You are on page 1of 9

IL REATO OMISSIVO

La responsabilità per omissioe non può che costituire l’eccezione in quanto l’incremento di tele forma di
responsabilità presuppone l’affermarsi di un principio (solidaristico) che fa obbligo no tanto di astenersi dal
compiere azioni lesive quanto di intervenire attivandosi per la salvaguardia di beni altrui posti in pericolo

Il problema politico-criminale della compatibilità tra la piunibilità delle omissioni e l’idea della protezione
dei beni giuridici  mentre il diritto penale dell’azione reprimerebbe la modificazione in peggio di una
situazione preesistente il diritto penale dell’omissione (costituito da comandi di agire in un determinato
modo) tenderebbe invece a promuovere il progresso e il benessere collettivo. Vi son oipotesi di pura
disobbedienza e ipotesi nelle quali la fattispecie omissiva è posta a tutela di un quid assimilabile al concetto
di bene giuridico. In linea di principio nulla impedisce che in certi casi possa assurgere alla dignità di bene
meritevole di protezione l’interesse attuale al conseguimento di utilità future.

A seconda della necessità della presenza o no di un evento (come requisito strutturale del fatto di reato) si
distingue in:

1. Reati omissivi propri (o puri)  consistono nel mancato compimento di un’azione che la legge
penale comanda di realizzare. Dall’omissione possono conseguire eventi indesiderati MA
all’omittente si fa carico di non aver posto in essere l’azione doverosa come tale e non già di aver
impedito il verificarsi di eventuali risultati dannosi connessi alla condotta omissiva.
2. Reati omissivi impropri  consistono nella violazione di un obbligo di impedire il verificarsi di un
evento tipico ai sensi di una fattispecie commissiva. L’omittente così assume il ruolo di garante
della salvaguardia del bene protetto e risponde anche dei risultati connessi al suo mancato attivarsi
(madre che non soccorre il figlio in pericolo)

Va attribuita rilevanza decisiva non soltanto alla presenza di un evento nella struttura, quanto invece al
fatto che questo tipo delittuoso è carente di una previsione legislativa espressa  la fattispecie del reato
omissivo improprio nasce dal combinarsi della clausola generale (ex art 40 cpv) con le norme di parte
speciale del reato di azione e trasformate in fattispecie omissive per via di interpretazione giudiziale. È
preferibile operare una distinzione in funzzione della diversa tecnica di tipizzazione adottata dal legislatore:

1. Reati propri  reati omissivi direttamente configurati come tali dal legislatore penale
2. Reati impropri  illeciti omissivi carenti di previsione legislativa espressa e ricavati dalla
conversione di fattispecie create in origine per incriminare comportamenti positivi.

TIPICITA’

La fattispecie obiettiva del reato omissivo proprio


Elementi costitutivi della fattispecie omissiva propria  situazione tipica, condotta omissiva, possibilità di
agire.

Situazione tipica  insieme dei presupposti da cui scaturisce l’obbligo di attivarsi. Nel descrivere la
situazione tipica la norma incriminatrice indica anche il fine cui deve tendere il compimento dell’azione
comandata. La descrizione della situazione tipica può far uso di elementi descrittivi che rinviano alla realtà
naturalistica (omissione di soccorso) o di elementi normativi giuridici (omissione di un atto d’ufficio). Le
fattispecie omissive proprie possono essere distinte in.
a) La situazione tipica è pregnante  l’obbligo di attivarsi ha per presupposto un’attività naturalistica
o sociale immediatamente percepibile dal soggetto, a prescindere dalla conoscenza dell’obbligo
giuridico di agire
b) La situazione tipica è neutra  qui è difficile che il soggetto possa riconoscere di trovarsi nella
situazione che lo obbliga ad attivarsi in un determinato modo se egli previamente non conosce la
specifica norma giuridica generatrice dell’obbligo di agire

Condotta omissiva  tipica, è quella che consiste nel mancato compimento dell’azione richiesta in
presenza della situazione conforme alla fattispecie incriminiatrice.

L’orientamento dominante propende per l’accoglimento della teoria normativa  che definisce
l’omissione come un non compimento da parte di un soggetto di una determinata azione che era da
attendersi in base ad una norma.

Possibilità di agire  il compimento dell’azione comandata presuppone che il soggetto abbia la possibilità
di agire. Nel senso di possibilità materiale di adempier al comando. Possibilità che può essere esclusa
dall’assenza delle necessarie attitudini psico-fisiche e dalla mancanza delle condizioni esterne indispensabili
per compiere l’azione doverosa.

Il reato viene meno se il soggetto ha compiuto un serio sforzo di adempiere all’obbligo di agire e
l’insuccesso è dovuto a circostanze esterne. Ove si tratti di doveri di agire che incombono su più soggetti e
che non presuppongono necessariamente un adempimento di tipo personale l’attivarsi si uno dei co-
obbligati può far venir meno i presupposti della situazione tipica e può quindi rendere penalmente
irrilevante l’omissione di coloro che rimangono inattivi.

La fattispecie obiettiva del reato omissivo improprio


Il reato omissivo improprio contravviene all’obbligo di impedire il verificarsi di un evento lesivo. L’evento
(del cui mancato impedimento si risponde) è quello tipico ai sensi di una fattispecie commissiva. Si è
storicamente ritenuto che in alcuni casi il non impedire sostanzialmente eguagli quanto a disvalore la
corrispondente ipotesi di commissione del reato mediante azione positiva.

A differenza dei reati di mera omissione che contravvengono ad un comando di agire i reati omissivi
impropri violerebbero pur sempre il divieto di cagionare l’evento che dà vita alla fattispecie commissiva ma
questa volta il divieto si specifica nel divieto di cagionare con la propria omissione l’evento tipico.

Il reato omissivo improprio è ricostruito dall’interprete in base all’innesto della disposizione di cui all’art 40
cpv (che contiene la clausola di equivalenza)sulle norme di parte speciale che prevedono ipotesi di reato
commissivo (suscettive di essere convertite in ipotesi omissive). Sorge in pratica una nuova fattispecie
incentrata sul mancato impedimento dell’evento, che però ha carattere autonomo. Tale autonomia si
spiega considerando che la fattispecie omissiva impropria in quanto incrimina l’inosservanza dell’obbligo di
impedire l’evento non può che essere anch’essa imperniata su di una norma di comando. I divieti esigono
l’omissione mentre i comandi il compiment di un’azione. Se si ammette che il mancato impedimento
dell’evento integra una condotta di natura omissiva è giocoforza riconoscere che la norma violata da una
tale condotta non può essere un divieto ma soltanto un comando di azione.

Dubbi sulla compatibilità di questo modello con i principi di legalità e sufficiente determinatezza della
fattispecie. Gli elementi di cui si compone l’autonoma fattispecie omissiva impropria sono ricostruiti dal
giudice che ha il compito di selezionare le fattispecie d’azione tipizzate da convertire in ipotesi omissive e di
individuare gli obblighi d’agire la cui violazione giustifichi una responsabilità penale per omesso
impedimento dell’evento.

Sfera di operatività dell’Art 40 cpv

Tale articolo dà luogo ad un fenomeno di estensione della punibilità, ma l’operatività della regola va cmq
limitata ad alcuni tipi di reato.

Se detta disposizione serve a giustificare l’incriminazione di alcuni comportamenti omissivi non tipizzati il
suo impiego è escluso quando la stessa norma incriminatrice fa menzione della condotta omissiva o in via
esclusiva (reati omissivi propri) o accanto all’azione in senso stretto:

 Delitti di mano propria  la fattispecie presuppone un atto positivo di carattere necessariamente


personale. La configurabilità del fatto mediante omissione sarebbe esclusa per il fatto che il reo
deve commettere positivamente il reato a mezzo della sua persona
 Reati abituali  (presuppongono una determinata condotta di vita risultante dalla reiterazione di
comportamenti positivi)la configurabilità del reato mediante omissione è da escludere tutte le volte
in cui la fattispecie penale pone l’accento su di una condotta caratterizzata da note descrittive
necessariamente inerenti ad un comportamento positivo.

In determinati casi però la norma incriminatrice impernia tutta la formulazione del fatto su concetti
normativi  qui per stabilire se assume rilevanza la condotta omissiva non sarà necessario richiamare l’art
40 cpv ma si dovrà avere riguardo al contenuto degli obblighi comportamentali desumibili dale norme di
condotta richiamate dagli elementi normativi contenuti nella norma incriminatrice.

La norma di cui all’Art 40 si trova inserita nella rubrica del rapporto di causalità  tale connessione sembra
denotare che il campo d’azione della fattispecie considerata va limitato ai casi in cui affiora il problema del
nesso causale tra condotta ed evento lesivo  si tratta del riconoscimento a livello di normazione positiva
che la regola di cui all’art 40 cpv è applicabile solo ai reati di evento. Precisazione occorre scartare dal
novero dei reati di evento quelli caratterizzati da elementi strutturali che possono accedere soltanto ad una
condotta positiva

Come specifico campo d’azione della regola d’equivalenza ex art 40 cpv residua quello dei reati causali puri
 quei reati di evento la cui carica di disvalore si concentra nella produzione del risultato lesivo mentre
appaiono indifferenti le specifiche modalità comportamentali che innescano il processo causali. Questi reati
si circoscrivono in 2 ipotesi  i delitti contro la vita e l’incolumità individuale & i reati contro l’incolumità
pubblica  cioè fattispecie penali finalizzate alla protezione della persona umana, ora come individualità
singola e determinata ora come membro della collettività contro le aggressioni ai beni dela vita e
dell’integrità fisica.

Non è cmq da escludere che siano rinvenibili altri esempi di reati causali puri posti a tutela di beni diversi da
quelli di vita e incolumità  l’idea di una responsabilità per omesso impedimento dell’avento anche
nell’ambito dei reati che tutelano beni di natura patrimoniale è più plausibile in termini politico-criminali
ove ci si trovi di fronte all’esigenza di impedire gravi lesioni agli interessi patrimoniali la cui salvaguardia
possa giovare al buon funzionamento dell’intera economia collettiva

Art 40 & il concorso mediante omissione


Per evento ex art 40 cpv intendersi il reato oggetto di volontà comune materialmente posto in essere da
taluno dei compartecipi e non impedito da chi aveva l’obbligo di impedirlo. Nel porre questa equivalenza
evento / reato no impedito si ritiene però che non operi il limite dell’applicabilità dell’art 40 cpv ai soli reati
causali puri cioè si ammette che il titolare dell’obbligo di impedire l’evento possa partecipare mediante
omissione alla commissione di qualsiasi illecito penalea prescindere dalla presenza o no nella relativa
fattispecie di un evento in senso naturalistico.

La fattispecie omissiva del reato omissivo improprio ricomprende innanzitutto la situazione tipica intesa
come il complesso dei presupposti di fatto che danno vita ad una situazione di pericolo per il bene da
proteggere e che pertanto rendono attuale l’obbligo di attivarsi del garante. Data la mancanza di una
previsione legale, il contenuto e lo scopo del dovere di agire del garante possono specificarsi soltanto in
rapporto alle circostanze del caso concreto.

Gli elementi costitutivi della fattispecie omissiva impropria sono:

a) la condotta omissiva di mancato impedimento


b) l’evento non impedito  l’”evento” è rappresentato dall’evento naturalistico previsto dalla
fattispecie commissiva-base (nei casi di realizzazione monosoggettiva) e dal reato che si aveva
l’obbligo di impedire (nei casi di concorso mediante omissione)

Per attribuire la responsabilità per l’evento occorre dimostrare che esiste una connessione tra evento e
condotta omissiva. Un nesso. Secondo l’art 40 non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di
impedire equivale a cagionarlo  la dottrina nega che nei reati omissivi sia dato riscontrare un rapporti di
causalità uguale a quello dei reati commissivi. Nell’ambito del reato omissivo occorre verificare se e in che
modo l’eventuale compimento dell’azione dovuta avrebbe inciso sul corso degli accadimenti e se avrebbe
evitato la verificazione dell’evento lesivo.

Nei reati omissivi per determinare il nesso omissione-evento si emette un giudizio ipotetico o prognostico
 l’organo giudicante suppone mentalmente come realizzata l’azione doverosa omessa e si chiede se in
presenza di essa l’evento lesivo sarebbe venuto meno …..--> i criteri di giudizio da adottare sono i criteri del
modello della sussunzione sotto leggi. Dopo aver individuato la legge di copertura in virtù della quale sia
consentito affermare che al verificarsi di certi antecedenti vengono generalmente meno determiante
conseguenze si potrà usare la formula della condicio sine qua non  l’omissione è causa dell’evento
quando non può essere mentalmente sostituita dall’azione doverosa senza che l’evento venga meno 
l’omissione è dunque causale.

È cmq un giudizio effettuato in termini ipotetici, dobbiamo accontentarsi di richiedere che l’azione
doverosa ove compiuta valga ad impedire l’evento con una probabilità vicina alla certezza.

La posizione di garanzia

Perché la causazione e il mancato impedimento di un evento risultino penalmente equivalenti non basta
accertare il nesso di causalità è necessaria la violazione di un obbligo giuridico di impedire l’evento.
Nessun cittadino può essere chiamato a rispondere per il semplice fatto che un suo possibile intervento
soccorritore avrebbe scongiurato la lesione di beni giuridici altrui.

Bisogna individuare gli obblighi giuridici di attivarsi  la dottrina e la giurisprudenza hanno il compito di
individuare quali siano di volta in volta gli obblighi giuridicamente rilevanti. La dottrina ha adottato la teoria
formale dell’obbligo di impedire l’evento  le situazioni tipiche di obbligo penalmente rilevanti (posizioni
di garanzia) sono individuate in base alla fonte formale della loro rilevanza giuridica. Triplice fonte giuridica
dell’obbligo di attivarsi (trifoglio):

a) la legge, distinguibile in penale ed extrapenale


b) il contratto
c) la precedente azione pericolosa, chi compie un’azione pericolosa dopo assume l’obbligo di
impedirne le possibili conseguenze dannose a carico di terzi.

Questa teorie però non spiega perché il diritto penale assimili l’omissione non impeditiva all’azione causale.
La dottrina più recente si è sforzata di approfondire il fondamento penalistico della regola dell’equivalenza
attraverso l’adozione di criteri materiali desunti dalla specifica funzione attribuibile aalla responsabilità per
omesso impedimento dell’evento nel nostro sistema penale.

A fondamento del meccanismo di responsabilità per omesso impedimento sta la necessità di assicurare a
determinati beni una tutela rafforzata, stante l’incapacità dei loro titolari a proteggerli adeguatamente 
da qui l’attribuzione a taluni soggetti, diversi dai titolari della speciale posizione di garanti dell’integrità dei
beni che si ha interesse a salvaguardare. Se così è, il principio di equivalenza tra l’omissione non impeditiva
e l’azione causale presuppone non già un semplice obbligo giuridico di attivrsi ma una posizione di garanzia
nei confronti del bene protetto  definibile come uno speciale vincolo di tutela tra un soggetto garante ed
un bene giuridico determinato dall’incapacità del titolare a proteggerlo autonomamente.

La natura speciale del vincolo di tutela relativo alle situazioni di garanzia si riflette necessariamente anche
sulla natura degli obblighi di attivarsi che da tali situazioni discendono  gli obblighi di garanzia hanno
infatti un carattere speciale perché incombono soltanto su alcuni soggetti (garanti) e non sulla generalità
dei cittadini.

In base alla funzione le posizioni di garanzia possono essere distinte in:

1. Posizione di protezione  ha per scopo di preservare determianti beni giuridici da tutti i pericoli
che possono minacciarne l’integrità, quale che sia la finte da cui scaturiscono.
2. Posizione di controllo  ha lo scopo di neutralizzare determinate fonti di pericolo in modo da
garantire l’integrità di tutti i beni giuridici che ne possano risultare minacciati.

Le posizioni di garanzia possono anche distinguersi in:

1. Originarie  nascono in capo a determinati soggetti in considerazione dello specifico ruolo o della
speciale posizione di volta in volta rivestita
2. Derivate  trapassano dal titolare originario ad un soggetto diverso per lo più mediante un atto di
trasferimento negoziale.

In non pochi casi il passaggio o delega delle funzioni di garante da un titolare originario a un soggetto
diverso consegue ad un atto che assume la veste giuridica del contratto  perché gli obblighi di attivarsi di
fonte contrattuale possano assumere rilevanza ai sensi dell’art 40 sono però necessarie alcune condizioni:

 l’attitudine del contratto ad assurgere a fonte di obblighi di garanzia è in realtà subordinata


all’intervento in qualità di parte contraente dello stesso titolare del bene protetto o di un garante
a titolo originario, tranne che per i casi di incapacità presunta in cui è la legge a predisporre i
garanti.
 Occorre che il garante assuma in concreto la funzione di tutela al cui assolvimento si è impegnato.
La violazione del contratto coincide con la mancata sostituzione del garante originario, no npiù in
grado di intervenire nel momento del possibile verificarsi dell’evento lesivo
 È importante che in base all’iniziale accordo delle parti si sia creata una situazione di effettivo
affidamento al garante del bene da proteggere, se tale situazione permane nonostante l’esistenza
di una causa di invalidità del contratto il garante sarà da ritenere cmq gravato di un obbligo
penalmente rilevante di impedire l’evento.

Obblighi di garanzia penalmente rilevanti possono derivare da una assunzione volontaria della posizione di
garante  ipotesi in cui un soggetto svolge spontaneamente compiti di protezione di certi beni stante
l’incapacità dei relativi titolari di provvedere da sé. Parte della dottrina tende ad inquadrare l’ipotesi in
esame nell’istituto della negotiorum gestio (gestione di affari) disciplinata dagli artt 2028 ss del cod civ. Ai
fini della rilevanza penalistica delle posizioni di garanzia spontaneamente assunte ciò che conta è che
l’intervento del garante determini o accentui un’esposizione a pericolo del bene da proteggere  perché
ad esempio tale intervento induce ad affrontare un pericolo che altrimenti non si sarebbe corso (alpinista
grazie alla spontanea presenza della guida decide di avventurarsi in una difficile scalata).

ESEMPI PAG 616

Distinzione tra “agire” & “omettere”

Di solito la distinzione tra azione e omissione è pacifica, vi sono però dei casi in cui nascono dubbi sulla
distinzione:

 illecito colposo determinato da azione  posto che nella colpa è sempre insito un momento
omissivo si potrebbe teoricamente cancellare del tutto i fatti commissivi colposi incentrando il
significato della condotta sempre sul difetto di diligenza  però così il soggetto chiamato a
rispondere del fatto colposo non sempre riveste la posizione di “garante” della salvaguardia del
bene protetto.
 Impedimento di azioni soccorritrici altrui  minaccia affinchè non si presti soccorso, chi minaccia
– omicidio mediante azione e non semplice omissione
 Interruzione di un personale intervento soccorritore  A tira una corda a B nel pozzo e poi la
ritira, se la ritira prima che raggiunga B è omissione di soccorso, se la ritira quando B già l’ha presa è
omicidio doloso.

ANTIGIURIDICITA’
L’antigiuridicità esplica nel reato omissivo la funzione di convalidare l’illiceità indiziata dalla conformità al
tipo (tipo- indizio di illiceità-in assenza di cause di giustificazione, antigiuridicità). Le cause di giustificazione
dei reati di azione non sono facilmente verificabili nell’ambito dei reati omissivi (è più facile configurare lo
stato di necessità).

COLPEVOLEZZA
La struttura della colpevolezza è analoga a quella del reato di azione. Con riferimento ai reati omissivi
impropri vi è un problema (politico-criminale) della equiparabilità del cagionare al non impedire risolto
positivamente dall’art 40 cpv sotto il profilo del trattamento sanzionatorio.

Dolo omissivo, reati omissivi propri


Caratterizzate dall’assenza non solo di una condotta positiva ma anche di un evento naturalistico, nascono
problemi di interferenza tra il dolo e la conoscenza della legge penale  fino a che punto è possibile avere
la coscienza e la volontà di omettere senza conoscere previamente la legge penale che impone di attivarsi
in un determinato modo???? Per rispondere è opportuno distinguere in 2 categorie:

1. Reati omissivi con situazione tipica pregnante  l’obbligo di attivarsi ha per presupposto una
realtà naturalistica o sociale immediatamente percepibile dal soggetto, a prescindere dalla
conoscenza che egli abbia dell’obbligo giuridico di agire (omissione di soccorso). La coscienza e
volontà di omettere può fare a meno della conoscenza dell’obbligo giuridico di attivarsi.
2. Reati omissivi con situazione tipica neutra  sono fattispecie di pura creazione legislativa cioè che
sono tali senza che esista un disvalore sociale percepibile. Il presupposto dell’obbligo di agire di per
sé non dice nulla al soggetto se egli non conosce l’esistenza di una norma giuridica che vi riconnette
rilevanza. Parte della dottrina ritiene che il dolo inglobi la conoscenza attuale del comando penale
(in deroga all’art 5).

Perché l’omittente risponda a titolo di dolo in generale occorre non solo la conoscenza dei presupposti
(situazione tipica) del dovere di attivarsi ma anche la consapevolezza della possibilità di agire nella direzione
voluta dalla norma sennò l’omissione non può mai esprimere il significato di una risoluzione, di una scelta
tra 2 possibilità di condotta.

Dolo omissivo, reati omissivi impropri

Essendo la posizione di garanzia un elemento costitutivo del fatto tipico Il dolo abbraccia i presupposti di
fatto della posizione di garanzia. Entra a far parte del dolo la conoscenza dell’obbligo extrapenale di agire
derivante da un contratto (per es.) tale conoscenza può a sua volta costituire un presupposto
indispensabile perché il soggetto si renda conto di rivestire una posizione di garanzia, sicchè un errore in
proposito convertendosi in un errore sulla situazione tipica è in grado di dispegare efficacia scusante ex art
47 ultimo comma.

Ai fini della configurabilità del dolo non si richiede che l’omittente sappia che la violazione dell’obbliho di
garanzia è penalmente sanzionata  in applicazione della regola generale, secondo cui non è richiesta la
conoscenza attuale della norma attuale trasgredita.ù

Colpa

Il difetto di diligenza può riferirsi al mancato riconoscimento della situazione tipica da parte dell’omittente
oppure all’errata scelta dell’azione doverosa da compiere. L’adempimento del dovere di diligenza
presuppone che il soggetto obbligato abbia la possibilità di agire i cui requisiti sono:

 Conoscenza, o riconoscibilità, della situazione tipica


 Possibilità obiettiva di agire
 Conoscenza o riconoscibilità del fine dell’azione doverosa
 Conoscenza o riconoscibilità dei mezzi necessari al raggiungimento del fine medesimo

Per stabilire se la condotta omissiva è in contrasto col dovere oggettivo di diligenza, basta valutare la
possibilità di agire alla stregua di un modello di agente avveduto che, posto nella situazione data sia in
grado di riconoscere la situazione tipica e di agire nel senso voluto dall’ordinamento.
L’ulteriore indagine sulle capacità psico-fisiche dell’omittente concreto va compiuta in sede di colpevolezza
 sarà sufficiente accertare l’assenza di circostanze anormali capaci di rendere eccezionalmente
impossibile anche all’agente-modello di comportarsi nel modo richiesto. Tale verifica deve essere fatta con
un riferimento spazio-temporale che è appunto dato dal comportamento effettivamente tenuto
dall’omittente.

Nei casi di colpa incosciente (es. omissioni dovute a dimenticanza) nonostante si sia soliti considerare la
colpa incosciente come una delle due forme tipiche dell’elemento psicologico del reato colposo la gran
parte dei casi di colpa inconsapevole difetta di coscienza e volontà  il giudizio di imputazione difetta
allora di natura schiettamente normativa e l’accertamento della colpa coincide con la possibilità di muovere
all’omittente un rimprovero per no aver agito nel senso richiesto, benché non sussistessero circostanze che
lo impedivano.

Nell’ambito dei delitti omissivi impropri dovere di diligenza e obbligo di impedire l’evento finiscono con il
coincidere  il garante cioè è tenuto a fare, per impedire la verificazione di determinati eventi, quanto gli è
imposto dall’osservanza delle regole di diligenza dettate dalla situazione particolare. Le due entità devono
essere cmq tenute distinte perché vi è una differenza concettuale l’obbligo di diligenza deve basarsi sulla
posizione di garanzia dell’omittente, inoltre la misura della diligenza imposta non può oltrepassare quella
cui è obbligato come garante.

Coscienza dell’illiceità

La coscienza dell’illiceità equivale alla conoscenza del comando di realizzare una determinata azione  tale
conoscenza non è richiedibile ai fini della punibilità (così come non si richiede nell’ambito dei reati
commissivi la conoscenza del divieto di porre in essere un’azione conforme ad un modello delittuoso)

Anche qui, ai fini della sussistenza della colpevolezza è sufficiente la possibilità di conoscere il precetto
penale costituito nella specie dal comando di agire, solo che nei reati omissivi la possibilità di conoscere il
comando deve essere accertata con criteri particolari  la possibilità di non conoscere il precetto penale va
sempre presa in considerazione mentre nel campo dei reati commissivi tale possibilità è da tenere in conto
soltanto in presenza di circostanze oggettive.

TENTATIVO
Il tentativo è configurabile nell’ambito dei reati commissivi mediante omissione (impropri) vi sono invece
dubbi sulla configurabilità nell’ambito dei reati omissivi propri.

Riconoscimento della configurabilità per i delitti omissivi impropri è dovuto al fatto che tali delitti si
atteggiano (strutturalmente) a reati di evento quindi è ben possibile ipotizzare il tentativo in tutti i casi in
cui la condotta omissiva volontaria non è seguita dalla verificazione dell’evento. Riguardo al momento
iniziale dell’omissione punibile  l’omissione tentata assume rilevanza nel momento in cui il ritardo
dell’azione di salvataggio provoca un pericolo diretto per il bene tutelato o aggrava una situazione di
pericolo preesistente.

Nei delitti omissivi propri  se il termine utile per compiere l’azione prescritta non è scaduto il non averla
posta in essere non implica ancora violazione dell’obbligo mentre, se il termine è scaduto, il reato è già
perfetto. Inoltre, l’omissione, non essendo immediatamente percepibile con i sensi può rimanere in gran
parte dei casi inaccessibile alla coscienza dell’osservatore -_> riuscirà quindi impossibile all’osservatore
riconoscere l’obiettivazione di una volontà diretta a non ottemperare alla pretesa normativa.
Ultimamente si è verificato un mutamento di tendenza, si ritiene che il tentativo sia configurabile quando il
soggetto non si limiti ad agire ma compia atti positivi diretti in modo univoco a non adempiere al comando
d’azione.

Ove il termine per adempiere non sia decorso ci si troverà di fronte ad un’ipotesi di tentativo tutte le
volte che un soggetto obbligato precostituisca una situazione tale da rendere impossibile l’ottemperanza
alla pretesa normativa

La riconoscibilità di una volontà di non adempiere appare meno agevole di fronte alla realizzazionedi
comportamenti che siano volti a produrre l’impossibilità dell’adempimento  qui, in mancanza di altri
criteri di riferimento, per la configurazione del tentativo sarà di ausilio il ricorso ai principi generali  i
requisiti dell’idoneità e dell’univocità risulteranno meglio apprezzabili a misura che gli atti del reo si
avvicinano alla soglia dell’impossibilità di adempiere.

PARTECIPAZIONE CRIMINOSA
I principi del concorso di persone nel reato sono applicabili indifferentemente tanto all’azione che
all’omissione.

Riguardo al concorso mediante omissione in un reato omissivo il fenomeno è ammissibile


allorchè più soggetti obbligati decidono di comune accordo che ciascuno non adempirà al suo obbligo di
condotta.

Si può anche configurare un concorso mediante azione in un reato omissivo anche se qui il
ricorso alla partecipazione criminosa è superfluo nel caso in cui anche l’istigatore sia personalmente in
grado di soccorrere la persona in pericolo, diventa lui l’autore del delitto di omissione di soccorso.

Nel caso di concorso mediante omissione in un reato commissivo a condizione che


l’omittente sia garante dell’impedimento dell’evento (evento è il reato commesso da terzi)  è necessario
individuare i presupposti in presenza dei quali si può affermare che sussiste a carico di un soggetto l’obbligo
di impedire un evento-reato. Dottrina e giurisprudenza dicono che no né necessario come presupposto il
fatto che ci sia un evento in senso naturalistico  vi sono delle perplessità, posto cioè che, nel caso di
realizzazione monosoggettiva dell’illecito omissivo improprio, il giudizio di equivalenza ex art 40 va limitato
alla fattispecie con evento naturalistico v’è da chiedersi se si può disattendere questa regola se il garante è
chiamato a rispondere a titolo di concorso.

Un problema di limiti alla responsabilità si pone già nel caso di posizione di protezione  il soggetto che ne
è titolare è vincolato all’impedimento di eventi lesivi cagionati sia da fatti naturali sia dall’aggressione di un
terzo. In questi casi però sussiste sempre il pericolo che il giudizio sulla condotta del garante finisca con lo
staccarsi dal singolo fatto di trasgressione per giungere a coinvolgere il comportamento del garante inteso
nella sa globalità alla luce di modelli irrazionali, soggettivizzati, incerti (di stampo eticizzante).

You might also like