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Sbatti il volontariato

in prima pagina
Il piano di comunicazione e la relazione
con i media nelle Organizzazioni di Volontariato

Il piano di comunicazione e la relazione con i media nelle Organizzazioni di Volontariato


Sbatti il volontariato in prima pagina
STRUMENTI PER IL VOLONTARIATO

VOLABO è il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna ed ha l’obiettivo di


promuovere localmente l’azione volontaria e la cultura della solidarietà offrendo gratuitamente
servizi per lo sviluppo, la progettazione e la promozione delle iniziative delle Organizzazioni di
Volontariato iscritte e non iscritte al registro provinciale.

PERCORSI DIDATTICI
Via Scipione Dal Ferro 4 | 40138 Bologna | tel. 051 340328 | fax 051 341169 | E-mail: info@volabo.it | Web: www.volabo.it
C.F. 91223750372 | Affidato ad A.S.Vo. | Associazione per lo Sviluppo del Volontariato (Delibera COGE del 04/04/2003)
STRUMENTI PER IL VOLONTARIATO
Scritto da
Nicola Rabbi, BandieraGialla.it
Michela De Falco - Area Comunicazione VOLABO
Docenti del Corso di Formazione per volontari “Sbatti il Volontariato in prima pagina” organizzato da
VOLABO - Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, edizione 2006 e 2007

Presentazione a cura di
Pier Luigi Stefani, Presidente di VOLABO - Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna

Progetto grafico - ED-line


Immagine di copertina gentilmente concessa da Amneris Varini

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Con la pubblicazione dei materiali tratti dalle esperienze formative realizzate in questi
anni, VOLABO - Centro Servizi per il Volontariato intende proporre alle Organizzazioni
di Volontariato, ai volontari e agli operatori del non profit, degli strumenti didattici
per approfondire quei temi che hanno suscitato particolare interesse all’interno,
appunto, dei percorsi di formazione.

Strumenti didattici e formativi che, in modo divulgativo e semplificato, con linee


guida, esercitazioni e spunti di riflessione possono accompagnare non solo chi è
in formazione ma anche chi si voglia approcciare ad una tematica o metodologia
in modo autoformativo, individualmente o in gruppo, in associazione o in contesti
partecipativi.

L’intento è quello di offrire l’occasione di avvicinarsi al tema proposto non solo da un


punto di vista teorico, ma anche da un punto di vista pratico:
• a livello teorico per colmare conoscenze basilari, per comprendere meglio una
tematica o un metodo, per trovare spunti di riflessione, per prendere un “lessico”
che non crei confusione ma sia la base di partenza per agire con cognizione;
• a livello pratico per approcciarsi ad un “come si fa” che permetta di non lasciare
idee e obiettivi solo alle buone intenzioni, per provare ad esercitarsi nell’acquisire
o migliorare competenze e capacità.

VOLABO anche attraverso i propri servizi formativi, si prefigge di promuovere il


processo di crescita delle Organizzazioni di Volontariato e dei volontari come cittadini
attivi e solidali; come organizzazioni capaci di coniugare mission, progettualità e
azione; come ruolo sussidiario e politico.

Area formazione VOLABO


formazione@volabo.it

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Indice

Presentazione, a cura di Pier Luigi Stefani - Presidente VOLABO 6


Introduzione 7

1) Cos’è la comunicazione sociale 8


1.1) L’informazione sul sociale non sempre è comunicazione sociale 10
1.2) Elementi di comunicazione sociale 12
1.3) La comunicazione sociale e il marketing sociale 14
1.4) Il piano di comunicazione sociale 18
Bloc Notes – Scrivere il piano di comunicazione 20
della propria organizzazione di volontariato

2) Strumenti e tecniche dell’ufficio stampa 24


2.1) A cosa serve l’ufficio stampa 24
2.2) Il rapporto con i media 25
2.3) Mass media e volontariato 26
2.4) Il codice deontologico del giornalista 27
2.5) Il comunicato stampa 29
2.6) La conferenza stampa 31
2.7) La documentazione e altre attività editoriali 32
2.8) L’attività di immagine e promozionale 33
2.9) Le tecnologie elettroniche di comunicazione 34
Bloc Notes – Esercizi sul comunicato stampa 37

3) Bibliografia 58
4) Sitografia 59

5
Presentazione
IL DOVErE DI COMuNICArE
Una delle esigenze maggiormente sentite dal volontariato non è solo quella di relazionarsi
con i destinatari delle proprie azioni, bensì quella di promuovere, sul territorio, nuove
energie utili ad aumentare il capitale sociale.
In un tempo come l’attuale, in cui ogni linguaggio si è modificato e spesso omologato
ai mezzi di comunicazione di massa e in cui i mezzi di comunicazione di massa saturano
le capacità di ascolto, si manifesta la necessità di modalità innovative che possano
catturare l’attenzione dei vari portatori di interesse. è sempre più richiesta l’acquisizione
di tecniche che, assumendo esse un carattere professionale, spesso il volontariato
sembra rifiutare. La sua missione di servire a sostenere le fasce più deboli genera il
timore che uscire dal proprio silenzio operoso faccia perdere quel valore di gratuità e
testimonianza che lo caratterizza.
Purtroppo non è così. O meglio non è sufficiente se si vogliono raggiungere col proprio
messaggio pubblici diversi al fine di sensibilizzare, acquisire nuove forze volontarie,
risorse utili al raggiungimento degli obiettivi.
Occorre anche non dimenticare la grande responsabilità che fa del volontariato uno dei
motori principali di coesione sociale e che impegna pertanto volontari ed organizzazioni
di volontariato a rendere trasparente, attiva, propositiva e spesso critica la propria
azione volta ad assumere, quando necessario, un ruolo politico alto capace di dare voce
ai diritti degli esclusi.
Un’azione che non si limita alla denuncia o all’assistenza, ma si propone in un costante
accompagnamento dei più deboli fino alla soglia della loro raggiunta autonomia.
Ecco allora che il volontariato può diventare oggetto di cambiamento. Viverlo e farlo
vivere nella sua originalità che non offende e non colpisce, ma testimonia appunto
attraverso la gratuità ovvero l’interesse esclusivo dell’altro, diventa un dovere sociale.
Un dovere ineludibile per chi si avvicina all’altro condividendone i bisogni, e che rifiuta
il pietismo inefficace di chi ritiene che più di tanto non si possa fare. Può uno strumento
di lavoro, così come l’acquisizione di tecniche comunicative efficaci, aiutare tutto ciò?
Forse un Centro di Servizi, come VOLABO, può non essere sufficientemente convincente,
pur attraverso la bravura dei propri operatori, così come la sollecitazione convinta che
personalmente vorrei imprimere.
Vorrei allora concludere con un richiamo ad una lettura attenta di un testo straordinario
dal titolo significativo “Salvare una vita si può”. L’autore - Peter Singer, docente di Etica
Pratica- pone in rilievo come conoscenze, strumenti e risorse per sconfiggere l’estrema
povertà nel mondo, ci siano. Quello che spesso manca è la nostra volontà anche ad
impegnarsi, non solo in una scelta precisa ma anche in una comunicazione efficace,
capace di assumere una forza di trascinamento eccezzionale; e ne offre mille e più
esempi che vanno dai comportamenti dei singoli alle campagne organizzate.
Se è questo il vero scopo del volontariato allora il nostro contributo, pur nei suoi limiti,
ha un senso e acquista un valore eccezzionale se, anche con poco, entreremo in questo
spirito.

Pier Luigi Stefani, Presidente di VOLABO - Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna

6
Introduzione
Per poter essere in grado di fare un buon piano di comunicazione sociale, per
saper costruire l’immagine sociale del proprio gruppo o realizzare in modo
efficace un lavoro di ufficio stampa può essere utile partecipare a corsi di
formazione pensati proprio per i volontari e i loro contesti di esperienza e
lavoro.
Da anni VOLABO, il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di
Bologna, organizza corsi di questo tipo studiati in particolar modo per
chi intende aumentare le proprie capacità e competenze sulle tematiche
relative alla comunicazione e all’informazione in ambito sociale. La
metodologia proposta durante questi incontri formativi è di tipo partecipato,
attraverso la riflessione sulle proprie esperienze di comunicazione, la
discussione e la riscrittura dei comunicati stampa presentati dal docente.
Il corso ha come obiettivi quelli di:
• migliorare la conoscenza delle tecniche per comunicare, soprattutto attraverso
l’uso delle nuove tecnologie
• sviluppare e consolidare un rapporto costante con i mass media
• aumentare la propria capacità di comunicazione con le altre associazioni e
con la cittadinanza
• sviluppare la capacità di gestire un ufficio stampa interno.

Le tematiche che vengono trattate nel corso delle lezioni ricalcano quanto si è
detto in questo libro e sono le seguenti:
• la comunicazione sociale: il ruolo, i principi, gli obiettivi della comunicazione
• il piano di comunicazione: come si costruisce, gli obiettivi e i contenuti
(esercitazione)
• l’ufficio stampa per le associazioni e gli strumenti della comunicazione:
comunicato stampa, conferenza stampa, cartella stampa, sito web,
newsletter
• scrittura del comunicato stampa e sua diffusione attraverso i mass media e le
potenzialità di internet (esercitazione).
Per fare in modo che anche la lettura di questo testo rappresenti un’opportunità
di riflessione, formazione e sperimentazione sulla comunicazione sociale, per
ogni argomento si propone un’esercitazione che si può svolgere direttamente
sulle pagine del libro. Un percorso di lettura e scrittura che consente di passare
dalla teoria alla pratica in maniera ponderata testando gradualmente il livello
effettivo di apprendimento.

7
1) Cos’è la comunicazione sociale
La comunicazione sociale nasce attorno allo scambio di informazione sociale. è una
sfera comunicativa fatta di soggetti, temi e pratiche che riguardano la coesione
sociale, la qualità di vita e l’espressione dei diritti personali e civili nell’ambito
di una stessa comunità. Non appartiene quindi a un settore circoscritto della
comunicazione, tanto meno si tratta della sola distribuzione di pacchetti di
informazione predefiniti riguardanti temi sociali. Ha piuttosto a che fare con lo
scambio di informazioni volto a costruire nuove rappresentazioni e relazioni sociali
ossia nuove prospettive e forme di coesione sociale.
Nella comunicazione sociale – ancor più che in tutti gli altri tipi di comunicazione
– lo scambio di informazione è un evento sociale. Non si tratta, come negli altri
casi, di una comunicazione che si muove in un settore specifico della società, è
piuttosto una comunicazione che fa la società, la rafforza, la integra e, almeno nelle
intenzioni, la cambia. La comunicazione sociale parla di pratiche sociali, è fatta da
pratiche sociali e ha come obiettivo il cambiamento di pratiche sociali.
Questo significa che dare una definizione di comunicazione sociale al di fuori del
contesto in cui si attiva è difficile e pressoché inutile. è certamente più opportuno,
invece, cercare di trovare un accordo su una definizione utile alle priorità e agli
obiettivi di chi ne è a diverso titolo interessato e coinvolto. La comunicazione
sociale si distingue, infatti, da altri tipi di comunicazione proprio per il fatto di non
essere uguale per tutti, di non funzionare allo stesso modo in situazioni diverse e
di non servire a tutti per le stesse cose. In altre parole, nella comunicazione sociale
cambiando i fattori il risultato cambia. Eccome.
In questo senso l’aspetto fondamentale di una comunicazione sociale è il fatto di
essere una dinamica locale e contestuale ossia di dipendere imprescindibilmente
dalle pratiche sociali e relazionali che la attivano. Per definirla occorre conoscere le
premesse culturali e le condizioni sociali in cui si realizza, ossia chi fa comunicazione
sociale e come, quando, con chi, per chi o per cosa. Nella comunicazione sociale
è utile non tanto la definizione quanto il creare insieme una definizione comune
e locale per poi realizzarla in maniera coerente e integrata. La cosa importante è
condividere la consapevolezza di fare una comunicazione che deve essere sociale
negli obiettivi e nei modi.

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Esercizio 1 – Descrivere la comunicazione della propria organizzazione

Quali sono gli obiettivi che la tua organizzazione intende raggiungere facendo
comunicazione sociale?

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Quali sono gli strumenti principali che la tua organizzazione usa per fare
comunicazione sociale?

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

In base a quello che hai scritto nelle risposte precedenti, sei in grado di dare una
definizione della comunicazione sociale che la tua organizzazione promuove e
pratica?

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

In base a quello che hai scritto nelle risposte precedenti, la tua organizzazione
cosa dovrebbe mantenere e cosa dovrebbe cambiare per una comunicazione che
sia sociale nei modi e negli obiettivi?

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

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1.1) L’informazione sul sociale non sempre è comunicazione sociale
Una comunicazione si qualifica e distingue in base al tipo di fonte, codice, canale,
messaggio e destinatario. Così dovrebbe succedere anche nel nostro caso, la
comunicazione sociale si dovrebbe riconoscere per il tipo di attore sociale che la fa, per
il linguaggio che usa, per il messaggio che veicola, per i canali che privilegia e per il
destinatario a cui è rivolta. Questo è vero nella teoria così come nella pratica? Spesso
diversi tipi di comunicazione si servono degli stessi canali e quasi sempre dello stesso
codice; o ancora, diversi soggetti e operatori della comunicazione, occasionalmente o
strategicamente, fanno uso di informazione sociale; e soprattutto, i pubblici di qualsivoglia
comunicazione sono spesso sovrapponibili ai pubblici di qualsiasi altra rendendo
estremamente alta la concorrenza per ottenere attenzione sul proprio messaggio, sulle
proprie intenzioni e sulla propria identità di fonte credibile e autorevole.
Come uscirne? Come riconoscere la comunicazione sociale in mezzo a tante comunicazioni
simili l’una all’altra? In un sistema complesso e omologo come quello della comunicazione
per trovare definizioni, analogie e differenze occorre fare attenzione ai modi e agli
obiettivi della comunicazione piuttosto che ai contenuti che veicola. In altre parole, dove
c’è informazione sul sociale non sempre c’è comunicazione sociale.
Facciamo qualche esempio: il Comune X promuove una campagna di informazione
contro il degrado urbano che prevede spot radiofonici e manifesti; l’operatore di
telefonia radiomobile Y attraverso il servizio di messaggistica promuove la raccolta fondi
a favore del paese Z colpito da calamità naturali; la sezione di partito K distribuisce
in tutta la città manifesti a favore del voto ai cittadini immigrati. Siamo in presenza di
casi in cui la comunicazione sociale si confonde rispettivamente con la comunicazione
istituzionale, con il marketing aziendale, con la comunicazione politica. Le tre forme di
comunicazione condividono con la comunicazione sociale il codice, i canali e – almeno
a livello superficiale ed esplicito - il messaggio e i rispettivi pubblici di riferimento1. C’è
scambio di informazione sul sociale ma secondo modi e obiettivi non sociali.
D’altra parte pensiamo a uno spot televisivo e radiofonico contro il razzismo promosso da
una rete di associazioni che fanno cittadinanza attiva; uno stand di una Organizzazione
di Volontariato alla fiera del non profit; un pieghevole di presentazione dei servizi di
una Cooperativa Sociale; un sito di presentazione di una Organizzazione Non Profit; una
conferenza stampa di una associazione di promozione sociale per la presentazione del
calendario degli eventi della stagione. In questo caso è la comunicazione sociale ad
utilizzare gli strumenti della comunicazione di massa, del marketing comunicativo, delle
relazioni pubbliche. C’è scambio di informazione sociale secondo obiettivi e modi non
sociali o almeno non in prima istanza sociali.
1 I messaggi veicolati a livello indiretto e implicito è meno probabile che appartengano alla comunica-
zione sociale. Ad esempio la comunicazione istituzionale parla ai cittadini del posizionamento dell’am-
ministrazione rispetto a problemi locali e del modello di città che garantiscono, il marketing di impresa
parla ai possibili acquirenti dell’immagine di azienda e del servizio di sms, la comunicazione politica
parla ai possibili elettori chiedendo loro il voto

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Esercizio – riconoscere la comunicazione sociale

Su una scala che va da 1 (non è comunicazione sociale) a 5 (è comunicazione


sociale), indica quale dei seguenti eventi comunicativi si avvicina di più a ciò che
la tua organizzazione considera “comunicazione sociale”:

•   campagna di informazione sull’HIV promossa dalla ASL di Bologna e realizzata


dall’ agenzia pubblicitaria X che comprende uno spot televisivo, uno spot
radiofonico e un manifesto indirizzati alla cittadinanza
1 2 3 4 5

•   manifesto sul degrado urbano realizzato e distribuito dalle sezioni di partito X del
quartiere Y di Bologna indirizzato ai residenti
1 2 3 4 5

•   adesivi per la campagna di tesseramento al circolo XYZ di Bologna distribuiti alla
cittadinanza nei locali pubblici della città
1 2 3 4 5

•   comunicato stampa della ONP XYZ di Bologna su un prossimo convegno pubblico
riguardo la violenza domestica sulle donne indirizzato ai mass media locali
1 2 3 4 5

•   documentario dell’ONG (Organizzazione Non Governativa) XYZ di Bologna sui


propri progetti di cooperazione internazionale rivolto alle istituzioni e alla
cittadinanza
1 2 3 4 5

•   laboratorio giornalistico nel campo di accoglienza di sinti e rom della città condotto
dalla ONG XYZ per la pubblicazione di una rivista del campo di accoglienza rivolta
ai residenti del quartiere
1 2 3 4 5

11
1.2) Elementi di comunicazione sociale
Come abbiamo visto le dinamiche comunicative sono fluide, sovrapponibili e intercambiabili.
Per definire una comunicazione che sia sociale nei modi e negli obiettivi occorre dare delle
priorità nella scelta e nell’uso delle possibili dinamiche comunicative attivabili. E, soprattutto,
occorre che queste priorità siano consapevoli, condivise e integrate nel contesto in cui si
realizzerà l’azione comunicativa. Fatte queste riflessioni, ripartiamo dall’inizio ossia dagli
elementi costitutivi una qualsiasi comunicazione: fonte, codice, canale, messaggio, destinatario.
Come agire su questi elementi per fare una comunicazione sociale?
Per fare comunicazione sociale la priorità da stabilire nella scelta degli elementi della
comunicazione deve essere la prossimità al contesto. Ogni elemento della comunicazione
deve essere definito dal contesto in cui si attiva in modo integrato, condiviso e plurale.
Su ogni elemento che la costituisce occorre lavorare con - in - per relazioni di prossimità
al territorio in cui si agisce. I soggetti, i messaggi, le pratiche, gli strumenti e gli obiettivi
della comunicazione devono avere un’identità che rifletta la mappa e il profilo sociale del
contesto in cui opera. Chi fa comunicazione sociale deve conoscere e attivare i soggetti
più significativi rispetto agli obiettivi nonché le loro rappresentazioni e pratiche sociali di
inclusione\esclusione.
è la prossimità al contesto che rende sociali i modi e gli obiettivi della comunicazione. è
la prossimità che fa la differenza tra informazione sul sociale e comunicazione sociale. è
la prossimità che rende la comunicazione il più simile e integrata alle esigenze di coesione
e di qualità di vita della società in cui si interviene. La prossimità può essere declinata in
modi diversi quanto diversi sono i contesti in cui si vuole attivare . Il modello progettuale e
operativo che facilita la realizzazione della comunicazione in prossimità è quello della rete.
Un esempio attuale e chiarificatore del concetto di rete sociale per una comunicazione
di prossimità possono essere l’agenzia di stampa Redattore Sociale e la rivista on line di
informazione sociale BandieraGialla.it. Entrambe - la prima a livello nazionale e la seconda a
livello locale - lavorano secondo il modello della redazione diffusa. Hanno costruito, cioè, una
rete di soggetti che lavorano, da diversi punti di vista, nel sociale e nella comunicazione con
i quali hanno stabilito collaborazioni formali e informali per la raccolta e la redazione delle
notizie e delle inchieste.
Un’altra forma di prossimità creata dalla messa in rete di competenze sociali e di comunicazione
sociale sono i laboratori di Unità di Cooperazione Creativa che costruisce prodotti di video-
documentazione su tematiche sociali - in collaborazione con Enti locali. Organizzazioni Non
Governative, Associazioni Non Profit - coinvolgendo nei processi di produzione soggetti da
diversi punti di vista a rischio di esclusione sociale.
Questi diversi interventi di comunicazione sociale hanno in comune il fatto di mobilitare
soggetti che sono, sotto diversi aspetti, competenti e rappresentativi della realtà a cui e di cui
si va a parlare in modo tale da coinvolgerli, più o meno direttamente, nella realizzazione del
prodotto finale nella veste di fonte primaria o, in alcuni casi, di comunicatori veri e propri. Il
modello attuale che consente di mettere in contatto e condividere le competenze, le pratiche
e le informazioni necessarie a questo tipo di mobilitazione è appunto quello della rete.

12
Esercizio – Riconoscere la prossimità

Su una scala che va da 1 (non c’è prossimità) a 5 (c’è prossimità), indica quale dei
seguenti prodotti si avvicina di più a un prodotto di comunicazione realizzato “in
prossimità” al territorio:

•  spot sulla violenza negli stadi realizzato dall’agenzia pubblicitaria K su


commissione del Ministero degli Interni e distribuito su scala nazionale
1 2 3 4 5

•  news scritta dall’ agenzia di stampa locale X e rivolta ai mass media locali su un
convegno sull’esclusione sociale organizzato dalla APS Y di Bologna
1 2 3 4 5

•  conferenza stampa sul calendario di eventi culturali di una APS patrocinato dal
Quartiere W di Bologna
1 2 3 4 5

•  un’inchiesta sull’immigrazione a Bologna pubblicata sulla prima pagina del


quotidiano locale Y scritta dal redattore di cronaca dello stesso giornale
1 2 3 4 5

•  un’inchiesta multimediale sull’immigrazione a Bologna scritta da una OdV


(Organizzazione di Volontariato) di cittadini immigrati e pubblicata sul sito web
della stessa associazione e in sintesi nelle pagine dei principali quotidiani locali
1 2 3 4 5

•  rivista on line di informazione sul sociale realizzata da una APS formata da


giornalisti pubblicisti e operatori sociali in collaborazione con una rete di 50
organizzazioni sociali locali che attraverso un software di pubblicazione su internet
riescono a pubblicare notizie autonomamente dal proprio computer
1 2 3 4 5

•  film-documentario sulla precarietà lavorativa realizzato da una APS di atipici e


finanziato da una rete nazionale di organizzazioni sociali
1 2 3 4 5

•  un mensile scritto da senza fissa dimora che hanno costituito una Cooperativa
Sociale a questo fine con il sostegno del Consorzio di Cooperativa Sociale XYZ di
Bologna
1 2 3 4 5

13
1.3) La comunicazione sociale e il marketing sociale

Non siamo quindi giunti ad una definizione di comunicazione sociale ma stiamo


gradualmente individuando premesse culturali e operative che consentiranno agli
operatori di progettarne modelli, strategie e strumenti in maniera locale e integrata.
Da queste brevi riflessioni emerge con evidenza il fatto che la comunicazione sociale
così intesa va oltre le più diffuse e radicate forme di marketing sociale. è interessante
notare d’altra parte che la stragrande maggioranza delle organizzazioni sociali non si
servono di un modello di comunicazione sociale come quello descritto ma piuttosto
di un modello di marketing mix più tradizionale (tab. 1) 2.
Questa distorsione nasce principalmente da tre fattori di ordine storico e culturale:

• la comunicazione sociale nasce originariamente come attività inerente il settore


amministrativo delle organizzazioni sociali e in particolare come attività inerente
le relazioni esterne, tarda quindi a trovare un’autonomia da questa prima
impostazione e continua a mutuarne strategie e strumenti

• la concorrenza nella sfera comunicativa pubblica costringe gli operatori di


comunicazione sociale ad adeguarsi ai modelli imposti da fonti comunicative più
potenti e radicate (es. la comunicazione di massa dei media e il marketing mix
delle grandi imprese)

• nel settore sociale non si riconosce alla comunicazione lo status di elemento


costitutivo dell’intervento sociale ma piuttosto quello di elemento “decorativo” e
residuale a cui dedicarsi “se rimane qualche soldo e se troviamo qualche volontario
che è disposto a farlo gratuitamente”.

Con questo non intendiamo assolutamente negare la necessità di pianificare e


ottimizzare le azioni di marketing delle organizzazioni del Terzo Settore. Riteniamo
infatti che buona parte della comunicazione sociale attuale si debba effettivamente
risolvere in azioni di marketing mix mirate e differenziate per avere un buon esito
e una buona incidenza. è infatti opportuno promuovere il marketing sociale per
garantire il posizionamento, l’immagine, la visibilità degli operatori di settore nonché
per realizzare campagne di informazione, promozione e sensibilizzazione efficaci e
di impatto in una sfera pubblica che abbiamo visto essere altamente competitiva.
Semplicemente si ritiene sia importante aumentare la consapevolezza sui punti
di forza e debolezza dell’attuale modello comunicativo adottato e sulle possibili
prospettive di sviluppo a favore di un salto di qualità della comunicazione sociale e
dell’impatto sociale dei singoli interventi comunicativi.

2 La differenza tra comunicazione sociale e marketing sociale qui sintetizzata è stata elaborata dagli
studenti e dalle studentesse del laboratorio formativo PUBLAB (2005-2006) del Corso di Laurea Specia-
listica in Comunicazione Pubblica Sociale e Politica dell’Università di Bologna coordinato da Diego Botta
e Michela De Falco.

14
Tabella 1

Comunicazione Marketing
Sociale Integrata Sociale
La comunicazione è ritenuta La comunicazione serve a
Premesse
capace di intervenire sulla suscitare interesse su un
Culturali
realtà modificandola determinato tema

Lo scopo è ottenere
Far conoscere un problema
il cambiamento di un
Obiettivi e sensibilizzare le persone a
atteggiamento o di un
questo riguardo
comportamento
Le istituzioni, gli operatori
I soggetti che in base
sociali, i mass media, gli
all’argomento e all’obiettivo
utenti e la cittadinanza;
Target della comunicazione sono
comunque categorie
portatori e facilitatori di
sociali per lo più standard,
interesse e competenze
indifferenziate e generiche
Si devono usare strumenti
Progetti di medio-lungo
in grado di catturare
periodo che creano nuove
l’attenzione del pubblico
rappresentazioni e relazioni
adeguandoli non tanto ai
sociali ossia nuove prospettive
Strategie temi trattati e ai soggetti
e forme di coesione sociale
interessati quanto alle
mobilitando più o meno
pratiche comunicative dei
direttamente i diversi soggetti
principali target (es. mass
interessati
media)
Azioni complete, a più livelli e
continuative, che privilegiano
Marketing mix per
il modello partecipato e
raggiungere la comunità
Azioni di rete e che prevedono
nel suo insieme o precisi
necessariamente monitoraggi
segmenti di questa.
sulla qualità delle pratiche
avviate
Si agisce nel medio-lungo Si agisce nel breve
Tempi
periodo periodo.

Costi Variabili Fissi

15
Esercizio – Costruire il profilo della propria comunicazione

Facendo riferimento alla tabella 1, descrivi brevemente premesse, obiettivi, target,


strategie, azioni, tempi e costi della comunicazione che abitualmente fa la tua
organizzazione.

Premesse Culturali

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Obiettivi

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Target

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Strategie

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

16
Azione

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Tempi

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Costi

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

______________________________________________________________________

Esercizio – Capire che tipo di comunicazione fa la propria organizzazione

Sulla base della descrizione che hai appena fatto e con riferimento alla Tabella 1,
indica con una crocetta se la tua organizzazione fa principalmente:
• comunicazione sociale
• marketing sociale
• entrambe le cose sulla base degli obiettivi che si prefigge
• azioni comunicative sporadiche e occasionali senza un piano né un modello di
riferimento

17
1.4) Il piano di comunicazione sociale
Si è stabilito quindi che non è opportuno cercare una definizione di comunicazione
sociale quanto piuttosto condividere un metodo di lavoro che possa favorire e
promuovere azioni comunicative integrate che siano sociali nei modi e negli obiettivi.
A questo scopo proponiamo qui un modello per la progettazione della comunicazione
di un’organizzazione sociale (Tab. 2). Rimane vero che il piano di comunicazione
è imprescindibile dalle condizioni di contesto in cui la stessa organizzazione si
muove. Abbiamo per questo scelto di proporre una griglia di progettazione standard
che possa essere sviluppata in maniera diversa da organizzazioni diverse e che
gradualmente possa essere rivista secondo le rispettive esperienze e i rispettivi
risultati attesi e disattesi.
L’intento principale in questa sede non è quello di costruire il piano di comunicazione
di un’organizzazione sociale ma quello di far riflettere, ancora una volta, sulla
necessità di trovare un metodo di lavoro che consenta ad un’organizzazione
di realizzare interventi comunicativi integrati e partecipati. La progettazione, in
questo senso, facilita il percorso di consapevolezza e condivisione dei modi e degli
obbiettivi della nostra comunicazione nonché la valutazione del suo impatto sul
contesto in cui si attiva.

Progettare il proprio intervento comunicativo infatti garantisce

- la consapevolezza dell’organizzazione sull’opportunità dell’intervento


- la condivisione di premesse culturali e obiettivi finali
- l’integrazione e la prossimità al contesto delle strategie e degli strumenti
- la coerenza tra obiettivi e strumenti
- il monitoraggio dell’azione attraverso indicatori di qualità plurali e condivisi
- l’individuazione di prospettive di sviluppo
- la definizione di un modello di comunicazione sociale per la propria organizzazione
in maniera partecipata, reticolare e integrata.

La griglia di progettazione presentata nella Tabella 2 prevede una riflessione


condivisa e partecipata sulle principali linee di realizzazione e sviluppo dell’intervento
comunicativo. Nella definizione del piano di comunicazione è importante, infatti, che
siano resi partecipi, in maniera diretta o indiretta, tutti i soggetti che da diversi punti
di vista sono interessati e\o coinvolti dall’azione comunicativa dell’organizzazione
sociale: responsabili, dipendenti, collaboratori, volontari, utenti, soci, finanziatori,
simpatizzanti, cittadinanza… Ed è altrettanto importante che ogni sezione del piano
rispetti e veicoli i valori che questi stessi soggetti propongono.

18
Tabella 2

Piano di comunicazione sociale

Analisi di contesto in cui si intende intervenire.


Premesse Culturali
Perché fare comunicazione in questo contesto?

Obiettivi A cosa deve servire l’azione comunicativa?

A chi serve l’azione comunicativa?


Target L’azione comunicativa chi prevede di mobilitare e
perché?

Come intervenire nel contesto in maniera integrata?


Strategie Come realizzare gli obiettivi in un modo sociale?
Come mobilitare i differenti target?

Strumenti di comunicazione conformi alle conclusioni


Azione
delle precedenti sezioni

risultati attesi Indicatori di risultato conformi agli obiettivi dichiarati

Valutazione Strumenti di monitoraggio e valutazione dei risultati

Tempi Quanto tempo servirà e quanto tempo abbiamo?

Costi Quanti soldi serviranno e quanti soldi abbiamo?

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BLOC NOTES
Esercizio – Scrivere il piano di comunicazione della propria organizzazione

Facendo riferimento alla Tabella 2, prova a redigere una bozza del piano di
comunicazione sociale della tua organizzazione. Prima di farlo prova a intervistare
i diversi portatori di interesse della tua organizzazione (responsabili dipendenti,
collaboratori, volontari, utenti, soci, finanziatori, …) oppure prova a conoscere
il livello di informazione della cittadinanza sugli argomenti su cui lavora la tua
organizzazione. Una breve analisi di contesto ti servirà ad individuare i punti di
forza e i punti di debolezza della comunicazione interna ed esterna attuale su cui
poi potrai impostare la tua proposta.

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2) Strumenti e tecniche dell’ufficio stampa
2.1) A cosa serve l’ufficio stampa
L’ufficio stampa è quella struttura che all’interno di una organizzazione si occupa
della gestione dell’informazione verso l’esterno. In una società complessa come la
nostra la conoscenza da parte di un individuo non avviene quasi mai attraverso
l’esperienza diretta ma attraverso l’esperienza mediata dai mass media. è per
questo motivo che il compito principale di un ufficio stampa consiste nella gestione
dei rapporti con i mass media, anche se questo non deve farci dimenticare che i
destinatari ultimi dei nostri messaggi sono i cittadini.
Nel caso delle Associazioni di Volontariato solo una minoranza (quelle nazionali di
grandi dimensioni) possiedono un ufficio stampa, in altri casi esiste semplicemente
la figura di un addetto stampa che assolve da solo a tutte le funzioni di un
intero ufficio. Nella maggior parte dei casi, visto la moltitudine di Associazioni
di Volontariato esistenti di piccole dimensioni, il problema non viene affrontato.
Questo non significa che chi opera nel volontariato sottovaluti l’importanza della
comunicazione (questa anzi sembra essere una consapevolezza generalizzata) ma
che di fatto si preferisce lavorare su altre tematiche, aspettando maggiori risorse
(umane e finanziarie) per poter fare della comunicazione.

Un ufficio stampa (o un addetto stampa) assolve principalmente a queste funzioni:


• costruire dei buoni rapporti con testate e giornalisti in modo che le proprie
comunicazioni arrivino alla pubblicazione o alla messa in onda
• essere in grado di gestire le informazioni rilasciate in modo tale che non vengano
distorte dall’interpretazione giornalistica
• curare l’immagine e la conoscenza del tema particolare a cui si rivolge l’azione
dell’associazione (nel caso si parli di un gruppo di volontariato rivolto a malati di
aids, compito dell’ufficio stampa sarà anche quello di curare l’immagine pubblica
del malato e monitorare - vedremo poi in modo più approfondito - la cronaca e
i fatti locali)
• curare l’immagine dell’associazione per cui si lavora
• occuparsi oltre dell’informazione esterna (quella di cui abbiamo parlato fino ad
ora) anche di quella interna rivolta ai vari componenti dell’associazione.

Visto che parliamo di ufficio stampa nel volontariato è bene chiarire la questione
della forte componente etica che dovrebbe essere propria di ogni azione (sia di
comunicazione che altro). Spesso nei testi che parlano del lavoro dell’ufficio stampa
si ritrova una forte impronta del mondo aziendale, per cui capita di leggere frasi come,
“l’ufficio stampa non deve necessariamente produrre un’informazione trasparente e
obiettiva...”, questo perché il fine principale è quello di promuovere con tutti mezzi a

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disposizione i prodotti e l’immagine della propria azienda in un ambiente fortemente
concorrenziale. Nel caso di Organizzazioni di Volontariato è meglio usare una certa
sobrietà nel linguaggio, avere un forte spirito di servizio per i soggetti più deboli e
saper assumere un profilo più defilato per quanto riguarda la propria associazione.

Due parole infine sulla dotazione materiale di un ufficio stampa. Una struttura di
questo tipo per poter funzionare deve poter contare su un computer collegato ad
internet, una linea telefonica che serva anche da fax e infine avere a disposizione
uno o più giornali locali.

2.2) Il rapporto con i media


Il rapporto tra il mondo del volontariato e i mass media non è stato e non è ancora
facile. I primi, anche quando capiscono l’importanza della comunicazione, fanno fatica
però a capirne le regole, ovvero le norme che definiscono la cosiddetta notiziabilità.
Ogni evento per diventare notizia attraverso la mediazione di un giornalista deve
possedere dei valori notizia sufficienti. I valori notizia sono di tipo diverso e si possono
considerare dal punto di vista del lettore o dal punto di vista della redazione. Per un
lettore un evento diventa notizia - facendo un esempio - se capita nel luogo in cui vive
(vicinanza) oppure riguarda un tema particolarmente sentito, per una redazione invece
possono valere criteri diversi come quello relativo all’orario (la notizia arriva prima
della chiusura della pagina) o del testo (la notizia arriva già ben scritta e documentata
e il lavoro di editing e di verifica è limitato). Quando scelgono una notizia su cui
scrivere i giornalisti si basano su tutta una serie di valori notizia appartenenti alle due
categorie viste sopra. Non tenere conto della logica dei media e dei limiti produttivi
di una redazione significa avere meno probabilità di essere pubblicati.
Da parte del mondo dei mass media le notizie sociali sono spesso relegate in ambiti
marginali e se ne da notizia principalmente in occasione di fatti di cronaca nera. La
natura di questi temi invece presuppone una conoscenza della materia e un tipo
di approfondimento che mal si accorda con un’informazione giornalistica che punta
molto invece sulla quantità, la velocità e la spettacolarizzazione. Nonostante questo
panorama poco invitante non si deve mai rinunciare alla costruzione di buoni rapporti
con la stampa locale.

La costruzione di un buon rapporto con i mass media passa attraverso la conoscenza


del panorama informativo locale. Il primo passo da compiere è quello della creazione
di un indirizzario che comprenda tutti i quotidiani e i periodici su carta, le radio, le
televisioni, le agenzia stampa, i siti web al livello territoriale in cui si vuole operare.
Un indirizzario che comprenda non solo numero di telefono, fax ed e-mail ma anche il
nome del caporedattore o del redattore che di solito si occupa di sociale. Raramente

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esiste una figura professionale di questo tipo; di solito le notizie sul volontariato
sono trattate dai normali cronisti, ma anche in mancanza di giornalisti più sensibili, è
importante costruire il rapporto direttamente con il giornalista, un rapporto paritario
e senza pregiudizi. Questo significa portare avanti le proprie notizie sapendo che
a qualcosa si dovrà rinunciare e che l’opera di mediazione\negoziazione operata
dal giornalista porterà ad una notizia un po’ diversa da come noi la volevamo. Se
la notizia appare decisamente distorta e addirittura arreca danno al tematica che
seguiamo o alla nostra associazione, occorre pazientemente riprendere il rapporto
con il giornalista. Certo c’è un limite e se il giornalista o la testata non vogliono
comprendere le nostre ragioni, è lecito anche chiudere momentaneamente il rapporto
con quel settore dell’informazione.
Il nostro obiettivo non sono solo i giornalisti (come abbiamo già visto), può risultare
infatti utile inserire nel nostro indirizzario anche i nominativi di altre associazioni,
referenti istituzionali, uffici stampa di enti locali, personalità attente… (bisogna saper
dosare però con accortezza la nostra azione informativa per non correre il rischio di
essere cestinati alla solo lettura del nome del mittente).
Un altro strumento utile in questo lavoro è la lettura di quanto viene pubblicato a
livello locale (e non solo) sui nostri temi; il monitoraggio della stampa locale serve sia
come materiale di documentazione (la rassegna stampa stampa) di quanto ci accade attorno,
sia per poter reagire o correggere un’informazione che noi riteniamo erronea.
Un costante e non discontinuo lavoro di ufficio stampa porta sempre a dei risultati
positivi, certo occorre anche tempo e pazienza perché questo si verifichi. Uno degli
indicatori dell’efficacia del nostro lavoro (oltre a quello di vedere pubblicati i nostri
materiali in modo puntuale), è quando il giornalista ci chiama per avere informazioni
riguardo al tema di cui ci occupiamo. Quando cominciamo a diventare noi stessi
fonte di informazione, significa che il giornalista crede nella nostra attendibilità.
Quando si vuole comunicare qualcosa ci si deve mettere nei panni del nostro ricevente
(il giornalista) per cercare di capire la consistenza della nostra notizia; una festa la cui
organizzazione ha impegnato tante energie e ci è costata molta fatica, non è detto
che, solo per questo, sia fonte di una notizia adatta ad essere pubblicata.

2.3) Mass media e volontariato


L’attenzione che i mass media dedicano ai temi del volontariato è uguale all’attenzione
che prestano ad ogni tematica sociale proposta da altri attori del terzo settore
come le associazioni e le Cooperative Sociali. Sui mass media il sociale ha uno
spazio limitato, spesso relegato nella cronaca dove viene trattato solo in occasione
di eventi o di emergenze e non si cerca mai di capire una tematica attraverso
degli approfondimenti, delle inchieste, dedicando insomma tempo a fenomeni che
semplici non sono da descrivere, nemmeno da chi li vive da vicino.

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Quando poi i media interpellano il volontariato, quest’ultimo, più che essere un vero
e proprio attore di informazione e portatore di una cultura specifica, viene utilizzato
come fornitore di dati, notizie, di storie esemplari (quelle sempre molto ricercate)
che sanno emozionare il lettore. Spesso le fonti utilizzate sono sempre le stesse e
sono rappresentate da alcuni personaggi o gruppi famosi, facendo cadere nell’ombra
tutto il resto.
Più particolare è invece l’atteggiamento che il volontariato ha verso i mass media e
il ruolo che l’informazione riveste per le proprie organizzazioni.
A volte questo atteggiamento parte dalla colpevolizzazione dei media, dalla sfiducia
nei loro confronti, nel vedere se stessi come “buoni” che utilizzano un mezzo
“cattivo” “ma il fine giustifica i mezzi!”. è necessario invece instaurare un rapporto
libero da questi pregiudizi pur non rinunciando mai ad un atteggiamento critico verso
i mezzi di informazione e non abbassando mai la guardia. è anche vero che questo
atteggiamento è più un retaggio di una cultura passata ma fa capolino ogni tanto,
soprattutto nei gruppi di dimensioni più piccole.
Abbiamo già visto come il tema della comunicazione rivesta un ruolo non marginale
per i gruppi di volontariato, ma spesso questa consapevolezza è più una dichiarazione
di intenti che una decisione organizzativa vera e propria che porta un gruppo a
dotarsi di un proprio ufficio stampa. Questa ricerca nel comunicare il proprio operato
è una tendenza in costante aumento e i curatori di questo libro lo verificano nei corsi
che ogni anno tengono su questa tematica e che vedono la partecipazione di tanti
volontari soprattutto appartenenti ad associazioni di medie e piccole dimensioni e
che operano a livello strettamente locale (anche se vi sono delle eccezioni).
Infine, il volontariato che fa comunicazione deve evitare il rischio di cadere
nell’autoreferenzialità, utilizzando un linguaggio troppo specifico, dando per
scontato saperi e problemi che scontati non sono per la maggior parte della gente (e
dei giornalisti). Il volontariato, anzi, potrebbe essere portatore di una cultura nuova
nel fare comunicazione, che, come si legge nel testo “‘La voce’ del volontariato”
(a cura della Fondazione Italiana per il Volontariato), abbia come caratteristiche:
“Una forte componente etica, un ‘tono’ di particolare sobrietà nel presentarsi, uno
spirito di reale servizio per quei soggetti più deboli… una conseguente dose di
disinteresse per la pura promozione dell’immagine dell’organizzazione e dei propri
leader… una strutturazione professionale, ma molto leggera, delle competenze per la
comunicazione… un intento formativo nei confronti degli stessi mezzi di informazione…
una frequente opera di monitoraggio dell’informazione”.

2.4) Il codice deontologico del giornalista


Come abbiamo già scritto sopra è importante instaurare un buon rapporto con
i giornalisti. Questo è un obiettivo essenziale nel lavoro di un addetto all’ufficio

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stampa, ma può capitare il caso di notizie scritte o trasmesse che ledono in modo
particolare l’immagine di una categoria svantaggiata o danno, comunque, delle false
informazioni che possono portare al rafforzamento dei pregiudizi o crearne di nuovi.
In questo caso la prima mossa da fare è quella di aprire un canale diretto con chi
ha scritto la notizia, chiedendogli di correggerla con una rettifica o di scriverne
un’altra. Se, dopo ripetuti tentativi, non siamo riusciti ad ottenere nulla, allora può
essere utile sapere che strumenti abbiamo a disposizione come lettori che hanno il
diritto ad essere informati in modo corretto.
La Costituzione italiana che assicura il diritto di cronaca nell’articolo 21, visto che
è stata scritta dopo un ventennio di dittatura fascista dove non esisteva la libertà
di stampa, garantisce più il diritto del giornalista a scrivere senza costrizioni che il
diritto del lettore\cittadino a non ricevere soprusi o cattiva informazione.
Con il passare del tempo si è sempre più sentita la necessità di dotare l’Ordine
professionale giornalistico di un codice deontologico specifico che spetta all’Ordine
dei Giornalisti (istituito nel 1963) l’obbligo di fare rispettare. I primi codici deontologici
sono arrivati dopo quasi trent’anni dall’istituzione dell’Ordine. L’Ordine, che opera
territorialmente su base regionale, ha anche dei poteri (di avvertimento, censura,
sospensione e radiazione dall’Albo) per quei giornalisti che si comportano in modo
non conforme.
Il testo di riferimento storico è rappresentato dalla “Carta dei doveri dei giornalisti
italiani” approvata nel 1993 dal Consiglio nazionale dell’Ordine e dalla Federazione
nazionale della Stampa. Il documento è strutturato in 4 punti fondamentali ma di
questi a noi interessano solo due, ovvero i “diritti della persona” e il “dovere di
rettifica”. Nel primo punto si vieta ai giornalisti di fare discriminazioni per razza,
religione, sesso, condizioni fisiche e mentali, opinioni politiche. Nei diritti della
persona vengono menzionati espressamente i soggetti deboli (disabili, anziani,
malati…) e i minori, riprendendo il discorso introdotto dalla “Carta di Treviso”
che fissa delle precise norme deontologiche quando si deve fare informazione nei
confronti dei minori. “La Carta di Treviso”, approvata nel 1990, è stata aggiornata
nel 2006, estendendo il suo raggio di azione oltre i giornali, comprendendo tutta
l’informazione, anche quella televisiva, pubblicitaria e quella veicolata da internet.
In base a questi codici quando il soggetto della notizia è un minore o un disabile o
un malato, il giornalista ha il dovere di non fornire indicazioni precise che portano
alla sua identificazione.
Un altro punto fondamentale della “Carta dei Doveri” riguarda il “dovere di rettifica”
che sancisce un vero e proprio diritto del cittadino di vedere rettificate le notizie
lesive nei suoi confronti o inesatte; le rettifiche devono essere fatte con tempestività
e in evidenza (per cui se una notizia che ci danneggia appare in prima pagina e la
sua rettifica in quattordicesima, allora la sua applicazione non è corretta).
A rafforzare i diritti della persona nei confronti del diritto di cronaca è intervenuta
anche la legge n 675/96, la ben nota legge sulla privacy.

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Attualmente tutte queste norme deontologiche sono state raccolte nel “Codice
di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività
giornalistica” (Provvedimento del Garante del 29 luglio 1998, Gazzetta Ufficiale 3
agosto 1998, n. 179).
Da queste poche righe si capisce come le nostre possibilità di “controllo” (di comuni
cittadini o di volontari portatori di precisi interessi) nei confronti dei mass media non
sono poi così incisive; dobbiamo però tenere presente che ogni regolamentazione del
lavoro giornalistico è un’arma a doppio taglio che, se da un lato può assicurare ai lettori
il diritto ad essere correttamente informati, dall’altro può trasformarsi in una diminuzione
del diritto di cronaca e in una limitazione della libertà di stampa. Per questo il codice
deontologico (che l’Ordine deve far rispettare) appare la via più giusta.
Per come comportarsi poi nei confronti di una cattiva informazione, non esistono
regole generali ma dipende dal contesto e dal tipo di errore: se un giornalista
sbaglia la data di un appuntamento allora basta chiedere una rettifica precisa di
quella data, se l’errore riguarda un pregiudizio nei confronti (facciamo un esempio)
di un rom, allora la questione diventa più complessa e può essere affrontata in
modi diversi (lettera al direttore, intervista specifica, interventi su altri mezzi di
informazione, segnalazione all’Ordine regionale…).

2.5) Il comunicato stampa


Lo strumento principale con cui si comunica con i mass media è il comunicato stampa.
Ogni volta che abbiamo una notizia da divulgare occorre preparare un comunicato
scritto secondo certe regole e recapitato ai giornalisti secondo certi tempi.
Un comunicato può servire per dare un’anticipazione di un evento (un convegno che
abbiamo organizzato, la presentazione di un progetto…), per fornire un resoconto di
un fatto già accaduto (e qui le probabilità che venga pubblicato sono decisamente
minori), per denunciare una certa situazione o una necessità (la mancanza di
dormitori per i senza fissa dimora o la ricerca di nuovi volontari). è importante
avere ben chiaro quale è la notizia da comunicare: può sembrare banale dirlo ma
molte volte arrivano nelle redazioni dei comunicati illeggibili proprio perché non c’è
questa chiarezza. Capita infatti che il fatto contenga in sé non una ma più notizie
e allora bisogna scegliere quella più importante e eliminare o rimandare o mettere
in secondo piano le altre.
Facciamo un esempio: se organizziamo una lotteria e cerchiamo delle persone che ci
donino degli oggetti e questo evento è in concomitanza con una serie di lotterie a
livello nazionale, cosa dobbiamo comunicare prima? Che ci servono degli oggetti o che
ci sarà questa lotteria? O che ci sarà una lotteria nazionale di cui la nostra fa parte
a livello locale? Qui le strategie possono essere diverse: se la lotteria è distante nel
tempo, il primo comunicato avrà come soggetto la ricerca di oggetti e allora la lotteria

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passerà in secondo piano nel comunicato. Quando invece saremo in prossimità della
lotteria allora il soggetto sarà un altro. Non esistono regole, basta avere questa
consapevolezza informativa.
Le regole di scrittura di un comunicato stampa si possono così riassumere: 1) un
titolo che chiarisca subito il tipo di notizia 2) un attacco (lead)
lead) che sintetizzi nelle
lead
prime 4-5 righe tutta la notizia e in cui si dia una risposta a: chi organizza l’evento, in
che cosa consista, dove si svolgerà, quando ci sarà e il perché della cosa (why, what,
where, when, why - le cinque W della celebre regola del giornalismo anglosassone)
3) ancora del testo che permetta di approfondire e connotare l’evento 4) al termine
dello scritto dei recapiti telefonici, e-mail… precisi. Vedremo più avanti, nello spazio
dedicato all’esercitazione, gli errori da evitare nella scrittura del comunicato. A
seconda del media a cui inviamo il messaggio valgono regole di scrittura leggermente
diverse; il testo scritto permette un articolato più complesso di un testo che deve
essere letto oralmente, così un testo su internet permette un approfondimento
maggiore attraverso materiale di documentazione, materiale audiovideo e link. Ma
per non complicare troppo il lavoro, per avere un buon risultato basta attenersi alle
classiche regole della scrittura giornalistica, ovvero un modo di scrivere semplice,
sintetico, con un periodare non complesso e soprattutto la chiarezza nell’uso dei
termini e dell’esposizione. Di fatto il mondo del sociale è un mondo complesso dove
anche la terminologia è complessa e non bisogna mai dare per scontato nulla ma
mettersi nei panni di chi sa poco (nei panni di un normale lettore).
I mezzi di trasmissione dei comunicati sono tre: la posta normale, l’e-mail e il fax.
Se ancora alla fine del secolo scorso capitava il caso di redazioni che preferivano
l’uso del fax o della posta perché era un sistema più collaudato, ora non è più così e
laddove proprio non sia richiesto dallo stesso giornalista, è meglio usare solamente
la posta elettronica. La posta elettronica oltre che a costare di meno, permette l’invio
di molto materiale, anche audiovideo. Il formato elettronico risulta molto comodo
per il giornalista che usando la funzione del “copia e incolla” utilizzerà direttamente
il vostro testo per fare la notizia senza doversi ribattere tutto (come esercizio
controllate quanto del vostro testo rimane e cosa viene cambiato, vi servirà per
capire la logica giornalistica). è meglio inviare il comunicato nel corpo del messaggio
di posta elettronica e non come allegato (la gente non ama aprire allegati).
Per quanto riguarda i tempi di invio dei comunicati, bisogna mettersi nei panni
del mass media ricevente; è meglio mandare il comunicato un paio di giorni prima
dell’evento (così il giornalista ha tutto il tempo per leggerlo ed eventualmente
pubblicarlo), ma si può mandarlo anche prima (soluzione questa che permette al
giornalista una migliore programmazione del proprio lavoro). Può essere molto utile
telefonare al giornalista e chiedere se il comunicato è stato ricevuto e se verrà
pubblicato; la telefonata (se è cortese) permette anche l’instaurazione di un rapporto
diretto. Diverso è il discorso per i periodici, che a secondo della loro periodicità
(settimanale, mensile…) hanno bisogno di tempi anticipati.

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2.6) La conferenza stampa
La conferenza stampa è uno strumento di comunicazione più complesso da usare
rispetto al comunicato dato che consiste nella presentazione diretta al maggior
numero possibile di giornalisti di un evento o di una notizia. Per questa ragione è
molto meno usato dalle Organizzazioni di Volontariato, se non da quelle di medio-
grandi dimensioni che dedicano alla comunicazione risorse maggiori.
Data la sovrabbondanza di segnalazioni a cui è sottoposto un giornalista e che gli
riempe l’agenda di numerosi eventi, è bene organizzare una conferenza stampa
solo nel caso in cui la notizia sia consistente e di reale interesse. Se si abusa di
questo strumento, dopo una prima esperienza deludente, la volta dopo non verrà
nessun giornalista alla nostra conferenza.
Una volta che si è ben sicuri dell’importanza del proprio evento, allora bisogna
scegliere l’ora, la giornata e il luogo della conferenza. Per ragioni di organizzazione
del lavoro del giornalista, è meglio fissare l’evento di mattina tra le 10,30 e
mezzogiorno, orario in cui il giornalista gira di solito per la raccolta di notizie che
scriverà poi nel pomeriggio. è sempre meglio scegliere una giornata non festiva
ed avere sotto controllo gli eventi che possono coincidere con il nostro. Non ha
senso infatti organizzare una conferenza stampa in un mattino dove si sa già che
sono previsti degli appuntamenti importanti a cui i giornalisti non mancheranno
(mancheranno al nostro invece). Per avere informazioni sulla “disponibilità” della
mattina, basta leggere i giornali degli ultimi giorni o, meglio, telefonare ad un
giornalista amico per chiedergli com’è la sua agenda per quel giorno.
Anche la scelta del luogo deve essere accurata, una sede troppo lontana dal centro o
difficilmente raggiungibile non sarà certo d’aiuto. Molto dipende dalle organizzazioni
coinvolte e dal tipo di evento; se si sta lavorando con un Comune, ad esempio,
può essere utile scegliere una sala dell’ente locale. Se si sta facendo un’iniziativa
sul tempo libero dei disabili, facendo un esempio a caso, si può scegliere un posto
non convenzionale come un centro diurno o un laboratorio artigianale.
Una volta scelto il luogo e l’ora, si deve pensare all’organizzazione. Una conferenza
stampa prevede dei relatori a cui dare indicazioni riguardo al loro intervento, alla
durata dello stesso (non più di 10 minuti). Bisogna scegliere poi un moderatore che
presenta il senso dell’iniziativa, passa il testimone ai vari relatori, controlla i tempi
(una conferenza non deve durare mai più di 30-40 minuti) e tira le conclusioni:
questa figura è molto importante perché è lui a dettare il ritmo della conferenza e
quindi è il diretto responsabile della sua riuscita.
Di solito la procedura prevede un invito alla stampa almeno una settimana prima
dell’evento e una telefonata (recall)
recall) al giornalista per sapere se l’invito è arrivato.
recall
Al momento della conferenza l’addetto stampa ha il compito di accogliere i giornalisti
facendogli firmare un foglio presenza che raccoglie vari dati su di loro e la loro
testata, dati che saranno utili sia per le iniziative future che per sapere chi non è

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venuto all’evento. La cartella stampa è invece la raccolta di una serie di documenti
(cartacei o in formato elettronico) che l’addetto ha cura di preparare in quella occasione
e che andranno distribuiti ai giornalisti, ai relatori e ad altre persone strettamente
interessate. La cartella, oltre ai comunicati stampa già inviati, deve contenere altri
dati inediti utili ai giornalisti intervenuti (se si manda tutto prima, allora mancherebbe
la motivazione ad intervenire personalmente). In base al foglio presenza poi si deve
mandare in tempo utile (entro il primo pomeriggio) tutto il materiale ai giornalisti non
intervenuti con la richiesta di pubblicazione. Ad avvenuta conferenza stampa rimane il
compito di produrre un’accurata rassegna stampa per verificare il grado di notiziabilità
del nostro evento (e per averne una documentazione futura).
Se il giornalista dimostra interesse per realizzare qualcosa che va oltre il semplice
comunicato, allora noi dobbiamo essere pronti ad utilizzare altri strumenti. L’invio
di foto di qualità adeguata (sia in senso di definizione che in senso espressivo)
può facilitare la pubblicazione e la nostra notizia risulterà fortemente risaltata se
accompagnata da un’immagine su un quotidiano.
Un altro strumento efficace è rappresentato dall’intervista. Proporre se stessi o un
rappresentante del proprio gruppo per un intervista in una radio o in una televisione
locale, è una modalità abbastanza facile da praticare soprattutto per quanto riguarda
le radio locali (quelle di carattere comunitario) visto la buona copertura che dedicano
ai temi del sociale.

2.7) La documentazione e altre attività editoriali


A supportare il nostro lavoro spesso si ha bisogno di materiale di approfondimento
che va preparato prima, con un metodo e con tempi non veloci. Stiamo parlando
del lavoro di documentazione ovvero la raccolta di documenti e testi di vario genere
(anche molto informali), la loro catalogazione e il loro utilizzo sotto forma di schede,
dispense, rassegne, percorsi bibliografici…
La documentazione ha molte ricadute dato che serve non solo a rinforzare la nostra
informazione ma anche a rendere visibile la storia della nostra associazione, dei vari
progetti, serve anche a definire meglio l’ambiente in cui svolgiamo la nostra azione.
Raccogliere tutto quanto si produce non basta, occorre anche saperlo organizzare, ovvero
suddividerlo in categorie o per parole chiave, in modo che sia facile il suo recupero. Il
materiale di documentazione non è solo il nostro ma anche, per quanto ci è possibile,
quanto viene scritto sulla nostra tematica particolare; ad esempio una rassegna stampa
dell’informazione locale è un lavoro di documentazione molto utile. A volte i documenti
possono anche essere materiali di cui di solito si tiene poco conto come i progetti o le
relazioni. Questo tipo di attività può essere fatta a livelli molto differenti e viene fatta
meglio se ci si dota di strumenti come la raccolta delle riviste a cui si è abbonati, o
addirittura se si allestisce una biblioteca o addirittura un centro di documentazione.

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Questo lavoro tornerà molto utile quando decideremo di utilizzare dei prodotti
editoriali su carta come la rivista e il libro. La rivista è uno strumento molto
utilizzato dalle Associazioni di Volontariato, più nella sua forma del bollettino,
ovvero come notiziario con una periodicità piuttosto ampia e con una bassa tiratura.
Sintetizzando fortemente ricordiamo che la rivista richiede un lavoro redazionale
abbastanza complesso e un costo dovuto alle spese tipografiche e di spedizione.
Non basta il lavoro giornalistico per fare una rivista dato che questa va impaginata
(in digitale) con un software apposito. Quindi occorre saper impaginare con uno di
questi programmi e anche avere un certo gusto per la parte grafica. Una persona
può riassumere tutte e tre queste competenze (giornalistica, grafica, informatica)
ma chiaramente avremo prodotti diversi se si individueranno persone differenti e
più specializzate.
C’è da tener conto anche del lavoro che comporta il rapporto con una tipografia
che va seguito costantemente.
Per legge è necessario registrare la testata al Registro della stampa con una domanda
che si presenta al tribunale del luogo in cui si opera (i costi dell’operazione sono
contenuti). Inoltre la rivista deve avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine
dei Giornalisti (non importa se professionista o pubblicista).
Ricordiamo per finire sull’argomento che una rivista assolve bene sia alla funzione di
comunicazione interna (tra gli associati, per tenere più coeso e informato il gruppo) che
di comunicazione esterna (verso i mass media, verso le istituzioni e verso i cittadini).

2.8) L’attività di immagine e promozionale


Riuscire a dare un’immagine precisa e definita del proprio gruppo o associazione è
un compito dell’ufficio stampa il cui buon risultato facilita i rapporti con le istituzioni
e con i mass media. Fra gli strumenti che possiamo usare rientra l’ideazione di un
logo, un’icona che ci identifica e che appare nella carta intestata, sulle buste, nei
biglietti da visita, nel sito web… A partire da questa caratterizzazione grafica si passa
alla costruzione di un dépliant che illustra in modo sintetico e chiaro le attività del
proprio gruppo con indirizzi e altri riferimenti precisi. Il depliant è un pieghevole
suddiviso in ante, di solito due o tre (ogni anta è composta da 2 pagine).
Altri strumenti promozionali, usati soprattutto in occasioni di eventi ben specifici
come presentazioni, seminari, dibattiti… sono la locandina e il manifesto, il primo
dal formato molto più piccolo del secondo da appendere negli interni (biblioteche,
quartieri, Usl..) il secondo per le strade. Ricordiamo che anche per questi strumenti
occorrono dei testi sintetici e chiari supportati da una grafica apposita. Mentre
per i depliant basta chiedere un permesso nei luoghi dove si vuole esporre, per
attaccare manifesti occorre rivolgersi all’ufficio affissioni del proprio Comune e
pagare una tassa (bisogna anche prenotare gli spazi con un certo anticipo). Tutti

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questi strumenti devono fornire la stessa immagine del proprio gruppo (immagine
integrata)
integrata per non generare confusione nei destinatari. è chiaro che tutto questo
lavoro grafico richiederebbe anche l’aiuto di un professionista.
Diverso è il discorso per la pubblicità, che può servire a rafforzare le nostre
proposte con il limite che è a pagamento e che, a meno che non sia chiaramente
connotata come un prodotto di comunicazione sociale (e in questi casi costa meno
o è addirittura gratis), può generare diffidenza tra il pubblico. La pubblicità può
utilizzare numerosi canali come la stampa, l’etere, il web; noi consigliamo per
esperienza la forma pubblicitaria dello spot radiofonico che riesce a raggiungere un
buon numero di persone ed è a costi contenuti.

2.9) Le tecnologie elettroniche di comunicazione


Trattiamo a parte il discorso dell’utilizzo delle tecnologie elettroniche per comunicare
perché è un discorso trasversale. In Italia dalla metà degli anni ‘90 il modo di
comunicare è radicalmente cambiato. Le tecnologie digitali hanno permesso al
semplice individuo di informarsi in modo vario e completo al di là dei mass media
e di comunicare ad un numero enorme di persone e gruppi saltando il passaggio
rappresentato dai mezzi di informazione tradizionali (giornali, televisioni, radio…).
Per chi opera nel mondo del volontariato l’utilizzo delle nuove tecnologie (in
sostanza internet e l’e-mail) è vantaggioso perché:
• permette di far arrivare le proprie notizie o di riceverne in modo economico e rapido;
spedire delle lettere ai propri associati, o spedire addirittura una rivista tramite la
posta tradizionale ha costi enormi rispetto all’utilizzo della posta elettronica o alla
pubblicazione su una pagina web
• rende più facile il rapporto con i media; avere un indirizzario e-mail permette un
contatto più diretto con i giornalisti (meglio se unito ad una telefonata), così la
consultazione dei media offerte dal web (a volte però a pagamento) permette di
avere una maggiore coscienza di ciò che ci circonda, del “panorama sociale”
• permette il contatto con un numero potenzialmente infinito di persone (è quanto
capita con la pubblicazione di un sito web che può essere letto da qualsiasi
persona che si connette alle rete telematica).

Il problema maggiore per le associazioni nell’utilizzo di queste tecnologie è la


mancanza di una adeguata cultura informatica e telematica, di qui la necessità della
formazione dei volontari all’uso delle nuove tecnologie per comunicare. Un addetto
stampa deve saper padroneggiare tutte queste tecnologie per poter fare bene il
suo lavoro (ma deve avere anche la consapevolezza che sono molte le persone e
le associazioni escluse dal digitale).
Gli strumenti digitali più comunemente usati sono:

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• l’e-mail: è lo strumento sicuramente più noto, lo abbiamo già descritto precedentemente
e qui si vuole solo sottolineare la necessità di farne un buon uso e di rispettare le
regole poste dalla netiquette (l’etica di rete). Queste regole suggeriscono un uso sempre
rispettoso di questo mezzo che può diventare invadente; si deve sempre fare attenzione
a non mandare le proprie informazioni tramite e-maila persone a cui non importa niente
della nostra tematica. Tra le moltissime osservazioni che si potrebbero fare a questo
punto ne ricordiamo solo tre: 1) non spedire dei messaggi lunghi (qui vale sempre il
discorso della tecnica di scrittura giornalistica sintetica ed efficace) 2) non mandare degli
allegatimolto pesanti (in termini di byte) che sono lenti da scaricare e che sono visti
con sospetto, come potenziali virus,da molti utenti della rete3) attenti a nascondere,
per motivi di privacy, gli indirizzi e-mail delle persone a cui si manda il messaggio (e
per fare questo basta mandare un messaggio a se stessi e mettere nel campo Bcc –
acronimo di Blind carbon copy, Copia carbone nascosta –tutti gli altri indirizzi).
• Sitoweb: la presenza in rete di un proprio sito web è uno strumento importante e
che offre visibilità a patto però che sia un sito ben costruito, cioè facile da visitare,
in cui siano presenti informazioni aggiornate e reperibili in poco tempo. Uno spazio
come questo può anche offrire l’occasione di molti contatti utili per la ricerca di nuovi
volontari ad esempio. Ma può essere anche il luogo dove noi poniamo e cataloghiamo
la documentazione della nostra associazione e altro, rendendola disponibile a tutti.
Se non si hanno idee chiare di sviluppo e utilizzo del sito la semplice presenza della
propria associazione sul web non può portare molto; si deve tener presente infatti che
ormai le pagine web presenti su internet sono alcune miliardi e la nostra visibilità può
essere garantita solo da un lavoro continuo. Come nel caso delle rivista su carta per
fare un buon sito o, come vedremo sotto, per fare una buona newsletter, non basta
la competenza giornalistica ma occorrono altre figure professionali specializzate nella
costruzione di siti e nella grafica web.
• Newsletter: il bollettino telematico può essere la soluzione più utile per chi voglia
comunicare velocemente e ridurre i costi a patto che i suoi lettori siano collegati ad
internet (altrimenti conviene continuare questo rapporto attraverso le riviste su carta e
simili). Tra i vari problemi informatici in cui si può incorrere, ricordiamo il problema delle
lettere accentate (come è, ò ,à…) che non essendo un carattere comune, possono essere
modificate una volta che appaiono sul programma di posta elettronica di un utente
e possono rendere difficoltosa la lettura. Si può risolvere il problema semplicemente
avendo la cura di non usare mai le lettere accentate ma di usare al loro posto le vocali
con l’apostrofo (e’, o’, a’…). Le newsletter possono essere di complessità molto diversa;
si va dal bollettino gestito da un software (e quindi fortemente automatizzato nella
sua creazione e nella sua spedizione) a quelli scritti direttamente nel corpo dell’e-mail
dell’addetto stampa e inviato ad un numero alto di indirizzi, magari con una minima
caratterizzazione grafica. Dal punto di vista dei contenuti si hanno bollettini che si
presentano come un elenco di notizie varie, a bollettini fortemente strutturati e divisi per
notizie, appuntamenti, aree tematiche, approfondimenti e rassegne stampa.

35
Ricordiamo infine che ogni volta che si utilizza un indirizzo e-mail si sta trattando
un dato sensibile e per la legge sulla privacy (legge n. 675/96) bisogna chiedere il
permesso di questo utilizzo; questo problema si pone soprattutto per l’iscrizione
dei lettori alla newsletter; in linea teorica bisognerebbe mandare un messaggio in
cui si presenta la newsletter e si chiede l’autorizzazione all’iscrizione. Ricordiamo
che nel bollettino deve essere sempre presente la modalità con cui si può revocare
l’iscrizione.

36
Bloc Notes – Esercizi sul comunicato stampa
Vedremo ora, attraverso l’analisi di alcuni comunicati prodotti da associazioni di
volontariato o gruppi che comunque operano nel sociale, alcuni dei più comuni errori
che si fanno nella scrittura di questo tipo particolare di testo. Gli esempi sono presi
da comunicati reali giunti nella redazione di Bandiera Gialla (wwww.bandieragialla.
it), il quotidiano on line di informazione sociale dell’area metropolitana bolognese.
Criticandoli non si vuole scoraggiare il lavoro delle associazioni che li hanno prodotti
ma semplicemente fornire degli strumenti basandosi su degli esempi concreti.
Prenderemo in considerazione solo i comunicati arrivati tramite e-mail e quindi
tratteremo, oltre al testo, anche i più comuni problemi derivanti da una scarsa
formazione informatica e dalla mancanza di conoscenza della netiquette (norme di
comportamento su internet).
Dopo la lettura dei comunicati vi proponiamo due tipi di esercizi che possono
essere svolti direttamente su questo libro negli spazi lasciati in bianco. Nel primo
esercizio vi chiediamo di commentare i comunicati rilevando i difetti che hanno,
nel secondo vi proponiamo la riscrittura dei comunicati secondo il modello che vi
abbiamo presentato nelle pagine precedenti.
Il primo tipo di esercizio è già stato svolto dagli autori e lo potete trovare, una volta
che avete già fatto il vostro lavoro, al termine della sezione “Bloc Notes”.

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Primo comunicato

IL LAVORO DI GRUPPO
COME RISORSA E COME RISPOSTA AI CONFLITTI

CORSO GRATUITO DI FORMAZIONE


ORE 40
Presso XXX
Mario Bastia 3/2

La società ha bisogno di gruppi, perché portano più competenze e più confronto e,


quindi, l’Associazione che pratica azioni di gruppo,riarricchisce.
Il gruppo porta anche situazioni ansiogene, perché è difficile confrontarsi con le
esperienze altrui:significa saper ascoltare, saper accogliere, saper rifiutare. Nel
gruppo nasce anche il conflitto, che va esplicitato perché afferisce le nostre identità,
i nostri punti di riferimento socio-cognitivi: è con l’aiuto del gruppo che si trovano
le soluzioni più ampie ed equilibrate.
Attraverso una formazione esperienzale (cioè fatta coinvolgendo le persone
volontarie con simulazione, giochi di ruolo,ecc) gestita dagli esperti de XXX, tutti i
lunedì pomeriggio dalle ore 14,30 alle18,30 dei mesi di gennaio e febbraio 2004,si
giungerà a rafforzare chi frequenterà sia come singolo che come associato.

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Esercizio 1- Commenta il comunicato

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Esercizio 2- riscrivi il comunicato

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Secondo comunicato

COMUNICATO
Molinella
19 ottobre 2005, ore 20,30 presso l’Auditorium
Ricordando la Strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980
Presentazione del film-documento
“Il trentasette memorie di una città ferita”
scritto e diretto da Roberto Greco.

Interverranno assieme al regista


xxx, Presidente dell’xxx
Libero Mancuso, Presidente della Corte d’Assise di Bologna
Francesco Sutti, Presidente dell’Atc di Bologna
E i testimoni di quel 2 agosto1980:
Agide Melloni, Autista del 37
Elio Michelini, Comune di Bologna
Presiede Cinzia Venturoli, direttore del Centro di documentazione storico politica
sullo stragismo
INVITIAMO TUTTI A PARTECIPARE E A DARNE LA MASSIMA DIVULGAZIONE

IL PRESIDENTE
xxx

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Esercizio 1- Commenta il comunicato

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Esercizio 2- riscrivi il comunicato

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Terzo comunicato

S. Lazzaro di S. 03.10.2005

è nostro desiderio invitarVi il 24 ottobre 2005, ore 20.30, presso la sala Paradiso del
Circolo Arci di San Lazzaro di Savena (via Belluria 7) alla cena annuale di beneficenza di
?xxx? dal titolo ?Aspettando la primavera? alla quale hanno già aderito, confermando la
loro presenza, molti amici dell?associazione, tra cui Leonardo Manera, Giampiero Pizzol.,
Stefano Chiodaroli, i Gemelli Ruggeri, Freak Antony, Piergiorgio Farina, Savino e Terrafino,
inviati di Striscia la notizia e le squadre di football americano dei Doves e dei Warriors.

Lo scopo di questa iniziativa, organizzata dall?Associazione Onlus ?xxx??, è finanziare


la ricerca sulla Neurofibromatosi, una malattia per la quale a oggi non esistono
cure. Questa malattia colpisce un bambino ogni 3.000 e a oggi conta oltre 20.000
casi in Italia con conseguenze devastanti sulla salute dei piccoli e sulla vita di interi
nuclei familiari.
?xxx?? nel corso dei suoi due anni di attività ha già raggiunto considerevoli risultati,
Grazie ai finanziamenti dell?associazione un giovane medico di Bologna studierà
per un anno la genetica della malattia presso un centro di ricerca specializzato di
Manchester. Contemporaneamente a Bologna, presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli,
verrà attuato un protocollo di ricerca sull?uso delle cellule staminali nella cura della
malattia.

Oggi il grande sogno di ?xxx? è la creazione di una casa protetta da realizzare


nel nostro territorio dove le famiglie che portano i malati presso i nostri ospedali
possano trovare accoglienza e sostegno.
Grazie alla generosità di artisti e sponsor che hanno sposato la causa della
neurofibromatosi e all?entusiasmo e all?impegno dei nostri associati, oggi,
nonostante tutto, abbiamo la speranza di tornare a sorridere insieme ai nostri figli
e alle persone sensibili come Lei che non vorranno farci mancare il loro sostegno.
La sua partecipazione qualificata rappresenta per tutti noi un obiettivo importante
e un sostegno morale che ci darà forza e coraggio.

Non perdete l?occasione di poter dire ?xxx?!

Abbiamo bisogno di Voi per realizzare un grande sogno che potrà concretizzarsi
solo attraverso un piccolo gesto portato con amore da tante persone che hanno
voglia di sorridere dentro e fuori. Grazie

La Presidentessa di ?xxx??
xxx

46
I biglietti (adulti 25 euro, bambini dai 5 ai 12 anni 15 euro) sono in vendita, fino a
esaurimento posti, presso:
Tabaccheria Nettuno, Piazza Re Enzo 2, Bologna ? 051.229440 Conad San Lazzaro,
via Jussi 16, San Lazzaro di Savena

I contributi,fiscalmente deducibili,possono essere inviati: bonifico bancario Banca


Credito Cooperativo Bolognese, filiale 1 - S. Donato CIN K, ABI 07082, CAB 02400,
C/C xxx Conto corrente postale N. xxx
Info: cell. xxx - e-mail: xxx@fastwebnet.it
xxxx? Sede Legale xxxxxxi, 2- 40133 Bologna (Italy) Tel.
339/xxx ? 051/xxx ?Fax. 051/xxx
www.associazionexxx.it -
e-mail: xxxx@fastwebnet.it cod. Fisc. xxx
- Registro Regionale Volontariato nr. xxx

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Esercizio 1- Commenta il comunicato

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Esercizio 2- riscrivi il comunicato

49
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Quarto comunicato

INIZIATIVE SUL TEMA DELLA RESISTENZA


Nell’ambito delle iniziative sul tema della Resistenza, 25 aprile e mondo del lavoro:
Proiezioni di film documentari in collaborazione con Regione Emilia Romagna,
Fice Emilia-Romagna, Fronte del Pubblico, D.E-R Documentaristi Emilia-Romagna
(rassegna DOC IN TOUR):
• mercoledì 23 aprile ore 21 “Stato d’Eccezione”
Il documentario affronta il processo penale di primo grado che è stato celebrato
presso il Tribunale Militare di La Spezia, tra il febbraio del 2006 e il gennaio del
2007, e che ha riguardato le responsabilità di diciassette ex militari tedeschi SS per
i delitti perpetrati nell’autunno del 1944 in Italia, durante quella che è considerata
la più grande strage nazifascista dell’Europa Occidentale: l’eccidio di Monte Sole.
La strage avvenne nell’Appennino bolognese, lungo la Linea Gotica, dove un intero
Reparto SS, al comando del Maggiore Walter Reder, uccise più di settecento civili
inermi, tra uomini, donne, infermi, vecchi e bambini. Dopo un silenzio durato oltre
sessant’anni a causa dell’insabbiamento di 695 fascicoli relativi a stragi nazifasciste
compiute in Italia, un processo è stato riaperto per stabilire verità mai affrontate.
• sabato 26 aprile ore 21 “Dalla Resistenza ai diritti le donne si narrano”
Cinque donne di Reggio Emilia, protagoniste e testimoni di una parte importante di
storia politica e sociale italiana del ‘900, dagli anni del fascismo e della Resistenza
agli ultimi decenni del secolo, narrano i loro ricordi con un’attenzione particolare
all’evoluzione del ruolo della donna. Una narrazione fluida che si sviluppa sempre
con gran interesse e ritmo, e gran uso di materiali iconografici d’archivio. Il progetto
è stato realizzato con le studentesse di un istituto magistrale di Reggio Emilia - che
hanno condotto le interviste, pur sempre fuori campo visivo - e mira a creare un
ponte generazionale tra i protagonisti di ieri e le donne e gli uomini di domani.
• mercoledì 30 aprile ore 21 “Antonio ferroviere”
Antonio ferroviere racconta la cronaca di un infortunio sul lavoro. Esso si sviluppa
analizzando le responsabilità sociali e raccontando il dramma umano e personale
del protagonista. Prima di tutto si tratta della storia di un uomo, ma anche un
resoconto della crisi sociale e morale che sta attraversando il Paese. Una storia
difficile da raccontare, ricostruita dalle voci di chi conosce le dinamiche di questo
e altri infortuni.
• mercoledì 7 maggio ore 21 “Piccolo cane nero”
Il viaggio di Bruno Cappagli, autore ed attore di teatro, alla ricerca delle storie e
delle motivazioni che hanno contraddistinto la vicenda delle Case del Popolo. Sulla
spinta delle parole di una anziana partigiana, che desiderava che il suo funerale
partisse proprio dalla Casa del Popolo di Villanova di Bagnacavallo, nel ravennate,
il protagonista intraprende un lungo viaggio che lo porterà in giro tra l’Italia e il
Belgio alla ricerca della bettola di Gand in cui si riunivano tessitori e filatori già

51
dalla metà del 1800, secondo Emile Vandervelde il prototipo di casa del popolo: la
taverna del Piccolo Cane Nero.
• mercoledì 14 maggio ore 21 “Pancevo_mrtav grad”
Pancevo, una piccola cittadina a 15km da Belgrado, in Serbia, è sede di uno
dei più grandi complessi industriali dell’Ex Yougoslavia. Durante la guerra dei
Balcani la Nato, con il benestare dell’Europa, bombarda pesantemente questo
complesso industriale causando volutamente un’enorme catastrofe ambientale e
distruggendo quasi completamente le già mal funzionanti industrie “Yugoslavia”.
Enormi quantità di sostanze tossiche come l’ammoniaca, il cloruro monomero, il
mercurio si riversano in grandi quantità nella natura. Come se non bastasse, la
Nato non ha mai risarcito i danni provocati alle tecnologie di queste industrie, che
sono state riparate dagli operai stessi senza alcun tipo di controllo e quindi oggi
si verificano sistematicamente dagli impianti fughe di benzene e altre sostanze
tossiche nell’aria. A distanze di nove anni dalla guerra dei Balcani, oggi a Pancevo,
la città più inquinata d’Europa, muore in media un uomo al giorno.
Le proiezioni si svolgeranno presso il Centro xxx (Via xxx 2/3 – Pianoro – Tel 051/xxx)

Laura xxx
coordinatrice Antenne Territoriali Eurodesk
xxx@comune.pianoro.bo.it
Orari ufficio
da lun a ven 8.00-14.00, mar e gio 14.00-15.30
Via Andrea Costa, 66 40067 Rastignano Pianoro BO
Tel. 051 626.57.13, Fax. 051 626.57.21
Sportello aperto al pubblico: presso centro giovanile xxx
Via xxx Pianoro
tel 051/xxx.
Orari martedì e giovedì 16.00-18.30

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Esercizio 1- Commenta il comunicato

53
Esercizio 2- riscrivi il comunicato

54
55
I commenti ai comunicati

Primo comunicato
Questo comunicato ha una presentazione poco elegante e vi sono degli errori di
spaziatura nel testo (dopo la punteggiatura occorre sempre mettere uno spazio).
Ma il problema maggiore qui è rappresentato dalla mancanza del luogo; nel titolo
viene indicata la via ma non la città! Mancano anche i riferimenti in fondo al
comunicato, come un numero di telefono o altro, quindi un giornalista non può
cercare di rimediare la svista e non potrà utilizzare il comunicato. Ad essere pignoli
c’è anche l’incongruenza delle ore, dato che si parla di un corso di 40 ore ma i
venerdì in due mesi sono al massimo 9 (le ore così sono solo 36).

Secondo comunicato
Questo testo è molto schematico, è stato pensato infatti come testo di una
locandina e il giornalista dovrà riscriverlo completamente, impiegandoci più tempo.
In generale questo è un difetto molto diffuso; spesso si mandano come comunicati
delle locandine o dei manifesti in allegato, magari anche molto pesanti come KiloByte
da inviare; a volte questi allegati sono mandati in un formato immagine (jpg o gif )
il che rende difficile ad un giornalista compiere un’operazione di copia e incolla
dal testo allegato (costringendolo alla riscrittura). Manca anche l’indicazione della
strada dove avverrà l’evento. I recapiti non sono scritti nel corpo del messaggio ma
sono allegati ad un’immagine che deve essere aperta (e se il giornalista o il lettore
non riescono ad aprirla?).

Terzo comunicato
Il difetto che salta agli occhi nel comunicato è la presenza di numerosi punti
interrogativi fuori posto; è questo il risultato di un carattere particolare che non
viene letto correttamente da un programma di posta elettronica. Di solito capita con
le lettere accentate, ma in questo caso si tratta di virgolette non regolari. I problemi
di questo scritto sono dovuti al fatto che si tratta di una lettera di invito, ma ai
giornali si mandano dei comunicati: manca quindi un titolo opportuno dell’iniziativa
e le informazioni sono mal distribuite; gli amici dell’associazione che aderiscono
vanno messi in fondo e le indicazioni finali relative al conto corrente e ai recapiti
sono troppo lunghe. Infine un discorso relativo allo stile di scrittura: un uso di
parole meno enfatiche trova sempre un miglior riscontro presso i giornalisti.

Quarto comunicato
In questo caso siamo in presenza di un comunicato scritto in modo corretto; il titolo
è appropriato e si capisce subito di cosa si tratta; gli eventi sono diversi e sono
graficamente separati da un elenco puntato e descritti in modo dettagliato; in fondo
sono presenti dei riferimenti precisi. Il problema che si pone in questo caso è di

56
tipo diverso: se il nostro gruppo organizza un evento complesso e/o che si svolge in
tempi successivi, costituito cioè da vari sottoeventi, come dobbiamo comportarci nel
notiziario? Qui le scelte possono essere diverse e dipendono dall’entità dell’evento.
Possiamo decidere di fare un unico comunicato che raccolga tutto, o di farne diversi
da mandare in tempi successivi (o di fare le due cose assieme) Può capitare anche il
caso che l’evento sia uno solo ma che contenga vari elementi informativi; in questa
eventualità bisogna scegliere l’elemento informativo più importante e metterlo nel
titolo; i rimanenti li possiamo distribuire nel resto del messaggio cercando però di
comunicare al giornalista cosa vogliamo che venga pubblicato.

57
4) Bibliografia

AA.VV., Imparziali ma non indifferenti, Pina Lalli (a cura di), Homeless Book,
Ravenna, 2002

AA.VV., La voce del volontariato, Franco Frisanco, Stefano Transatti, Andrea Volterrani
(a cura di), FIVOL, Roma, 2000

AA.VV., L’informazione del volontariato, Cinzia Tisselli (a cura di), FrancoAngeli,


Milano, 1999

Come comunicare il Terzo Settore, P. Citarella, S. Martello, G. Vecchiato, S. Zicari,


FrancoAngeli, Milano, 2010
Kotler P., Marketing sociale: strategie per modificare i comportamenti collettivi,
Milano, Comunità, 1991

Osservatorio Campagne di Comunicazione Sociale (OCCS), Primo rapporto sulla


comunicazione sociale in Italia, Enzo Cucco, Rosaria Pagani, Maura Pasquali (a cura
di), Rai Radio Televisione Italiana, Roma, 2005

Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Roma, Donzelli, 1998

Enrico Pulcini, Scrivere, linkare, comunicare per il web, Milano, FrancoAngeli, 2001

Francesco Pira, Come comunicare il sociale, Milano, FrancoAngeli, 2005

Alessandro Rovinetti, Giancarlo Roversi, L’ufficio stampa e l’informazione locale,


Rimini, Maggioli, 1988

Mauro Sarti, Il giornalismo sociale, Roma, Carocci, 2007

58
5) Sitografia
Siti di informazione sociale
www.amisnet.org
www.bandieragialla.it
www.carta.org
http://comunicareilsociale.wordpress.com/
www.informationguerrilla.org/
www.misna.org/
www.peacelink.it/
www.redattoresociale.it
www.rsf.org/
www.terzacomunicazione.org/
www.vita.it

Siti istituzionali
www.emiliaromagnasociale.it
www.segretariatosociale.rai.it/
www.solidarietasociale.gov.it

Siti specialistici
www.compass.unibo.it/publab.htm
www.marketingsociale.net/
www.mestierediscrivere.com/testi/stampaweb.htm
www.occs.it/
www.odg.it/barra/etica/etica.htm

Siti sul volontariato


www.csvnet.it
www.lunaria.org
www.nonprofitonline.it
www.volabo.it

59
note:

60
61
note:

62
63
note:

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65
è il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna ed ha l’obiettivo
di promuovere localmente l’azione volontaria e la cultura della solidarietà offrendo
gratuitamente servizi per lo sviluppo, la progettazione e la promozione delle iniziative
delle Organizzazioni di Volontariato iscritte e non iscritte al registro provinciale.

Via Scipione Dal Ferro 4 | 40138 Bologna | tel. 051 340328 | fax 051 341169
| E-mail: info@volabo.it | Web:
www.volabo.it
C.F. 91223750372 | Affidato ad A.S.Vo. | Associazione per lo Sviluppo del
Volontariato (Delibera COGE del 04/04/2003)

66
2 67
Sbatti il volontariato
in prima pagina
Il piano di comunicazione e la relazione
con i media nelle Organizzazioni di Volontariato

Il piano di comunicazione e la relazione con i media nelle Organizzazioni di Volontariato


Sbatti il volontariato in prima pagina
STRUMENTI PER IL VOLONTARIATO

VOLABO è il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna ed ha l’obiettivo di


promuovere localmente l’azione volontaria e la cultura della solidarietà offrendo gratuitamente
servizi per lo sviluppo, la progettazione e la promozione delle iniziative delle Organizzazioni di
Volontariato iscritte e non iscritte al registro provinciale.

PERCORSI DIDATTICI
Via Scipione Dal Ferro 4 | 40138 Bologna | tel. 051 340328 | fax 051 341169 | E-mail: info@volabo.it | Web: www.volabo.it
C.F. 91223750372 | Affidato ad A.S.Vo. | Associazione per lo Sviluppo del Volontariato (Delibera COGE del 04/04/2003)
STRUMENTI PER IL VOLONTARIATO

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