You are on page 1of 5

nostre azioni (Saun ders ; 877, 889). Pi..

irtroppo, nei reali questo punto è evidentissimo, esplicitato, dichiarato, ri·


rapporti di potere (come nel caso dei mafiosi che si op­ bad ito in maniera anche molto polemica. Si può com­
pongono allo svilu ppo economico e sociale del loro terri­ pren dere dtUlque l'in teress e da parte del.l'antropologia
torio) il mjglioramento non fa sempre comodo a tu.tti. E americana, in cui questo tema viene oggi attualiizato, in
<lllora, l'altro aspetto dell'eredità demartiniana da ap­ qualche modo addirittura "scoperto", senza la consape­
prezzare e da comunicare oltreoceano non è sol ta nto teo" volezza che era già stato scoperto prima. Quello che non
rico, ma profondament� politico; non limitato a! mo­ mi convince della tesi di S au nders (specialmente di
mento storico di dc Martino attraverso i! period o fasci­

quanto lui ha detto a Nap o l i, e come del resto ho già fat·
stn, il dopo guerra, e le lotte contadine - ma ve rso un pro­ to osservare in quello stesso convegno), è che de Marti·
getto oggi più che mni attuale: quello della comprensio­ no non può essere recuperato come un anticipatore del
ne, tolleranza, pace e giustizia. pensiero debole. Al contrario, de Martino ragionava al­
l'interno di un pensiero molto forte, di un marxismo ri­
�se Saundei's, cot;ì �arbalo ed equilibrato nella 9un c:;por.iziorte, sen· visto alla luce delle grandi conentì culturali europeP. del
te la necessità di giustificare eventuali "idiozie" nel suo saggio con
tempo. Forse non è nemmeno molto interessante vedere
"testardaggine, crisi di meria età e relativo malessere", chiedo scu­
quale percentuale di marxismo, quale di storicismo cro­
sa per un mio tono forse eccessivamente polemico ed aspro, risulta·
to di squilibrio orIDonale da gravidanza. ciano, quale di fenomenologia c'era nel suo p ensiero: ma
certamente era un pensiero forte. La sua critica all'etno­
centrismo avviene all'interno di grandi coordinate. Que­
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI sta mi sernbra la grande differenza. Il rischio è di attua­
lizzare dc Martino facendolo diventare un anticipatore
DURANTI, ALESSANl)RO del pensiero debole, di quel neo-idealismo che semb ra
1993 fyfidwìves, Godmothers, and Witches: Fernale Body clild Iden­ onnai dilagare negli Stati U1ùti e che ha quasi come lo
tity in the Italian .South. American Ethnolugist 20 (2): 385-89.

stesso Saunders diceva provocato una fortissima di·


SAUNDERS, GWKGE J:{.

1984 Contemporary ltDlìan Cultura! Anthropology. Annual Review sgregazione al!' interno deli' antropologia americana.·
of Anthrupology 13: 447-66. FD. Credi che questa a ttenzion e per deMartirw sia il si11to­
1993 "Criticai Ethnocentrism" and the Ethnology of Ernesto de mo di uri diverso atteggiamento delle scuole antropologiche
Martino. American Anthropologist 95 (4): 875-93. dominanti, anglosassoni e francesi, verso tradizioni nazionali
1995"The Crisis of Presence in Italian Penk<:ostal Conversion". di studi chr. sono state invece quasi sempre trascurate come
American Eth1wlogist 22 (2): 324-40.

quella italiana, per l'appunto?


TS. Questo è un pw1to che mi sembra di grande inte·
resse. Dcl resto gli stessi fran ce si non sono molto fre·
Tullio Seppilli quentati dall'antropologia americana, che di solito cono­
. (Università di Perugia) sce solo gli autori tradotti in inglese. Questo recupero di
attenzione verso gli studi europei è d un q u e estrema­
FD. Vorrei cominciare col chiederti un commento alla tesi mente positivo. Dovrebbe però essere un'operazione che
centrale dell'articolo di Saimders: vale a dire, la possibilità di va \orizza gli europei no n tanto o non solo perché antici­
una valorizzazione ed attualizzazione del pensiero di de Mar­ pano e si possono pensare in funzione del dibatti to at­
tino in relazione ad alcuni temi del dibattito che domina oggi tuale americano, ma come es p ressione di correnti auto­
lantropologia anglosassone, e in particolare al terna della co­ nome, o relativamente autonome, .di pensiero con k qua­
siddetta "riflessività". li fare i con ti. Altrimenti di venta una specie di pagella
T.S. Direi che questa attuafo:znzione si fonda soprat­ che si dà agli altri, solo perché hanno detto de.Ile cose
tutto sulla riscoperta di un de Martino che probematizza che adesso anche noi diciamo, e non come espressione
la condizione e l'esperienza del ricercatore; e che, met­ di una lunga storia, di. un dibattito che si muove su coor­
ten do in discussione il sog getto della ricerca, si sottrae dinate autonome. Fra l'altro, J.c tradizionì europee degli
all'atteggiamento positivistico dell'antropologia clnssica, studi non sono facilmente ricostmibili per gli americani,
alla oggettivazione acritica delle comurutà umane ana­ probabilmente, perché si manifestano in antrop olo gia
li7,zate . Saunders ha sottolineato questo pllilto anche ma trovano radici in w1a serie di altri filoni di pensiero
nell'intervento al recente convegno di Napoli (,,Emesto che non si present ano ufficialmente come antrop ologici .
dc Martino nel.la cultura europea ", 29 nov.-2 dic.1995; FD. Ma forse una delle caratteristiche dell'antropologia a­
N.d.R.). E ciò è indubb iamente vero: dc Martino è stato mericana attuale è pro prio un'apertura maggiore nei confronti
il primo, almeno in Italia, a mettere in discussione di al tri approcci disciplinari. Saun ders, ad esempio, apprezza
un ' antropologia in cui l'osservatore scompariva e appa­ de Martino p roprio perché h11 un approccio da storico, 11crché
riva invece soltanto, oggettivato, l'osservato. Nell'intro­ innesta su certi problemi anche la. riflessione di altre discipli­
duzione a La Terra del rimurso, per fare solo un esempio, ne...
TS. Sì, questo sì. Rimane però il fatto che il recupero di ta fatta con diverse tonalità. Per altro verso, sono emersi
un au tore non può avvenire al di fuori Jdle coordinate filoni di interesse che contengono precisi elementi di ri­
storiche in cui il suo pensi ero si è formato. E' vero che o· ferimento a de Martino - per esempio tutta la linea di ri­
gni recupero avv iene in funzione dei problemi dell' oggi, cerca su mondo antico e antropologia, archeologia e an­
però occorre porre molta attenzione al contesto storico. tropologia, che ha una sua pre cisa configurazione. Dun­
Un a ut ore è sempre esp ressione di una tradizione prece­ que, oggi è molto più difficile d i re che c'è una scu ola _de­
dente, e il suo-pensiero è risposta ad w1 vasto dibattito1 a martiniana. C'è probabilmente, e in tnélniera fors e anco­
una .compless a storia precedente, che in qualc he modo ra più larga di prima, un'eredità demartiniana in molti
va conosci uta e con cui ci si de v e confrontare. ll rischio1 antrnpologi italiani, salvo forse quelli che si riconoscono
altrimenti, è di isolare w1 elemento, come questo dcllil csdusivnmcntc in lince legate all'antropologia francese e
consapcvole7,za che il soggetto dell a ricerca d eve metter­ s oprattutto a quella anglosassone; ma sono quelli meno
si in discussione, ma non and are poi fino in fondo nel italiani, da questo punto di vista.
comprende re il significato di q uesto problema.Certa­ D. Ecco, per metterla sotto fonna di domanda giornalistica,
mente, comunque, qu.esto desiderio di confronta_rsi con qual è a tuo avviso il nucleo vivo di questa eredità di de Marti­
altri approcci e discipline è produ ttivo, non c'è dubbio. no ? Cioè, qual è la parte del lavoro di de Martino elle è oggi
Semmai oggi agli antropo logi americani, o almeno a cer­ più attuale e più feconda? In modo purticulare, visti i tuoi in­
te linee emergenti dell'antropologia am e ric ana, si può teressi specifici nel campo dell'antropologia m edica, vorrei
quasi, se vuoi, rimproverare il con trari o, cioè di perdersi chieda/i quanto ritieni importante l'eredità demartiniana nel­
dietro a cose non antropologiche dimen ticando lo speci­ lo sviluppo di questa disciplina in Ita.lia.
fico antropologico, sciogliendo 11 antropolo gi a nella lette· R. Secondo me vi s ono vari aspetti . Da un lato, c'è l'a­
ratura o nel soggettivismo più sfrenato. spetto gramsciano di de Martino, cioè un'impostazione
FD. Nell'ultima pa rte l'articolo di Saunders tratteggia una dell'antropologia che tiene in largo conto della condizio­
quadro degli studi italiani contemporanei, sottolineandone la ne sociale dei vari gruppi e dei processi di i:gt=munia e di
coerenza e la continuità con il lavoro di ile Martino. Ne emer­ circolazione culturale. Qu es to è sempre stato uno dei
ge quasi l'immagine di una scuola naziona le molto compatta, grandi interessi di dc Martino. Fra l'a ltro, al momento
che si riconosce consapevolmente come erede dei fondamentali della sua morte egli aveva forti interessi per un progetto
insegnamenti demartiniani. Cosa ne pensi di questo? che p oi . n on ha potuto portare avanti.1 lo s tudio dei gran­
TS. Beh, visto da lontano può forse semb rare così, più di processi di egemonia della Chiesa nel Mezz o giorno
di quanto appai_a da vicino. Io dirci che si può p arlare di d'Ttalia. Questo era il suo grande progetto, e me ne p ar­
due fasi . Una fase in cui effettivamente un certo numero lava molto spesso. Anche gli studi sul lamento funebre,
di antropologi italiani, pur con diverse tematiche e con anche sull'atteggiamento verso il tarantismo eccetera, e­
diversi interessi, e anche con diverse sfumatme metodo­ ran o da lui c oncepi ti come sondaggi etnografici, dicia­
logiche e teoriche, in qualche modo si po tev ano tuttavia mo, sia pure di grande spessore teoric o, per c ostruire
dire demartiniani, o con tinua tori di una linea di pensie­ questa gr ande impalcatura della ricerca su come la sto ria
ro legata a Ernesto de Martino; contrapponendosi, in è intervenuta nei processi di sincretismo, di circolazione,
questo, a un'altra parte più tradizionalista e intert:ssata di cambiamento culturale neU'ltalia m e1idi onale. E' que­
quasi esclusivamente al folklore. In qualche modo, fino sto l'aspett o gramsciano di dc Martino, che si concentra
agli anni '70, questo è a p p ars o abbastanza evidente; non tanto sugli aspetti strettamente oggettivi, materiali
tant'è vero che ques ta scuola, q uesto insieme dì Sti.ldiosi della condi zi one di classe, ma sollci grande vivacità dei
più vicini alle linee di rkerca e agli interessi demartinia­ rapp orti di egemonia, sui gruppi che riescon o a fare ege­
� sono quelli che poi si sono in contrati. con il '68, con monia, sui problemi attorno ai quali si costruisce l'ege­
tutta una serie di tematiche ... Ad es e mpi o la questione monia. Le osservazioni sulle Indie di qua nella Terra del
della lettura politica del folklore, il folklore di contesta­ rimorso sono w1 buon esempio di questo approccio. Ec­
zione, httte qu este cose. Però anche all' in terno di questo co, tutto questo secondo me è uno dci nuclei più vivi. Io
gruppo e erano delle pr ofonde differenze, di ffe ren ze che non sa pr ei imm aginarmi oggi una ricerca d1e non si fon­
sono emerse soprattutto nella seconda fase, quando poi di su que s to quadro di riferimento. E qu esta è un' opzi o-.
' ne metodologica. Ba sta cambiare scenario e httto ciò non
da q u es t o filone un po generi.Co sono emerse delle linee
personali - direi più pe rsonali che di s cu ola . Linee condi­ avviene. E direi anche che questo è l'aspetto del pensiero
:lionate fra l'altro dall ' influenza di nuove correnti cuJtu­ demartiniano che affascina di pi ù in Spagna e nei paesi
rali, come la semioti ca, ad esempio, che a un certo punto latino-americani. Non tanto il tema della crisi della pre­
è entrata con forza nell'antropolog ia anche se in diversi senza, ad esempio, quanto questa c oncezione molto viva
modi e con diverso peso nei vari studiosi . ( conti con la dci proces si di circolazione culturale e di egemonia.
storia sono stati fotti in maniera diversa.; l'uscita verso D. L'aspetto che lui chiamava storiografico...
condizioni più mod erne dcll' analisi antropologica è sta- R. L'aspetto che lui chiamava storiografico, in cui i
gruppi sociali erano in maniera molto viva ag�nti di pro­ variare enormemente anche a ll' interno di una stessa ci­
cessi...eccetera. Questa secondo me è la lezione più viva, viltà e cultura.. Noioggi lo vediamo nella nostra cultura:
cioè, come dico, oggi non immaginerei di po ter fare una ed è per questo che alcune previsioni di de Martino non
ricerca senza questa impalcatura. In questo c'è natural­ si sono a vver ate. Ci può essere w1 padroneggiamento
mente una fortissima influenza del marxismo. Del resto, della realtà in alcuni settori, e invece wIB scarsissima ca­
de Martino vedwa nel marxismo una teori a della ricerca pacità di padroneggiarla in altri settori.
sociale in gmdo ·di combin are i tre approcci base che si Fra l'altro, si potrebbe discutere a lungo su questo pro­
continuano a confrontare nell'antropologia moderna, in­ blema: se l'ipotesi di d� Martino, che con lo sviluppo
centrati sui concetti di funzione, di struttma e di stori­ della laicità sarebbe scomparsa la magia, sia stata o no
cità. Mentre nelle tre correnti o impo st azioni strutturali­ smentita dalla storia. Adesso si dice di solito d1e ha sba­
sta, funzionalista e storicista questi approcci vengono i­ gliato, che l'ipotesi è stata smentita déllla storia, e dietro
sol ati e perciò si impoveriscono, si impoverisce doè lo c'è l'eco dell'ùltra grande ipotesi smentita, quella
sguardo d'insieme, nel marxismo più vivo, quello di ti­ marxiana. Ma a un'analisi più puntuale si potrebbe an­
po gramsciano, essi sembrano potersi integrare. E quc�to che dire che de Mar tino non è stato smentito, e che piut­
secondo me è il nu cleo fondamentale dell'eredità dcm a r­ tosto le condizioni che lui prevedeva si sarebbero create
tìniana. Per l'antropologia medica, io credo, la stta in­ non si sono create. Cioè, non c'è stato un progressivo pa­
fluenza è soprattutto legata al modello di ricerca speri­ droneggiamcnto di massa della propria condizione esi­
mentato in La tena del rimorso. La ricerca sul tarantismo stenziale, e allora propri o in temuni demartiniani si può
mi sembra di grande intc.resse perché antici pa il tipo di spiegare la permanenza di tutta una serie di elementi in
analisi della malattia che �i concentra, per dirla in t ermi­ senso lato magi ci nella società contemporanea. Comun­
ni attuali, sui due poli della disease e dell'illness. In que- que, q uesto è un discorso che interessa più in termini
- sto modo è da intendersi la sua discussione dell'intreccio positivi che in termini di esege�i bio grafica o critica su
tra aspetti biologici e aspetti culturali del tarélntismo: se de Martino. Cred o, ripeto, che sia il settore in cui biso­
si tratti o meno di avvelenamento da ragno, in che misu ­ gna lavorare di più. Per esempio, certamente il concetto
ra il morso del ragno può essere reale ma d ivenire sti­ di "miseria psicologica" che de Martino ha introdotto è
molo dì qualcos'altro, e come questo qualcos'altro si de­ abbastanza discutibile, tln po' meccanico - però bisogna
finisca in rapporto a una soggettività che è storicamente ricordare anche il contesto in cui l'ha introdotto; l'ha fot­
data, in un gruppo sodale dato, in una co ndizione data, to in w1 congresso, quello milanese sul sottosviluppo, in
in una stagione data. Questo mi sembra un modello cl.i a­ cui il suo problema era for capire agli addetti ai l avor i
nal isi fondamentale per l'antropologia medica. l'importanza dì 1.ma dimensione soggettiva nelle analisi
li terzo elemento, quello che di solito vien e considera­ delle condizioni di sottosvi1uppo economico del Mezzo­
to l'elemento portante di Ernesto dc Martino, cioè la teo­ giorno. Vi era quindi tma ra gione strategica pre cisa. Co­
ria della crisi della presenza, mi lascia molti più dubbi. munque, se si vuole usare il concetto di crisi della pre­
Perché intanto occorrerebbe definirla meglio. Negli scrit­ senza occorre definirlo megli o. La perdita de lla presenza
ti demartiniani, la. crisi della presenza è quasi sempre potrebbe e�ser definita per esempio come il contempora­
definita in termini metaforici, P. non è riso lto il suo rap­ neo prodursi di una si tuazione di dissociazione psichica
porto con la storia . C'è infatti una continua oscillazione, e di incapacità di m antenere una distnnza con l'oggetto
'che è stata messa in luce da tanti, tra due diverse acce­ delle percezioni e delle riflessioni. Se è questo, allora si
zioni del tennine. Dn una parte, sembra che de Martino tratta di fare i conti con tuli:o il pensiero psichlatrico mo­
consideri w1a conquista storic a o evol utiva quella di a­ derno. Però bisogna definire esattamente cosa s'intende.
vere sempre meno bisogno della magia in virtù di una Lo stesso vale per il problema ·della destorificazione: in
cosciem�a sempre più data, certa e strutturata; dall'altra che misura essa produce un rassicuramento tale da im­ ·:

parte, in molte pagine demartiniane le vicende della pre� plicare effetti sul terreno dell'equilibrio psichico, per e­ .,

senza a ppai ono invece non tanto come fasi di u.n percor­ sempio.
so storico, quanto piuttosto come legate a varia:doni nel­ FD. Io su questo vorrei chiederti due cose. Se, come dici, de
la condizione esistenziale degli individui. In taluni mo­ Martino oscilla tra u na concezione della crisi della presenza
menti queste condizioni mettono in crisi la presenza, in come problema storico, che riguarda lo sviluppo dell'Io. in sen­
altri no. Certo, non c'è dubbio che su. queste condizioni so non empirico ma trascendentale, e dall'altra parte invece u- ·

incida l'apparato interpretativo del mondo dì cui unn na concezione psichiatrica, come prublema empirico di singole
so ciet à è in possesso, quindi per esempio l'apparato personalità, di singoli lo... .
scientifico. Direi che l'ele mento centra�e è la capacità TS. Sempre in condizioni storicamente precise, però
dell'uomo di trasformare la realtà, di incidere su di essa, FD. Sempre in condizioni storicamente precise. Ora, la vec­
dì padroneggiare i processi in cui viene coinvolto; però chia tesi di Cases, per esempio, era che questa oscilla.zione fos­
questa ca pacità e questo grado dì padronanza possono se in realtà una oscillazione nello sviluppo del pensiero di de
Martirio... lidità del pensiero scientifico contro le �valutazioni rela­
TS. Sì, più o meno Croce... tivistiche che lo assimilano a qualsiasi alh'u tipo di ideo­
FD. Sì. La tua impressione è la stessa? logia. Come antropologi, dobbiamo assumere che la
TS. Io credo che abbia perlomeno interferito, questo. scienza è lm prodotto storico, ma anche che non è una
Perché per de Martino questa questione delle categorie, semplice "sovrastruttura" come tante altre, per intender­
preesistenti al processo storico oppure esse stesse pro­ ci. Essa rappresenta w1a maniera specifica di indagare
dotto storico, eta un problema reale, ed era un problema sulla realtà, la più controllabile di tutte, meno facilmente
reale in rapporto al dibattito post-crociano di quegli an­ trasfonnabile in mera ideologia. Se non si parte da 4ue­
ni. Essendo lui un allievo di Croce, non p oteva non porsi sto, è inutile fare antropologia. Cioè, occorre una piat­
questo problema, e secondo me questo ha interferito lar· tafonna stabile che d consente di dire: questo è il pensie­
gamente. Ma non credo che abbia inciso solo questo. Il ro scientifico, e all'interno delle forme del pensiero
punto è che de Martino è passato da una fase di rifles­ scientifico io propongo l'antropologia. Se io demolisco
sione generale, come quella di Naturalismo e storicismo questo ... posso farlo benissimo, ma allora demolisco
nell'etnologia, per intenderci, a una sempre più accentua­ quella parte del pensiero occidentale che ha prodotto la
ta concretizzazione storica dei p.roblemi. Da quando si è scienza. Allora è inutile fare un'antro pologia diversa:
occupato di problemi concreti, di casi storir.amente de­ semplicemente non si fa antropologia. Che è cosa ben di­
tenninati, egli ha sempre sottoHneato con grande forza versa dal tentare di superare l'oggettivazione e di mette­
la radicazione interpretativa dei livelli di coscienza nelle re in discussione il rapporto tra ricercatore e oggetto del­
condizioni reali di esistenza degli individw. Ciò lo ha la ricerca, che è invece cosa giustissima, il grande passo
portato a superare quel generico evoluzionismo, quella avanti che de Martino ha compiuto. Si pensi aUa famosa
dicotomia tra unn fase della storia umana nella quak la frase "Io entravo nelle case dei contadini come u.n com­
presenza non era data e u.na in cui è data, che dirci fran­ pagno... ", etc.. Però se noi andiamo al livello estremo, di­
camente schematica e discutibilissima. L'alternativa a cendo che l'anh'opologia è soltanto un'ideologia come
questo è la radicazione interpretativa delle forme di co­ tutte le altre, va br.ne, ma allora anche la clùrnica, anche
scienza a una condizione di esistenza storicamente de­ la biologia . ..E' come fare un'antropologia medica in cui
tenninata. Ed è questo il momento più marxiano, dicia­ si neghi che c'è un processo attraverso il quale dei batte­
mo, di de Martino; e, a mio par�re, anche il momento ri o dei virus o delle confonnazioni genetiche incidono
più vivo in chiave di antropologia medica. Infatti questa sul livello di benessere degli individui. Ora, de Martino
estrema aderenza alla concretezza delle situazioni stori­ partiva in fondo dall'idea che l'Occidente avesse sì pro­
co-sociali in cui gli individui sono collocati lo porta a dotto cose spaventose, ma anche cose che considerava la
sviluppare appieno il tema dell'efficacia simbolica dcl.la base di uno sviluppo ulteriore. Tant'è che la sua opera­
magia della sua efficacia reale, voglio dire, nei confron­
- zione antiocddentale è quella di ricomprendere in una
ti di quelle che oggi chiamerenuno culture. bound syndro­ visione scientifica l'intero pianeta e l'intero mondo delle
m.es. Già nel Mondo magico si affaccia mille volte la possi­ varie culture, e non soltanto la nostra: qui c'è l'attacco a
bilità di un'efficacia simbolica reale, che in quell'opera Croce eccetera. Però ciò a cui in fondu lui mirava era un
viene tuttavia risolta in un'efficacia meramente evoluti­ allargamento della cosci.enza critica dell'Occidente: qui
va il simbolismo consente d.i "enb·are nella storia", più
- sta i.I suo etnocenhismo critico. Ora, una cosa è un tenta­
che di risolvere problemi determinati in determinate tivo di raffinamento costante dell'epistemologia, per
condizioni storiche. lo penso che sia più viva quella par­ guanto difficile da realizzare, altra cosa è dire che, poi­
te dd suo p�nsiero in cui l'efficacia appare come la solu­ ché la scienza è ideologia, qualsiasi altra concezione del
zione per quell'individuo di quella crisi in quel momen­ mondo ha lo stesso valore. Questo per quaùto riguarda
to - soluzione d.i un problema che non è assolutamente gli aspettì cognitivi. Per quanto 1iguarda gl i a�petti di
psiehiatrico, ma è un problema esistenziale di quell'indi­ valore è un altro discorso. Certo, de Martino riteneva
viduo. Per riepilogare, ecco, io c redo che questa linea che l'Occidente avesse fondato alcune possibili regole e·
della solida radicazione della soggettività in un contesto tiche che potevano essere molto importanti. Però in
storico detem1inato e in un quadro di dinamiche sociali realtà sotto sotto, anche se non lo affermano esplicita­
di circolazione culturale, di potere, di egemonia, sia l' e­ mente, quasi tutti gli antropologi ritengono ad esempio
lemento più vivo di de Martino. che la democrazia è meglio dell'autocrazia, e altre cose.
FD. Un'ultima domanda. . Saunders enuclea il concetto di Quindi, delle opzioni comunque si fa1U10, soltanto in
etnocentrismo critico come centrale, come l'apporto più im­ chiave di valore è nonnale farle, siamo fuori dall'antro­
portante dell'intero pens iero di de Martino. S� d'accol'dO su pologia, diciamo, sono scelte politiche, ideologiche. Al­
questo punto? l'interno dell'antropologia la vera scelta è un'epistemo­
R. Credo che sia importante. Mi sembra un tema fon­ logia sempre più raffinata.
damentale soprattutto perché ci aiuta a preservare la va· FD. Ma forse de Martino non voleva scindere questi aspetti
etici, di valore, di scelta storica, di presa di posizione politica
dalle basi stesse della scienza, no?
. TS. No, però ho l'impressione che per lui il colle ga­
mento tra scienza e politica non i m p licasse la fusione del
piano cognitivo e di quello etico. In lui prevale vn l'idea
(e in questo c'è anche un collegamento con Croce, sia
pure molto lontano) che poiché Ja ricerca nas ce da un
problema, e un problema nas ce da una condizione stori­
ca determinata, da uno sguardo, da un'angolazione de­
terminata e quindi da un proge tto politico determinato,
il collegamento tra la scienza e la politica, il sistema eti­
co, ecL-etera, consisteva nello stimolo a indagare sui pro­
cessi reali che costituiscono la base del problema più ,

che il mescolamento continuo tra valori e p rocessi cogni­


tivi. Poiché io sto dalla parte dei contadini e della libera­
zione dell'uomo, indago sui meccanismi che fren a no
questo processo di liberazione. Ma una volta che io in­
dago su questi meccanismi, il fatto che io sia per la libe­
razione dei contadini non mi modifica radicalmente il
processo cognitivo; mi modifica semmai l'impian1o e so­
pra ttutto la scelta tematica e problemntica della ricerca.
Detto cosi può sembrare tagliato con la manmiia, ma, se
vogliamo. usare una frase del tempo, si può dire che la
scelta ideologica e politica era a monte della ricerca sce­ ·

gliere quale angolazione d a re e quale problema affronta­


re e a valle, per quanto riguarda chi usa socialmente la
-

ricerca e a che fine. Tant'è vero che aJl'epoca si diceva


che ricerche finanziate da gruppi conservatori potevano,
per il loro nucleo cognitivo, essere utilizzate in funzione
diliberazione. Cosa che, sì fosse trattato soltanto di i­
deolo�a, nonsarebbe stata possibile. Occorre distingue­
re dunque tra schema etico e procedure della ricerca.

(Intervista di Fabio Dei)

J
1
'
'
I

You might also like