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ECOFAVOLE
morali per un mondo migliore
(classe IA)
Progetto
Ambienti moci
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non voleva. Un giorno una colomba dalle piume bianche e candide passò
davanti al maiale e gli disse: -Se non pulisci finirai per inquinare l’aria, a
dell’insalata nella sua stalla per vedere se la colomba aveva ragione nel dire che lui
brutti e grigi. L’animale capì finalmente che ciò che affermava l’uccello era vero. Il
maiale chiamò la colomba e le disse che lei era nel giusto e lui aveva torto. L’uccello
Sofia Angelocola
LA PECORA SAGGIA E IL CASTORO SPORCACCIONE
Un castoro molto agile e bravo a costruire grandi
strutture con il legno tagliava tantissimi alberi
per costruire una grandissima diga nella quale
doveva andare ad abitare. Poco più giù del posto
dove lavorava il castoro abitava una pecora che
era stufa di bere l’acqua del ruscello piena di
bastoncini e sporcizia. Dopo un po’ di tempo il
castoro finì la diga e andò ad abitarci dentro.
Tutti i resti del cibo li prendeva e li buttava di
sotto, giù per il fiume. La pecora vide il fiume
sempre più sporco e cominciò ad arrabbiarsi
pensando tra sé e sé: - Chi sarà che sporca così
tanto quest’ acqua? Se continuerà ad inquinarla
così, fra qualche giorno dovrò trovare un altro
posto dove andare a bere acqua più pulita. Il
giorno dopo salì fino alla cima della collina e si
nascose dietro un albero per osservare cosa
succedeva al quel vero ruscello.
Si accorse che il colpevole dell’inquinamento era il castoro
che buttava qualunque cosa non gli servisse fuori dalla sua
diga sporcando tutto. La pecora così decise di dargli una
lezione. Uscì dal suo nascondiglio dietro l’albero e invitò il
castoro a cenare a casa sua. Mentre mangiavano la pecora
lo fece alzare e lo portò a bere al ruscello.
Il castoro mentre beveva chiese:
- Perché quest’acqua è così sporca? - Sei tu che la inquini
buttando tutto fuori dalla tua tana –
gli rispose la pecora. - Hai ragione, mi dispiace, non lo farò
più – disse ancora il castoro:
- Ok, ma ricordati che
l’ACQUA DALLA SORGENTE AL MARE NON È SOLO
LA TUA. NON SPORCARLA.
Matteo Coni
LA PAPERA I FIGLI E LA RANA
In un bellissimo prato, vicino ad un piccolo
stagno, viveva, in una casetta, una papera che
aveva tanti figlioletti. Lei era un po’ disordinata,
infatti aveva la casa piena di resti di cibo.
Un giorno la papera si stufò di tutto quel caos
e pian piano pulì la casa, ma gettando tutto lo
sporco nello stagno dove viveva, indisturbata,
una rana. Lei vide lo sporco, ma non si lamentò
e disse tra sé e sé:
Tanto è poco!
Nel pomeriggio la papera iniziò a pulire
la camera e gettò di nuovo la sporcizia
nello stagno.
La rana disse di nuovo tra sé e sé:
-Tanto è poco ! -.
Il giorno successivo la papera iniziò a
pulire la cameretta e ugualmente gettò
tutto nello stagno e la rana non disse
niente.
Il giorno dopo la papera con i suoi figli
andarono a farsi unbagno nello stagno
e cominciarono a lamentarsi dicendo :
-Ma quanto è sporco qui! -
In quel momento la rana intervenne e
disse :-
USA I CESTINI PER I RIFIUTI E
I TUOI FIGLI VIVRANNO
IN UN MONDO PULITO
Claudia Mastrantonio
IL CINGHIALE SPORCACCIONE
C’era un cinghiale mangione che ingurgitava sempre
nocciole, ghiande e castagne, e altre volte rubava
coca-cola e snacks dai campeggi sparpagliando poi
la carta per tutto il bosco. Nel bosco viveva un
cervo che ogni volta che andava a passeggiare si
sporcava tutto, ma non solo lui, anche tutti gli altri
animali.
Un giorno gli animali, stufi della sua sporcizia, lo
pregarono di andare con loro; dopo un po’ gli
animali insieme al cinghiale arrivarono in città, ma
in ogni angolo c’erano: chewing gum, sacchi di
spazzatura, cartacce unte … e c’era un odore tale
da far svenire.
Allora gli animali dissero al cinghiale:
Se non vuoi che il nostro bosco diventi così, limitati a
non buttare cartacce per terra!-
E il cinghiale con sarcasmo giurò di non farlo più.
Passati un po’ di giorni l’animale ricominciò
la solita storia, anzi faceva più sporcizia di prima.
Un giorno, mentre un coniglietto gioioso e
adorabile stava saltellando sul prato, scivolò su
una lattina lasciata dal cinghiale e si ruppe le
zampette.
Il cinghiale addolorato si rese conto della
situazione cioè che tutto il bosco e i posti più
belli erano diventati un sudiciume; allora mentre
tutti gli animali dormivano pulì il bosco da cima
afondo e al risveglio degli animali tutto era ulito.
- QUESTA ME LA PAGHIIIIII!!!!!!!!.
- Il pappagallo non temeva l’ uccello perché c’ era la regola io sporco tu pulisci. Ma la
punizione dell’ uccello verso il pappagallo fu quella di rendergli pan per focaccia non
pulendo più e sporcando come lui.
Il pappagallo però, dopo un po’ capì il
tranello e gli disse:- Tu essere uccello
molto furbo ma mai come me, io essere
furbo come chiocciola.
L’uccello rispose:- Tu puoi essere furbo
quanto ti pare, ma in fatto di modi di dire
fai pena. Ma il primo a cedere fu l’uccello,
che non vedendo nessun risultato, se ne
andò via di casa mettendo in atto il piano
B: spiare l’amico sporcaccione. I conti
però non tornavano! La casa era sempre
bianca e linda, allora l’ uccello decise di
nascondersi in un cespuglio e di spiare il
coinquilino, così scoprì il trucco: il
pappagallo aveva dei domestici! Sapeva
che prima o poi avrebbe finito i soldi per
pagarli e così fu.
La casa di colpo tornò a essere una specie di
discarica con bottiglie, lattine e cartoni di
pizza che uscivano dalla porta. A quel
punto il pappagallo iniziò a pulire e
l’uccello pulitore tornò a casa, vide un
nuovo cartello appeso sul muro, ma
stavolta c’era scritto
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