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Concetti principali di

Sociologia
Generale
Funzionalismo
Strutturalismo
Neofunzionalismo
Costruzionismo
Sistemico- relazionale

Alcune importanti definizioni

Teoria del conflitto


Teoria dellettichettamento
Devianza
Cultura
Anomia, classe, istituzione, comunit,
stigma, benessere
Complessit

Funzionalismo

Un insieme di elaborazioni teoriche sviluppatesi a cavallo del 900,


le quali hanno assunto per diversi anni una posizione dominante
tra le teorie sociologiche e antropologiche del XX secolo.
Nel funzionalismo la societ concepita come una struttura
caratterizzata da un insieme di parti interconnesse tra loro.
Nessuna di esse pu essere compresa se isolata dalle altre, ma
solamente allinterno della struttura sociale e nella loro
interdipendenza.
Le relazioni che intercorrono tra le parti della societ sono di
tipo funzionale, ovvero ogni elemento svolge un particolare
compito che, unito a tutti gli altri, concorre a creare e
mantenere funzionante ed in equilibrio l'apparato sociale
stesso.

funzionalismo

La societ dunque considerata come un corpo formato da


diversi organi interconnessi fra loro e tutti funzionali al
mantenimento della societ stessa.

1- Punto cardine, per il funzionalismo, lesistenza di uno stato di


EQUILIBRIO nella societ, che si ha quando ogni parte svolge
correttamente il proprio compito.

Quando interviene un cambiamento allinterno di una delle sue


parti, si genera nella struttura sociale un disequilibrio che
compensato da un processo di adattamento delle altri parti,
finalizzato a raggiungere una loro riorganizzazione.
2- Il concetto di PROCESSO un secondo elemento centrale nelle
teorie funzionaliste. Il funzionalismo considera, infatti, lequilibrio
come un fattore dinamico derivante da un processo delle parti
che permette e concentra il mutamento sociale.

I principali autori di
riferimento:

Come evidente, la teoria funzionalista fu


influenzata dagli studi delle scienze
biologiche sui modelli organici che a fine XIX
secolo andavano sviluppandosi;
I principali autori di riferimento furono:
A. Comte, H. Spencer, V. Pareto, E.
Durkheim, B. Malinowski e R. K. Merton.

Neofunzionalismo
Il neofunzionalismo un recente sviluppo teorico
prodottosi negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in
Germania.
Sviluppatasi a partire dal contributo di Talcott Parsons,
l'autore di riferimento della corrente neofunzionalista
americana Jeffrey C. Alexander il quale,
raccogliendo nel suo volume Neofunctionalism una
serie di studi di differenti autori,
definisce il neofunzionalismo un insieme di
tendenze, piuttosto che una teoria compiuta, le
quali hanno colto le debolezze della teoria
macrosociologica di Parsons e si sono
impegnate nel tentativo di una sintesi fra le
teorie macro e le teorie micro presenti
nell'analisi sociologica.

il neofunzionalismo tedesco
Niklas Luhman il pi importante autore di
riferimento:
egli introduce nella teoria di Parsons,
considerato come vero e proprio maestro,
i concetti di autoreferenzialit (la capacit di un
sottosistema sociale di osservarsi, di
riflettere su se stesso e di prendere decisioni
sulla base di queste riflessioni)
e la complessit (compito principale di un
sistema sociale ridurre la propria
complessit).

Costruzionismo

Nel libro La realt come costruzione sociale, i


sociologi Berger e Luckmann intendono con il
termine di
costruzione sociale quel processo
attraverso il quale le persone creano
continuamente per mezzo delle loro azioni e
delle loro interazioni una realt comune e
condivisa, esperita come oggettiva, fattuale e
densa di significato soggettivamente.

Berger e Luckmann ritengono che l'interazione sia


il luogo centrale dell'azione e dell'interpretazione
del mondo circostante.
Attraverso l'interazione, infatti, gli individui
possono trasformare i loro significati soggettivi in
fattualit oggettive, dando significato alla
realt e quindi costruendola.

I concetti chiave:

I concetti chiave della teoria costruzionista


sono le fasi del processo dialettico che,
attraverso l'interazione, permette ai
significati soggettivi di trasformarsi in dati di
fatto oggettivi e condivisi (fattualit) e di
costruire cos socialmente la realt come
naturale,
il costruzionismo sociale di Berger e
Luckmann cerca di includere sia la realt
oggettiva sia quella soggettiva, unendo
nella teoria e nella ricerca i piani micro
e macro dell'analisi sociologica.

Teoria del Conflitto (sociale)

Il concetto di conflitto un elemento centrale nello studio delle


scienze sociali;
il conflitto ha rivestito nel lavoro dei sociologi un ruolo sempre
fondamentale per interpretare le dinamiche di mutamento delle
societ.
Diversi approcci sociologici si sono provati a fornire una
definizione e un'analisi del concetto in modo pi o meno
esauriente.
Da Marx e la sua teoria di classe in una chiave strutturale,
a R. E. Park, che propone il conflitto come una forma
cosciente di competizione in un paradigma di ecologia urbana,
da Coser, che ne ha proposto una classificazione,
a Collins, concentrato sul movimento istituzionale ,

Dalla definizione che Luciano Gallino


presenta nel suo Dizionario di Sociologia
(UTET, 1993):

il conflitto sociale definito come


"un tipo di interazione pi o meno cosciente tra due o pi
soggetti individuali o collettivi, caratterizzata da una
divergenza di scopi tale, in presenza di risorse troppo scarse
perch i soggetti possono conseguire detti scopi
simultaneamente, da rendere oggettivamente necessario, o far
apparire soggettivamente indispensabile, a ciascuna delle parti,
il neutralizzare o deviare verso altri scopi o impedire l'azione
altrui, anche se ci comporta sia infliggere consapevolmente
un danno, sia sopportare costi relativamente elevati a fronte
dello scopo che si persegue".

Elementi centrali della definizione del


conflitto:

la presenza di risorse scarse che rende per gli attori in gioco


oggettivamente o soggettivamente (gli attori si rappresentano la
situazione ed la loro rappresentazione a indicare il quadro di
riferimento dell'azione, non l'oggettivit della situazione) utile ricorrere
allo scontro con l'altro.

All'interno di una logica razionale, dunque, il conflitto appare come il


costo minore da sopportare in previsione di un fine da
raggiungere. (Sebbene non sempre sia cos)
Un aspetto, infine, importante da considerare nelle discussioni
sociologiche riguardanti il conflitto la sua caratterizzazione come
fenomeno patologico: molti autori, infatti, ritengono inadeguato
considerare il conflitto come una forma di patologia sociale,
ma preferiscono piuttosto parlare di risorsa da incanalare al fine di
generare pacifici cambiamenti sociali.

E utile considerare, dunque, lo stretto rapporto che esiste tra


conflitto e dinamica della societ.

Teoria dell'etichettamento (labelling


theory)
La teoria dell'etichettamento (labelling theory) una teoria
emersa tra gli anni '50/'60 in risposta alle interpretazioni
funzionaliste e del consenso sociale attorno ai fenomeni di
devianza.
Secondo questi ultimi approcci, infatti, la devianza un'azione
che contravviene alle norme sociali condivise da una
determinata comunit. In altre parole, la devianza
determinata oggettivamente, una caratteristica intrinseca di
determinati comportamenti.
La teoria dell'etichettamento rifiuta questa prospettiva, sottolineando
come la devianza non sia un elemento inerente di alcune azioni
sociali che divengono pertanto devianti,
bens un'etichetta, una definizione sociale applicata a
determinati comportamenti a seconda del tempo e del luogo.

La teoria dell'etichettamento sostiene


( riprendendo un approccio fenomenologico)
che la legge, cos come ogni altra istituzione sociale,
definita storicamente e culturalmente: quanto oggi
considerato deviante un tempo potrebbe non esserlo stato (si
pensi al duello) e viceversa.
La devianza non dunque inerente a specifici comportamenti,
bens il risultato della costruzione sociale che definisce
alcune azioni come devianti rispetto ai propri valori
condivisi.
Il comportamento deviante, pertanto, risulta da come gli
individui definiscono le azioni e non dalle azioni, ossia
dalletichetta che la collettivit applica alle azioni.

La sociologia relazionale

(o teoria relazionale della societ) stata formulata dal

sociologo italiano Pierpaolo Donati all'inizio degli


anni ottanta del novecento nel volume Introduzione
alla sociologia relazionale (Franco Angeli, Milano,
1983, seconda edizione 1986). Questa
Introduzione nata come una sorta di Manifesto
della sociologia relazionale, anche se allora pochi
se ne sono accorti.

La relazione

Quando la relazione ha un'esistenza reale, e non


un mero ente astratto di ragione, tali modalit sono
necessariamente compresenti fra loro.
La presente teoria si sviluppa attorno ad un concetto
schematico di strutturazione di ogni elemento facente
parte della societ complessa:

Nell'ambito della sociologia


contemporanea
la teoria relazionale si pone come obiettivo soprattutto il superamento
del funzionalismo (nelle sue varie versioni: strutturale, sistemico,
comunicativo, etc.).
Il suo teorema fondamentale consiste nell'affermare che l'identit
sociale di un qualsivoglia agente/attore A (individuale o collettivo)
non consiste nella semplice e im-mediata relazione di un ente a s
stesso (A=A), n nella negazione di tutto ci che esterno ad A (A=
negazione di tutto ci che non A), ma nella relazione fra A e l'altro
da A (= relazione fra A e non-A).
Pertanto l'identit sociale non n una pura costruzione o proiezione
degli individui, n una funzione delle strutture della societ, ma
l'effetto emergente delle relazioni attivate dai soggetti sociali.

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