianti a stampa di ogni per guardare Euridice e il
componimento. regno delle anime. Diver-
E tuttavia il sussidio più si tombeaux onorano la
importante per la deliba- memoria dei congiunti, a
zione di queste poesie re- cominciare dal fratello
sta senza dubbio l’intro- Gerardo, che aveva pre-
duzione di Ramat. Scorta maturamente inaugurato,
migliore per addentrarsi nel 1925, i lutti di fami-
nel mondo gattiano non glia. La perdita del padre
si saprebbe immaginare: alimenta più di un testo di
tappa dopo tappa si riper- Morto ai paesi, mentre al-
corre l’itinerario moltepli- la scomparsa della madre
ce ma a suo modo lineare l’autore consacra un’inte-
di un poeta che ha saputo serbarsi fe- nell’arco quasi cinquantennale della ra plaquette, in seguito posta a sigillo
dele alla vocazione originaria, sem- sua dedizione alla poesia Gatto non di Osteria flegrea, quasi a chiudere la
mai scavando nelle sue ragioni più si disfece mai del circoscritto baga- raccolta nel segno della morte, Sotto i
profonde, e pur mettendola ogni vol- glio di temi, di scenari e di parole- colpi della sepoltura. Ma di tombe, di
ta alla prova dei tempi e delle occa- chiave che assai precocemente era ceneri, di bare, di sepolcri, di marmi,
sioni. A voler riassumere in una for- venuto costituendo, con infallibile di lapidi, di ossari, è affollata tutta
mula suggestiva l’intima coerenza di istinto, fin dalle prime prove; anzi co- l’opera di Gatto: un “mondo sepolto”
questo svolgimento, basterebbe evo- me pochi altri seppe alimentarlo con- (“Notte”) di cui il poeta è l’officiante,
care l’immagine archetipica dell’iso- servandolo praticamente “intatto”, sopravvissuto – secondo la calzante
la, che non a caso, assunta in limine dando prova di “una prodigiosa fa- osservazione di Ramat – quasi “uni-
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
camente per assolvere a compiti ri- nienza, e quindi all’estrema labilità, avrebbe lasciato un segno, se non al-
tuali”. La memoria stessa si piega, di quelle voci, assimilabili all’“om- tro, all’interno del Capo sulla neve, in
nella poetica di Gatto, a funzioni di bra” di Virgilio quale era apparsa a versi di un turgore assolutamente
urna mortuaria, raccogliendo le spo- Dante sulla soglia dei regni ultrater- inedito nella sua poesia, inclini come
glie di ciò che è stato e non è più, se reni, all’inizio del sacrato poema: “di- non mai all’eloquenza “epica” e “vi-
i morti non tornano, come non tor- nanzi a li occhi mi si fu offerto / chi sionaria”, “all’afflato drammatico e al
nano la fanciullezza spensierata e i per lungo silenzio parea fioco” (Inf. canto popolare”. Questa zona della
suoi luoghi di ‘paese’. I, 62-63). All’effetto concorre l’ado- produzione gattiana costituisce cer-
I giorni hanno per questo un sapo- zione preliminare di un’enorme di- tamente il tributo più vistoso a quella
re continuo di commiato, costellati stanza, quella che separa appunto la nozione di “poesia come fatto etico”
come sono di ‘saluti’ dati per sempre. vita dalla morte. Avendo scelto di che tornerà, a distanza di tempo, nel-
In questo senso, e solo in questo sen- spingere lo sguardo, da vivo, verso la Storia delle vittime, per una rilettu-
so, si attaglia a Gatto la ra degli eventi dal basso,
definizione di ‘poeta degli dalla parte dei ‘poveri’ e
addii’, all’imbocco di una degli ‘offesi’ di sempre; e
pista metafisica lungo la segnatamente nei versi la-
quale s’incontreranno, alle pidari di “Fummo l’erba”,
stazioni culminanti, il Con- testamento meritatamente
gedo del viaggiatore ceri- famoso di un’intera gene-
monioso di Caproni e il lu- razione animata dal-
ziano Frasi e incisi di un l’“ansia” di non pronuncia-
canto salutare. Il viaggio re mai una “parola” che
per cui si parte ha in Gatto fosse meno che “pura, se-
il senso, reale o simbolico, ria, vera”.
di un “passare ad altra vita” Gatto ci ha lasciato, di
(“Addio per un viaggio”). sé, un “Autoritratto” (1955)
Quello che egli getta, per- in chiave di ‘idiota’ do-
ciò, elegiaco e fugace, su stoevskiano, dotato di
luoghi e stagioni, equivale “quell’arma di identifica-
all’ultimo sguardo, a tratte- zione positiva che è la
nere, quasi, solo l’immagi- bontà quale forma supre-
ne del distacco, mentre tut- ma della ragione”. È in
to dilegua. virtù di questa seconda na-
In quanto contempla la tura che nella sua isola
morte, Gatto è spesso poe- ideale il girovago poeta as-
ta di silenzi. Poche altre pa- sume l’incombenza sal-
role, in effetti, saprebbero vifica, orientativa e illumi-
vantare, nella sua opera nante, di ‘guardiano del fa-
poetica, un indice di fre- ro’, come nell’omonimo
quenza alto quanto questo poemetto (altro impegna-
‘silenzio’ che convoca sulla tivo ‘esame di coscienza’)
pagina il mondo degli di Desinenze. Nell’“alta so-
estinti. Di conseguenza, le litudine” del luogo rompe
voci intercettabili hanno intermittente le tenebre il
l’“esilità” di un “susurro” che è una ciò che sta oltre la vita, Gatto ha do- bagliore remoto della sua “parola
grazia se “lambisce” l’orecchio più at- vuto restituirci, prima di tutto, il sen- vindice” e festosa, “rivendicando” –
tento (“Idillio del piccolo morto”). Si so stesso di un’incalcolabile lonta- per citare ancora, conclusivamente,
tratta, alla lettera, di flatus vocis , nanza dagli oggetti, che gli appaio- Ramat – l’“esercizio di quella ‘inno-
sull’orlo del silenzio di tomba in cui no, come i Carri d’autunno, “eterna- cenza’” che è appannaggio del prin-
svaniscono. Si attaglia, perciò, alla mente remoti”. cipe Myškin non più che di Gatto
poesia di Gatto la definizione di ‘can- Giusto la guerra ci sarebbe voluta, poeta.
to fioco’, con riferimento, da un lato, paradossalmente, per risvegliare in Giuseppe Langella
alla pratica frequente di una metrica Gatto l’amore per la vita: una stagio-
regolare incline alle misure brevi, ne fatalmente non duratura, essendo
Alfonso Gatto, Tutte le poesie, a cura di Silvio
d’impronta addirittura digiacomiana, legata all’eccitazione molto contin- Ramat, Mondadori (Oscar Grandi Classici), Mi-
ma soprattutto, dall’altro, alla prove- gente della lotta partigiana, ma che lano 2005, pp. LXXIV+794, E 14,80
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
Da Isola, 1929-1932
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Sera di guerra
Quei giovani mortali
Povertà come la sera che tornano dal cielo
ora han deposto l’ali
Torna povera d’amore e coprono d’un velo
nel ricordo l’erba e a sera
reca solo quest’odore dolcissimo la sera.
della morta primavera, Era un sollievo chiaro
il mondo che s’annera
questi prati freschi al velo già docile nel raro
della corsa che negli occhi
dei bambini è quasi il cielo, notturno d’una stella.
questo sogno che non tocchi Era un respiro solo
la luce che cancella
liberandolo in segreto in sé l’orma del volo.
come l’aria dei tuoi colli.
Resti limpida se lieto Ed il paese al vento
di tristezza e d’aria volli notturno delle voci
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
la tua nuca d’un soffio la mia mano dell’inferno paziente gremito di figure,
– io la ricordo, un soffio – a dirti amore delle lusinghe pure che accendono la mente.
quasi svaniva, nevicava piano È stanco dell’uscita, rientra nell’assetto
l’azzurro d’ogni cosa, sul tuo cuore della sua forma eguale, alla spiga del petto.
Trova il passo, il ritardo dell’ora che verrà Chi ricorda la vita mira in fondo
trova l’ansia dirotta che corre la città. ai vicoli la luce, il brulichìo
Trova l’odio, le stragi dell’eterno sterminio, delle vele nel porto, scende in lena
la funebre tradotta che lascia nei villaggi le gradinate dove batte l’onda.
i sassi delle croci, le svastiche di minio.
Solo così l’amore avrà nelle tue braccia Tutto di noi gran tempo ebbe la morte.
la carità del buio. È stanco di vedere,
di battere il tripudio, il folle miserere Pure, lunga la vita fu alla sera
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di sguardi ad ogni casa, e oltre il cielo, abbozza la sua faccia: “questo” dice
alle luci sorgenti ai campanili del naso che si tocca “corre avanti
ai nomi azzurri delle insegne, il cuore a fiutare il pericolo e la caccia”.
mai più risponderà?
Nella cucina splende brutto umano
Oh, tra i rami grondanti di case e cielo di tenerezza, alla sua lingua avvolge
il cielo dei boulevards, il dito di polenta che gli fuma.
cielo chiaro di rondini! “A casa mia” si ferma, gli occhi tristi
che riprendono il riso “si sta bene”.
O sera umana di noi raccolti
uomini stanchi uomini buoni,
il nostro dolce parlare
nel mondo senza paura.
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Sicilia 1948
Colpa I nostri paesi in guerra
si gemmano di sale.
Alle mani di freddo la ringhiera Il cavaliere del cielo
le scale in sogno, è un’ombra sulla terra
ci parve l’ultima sera. del grande piazzale.
Io mi dicevo ch’ero stato buono L’afa, una voce che s’è fermata:
tutta la vita la morte nera sboccata.
ma a chiedere perdono Il canto s’è visto tacere
salivo in sogno. il canto s’è visto cadere.
Qualcosa nel mondo accadrà Sola con sé povera cosa
per colpa dei nostri pensieri, la morte afosa,
qualcosa nel mondo è accaduto la morte che non riposa.
di quel che fummo ieri. Viva il re.
Nei secoli fedele
Credevo di portare in dono la mosca sul miele.
le mani a dirmi ch’ero buono.
Erano là i più forti Da La forza degli occhi, 1950-1953
forti dei nostri torti
i terribili morti.
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Alfonso Gatto / Il poeta del canto fioco
L’appannato liquore, un taglio obliquo dei venti nel silenzio del Senese.
nel vetro, si consuma questa cera A San Quirico d’Orcia la frittata
d’impronte vane, resta un lume esiguo col pane, col biscotto delle chiese
di trasparenza per la notte nera. accostate sull’uscio, la giuncata
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